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La Metformina viene anche utilizzato dai medici come farmaco off-label per la perdita di peso, in quanto è stato dimostrato che potrebbe promuovere la perdita di peso attraverso meccanismi sconosciuti negli esseri umani in sovrappeso o affetti da obesità.È interessante notare che studi recenti hanno dimostrato che la Metformina non solo previene l’aumento di peso corporeo indotto da una dieta ad alto contenuto di grassi (HFD) ma provoca anche una perdita di peso in un modello di obesità indotta dalla dieta (DIO).Questo effetto sulla riduzione del peso è sembrato parzialmente dovuto alla soppressione dell’alimentazione mediata dal fattore di crescita/differenziazione 15 (GDF15) circolante e dal suo recettore della famiglia GDNF recettore α-simile (GFRAL) nel retropancia.Tuttavia, il meccanismo con cui la Metformina modula la spesa energetica nei tessuti periferici rimane poco chiaro.La Metformina ha mostrato effetti significativi come soppressore dell’assunzione di cibo.Il trattamento con Metformina ha ridotto sensibilmente nei topi il WAT sottocutanea (scWAT) [dello 0,89g (-67%)].Da notare è la diminuzione non significativa del peso del BAT nei topi trattati con Metformina.La Metformina non sembra causare una diminuzione non significativa dei livelli di mRNA e di UCP1.La Metformina sembra ridurre l’espressione dell’mRNA dei geni lipolitici nel scWAT.
Se è vero che il fattore estrogenico va correttamente gestito, questo vuol dire che non va mai indirizzato in eccesso o in difetto (a meno di brevi periodi di tempo concernenti la preparazione). Oggi sappiamo che gli estrogeni hanno un importante ruolo nella regolazione del metabolismo glucidico e lipidico, non che sul metabolismo energetico cellulare. Gli effetti degli estrogeni sulla gestione del glucosio e dell’energia sono mediati da quattro azioni coordinate: 1) protezione e facilitazione della secrezione e della funzione dell’insulina nel controllo della disponibilità di glucosio per i tessuti; 2) modulazione della ripartizione energetica, favorendo l’uso dei lipidi come principale substrato energetico quando la loro disponibilità è superiore a quella dei carboidrati; 3) protezione funzionale attraverso meccanismi antiossidanti; 4) effetti centrali sul metabolismo energetico dell’intero organismo e sul mantenimento dell’omeostasi.
Un altro supplemento che trova una sua logica d’essere in una “Carne e Acqua” (come in una ipocalorica protratta) e’ il 7-Keto-DHEA.Il 7-Keto e i metaboliti ossigenati del DHEA si interconvertono utilizzando alcuni degli enzimi utilizzati nel metabolismo del Cortisolo, come l’11β-HSD1 che induce la conversione del inattivo Cortisone nell’attivo Cortisolo.Questa inibizione competitiva è stata osservata alla concentrazione di 5-10µM con l’isomero β che è 7 volte più potente dell’isomero α e anche il 7-Keto è efficace con un Ki di 1,13+/-0,15µM e altrove è stata osservata un’inibizione concentrazione-dipendente su questo enzima e può interferire con il Corticosterone e il Cortisone.A seconda del contesto, i metaboliti ossigenati del DHEA sono sia substrati che inibitori di questo enzima.L’effetto constato nella pratica è comunque contenuto e non paragonabile a farmaci come l’Amminoglutetimide.Un altro inibitore della 11β–HSD1 è l’11-oxoandrostenedione (11-OXO; Adrenosterone).Si tratta di un ormone steroideo surrenalico con un effetto androgeno estremamente debole in quanto è il precursore del 11-ketotestosterone.È, appunto, un inibitore selettivo competitivo della 11β-HSD1, con una potenza maggiore del 7-Keto.Lo steroide in questione, infatti, venne preso in esame per il trattamento della Sindrome di Cushing.
L’uso della Metformina trova la sua ragione d’essere in una “carne e acqua” per via del suo effetto su l’attività metabolica cellulare via PPAR e AMPK, con conseguente miglioramento del metabolismo energetico sia glucidico che lipidico il che, sebbene ci si trovi in un regime low-carb, ipoteticamente dovrebbe indurre delle “forzature di sistema” tali da spingere l’organismo ad attingere maggiormente dai depositi adiposi e dal surplus amminoacidico come substrati di sostentamento per via della “precarietà” dei livelli di glucosio ematico. Inoltre, la Metformina riduce le concentrazioni di glucosio plasmatico a digiuno riducendo i tassi di produzione epatica di glucosio a partire dagli amminoacidi [protein sparring] il suo effetto sui contributi relativi della glicogenolisi epatica e della gluconeogenesi rimane comunque controverso. Alcuni studi concludono che la Metformina agisca principalmente riducendo i tassi di gluconeogenesi; altri, che agisce riducendo i tassi di glicogenolisi epatica.Comunque sia, il corpo può ricavare solo 1.000Kcal al giorno attraverso la gluconeogenesi in una dieta di sole proteine dal momento che il fegato è in grado di produrre solo 250g di glucosio dalle proteine, e non importa quante proteine si mangino. Con l’aggiunta di 750mg/die di Metformina si ipotizza, almeno da considerazioni fatte per via di rapporti sui cambiamenti glicemici, per quello che valgono, che la produzione di glucosio scenda a circa 120-180g al giorno, al limite del mantenimento dei tessuti glucosio dipendenti.
Per ricordare il tragitto da dove si è partiti (post dimagrimento ponderale).
Da sinistra a destra: 3/08/2023 - 3/08/2024 [da 82.3Kg a 89.3Kg]. Un anno di lavoro in fisiologia per ottenere un incremento di massa magra (e contrattile) con un miglioramento della body Fat. Attualmente in ipercalorica (+300kcal/die circa al basale). .sturiale
L’affinità di legame relativa dei vari steroidi sessuali per le SHBG è DHT > Testosterone > Androstenediolo > Estradiolo > Estrone.Il DHT si lega alle SHBG con un’affinità circa 5 volte superiore a quella del Testosterone e circa 20 volte superiore a quella dell’Estradiolo.Il DHEA è un debole ligando delle SHBG, mentre il DHEA-S non presenta affinità per le SHBG.Neanche l’Androstenedione è un ligando delle SHBG avendo una affinità di legame unicamente per l’albumina.Anche l’Estrone solfato e l’Estriolo mostrano una scarsa affinità di legame per le SHBG.Meno dell’1% del Progesterone è legato alle SHBG.Le SHBG diminuiscono con livelli elevati di Insulina, hGH, IGF-1, Androgeni, Prolattina e Transcortina. Alti livelli di estrogeni e Tiroxina ne provocano l’aumento.Come metodi OTC per ridurne di qualche punto percentuale la sintesi epatica vi è l’uso di Bromo; ma non ha mai mostrato cambiamenti così sensibili alla dose indicata di 10mg/die. Esiste, però, un ligando non steroideo da banco che possiede un miglior potenziale sul controllo delle SHBG in contesto fisiologico: il 3,4-Divanillyltetrahydrofurano.Si tratta di un lignano presente in una sottospecie di Urtica dioica (ortica). Ha mostrato essere il lignano con la più alta affinità di legame per le SHBG (Ka = 3,2 ± 1,7 × 106 M-1), sebbene essa non sia in termini assoluti elevata.Il 3,4-Divanillyltetrahydrofurano ha mostrato di ridurre il legame del DHT marcato con le SHBG. È stato suggerita un’inibizione competitiva dell’interazione SHBG-DHT da parte del lignano.In definitiva, la molecola occupa i siti di legame delle SHBG, riducendo così la capacità delle stesse di legare altri ormoni steroidei come gli estrogeni e gli androgeni, aumentando la frazione libera di Testosterone.
Estratto dall’introduzione all’articolo: “Ma vi sono altri, i così detti “agofobici” [si, esistono…si dopano e hanno paura dell’ago] che cercano di ripiegare con l’uso spesso fallimentare di DHEA [il quale, attraverso la conversione in Androstenediolo e Androstenedione converte maggiormente in E1 che a sua volta possiede una scarsa tendenza alla conversione nel più utile E2. Altri decidono di usare il Clomifene Citrato (Clomid®) o l’Enclomifene Citrato (Androxal®) per cercare di mantenere una attività dell’Asse HPT tale da garantire loro adeguati livelli di E2.
Sappiamo benissimo che i SERM agiscono a livello dei ER ipotalamici stimolando il rilascio di GnRH e, successivamente, a livello ipofisario, di LH e FSH. E’ infatti pratica comune nella PCT utilizzare tali farmaci per avere una risposta di “recupero” iniziale della produzione endogena di Testosterone dopo l’uso di AAS e loro azione soppressiva del sistema endocrino in questione.
A questo punto la domanda è: è possibile che l’uso di SERM come il Clomifene Citrato o il suo enantiomero attivo Enclomifene possa avere una risposta terapeutica anche durante l’uso di AAS?
Facciamo un pò di ripasso e cerchiamo di arrivare ad una conclusione logica e, per lo meno, accademica …”
Lo Stanozololo (orale) ha un’emivita biologica notevolmente lunga, > 24 ore?Non aveva una emivita di 8-9h per l’orale e 24h per l’iniettabile? In effetti, per esempio, nelle linee guida da prescrizione la forma iniettabile è indicata la somministrazione di 50mg ogni 2-3 settimane.I farmaci 17AA (17α-alchilati; ad esempio, Stanozololo, Methandienone, Oxymetholone ecc…) sono caratterizzati da un’emivita biologica relativamente lunga (dell’ordine di ore) dovuta all’aggiunta del gruppo metilico nel piano α-orientato del 17° carbonio del classico nucleo steroideo o anello steranico.Questa 17α-alchilazione contribuisce a prolungare l’effetto anabolico attraverso il metabolismo epatico e inibisce l’aromatizzazione dell’anello A a estrogeni.Come questa modifica a livello del C-17, la modifica apportata allo Stanozololo - un’aggiunta all’anello pirazolico, fuso alla giunzione tra il secondo e il terzo carbonio dell’anello-A del 5α-diidro sterano - serve a prolungare ulteriormente l’effetto anabolico attraverso la resistenza al metabolismo epatico. Mentre l’emivita del Methyltestosterone varia da circa 3 a 7h a seconda della fonte di riferimento (ad esempio, Hazardous Substances Data Bank [HSDB] o DrugBank), l’emivita biologica del Fluoxymesterone di 9,2 ore spiega le comuni linee guida per la prescrizione (opuscolo Androxy® ) per gli adulti, che prevedono l’uso di dosi da 10 a 40mg al giorno in 1 o 4 dosi, cioè ogni 4 ore, e anche tenendo conto dei dati inapplicabili relativi al 4-deidroclorometiltestosterone per via endovenosa (Oral-Turinabol®) che mostrano la sua emivita terminale di 16h (la somministrazione parenterale prolunga la bioattività), l’emivita biologica dello Stanozololo, superiore alle 24h, è sorprendente, poiché è superiore del 50% a quella dell’emivita terminale dell’OT dopo infusione endovenosa.In pratica, con lo Stanozololo, non è necessario preoccuparsi dell’ottimizzazione della dose: l’assunzione una volta al giorno durante il regime garantisce un anabolismo continuo, anche se non sempre “consigliato” per possibili problemi gastrointestinali.
Lo Stanozololo sembra essere un antagonista selettivo del PR discretamente potente, e che mostra la metà della sua efficacia a una bassa concentrazione di 0,1188 uM.Sappiamo che gli androgeni progestinici (ad es, MENT, Trenbolone ecc…) possono avere un effetto di potenziamento della attività estrogenica tissutale facilitando la comparsa di ginecomastia e contribuiscono a una più potente soppressione dell’Asse HPT alterando la pulsatilità del dendro KNDy, e possono esercitare effetti antiandrogeni a livello tissutale (inibizione dell’AR) potendo contribuire direttamente alla ginecomastia (inoltre, gli estrogeni sovraregolano la sintesi di PR).Piuttosto che affidarsi esclusivamente a un AI per ridurre i livelli assoluti di estrogeni per combattere questi effetti, una selezione razionale di farmaci potrebbe includere lo Stanozololo.
Sebbene i dati mostrino una tendenza alla diminuzione del Testosterone sierico nei casi di iperprolattinemia (solitamente causata da un tumore secernente Prolattina e da alcuni farmaci), non esiste una chiara relazione causale con la comparsa di ginecomastia.La Prolattina può certamente interrompere il rilascio ipotalamico di GnRH durante l’allattamento, agendo come un contraccettivo naturale probabilmente attraverso l’interruzione dei neuroni KNDy nell’ipotalamo.Il ruolo diretto della Prolattina nella Ginecomastia, se esiste, è come minimo non chiaro.Se gioca un ruolo, per esempio, sembra essere effettivamente irrilevante nella maggior parte dei casi, semplicemente perché il recettore della Prolattina sembra essere espresso nel tessuto mammario solo in una minoranza di casi di Ginecomastia.Speculativamente, un potenziale meccanismo nell’induzione della ginecomastia da parte di un’elevata Prolattina sierica potrebbe essere dovuto al cross-talk tra Progesterone e hGH con aumento dell’espressione del recettore della Prolattina.I recettori del Progesterone sono stati identificati in alcuni campioni di tessuto mammario maschile, ma il significato clinico è sconosciuto.L’eccessiva manipolazione dei capezzoli, spremendoli e talvolta pizzicandoli, non è un idea così intelligente.Tale comportamento ha anche il potenziale per aumentare la Prolattina in una certa misura e può infiammare il tessuto sottostante (che sembrerà più consistente). Esistono alcuni casi in letteratura in cui l ‘”auto-manipolazione del seno” apparentemente aveva causato Galattorrea.
Gli androgeni aromatizzabili (ad esempio, il Testosterone e il Trestolone) mostrano una tendenza (una tendenza; piuttosto che un effetto significativo) ad aumentare la Prolattina sierica come conseguenza dei loro prodotti aromatici che agiscono come fattori stimolanti la secrezione di Prolattina dall’ipofisi anteriore.Degno di nota è il fatto che il Nandrolone, a dosi basse, non sembra avere effetti significativi sulla Prolattina sierica (probabilmente a causa di livelli di E₂ inferiori alla norma).Al contrario, gli androgeni non aromatizzabili (ad esempio, Trenbolone, Methenolone, Drostanolone, ecc.) probabilmente riducono la Prolattina sierica.Questa è un’osservazione empirica basata sui risultati di analisi del sangue umano, nonché la base di un’ipotesi prevalente avanzata per la prima volta da De Las Heras et al. nel 1979: Poiché è stato riportato che la secrezione di Prolattina nel ratto maschio è pulsatile, l’analisi delle differenze tra i livelli basali di Prolattina basata su una singola determinazione può essere fuorviante.Una possibilità alternativa è che alcuni androgeni siano in realtà inibitori della secrezione di Prolattina.Nei nostri studi, i valori più bassi tra tutti i gruppi sono stati ottenuti negli animali trattati con Diidrotestosterone o Androstenediolo, anche se le differenze non hanno mai raggiunto la significatività. Nolin et al. hanno riportato che il Diidrotestosterone ha soppresso in modo significativo i livelli di Prolattina in ratti femmina intatti.
Mentre lo Stanozololo tende a ridurre l’IGF-I assoluto, il suo uso in combinazione con androgeni aromatizzabili e rhGH, entrambi agenti che lo aumentano potentemente, incrementa la frazione libera e attiva dell’IGF-I diminuendo l’espressione del IGFBP-3.Dei 10mg di produzione media giornaliera di IGF-I in un uomo sano e normale (“livelli endogeni”), circa 1mg (cioè la parte libera in circolo nelle 24 ore) esercita gli effetti biologici connessi alla attività del peptide.Sfortunatamente, l’approccio di buon senso alla stimolazione della secrezione epatica di IGF-I mediante la somministrazione di rhGH presenta un enigma: poiché il GH è lo stimolatore primario di IGFBP-3 e ALS, il GH esogeno sovrafisiologico aumenta la frazione totale di IGF-I libero, riducendo al contempo la sua bioattività relativa, analogamente al Testosterone libero nei confronti del Testosterone sovrafisiologico (attraverso la riduzione delle SHBG), ergo androgeni e AAS liberi. La tesi esposta, quindi, è che lo Stanozololo possa essere considerato un agente per aumentare la biodisponibilità dell’IGF-I nei confronti della somministrazione di rhGH.
Nel fegato, il LAGS è un sito di legame a bassa affinità per i glucocorticoidi, come il Cortisolo, che lega liberamente gli ormoni catabolici circolanti. Solo lo Stanozololo ha dimostrato di provocare un’inattivazione del sito di legame del LAGS dose-tempo dipendente e irreversibile, il che suggerisce una modulazione allosterica negativa del legame dei glucocorticoidi al LAGS. Lo Stanozololo è quindi il più potente tra i metilati in C17 (Stanozololo > Fluoxymesterone > Metandienone > Methyltestosterone) nella :↓affinità dei glucocorticoidi (es. Cortisolo); ↓ affinità di siti di legame con LAGS; ↑ tasso di dissociazione dei glucocorticoidi dai siti di legame dei glucocorticoidi. Il nuovo meccanismo dello Stanozololo rispetto agli altri metilati in C17, che lo rende non solo particolarmente potente ma anche unico nella sua inattivazione irreversibile del sito di legame del LAGS, è che questa azione è mediata dal suo metabolita 16β-idrossilato (16β-ST). Ma c’è “l’inghippo”: la conseguenza sistemica netta di questa regolazione allosterica negativa da parte dello Stanozololo è un aumento effettivo della segnalazione classica del GR (cioè un aumento del catabolismo del muscolo scheletrico) grazie all’aumento della disponibilità di glucocorticoidi per il GR citosolico.Questa caratteristica unica dello Stanozololo è quindi sfavorevole dato che causa un aumento del catabolismo muscolare (non sicuramente una buona cosa).
Gli studi dimostrano che l’emivita plasmatica delle iniezioni sottocutanee di HGH è di 7-10 ore. In confronto, l’emivita plasmatica del GH prodotto naturalmente nel corpo (o iniettato per via endovenosa) è di soli 20 minuti. I livelli sierici di hGH iniziano a salire pochi minuti dopo l’iniezione sottocutanea, ma l’aumento raggiungerà gradualmente il picco 3-4 ore dopo l’iniezione. Inoltre, ci vorranno 11-12 ore in totale dopo l’iniezione perché i livelli plasmatici di hGH raggiungano i valori di base. L’aumento conseguente di IGF-1 endocrino segue una curva che si protrae per circa 24h. Si comprende facilmente che la preoccupazione di taluni di alimentarsi (specie con fonti glucidiche) in concomitanza dell’uso di rhGH non ha molto senso vita la vita attiva del protide. Sebbene il hGH sia un ormone iperglicemizzante esso subisce comunque un contrasto d’effetto dato dal aumento del IGF-1 e, soprattutto, del Insulina pancreatica che non viene inibita. I problemi in tal senso possono verificarsi in contesti ipercalorici dove si abusa del peptide per periodi superiore i 28 giorni (media statistica). In Cut, cioè in IPOCALORICA, l’attività lipolitica diretta e termogenica indiretta del hGH non verrà soppressa perché consumerete un pasto o più durante le 7-10h di vita attiva del rhGh: il deficit permane e permane la richiesta di substrati energetici compensativi (vedi grassi). Inoltre, i livelli di Insulina non saranno cronicamente alti e la SI sarà comunque buona anche se il livello di questa dipenderà anche e soprattutto dalla gestione del piano e dei PEDs cosomministrati.
Il Testolattone [acido 13-idrossi-3-oxo-13,17-secoandrosta-1,4-dien-17-oico δ-lattone] è un 18-oxasteroide sintetico e un analogo D-omo-18-oxo dell’Androstenedione (androst-4-en-3,17-dione), con un anello lattonico a sei membri al posto dell’anello D carbociclico a cinque membri.L’azione principale del Testolattone e’ l’inibizione dell’attività dell’Aromatasi e la conseguente riduzione della sintesi di E2.Studi in vitro riportano che l’inibizione dell’Aromatasi può essere non competitiva e irreversibile, e potrebbe spiegare la persistenza dell’effetto di questo farmaco sulla sintesi degli estrogeni dopo la sua sospensione.E’ stato riscontrato che il Testolattone al dosaggio di 1.000mg/die riduce i livelli di E2 negli uomini del 25-50% dopo 6-10 giorni di utilizzo.Questa riduzione è sostanzialmente inferiore a quella ottenuta con gli AI di seconda e terza generazione.Oltre alla sua attività di inibitore dell’Aromatasi, il Testolattone possiede anche una certa attività anabolizzante e una debole attività androgena attraverso il legame e l’attivazione del AR.Tuttavia, la sua affinità per l’AR è molto bassa; in uno studio, ha mostrato lo 0,0029% dell’affinità dello steroide anabolizzante Metribolone (100%) per l’AR umano (Ki = 41 μM e 1,18 nM rispettivamente).Inoltre, in nessuna donna che ha partecipato a studi clinici con il Testolattone sono stati segnalati effetti collaterali androgeni come irsutismo, acne e alterazioni della voce.Il Testolattone veniva utilizzato principalmente per il trattamento di vari tipi di cancro al seno nelle donne in menopausa o le cui ovaie non funzionano più [forma orale a 250mg per 4 volte al giorno].Può anche impedire alle cellule tumorali di essere attivate da altri ormoni.Il Testolattone è stato utilizzato anche per ritardare la pubertà precoce grazie alla sua capacità di bloccare la produzione di estrogeni.Inoltre, è stato utilizzato nel trattamento della ginecomastia.La vendita del Testolattone è stata sospes nel 2008 e non è più disponibile per uso medico.
In uno studio pubblicato nel luglio del 2023 sul The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, i ricercatori hanno voluto approfondire la questione, da me già trattata, della “memoria muscolare AAS-indotta”.Essi hanno ipotizzato che gli ex utilizzatori di AAS mostrano domini di mionuclei più piccoli (cioè una maggiore densità di mionuclei) rispetto ai controlli abbinati.Si tratta di uno studio trasversale svolto su uomini di età compresa tra i 18 e i 50 anni impegnati in allenamenti di forza a livello ricreativo.Sono stati inclusi 25 maschi: 8 utilizzatori attuali e 7 ex utilizzatori di AAS e 10 controlli. La durata mediana (25°-75° percentile) dell’uso di AAS è stata di 174 (101-206) e 140 (24-260) settimane rispettivamente negli utilizzatori attuali e negli ex utilizzatori di AAS (P = .482).La media geometrica (95% CI) della durata trascorsa dalla cessazione dell’uso di AAS era di 4,0 (1,2; 12,7) anni tra gli ex utilizzatori di AAS.Le fibre muscolari di tipo II degli ex utilizzatori di AAS presentavano una densità di mionuclei e un rapporto DNA-citoplasma più elevati rispetto ai controlli, corrispondenti a domini di mionuclei più piccoli (P = .013).L’uso di AAS protratto più a lungo (settimane, log2) è stato associato a domini di mionuclei più piccoli nei precedenti utilizzatori di AAS: coefficiente beta (95% CI) -94 (-169; -18), P = .024.Le fibre di tipo I degli utilizzatori attuali di AAS presentavano una quantità maggiore di cellule satelliti per miofibra (P = .031) rispetto ai controlli.Le fibre muscolari degli ex utilizzatori di AAS hanno dimostrato una densità di mionuclei e un rapporto DNA-citoplasma persistentemente più elevati 4 anni dopo la cessazione degli AAS, suggerenti una maggiore capacità di ripristino.
La somministrazione di Testosterone Enantato per 20 settimane mostra un aumento dose-dipendente (fino a 600mg di Testosterone Enantato alla settimana; pari a 432mg di Testosterone effettivo) dell’emoglobina e dell’ematocrito, soprattutto negli uomini più anziani, mentre l’EPO non lo fa.La somministrazione di Testosterone porta alla soppressione dell’Epcidina sierica in uomini giovani e anziani aumentando l’assorbimento di Ferro.Il dosaggio del Testosterone (fino a 600mg di Testosterone Enantato a settimana) è altamente correlato con l’ampiezza di questa soppressione.Con dosaggi fino a 600mg di Testosterone Enantato alla settimana, l’emoglobina ha mostrato un aumento di 1,42g/dL nei giovani uomini dopo 20 settimane.Ciò si traduce in un aumento dell’ematocrito di poco superiore al 4%.Fortunatamente, sembra esserci un limite alla misura in cui gli AAS possono aumentare l’ematocrito. Grazie allo studio HAARLEM, su 100 utilizzatori di AAS (dose media 898mg/week) si è riscontrato un aumento del 3% dell’ematocrito dei soggetti al termine del ciclo. Questo dato è in linea con l’aumento del 4% osservato in precedenza.Sembrerebbe che l’aumento dell’ematocrito si stabilizzi a un dosaggio di androgeni di circa 500mg a settimana.Infine, c’è da aggiungere che i soggetti dello studio non hanno effettuato donazioni di sangue o flebotomie, quindi questo non è stato un fattore confondente.La risposta al incremento del HCT è soggetta anche a variabili individuali.Forse il trattamento migliore consiste nel ridurre notevolmente il dosaggio (ben al di sotto dei 500mg settimanali) o nell’interrompere del tutto l’uso di AAS [tornando in fisiologia controllata]. In questo modo si abbasserà l’ematocrito, con un effetto completo dopo un paio di mesi, e si annullerà il rischio.Nei casi più complessi, si può sempre consultare un medico generico per eseguire una flebotomia terapeutica a intervalli più frequenti.Occorre ricordare che ad ogni donazione di flebotomia si perde molto Ferro.
Gli estrogeni inibiscono l’assunzione di cibo, mentre il progesterone e il testosterone possono stimolare l’appetito. Questo può far luce sui diversi impatti sul appetenza osservati con diversi AAS e con ratio E2:androgeni differenti negli atleti Enhanced.E’ stato osservato che topi femmina ovariectomizzati trattati con DHT e alimentati con una dieta ad alto contenuto di grassi in condizioni di alimentazione libera o in coppia per 3 mesi, mostrano, in condizioni di libero accesso al cibo, una maggiore assunzione di cibo e un peso corporeo più elevato rispetto agli animali di controllo.Questi topi presentavano anche un accumulo significativamente maggiore di grasso nel fegato e mostravano un aumento del glucosio a digiuno, una ridotta tolleranza al glucosio e una resistenza alla Leptina.Tuttavia, quando questi topi sono stati sottoposti a una dieta ristretta e alimentati con le stesse quantità caloriche dei controlli (pair-feeding), il loro peso corporeo è aumentato allo stesso ritmo degli animali di controllo.Ciò suggerisce che gli androgeni regolano l’assunzione di cibo attraverso un’alterata sensibilità alla Leptina.Gli androgeni possono promuovere la bulimia stimolando l’appetito e riducendo il controllo degli impulsi, una proposta supportata dall’osservazione che il trattamento antiandrogeno attenua il comportamento bulimico.Non stupisce, quindi, che durante le diverse fasi ormonali del ciclo mestruale l’assunzione giornaliera di cibo varia e, inoltre, durante la gravidanza e l’allattamento si verificano notevoli adattamenti fisiologici dell’appetito e della composizione corporea.La regolazione del comportamento alimentare e delle funzioni metaboliche da parte degli ormoni sessuali ha una notevole importanza generale per la salute delle donne, come indicano i disturbi di questa regolazione associati a una serie di disturbi clinici.Le donne affette da PCOS sono per il 50% obese e presentano un aumento del tessuto adiposo viscerale e dell’insulino-resistenza, nonché un’alterata regolazione dell’appetito, compresa un’alterata secrezione di grelina e colecistochinina.Non per nulla, sia l’anoressia che la bulimia nervosa sono correlate ad alterazioni endocrine.
L’alterazione del metabolismo dei corticosteroidi e l’attivazione del recettore dei minerolocorticoidi (MR) sono stati associati a malattie cardiovascolari (Briet e chiffrin, 2010; Hadoke et al., 2009; Lastra et al., 2010).
L’antagonismo del MR inibisce l’assorbimento di ioni sodio (Na⁺) indotto dall’aldosterone nei reni, nelle cellule principali del dotto collettore (Rafestin-Oblin et al., 2002) e influenza il trasporto di Na⁺ nella vescica. Le principali conseguenze dell’antagonismo del MR sono i disturbi elettrolitici (conseguenze dell’azione alterata dell’aldosterone) e lo sviluppo di ipertensione e malattie cardiovascolari.
Il Trenbolone, probabilmente agendo in modo analogo allo steroide di ricerca Metribolone, antagonizza il MR e quindi esercita un’azione aterosclerotica (accumulo di placche nelle arterie) e infiammatoria, dannosa per il cuore.
Dovrebbe essere ormai chiaro che, per valutare il potenziale di un AAS le tabelle della Androgeno:Anabolico ratio sono pressoché inutili.Del limite del Test di Hershberger, dal quale provengono le ratio, ne ho già lungamente parlato in un articolo e in un video. Quindi, su cosa basarsi? Sulla ritenzione di Azoto misurata nei test clinici.Quando si tratta di ritenzione di azoto, abbiamo visto negli studi clinici che non c’è una differenza significativa tra gli AAS più potenti di ciascuna categoria (DHT derivati, 19-norsteroidi ecc).Dopo il 1935 il metodo migliore per scoprire e misurare l’azione di costruzione delle proteine da parte degli steroidi androgeni nell’uomo si è rivelato essere lo studio dell’equilibrio metabolico.Nel 1955, quando furono sviluppati gli steroidi anabolizzanti meno androgeni, il metodo del bilancio dell’azoto fu nuovamente utilizzato per valutare e confrontare l’effetto di risparmio di azoto delle varie preparazioni.
I risultati dei numerosi studi sull’equilibrio dell’azoto che sono stati eseguiti sono i seguenti: i 17 beta-esteri iniettabili, come Nandrolone Fenilpropionato, Nandrolone Decanoato e Metenolone Enantato esercitano una forte azione anabolica per diverse settimane, pari a 2-2,50g di azoto/giorno, che corrisponde a un guadagno giornaliero di 12-15g di proteine o 60-75g di massa magra.I derivati 17-alchilati oralmente attivi inducono un effetto di risparmio di azoto dose-dipendente dello stesso ordine.La ritenzione di azoto era più o meno la stessa tra tutti gli AAS valutati nello studio di cui sopra.Ovviamente, il potenziale di un AAS si misura anche per sinergia e azione indiretta.
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