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Troppo spesso le nostre esperienze vengono coperte dall’essere persone con disabilità e non persone di successo.

Molto spesso non cerchiamo compassione, ma si desidererebbe far emergere il fatto che nonostante la nostra disabilità siamo riusciti ad arrivare in vetta.

L'Oscar alla carriera a Michael J. Fox non va inteso come risarcimento per le intemperie da lui attraversate, per una inesorabile e invalidante disabilità che ha compromesso da molti anni il suo lavoro nel cinema. Ci metterebbe tutti in pace se così fosse, le medaglie alla bontà hanno il miracoloso potere di alleviare la responsabilità sociale collettiva di fronte a qualsivoglia fragilità. [...]

Questo premio dobbiamo leggerlo come un paradosso che, piuttosto, ha dello straordinario. Il riconoscimento gli è stato attribuito non tanto per i suoi passati meriti cinematografici, quanto per la parte che si è scelto nell'interpretare la sua vita. [...]

Il caso Michael J. Fox ha una sua caratteristica di esemplare rarità. Un attore pieno di talento, amato e stimato che invece di consumarsi nel rimpianto dei riflettori ha fondato la «Michael J. Fox Foundation for Parkinson's Research», attraverso cui ha raccolto oltre un miliardo di dollari per la ricerca. Questa storia non fa parte della sceneggiatura di un film, nessuno l'ha scritturato per esserne l'attore protagonista. È stato lui il produttore di sé stesso, nel ruolo più difficile di chi non si rassegna a farsi annichilire dal destino che colpisce alla cieca.

Il commento integrale di Gianluca Nicoletti è su La Stampa