Arturo De Luca
Il Prof. Arturo De Luca lavora da circa 35 anni come psicoterapeuta clinico transpersonale sia indiv
Uscire dal Paradiso Terrestre
Quando finisce l'estate e si torna in città, per noi tutti è come lasciare un Eden e ritornare nell'irrequietezza delle corse frenetiche e di un mondo dispersivo che avevamo allontanato da noi, pensando che quell'esperienza di beatitudine sarebbe durata un'eternità.
Il mio suggerimento al lettore è quello di rinnovare dentro di sé quella fase di armonia ed equilibrio anima-mente-corpo, lasciando spazio per le nsotre risorse. È allora che i nostri disturbi possono davvero trasformarsi in strumenti di rinnovamento e di uscita da ogni sofferenza.
Cercare uno spazio dell'anima che possa toccare gli orizzonti più vicini e lontani della quiete interiore, lasciando spaziare in tutte le dimensioni possibili immaginazione, distensione e armonia, può essere il miglior insegnamento che la psicologia transpersonale possa donare alla nostra essenza.
In questa condizione esistono anche opportunità per immergersi in natura in un fine settimana che non sia la solita vacanza, ma anche riequilibrio e ristoro per anima e corpo. Raggiungendo facilmente un posto tranquillo dove si può meditare, fare musicoterapia ed aromaterapia in un altro Eden, presso Nitrodi, Parco delle Ninfe e di Apollo e sede di una delle più antiche scuole di medicina di età preistorica, in zona collinare a Ischia. In questa location facilmente raggiungibile e a poca distanza dal centro abitato, si terranno incontri del ben-essere con me e con il prof. Gianni Vuoso, istruttore di yoga e arti orientali, in una combinazione interessante di medicina sacra antica e medicina complementare di ogni tempo.
Chi volesse partecipare è pregato di prenotarsi al più presto chiamando al numero del prof. Gianni Vuoso 338 886 1333
Vorrei aggiungere che, in via eccezionale, questa esperienza non sarà soggetta ai costi ordinari, ma a dei maxisconti.
La location e' anche un prezioso ritrovamento di un antichissimo tempio di Medicina Sacra di età pre- Ippocratica( I sec -2 sec a.C), la Spa più antica al mondo e che curava con i quattro Elementi delle acque, della terra e delle erbe,e del fuoco.
Da quei tempi lontani le sorgenti e gli spazi aromatici sono stati dedicati gia' alle pratiche della purificazione e del silenzio, del ristoro per i malanni piu' vari.
Oggi il parco ospita, tra giardini fioriti e oasi una sala aperta di aromaterapia dove è possibile respirare direttamente gli aromi e i profumi delle piante officinali con doccia aromatizzata al rosmarino.
Grazie all'invito di un caro amico, istruttore di yoga e di altre discipline orientali, ho convenuto di offrire a voi e al suo gruppo un'esperienza intensiva di musicoterapia e aromaterapia
Seguiranno pratiche di yoga e arti orientali a cura del mio amico Gianni Vuoso
DIARIO DELLA GIORNATA
DOMENICA 24 SETTEMBRE
- Ore 10.30 appuntamento terme Nitrodi Barano
Ingresso terme Nitrodi €25 a persona
- ore 16.00 riunione del gruppo.
- ore 16.30 Musicoterapia e aromaterapia e Medicine tradizionali con Arturo de Luca
- ore 18.00 yoga con Gianni Vuoso
- ore 20.00 cena vegetariana a Nitrodi €20,
Pernottamento presso Hotel Villa Panoramica ,Ischia Ponte
Stanza singola €39 più tassa €2
Attualmente due disponibilità
Stanza doppia ,con vista mare e Castello €67 .
Prenotate chiamando alla sig Marianna a nome di Gianni Vuoso per incontro a Nitrodi.
Salutandovi con l'affetto di sempre, vorrei aggiungere che questo incontro inaugurale vuole essere solo una lieta occasione all'insegna dell'Amicizia e della nostra continuità spirituale.
Accettare la sconfitta con i nostri lati di Luce ed Ombra
È importante comprendere la realtà sia nella sua immagine esteriore, che interiore, accogliendo pure il fallimento e la distanza dai nostri ideali quotidiani.
In realtà, se ci pensiamo, l'esistenza di ogni essere umano è sempre costellata di successi e fallimenti; ma alcuni affrontano la sconfitta con sentimenti di fiducia e addirittura di maggiore ostinazione e preservazione del sé, mentre altri rinunciano presto alle loro mete, anche svalutando o abbassando il livello dei propri obiettivi e risorse.
Non vorrei dilungarmi per cercare di capire in profondità la natura di queste rinuncie e di queste reazioni così diverse di chi affronta la vita di tutti i giorni e non riesce a far coincindere sempre i propri obiettivi con le risorse e con una valutazione realistica e intrinseca dei propri ideali.
Infatti, spesso, gli ideali che ci prefiguriamo sono in realtà, già in partenza, troppo lontani dalle nostre capacità e da una valutazione realistica della vita nella quale ci inoltriamo.
Poi c'è anche il vittimismo errato con il quale affrontiamo una sconfitta come, per esempio, se non si supera un esame universitario o una prova d'amore... Alcuni vi reagiscono addirittura con un sentimento di rafforzamento e di preparazione a prove ulteriori, ma altri soccombono troppo rapidamente, rinunciando addirittura ad altre prove più semplici.
Ho conosciuto persone che, paradossalmente, dopo una prova fallita di un esame hanno rinunciato anche alla laurea, ripiegando su impegni troppo modesti e provvisori. L'accettazione di sé, con tutte le risorse e i limiti: ecco la parte più difficile da vivere e gestire nel corso della vita, ma questo richiede anche un'accettazione più ampia della realtà per come si presenta, sempre in mutazione, nel corso dei giorni.
Se falliamo in un'attività lavorativa o in amore, non è detto che questo progetto debba essere buttato via e che vi falliremo sempre. Ancora una volta Maslow, il grande psicologo, Maestro della corrente umanistica che rivoluzionò la psicologia del '900, ci insegna che l'atteggiamento più valido e maturo da adottare presso l'esistenza è una posizione di corretta valutazione ed equilibrio tra le proprie potenzialità e gli obiettivi da raggiungere. Lui aggiunge che poi ci sono quei valori essenziali della vita - come l'autostima - la fiducia in sé e negli altri, a regolare il confronto idealistico con le mete da raggiungere.
Io aggiungerei che la nsotra realtà è in costante mutamento e accelerazione. Dopo la pandemia e i disastri delle guerre in corso, che non possiamo ignorare, affrontare la vita è diventato un compito senz'altro più arduo che può produrre sul singolo e sull'umanità sentimenti di alienazione, disattenzione e sofferenza.
Prima di concludere queste osservazioni, vorrei solo brevemente, per chi mi legge, elencare i sentimenti più ricorrenti che caratterizzano il fallimento di un obiettivo e lo sconcerto che può minare le nostre basi della personalità.
Riassumerò questi sentimenti in tre fondamentali:
1) Sentimento di delusione e amarezza con eccesso di ritiro interiore. È questo il sentimento più delicato e doloroso di sconfitta. È anche un vissuto pericoloso, perché l'individuo si può ritirare così fortemente in se stesso da perdere il senso della realtà con altri sentimenti di sfiducia e di diniego di sé
2) Il risentimento, la rabbia e la rivolta verso gli altri o verso se stessi. Questo sentimento è assai insidioso, perché potrebbe indurci a non riconoscere una mano tesa verso di noi e la prontezza di persone che sono disponibili a consigliarci e a rimetterci in marcia
3) Accettazione del fallimento con varie sfumature. Io proporrei di indagare questo terzo sentimento perché, se nutrito dai giusti valori di noi stessi e dell'esistenza, ci aiuterà a rimetterci in sella e poi a cavalcare al momento giusto verso la meta. Poi certamente occorre distinguere tra i fallimenti più comuni che ci fanno condividere quelli degli altri, come dei cari e degli amici che accompagnano la nostra esistenza. Pertanto la condivisione con l'amico di fiducia e con un partner può anche sostituire efficacemente una terapia perché questo sentimento si nutre assai del valore degli affetti portati dagli altri, soprattutto dai più cari.
Per concludere, proporrei ancora di valutare, dopo un fallimento, i come e i perché e il livello di naturalezza e di realismo che hanno accompagnato la prova della nostra meta fallita. Indubbiamente questo atteggiamento, mentre ci rende più ottimisti e realisti, ci aiuterà a non ripetere già in maniera fallimentare altre prove che riguardano sia lo stesso obiettivo, che altri. Per esempio, tentare di raggiungere una meta più difficile dopo il fallimento della precedente, sarà già un atteggiamento errato in partenza; e quindi ci farà rischiare di subire sconfitte ulteriori, con aggravamento delle nostre risorse più belle che esistono in noi e che attendono sempre di essere valorizzate.
Incontrare il lato oscuro
Se amare la propria ombra ci aiuta a trovare più luce per la vita
La nostra vera essenza, nella psicologia umanistica e transpersonale, comprende non solo gli aspetti più coscienti e luminosi della nostra esistenza, ma oltresì quelli ombrosi e che sfuggono spesso alla nostra stessa percezione. Proiettare negli altri i nostri risentimenti e le incomprensioni, creando anche ostilità e nemici inesistenti, rappresenta un aspetto fondamentale del fenomeno di “proiezione di ombra”: un meccanismo piuttosto segreto e nascosto nella psiche, che risulta tuttavia presente in ogni essere umano.
Diceva Jung che “ogni essere, per quanto dotato di luce, si porta dietro la sua coda del sauro”. Questo fattore determina il conflitto inconscio tra i nostri istinti e la coscienza che diventa timorosa e umbratile quando entra in contatto con le nostre contraddizioni e con la vita emozionale, che coltiva sia sentimenti che ri-sentimenti. Accogliere questo archetipo che ha una posizione centrale in tutto lo sviluppo psicologico è la principale fatica di Ercole, alla quale tutti siamo chiamati a rispondere. Di fatto non possiamo sfuggire a questa ferita insanabile sepolta dentro di noi, che ci induce spesso a proteggerci e nasconderci rispetto a presunti nemici e a malfattori inesistenti. Queste ombre risultano in definitiva personaggi evanescenti e fittizi creati solo dal nostro rifiuto di prendere coscienza delle spinte interne dell’Ombra. Quest’Ombra genera attorno a noi una folla di personaggi e di barriere inesistenti, impedendoci di prendere coscienza delle immense potenzialità della nostra vita. Questa vita, come ci insegna Maslow, grande precursore della psicologia umanistica, è capace realmente di oltrepassare le frontiere di tutti i futili ostacoli della vita quotidiana per spingerci all’autorealizzazione, che è sempre un sentiero proteso verso “la psicologia dell’Essere”. L’essere nasce appunto dalle nostre capacità umane di arrenderci all’Ombra e di accogliere gli inevitabili lati oscuri dell’inconscio. La precarietà della vita, l’integrazione delle fragilità, le debolezze più nascoste nelle pieghe delle zone d’ombra!
Per realizzare dunque tutti i potenziali principali che ci portano a vivere una vita serena, dovremmo semplicemente cercare e rigenerare le fonti principali di rinascita e di trasformazione. E questo compito, che può apparire tanto arduo, può invece manifestarsi gradualmente con l’obbedienza a pochi principi essenziali:
1) Individuare le risorse più produttive e più semplici per canalizzare l’ombra: accogliere nel sociale anche i nostri presunti nemici, che Bernardt definiva argutamente “i nostri lati d’ombra”. Anche nel Cristianesimo e nel Buddhismo, il sentimento di “compassione” deve aiutarci ad amare il nemico fino a percepirlo come un’emanazione di quelle parti mancate del nostro essere, incapace di per sé di non sdoppiare sempre la realtà in una dinamica di opposti: bene/male, maschio/femmina, primo/ultimo, ecc.
2) Superare i dualismi e la falsa percezione della nostra vita come se fosse un’esistenza parziale e incompiuta. Questo aspetto è fondamentale perché serve anche a superare la paura di esistere e di affrontare gli ostacoli. A causa della nostra percezione parziale dell’esistenza, non riusciamo ad accettare gli altri e, di conseguenza, non riusciamo a sentirci accettati. E invece l’accettazione del mondo per quello che è, come insegna anche il buddhismo, rappresenta un altro fattore essenziale non solo per vivere bene, ma anche per la stessa sopravvivenza. Idealizzare troppo il mondo e gli altri, è un modo per separarci sempre più dall’esistenza e da noi stessi, sognando una realtà che non esiste e vivendo una vita sospesa tra passato e futuro, mentre invece la vera natura del tempo è quella del presente. E il presente ci riconduce ancora una volta all’autoaccettazione e all’’utilizzo di risorse pronte da investire ancora nel presente. Un antico detto cinese, che ripete pure una massima evangelica, recita: “quello che semini bene adesso, puoi raccoglierlo duplicato o triplicato nel domani”.
Ecco una bella riflessione per iniziare da ora, dal momento presente, l’arte del cambiamento che è insita in ciascuno di noi, beninteso, alla sola condizione che tu abbia la volontà e l’incentivo a farlo
Quando per esserci, evitiamo di esistere.
Perché l'evitamento e il ritiro in se stessi può divenire un fattore di crescita e trasformazione.
Evitare a tutti i costi di avere iniziativa o rinunciare sempre a tutto, ripiegando su noi stessi, può divenire anche un'assenza per noi e una mancanza di condivisione con il mondo.
Tante persone, attraverso una condotta evitante, si illudono solo di riuscire a sopravvivere rafforzando invece i proprio bisogni egoici e la propria tendenza alla solitudine. Ma si tratta di un'illusione perché il malessere interiore li costringerà, prima o poi, a capitolare e a privarsi di ogni soddisfazione della vita per rifugiarsi in assurdi adempimenti, come l'abuso di alcol e droghe, o di relazionarsi alla fine con altre persone afflitte da problemi e da confusione.
Lo psicologo Binswanger parla anche di "esistenze mancate" per illustrare questo fenomeno di "disturbo-evitante" che costringe certe persone a ritirarsi dalle condotte creative per rifugiarsi nella routine quotidiana e nel desiderio di estraniamento da ogni contesto sociale, affettivo e relazionale. L'esistenza mancata è una patologia che può diventare grave quando finiamo per mancare anche alle persone care che avrebbero bisogno di noi, escludendo dalla nostra vita ogni bisogno e soddisfazione, per ripiegarci su poche abitudini e su routine maniaco-ossessive. Questi comportamenti finiscono prima o poi per farci maggiormente soffrire e distanziarci dagli altri e da noi stessi. Ma proprio il ritiro mirato in noi stessi, coltivando anche tendenze positive e creative, come l'arte, la musica, o attività sportive e ludiche, può costituire un fattore di immenso risveglio e ci può far scoprire in noi stessi delle risorse impensate. Nel lavoro della psicoterapia di ogni tendenza, sono valorizzate tutte le condotte di contatto sia con le funzioni creative, che con gli stessi meccanismi fisiologici e con i propri distretti corporei.
Riuscire ad assumere un atteggiamento di quiete, distacco e concentrazione, per esempio, disinnescando la mente da pensieri affliggenti e riconducendola soltanto alle sensazioni corporee e al respiro, in posizione distesa e rilassata: ecco un esercizio semplice che può coniugare la psicoterapia corporea con la spinta alla creatività e alla riscoperta di un corpo-mente, restituito alla sua capacità di distaccarsi dal quotidiano per accettarsi per quello che si è, senza inutili rimuginii della mente e senza immagini false e idealizzate di sè.
Anche soltanto stringersi le mani e sorridere davanti allo specchio, salutando ogni giorno come un'opportunità di espandersi nell'ambiente, incontrando un amico con il quale chiacchierare al bar, può diventare un vero universo di opportunità da riscoprire, quando il dialogo, seduti all'aria e osservando semplicemente i passanti che corrono qua e là, diviene un piacevole elemento di distrazione e poi di presa di coscienza del proprio io e delle sue opportunità.
Oggi vi salutiamo con queste osservazioni semplici, che rinnovano la nostra fiducia nell'esistenza stessa, colta per quello che è e non per come dovrebbe essere nelle nostre fantasie, perché nell'accettazione stessa della vita e nel recupero del senso di sé e della propria esistenza, possiamo scoprire le chiavi di ogni soluzione per esprimere meglio le nostre potenzialità e le forze più alte di noi stessi.
Resilienza: l'arte di cavalcare gli ostacoli
Il termine resilienza (dal latino resiliens, participio presente di resilire, "saltare indietro", "rimbalzare"), generato con significati diversi nell'ambito di discipline come l'informatica e l'ingegneria, sta assumendo nuovi significati sempre più ampi nell'ambito dell'ecologia e della biologia e, oggi, anche nella psicologia.
Nelle scienze biologiche ed informatiche riguarda la capacità di un sistema di adattarsi alle condizioni, anche di emergenza, resistendo all'usura e a condizioni di difficoltà, per assicurare ancora la disponibilità di un'utenza. In psicologia la resilienza riguarda invece l'attitudine, anche innata o di predisposizione acquisita, che consente a ciascuno di noi di affrontare e superare le avversità. Una iniziativa, anche personale, che può sviluppare competenze impreviste come la creatività, le risorse di autonomia e di autostima in condizioni impreviste di disagio e in circostanze emergenziali.
Divenire improvvisamente soccorritori di qualcuno che sta male, o riuscire a sfidare un pericolo travolgente come qualcosa che ci cade addosso o che rischia di travolgerci, è una forma di resilienza. Ma esistono anche altre forme più ampie e durature nel tempo, come la capacità di sfidare culture differenti e condizioni diverse di accoglienza e di rifiuto, da parte di un ambiente ostile: ecco la resilienza che dimostrano anche con attitudini eroiche i migranti e ogni pellegrino in terra straniera che, come Dante, il grande Poeta-Vate e precursore del transpersonale, dimostrò di saper dirigere nel suo lungo esilio dall'amata Firenze. Un punto è certo: le difficoltà e le avversità della vita ci rendono più dotati di autostima e più forti. Infatti la resilienza dimostra di manifestarsi sempre e solo in relazione a un momento di disagio che ci chiede di essere presenti e di cavalcare l'onda tempestosa. La situazione mi richiama uno degli sport più straordinari e capaci di iniziativa e di sopravvivenza: il surf. Quanti clienti ed amici mi hanno raccontato: "In quel momento mi sentivo perso e non pensavo di poter essere in grado di sopravvivere ad una prova come quella! Eppure..." Altre confessioni: "Chissà quale entità ignota o quale santo in cielo era presente in quel momento! Eppure ce l'ho fatta!", "Mi sono sentita la donna più fortunata del mondo. Sentivo di aver perduto ogni speranza e ogni capacità di riprendermi! Ma poi ho avvertito una forza che mi spingeva più avanti di me stessa! Mi sono sentita precipitata sulla vetta di un'altissima montagna e allora... ho scoperto che ero ancora viva!" Testimonianze come queste sono state denominate dallo psicologo umanista A. Maslow peak experience e, in sostanza, ogni volta che superiamo una grossa difficoltà e aumenta la nostra resilienza, anche la nostra consapevolezza si sente proiettata come su una cima di una montagna. È come sperimentare davvero un universo in espansione dentro di noi. Ma ci domandiamo: "Quale può essere la spinta interiore, lo stimolo psichico - e anche fisiologico - che mi proietta a tanta distanza proprio mentre mi trovo sul ciglio di un burrone?" La risposta ovviamente non può nascere da una riflessione mentale. La resilienza, a mio avviso, implica sempre delle radici esistenziali di natura trasversale e transpersonale. In realtà, come amava dire il poeta romantico George Byron: "È sempre la consapevolezza di una forza interiore divina a renderci padroni della nostra vita".
Lo psicologo James Hillman ha rievocato nella sua opera magistrale la "forza degli dei" che ci accompagna dalla nascita alla morte. E Jung diceva che quando l'uomo moderno iniziò ad abbandonare la sua fede negli dei, questi "divennero delle malattie". Sarà allora la "fuga degli dei" dalla nostra terra a esporre l'umanità del post-moderno alle epidemie fisiche e mentali, alle difficoltà quotidiane e alla guerra? Mi viene in mente il termine "crisi" che non implica nulla di tragico e di impossibile come a volte si crede. Il termine crisi deriva dal greco "krisis", un significato ben chiaro di trasformazione e di scelta. E ciò implica la nostra assunzione di responsabilità degli eventi che affrontiamo per intraprendere una dritta via, piuttosto che perderci appresso a inutili labirinti e a false chimere. La crisi, come ogni processo di trasformazione, appartiene alla nostra "individuazione" in senso junghiano, cioè alla capacità di crescita e trasformazione, affrontando rischi e difficoltà come le onde più impervie, come la forza dei surfisti, che hanno appreso a considerare le creste delle onde più alte con divertimento e leggerezza.
Per finire, la resilienza può diventare la spinta interiore capace di attivare nuove energie, nuove idee e risorse creative. Il grande psicologo e fenomenologo Jasper osservava acutamente che il dolore umano è come la perla racchiusa in una conchiglia. Molti vedono solo la perla, ma ignorano che dietro la perla c'erano le incrostazioni nere c'è "la cicatrice della malattia della conchiglia".
La forza della creatività
Essere creativi non vuol dire essere necessariamente grandi artisti o possedere dotistraordinarie.
Mi piace partire da un testo esemplare di Albert Einstein sulle fonti della creatività. Il testo ribalta qualsiasi definizione della creatività coniata dalla psicologia ordinaria, ponendo al centro dell'attenzione, in termini transpersonali, il legame inscindibile tra l'essere creativi e la sofferenza umana, un debito necessario per tutti, da pagare ogni volta che il creativo bussa alla nostra porta interiore. Ecco il testo integrale:
"La creatività nasce dall'angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È solo nella CRISI che sorgono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie... Chi supera la crisi SUPERA SÈ STESSO, senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce solo il proprio talento e attribuisce più valore ai problemi della vita che alle soluzioni! La vera crisi è l'INCOMPETENZA. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d'uscita ai propri problemi"
Il bellissimo testo mi riconduce alle riflessioni di Abraham Maslow in "Motivazione e personalità" e "Verso una psicologia dell'essere". In queste opere che consiglio a tutti di leggere, precorrendo le geniali intuizioni di Neumann, un altro rappresentante notevole della psicologia transpersonale, Maslow introduce il concetto fondamentale di peak experience: un'esperienza apicale per ogni essere umano che ci porta a intuizioni creative improvvie e inattese, anche in momenti apparentemente ordinari.
Come osserva l'autore “in tutte le peak experiences comuni da me studiate esiste un disorientamento molto caratteristico per quanto riguarda il tempo e lo spazio. Sarebbe esatto dire che, in tali momenti, la persona si trova soggettivamente fuori dal tempo e dallo spazio. Nel furore creativo il poeta o l’artista dimenticano completamente l’ambiente in cui si trovano, e non si avvedono del trascorrere del tempo. Quando si risvegliano è a loro impossibile stimare quanto tempo è trascorso. Frequentemente dovranno scuotere il capo come se emergessero da un intontimento riscoprendo dove si trovano” (Maslow, 1962 p. 45).
La concezione psicodinamica di Maslow della teoria della motivazione, che è alla base della peak experience dei bisogni spirituali, costituisce un contributo fondamentale alla prospettiva transpersonale, che domina la vita di ogni essere umano.
Per concludere, vorrei esortare amici e compagni di viaggio a coltivare ardimentosamente nella loro vita non solo i momenti di gioia e di condivisione positiva col mondo e con la natura, ma pure i momenti difficili e le cosiddette "emergenze spirituali", quelle fasi assai critiche di sofferenza e di trasformazione dell'anima. Queste fasi voi le vivete e le avete già vissute nei distacchi dolorosi, nelle perdite, e anche nelle malattie e negli stati di tristezza più abissali. Ma non sono mai sofferenze destinate a durare se le affronterete come Ulisse nel suo lungo viaggio di ritorno in patria. Diverranno delle scogliere dolorose da impattare, ma poi la più grande soddisfazione nell'emergere dai flutti tempestosi di queste sofferenze, sarà sempre la capacità di riconoscersi vittoriosi e ancora al centro dell'esistenza nel processo inarrestabile di movimento e di mutamento!
Come affermava il saggio Ikkyu, "L'Eterno è qui ed ora", ossia quando ci allontaniamo dal centro gravitazionale del nostro Sè più profondo e ci affanniamo a cercare soluzioni nella nostra testa, orientate in direzione razionale, ci allontaneremo solo dalla percezione più grande dell'immensità, che è la vera formula di soluzione del mondo. Vi lascio con queste parole un po' difficili e criptiche sulla creatività, ma che possono condurvi maggiormente alla conquista di voi stessi. Un augurio a tutti i lettori, in attesa di ricevere ancora dei feedback e riferimenti graditi alla vostra vita e ai vostri problemi.
Oggi sono lieto di presentare l'arte transpersonale e straordinaria di Dennis Merlini , mio vecchio allievo presso la scuola OM di biotransenergetica, dove tutt'ora continua la mia docenza in psicologia dinamica e in psicopatologia.
Senza eccessiva enfasi e parole inutili, mi piace commentare la sua ispirazione artistica, che attinge alla fonte inesauribile dell'aspetto cosmico dell'evoluzione umana; aspetto spesso trascurato dalle psicologie accademiche, sospese tra psicoanalisi e cognitivismo. Invece, sulla scia delle nuove vie e del nuovo paradigma, introdotto dalla psicologia transpersonale, Dennis dimostra la forza dell'esperienza interiore e di stati di coscienza più elevati che la nostra anima può attraversare già nel suo viaggio terreno, attraverso le arti espressive e la musica. La BTE di Pier Luigi Lattuada, che a Milano, come in tutto il mondo, insegna questo viaggio con i suoi corsi, può offrirci ancora una chiave di lettura più sciamanica e sapienziale dell'arte pittorica e integrare i miei interessi per la psicoterapia, come l'arte di Dennis. Pertanto vi auguro buon viaggio attraverso il simbolismo cosmico di Dennis Merlini, per ritrovare il vostro spazio nella natura interiore ed esteriore e tutta l'armonia possibile attraverso l'essenza universale del Sé.
Concludo con un saluto di amore a voi lettori e al caro Dennis, che attendeva questo commento.
Dennis Merlini, di origini marchigiana (nato a San Benedetto del Trono il 28 Luglio 1971) attualmente vive e lavora a Milano.
L’artista inizia a sperimentare il disegno e la vibrazione artistica del colore sin da tenera età. Il rispetto profondo per la Natura è sua fonte di ispirazione.
ArteOltreconfine rappresenta la manifestazione di meditazioni ed ispirazioni profonde e vuole riconoscere all'arte la capacità di comunicare oltre le parole, oltre il conosciuto, oltre ciò che sembra e trasmettere verità, luce e armonia alla coscienza dell'osservatore, ispirando e favorendo una trasformazione dello stato dell'essere, un salto di Coscienza attraverso la Bellezza dal Cuore in cui chiunque può riconoscersi e ritrovarsi.
Da questo processo, il gesto artistico crea soggetti surreali, onirici, paesaggi notturni e visioni caratterizzati dall’uso armonico dell’intero ventaglio dei colori e dei contrasti luminosi.
Simboli ricorrenti nelle opere dell'artista sono l'Albero dell'Armonia, la Spirale e la foglia Ginkgo Biloba: immagini archetipiche che a ogni osservatore parlano di flusso, integrazione, trasformazione, armonia.
Favorire l’armonia fra Uomo e Natura, fra Cielo e Terra, fra Corpo, Mente e Anima è la missione del gesto artistico e creativo di Dennis e di ogni puro artista.
Dennis Merlini - La Bellezza dal Cuore - Arte Oltreconfine Dennis Merlini – Artista – Opere.L’Arte che sussurra all’Anima.La Bellezza dal Cuore che Crea e che Cura.FB Page: https://www.facebook.com/ARCODennisMerlini/...
Messaggio inviato da Stefania, 42 anni, mamma di Teresa, piccola studentessa di scuola media.
Gentile Dott. De Luca, anche se ignoro che lei tratti direttamente il gravissimo problema del bullismo, le scrivo perché qualcuno mi ha comunicato che lei da giovane ha avuto anche esperienze scolastiche. Le scrivo per mia figlia Teresa, 13 anni, ragazzina di grandi risorse e dotata di gioia di vivere e di tanta creatività. Purtroppo è un po' riservata e attraversa ora un momento di grande disorientamento e di rinuncia. La vedo sempre più isolarsi e allontanarsi dai suoi coetanei, e piangere a casa improvvisamente e senza alcun motivo apparente. Solo ieri sera ho appreso da lei, in forma assai riservata, che quando è a scuola, riceve dai compagni, non solo di classe, minacce e comportamenti che non saprei riferire. Lei stessa non è riuscita o non ha voluto confidarsi fino in fondo. Ieri mattina mio marito si è infuriato tantissimo minacciando subito denuncie e comportamenti che mi spaventano. Siamo andati dal preside, che con grande imbarazzo e riserbo, ci ha assicurati che avrebbe preso certamente delle risoluzioni, ma nella giornata di ieri non è accaduto niente ma anzi, la bambina è tornata ancora più triste e disorientata dalla scuola. Le mancavano anche dei libri e lei ci ha confessato che le sono stati brutalmente estorti e maltrattati davanti a lei. Ho bisogno almeno di una parola di conforto e di aiuto e di un consiglio su come comportarmi e dominare in questo momento le mie ansie e il mio dolore, prima che sia troppo tardi ed io compia qualche azione incontrollata.
Cara Stefania, nella società confusa e conflittuata nella quale viviamo, il fenomeno del bullismo è in costante diffusione, anzi con un'esposizione maggiore per i soggetti di sesso femminile. Si tende già nelle istituzioni a emarginare le donne più deboli, a calunniarle, a ricattarle e a riservare ad esse trattamenti di chiara disparità rispetto ai maschi. Nella scuola, che in Italia è in costante degrado e alla quale la politica continua a non dedicare molta attenzione, assistiamo molti giorni a forme di emarginazione e tortura psicologica. Non si ricorre sempre a forme più estreme di violenza fisica (che pure sono in diffusione), ma si avvengono forme di maltrattamenti persecutori anche crudeli e senza senso, infierendo, come nel caso di sua figlia, su oggetti in possesso della vittima.
Non ho spazio per trattare ampiamente il caso, rinviando a testi specialistici (v. L. Bernardo, "Il bullissimo femminile - Ragazze che odiano ragazze", Firenze, 2009).
Riportando solo in breve l'opinione di uno dei massimi esperti di bullismo, Olweus, 1996, "lo studente oggetto di azioni di bullismo è sempre prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto ripetutamente nel corso del tempo alle azioni offensive messe in atto da uno o più compagni".
Dunque il concetto di bullismo non riguarda sempre varie azioni aggressive, più o meno in comune, ma anche fatti occasionali di azioni eseguite per scherzo o per scherno, assumendo sempre forme differenti: bullismo diretto, fisico e verbale, oppure indiretto, tecno-mediato.
A riguardo ho già ricevuto segnalazioni di episodi dolorosi, sia da parte dei clienti, che da amici, di forme di violenza psicologica e verbale più sottili, inscenate sui telefonini e sul computer, da quando si è sempre più diffusa l'abitudine di donare ai piccoli queste macchine di comunicazione, divenute sempre più delle armi di violenza e prevaricazione. Concludo evidenziando il contributo interessante dei giursiti che hanno segnalato brevemente gli elementi fondamentali per identificare legalmente il triste fenomeno, nell'intento di provvedere ricorrendo anche alla legge e agli avvocati quando il preside e le istituzioni si dimostrassero effettivamente carenti. Gli elementi costitutivi del bullismo come atto diretto a creare vittime ed emarginati senza motivo sono:
1) L'intenzionalità, ossia il desiderio di offendere, ferire, arrecare danno o semplice disagio senza motivazione
2) L'asimmetria di potere nella relazione (Olweus, 1996). Si tratta qui del percepire l'altro sempre come vittima inferiore o indegno di una relazione pacifica e di rispetto.
3) La persistenza nel tempo, ossia azioni che si ripetono più volte, fino a creare uno stato di sofferenza, di indegnità e di lesione della propria autostima.
4) Il quarto elemento è indubbiamente quello più grave e direi patologico per chi esegue queste azioni anche senza un progetto definito. Si tratta del piacere e del compiacimento dell'avversore nel fare del male e creare sensazioni di indegnità e di oppressione nella vittima. Ci sarebbe molto da dire poi sul nesso psicologico esistente tra vittima e aggressore, un potere perverso e occulto che trascina l'oppressore come un assassino in situazioni estreme di violenza, anche solo psicologica, e di malvagità.
Cara signora Stefania, a questo punto non so che dire. La vicenda riguarda di certo in maniera più diretta la piccola Teresa, che certamente, a causa della sua educazione e del suo senso di identificazione femminile con i suoi ruoli di "piccola donna" e di studentessa, ha lasciato che i compagni astuti e antisociali abbiano usurpato il suo spazio femminile di diritto. Sarebbe interessante sapere se gli aggressori siano più maschi o più femmine, perché oggi si assiste pure all'increscioso fenomeno di un bullismo tutto femminile, che mentre è una forma di tortura piscologica che parte da un sentimento contraddittorio di approvazione/riprovazione della propria femminilità, richiama molto da vicino la mitologia di certe Erinni del mondo greco che amavano infierire, chissà perché, più sulle donne che sugli uomini. È certo che la piccola ha bisogno di un sostegno psicologico, anche non necessariamente specialistico, di amici autentici e dalla famiglia. Ritornerei dal preside segnalando con forza la gravità del fatto e richiamandolo ai suoi doveri istituzionali, ma anche ai suoi sentimenti umani di Autorità e di Padre! Non saprei cosa altro aggiungere, se non tutta la mia gratitudine per la sua sua confessione e i miei auguri personali di uomo, più che di psicologo, affinché il problema si risolva e vengano al più presto individuati i responsabili. Sono infatti loro che dovranno essere sottoposti ad una psicoterapia, anche di urgenza, affinché questi episodi di ingiustificato maltrattamento non degenerino nel tempo in fatti più gravi.
Clicca qui per richiedere la tua inserzione sponsorizzata.
Video (vedi tutte)
Digitare
Contatta lo studio
Sito Web
Indirizzo
Napoli