Racconti di vita vissuta

"La vita è come un albero , le persone che incontriamo e le emozioni che proviamo sono come i fiori che intrecciandosi germogliano"

16/12/2023

"LA STELLA PIÙ GRANDE"

-Laura , domani ti ho fissato il colloquio con una nuova mamma, ha iscritto sua figlia ed ho pensato di darla a te
è una bimba di 5 anni , ha già frequentato la scuola in un altro paese ma per problemi di salute ha frequentato poco e niente, ora sta meglio ma la mamma ha deciso di cambiarle scuola perché pensa che nell'altra sua figlia non sia stata capita e accettata nel modo giusto.-
Sveva a 2 anni le è stata diagnosticata la leucemia.
Dopo varie cure era guarita.
Io avevo quasi paura nel conoscerla, non chiedetemi perché. Era una bimba alta ,
sembrava molto più grande della sua età , molto timida e riservata.
Capelli castani e mossi fin sulla spalla, occhi grandi castani e dolcissimi.
Ogni Mattina salutavamo dalla finestra sua mamma che andava via. Era molto silenziosa , giocava spesso da sola. Pian pianino prendemmo confidenza.
Non posso negare di aver avuto un debole e un' accortezza in più nei suoi confronti.
Anche perché era dolcissima.
Un giorno mi raccontò tristemente che si sentiva fortunata perché un suo amico era volato in cielo e che purtroppo non ce laveva fatta e quindi lei sapeva di avere molto fortuna più di lui perché stava bene, mentre lo raccontava mi sembrava di parlare con un adulta. Mi raccontava di flebo, di trasfusioni, di dottori , infermiere, di amici senza capelli e delle gite che organizzano in ospedale per tutti i bimbi malati.
E poi di quella navicella strana , dove entrava da sola con un casco chiudeva gli occhi e immaginava viaggi fantastici.
Strano vero sentir queste cose da una bambina?
Parlava spesso anche delle suore del suo vecchio asilo, molto severe e di quella scuola dove si mangiava male.
Le piaceva disegnare e giocare con le bambole.
Col tempo aveva fatto amicizia con una bimba, Sara, erano inseparabili, spesso le loro mamme si accordavano per farle incontrare anche fuori da scuola.
Durante il pranzo mangiava di tutto ed era una gran soddisfazione vederla mangiare.
Aveva preso confidenza con tutti e le volevano un gran bene.
E noi due eravamo diventate amiche!
- sai loro non mi prendevano in braccio come fai tu e non mi coccolavano quando ero triste,
tu con me sei buona-
Dai immaginate di sentir quelle parole da una bimba di 5 anni con alle spalle un'infanzia vissuta nelle camere degli ospedali.
Si sarebbe sciolto anche l'uomo roccia.
La sua guarigione non era finita del tutto perché dovevano passare 5 anni .
Quindi eravamo sempre tutti sull'attenti.
Ogni tanto restava a casa, la mamma non lavorava e quindi appena poteva le faceva far vacanza.
Dopo qualche mese la vedevo sempre stanca e mangiava poco. Per 3 giorni di fila non si era presentata a scuola, ero in pensiero, l'avevo, addirittura, sognata di notte mi diceva di chiamare la sua mamma perché doveva dirmi una cosa importante. Mi ero svegliata
sudata , agitata.
Appena arrivai a scuola chiesi in direzione di poter chiamare la famiglia.
La risposta alla mia richiesta
- stai tranquilla! Non far l'esagerata!-
La notte seguente la risognai.
Quindi il giorno successivo non vedendola arrivare io contro tutti presi il telefono e chiamai.
Nessuna risposta!
Iniziai a preoccuparmi.
Fui presa in giro da tutti
-per un sogno!? Ma non pensi di esagerare? Sei proprio una terroncella-.
Si ! sono una terroncella e anche testarda, e quindi provai a chiamare la nonna materna.
-Laura, Sveva sta male è in ospedale ha avuto la ricaduta della malattia!-
Le peggior parole che non avrei mai voluto sentirmi dire.
Dopo qualche giorno riusci' a sentir la madre e
la prima cosa che mi disse fu :
-sai che Sveva chiede di te, ci tiene a farti sapere che è in ospedale ! Come hai fatto a capirlo?-
-Sesto senso-.
mi vergognavo di dire che l'avevo sognata.
Ci sentivamo spesso,
Ero anche andata a trovarla a casa..Le avevo portato disegni con dediche dai compagni,
fogli stampati da colorare, pastelli, pennarelli.
Purtroppo a causa della sua malattia non aveva potuto terminare l anno scolastico.
Un anno dopo suo fratello maggiore le donò il midollo osseo. Intervento andato bene ma dopo quasi 6 mesi, in via di guarigione , sfortunatamente ebbe una seconda ricaduta .
Andai a trovarala e davanti a me c'era una bambina sofferente, stanca , sguardo spento, usava una cannuccia per mangiare e bere; Era magra e gonfia.
Quasi irriconoscibile.
La guardavo e non riuscivo a credere a tutta quella sofferenza.
Ero senza parole con gli occhi pieni di lacrime, mi avvicinai per abbracciarla e baciarla e
solo in quel momento avevo riconosciuto il profumo della sua pelle, Si era lei
La mia dolce amica Sveva. Negli ultimi tempi sua madre non poteva più passarmela al telefono, non aveva le forze né di mangiare e né di parlare.
Le comprai un pupazzo , un simpatico cagnolino con un fiocchetto rosa che abbaia al tocco del nasino.
Dovevo andare a trovarla ma
dopo pochi giorni ricevetti un messaggio dalla mamma
-Sveva è diventato un Angelo-
Spavento, Rabbia, tristezza,
dolore, nausea. Per una settimana non riuscivo a camminare dallo shock di quel messaggio.
Insieme ai bimbi e colleghe andammo fuori da casa sua a far una preghierina per darle un ultimo saluto.
Lei, come Biancaneve , sembrava dormisse serena in quella piccola e straziante bara bianca.
Dopo un paio di giorni tornai a trovare la famiglia.
-grazie
per quello che hai fatto vivere a Sveva, mi diceva che con te aveva imparato ad amare la scuola, e che tu non la sgridavi mai e lei sentiva che tu le volevi un gran bene-.
Poi mi regalò una tazza da the' dipinta da Sveva, doveva regalarmela a Natale ma era già il periodo in cui aveva avuto il crollo.
Ogni volta che guardo il cielo cerco sempre la stella più grande, cara dolce Sveva
Ti voglio sempre bene!
La tua Lau.
Ps:- la tazza la tengo con cura, non l'ho mai usata per paura di rovinarla.-
Le persone non muoiono mai se le hai nel ❤️ .
Puoi perdere la loro presenza, la voce, l'odore ma ciò che hai imparato da loro
non lo perderai MAI !!.
Con amore Lau ❤️

13/07/2023

Fare l'insegnante vuol dire anche essere al passo con i tempi e i suoi cambiamenti.
Per questo ci sono i corsi d'aggiornamento, o meglio formativi.
Avevo scelto un corso sull'autostima dei bambini.
Eravamo un gruppo di 20 maestre più la formatrice.
Durante il corso condividevamo esperienze, pensieri, consigli.
Rimasi colpita da un'insegnante grande,
Grande perché era a pochi passi alla pensione.
Mi colpì molto la sua storia, una donna che decise con fermezza di cambiare vita a 30 anni..
Fino a quel punto aveva lavorato in un supermercato da quando aveva 19 anni.
Il suo sogno era quello di laurearsi ma per problemi caratteriali non riuscì.
Le sue parole:
-“ Ero molto insicura ,timida facevo fatica a rapportarmi con le persone , quindi mi ero autoconvinta di meritarmi quella piccola realtà chiusa in me stessa.
Conobbi mio marito che fu il primo ad aiutarmi a sbocciare!
Lui è un animatore , due persone opposte! Dicono che chi va con lo zoppo impara a zoppicare! Perfortuna sono io che ho imparato da lui.
Così pian pianino iniziai ad aver più autostima e sicurezza”-

Ed è Così che a 30 anni prese la decisione di stravolgere tutto il suo mondo.
S'iscrisse all'università e fra lavoro ,famiglia e figli aggiunse lo studio.
A 35 anni era un'insegnante.
Lei che durante il corso faceva mille domande e si metteva in dubbio per ogni cosa ma sempre lei che raccontava con grande passione il suo lavoro.
Ascoltarla era affascinante.
Una donna 2 vite.
La dimostrazione che tutti possiamo cambiare, voltare pagina e rimetterci in gioco a qualsiasi età.
Raccontò che quando si laureò era avvolta da una forza e ambizione che non aveva mai avuto prima d'ora.
Aveva scelto quel corso di formazione per imparare a trasmettere ai bimbi l'autostima perfetta , ricordo che le dissi
: -“ chi meglio di te può trasmetterla?“-
-“ hai ragione” - mi rispose
-“ma ho impiegato 30 anni!!
Vorrei che ogni persona potesse sentirsi libera di scegliere ciò che vuol far nella propria vita e se s'impara da piccoli si cresce con più forza e sicurezza.“-
Sante parole!!

Però bisogna anche avere la fortuna di avere o trovare persone che ci aiutano e sostengono in ogni scelta!
Ora lei è in pensione .quindi ha iniziato
la sua terza vita!!
Grande super donna!

Tutto ciò che ci fa paura ci insegna ad avere coraggio!!
Lau 💚

07/05/2023

Al TG in prima pagina :
“Pandemia mondiale da coronavirus!“
Subito dopo un messaggio dalla coordinatrice della scuola
-Ragazze purtroppo a causa di questa pandemia ci sarà il lockdown per tutti, quindi anche noi dobbiamo chiudere,
domani nessuno a scuola-
Le nostre risposte:
-O Dio!!! Cosa sta succedendo?
-non ci posso credere!!
- aiuto che paura!
- che ansia!!!
- ma quando torneremo??
Tutte impaurite, quasi disorientate.
La mattina seguente mi svegliai con una strana sensazione,
“Non vado a lavorare, non perché sono in vacanza ma perché mi è proibito!“
Accesi la TV e si sentiva parlare, in ogni canale, di questo mostro.
La paura cresceva di giorno in giorno.
Si sentivano solo triste notizie di persone che purtroppo non erano sopravvissute a questo virus, e poi lo strazio dei parenti degli ammalati, non si poteva entrare negli ospedali e non parliamo dei defunti che venivano avvolti da sacchi neri come immondizia.
Era una vera e propria guerra contro un mostro invisibile.
La coordinatrice organizzò una riunione online
Tutte in silenzio, qualcuna piangeva.
“Ragazze cerchiamo di esser forti e di stare vicino ai bimbi , troviamo un modo per farci sentire e vedere.“
Organizzammo delle attività da proporgli con degli incontri online , la Lead .
Lead : sta per legami educativi a distanza.
Era un modo per far star bene i bimbi, per far rivedere i loro compagni e noi maestre.
Quanta commozione nel rivederli.
Cercavo di non far notare a loro le mie lacrime , la voce era tremante e malinconica.
Erano sempre Tutti presenti insieme ai loro genitori.
Imparammo filastrocche, canzoncine e chiesi di fare su un foglio un disegno con una richiesta da fare a questo mostriciattolo.
I loro disegni con le frasi scritte aiutati dai genitori :
-coronavirus togliti la corona non sei un re !
- covid sparisci dal mondo!
- covid voglio rivedere i miei amici, ma se ci sei tu io non posso !
- voglio tornare ad andare al parco e a scuola!
- voglio rivedere i miei nonni,sempre!
-sei un brutto mostro cattivo per colpa tua tante persone sono ammalate!.
Poi chiesi a loro di fare come faceva tutto il mondo..
“ disegnate un grande arcobaleno da appendere sul balcone di casa con la scritta
:” andrà tutto bene!“
Lo fecero tutti e mi inviarono le loro foto .
Bellissima idea nata da
chissà chi!?!?..
Però che mesi tristi, pensate a gennaio 2020 ero anche diventata zia e non potevo neanche uscire per andare a trovare il mio nipotino.
Quanti pianti, lo vedevo in foto o in videochiamata.
Che amara realtà.
Ogni mattina noi insegnanti insieme alla coordinatrice ci collegavamo per organizzare le attività da condividere e per farci compagnia.
Durante il pomeriggio disegnavo e facevo video con storie da raccontare e spesso mio marito mi aiutava.
Pensate decidemmo pure d'imbiancare casa.. tanto di tempo libero ne avevamo abbastanza.
Le ore erano lunghe e lente.
Mi sembrava di vivere in un altro mondo.
Fuori era Tutto deserto, silenzioso, a dar colore c'erano arcobaleni appesi ovunque.
Anche se non sono passati tanti anni voglio ricordare quel periodo lontanissimo,
perché il solo pensiero di ritrovarmi chiusa in casa , vedendo I bimbi , amici o famigliari dietro uno schermo .. aiutoo!!! mi fa star male !! No no non ci voglio pensare!.
Quando siamo tornati alla libertà che gran festa piena di emozioni e di abbracci veri!
Le mascherine purtroppo non le abbiamo ancora abbandonate del tutto, anche se al TG hanno dichiarato che siamo usciti fuori dall'emergenza covid.

Un pensiero a chi purtroppo non c'è più a causa di questo maledetto virus.🙏

Ps: un brutto periodo che però ci ha lasciato la consapevolezza che un abbraccio vale più di mille parole!

Lau ❤️

21/04/2023

Kikka è stata un'alunna speciale
È arrivata a scuola all'età di 3anni.
Una famiglia complicata.
Il padre alcolizzato, la madre con seri problemi a livello cognitivo.
Era seguita a domicilio dagli assistenti sociali.
I primi giorni di scuola era molto silenziosa, giocava sempre con le bambole.
Le accarezzava, le baciava insomma si prendeva cura di loro.
Una bimba molto affettuosa.
Parlava male, si capiva poco quello che diceva.
Teneva sempre il ciuccio e guai a chi glielo toglieva.
Cercavo sempre di aiutarla prendendomi dei momenti per star con lei e farle ripetere delle paroline facendole vedere delle immagini dai libri.
il suo vocabolario era misero quindi le insegnavo solo piccole paroline semplici.
Tipo : palla, sole, casa, acqua, …
Facevamo spesso giochi in gruppo per farla avvicinare ai coetanei e prender confidenza.
A lei piaceva tanto fare il girotondo e poi lanciarsi a terra nel finale, rideva tantissimo.
Durante l'attività motoria era un disastro!
Il maestro non riusciva mai a convincerla a far ginnastica,
lei quando lo vedeva piangeva e urlava, forse perché era un maschio. ( mi chiedevo quale fosse il motivo della sua agitazione nel vedere una figura maschile!)
Anche se lui , il maestro, era molto apprensivo nei suoi confronti .
Migliorava di giorno in giorno.
Iniziava anche a pronunciare i nomi dei compagni.
Era talmente affettuosa che l'adoravano tutte le altre colleghe e perfino le cuoche.
Durante la mensa mangiava poco e niente, dovevo tagliarli a piccoli pezzi ogni cosa, dalla pasta alla carne.
A casa era abituata a mangiare omogeneizzati.
Sua madre non cucinava mai.
Era una donna mal vestita, sporca e aveva un forte odore di tabacco.
Di bassa statura, capelli corti e non curati, viso scarno e occhi …tristi.
Aveva una camminata strana, sembrava dondolasse come se stesse per cadere da un momento all altro.
Di giorno lavorava in una comunità ma non ho mai capito cosa facesse, se fosse lì per lavoro o forse solo perché era seguita dagli assistenti sociali.

Kikka amava dipingere.
I suoi disegni erano pasticci ma che avevano per lei un significato.
Le chiedevo di raccontarmi cosa disegnava e lei ripeteva sempre lo stesso:
“ io, la mamma, la Lau, le caramelle e le bambole”
Si c'ero anch'io nelle sue opere.
Che amore!!
era molto legata a me.
Durante i momenti condivisi con le altre classi per cantare o ballare insieme mi stava attaccata, ballava e cantava ma sulle mie gambe.
Era piccola di statura, aveva i capelli lunghi , mossi e biondi, portava sempre due codini arruffati.
Aveva gli occhi castani ed indossava quasi sempre gli stessi vestiti ..sporchi,
le guance ruvide e…altrettanto sporche.
Alcune mamme generose mi avevano portato dei vestiti da regalarle, la mamma apprezzo' molto quel gesto.
Il papà non lo vedevo mai.
Avevo chiesto anche dei colloqui ma nulla!
Conversare con la mamma era difficile, passava da un discorso all'altro, anche lei parlava male e forse non si rendeva neanche conto di quello che le chiedevo o raccontavo.
A volte mi chiedevo cosa facesse la bimba a casa,
forse lasciata sola a giocare senza interagire con nessuno e chissà cosa vedeva e sentiva dentro le mura di casa.
Ogni mattina insieme a lei e alla mamma c'era l'assistente sociale,
Non so perché , ma stava in disparte e le osservava.

Mille domande e risposte
Nella mia testa
“Come si fa a lasciare una bimba così piccola a casa con una mamma con tanti problemi e un padre alcolizzato ??
Come può vivere dentro a questa realtà?
Si è vero la mamma è sempre la mamma … ma a Kikka fa bene questa situazione?“

Il tempo passò e anche Natale, dopo quasi 15 giorni di vacanze natalizie tornammo a scuola.
Kikka era di nuovo tornata indietro.
Le poche paroline che aveva imparato erano scomparse.
Molto nervosa.
Il suo solito gioco con le bambole era cambiato, le prendeva a sberle e le lanciava per terra.

Cos'era successo??

Per giorni ripeteva le stesse azioni: lanciava, picchiava , non voleva mangiare..
Non dormivo la notte, avevo un pensiero fisso, quello di
dover parlare con l'assistente sociale.
una mattina quando le vidi l'assistente sociale mi anticipó chiedendomi un colloquio .
La mamma non c'era,
iniziò a farmi tante domande, giuro mi sentivo in colpa ma
per il bene di Kikka non potevo mentire.
Le raccontai del suo gioco aggressivo con le bambole e
purtroppo anche con i compagni ,
Le dissi della sua regressione nel linguaggio ,
degli abiti sporchi e maleodoranti e della sua scarsa igiene…
Lei scriveva tutto,
faceva domande ma non si pronunciava più di tanto.
Era molto professionale.
L'unica cosa che le era scappato era sul padre alcolizzato e manesco.
Fatto sta che da lì a pochi giorni
ricevetti una sua chiamata
:“ buongiorno volevo comunicarle che l'alunna Kikka non frequenterà più la scuola”
“ perché?????“
“ per motivi di privacy non posso risponderle”

Come?? Avevamo parlato insieme le avevo raccontato tutto nonostante i sensi di colpa!!
Non avevo avuto notizie,
non potevo neanche telefonare a casa sua perché non avevano telefono.
Finí l' anno scolastico e di Kikka nessuna notizia.
Avevo l'amarezza nel cuore, non saper nulla , né come stava né dove fosse finita!
In una comunità con la mamma?
E se le fosse successo qualcosa??
Non mi davo pace.
Mi chiedevo se la colpa fosse stata anche mia!?
Passó un altro anno ,
nessuna notizia ma in cuor mio speravo solo che stesse bene.
Una mattina entró in classe la coordinatrice :
“Lau c'è una mamma che ha bisogno di te!“
Scesi, dirigendomi verso l'ufficio e trovai una donna ben vestita, alta , bionda con un paio di occhiali da vista e con una borsa fra le mani.
Si presentó ..
Era la mamma affidataria di Kikka!
“ finalmente ti ho trovata! Kikka , chiede sempre di te, purtroppo per problemi di lavoro e varie procedure per l'affidamento non sono riuscita a cercarti prima!“
Esultai !!! L'abbracciai!! E la ringraziai!!!!
“ kikka sta bene! Evviva!!“
Lei rise e mi chiese se poteva portarla a salutare la sua maestra Lau e i compagni.
Accordammo insieme una data che andava bene ad entrambe dato che loro abitavano in un altro paese, un pò lontanino ma vicino alla comunità dove ora viveva la mamma.
Insieme ai bimbi organizzammo una festicciola tutta per lei.
Quando mi vide in lontanza iniziò a correre a braccia aperte!
Non riuscii atrattenere le lacrime dalla contentezza di rivederla!
Kikka era cresciuta,
indossava un vestitino tutto colorato , pulito e profumato,
i capelli erano sciolti e morbidi!
Il suo viso era limpido.
finalmente poteva essere una bambina felice!
La mamma naturale la vedeva per 2 giorni a settimana mentre il padre era stato allontanato.
Kikka finalmente Aveva trovato una famiglia
un padre , una madre e 3 sorelle .
Ricordo ancora le parole del padre affidatario:
“ abbiamo 4 figlie e due di loro sono state adottate ma non ricordo quali”

“ è proprio vero che non basta creare i figli per essere genitori , bisogna anche aiutarli a crescere ed educarli con Amore”
Un abbraccio a tutti i genitori eroi che hanno il coraggio e la forza di adottare, educare e amare i figli di altri come se fossero loro!

L ❤️ U

14/04/2023

Lasciami cullare dai ricordi. Rilassati e prova a farmi rivivere quelle emozioni che mi esplodevano dentro dalla testa ai piedi. Forse non lo sai ma un tempo fantasticavo un futuro magico.
Se ci penso bene la mia vita era colorata.
Prati, fiori, corse, giochi, mare, sorprese, regali, cartoni animati, amici genuini, arcobaleni, unicorni,magie..
Ora mi sento in trappola.
Perché non mi fai uscire? Fidati di me, ricordati che esisto ancora dentro di te e posso aiutarti ad alleggerire la vita. Sei stata quella che sono ancora e forse non te ne rendi conto oppure pensi che prima o poi bisogna lasciarci? No, non è così, io e te siamo un'unica persona, siamo passato e presente e solo insieme possiamo continuare a vivere serenamente.
Fidati di me, ogni cosa grande nasce da un piccolo pezzo.
Rivivimi , non dimenticarmi e vedrai che ricomincerai a gioire per tutto.
.

22/03/2023

E' CIECO SOLO CHI GUARDA CON GLI OCCHI E NON CON IL CUORE.

Prima di trovare un posto fisso ho lavorato per 2 anni per una cooperativa sociale che gestisce servizi socio-sanitari ed educativi offrendo sostegno alle persone disabili.
Mi era stato proposto di far assistenza domiciliare ad una ragazza audiolesa e ipovedente, colei che ha una capacità visiva molto ridotta.
Quello per lei era l ultimo anno di scuola superiore.
Non posso negare di essermi sentita un pò turbata.
Avevo timore di non essere in grado , ma dopo tanta riflessione accettai.
Feci un primo colloquio col direttore e una dottoressa per mettermi a conoscenza della sua disabilità.
Mi spiegarono quale fosse il mio ruolo e quale metodo doveva usare.
Il direttore era un uomo sportivo, indossava un giubbino in pelle e portava sempre dietro il suo casco, dato che era un centauro, lei la dottoressa, invece, era una donna elegante , davvero gentile e professionale.
In un secondo colloquio mi presentarono i genitori.
Sia la mamma che il papà mi avevano fatto una bella impressione.
Certo erano apprensivi e molto preoccupati dalle condizioni della figlia perché col tempo c'era il rischio che si aggravasse e quindi di diventare del tutto cieca.
Prima di conoscerla avevo frequentato dei corsi d'aggiornamento che la stessa cooperativa organizzava, erano inerenti alle sue patologie e avevo anche imparato ad usare il metodo braille:
un codice di lettura e scrittura creato per i ciechi.
Il primo giorno di assistenza arrivai nel parcheggio sotto casa sua, mi sentivo agitata ,
pensavo di non essere all'altezza anche se avevo fatto dei corsi per aiutarla e per esercitare al meglio il mio ruolo.
Salivo per la scala a stenti..
Il cuore batteva forte e la rampa era illuminata ovunque ed era giorno, già lì, avevo capito chi dovevo trovarmi davanti.
“Sicuramente una ragazza con occhi chiusi o forse con un paio di occhiali da sole e con un bastone fra le mani.“
Davanti alla porta, suonai il campanello, mi aprì la madre e mi accolse in modo cordiale invitandomi ad entrare.
In cucina, seduta su una sedia, con un sorriso ad aspettarmi c'era Lia.
Una ragazza di 17anni, alta, capelli lunghi mossi, castani, occhi neri e piccoli, con un paio di occhiali da vista rotondi e arancioni. Davvero bella.
Notai anche il suo apparecchio acustico alle orecchie ma non c'era nessun bastone.
Nel vederla la mia agitazione si era colmata.
Scambiai due parole con la mamma e
ci lasciò da sole.
Lia iniziò a sforzarsi di parlare ed io dovevo guardarle bene la bocca e guardare i gesti che faceva per capirla meglio.
Iniziai a raccontarle un pò di me, avevo preso parola perché temevo di non capirla.
Volevo fare bella figura ed essere disinvolta ma ogni volta che lei parlava io cadevo in un tragico sconforto perché non la capivo.
Dopo pochi minuti entrò la mamma e aiutò Lia a farsi capire ripetendomi ciò che diceva.
Lia aveva capito la situazione e chiese a sua madre di tranquillizzarmi perché era abituata ad non esser capita dalle persone.
Provai vergogna e un senso di ingiustizia.
Quel giorno tornai a casa sconsolata, temevo di non esser il giusto supporto per Lia.
Chiamai il direttore della cooperativa e gli rivelai i miei dubbi.
Lui rise, perché era normale la mia reazione.
- mi sarei preoccupato se non avessi ricevuto la tua chiamata, devi avere pazienza e vedrai che pian pianino imparerete a conoscervi meglio-.
Aveva ragione, non potevo fare un passo indietro dopo averla conosciuta.
Iniziai andando da lei ogni pomeriggio dalle 14 alle 18.
Dopo quasi una settimana la paura passò, c'era solo la voglia di conoscersi e di lavorare insieme per il suo bene.
L'aiutavo a fare i compiti e ad insegnarle il braille.
Frequentava la scuola alberghiera, adorava cucinare e spesso si metteva ai fornelli con sua mamma a preparare deliziosi pasti.
Un pomeriggio mi aveva fatto trovare una torta al limone,
-che bontà!-.
-diventerai un'ottima pasticcera!-.
Imparò presto il metodo braille,
ci allenavamo a leggerlo nelle scatole delle medicine e ci sfidavamo per chi riuscisse per prima a leggerle.
Quando arrivava la sera, lei vedeva molto di meno, infatti non era mai uscita da casa dopo le 20.00.
Di giorno vedeva, ma tutto in bianco e nero, erano gli unici colori che conosceva, come se attorno a lei ci fossero solo ombre ma che riusciva a distinguere.
Dopo esserci conosciute e preso confidenza, iniziammo anche a far delle passeggiate nel paese.
Era felicissima perché nessun'altra al di fuori dei suoi cari l'aveva mai portata fuori.
Andavamo a far compere, a mangiar il gelato e passeggiare al parco.
Ogni giorno che passava conversavamo tranquillamente, e avevo imparato anche a capirla quando parlava girata di spalle.
Si era formata una vera amicizia.
Un pomeriggio mi propose di vivere al buio come lei per un'ora, diciamo che era un modo per prepararsi a un domani , si era sentita dire dai dottori che purtroppo il rischio di diventate cieca era alto.
Accettai, luci spente, benda sugli occhi e lei mi guidava , avevo praticamente inciampato su tutto, lei rideva tantissimo.
Dopo neanche 5 minuti mi tolse la benda dicendomi
- MI SPIACA MA TU NON SEI NATA PER ESSERE CIECA!-
Credetemi Ero quasi delusa.
Decisi di portarla a fare un giro in un laghetto che si trovava vicino alle sue zone.
Andammo in macchina, ci sedemmo su un prato davanti alla riva.
Le raccontavo di ciò che c'era intorno.
Del azzurro del cielo che rifletteva sul lago dandogli il colore, le spiegai che l'acqua era trasparente.
Di quella stella chiamata sole, rotonda come una palla di fuoco che con tanta energia e calore ci scaldava, ecco quello era il giallo.
L'azzurro del cielo e il giallo del sole mescolati formavano il verde, il colore del prato su cui eravamo sedute.
Anche se non vedeva, era molto curiosa. Le raccolsi dei fiori,
le chiesi di annusarli e di pensare a qualcosa di bello,
lei con un mazzolino in mano rispose che le ricordava tanto il profumo di casa sua, l'amore che aveva verso la sua famiglia. -Ecco Lia ,questi fiori hanno il color rosso, il colore dell'amore-
-ma allora è semplice questo gioco!-
Passammo quel fantastico pomeriggio ad immaginare a quale figura abbinare ai colori.
Una giornata “colorata”.
Decisi di portarla fuori a cena a mangiare una pizza con i miei amici.
Loro sapevano tutto di lei .
Così prima di organizzare ,
per giorni ci eravamo preparate e accordate con dei gesti da farle sulla mano quando dovevamo camminare per strada di sera, al buio.
Tante e tante prove e quando capii che era pronta, organizzai una serata speciale per lei.
Sedute al tavolo circondata da amici che anche se non la conoscevano le volevano bene.
Ognuno di loro raccontava un qualcosa di divertente e se non capiva mi cercava con lo sguardo ed io le ripetevo con calma, era euforica.
Quando tornammo a casa i suoi genitori erano in cortile ad aspettarci, felici e sollevati di rivederci sane e salve.
Quella sera non smetteva di ringraziarmi e di abbracciarmi.
Pensate che quella notte fece fatica a prender sonno dalla contentezza di aver trascorso una serata magica e unica.
Ogni tanto durante i compiti facevamo pausa
bevendo una tazza di thé o un caffè.
Ci distoglievamo dallo studio e ci raccontavano.
Aveva una cotta per un suo compagno di classe, non aveva foto da farmi vedere e con amorevolezza prese foglio ,matita e lo disegnò.
Non era una cima in disegno , infatti ridemmo tantissimo ma con la descrizione che mi dettò sembrava proprio un caro ragazzo .
Lui era un ragazzo audioleso, aveva la passione per la cucina, il suo desiderio era quello di avere un ristorante tutto suo e le aveva promesso che l'avrebbe assunta come pasticcera.
In italiano se la cavava bene ma la matematica non le andava proprio giù.
Così ogni volta che uscivamo a comprare il gelato lasciavo a lei il compito di fare i conti per pagare.
Contava e ricontava le monetine, che fatica.
Aveva un cagnolino, un maltese, era la sua ombra, la seguiva ovunque, e anche nelle nostre passeggiate lo portavamo dietro.
La portai anche a conoscere la mia famiglia e mia nonna.
Ricordo ancora che quando vide mia nonna l'abbracció fortissimo, era emozionata, aveva perso la sua quando era piccolina e quindi aveva pochi ricordi.
Mia nonna le regalò una coperta con ricamato il suo nome.
Lia aveva tanto apprezzato quel dono così sincero e affettuoso.
Un pomeriggio arrivai alla mia solita ora, era molto silenziosa, e quando sua madre uscì di casa per far compere ed eravamo rimaste da sole le chiesi cosa le fosse capitato e
iniziò a piangere senza tregua.
Il ragazzo che le piaceva si era fidanzato con un'altra compagna. Iniziò a lanciare tutto: libri, penne, fogli, era arrabbiattissima con tutti.
Cercai di calmarla.
“certo che la vita era già stata dura con lei perché doveva esserlo anche l'amore?“.
Erano stati giorni difficili, non riuscivo a confortarla,
a sua madre non aveva detto nulla , perché non voleva che le stesse addosso più di quanto lo fosse già, ma la mamma è sempre la mamma, conosce ogni cosa del proprio figlio, infatti capí senza dir nulla, mi aveva solo chiesto di starle vicina e di farla sfogare.
In fin dei conti tutti noi abbiamo avuto le prime cotte e delusioni, quindi era normalissimo il suo malumore.
Chiamai il direttore.
Lui era uno psicologo e insegnava in quella scuola.
Le raccontai il disagio di Lia e della sua poca concentrazione a causa di un amore non corrisposto, gli chiesi un consiglio per poter gestire al meglio quella situazione critica
Le sue parole erano state semplici
- Suggerisci a Lia di dichiararsi, in modo tale che lui lo sappia e se non corrisponde lei se ne farà una ragione, altrimenti penserà sempre che gli è stato portato via-.
Aveva ragione? Effettivamente
il suo era un sentimento nascosto. Così feci.
Lei mi ascoltò attenta e in un primo momento non accettò, pensava che ormai era troppo tardi.
- Si vero però almeno tu ti tranquillizzi nel sapere che lui è a conoscenza dei tuoi sentimenti-.
Il giorno dopo durante la nostra solita pausa, mi raccontò della sua dichiarazione.
Lui l'aveva presa bene ma le aveva dichiarato di provare affetto come una migliore amica. Credetemi Lia era molto più serena , aveva pensato che
in quel modo non lo avrebbe mai perso e poi dovevano aprire un ristorante insieme.
Un amico lo è per sempre.
E bravo il direttore!.
Arrivò la fine dell'anno scolastico, ci eravamo preparate tanto per esame finale.
Quella mattina ero andata fuori da scuola per aspettarla.
Un gran successone e Ottimi voti. Andammo fuori a pranzo con i suoi genitori per festeggiare.
Eravamo felici ma un pò tristi perche il mio lavoro con lei era terminato.
Ormai era maggiorenne e doveva iniziare ad entrare nel mondo del lavoro.
Non è che non la vidi più
anzi nonostante siano passati tanti anni ci sentiamo ancora.
lei sta bene, è sposata e lavora come pasticcera nel ristorante del suo ex compagno di scuola.
Una promessa realizzata.
Loro fin da piccoli nonostante tutti gli ostacoli della natura volevano una vita felice dedicandosi ad un obiettivo e
ci sono riusciti con una gran forza di volontà.

Una dedica per Lia:
"è cieco solo chi guarda con gli occhi e non col ❤️ !
E tu cara Lia il ❤️ lo hai immenso!!!"

Con amicizia Lau

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