Lazio Club Formia
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“Io sono tifoso della Lazio, non posso esultare quando la Lazio subisce, qualcosa dentro me lo impedisce”
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Roma Coverciano con Maestrelli
1972 la Lazio di Maestrelli giocava un calcio assolutamente nuovo in Europa. I due terzini che attaccavano l’avversario nella loro metà campo, uno dei quali il campo lo attraversava in diagonale per trovarsi a crossare con il piede destro perché, come mi diceva Chinaglia:” Marti il sinistro usalo per la frizione dell’auto per favore “ Fu una sorpresa per tutti e Maestrelli lo capì senza schemi alla lavagna, lo fece senza grandi proclami, spostando me da centrocampo a terzino sinistro. Naturalmente Wilson, Oddi e Pulici si misero le mani nei capelli: per colpa delle mie scorribande, rimanevano spesso in inferiorità numerica. Fu invece contento Chinaglia, ma lui avrebbe attaccato anche con il portiere, lui suonava sempre la carica! C’era in verità una grande squadra che giocava in quel modo ed era l’Ajax di Cruijff , ma come diceva Chinaglia:” C’hanno copiato “.
Quel giorno era lunedì dopo una partita vinta. Io chiesi a Tommaso il permesso di recarmi a Lucca dalla famiglia, mi guardò, breve pausa, poi:” Marti vengo con te, devo andare a Coverciano “ Dopo un po’ di tempo a parlare del più e del meno, mi chiese : ” Marti, tu che faresti se ti chiedessero di fare il commissario tecnico della nazionale?”
” Tommaso, è una cosa stupenda, non si può dire di no alla Nazionale “ ” Vogliono che io faccia giocare la Nazionale come la Lazio, me lo ha chiesto Franchi, presidente della Federazione . Tu che pensi, si può fare? "
Io, imbarazzato: ” Sono sicuro di sì Tommaso, avrai a disposizione i migliori calciatori d’Europa, Riva, Rivera, Mazzola ....“
Rimase in silenzio per alcuni minuti, poi : ” Marti, io voglio vincere con voi, sento che la vittoria è vicina e non posso tradire tutti. Sarebbe una fuga da voi che vincete anche per me , dalla società che mi ha dato tutta la fiducia, sarebbe tradire tutti i nostri tifosi, tutti quelli che credono in noi. Tutto questo non è riproducibile in un altro posto, si può fare solo con voi e con i Laziali all’ Olimpico, si può fare solo a Roma “
Io rimasi in rispettoso silenzio, il rispetto ed il silenzio che si devono ad un uomo che si fa guidare dai suoi valori, dal suo credere negli altri. È stato come se mi dicesse: Meglio perdere con voi lottando con l’anima e con il cuore, che vincere perché si è i più forti. Arrivati a Coverciano, mi saluta : ”Marti conto su di te, non ne parlare a nessuno “
Te ne sei andato a piedi, da solo verso l’ufficio del presidente con una camminata che i calciatori mantengono per tutta la vita. Sei andato dal presidente per dirgli : 'No grazie, rimango a casa mia, rimango con i miei matti ragazzi, col mio pubblico che con il freddo e con la pioggia è sempre lì. Rimango a Roma che è la mia casa'.
Non abbiamo vinto lo Scudetto solo perché tu hai saputo disciplinare e guidare una squadra di filibustieri ribelli. Abbiamo vinto, perché tu hai detto no alla gloria certa per una vittoria incerta, abbiamo vinto grazie ai tuoi valori. Caro Tommaso, spero tu non me ne voglia per essere venuto meno alla riservatezza, ma io dovevo far sapere fino in fondo l’uomo che sei. Lo devono sapere i nostri Amici Laziali che ancora si ricordano e sanno tutto di noi, sanno tutto di un uomo speciale. Sanno di TOMMASO MAESTRELLI .
Luigi Martini
In punta di piedi uscivi dall’area di rigore così come in punta di piedi sei uscito di scena. Caro Pino, sei stato il libero più forte che io abbia mai visto giocare con la maglia della Lazio. Il leader più leader della nostra storia, come te nessuno mai in quel ruolo. Come quel giorno a Milano. Era il 17 dicembre 1972. In uno stadio completamente avvolto dalla nebbia, contro il Milan di Gianni Rivera, la nostra Lazio si giocava il primato in classifica. Ero proprio dietro la porta di Felice Pulici quando, a pochi minuti dalla fine, Chiarugi riuscì con un calcio di punizione a portare in vantaggio i rossoneri. I ventimila laziali rimasero increduli, molti non si accorsero nemmeno del gol tanta era la nebbia scesa su San Siro. Io invece la ricordo bene, perché la prodezza di Chiarugi si materializzò proprio davanti ai miei occhi. Tornati a centrocampo Felice Pulici chiamò Pino per avvertirlo che dalla metà campo in poi non si vedeva nulla. Senza pensarci due volte Wilson abbandonò la difesa e cominciò a correre verso l’arbitro Gonella di Torino per convincerlo a fermare il gioco. Pino gli chiese di verificare se effettivamente dalla prospettiva di Pulici fosse visibile oppure no la metà campo avversaria. Sembrava una missione impossibile. I tifosi milanisti cominciarono a fischiare e gli avversari cercavano di allontanare Wilson dall’arbitro strattonandolo. Ma Gonella dopo qualche minuto capitolò e così fu costretto a mettere uno dei suoi guardalinee sulla riga di porta di Pulici per capire se ci fossero le condizioni per proseguire il gioco. Il direttore di gara era circondato da tutti e ventidue i giocatori, sia dai laziali che dai milanisti. San Siro era una bolgia sotto un oceano di fischi. Da lontano vedevo Pino faccia a faccia con un Gonella oramai stremato che fu costretto, giustamente, a fischiare la fine della partita. Da quasi tutto lo stadio cominciarono ad arrivare p***e di neve in segno di protesta, con i milanisti inferociti e i giocatori della Lazio festanti. Quello fu un vero capolavoro diplomatico di Pino Wilson, possibile solo grazie alla sua leadership. La partita per la cronaca fu rigiocata ad aprile, era oramai nata una grande Lazio. Quella Lazio leggendaria che due anni dopo vincerà il primo Scudetto della sua storia. Ho amato perdutamente Pino Wilson, calciatore e capitano, icona di una generazione. Mi piace immaginare una scenata di gelosia di Giorgio Chinaglia lassù, mentre scrivo queste righe. Per me giovane tifoso, Pino Wilson era motivo di vanto. Lo immaginavo dirigente della Lazio o forse presidente per chissà quanti anni, una volta appesi gli scarpini al chiodo. Il nostro rapporto personale cambiò dopo un cortocircuito che preferisco non approfondire, ma quel bene profondo non è mai svanito. Con le sue ampie falcate avrà già raggiunto Giorgio e Tommaso in Paradiso: riposeranno per sempre insieme, nella ca****la della famiglia Maestrelli al cimitero di Prima Porta e nel cuore di ogni tifoso laziale…
❤ ciao Pino
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15 gennaio 1989, 33 anni fa
La è da poco tornata in , la di è la favorita nel .
Per di più i biancocelesti devono far fronte a delle pesanti assenze tra cui l'uruguayano . Ma alla fine contro ogni pronostico fanno loro il la stracittadina vincendo 1-0. Rete della vittoria segnata dal giovane ventenne Canio che ha tenuto in scacco l'intera difesa romanista. Partita vibrante con i giallorosso che hanno colpito una traversa con al quarto d'ora dalla fine, mentre sempre un fantasma è stato il brasiliano autore di una prova disastrosa, mostrando un calcio senza nerbo. All'intervallo, alla stampa disse che la partita vera iniziò dopo il 46°minuto, con l'uscita dell'attaccante
18.1.1977: anniversario della tragica morte di Luciano Re Cecconi.
Riproponiamo l'hashtag per ricordare come la tragedia che lo ha visto vittima non fu determinata da un suo scherzo.
Coerentemente con l'accaduto, ormai acclarato, chiediamo alla S.S. Lazio di modificare la sezione "Storia" del suo sito istituzionale, riparando ad una evidente svista.
Per le strade di Roma per i tifosi di strada.
S.S. LAZIO NOBILE STIRPE
Un Triplete P A Z Z E S C O 🤯
Gli scienziati lo chiamano "ordine naturale delle cose", perché 💙🦅
Anche la Coppa Italia è nostra!!! 🏆💙
Battuto il ai calci di rigore con le reti di e nei tempi regolamentari (2-2 d.t.r.) ⚽️⚽️
radiosei
Le aquile vivono 70 anni, ma a 40 anni devono prendere una decisione difficile, le loro unghie diventano così lunghe e flessibili che non riescono a trattenere la preda di cui si nutrono. Il becco, allungato e appuntito, è troppo curvo verso il petto e non è più utile. Le sue ali sono invecchiate e pesanti a causa delle grandi dimensioni delle sue piume e, a quel punto, volare diventa molto difficile.
Hanno due alternative: abbandonarsi e morire, o affrontare un doloroso processo di rinnovamento, che consiste nel volare verso un nido tra le montagne vicino a un muro, poiché é al sicuro. L'aquila inizia a colpire con il becco sul muro con grande forza finché non riesce a strapparlo. Quindi attenderà la crescita di un nuovo becco, con il quale si staccherà uno per uno i suoi vecchi artigli. Quando i nuovi artigli iniziano a crescere, inizierá a strapparsi le piume consumate.
E dopo tutti quei lunghi e dolorosi cinque mesi di ferite, cicatrici e crescita, riesce a fare il suo famoso volo di rinnovamento, rinascita e celebrazione per vivere altri trenta anni ...
Nella nostra vita, per continuare un volo della vittoria, molte volte dobbiamo proteggerci da tutto e iniziare un processo di rinnovamento.
Dobbiamo abbandonare costumi, tradizioni e ricordi, il cui peso ci impedisce di andare avanti. Solo liberi dal passato possiamo trarre vantaggio dal prezioso risultato che un rinnovamento ci porta sempre.
Rinnovare te stesso implica mettere ordine nel mondo mentale, scartare i ricordi di eventi frustranti o dolorosi, lasciando soltanto l'esperienza di ciò che abbiamo imparato.
Per mettere ordine, rinnovarci e prendere il volo, dobbiamo conoscere noi stessi, sapere chi siamo, quali sono le nostre potenzialità e dove vogliamo andare.
Non è necessario adattarsi al problema; c'è la possibilità di liberarsene. Ma il percorso è un pò difficile, il percorso è impegnativo. È una tua scelta.
Seguiamo il percorso delle aquile. Sempre su, sempre avanti.
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