Anche se il sole tramonta è sempre lì

Anche se il sole tramonta è sempre lì

Questa pagina contiene: poesie, scritti, audiolibri, aforismi, proverbi, musica,ecc

Crea dell’arte stupefacente con dei sassi😳 (@pebblepicassos)ig 27/09/2024

Wow 😮 Wow

Crea dell’arte stupefacente con dei sassi😳 (@pebblepicassos)ig Disclaimer: Copyright Disclaimer Under Section 107 of the Copyright Act 1976, allowance is made for "fair use" for purposes such as criticis...

Sei protetta dalla legge 🕶 26/09/2024

RICORDATI!!!
Sei protetta dalla legge!

Sei protetta dalla legge 🕶

25/09/2024
Photos from Artisti Spirduti Siracusa Ortigia 's post 25/09/2024

Post di:Artisti Spirduti Siracusa Ortigia

25/09/2024

Bellissimo post di:PROF. DEB

Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.
(Talil Sorek)

Talil Sorek, poetesse israeliana, aveva soli 13 anni quando scrisse questa poesia che ha vinto un premio ed è diventata famosa in tutto il mondo. Attraverso un'immagine molto semplice, Talil ci fa riflettere su ciò che può significare la parola "pace" in una zona come il Medio Oriente, teatro di molti terribili conflitti. Questi versi sono dedicati ai 35 bambini di Beirut che stanotte hanno perso la vita durante un raid israeliano.

Photos from Domiziano's post 25/09/2024

Fate Attenzione!!
Post di:Domiziano

25/09/2024

Bellissimo post di:Domiziano

“Quando l'ho catturato era giustamente terrorizzato, lottava offrendomi uno o due tentacoli, sperando fossi una murena (amico mio, io e i miei consimili siamo assai peggio di qualsiasi murena).

Col pensiero gli dicevo "tranquillo, non voglio farti male ma solo spostarti da qui, ci passa troppa gente", che pensiero stupido..

Si è calmato, allora ho mollato la presa.

Si è spostato dietro il mio braccio e mi guardava.

Istintivamente sapeva che il pericolo viene dai miei occhi, e se ne teneva distante, ma non riusciva a non guardare.

Poi ha aderito totalmente alla mia pelle, leggerissimo, senza presa, ma ben ancorato con le ventose centrali.

I tentacoli mi toccavano appena ed ho capito che mi stava studiando, cercava di capire.

La sua colorazione, inizialmente bianca di terrore, poi rossa di lotta adesso era moderatamente mimetica, tranquilla.

Solo i due tentacoli frontali, più scuri, fiammeggiavano di coraggio e di curiosità. Il patagio tra i tentacoli si era allargato ad avvolgermi.

Cosa voleva prendere da me?

Un pensiero mi ha attraversato la mente, come se non fosse mio, come se venisse da fuori entrato dalla mia pelle.

Il calore!

Gli piaceva?

Gli interessava?

Lo voleva "capire"?

Senza mai smetterla di guardarmi negli occhi, mi percepiva con tutto il suo corpo.

Sentivo che comunicavamo ma senza parole, senza mente. Una sensazione devastante, per me, letteralmente insopportabile.

Una forma di vita, di intelligenza, sicuramente non inferiore alla mia, anzi sicuramente superiore alla mia e a quella di moltissimi dei miei conspecifici, mi voleva conoscere.

Non per mangiarmi, non per cacciarmi dal suo territorio (o qualcun'altra umana st*****ta) ma per conoscermi, per sapere di me.

Un essere affamato di sensazioni che gli lampeggiano sulla cute, pure, mai filtrate, un esploratore.

L'ho indotto ad andare via, chi si avvicina agli umani muore e muore male.

E' diventato rosso cupo, il colore della fuga, e si è diretto verso uno spacco invincibile tra le rocce.

Dove volevo io.

Un attimo prima di tuffarsi nel buio si è fermato, è diventato di mille colori, poi è sparito.

Cosa mi hai detto, cosa hai provato??

Sono tornato a terra diverso, per sempre.

Queste parole gliele devo.

Magari qualcuno, leggendo questa poca cosa, inizia a voler capire.”

Giorgio Paesani

Parole che ci restituiscono in maniera perfetta un essere di un intelligenza superiore che noi umiliamo come pietanza come fosse un insalata.

23/09/2024

Bellissimo video pubblicato dalla pagina: Utopia.

Post from Dr. Massimo Giusti 22/09/2024

Dr. Massimo Giusti

Post from Dr. Massimo Giusti Il people pleaser è una persona che deve compiacere gli altri, e lo fa a scapito del proprio interesse e autostima. Alcuni comportamenti frequenti sono non s...

Caro mio non essere felice 22/09/2024

Vi Auguro tanta serenità!! 😃

Caro mio non essere felice

19/09/2024

Io questo romanzo lo Amo!
Divertentissimo, sorprendente.. davvero fantastico.
Avevo visto su un canale RAI qualche spezzone del telefilm " Vincenzo Malinconico avvocato d'insuccesso", ma il romanzo ha una verve ed una dinamica che ti porta ha leggerlo tutto d'un fiato.
Ringrazio di cuore lo scrittore: Diego De Silva per averci regalato questo cabochon di opale dalle mille e svariate coloratissime opalescenze.
Ve lo consiglio calorosamente.
P. S. Nessuno mi ha pagato per questa recensione. È solo frutto dell' amore per la scrittura e la lettura.
Buona serata a

18/09/2024

Riposa in Pace
Totò Schillaci
Eroe di Italia 90

18/09/2024

Post di:Aforismi e Citazioni

18/09/2024

Post di:PROF. DEB

"Io sono diventato profondamente catanese, i miei figli sono nati e cresciuti a Catania, qui ho i miei pochissimi amici ed i molti nemici, in questa città ho patito tutti i miei dolori di uomo, le ansie, i dubbi, ed anche goduto la mia parte di felicità umana. Io amo questa città con un rapporto sentimentale preciso: quello che può avere un uomo che si è innamorato perdutamente di una pu*****, e non può farci niente, è volgare, sporca, traditrice, si concede per denaro a chicchessia, è oscena, menzognera, prepotente, e però è anche ridente, allegra, violenta, conosce tutti i trucchi e i vizi dell'amore e glieli fa assaporare, poi scappa subito via con un altro; egli dovrebbe prenderla mille volte a calci in faccia, sputarle addosso "al diavolo, zo***la!", ma il solo pensiero di abbandonarla gli riempie l'animo di oscurità".
(Giuseppe Fava, da "I Siciliani")

Ripropongo oggi questo mio vecchio post per riocrdare un grande uomo che oggi avrebbe compiuto 99 anni se fosse stato ancora in vita. Inizialmente accolto con scetticismo nella direzione del Giornale del Sud nel 1980, Giuseppe Fava, originario di Palazzolo Acreide (SR), creò un gruppo redazionale ex novo, affidandosi a giovani ed inesperti cronisti improvvisati, tra cui il figlio Claudio. Pippo, come era chiamato, fece di quel giornale un quotidiano coraggioso. Nel 1981 pubblicò "Lo spirito di un giornale", un articolo in cui chiariva le linee guida della sua redazione: basarsi sulla verità per "realizzare giustizia e difendere la libertà". Fu in quel periodo che iniziò a denunciare le attività di Cosa Nostra, attiva nel capoluogo etneo soprattutto nel traffico della droga.
Per un anno il Giornale del Sud continuò senza soste il suo lavoro. Il tramonto della gestione Fava fu segnato da tre avvenimenti: la sua avversione all'installazione di una base missilistica a Comiso, poi comunque realizzata; la sua presa di posizione a favore dell'arresto del boss Alfio Ferlito; l'arrivo di una nuova cordata di imprenditori al giornale. Fu
organizzato un attentato a suo danno, a cui scampò, con una bomba contenente un chilo di tritolo e poi la prima pagina del Giornale del Sud che denunciava alcune attività di Ferlito fu censurata. Poco dopo, Pippo Fava fu licenziato. I giovani giornalisti occuparono la redazione, ma a nulla valsero le loro proteste. Inoltre, ricevettero scarsa solidarietà. Successivamente, il Giornale del Sud chiuse i battenti per volontà degli stessi editori. Rimasto senza lavoro, Fava si rimboccò le maniche e con i suoi collaboratori fondò una cooperativa, chiamata Radar, per poter finanziare un nuovo progetto editoriale. Il gruppo riuscì a pubblicare il primo numero della rivista mensile "I Siciliani" nel 1982. L' articolo più clamoroso, firmato Pippo Fava, era intitolato "I quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa". Si trattava di un'inchiesta-denuncia sulle attività illecite di quattro imprenditori catanesi. Nel 1983 Fava rilasciò la sua ultima intervista a Enzo Biagi e sette giorni dopo, alle ore 21:30 del 5 gennaio 1984, fu ucciso da cinque proiettili calibro 7,65 alla nuca. Il giornalista non fece in tempo a voltarsi né a stupirsi, probabilmente non si accorse neppure di morire, il che rappresentò l'unico effimero conforto per i suoi amici e per la sua famiglia. Come non ricordare oggi, anniversario della sua nascita avvenuta il 15 settembre 1925, questo intellettuale scomodo, questa mente acuta, questa fine coscienza siciliana?

18/09/2024

Post di:Domiziano

Voglio chiedere ai passeri
come piangono quando il piombo li colpisce.
Voglio chiedere agli alberi della foresta
come si lamentano quando li abbatte il taglialegna costringendoli a dormire.
Perfino della pietra, quando è frantumata,
voglio conoscere i reali sentimenti.
E le campane... com'è che non versano sangue e pianto?
Voglio chiedere ai vermi della terra
sulle profonde tenebre sinistre... e sul freddo privo di misericordia.
All'asino sulla sua paternità.
E i segnali delle strade che conducono alle lontane città,
voglio conoscere i segreti della loro solitudine serale coperta di ruggine,
d'umidità, e dei fremiti del quieto metallo.
Voglio intrufolarmi nel cuore di tutto ciò che si muove
e gridare a suo nome.
Ogni animale è condotto al macello dal suo padrone... eppur continua a
pascolare.
Ogni corpo inanimato è disperato. Ogni insetto.
Ogni piccola mandorla che cade quando non vorrebbe
voglio che abbia la sua giusta parte nel mio cuore in cui ritrovarsi. .. Quanto all'uomo
quanto all'uomo...
la grande creatura che parla d'amore, che conosce la coniugazione dei verbi,
la guida delle locomotive
e la meditazione
e la bianca menzogna e la menzogna nera
e la scelta delle scarpe adatte
e le maniglie delle porte
e i quaderni
e il grado di concentrazione degli acidi chimici velenosi...
L'uomo...
l'uomo che sorride e manifesta i propri sentimenti,
che canta comunque vada.
L'uomo che produce morte copiosa,
e le feste che a malapena dan sollievo alla mano solinga!!
Con tutto ciò, non voglio chiedergli
se sono le fruste che si abbattono sul suo corpo
a costringerlo, forse, talvolta, a gridare a gola spiegata
"Ah... madre mia..."

Damasco 1975
Nazìh Abu 'Afash

18/09/2024

Post di:Geopop

18/09/2024

Post di:Gualdana dell'Orso

𝗟𝗔 𝗡𝗘𝗥𝗔 𝗦𝗜𝗚𝗡𝗢𝗥𝗔
Da sempre l’umanità è stata obbligata a familiarizzare con la 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚, incontrata con altissima frequenza. In certi periodi, tuttavia, questa ineluttabile realtà si è fatta più presente. Nel Medioevo, per esempio, carestie, epidemie, guerre, faide, duelli, esecuzioni hanno reso l’incontro con la 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚 quasi quotidiano. E a rischiare di morire erano, al contrario di quanto avviene oggi, soprattutto i bambini e i giovani, a causa dei molti conflitti e delle malattie che mettevano a dura prova sistemi immunitari fragili.

Il cristianesimo, a differenza delle religioni pagane antiche, aveva educato la gente a convivere più serenamente con la 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚. La speranza di un riscatto, vissuta dalle persone di fede, l’aspirazione a una nuova vita oltre la morte, che ai giusti veniva promessa, rendeva l’idea della 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚 medesima più tollerabile e meno spaventosa.

Cristo, ossia il Dio incarnato, aveva, d’altro canto, voluto condividere con l’umanità intera quella spaventosa esperienza cui invece gli altri dei, 𝙛𝙖𝙡𝙨𝙞 𝙚 𝙗𝙪𝙜𝙞𝙖𝙧𝙙𝙞 sembravano sottrarsi. Gli stessi morti non erano più percepiti come repulsivi: in fondo, il cristianesimo aveva educato a venerare l’immagine del corpo di un uomo ucciso sulla croce.
Le tombe non erano motivo di vergogna ma venivano addirittura accolte dentro o in prossimità degli edifici pubblici, soprattutto quelli religiosi. Le tombe dei martiri erano, addirittura, oggetto di devozione; le loro 𝙨𝙥𝙤𝙜𝙡𝙞𝙚 𝙢𝙤𝙧𝙩𝙖𝙡𝙞 mortali o le 𝙧𝙚𝙡𝙞𝙦𝙪𝙞𝙚 (termine proveniente dal latino e che significa “𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞”), costituite da parti dei corpi dei santi oppure da oggetti che erano entrati in contatto con loro, erano ricercate come beni preziosi.

Questa concezione quasi positiva della 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚 cristiana, accettata con rassegnazione e perfino con letizia da chi non è in peccato mortale è ben espressa nel 𝘾𝙖𝙣𝙩𝙞𝙘𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝘾𝙧𝙚𝙖𝙩𝙪𝙧𝙚 di 𝙁𝙧𝙖𝙣𝙘𝙚𝙨𝙘𝙤 𝙙'𝘼𝙨𝙨𝙞𝙨𝙞, composto intorno al 1224, che è una lode a Dio attraverso le sue opere e un inno alla vita, che presuppone una visione positiva della Natura, intesa come riflesso della bontà divina.

Anche la 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚 è concepita da 𝙁𝙧𝙖𝙣𝙘𝙚𝙨𝙘𝙤 come parte integrante della vita stessa:
«𝘓𝘢𝘶𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘪𝘪, 𝘰 𝘮𝘪𝘰 𝘚𝘪𝘨𝘯𝘰𝘳𝘦
𝘱𝘦𝘳 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘴𝘰𝘳𝘢 𝘔𝘰𝘳𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰𝘳𝘢𝘭𝘦.
𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯 𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘷𝘪𝘷𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘶𝘰̀ 𝘴𝘤𝘢𝘮𝘱𝘢𝘳𝘦.
𝘎𝘶𝘴𝘪 𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘰𝘳𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘱𝘦𝘤𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘦.
𝘉𝘦𝘢𝘵𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘦𝘳𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘶𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘰𝘯𝘵𝘢̀
𝘱𝘰𝘪𝘤𝘩𝘦̀ 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘭𝘢 𝘔𝘰𝘳𝘵𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘧𝘢𝘳𝘢̀ 𝘢𝘭𝘤𝘶𝘯 𝘮𝘢𝘭𝘦»

Tuttavia, soprattutto nel Basso Medioevo e certi eventi percepiti come apocalittici come la 𝙥𝙚𝙨𝙩𝙚 𝙩𝙧𝙚𝙘𝙚𝙣𝙩𝙚𝙨𝙘𝙖 trecentesca, scatenarono comprensibilmente un profondo senso collettivo di angoscia e, non di rado, di disperazione. La 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚, come nel mondo antico, tornò a fare paura: una paura che la fede nel Cristo morto e risorto riuscì ad arginare con difficoltà. Non è solo la paura dell’Inferno a terrorizzare: è proprio la morte in sé a scatenare il panico.

Tale forma di terrore è ampiamente testimoniata da una ingente quantità di soggetti letterari e iconografici, diffusi ovunque in Europa, dai libri miniati ai tantissimi affreschi delle chiese o dei cimiteri.
In quasi tutte le immagini che vedono la 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚 protagonista, colpisce l’indifferenza di questa allo status (sociale, politico, economico) delle sue vittime: tutti, uomini, donne, poveri, ricchi, miserabili e potenti, sono soggetti alla sua legge, sono tutti obbligati a seguirla.

Questo poteva risultare quasi consolatorio per chi aveva tanto tribolato in vita: nessuno poteva sottrarsi. Per contro, la drammatica constatazione che nulla dura, che nulla si mantiene, non la ricchezza, non la giovinezza, non l’avvenenza fisica, che tutto è vano rendeva lo stesso senso del vivere precario e incerto. Il 𝙈𝙚𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙈𝙤𝙧𝙞 (letteralmente: “ricordati che devi morire”), la nota locuzione in lingua latina, divenne, già nel Medioevo, un monito perenne per i vivi.

Nel Medioevo, a partire dalla seconda metà del XIII secolo, la 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚 viene rappresentata attraverso l’iconografia della 𝙉𝙚𝙧𝙖 𝙎𝙞𝙜𝙣𝙤𝙧𝙖, la cui immagine è quella di uno scheletro animato e ghignante, che talvolta presenta qualche brandello di carne ancora attaccato. Ella è sovente coperta da un 𝙣𝙚𝙧𝙤 𝙢𝙖𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙤 con cappuccio, è armata di una 𝙛𝙖𝙡𝙘𝙚 o di una lancia, occasionalmente è alata o a cavallo. Si tratta di una efficacissima quanto 𝙤𝙧𝙧𝙞𝙧𝙞𝙛𝙞𝙘𝙖 𝙖𝙡𝙡𝙚𝙜𝙤𝙧𝙞𝙖: le ossa umane, ciò che rimane dopo la decomposizione della carne, richiamano con grande efficacia il tema della corruttibilità del corpo.

Tra le più antiche espressioni del macabro tema della 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚, ricordiamo l’illustrazione della leggenda dell’𝙄𝙣𝙘𝙤𝙣𝙩𝙧𝙤 𝙙𝙚𝙞 𝙩𝙧𝙚 𝙫𝙞𝙫𝙞 𝙚 𝙙𝙚𝙞 𝙩𝙧𝙚 𝙢𝙤𝙧𝙩𝙞i, assai diffusa sotto forma di affreschi o miniature.
Tale leggenda – la cui narrazione scritta apparve per la prima volta in un racconto in francese del 1275, redatto da Baldouin de Condé, trovatore di Valenciennes – narra di tre giovani cavalieri che, durante una battuta di caccia nella foresta, incontrano tre cadaveri che li ammoniscono dicendo: «𝘾𝙞𝙤̀ 𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙩𝙚 𝙫𝙤𝙞, 𝙣𝙤𝙞 𝙨𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙖𝙙𝙚𝙨𝙨𝙤. 𝘾𝙝𝙞 𝙨𝙞 𝙨𝙘𝙤𝙧𝙙𝙖 𝙙𝙞 𝙣𝙤𝙞, 𝙨𝙘𝙤𝙧𝙙𝙖 𝙨𝙚 𝙨𝙩𝙚𝙨𝙨𝙤».

Un magnifico esempio di questa particolare allegoria della 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚 si trova nel Chiostro di Santa Maria di Vezzolano, ad Albugnano (Asti): è un affresco realizzato tra il 1350 e il 1360, dove i morti si ergono dalle tombe e dove compare anche un monaco, l’eremita, San Macario, qui nella veste di intermediario tra gli uomini e Dio, che ammonisce i cavalieri invitandoli a fare penitenza. Il terrore dei tre vivi è evidentissimo e si estende ai cavalli imbizzarriti.

Nell'illustrazione un affresco realizzato da un anonimo lombardo che raffigura un 𝘾𝙖𝙫𝙖𝙡𝙞𝙚𝙧𝙚 e la 𝙈𝙤𝙧𝙩𝙚 [1320 circa] conservato a Como, nella Pinacoteca Civica. Il cartiglio in mano alla Morte recita:
«𝙄𝙊 𝙁𝙐𝙄 𝘾𝙊𝙈𝙀 𝙏𝙐 𝙎𝙀𝙄 𝙊𝙍𝘼.
𝙏𝙐 𝙎𝘼𝙍𝘼𝙄 𝘾𝙊𝙈𝙀 𝙎𝙊𝙉𝙊 𝙄𝙊 𝘼𝘿𝙀𝙎𝙎𝙊»


ᵐᵈᵐ

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18/09/2024

Non c'è dolore in terra🌍
Che il cielo 🌃
Non possa guarire.
" San Tommaso il Moro"

13/07/2024

Post di: Aforismi e Citazioni

Veniva chiamato “sporco” perché la sua pelle era scura e “poco intelligente” perché parlava a malapena l'inglese. Fu inserito in una classe speciale per immigrati. Presto avrebbe imparato la sua nuova lingua.

Quando la sua famiglia si stabilì a Boston, p***e una sorella e il fratellastro a causa della tubercolosi. Sua madre morirà di cancro.

Scriverà: “Dalla sofferenza sono nate le anime più forti; gli esseri più enormi sono segnati”.

Nacque in povertà il 6 gennaio 1883 nell'attuale Libano.

Credeva nell'amore, credeva nella pace e credeva nella comprensione.

Si chiamava Kahlil Gibran ed è conosciuto soprattutto per la sua opera “Il Profeta”. Il libro, pubblicato nel 1923, avrebbe venduto decine di milioni di copie, diventando il terzo poeta più venduto di tutti i tempi, dopo Shakespeare e Laozi.

Pubblicato in 108 lingue in tutto il mondo, alcuni passi de “Il Profeta” vengono citati in occasione di matrimoni, discorsi politici e funerali, ispirando personaggi influenti come John F. Kennedy, Indira Gandhi, Elvis Presley, John Lennon e David Bowie.

Era schietto e attaccava l'ipocrisia e la corruzione. I suoi libri furono bruciati a Beirut e in America ricevette minacce di morte.

Scriveva: “State uniti, ma non troppo vicini: Perché le colonne del tempio sono separate, e la quercia e il cipresso non crescono l'uno all'ombra dell'altro”.

Tradotto con DeepL.com (versione gratuita)

08/06/2024

Complimenti 👏👏👏 a: ArtArtisti Spirduti Siracusa Ortigia

Siamo anche su LA SICILIA grazie all'articolo della giornalista Francesca Garofalo, che ringraziamo di vero ❤️ e con la quale ci complimentiamo per il suo bellissimo "pezzo" 👏🙏TOP 🥳

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Non so se abbiamo ragione loro o altre regioni.�Quello che so... È che trovo interessante il loro punto di vista. �Comun...
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