Alla faccia del calcio
Pagina dedicata all'omonimo blog dove si parla di un calcio diverso, poco conosciuto o passato. Staff: Matteo Maggio, Giovanni Fasani, Elia Marzorati
Faustino Asprilla con la maglia del Cúcuta Deportivo
Gaetano Scirea con la maglia dell’Atalanta
Silvio Longobucco e Bruno Conti durante la sfida tra Roma e Juventus della stagione 1974/1975
Antonio Tempestilli, Emidio Oddi e Alessandro Altobelli durante la sfida tra Roma e Juventus della stagione 1988/1989
Sebino Nela e Aldo Serena durante la sfida tra Roma e Juventus della stagione 1986/1987
Frank Rijkaard e Claudio Sclosa durante una sfida tra Milan e Lazio
Giorgio Chinaglia e Enrico Lanzi durante una sfida tra Milan e Lazio
Lorenzo Minotti e Diego Armando Maradona prima della sfida tra Napoli e Parma della stagione 1990/1991
Renzo Contratto e Jürgen Klinsmann durante la sfida tra Atalanta e Inter della stagione 1989/1990
Ferenc Puskás con la maglia della Honved
Daniel Bertoni, Eraldo Pecci, Francesco Graziani, Giancarlo Antognoni e Paolo Monelli con la maglia della Fiorentina
La partecipazione dello Zaire al Mondiale del 1974 rappresenta ancora tutt’oggi un avvenimento di grande interesse, vuoi per essere stata la prima partecipante dell’Africa Nera e vuoi per tutti i contorni sociali e, soprattutto, politici presenti alla base della stessa, con delle cause e degli strascichi che Neil Andrews espone ed indaga con estrema precisione, mettendo in luce aspetti sconosciuti e dando contezza piena di quelli più discussi. Dietro al gesto di Joseph Mwepu Ilunga in Zaire – Brasile c’è davvero molto di più di quello che si è, erroneamente, ironizzato e di quello che si crede di sapere.
L’autore coniuga al meglio i fatti di campo con quelli politici, creando un doveroso parallelo volto a fare piena chiarezza sulla dittatura di Mobutu e sui suoi grandi sforzi per dare, da un lato, prestigio internazionale allo Zaire e, dall’altro, aumentare sbalorditivamente la propria ricchezza personale. La figura del politico zairese è ottimamente presentata, dando contezza assoluta dei suoi obiettivi ottenuti spesso e volentieri con mezzi biechi e violenti.
L’esagerata distanza tra il lusso garantitosi e gli sforzi della popolazione e, quindi, dei giocatori della nazionale per sbarcare il lunario sono resi ottimamente da Andrews, il quale sotto tutti i punti di vista ha svolto un lavoro di reperimenti di fonti e dichiarazione davvero lodevole. Corruzione, minacce, appropriazioni indebite e violenza sono quanto veniva usato per assoggettare chiunque al volere del primo ministro/dittatore, con l’unico scopo di elevare il nome dello Zaire agli occhi del palcoscenico internazionale. In tal senso Andrews analizza come si sia arrivati alla celeberrima Rumble in the Jungle, con una serie di particolari e di aneddoti davvero interessanti, vista l’importanza di un evento che ha soppiantato il calcio nel cuore di Mobutu stesso.
Dal punto di vista calcistico l’analisi proposta dall’autore è tanto profonda quanto precisa, esponendo al meglio come si sia arrivati al Mondiale in terra tedesca e cosa sia successo dopo, con le ingerenze di Mobutu a farla da padrone, con esiti, in entrambe le fasi, spesso terribili. Corruzione, minacce, appropriazioni indebite e violenza sono quanto veniva usato per assoggettare chiunque al volere del primo ministro/dittatore, con l’unico scopo di elevare il nome dello Zaire agli occhi del palcoscenico internazionale. Il rendiconto delle partite e delle caratteristiche tecniche dei giocatori è inappuntabile, così come la serie di aneddoti e di storie caratteristiche che ne scaturiscono. Emerge la figura di Blagoja Vidinić allenatore e uomo dal carattere particolare, le cui vicende alla guida della nazionale africana meriterebbero senza dubbio un libro a parte. Bravo Andrews a sintetizzarla ed a renderle in tutta la loro straordinarietà (vedi i giorni passati dall’esordio contro la Scozia alla sfida contro la Jugoslavia).
Il Mondiale del 1974 è narrato in maniera davvero esaustiva e l’ovvio focus sul comportamento in campo e fuori della nazionale zairese è centrato e mai banale, con il sempre connubio tra calcio e politica che trova, soprattutto, nella questione dei die premi mai versati un particolare che avrebbe potuto portare a conseguenze clamorose, passando per un incredibile ritiro della squadra a quella più nefaste di un inevitabile ritorsione da parte dell’apparato politico nazionale. L’autore, a mio parere, rende al meglio il clima che si respirava nel ritiro dello Zaire, analizzando al meglio ogni situazione, attraverso una raccolta di fonti attenta ed all’ampio uso delle dichiarazioni dei protagonisti.
Un libro superlativo, che fa finalmente e pienamente chiarezza sulla storia di una nazionale che è, ha fatto quasi tenerezza ed ha suscitato indubbiamente simpatia, ma che al suo interno era demonizzata da un regime politico coercitivo e terribile, che ha esasperato ed infine rovinato la vita dei suoi protagonisti. Al tal proposito segnala lo struggente storia di Mulamba “Mutumbula”Ndaye, terribile per il suo epilogo e per l’incredibilità di alcuni passaggi.
Lettura assolutamente consigliata.
Giovanni
Jürgen Sparwasser ha avuto una vita veramente particolare e densa di momenti segnanti, tanto che la proposta di Giovanni Tosco deve romanzare giusto un poco un’esistenza che ha nel gol segnato il 22 giugno 1974 il suo climax assoluto e la fuga oltre il muro come quello più scioccante per due nazioni destinate da lì a poco a ritornare unite.
L’autore, attraverso un ottimo lavoro di ricerca (vedi le fonti), scava profondamente nelle fasi della vita del celebre Spari, fornendone un preciso ritratto volto a metterne in luce le peculiarità caratteriali e le caratteristiche tecniche, quest’ultime perfettamente connesse all’era calcistica vissuta ed al relativo contesto sociale e sportivo. Nel riepilogarne le gesta Tosco compie un bel viaggio nel calcio della DDR, snocciolando con grande competenza nomi dei protagonisti e partite consegnate alla storia del calcio europeo e non solo. Emerge in assoluto la figura di Heinz Krügel allenatore e mentore dell’attaccante tedesco, la cui importanza nella sua crescita e nello sviluppo del calcio della Germania Orientale è generalmente sottovalutata.
Partendo dal particolare calcistico l’autore non può che allargare il campo di ricerca all’ambito sociale e politico della Repubblica Democratica Tedesca, dando contezza dei codici di comportamento imposti e dal rigido controllo che gli apparati politici avevano capillarmente instaurato. A mio parere è perfettamente esplicato l’evidente parossismo della DDR, senza per questo esagerare con le congetture e senza andare fuori tema. Viene, inoltre, dedicato ampio spazio al fenomeno della fuga dall’Est verso l’Ovest, dando contezza di chi ha compiuto tale passaggio tra i calciatori, non omettendo come lo stesso fosse fortemente difficile per l’alto numero di spie e per la pericolosità stessa del gesto.
Viene altresì indicato il ruolo che il calcio aveva in termini di consenso e di reputazione internazionale, in perenne confronto con gli altri sport e con il clamoroso doping di stato perpetrato. In questi termini risulta assolutamente pertinente la ricostruzione del massacro di Monaco di Baviera, la quale permette di avere un quadro più completo del clima generale degli anni’70 ed in particolare del Mondiale di due anni dopo.
Quest’ultimo viene raccontato con grande passione e precisione, mettendo perfettamente in luce in momenti precedenti e successivi, permettendo al lettore di comprendere in pieno cosa abbia rappresentato lo storico gol di Sparwasser al minuto al 77º minuto; sotto tutti i punti di vista tale prodezza ha rappresentato uno spartiacque assoluto ed un volano di legittimazione per l’apparato politico, tanto da vedere non di buon occhio i successivi confronti tra compagini delle opposte fazioni del muro di Berlino.
E’ in assoluto un romanzo che scorre via agilmente con grande interesse, colmo, senza dubbio, di dettagli, aneddoti e ricostruzioni per permettono di meglio conoscere un grande protagonista di un calcio affascinate e per certi versi misterioso, con un intreccio ben riuscito tra sfera personale e quella più marcatamente calcistica e storica. Tosco via ha aggiunto quel qualcosa in più che risulta pertinente con lo scopo del libro e mai artificioso nel canovaccio della narrazione.
É mancato oggi Sven-Goran Eriksson, ex allenatore di IFK Göteborg,Benfica, Roma, Fiorentina, Sampdoria, Lazio e nazionale inglese
Marco Zanchi, Paolo Cannavaro e David Trezeguet durante la sfida tra Verona e Juventus della stagione 2001/2002
Sergio Maddé e Roberto Bettega durante la sfida tra Verona e Juventus della stagione 1975/1976
Massimo Bonini e Pietro Fanna durante la sfida tra Verona e Juventus della stagione 1983/1984
É mancato oggi Christoph Daum, ex giocatore del Colonia ed allenatore campione di Germania con lo Stoccarda nella stagione 1991/1992, campione di Turchia con Besiktas e Fenerbahçe e d’Austria con l’Austria Vienna
George Weah e Antonio Benarrivo durante la sfida tra Parma e Milan della stagione 1995/1996
Antonio Carannante, Giuliano Terraneo, Dario Levanto e Alessandro Bianchi durante la sfida tra Lecce e Inter della stagione 1989/1990
É mancato ieri Humberto Maschio, ex centrocampista di Racing Club, Bologna, Atalanta, Inter e Bologna, nonché delle nazionali argentina e italiana
21 storie tragiche e aspre provenienti dagli angoli più duri e difficili della Colombia, la quale, con le sue particolarità e le sue contraddizioni funge da contesto insieme al calcio, quest’ultimo via per uscire la miseria e dalla difficoltà, ma destinato a diventare per i protagonisti una mera illusione.
Alessio D’Addanzio dimostra sensibilità e ottime doti di cronista nel riportare la triste sorte di giovani talenti del calcio colombiano, connotando al meglio le rispettive doti calcistiche e descrivendo con concretezza e dettagli come la loro esistenza sia terminata per mano (armata) di personaggi legati alla dilagante criminalità da anni dominante nella nazione sudamericana.
Il lavoro di ricerca se di congiuntura della fonti é davvero copioso e redditizio, mettendo il lettore a conoscenza di storie per lo più non conosciute, di calciatori e personaggi che hanno solamente sfiorato la gloria calcistica, vedendo spezzati i propri sogni così come il proprio nucleo famigliare. D’Addanzio dá contezza anche del quadro d’indagine e giudiziario successivi agli omicidi, fornendo anche nomi e storie di personaggi, come detto, legato al mondo criminale. Ci si accorge di come tale mondo sia molte volte collegate a quello calcistico, in una terrible spirale di causa/effetto e di intrighi poco chiari.
Accanto ai nomi noti Andrés Escobar e Albeiro Usuriaga vengono ricordati, celebrati ed, ahimè, rimpianti una lunga seria di talenti calcistici, fascinosi e particolari come solo il contesto sudamericano ed in particolare quello colombiano, da sempre fucina di talenti, storie particolari e molte volte tristi.
Il vero surplus del libro sta nella capacità di D’Addanzio di raccontare con sentimento ogni anfratto della città coniante, permettendo al lettore di vederle attraverso i suoi occhi e di annusare quasi i suoi tipici profumi, legati in prevalenza al cibo. Anche la descrizione toponomastica di determinati luoghi é davvero perfetta per accompagnare il lettore in un viaggio affascinante, interrotto solamente dalla tragicità di certi eventi, come succede alle vite che vengono raccontate.
Un libro di sicuro interesse, che svela la particolarità e la drammaticità di un ambito del quale si conosce poco e del quale si parla ancora meno, ma che trova nelle parole di Alessio D’Addanzio una testimonianza forte e significativa.
Raccogliendo le testimonianze di tante penne autorevoli, alternando con contributo proprio di apprezzabile stile e contenuto, Paquito Catanzaro regala un bel tributo a Diego Armando Maradona, lasciando altresì che siano i ricordi e le emozioni a scandire i tempi della narrazione.
Tra dati di fatto e contributi anche fantasiosi l’autore mette in luce i passaggi positivi della vita/carriers del Pipe de Oro con quello negativo, tracciandone un bilancio che risulta entusiastico e volutamente di parte, tanti sono i contributi che mirano a celebrarlo. Tra i tanti segnalo quello di Marino Bartoletti il quale afferma che “ha ricevuto troppe carezza doveva ricevere qualche buffetto e ricevuto troppi schiaffi quando aveva bisogno di carezze”.
Appare evidente come Maradona si presti al meglio ad essere protagonista ed eroe di un componimento letterario, essendo la sua esistenza fatta di picchi e baratti, di speranza vissuta e regalata, di gioia infusa a chi l’ha amato e di tristezza per una fine solitaria e quanto mai triste.
Demarcano l’orizzonte temporale la presentazione in uno stadio San Paolo gremito nel 1984 e la contraddittoria positività al doping di 10 anni dopo, limiti entro i quali si sono scritte pagine di calcio e di vita tra le più sentite mai viste. É proprio vero come Maradona sia stato un eroe mortale, capace di accendere passione e sentimento e di regalare meraviglie sul campo, così come di cedere alle tentazioni e di costruirsi un’esistenza fatta di tante cadute e di forti dipendenze. É altrettanto vero ed il viro lo sottolinea come sia sia sempre battuto per le proprie cause, mettendovi faccia e impegno anche laddove nessun altro lo avrebbe fatto.
Nel dare spazio e connotazione a tutti questi contenuti, Paquito Catanzaro ci regala un’opera di sicuro interesse, di alto stile e di profondo sentimento.
Fabio Pecchia, Paolo Montero e Edgar Davids durante la sfida tra Juventus e Como della stagione 2002/2003
Rui Barros e Milton durante la sfida tra Juventus e Como della stagione 1988/1989
Simone Inzaghi e Simone Pavan durante la sfida tra Lazio e Venezia della stagione 1999/2000
I capitani Pierluigi Cera e Fabio Capello prima della sfida di Coppa Italia tra Cagliari e Roma della stagione 1969/1970
Gabriel Omar Batistuta e Fabio Cannavaro durante la sfida tra Fiorentina e Parma della stagione 1996/1997
Giuliano Terraneo para un rigore a Gianni Rivera durante la sfida tra Torino e Milan della stagione 1977/1978
Paolo Maldini e Walter Junior Casagrande durante la sfida tra Torino e Milan della stagione 1991/1992
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