Andrea Scuderi

Andrea Scuderi

Esperto di diritto civile, amministrativo e del lavoro, consulente di numerosi enti, amministrazioni pubbliche, Società e imprese di prima rilevanza.

26/08/2022

Esiste, fra i temi centrali della campagna elettorale, quello del passaggio dalla “𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦” a quella “𝘱𝘳𝘦𝘴𝘪𝘥𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘭𝘦”.
È un punto compreso nel programma politico di Fratelli d’Italia che, nel corso di questa legislatura, ha presentato in tal senso una “𝘱𝘳𝘰𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘮𝘰𝘥𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦” (atto numero 716 della Camera, respinto con mozione del maggio scorso).
Nella proposta di Fratelli d’Italia – che potrebbe essere riproposta nella prossima legislatura – si prevedono diverse modifiche della Costituzione nella parte relativa alla “𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘰”.
L’articolo 84 verrebbe modificato, prevedendo che il Presidente della Repubblica venga “…𝘦𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘢 𝘴𝘶𝘧𝘧𝘳𝘢𝘨𝘪𝘰 𝘶𝘯𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘢𝘭𝘦 𝘦 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘵𝘵𝘰…”.
Si prevede altresì, modificando l’articolo 92, che il Presidente della Repubblica “𝘱𝘳𝘦𝘴𝘪𝘦𝘥𝘢” il Consiglio dei Ministri “𝘯𝘰𝘮𝘪𝘯𝘢𝘯𝘥𝘰” il Primo ministro (e, su proposta di quest’ultimo, tutti gli altri ministri componenti del Governo).
Il Governo della Repubblica si insedierebbe quindi senza alcun voto di fiducia del Parlamento, ma in forza della diretta nomina del Presidente della Repubblica.
Al Parlamento verrebbe solamente riservata – secondo la previsione di modifica dell’articolo 94 – la possibilità di un “𝘷𝘰𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘴𝘧𝘪𝘥𝘶𝘤𝘪𝘢” al governo da parte della maggioranza assoluta dei parlamentari e con l’indicazione di un nuovo Presidente del Consiglio.
Il Presidente della Repubblica infine – oltre che essere titolare esclusivo del potere di “𝘴𝘤𝘪𝘰𝘨𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰” delle Camere – avrebbe, secondo la previsione di modifica dell’articolo 95, la “𝘥𝘪𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘨𝘦𝘯𝘦𝘳𝘢𝘭𝘦” della politica del Governo, con la relativa “𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢̀”.
Si tratta di un “𝘱𝘳𝘰𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘮𝘰𝘥𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦”, che si presta a diverse e fondate critiche.
Le elenchiamo in sintesi, trattandosi di un argomento sul quale è prevedibile che debba continuarsi a discutere sino alla data del voto.
L’eliminazione del vincolo di fiducia fra il Parlamento e il Governo – che sarebbe direttamente “𝘯𝘰𝘮𝘪𝘯𝘢𝘵𝘰” dal Presidente della Repubblica e assumerebbe le funzioni esecutive senza alcun preventivo voto parlamentare – rischia infatti di aprire la via ad un conflitto tra i principali organi costituzionali del paese.
E si tratterebbe di un conflitto nel quale il Presidente della Repubblica, sarebbe al tempo stesso, “𝘨𝘪𝘰𝘤𝘢𝘵𝘰𝘳𝘦” e “𝘢𝘳𝘣𝘪𝘵𝘳𝘰”.
“𝘎𝘪𝘰𝘤𝘢𝘵𝘰𝘳𝘦”, nel momento in cui presiede e dirige la politica del Governo, essendone responsabile.
“𝘈𝘳𝘣𝘪𝘵𝘳𝘰”, nel momento in cui – di fronte alla prospettiva di un “𝘷𝘰𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘴𝘧𝘪𝘥𝘶𝘤𝘪𝘢” da parte del Parlamento contro il Governo da lui “𝘥𝘪𝘳𝘦𝘵𝘵𝘰” e “𝘱𝘳𝘦𝘴𝘪𝘦𝘥𝘶𝘵𝘰” – avrebbe in mano il “𝘤𝘢𝘳𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪𝘯𝘰 𝘳𝘰𝘴𝘴𝘰” che gli consentirebbe di sciogliere le Camere e mandare fuori campo tutti i parlamentari.
Senza dire, d’altro canto, che – nel caso in cui dovesse intervenire la “𝘴𝘧𝘪𝘥𝘶𝘤𝘪𝘢” del Parlamento al Governo – ciò equivarrebbe ad un “𝘷𝘰𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘴𝘧𝘪𝘥𝘶𝘤𝘪𝘢” nei confronti dello stesso Presidente della Repubblica, che del Governo è il principale responsabile (del quale perciò, diverrebbe difficile la stessa permanenza in carica).
Col rischio reale di creare condizioni di instabilità e caos, che metterebbero a rischio i capisaldi della nostra vita democratica.
Il presidenzialismo “𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘔𝘦𝘭𝘰𝘯𝘪” è perciò una ricetta che rischia di avvelenare l’Italia.
Con la conseguenza che – se il centrodestra da lei capitanato avesse quella forza parlamentare pari ai due terzi che consente di mutare la costituzione senza fare ricorso al referendum popolare – diventerebbe concreto il pericolo che vengano unilateralmente introdotte pericolose modifiche alla nostra Costituzione!
Queste considerazioni, per quanto sintetiche e brevi, ne portano con sé altre.
È vero, per un primo aspetto, che l’attuale sistema parlamentare – a causa delle instabilità degli ultimi decenni – richiede che si provveda ad alcune modifiche.
Per altro verso tuttavia, le necessarie modifiche – da introdurre con la dovuta cautela, evitando squilibri che possano trascinarci nel caos – è bene che risultino da un democratico confronto tra le diverse parti politiche (col riconoscimento di una reciproca legittimazione democratica).

Agenda di informazione elettorale 24/08/2022

Agenda di informazione elettorale La “Agenda elettorale” che ci accingiamo a pubblicare nel prossimo periodo è un servizio offerto agli elettori. Ed è, al tempo stesso, un modo per richiamare l’attenzione sul momento – particolarmente difficile e denso di responsabilità – in cui cade la competizione elettorale del 25 se...

01/08/2022

Ascolto una trasmissione televisiva sulla crisi dello smaltimento dei rifiuti a Roma.
La conduttrice intervista un giornalista che si dichiara contrario alla realizzazione di un “inceneritore”.
La dichiarazione mi lascia assai perplesso.
Di “inceneritori”, infatti, non se ne parla più – essendo poco funzionali e dannosi per l’ambiente – da oltre vent’anni.
Sul punto, è utile qualche chiarimento.
Nel ciclo di smaltimento dei rifiuti, basato sulla “raccolta differenziata” residua sempre “a valle” – dopo la separazione delle diverse frazioni “riciclabili” di carta, plastica, vetro e umido (quest’ultimo destinato alla trasformazione in “compost”) – un’ultima frazione, equivalente al 25/30 per cento circa del totale, di rifiuto “indifferenziato”.
Si tratta di tutti quei rifiuti – stracci, stoffe, legno, utensili dismessi, ceramiche, posate di plastica, gomma, pannolini, lamette da barba ecc… – che, non rientrando nelle frazioni “differenziate”, sarebbero destinati allo smaltimento in discarica.
Nei primi anni ’90 – si affacciava già a quell’epoca l’esigenza, oggi purtroppo ancora attuale, di ridurre lo smaltimento in discarica sino ad eliminarlo – si pensò di “incenerire” la frazione “indifferenziata”.
Quest’idea venne allora fortemente e giustamente criticata.
L’incenerimento produceva infatti un inquinamento dell’aria a causa della diossina e di altre sostanze nocive (e non restituiva alcun vantaggio in termini di “riciclo” dei rifiuti inceneriti).
Oggi tuttavia, grazie ai progressi tecnologici, la situazione è profondamente diversa.
I “termovalorizzatori” di cui si discute sono infatti assoggettati ad una rigorosa disciplina, tanto europea che nazionale, che riduce fortemente eventuali conseguenze negative per l’ambiente.
E, inoltre, trasformano il rifiuto indifferenziato in energia termica o gassosa (più che mai utile, in relazione al complicato orizzonte dell’approvvigionamento energetico).
Tanto da essere installati in importanti capitali, da Tokyo a Stoccolma.
Il progetto di “termovalorizzatore” del Sindaco di Roma è quindi coerente all’esigenza di una corretta “chiusura” del “ciclo dei rifiuti”.
E alle sfide che vengono dal cambiamento climatico e dalla necessità di conversione energetica.
Continuare ad agitare lo spettro dello “inceneritore” e opporsi al progetto di “termovalorizzazione” significa quindi rimanere chiusi in un incomprensibile “medioevo”, “tecnologico e ideologico”!

𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂 𝑺𝒄𝒖𝒅𝒆𝒓𝒊

25/07/2022

𝗟’𝗶𝗻𝘃𝗮𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗿𝘂𝘀𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗨𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗮 𝗿𝗶𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 “𝗽𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗻𝘂𝗰𝗹𝗲𝗮𝗿𝗲”.
Una paura che, nei miei ricordi, fu altrettanto forte nei primi anni ’80.
Era il 1981, quando i paesi NATO decisero di installare nella base di Comiso centocinquanta missili “𝘊𝘳𝘶𝘪𝘴𝘦” a testata nucleare.
Ciascuno dei quali missili poteva raggiungere Mosca, portandovi la distruzione.
Ci rendevamo conto che, in caso di conflitto nucleare, l’immediata azione sovietica avrebbe annientato una larga parte della Sicilia Orientale.
Le manifestazioni di protesta che ne seguirono – ricordo in particolare quella dell’agosto 1983 – furono imponenti.
La base NATO di Comiso, negli anni successivi – nei quali abbiamo assistito a una generale mobilitazione pacifista, col conseguente avvio delle politiche di distensione internazionale – è stata dismessa (e lo è tuttora).
Ma la “𝘱𝘢𝘶𝘳𝘢 𝘯𝘶𝘤𝘭𝘦𝘢𝘳𝘦” è ritornata!
Gli accordi internazionali di “𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘭𝘪𝘧𝘦𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦” hanno impedito l’aumento dei paesi dotati di armi nucleari.
Ma, quei paesi che ne erano già dotati, le hanno ancora oggi mantenute.
E tra questi, alcuni – oltre la Russia anche gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra e il Pakistan – si sono riservati l’uso dell’arma nucleare, anche nel caso in cui fossero attaccati con armi convenzionali.
Siamo perciò, ancora una volta, in una condizione di grave rischio, per la sopravvivenza dell’umanità.
E di fronte all’ulteriore dimostrazione che le politiche autocratiche, i sovranismi, il rafforzamento degli arsenali militari e la rete di accordi economici – tutti fenomeni che trovano il loro fondamento nel desiderio di potenza, prevalenza, sopraffazione e vantaggio competitivo – non assicurano affatto questa sopravvivenza.
La quale, per essere reale, ha la necessità di recuperare la energica mobilitazione pacifista di quegli anni lontani.
Una mobilitazione che veda i popoli d’Europa, culla dei diritti umani e delle democrazie liberali, forti e uniti come allora.

𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂 𝑺𝒄𝒖𝒅𝒆𝒓𝒊

18/07/2022

𝗦𝘁𝗮𝗻𝗼𝘁𝘁𝗲, 𝗵𝗼 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝘂𝗻 𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼.
Un adolescente stava, assieme alla madre, dinanzi a una vetrina.
Esposti, c'erano un motorino e alcune biciclette.
L’adolescente chiedeva d’avere il motorino.
La madre gli spiegava che non era possibile e che, al più, poteva avere una bicicletta.
Il motorino costava troppo, la situazione economica in famiglia era assai difficile, si stava attraversando in generale un momento di grandi incertezze.
E poi, cosa sarebbe accaduto se tutti gli altri fratelli avessero preteso anche loro un motorino?
Non sarebbe stato possibile negarglielo e la famiglia sarebbe andata a rotoli!
L’adolescente – senza curarsi minimamente degli argomenti materni (dove prendiamo i soldi, cosa diciamo agli altri fratelli, dobbiamo evitare un dissesto del bilancio familiare, ecc…) – continuava ad insistere, indispettito e rosso in viso.
Sbottando, infine, in una perentoria esclamazione: «𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘦̀ 𝘶𝘯 “𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘢𝘵𝘶𝘮”!».
E, di fronte ad un’ennesima dichiarazione di impossibilità ad accettare questo “ultimatum”, si allontanava protestando.
Senza ottenere il motorino, né la bicicletta.

Mi sono svegliato, con la fronte imperlata di sudore.
L’adolescente, sfuggente e poco rassicurante, aveva il viso di Giuseppe Conte.
La madre – con la sua giacca rossa, la camicetta bianca e la gonna verde – lo guardava tristemente allontanarsi (pensando, purtroppo, che quello era un figlio che non riusciva a diventare adulto e responsabile!).

𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂 𝑺𝒄𝒖𝒅𝒆𝒓𝒊

07/03/2022

𝗟𝗲 𝗮𝗿𝗺𝗶 “𝗯𝘂𝗼𝗻𝗲”
Siamo d’accordo a sostenere l’Ucraina con tutti gli aiuti umanitari possibili.
Ed anche, con l’invio di quelle armi, che giovano per difendersi dall’invasione e dal massacro russo.
Dobbiamo però comprendere, che ciò non basta!
Come non basta, è anzi irresponsabile, dividersi tra chi sta a favore e chi sta contro questa scelta.
L’invio agli Ucraini, da parte delle democrazie occidentali, di aiuti umanitari e di armi per la difesa, va inquadrato in un disegno politico e in una conseguente azione diplomatica.
Bisogna evitare che l’Ucraina soccomba definitivamente all’aggressione, perché da quel momento in avanti l’umanità vivrebbe nell’incubo di chissà quante altre Ucraine!
Ma al tempo stesso, anche con la forza della ”𝘼𝙢𝙞𝙘𝙞𝙯𝙞𝙖” e della “𝙎𝙤𝙡𝙞𝙙𝙖𝙧𝙞𝙚𝙩𝙖̀” concretamente dimostrate, le democrazie europee ed occidentali devono convincere gli Ucraini a cedere alle arroganti pretese territoriali di Putin.
Cedere una parte, per salvare il tutto.
Sacrificarsi per la salvezza del loro popolo ma anche per ristabilire l’equilibrio e la pace nel mondo, allontanando il pericolo d’un terzo conflitto mondiale.
Accettare se necessario d’essere anche una Ucraina smilitarizzata, ma chiedere in cambio un patto di non aggressione.
Ed offrire contemporaneamente agli Ucraini, di fronte al loro sacrificio, un’Amicizia ed una Solidarietà ancora più grandi.
Aiutandoli a ricostruire le città, riprendere l’economia, partecipare ad una nuova fase di progresso scientifico e tecnologico.
Gli Ucraini stanno dimostrando d’essere un popolo di combattenti.
Occorre farli diventare, combattenti per la Pace.
Così le democrazie europee ed occidentali daranno prova d’avere abbandonato la vecchia politica degli equilibri di potere territoriale, economico e militare.
Trascinando l’Orso russo su un terreno da cui, sino ad oggi, si è tenuto lontano: quello della Democrazia, della Solidarietà e della Pace.
E così, le armi inviate agli Ucraini per difendersi dalle barbarie potranno avere il valore ed il significato di armi “𝙗𝙪𝙤𝙣𝙚”, armi “𝙥𝙚𝙧 𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙘𝙚”.
Andrea Scuderi, Cecilia Lanza

05/10/2021

Io sono, Mimmo Lucano

Sono Mimmo Lucano, perché da sempre sto con Antigone.

Sono Mimmo Lucano, perché sto con l’Umanità, la Fraternità e la Pietà quando sono offese dalla cecità e dai rigori del potere.

Sono Mimmo Lucano, perché testimonia quella Generosità e quell’Altruismo, senza i quali non è possibile la Civiltà.

Sono Mimmo Lucano, perché voglio sollevarmi dal peso del farisaismo, dell’indifferenza e del complice silenzio…
…e continuare ad avere Speranza in un Mondo migliore…

09/07/2021

Italo Calvino intitolò i “pro-memoria per il prossimo millennio” - pubblicati dopo la sua morte sotto il titolo “lezioni americane” – a cinque “qualità della letteratura”: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e complessità.

Ne mancò, per la sua morte, un’ultima: la sesta.

Poiché, in effetti, si trattava d’un ciclo di sei conferenze, che gli erano state richieste dall’Università di Harvard.

E l’aveva già pensata, senza arrivare purtroppo a scriverla, sotto il titolo di “consistency”, che pensò debba tradursi come “coerenza”.
Ed il fatto che non sia arrivato a scriverla, guardando il nostro panorama attuale, è stato proprio un peccato.

Perché le “lezioni”, le lessi nell’estate dell’88 subito dopo la pubblicazione postuma, come mi ricorda una data sulla pagina interna, non sono solo una profonda ed illuminata irruzione nei mondi affascinanti della letteratura.

Sono soprattutto, come lo stesso Calvino aveva appuntato a margine del suo testo, una indicazione di qualità e valori essenziali per il nostro futuro.

Alcuni dei quali, mi riferisco in particolare alla rapidità, all’esattezza ed alla purtroppo perduta coerenza, andrebbero posti, tornando ad una più banale attualità, alla base d’un problema che oggi ci affligge: quello cioè, della riforma d’un sistema burocratico senza la quale quel futuro a cui lo scrittore pensava sarà denso di insolubili problemi!

05/07/2021

È stata pubblicata una mia intervista su La Sicilia riguardo l’annoso problema degli sversamenti in mare di liquami e reflui industriali. Come già ho ribadito su La Sicilia, la Plaia è la spiaggia dei catanesi e merita più rispetto, a partire dalla qualità del mare. L’intervento strutturale è stato rimandato per troppi anni.
Una battaglia che abbiamo portato avanti insieme all’avv. Emiliano Luca e al nostro Studio Legale Scuderi Motta & Associati
Potete leggere l'articolo cliccando il link tra i commenti

24/06/2021

Italo Calvino nel 1962, su un numero de “Il Menabò”, scriveva del trauma che filosofia, letteratura ed arte subivano a causa della rivoluzione industriale.

Calvino osserva come “𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘵𝘪 𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘴𝘦́ 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰, 𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦, 𝘪 𝘭𝘶𝘰𝘨𝘩𝘪, 𝘪𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰, 𝘦𝘤𝘤𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢𝘯𝘰: 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘤𝘰𝘴𝘦 𝘮𝘢 𝘮𝘦𝘳𝘤𝘪 𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘥𝘰𝘵𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘴𝘦𝘳𝘪𝘦, 𝘭𝘦 𝘮𝘢𝘤𝘤𝘩𝘪𝘯𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘭 𝘱𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘯𝘪𝘮𝘢𝘭𝘪, 𝘭𝘢 𝘤𝘪𝘵𝘵𝘢̀ 𝘦̀ 𝘶𝘯 𝘥𝘰𝘳𝘮𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰 𝘢𝘯𝘯𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘢𝘭𝘭’𝘰𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘯𝘢, 𝘪𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘦̀ 𝘰𝘳𝘢𝘳𝘪𝘰, 𝘭’𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘪𝘯𝘨𝘳𝘢𝘯𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰”.
Sicchè, proseguiva “𝘭𝘦 𝘮𝘢𝘤𝘤𝘩𝘪𝘯𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘢𝘷𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘶𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪, 𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘢𝘯𝘰 𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘦, 𝘭𝘢 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘻𝘰𝘱𝘱𝘪𝘤𝘢 𝘦 𝘪𝘯𝘤𝘪𝘢𝘮𝘱𝘢 𝘥𝘪𝘦𝘵𝘳𝘰 𝘢𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘳𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘵𝘦𝘤𝘯𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘰, 𝘭𝘰 𝘴𝘷𝘪𝘭𝘶𝘱𝘱𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘵𝘦𝘤𝘯𝘪𝘤𝘢 𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘥𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘱𝘪𝘯𝘨𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘧𝘰𝘳𝘻𝘦 𝘣𝘪𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘰-𝘴𝘪𝘴𝘮𝘪𝘤𝘩𝘦”.

E’, secondo Calvino, il nuovo “𝘭𝘢𝘣𝘪𝘳𝘪𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘦𝘴𝘴𝘪𝘵𝘢̀”, di fronte al quale possiamo ricercarne una mappa, ovvero arrendersi alla sua voragine.
Nella sua riflessione, c’è un’indicazione.

Filosofia, Letteratura, Arte, se non ti danno la mappa del labirinto, tengono viva la tensione a ricercarla, a non arrendersi alla complessità ma a cercare di comprenderla.

A queste fondamentali Amiche e Compagne dell’Essere contemporaneo ne aggiungerei tuttavia un’altra: la Natura, quella dimensione naturale del reale che oggi ci manda messaggi forse ultimativi e ci richiama con forza a rientrare nella nostra reale e vera dimensione.

Sono certo che, se fosse ancora tra noi, anche il Calvino de “𝘐𝘭 𝘔𝘦𝘯𝘢𝘣𝘰̀” starebbe dalla parte della Madre Natura!

17/06/2021

I nostri diritti hanno origine nei doveri che altri hanno nei nostri confronti.
Perché se quei doveri non esistessero anche i nostri diritti non vedrebbero mai la luce.
Questo è profondamente vero, ma anche assolutamente reciproco: nel rispetto dei miei doveri verso gli altri sta il fondamento dei loro diritti.

E questa reciprocità ci lega gli uni agli altri in un vincolo indissolubile.
Costitutivo del nostro essere componenti di una comunità umana, civile e solidale.
Ed in definitiva, partecipi di un unico destino planetario.
Quando questo legame si infrange per le offese arrecate – più che mai se gravissima, come quella dei terroristi Pietrostefani, Petrella e gli altri fermati a Parigi – occorre fare sì che venga ricostituito.

E per questo, la prima e necessaria condizione è che l’offesa arrecata venga riconosciuta.
La latitanza significa il rifiuto arrogante di questo riconoscimento.
L’arresto e la detenzione al contrario, quando la realtà del torto è stata confermata dalle decisioni della giustizia, valgono proprio ad avviare questo processo.
E sono assolutamente necessari per giungere ai successivi passi: pentimento, perdono e riconciliazione.

Si tratta di una dimensione nella quale le necessità della giustizia devono essere capaci di incontrare, in una dimensione etica, i moti ed i sentimenti più autentici e profondi dell’animo e dell’esperienza umana: offesa, pentimento, perdono, riconciliazione.
Nella storia recente abbiamo avuto di ciò un esempio nella Commissione per la Verità e la Riconciliazione promossa da Nelson Mandela.

Ma sappiamo pure, che quando questo processo di riconoscimento della verità, di perdono e di riconciliazione non si compie, la ferita rimane aperta e continua a sanguinare.
Come sta accadendo per i torti arrecati negli Stati Uniti ai cittadini di origine africana.

E perciò necessario che i terroristi fermati a Parigi vengano estradati in Italia e qui la magistratura completi quel processo di riconoscimento, pentimento e riconciliazione che sia d’aiuto per chiudere i conti con questa dolorosa parte della nostra storia recente.

15/06/2021

Ad un burocrate che ha ricoperto le funzioni di direttore generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero negli anni precedenti allo scoppio della pandemia da Covid-19, è stato chiesto perché non avesse effettivamente provveduto ad attivare l’aggiornamento del piano pandemico.
Risponde "𝘮𝘢 𝘪𝘰 𝘪𝘯 𝘦𝘧𝘧𝘦𝘵𝘵𝘪, 𝘪𝘭 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘱𝘢𝘯𝘥𝘦𝘮𝘪𝘤𝘰 𝘭'𝘩𝘰 𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢𝘵𝘰".
Gli vien chiesto come mai, allora, il piano pandemico sia rimasto quello del 2006.
Risponde, ancora: di avere costituito una commissione, di avere fatto alcune riunioni, di avere inviato una bozza a chi doveva dare dei necessari pareri giuridici e tecnici, in attesa dei quali non si poteva inviare agli organi che lo avrebbero dovuto deliberare, sino a che non ne ha saputo più nulla essendo passato ad altre funzioni.
Ci troviamo così di fronte ad una sorte di ossimoro: l’aggiornamento del piano pandemico è stato “𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢𝘵𝘰”, ma tuttavia non esiste!
L’ossimoro trova una risposta, nella cultura e nel linguaggio burocratico.
Nei quali “𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢𝘳𝘦” ed “𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘳𝘦” qualcosa non significa modificare quello che c’era prima, giungendo ad una nuova realtà concreta.
E quindi, nel caso di cui si discute, ad una nuova ed effettiva organizzazione, dei sistemi di reazione ad una pandemia.
E’ sufficiente nominare commissioni, convocare riunioni, redigere bozze, chiedere pareri ed infine lasciare che tutto ciò rimanga senza alcun risultato.
Poiché ciò che manca, nella nostra amministrazione pubblica, è proprio la “𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢𝘵𝘰”.
Che costringerebbe a non sprecare risorse pubbliche, né a lasciare un lavoro incompleto; ma a giungere alla fine, mettendoci la faccia e la firma!
Quella firma dalla quale, Dio non voglia, chissà quali responsabilità potrebbero mai derivare!
Non credo che si possa effettivamente rinnovare la nostra amministrazione pubblica senza colmare questa carenza, non solo culturale ma, anche e soprattutto, etica!
Andrea Scuderi

05/06/2021

Serve che la politica ripassi principi fondamentali, come il senso dello Stato, il riguardo verso le istituzioni, lo spirito di servizio al Paese, la corretta dialettica, il ruolo delle competenze.

Ma, soprattutto, serve il rispetto della Verità.

Perché, alla fine, è la Verità che vince.

La Verità di un Paese che, in mezzo a difficoltà e criticità enormi, ha ancora, in tanti cittadini, necessità e voglia di resistere, lottare, crescere, valorizzare la propria bellezza e le proprie eccellenze.

03/06/2021

Durante la pandemia di COVID-19 ci siamo tutti ritrovati a confrontarci con una nuova realtà che ha scosso le nostre vite. Le conseguenze di questa situazione si faranno sentire per lungo tempo. Abbiamo toccato i limiti della fragilità, della precarietà e della nostra esistenza.

Abbiamo capito che le nostre costituzioni e le nostre leggi, di fronte a questi limiti, sono inadeguate.

Abbiamo fatto esperienza della nostra forza e solidarietà, come della nostra fallibilità e debolezza.

Abbiamo avviato nuove forme e capacità di organizzazione sanitaria e di ricerca scientifica.

Tutto ciò, in ogni aspetto positivo e negativo, non deve essere dimenticato.

Deve diventare, al contrario la chiave dei cambiamenti e degli impegni che ci attendono nel prossimo futuro, che devono necessariamente avere la loro radice, nella memoria di questi giorni!

31/05/2021

La pandemia da COVID-19 ci costringerà, nel futuro, ad una nuova visione dell’organizzazione sanitaria e della ricerca farmacologica.

Quanto all’organizzazione sanitaria sarà necessario che, accanto ai temi propri della medicina territoriale – l’igiene, la prevenzione, la riabilitazione, le disabilità, le cronicità, le dipendenze, l’età avanzata – prenda un posto fondamentale il contrasto alle pandemie e la formazione dei piani di emergenza pandemica.

Occorre rafforzare sul territorio, la rete di presidi, ambulatori, studi medici di base, professionalità parasanitarie.
E dotarla di competenze, conoscenze, strutture, mezzi di protezione individuale, diagnosi, terapia e soprattutto vaccinazione.

In modo che, al primo presentarsi d’una nuova emergenza pandemica, sia presente sui territori quell’organizzazione sanitaria, pronta a rispondere efficacemente alle disposizioni ed agli obbiettivi d’una regia centrale e coordinata.

(continua)

28/05/2021

Ma più che questo aspetto, che meriterebbe un apposito incontro, l’argomento di cui occorre occuparsi è quello della pluralità di interessi pubblici che, all’interno dei procedimenti di pianificazione urbanistica, si intrecciano tra loro (e con iniziative private).

Dal paesaggio con le sue valenze identitarie, storiche ed archeologiche, all’ambiente che richiama esigenze di rispetto degli elementi naturali e della salute umana, alla programmazione delle opere pubbliche e degli insediamenti produttivi e civili con le relative incidenze sugli assetti idrogeologici e sulle attività agricole.

Tutti interessi, a ben guardare, assolutamente essenziali e costituzionalmente garantiti e legittimamente inseriti nel quadro delle gerarchie e delle forme di esercizio dei poteri e di tutela dei diritti e degli interessi che caratterizzano un sistema di partecipazione democratica.

Ma tutti interessi, che, laddove si pongano in rapporto contrastante tra loro e non vengano armonizzati, finiscono per rendere praticamente impossibile un corretto ed efficace esito delle attività di pianificazione.
È perciò necessario, per un primo aspetto, mettere in luce i singoli valori ed interessi generali che si intrecciano nell’attività di pianificazione urbanistica.

Col tentativo tuttavia di aprire, contemporaneamente, un varco di natura non solo ordinamentale e normativa ma, anche, procedimentale e tecnica affinché questi interessi possano tra loro dialogare efficacemente all’interno degli strumenti di pianificazione.

Si tratta di un “𝑐𝑎𝑚𝑝𝑜 𝑙𝑎𝑟𝑔𝑜”, nel quale le possibili soluzioni chiamano in causa un urgente impegno della politica, della tecnica e del diritto.

26/05/2021

La semplificazione dei procedimenti è divenuta, dalla legge Bassanini del 1997, un principio cardine del nostro ordinamento che hai il suo fondamento, nell’articolo 97 della Costituzione.

Tuttavia, a distanza di più di vent’anni, l’esperienza ci insegna che il principio rimane spesso estraneo alle attività dell’amministrazione pubblica.

E tra queste, in particolare, alle attività ed ai procedimenti urbanistici che al contrario data la loro funzione di pianificazione territoriale economica e sociale dovrebbero imporsi per chiarezza ed incisività.

La pianificazione urbanistica, infatti, in molti territori e, per quanto ci riguarda, in quello siciliano si distingue per ritardi pluridecennali, disposizioni contraddittorie, tensioni insolubili tra i diversi interessi pubblici che confluiscono al suo interno (tra questi l’esercizio delle attività private).

Si tratta di vicende sulle quali pesano certamente le difficoltà di un’inadeguata disciplina del regime giuridico dei suoli.

Problema al quale la recente legge regionale 19/2020, ha cercato di porre un qualche rimedio attraverso criteri perequativi.

(continua)

24/05/2021

𝘞𝘩𝘢𝘵𝘦𝘷𝘦𝘳 𝘪𝘵 𝘵𝘢𝘬𝘦𝘴, significa “tutto ciò che è necessario".

È diventata la parola d’ordine di Mario Draghi da quando, come presidente della Banca Centrale Europea, ha fatto “tutto il necessario” per evitare il crollo dell’economia del Continente.
Ed è questa parola d’ordine che continua ad essere il fondamento dell’azione del suo governo.

Oggi, infatti, sono assolutamente necessarie le risorse economiche del Recovery Plan.
E per rendere disponibili queste risorse ci vogliono certamente le riforme della giustizia e della pubblica amministrazione.
Nessuno darebbe, infatti, credito ad un sistema nel quale la realizzazione di un’opera pubblica o la definizione di una controversia richiedono almeno sei anni!

Le riforme della giustizia e della pubblica amministrazione, sono quindi parte essenziale di “tutto ciò che è necessario”.
Ed è necessario che vi si provveda subito, da questo governo ed in stretto collegamento ai progetti del Recovery.
Chi la pensa diversamente non è solamente estraneo alla politica del governo.
È anche contrario, per fini ed ambizioni personali, al reale interesse di tutti gli italiani!
Andrea Scuderi

21/05/2021

La pandemia sta finalmente cedendo il passo ed i contagi diminuiscono.
Le riaperture, per quanto graduali, sono sempre più prossime e numerose.
Tutta l’Italia, è in “fascia gialla”.

È il risultato della linea della prudenza, accompagnata al rafforzamento della campagna vaccinale.

Non l’avremo avuto senza la determinazione di chi, pur di salvare vite umane e consentire che la ripresa senza rischi di ricadute pandemiche, ha avuto il coraggio di rischiare l’impopolarità.
La scelta della prudenza, infatti, era non solo necessaria ma di più, doverosa!

Il merito sta nell’avere resistito alle pressioni di quanti, speculando sul disagio, incuranti della perdita di vite umane, hanno soffiato sul fuoco delle difficoltà e dei malcontenti degli italiani, predicando spericolate riaperture.

E sono costoro che adesso, con un cinico paradosso, pretenderanno di assumersi il merito delle coraggiose e responsabili scelte altrui.

19/05/2021

Quanto alla ricerca farmacologica, la questione di fondo è quella del superamento nello spazio "eurounitario" del sovranismo vaccinale col rafforzamento della cooperazione tra gli stati membri.

All’interno del Trattato, esistono già i principi sui quali fondare le necessarie disposizioni degli organismi comunitari, che devono riguardare:
✓ la creazione di centri europei per la ricerca antivirale;
✓ la possibilità di disporre di brevetti utili;
✓ la realizzazione di strutture comuni di produzione dei vaccini;
✓ la previsione di modalità eque e coordinate di distribuzione (anche a quella parte dell’Umanità, più fragile e bisognosa).

Il COVID-19 ci ha insegnato che la pandemia scatena, fra le grandi potenze deprecabili, conflitti per la supremazia vaccinale con le conseguenti ricadute su una selvaggia competizione economica.

L’Europa deve rispondere, con un’affermazione dei suoi principi di solidarietà e rispetto della dignità umana, con uno straordinario impegno delle sue strutture pubbliche e dei suoi organismi di governo.
Non ci mancano le competenze degli scienziati e dei ricercatori, né le risorse economiche necessarie.

Queste, avendo il dovere di tutelare le prossime generazioni, sono le prospettive alle quali occorrerà guardare e, per le quali, occorrerà lavorare da subito e per il prossimo futuro!

17/05/2021

𝑆𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝐷𝑟𝑎𝑔ℎ𝑖!
Quando afferma che Erdogan è un dittatore.

L’argomento di chi ricorda che Erdogan è stato eletto, non convince.
E’ infatti agevole essere eletto quando si arrestano oppositori, si riducono al silenzio giornalisti e intellettuali, si negano i diritti delle donne, si reprimono i moti di contestazione.

Grazie a Draghi, per avere dato prova, al di là di equilibri diplomatici ed interessi economici, d’una chiara volontà di difesa delle libertà politiche.

15/05/2021

𝑆𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑆𝑎𝑛𝑡𝑜𝑟𝑜!
Quando afferma che la nostra quotidiana informazione televisiva, pubblica e privata, ha rinunciato a svolgere il proprio ruolo critico.

Come dimostrano i telegiornali, ridotti ormai ad assordante e frastornante megafono per gli slogan unilaterali e parziali dei vari leader e personaggi politici.

Una realtà che nega quella pratica dell’intervista e del contraddittorio, che è l’essenza del vero giornalismo.

Grazie a Santoro per averci ricordato cosa significa libertà di stampa.

13/05/2021

Col decreto legge numero 44 del primo aprile si prevede la vaccinazione per i lavoratori della sanità.

Il decreto riapre la discussione sull’obbligo di sottoporsi a trattamenti sanitari.

A tal proposito il secondo comma dell’articolo 32 della Costituzione va attentamente compreso.

Afferma infatti, in una prima parte, che nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

E, precisa, quindi, in una seconda parte, che la legge con cui si stabilisce l’obbligo del trattamento sanitario non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona.

Occorre quindi stabilire se l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari violi tale limite.

Il rispetto della persona viene infatti meno quando ne vengono violati i diritti fondamentali come la vita, la libertà personale e quella politica.

Condizioni queste assolutamente diverse rispetto all’obbligo di vaccinazione di cui stiamo discutendo.

Quest’obbligo infatti, non ha nulla a che vedere con la piena possibilità di vivere, circolare e stabilire la propria residenza e cittadinanza, esercitare i diritti democratici di associazione e di voto.

Si può quindi affermare, ad una prima e diretta lettura, che l’obbligo di vaccinazione per i lavoratori della sanità non contrasta con la regola costituzionale.
Andrea Scuderi

Avvocato Andrea Scuderi: pensieri, commenti, massime

L’Avvocato Andrea Scuderi oggi rappresenta a Catania e in tutta la regione Sicilia un’istituzione.

Esperto di diritto civile, amministrativo e del lavoro, consulente di numerosi enti, amministrazioni pubbliche, Società e imprese di prima rilevanza.� Ha patrocinato innanzi alle giurisdizioni superiori Cassazione, Consiglio di Stato, Corte Costituzionale, Corti europee. Si è occupato in particolare per diversi decenni di consulenza e contenzioso in materia civile, commerciale, del lavoro, di appalti e contratti pubblici, di servizi pubblici locali e di urbanistica.� Nel corso di un quasi cinquantennio di attività professionale si è occupato attivamente di organizzazione sindacale forense.� Ha promosso e coordinato attività di formazione all’interno della categoria professionale svolgendo funzioni docenti�. E’ Vice-direttore della Rassegna di Diritto Amministrativo Siciliano.

Formazione�

Nel 1964 si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Catania con la votazione di 110/110 e lode.�E’ iscritto all’Albo degli Avvocati dal 1966 ed all’Albo speciale degli Avvocati Cassazionisti dal 1980.�E’ stato insignito di medaglia al merito dall’Ordine di appartenenza, dovuta all’esercizio della professione per oltre cinquant’anni.

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