Chiesa Santa Maria dell'Arcora

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Pagina ufficiale della Chiesa Santa Maria dell'Arcora

ORARIO SS.MESSE
Feriale: 7.30 - 19.00
Festiv

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Pubblichiamo i canti liturgici proposti per il periodo di Avvento - Natale 1 dicembre 2023 - 6 gennaio 2024 chi vuole può scaricarli

26/11/2023

# # DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
SOLENNITÀ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, n**o e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o n**o e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, n**o e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o n**o o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

COMMENTO:
Oggi è la giornata dei paradossi, delle sorprese. Non abbiamo difficoltà nell'ammettere che Cristo sia Re. Ci dichiariamo disposti ad onorarlo, celebrarne i trionfi. Facciamo, invece, una grande fatica ad imparare il > così insolito, diverso, con cui è Re. Un Re che mette la propria potenza a disposizione dei deboli, degli umili, nei quali si riconosce e che ritiene fatto a Lui quello fatto ai più piccoli. La legge che si evidenzia è che se ti fai piccolo, diventi signore della storia. Vuoi avere autorità? Vuoi essere capace di giudizi nuovi? Vuoi vincere il non senso della vita, la tristezza, la morte? Bisogna farsi piccoli, ed essere accanto a coloro che sono i fratelli più piccoli. La via è questa, non c'è un'altra. Solo così la vita sarà una continua benedizione, oggi, domani e nel Regno del Padre.
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

19/11/2023

# # DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,14-30)

[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.] Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. [Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.] Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”»

COMMENTO:
Noi tutti conosciamo la parabola dei talenti e di come quel terzo servo restituisce integro quello che aveva ricevuto dal padrone che all'improvviso ritorna per regolare i conti con i suoi. L'intenzione della parabola è di ammonire ad approfittare delle occasioni della vita per fare qualcosa di buono e di nuovo. La relazione con Dio è una relazione di amore che esclude la paura è il calcolo, per cui dar conto dell'amore ricevuto non significa presentarsi a un rendiconto di tipo amministrativo. Dio ci vuole creativi, intraprendenti, non inerti, passivi. La vita è sprecata quando non vi facciamo succedere niente. La fede è inutile quando non provoca qualcosa di meraviglioso. L'amore muore se non produce più nessuna sorpresa. Non si tratta di conti che devono tornare ma di raccontare la bontà che abbiamo piazzato, il perdono che abbiamo distribuito, la tenerezza seminata, i gesti di sapore evangelico fatti, le scelte a favore dei perdenti, e così via... Non siamo in grado di esibire risultati, solo fatica, passione, speranza. Abbiamo dato e speso tutto per il Regno di Dio. Siamo a mani vuote, ma il cuore è pieno!
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

12/11/2023

# # DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

COMMENTO:
Oggi ci viene presentata la parabola delle dieci vergini in attesa dello sposo che ritarda a ve**re, parabola che ci invita alla vigilanza ma che ci inquieta per la risposta poco caritatevole data dalle sagge alle stolte che avevano chiesto un po' del loro olio. Vedete ci sono realtà, valori che non si possono trasferire così di peso. L'altro non è un recipiente da riempire con la nostra dottrina. Ognuno è protagonista insostituibile della propria storia, responsabile unico delle proprie scelte. Ognuno deve inventare la propria risposta a Cristo. Nessuno può sostituirsi agli altri nelle decisioni fondamentali. Saggio è colui che permette all'altro di trovare la propria strada, lo indirizza verso la fonte, lo stimola a scoprire il proprio volto "unico". L'olio della lampada non lo si travasa, banalmente, da un contenitore all'altro. Ciò che importa è trovare, nel proprio interno, la scintilla che accende la lampada e la forza di alimentarla in vista della "durata". Facciamo spazio alla gioia e trasformiamo le nostre comunità in luoghi dalle lampade accese, dalle nozze celebrate e dell'attesa dello sposo che viene.
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

05/11/2023

# # DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Commento:
La nostra società è la società dell'immagine, della ostentazione, della finzione, dell'apparenza. È una società in cui fare false carte pare che sia la norma e anche noi come cristiani siamo tentato di assumere una falsa identità. Non corriamo il rischio di fare solenni professioni con tanta sicurezza come: " io sono cristiano". Sarebbe meglio dire: "io sono chiamato ad essere cristiano. Sono uno che vorrebbe diventare un vero cristiano. Sono uno che soffre di non essere un vero cristiano". E tutto questo con umiltà per diventare come ci dice Gesù di incorrere nell'ammonimento: "Guai a quelli che dicono e non fanno". Guardiamo a Gesù, unico nostro Maestro, che non coltivata la sua immagine, non cerca il suo successo, non si lascia travolgere dal potere, scoraggia fanatismi e immaturità ma si occupa solo dei suoi discepoli, insegnandogli con l'esempio della sua vita che ogni autorità non è altro che servizio e docile minesterialita'.
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

01/11/2023

TUTTI I SANTI
Dal Vangelo secondo Matteo 5,1-12a
In quel tempo, vedendo le f***e, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

COMMENTO:
TUTTI I SANTI.
Che bello! Oggi celebriamo la nostra festa in questa Chiesa che ci ha rigenerati alla vita nuova rendendoci partecipi come figli nel Figlio, delle promesse del Padre che continua a sognare per ognuno di noi la gloria futura. In noi tutti c’è un Santo potenziale. Sta a noi far emergere il bello che il Signore ha riversato nei nostri cuori e donarlo nella quotidianeità della nostra vita non nella straordinarietà ma nella ordinarietà. La santità non è una utopia ma il bene comune che ci fa vedere non solo i Santi che veneriamo sui nostri altari ma anche quelli che ci vivono accanto o hanno attraversato la nostra vita e che ci incoraggiano nel dirci “ci siamo riusciti noi, puoi farcela anche tu”. Ma attenzione, non è questione di buona volontà, ma, come ci dicono le Beatitudini, di lasciarci sedurre e contagiare dalla santità di Dio portando in noi una profonda nostalgia di essa. Allora celebriamo con gioia questa festa in attesa di quella senza tramonto che Dio ha preparato per tutti noi nel suo regno di pace, di giustizia e di amore.
BUONA FESTA DEI SANTI
DON DOMENICO

29/10/2023

# # # DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,34-40)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose:
«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti

COMMENTO:
Una ennesima controversia è posta a Gesù da un dottore della legge su quale sia il più grande comandamento da rispettare. Gesù risponde con delle precise citazioni della legge che riguardano l'amore per Dio e quelle per il prossimo. Per attuare questo comandamento è chiamata in causa la globalità dell'essere umano: cuore, anima, mente, per sottolineare che il vero amore scaturisce insieme dell'affettività, dal raziocinio, dall'io profondo. L'amore deriva dal loro intreccio e nel loro intreccio si esprime. Dio lo si ama nella complessità e nella propria interezza di persona e non a compartimenti stagni. Gesù afferma al tempo stesso di amare il prossimo riservandogli lo stesso atteggiamento, gli stessi sentimenti, la stessa benevolenza che si ha verso Dio in quanto l'amore per l'altro è la misura dello stesso amore verso Dio, misura tangibile perché l'amore verso Dio trova la sua verità e concretezza solo nell'amore del prossimo. Su questo dobbiamo costantemente verificarci per essere credibili per la nostra fedeltà a Cristo.
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

22/10/2023

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,15-21)

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

COMMENTO:
I nemici di Cristo non si arrendono mai, cercano in tutti i modi dei pretesti per trarlo in inganno; per aver di che accusarlo, in breve per eliminarlo, come si fa per chi non è gradito, vogliamo sbarazzarcene quanto prima per essere più tranquilli. La questione di oggi è: bisogna pagare le tasse o no? Gesù smaschera la loro malafede facendosi dare una di quelle monete che i farisei si rifiutavano di restituire a Cesare e che riempivano le loro tasche. Pertanto la risposta è immediata: date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio. Qui non si tratta di sostituzioni, le realtà terrene hanno una loro autonomia, non c'è bisogno di coinvolgere Dio nelle decisioni che dobbiamo prendere. Ma è anche vero che come cristiani non possiamo chiuderci al mondo rifugiandoci nel Signore. Gesù si è incarnato in questo mondo senza dimenticare la sua missione, non ha accettato compromessi, ha denunciato con franchezza le varie ipocrisie. Tutto questo ci fa capire che nel rispetto delle autonomie, noi non possiamo dimenticare di irradiare negli ambiti che occupiamo la Sapienza Divina che ci conduce più in alto, o rischiamo di meritarci lo stesso rimprovero fatto ai farisei: "ipocriti!!!".
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

15/10/2023

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano ve**re. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

COMMENTO:
La liturgia ci invita a scoprire la gioia di essere invitati insieme a tutti alla grande festa imbandita dal nostro Dio dove nessuno ha il diritto di sentirsi privilegiato o rivendicare un'esclusiva. Tutti invitati alla festa che si estende oltre ogni limite ragionevole, ma non tutti colgono questa opportunità o sanno darle il giusto valore reputando, come dice la parabola, il dovere più importante della festa che si considera una perdita di tempo con il rischio di perdere la vita. Credo che sia opportuno chiederci dove abbiamo collocato il nostro invito. Forse ne abbiamo solo preso visione e basta? Forse l'abbiamo rimandato a tempi migliori o meno urgenti? Forse l'abbiamo dimenticato in qualche cassetto? Custodito nel cuore perché non sappiamo decifrarlo? Cosa ne abbiamo fatto perché la nostra vita possa diventare una vera festa che non si riduca a una bella cerimonia ma che converta ciascuno di noi ad avere un animo sempre festivo? Trasformiamo le nostre realtà facendo cadere dai nostri occhi il velo per conoscere il vero Dio e il volto dei nostri fratelli per fare festa in eterno.
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

Photos from Chiesa Santa Maria dell'Arcora's post 11/10/2023

Pubblichiamo il giornale parrocchiale "Il Seme" ottobre 2023

08/10/2023

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21,33-43)

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

COMMENTO:
Dopo la proclamazione della Parola di questa domenica, verrebbe da dire: anche Dio sbaglia le sue previsioni. Quando c'è di mezzo l'uomo può accadere di tutto nel meglio e nel peggio. Dio aspetta e la sua attesa è delusa. Offre amore e riceve tradimenti, moltiplica attenzione e raccoglie rifiuti. Sogna l'alleanza con un popolo che sentendosi scelto e arricchito da Dio, fa della propria elezione un motivo di spregiosa superiorità sugli altri. È tutto un fallimento? No! Lui ha visto bene, le attese sono legittime, gli investimenti giusti. Siamo noi che non abbiamo capito nulla. Verrebbe da dire: Signore smettila di concepire progetti, sogni a nostro riguardo. Invece dobbiamo avere il coraggio di supplicarlo: continua a sognare, a fare previsioni, non stancarti di attendere. Sarà il tuo canto, più che le minacce, a farci prendere coscienza delle nostre inadempienze e farci maturare veri frutti. Guai se venisse a cessare quel canto d'amore per la Tua Vigna!!!
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

01/10/2023

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21,28-32)

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le pr******te vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le pr******te invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

COMMENTO:
La parabola di questa domenica rappresenta l'inesorabile condanna di un cristiano gonfio di parole e dichiarazioni solenni, ma vuoto di fatti convincenti. Alle parole devono seguire i fatti, ai principi, l'esempio personale. Nel regno si entra attraverso la conversione che è inquietudine, ricerca, desiderio di trascendersi attraverso la conquista della verità: . Una verità che non riguarda solo Dio, ma verità anche su se stesso, capacità di ritrovare la propria autenticità. Solo così è possibile dire a Dio un "Sì" definitivo, quel "Sì" che ci permette di ritrovarci nella vigna del Signore a conoscere la fatica e la dolcezza del Suo Regno.
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

24/09/2023

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 20,1-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

COMMENTO:
"Amico, io non ti faccio torto". È con queste parole che Dio porta avanti quella che è la sua giustizia poco comprensibile secondo la logica umana ma a cui avremmo dovuto abituarci piuttosto che stare continuamente a recriminare i nostri diritti acquisiti per il tempo che gli abbiamo dedicato e che pretendono una ricompensa adeguata. È da stolti accampare privilegi o rivendicazioni perché "gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi". Dio chiama di continuo a lavorare nella sua Vigna ed è per questo che bisogna rallegrarsi proprio di questo suo chiamare a tutte le ore ed essere fieri di lavorare per Lui, tenendo presente che nel suo Regno non ci saranno gerarchie, protocolli, cerimoniali, ma solo la gioia dell'essere in Cristo.
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

17/09/2023

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,21-35)

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare difficilmente abbandoniamo: fino quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

COMMENTO:
Il messaggio di questa domenica è il perdonare, sempre e comunque e noi come cristiani non possiamo non tendere a questa meta anche se è difficile. Si cerca sempre di quantificare per poter stare a posto in coscienza con il nostro metro che a quanto? perché? come? Quando capiremo che nel nostro cuore non possono e non debbono albergare né rancore, né vendetta? L'odio non paga nessuno, dimentichiamo le offese e i torti ricevuti, ricordiamoci dei precetti del Signore. Come discepoli di Gesù non abbiamo alternative, dobbiamo seguire la logica del perdono come ci indica anche la parabola odierna se non vogliamo anche noi incappare nel giudizio divino perché noi grandi debitori nei Suoi confronti, perdonati non siamo capaci di estinguere il debito irrisorio che altri hanno contratto con noi: allora fino a quanto dobbiamo perdonare? La risposta di Dio è la stessa: "sempre e comunque".
BUONA E SANTA DOMENICA
DON DOMENICO

10/09/2023

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ·
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

COMMENTO:
Potremmo definire questa domenica come la domenica della correzione fraterna e tutti sappiamo come sia difficile attuarla, eliminando rabbia, rancore, astio nei confronti di chi ci ha offeso. Eppure Gesù esordisce proprio con queste parole . L'altro è sempre un fratello a qualunque razza o stato appartenga. Gesù ci conduce alla responsabilità dell'altro per evitare discriminazioni e rotture impietose. Certo ci vuole una grande fede e una buona dose di umiltà da entrambi le parti. E' anche vero che non possiamo dormire sonni tranquilli pensando che l'altro si stia rovinando prendendo una strada contraria alla volontà di Dio, non possiamo decretare la sua rovina, non possiamo lavarci le mani, ma come cristiani dobbiamo metterci sulle orme del fratello, guardarlo negli occhi, adoperarci da soli e con gli altri a recuperarlo al cuore del Padre e se è il caso invitare la comunità a pregare per il ritorno del fratello perduto evitando pubblicità o denunce gratuite ma invito alla riconciliazione. Non è facile il perdono, ne facciamo esperienza ogni giorno, ma è quanto ci viene chiesto ed è quanto dobbiamo fare come seguaci di Cristo che sulla Croce ha avuto parole di perdono per chi l'aveva crocifisso, Lui l'innocente. E noi, invece, peccatori cosa dovremmo fare?
BUONA E SANTA DMENICA
DON DOMENICO

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