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Come Drake è diventato una star | ESSE MAGAZINE | ISSA PODCAST 19/04/2021

Drake è sicuramente uno degli artisti di punta del panorama mondiale dell’ultimo decennio. Dalla ribalta con la vittoria ai Grammy 2011 con “Take Care”, passando per la riconferma due anni dopo con "Nothing Was The Same", raggiunge il picco della fama con “Views” nel 2016, che sarà punto d’arrivo, ma soprattutto di partenza, verso il successo da popstar mondiale alla quale Drizzy aspirava dagli inizi. Progetto dopo progetto, l'attenzione che è riuscito ad attirare verso il proprio universo e la combinazione di qualità e semplicità del proprio sound hanno indubbiamente dotato l’artista canadese di uno status senza eguali nella scena, arrivando a strizzare l’occhio al mondo del pop come mai nessun rapper era riuscito.

Estetica raffinata, liriche d'impatto, sperimentazione continua. Gli orizzonti di Drake si sono allargati di anno in anno, fino a permettergli di salire sulla torre più alta della sua città, la CN Tower di Toronto, per apprezzare al meglio la vista dei suoi traguardi.

Con il quarto album in studio "Views", l'artista muove un passo decisivo verso l'apprezzamento mainstream, posizionandosi in pianta stabile in cima alle classifiche mondiali, che saranno d'ora in poi il suo habitat naturale, grazie a hit come "Hotline Bling" e "One Dance", e a un lavoro che per tematiche e immaginario riesce a mettere Toronto sulla mappa musicale mondiale. Evidente è la svolta che questo progetto ha rappresentato per l'artista e per la scena, dimostrando di essere in grado allargare con le sue scelte artistiche la concezione di rapper stesso fino allo status di icona mondiale.

Per la prima puntata di un nuovo format video con , abbiamo approfondito percorso, scelte artistiche e traguardi che hanno reso il canadese il rapper una vera e propria star mondiale.

“Come Drake è diventato una star”: fuori ora sul canale YouTube di
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06/11/2020

NEW SEASON: 𝗥𝗘𝗚𝗡𝗢 𝗨𝗡𝗜𝗧𝗢 🇬🇧
Eccoci con la terza e forse non ultima sopresa, per chiudere la triade vi facciamo viaggiare per il mondo attraverso la cosa in cui riusciamo meglio: Il rap.
Con questa terza stagione la tappa è l’Inghilterra.
Prova ad indovinare chi sarà il primo protagonista per avere la puntata in anteprima.
Ci vediamo il 10 OTTOBRE in streaming su spotify ed Apple podcast

03/11/2020

𝗦𝗙𝗘𝗥𝗔 𝗘𝗕𝗕𝗔𝗦𝗧𝗔: 𝗗𝗔 𝗫𝗗𝗩𝗥 𝗔 𝗙𝗔𝗠𝗢𝗦𝗢

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30/10/2020

NEW SEASON: 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔 🇮🇹
Dopo un assaggio di quella che sarà la stagione americana non si ferma qui e sbarca con la stagione italiana.
Tanti i protagonisti che vi sveleremo più avanti, prova ad indovinare il primo qui nei commenti per avere la prima puntata in anteprima.
Ci vediamo il 3 OTTOBRE in streaming su Spotify ed Apple podcast.

20/08/2020

Se c’è una scena musicale in Europa che in quanto a rap è stata fin dagli anni ‘90 non così lontana da quella americana, per numeri, qualità e internazionalizzazione, quella potrebbe essere la scena francese.
Il rap in Francia arriva agli inizi degli anni ’80 e fin da subito si sviluppa come forma di espressione cruda e ribelle dei giovani abitanti delle banlieues, prima delle periferie parigine e marsigliesi e poi di quelle di tutta la nazione. L’ambiente duro e degradato di questi quartieri, abitati quasi totalmente da immigrati dalle origini africane, crea una liaison motivata con l’ambiente similmente difficile dei quartieri americani in cui il rap fioriva e fiorisce tutt’oggi.
Il primo featuring fra due pezzi grossi provenienti dalla sfera rap di queste due nazioni arriva nel 1993, quando Guru, MC del gruppo pioniere dell’East Coast: Gang Starr, che componeva con DJ Premier, invita sul proprio album il rapper parigino MC Solaar, creando il pezzo iconico ‘‘ Le Bien, Le Mal ’’. Lo stesso Guru collabora nel 1995 nella traccia ipnoticamente conscious ‘‘ Life Saver ’’con il rapper francese Lucien Papalu, tra l’altro frequente collaboratore anche dei De La Soul e A Tribe Called Quest.
Con gli anni le collaborazioni aumentano e il rap francese raggiunge il proprio apogeo nel biennio 1996-1998, anni in cui vedono la luce quelle che sono forse le due migliori tracce nate dall'unione delle due parti. La prima ha origine nel ’96 quando la Columbia Records, etichetta di Nas, propone al gruppo pioniere del rap parigino, i Suprême NTM, un remix poi molto apprezzato di ‘‘ Affirmative Action ’’, contenuta nell'album ‘‘ It was written ’’ del rapper del Queens.
Nel ’97 esce invece ‘‘ La Saga ’’, featuring tra il gruppo marsigliese IAM e il gruppo newyorchese Sunz of Man, affiliati del Wu-Tang, ne risulta una traccia senza tempo, a mio avviso la migliore fra tutte le citate, dato il grande affiatamento tra i due gruppi.
La connessione tra le due scene è dunque datata, in più i featuring tra rapper francesi e americani sono aumentati nel tempo, e di questo gli ascoltatori aperti alla diversità linguistica non possono che goderne.

Articolo a cura di Simone Ricci

03/08/2020

Che cos’è la Culture nell’Hip Hop?
È quell’insieme di cose che definisce e identifica i parametri da cui il genere è nato e le basi su cui continuerà a svilupparsi.
È l’insieme di tutti gli elementi che lo hanno formato.

Ho sempre amato l’espressione che fa da titolo a questo articolo, letteramente “una per la cultura”.
Il 19 luglio dell’anno corrente Drake annuncia l’uscita, per il giorno seguente, di una traccia che nessuno, ripeto nessuno, aveva visto arrivare.

Headie One X Drake – Only You Freestyle

Non è la prima collaborazione targata UK per quello che attualmente è il più grosso artista del pianeta. Drake mostra amore per l’oltreoceano da anni.
Molti artisti firmati OVO (la sua etichetta) sono Inglesi e Dreezy stesso è un turista assiduo nella terra della regina.

Nel 2019 è il produttore nonché salvatore di una delle serie TV britanniche più riuscite degli ultimi anni; TOP BOY. La quale vede la partecipazione come attori degli artisti londinesi Dave e Little Simz che, insieme a Drake e ad altri, hanno creato un album apposito che fungesse da tracklist per la serie stessa.
In questo lavoro, nella traccia “Behind Barz”, sentiamo per la prima volta il canadese su un beat Drill (sottogenere del rap nato in Inghilterra) e addirittura con un accento tendente all’inglese britannico.

Quest’anno l’artista di Toronto decide di continuare con la sperimentazione di suoni e flussi d’oltreoceano rilasciando prima il singolo “WAR” ad inizio anno e successivamente un altra traccia Drill nel progetto “Dark Lane Demo Tapes”.
OK, fin qui ci siamo.

Ora, chi è Headie One e perché questa traccia è “one for the culture”.

È un driller di Tottenham, venuto alla ribalta nei primi anni ’10 del nuovo millennio dalla scena underground. Pioniere del genere, viene considerato in Inghilterra come un vero OG del “game”.
Per spiegarmi meglio, Headie è stato incarcerato tre volte, l’ultima ad inizio 2020, per reati quali lo spaccio di crack, cocaina ed eroina e il possesso non autorizzato di armi da taglio.
Insomma, in patria viene visto come uno di quelli “REAL”, ma veramente.

Andato alla ribalta per le sue tracce Drill, negli ultimi anni abbandona il sottogenere per spostarsi su altro, con gli ultimi due album “Music x Road” e “GANG”.
Questo fa storcere il naso a molti fan della prima ora, che non vedevano l’ora di risentirlo su uno dei suoi classici beats Drill.

Premesso tutto ciò ritorniamo al 20 luglio 2020.

Esce “Headie One X Drake - Only You Freestyle”.

Prima cosa, non è un feat.
È una collabo e questo è chiarito dalla X al centro dei due nomi.
Questo mette in chiaro che non è una comparsata per raccimolare clout (visibilità) da parte di nessuno dei due. Anche perché non ne avrebbero bisogno.
Ed è un Freestyle.
Quindi niente hook (ritornello), bensì 4 minuti, divisi 2 a testa, di “straight bars”.
E soprattutto è una traccia Drill.
Headie di nuovo nel suo territorio.
In Inghilterra impazziscono.
Primo numero 1 al debutto sulla UK Billboard per l’artista di Tottenham.
10 milioni di stream su spotify in una settimana.
Il più grosso cultural movement, tra due backgrounds così differenti, degli ultimi anni.

Sta di fatto che la traccia è così ben riuscita, con due strofe di altissimo livello lirico e metrico da parte di entrambi, è allo stesso tempo così importante per i due nomi che l’hanno realizzata, che in Inghilterra qualcuno ha iniziato a definirla “one for the culture”.

Articolo a cura di Jacopo Mancini

29/07/2020

[READING TIME 1 MINUTO]

La storia è ciclica, così come la musica, che si porta dietro tutto il retaggio degli anni '90. Ancora oggi, nel 2020, ritroviamo tematiche, stili, metriche e flow che strizzano l'occhio al passato, prendendo spunto da quelle salde fondamenta che hanno definito la storia di un genere.

Bisogna però prestare attenzione ad un dettaglio che spesso sfugge anche ai più attenti: non sono solo i musicisti a fare la storia di un genere anzi, molto spesso le loro azioni e le loro scelte sono frutto di un attenta pianificazione assieme alle cosiddette figure "dietro le quinte". Se non sapete di chi stiamo parlando, Da Baby ci regala un esempio lampante.

Da Baby non ha bisogno di presentazioni, un artista che negli ultimi anni ha macinato numeri grazie al suo stile esuberante e ridicolo ed al momento il suo singolo, "Rockstar" assieme a Roddy Rich è ancora in cima alla classifiche. Ma oggi torniamo indietro di un anno, a quella canzone che ha fatto conoscere al mondo la sua personalità.

"Suge", singolo estratto dal suo primo album in studio "Baby On Baby". Colorato, divertente ed ovviamente ridicolo, in pieno stile DaBaby. Tutto perfetto se non fosse per una singola domanda: chi è Suge?

Il rapper nel brano descrive ironicamente un uomo massiccio, con un sigaro sempre acceso nella mano, ma allo stesso tempo sorridente, seppur violento, disposto a tutto pur di ottenere ciò che vuole. Altri non è che il noto produttore Suge Knight.

Suge Knight è stato una delle personalità più controverse e temute del panorama hip-hop americano degli anni '90. Fu co-fondatore della Death Row Records, mettendo sotto contratto rapper del calibro di Tupac e Snoop Dogg. Ex giocatore di football ed ex guardia del corpo, Suge Knight è ricordato per il suo carattere violento sia nella vita privata che negli affari, capace di minacciare un proprio collega pur di costringerlo a firmare un contratto o addirittura giungere a pagare qualcuno per liberarsi definitivamente di una persona scomoda. Un uomo tanto intelligente quanto spietato, i cui atteggiamenti lo hanno portato ad essere uno dei principali sospettati degli omicidi di Tupac e Biggie.

Non voglio addentrarmi ulteriormente nella vita di Suge Knight, quanto più farvi riflettere su quanto il rap, ma soprattutto l'Hip-Hop, sia musica, ma anche storia, non solo rapper ma anche produttori, non solo beat ma anche contratti. Nel caso in cui doveste dimenticarlo ancora, riascoltatevi "Suge" di DaBaby.

Articolo a cura di Lorenzo Sivilli

18/07/2020

[READING TIME 2 MINUTI]

Sembrerà inusuale parlare del panorama hip-hop britannico senza citare personaggi del calibro di Skepta e Stormzy, ma è proprio quello che faremo oggi. Non si tratta soltanto di spostare i grandi nomi dal piedistallo per parlare dei nomi più piccoli ma di un processo molto più complesso. Citare l'allievo per parlare del maestro, citare il maestro per spiegare come delle fondamenta salde posso sorreggere l'evoluzione di un genere nel corso del tempo e permettere il "passaggio del testimone" alle generazioni future. Ma entriamo nello specifico.

Dobbiamo tornare indietro nel tempo di circa vent'anni, tra le strade di una Londra in espansione si inizia a far sentire una crew underground chiamata "The Hit Squad" composta da tre ex compagni di classe, Dj Target, Maxwell D e Richard Cowie, che si farà conoscere al pubblico londinese come Wiley. Quest'ultimo in particolare sarà promotore della cosiddetta Grime Music, un genere figlio di stili musicali derivanti da altre evoluzioni come la UK Garage, il Dancehall, il Ragga Jungle ed ovviamente l'Hip-Hop.
Uno stile rapido dal suono e dai testi aggressivi, che ritrova le sue origini fin dai primi anni Novanta nelle radio pirata britanniche come Rinse FM.

Wiley, dunque, è il maestro, "the Godfather's Grime" come molti lo hanno definito, colui che ha plasmato le basi di un genere, che ne ha definito il punto di partenza dell'evoluzione. È infatti errato dire che il 2000 è l'anno di nascita del Grime, piuttosto è stato l'anno in cui il mercato musicale mainstream ne ha riconosciuto la forte personalità.

Se quindi possiamo riassumere questo periodo come "l'età dei maestri", quand'è che si inizia a parlare degli allievi? La musica Grime per moltissimi anni ha avuto riscontro solo in Inghilterra, circa dieci anni per la precisione, per poi riuscire a definire una propria epoca d'oro. Il 2013 ed il 2014 sono gli anni dei già citati Skepta e Stormzy ma anche di altre personalità come JME e Tempa T o più recenti come Octavian, Slowthai o il giovanissimo SL. La punta più alta della piramide.

Una domanda ora giunge spontanea, l'epoca d'oro della Grime è stato un punto di arrivo o di una nuova partenza? Il mio tono è ovviamente al passato, ma tutte le carriere elencate fino ad ora non sono finite ma continuano a creare spettacolo, a macinare numeri e audience. Il mio discorso è invece un altro, chi oggi continua a portare in alto la fama del genere? Chi continua a trasportare il peso di questa evoluzione?

Ho scelto due nomi, due personalità che rappresentano al meglio questo mio discorso, Che Lingo e Duchavelli. Per molti di voi saranno nomi completamente nuovi ed effettivamente è proprio così. Il 2020 si sta dimostrando un anno complicato ma allo stesso tempo un anno di estrema crescita per entrambi. Sia uno che l'altro riassumono il suono di Londra, il primo da South West, il secondo da East, due facce della stessa medaglia.

Duchavelli non è estraneo a collaborazioni di spessore, basti pensare alla nuovissima "I Dunno" datata Maggio 2020, in collaborazione con Tion Wayne e Stormzy. Che Lingo, d'altro canto, non è da meno. Passando dai centri giovanili agli studi di registrazione ha imposto il suo suono melodico, tendente al Grime quanto al Jazz, senza però lasciare l'impatto emotivo dei testi in secondo piano. Nel Febbraio del 2020 ha infatti fatto sentire la sua voce con "My Block", relativa alle vicende di George Floyd.

Tornando al discorso iniziale, Dutchavelli e Che Lingo sono figli dell'evoluzione. Una contaminazione di generi diversi che vanno a radicarsi anche all'interno delle tematiche importate e successivamente esportate dal UK Drill. L'Inghilterra ha un ruolo fondamentale in questa vicenda, un luogo di congiunzione tra culture musicali lontane che vengono rielaborate e globalmente riconosciute ed in cui anche Dutchavelli e Che Lingo ne fanno parte.

Articolo a cura di Lorenzo Sivilli

11/07/2020

[READING TIME 1 MINUTO]

Soltanto nelle ultime due settimane sono stati pubblicati due album di artisti ormai deceduti, Pop Smoke e Juice WRLD. Indipendentemente dal gradimento che il pubblico ha dimostrato nei confronti dei due progetti, entrambi rappresentano un'intensa rievocazione di due artisti che hanno influenzato il panorama hip-hop mondiale con il loro flow, il loro stile ed i loro testi.

Ma qual è l'effettiva intensione di un album postumo?

La storia della musica è colma di esempi di album simili sia criticati che amati dal pubblico, come ad esempio "Michael" di Michael Jackson del 2010, o il più recente "Skins" di # # .
È molto difficile riuscire ad identificare uno dei primissimi esempi di album postumi nella storia musicale mondiale, ma posso certamente citare quello che fu il progetto postumo più influente nell'ambito della musica rap, "R U Still Down? (Remember Me)" di Tupac.

L'album, uscito nel 1997, oltre ad essere il primo progetto postumo di Tupac, è anche la prima raccolta di brani ad essere pubblicata sotto l'etichetta discografica Amaru Entertainment per opera della madre Afeni Shakur.

In seguito all'omicidio di Tupac, sua madre intentò una causa contro la Death Row Records, che possedeva tutti i diritti delle registrazioni e dei brani inediti di Tupac. Afeni vinse tale causa agli inizi del 1997 e poté onorare la memoria del figlio pubblicando i suoi brani autonomamente. O almeno questo è ciò che la storia ci ha tramandato.

Non sono qui a dirvi come si fa un buon album postumo, quanto più a farvi riflettere sulla potenza mediatica che può assumere un tale progetto, oltre certamente alla sua importanza sentimentale. Se gli album di Pop Smoke e Juice WRLD siano nati per commemorazione o per soldi o se siano un capolavoro oppure no, non siamo noi a stabilirlo ma sarà il corso del tempo che ci tramanderà l'esito finale.
Per ora ci limitiamo a godere di questa musica per ciò che è, senza secondi fini.

Articolo a cura di Lorenzo Sivilli

08/07/2020

[Reading Time 2 minuti]

Russel Vitale, meglio conosciuto come Russ, è da anni uno degli artisti preferiti di chi sta scrivendo.

Avete presente quegli amori spontanei che nascono con la musica, no?

Quelli che sei seduto tranquillamente sul tuo autobus verso scuola e spotify, che per qualche mistero hai scordato di mettere in ripetizione di una qualche playlist, spara direttamente nel tuo cervello impreparato, un pezzo di un qualche artista che non conoscevi e che in quel momento stesso ti sembra la cosa più assurda del mondo.

O quando sei con degli amici e qualcuno fa partire quel pezzo che ferma per un secondo il tempo, attraversando la barriera di tutti i cazzi tuoi che ti stavi facendo, e riesce ad arrivare al tuo orecchio in qualche modo, portandoti a lui come se quel suono fosse tutto quello di cui avevi bisogno.

Ecco, questo è stato Russ per me.

Per essere più precisi è stato speciale perchè il primo, successivamente questa cosa mi è successa con tanti artisti.

Ho amato tutto di Russ artisticamente, dal primo istante.

Il sound, definito ma adattabile a una varietà assurda di moods; la naturale capacità di apparire in suprema confidenza su qualsiasi traccia, che essa sia malinconica o autocelebrativa; il fatto che l'autocelebrazione di Russ non sia mai fine a se stessa, ma faccia parte di un grande mindset (ha pubblicato anche un libro, che mi mangio le mani di non aver ancora comprato) che lui definisce e spiega dalla prima traccia della sua carriera.

L'infinità quantità e qualità della sua produzione, che soprattutto nei primi album variava molto, spaziando da tracce sul reggea come "Just go up" a tracce con campionamenti soul (Esther Phillips) come "Goodbye", rimanendo però in una coerenza di suono personale e inconfondibile, molto Hip Hop/R&B.

Il fatto che si totalmente autoproduca dal giorno uno; scrivendo, registrando, mixando, masterizzando, prima spesso anche facendo i video, completamente da solo.

Il fatto che sia esploso, abbia creato una propria etichetta (la DIEMON) e abbia fatto uscire dieci lavori da indipendente prima di firmare, nel 2016, un contratto con la Columbia.

"Millionaire before a label, that`s called leverage". Vi consiglio di cercare la lyrics.

Sta di fatto che, sempre a parere di chi sta scrivendo in questo momento, Russ firma con la Columbia, fa uscire "There's Really A Wolf", il suo primo album sotto etichetta, il suo masterpiece definitivo, il suo progetto migliore senza ombra di dubbio per numeri, qualità e quantità; e poi qualcosa si rompe.

Nonostante la grande pubblicità data dall'accordo con la Columbia prima dell'uscita del suo secondo album non indipendente, ma sempre totalmente autoprodotto, sui cartelloni luminosi a Time Square e per mezza america, il lavoro non ha convinto; quindi per numeri non ha prodotto neanche lontanamente quanto il suo predecessore, che gli ha fruttato numerose placche dorate e platinate.

Ora, non sto assolutamente dicendo che la qualità della musica si basi solo sul numero delle vendite, anche se è indubbiamente un fattore di quanto impatto abbia, ma da grande fan di Russ quale sono, io per primo non ho trovato negli ultimi due/tre anni quello che mi aveva sempre dato ascoltandolo.

Magari in alcune tracce, sporadicamente, l'ho anche risentito quel flusso di rap violento, ma cantilenante allo stesso tempo, quasi ubriaco, quella confidenza inarrivabile che, nonostante possa essere scambiata per presunzione, è l'estrema consapevolezza di ciò che si ha, ciò che si può e ciò che si è raggiunto nella vita.

Zoo, il secondo album sotto major appunto, da molti, me compreso, è stato percepito più come un regresso che come un progresso, nella consapevolezza che ovviamente, un artista come Russ, nella sua carriera più che decennale cambi e sperimenti in continuazione.

Anche i singoli che ne hanno preceduto l'uscita e che sono venuti dopo sono apparsi deboli, una ripetizione di un qualcosa che aveva già fatto, ma senza la stessa "convinzione" a cui eravamo abituati.

Insomma, per più di un anno ho smesso di controllare se fosse uscito un pezzo nuovo di Russ la mattina, o sul suo profilo, o in qualsiasi modo possibile.

Non me ne fregava niente.

Poi il 30 giugno 2020, quindi 6 giorni prima rispetto alla scrittura di questo articolo, succede qualcosa. Mi alzo la mattina, apro assonnatamente instagram come sempre, come tutti e davanti ai miei occhi ancora poco lucidi appare, come un pugno in bocca, un post di Russ in cui annuncia di essere tornato indipendente al 100%, seguito da "y'all know what that means right".

Hype, ma neanche troppo.

Come se la cosa avesse scosso qualcosa nella mia mente, si fosse piazzata in uno spazietto nel cervello, ma poi fosse scomparsa.

Questa mattina, 6 luglio 2020, per un motivo imprecisato che non ricordo, vado sul suo profilo spotify e vedo che il 3 di questo mese è uscito un nuovo brano: "live From The Villa".

Ripescando da quel meandro dalla mia mente la notizia che fosse tornato indipendente mi dico "va bene, sentiamo"; clicco e metto in play.

Mi illumino d'immenso.

Tralasciando la citazione poetica, sono letteralmente impazzito sul posto.

L'ho totalmente risentito, come una vibrazione corporea astratta ma inconfondibile.

Come un brivido che non provi da anni e che il giorno in cui ricompare, nell'istante in cui lo fa, non hai nessun dubbio su cosa sia. Lo riconosci immediatamente.

Tre minuti consecutivi di rappata a un livello di confidenza deistica senza nessun eguale sul pianeta terra.

Tre minuti di naturale supremazia metrica, lirica e mentale.

Quel Russ a cui sembra che la rappata esca fuori come la più pura e innata sorgente d'acqua fresca.

Sta per uscire un altro singolo e io sono tornato a controllare la sua pagina instagram almeno un paio di volte al giorno.

Tutto è bene quel che finisce bene.

Russ is back.

Articolo a cura di Jacopo Mancini.

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