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Generalmente l’infiammazione intestinale si associa alla comparsa di spiacevoli sintomi gastrointestinali che, a causa del loro impatto sulla qualità della vità, possono causare indirettamente lo sviluppo di disturbi psicologici.

Un interessante studio italiano ha però mostrato per la prima volta come la stessa infiammazione dell’intestino possa portare alla comparsa di sintomi psicologici come l’ansia e la depressione.

Ne parliamo nel nostro post!

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https://www.gastroprotezione.it/2022/08/29/ansia-e-colon-irritabile

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Il dolore addominale è il sintomo principale sperimentato da chi soffre di colon irritabile.

In questi casi il dolore emerge senza che vi sia alcuna lesione organica accertabile, sebbene esso sia altrettanto reale.

I pazienti con IBS, infatti, lo descrivono in modo vivido e, purtroppo, drammaticamente concreto.

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La frutta è un alimento salutare. Molti frutti, tuttavia, contengono alti livelli di FODMAP, un particolare tipo di zuccheri fermentabili che possono causare sintomi nelle persone che soffrono di colon irritabile.

I principali FODMAP presenti nella frutta sono il fruttosio e il sorbitolo.

Fortunatamente, però, alcuni tipi di frutta, consumati nelle giuste quantità, hanno un basso contenuto di FODMAP, che dovrebbe essere ben tollerato da chi ha l’intestino irritabile.

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Lo zafferano, una spezia utilizzata prevalentemente in ambito gastronomico, può essere un valido alleato per la tua salute.

Diversi studi hanno infatti rivelato gli effetti benefici di questa preziosa spezia su diverse patologie, incluse quelle gastrointestinali come la sindrome dell’intestino irritabile.

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Generalmente chi soffre di colon irritabile vive i propri sintomi con notevole apprensione, sviluppando un vasto repertorio di pensieri disfunzionali, noti in psicologia come pensieri intrusivi.

Si tratta di pensieri involontari e indesiderati, che s’intromettono silenziosamente nel proprio orizzonte mentale, generando sensazioni negative come la paura e l’angoscia.

Non solo! I pensieri intrusivi possono infatti contribuire significativamente al peggioramento degli stessi sintomi fisici del colon irritabile.

Imparare a gestirli è quindi fondamentale per un’efficace gestione della sindrome dell’intestino irritabile.

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Generalmente il sale è noto per i suoi effetti sulla pressione arteriosa. Meno noti, tuttavia, sono i suoi effetti gastrointestinali.

Un trial clinico randomizzato, pubblicato sull’American Journal of Gastroenterolgy, ha infatti mostrato come un suo consumo eccessivo all’interno di una dieta ricca di FODMAP e fibre possa contribuire in modo indipendente al gonfiore addominale.

Non è chiaro, tuttavia, come il sale possa causare gonfiore. È possibile che esso derivi dalla nota capacità del sale di trattenere liquidi, favorendo la ritenzione idrica. Sembrerebbe, inoltre, che il consumo di sale sia in grado di influenzare il microbiota intestinale, alterando la produzione batterica di solfuro, da cui potrebbe dipendere il gonfiore.

Sebbene l’associazione tra sale e gonfiore richieda ulteriori approfondimenti, l’implicazione clinica del suddetto studio è che un uso del sale eccessivo e cronico potrebbe essere una causa sottostimata di gonfiore addominale.

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Negli ultimi anni diversi studi hanno evidenziato la salubrità del caffè, mostrando come il suo consumo si associ ad un minor rischio di alcuni tumori, malattie neurodegenerative e disturbi metabolici.

Tuttavia a chi soffre di colon irritabile viene raccomandato di evitare il consumo di caffè per la sua capacità di peggiorarne, attraverso diversi meccanismi, alcuni dei sintomi.

Il caffè, infatti, può aumentare le secrezioni gastrointestinali, le contrazioni della muscolatura liscia intestinale e la produzione di diversi ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, peggiorando sintomi come la diarrea e il dolore addominale.

Nello stesso tempo diversi studi hanno invece mostrato che il consumo di caffè sembrerebbe avere un effetto protettivo rispetto all’IBS, evidenziando che chi lo consuma ha un minor rischio di svilupparlo.

Alcune delle sostanze in esso contenute, come i fenoli, possono infatti influenzare positivamente il microbiota dell’intestino, migliorandone la sensibilità viscerale, l’infiammazione e la permeabilità.

Alla luce di queste evidenze l’idea, spesso diffusa nell’immaginario comune, secondo cui il caffè va evitato “a prescindere” da chi soffre di colon irritabile dovrebbe essere ridimensionata.

Sarebbe invece più opportuno evitarne l’uso solo nel caso in cui, consumando il caffè, insorgano o peggiorino i sintomi dell’IBS.

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Spesso chi soffre di colon irritabile ha un sonno disturbato che, oltre ad influenzare negativamente l’umore, peggiora significativamente i sintomi dell’IBS.

Prendersi cura del proprio sonno assume quindi un valore terapeutico.

In questo post presenteremo 5 consigli, basati sull’evidenza scientifica, per migliorare la qualità del sonno.
Dall’esposizione mattutina alla luce del sole🌞 , fondamentale per garantire un miglior riposo notturno 💤, alla temperatura migliore in cui dormire.

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Da sempre la banana è considerata un frutto ben tollerato dall’intestino.
La si consiglia, infatti, in caso di gastroenterite ed è ammessa nell’alimentazione di chi soffre di colon irritabile.

Non è raro, tuttavia, confrontarsi con persone con IBS che lamentano un peggioramento dei loro sintomi dopo averla consumata.

In effetti le analisi di laboratorio hanno mostrato che le banane, a seconda del loro grado di maturazione, possono avere un alto contenuto di sostanze che, sebbene benefiche per il nostro intestino, possono peggiorare i sintomi dell’IBS a causa della loro fermentabilità.

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Generalmente chi soffre di colon irritabile sperimenta un peggioramento dei suoi sintomi dopo aver mangiato.

Non è raro, infatti, che i pazienti con IBS abbiano un “cattivo rapporto” con il cibo, che può manifestarsi in forme diverse, come il digiuno o una forte limitazione del tipo di alimenti che si è soliti consumare.

Spesso i pazienti adottano questi comportamenti pensando di prevenire la comparsa dei sintomi dell’IBS.

Non è raro, però, che, proprio sforzandosi di evitarli, finiscano esattamente con il “procurarseli”.

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L’olio d’oliva, solitamente apprezzato per il suo gusto straordinario, è in realtà anche un prezioso alleato per la nostra salute, inclusa quella dell’intestino.

Diversi studi hanno infatti mostrato i suoi innumerevoli effetti positivi sulla fisiologia intestinale, suggerendo un chiaro potenziale terapeutico per la gestione della sindrome dell’intestino irritabile, sebbene ancora da approfondire in termini di ricerca.

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La dieta mediterranea è nota per i suoi effetti positivi sulla salute.

Sempre più evidenze, infatti, indicano come essa protegga da un’ampia gamma di patologie, dal diabete alla depressione.

Nel caso del colon irritabile, però, l’adozione di una dieta mediterranea è stata vista con alcune riserve.

Molti dei cibi in essa previsti sono infatti ricchi di FODMAP. Il loro consumo potrebbe quindi peggiorare i sintomi del colon irritabile.

Alcuni studi, tra cui per la prima volta un recente studio randomizzato e controllato, hanno però mostrato che la dieta mediterranea, seppur ricca di FODMAP, può migliorare i sintomi dell’IBS.

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La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) può condizionare molti aspetti della vita personale, inclusa quella sessuale.

L’IBS, infatti, può associarsi a diversi disturbi sessuali, inclusa la dispareunia, una condizione caratterizzata da dolore nell’area vaginale, che insorge durante la penetrazione.

Diversi studi hanno mostrato che una percentuale significativa di coloro che soffrono di colon irritabile tende ad avere anche la dispareunia. Nello stesso tempo, molte delle pazienti che lamentano questa condizione, manifesta sintomi di IBS.

Potrebbe quindi esserci un legame stretto tra IBS e dispareunia, sebbene sia spesso ignorato e ancora poco studiato.

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La melatonina è un ormone prodotto da una piccola ghiandola del cervello, fondamentale per la regolazione del ritmo circadiano. Essa, infatti, è conosciuta per la sua capacità di migliorare il “sonno”.

Meno noto, tuttavia, è che essa è largamente presente nell’intestino, circa 400 volte in più rispetto alla quantità secreta dalla ghiandola pineale del cervello.

La melatonina, infatti, svolge funzioni fondamentali per il buon funzionamento dell’intestino, regolandone aspetti, come la motilità, la sensibilità e la permeabilità, coinvolti nella fisiopatologia del colon irritabile.

Diversi studi hanno infatti mostrato come l’integrazione di melatonina possa migliorare i sintomi del colon irritabile, in particolare il dolore addominale.

Sembrerebbe, inoltre, che le persone con IBS possano avere una carenza di melatonina. In un studio randomizzato e controllato la concentrazione nelle urine del suo metabolita principale era infatti inferiore rispetto ai soggetti “sani”.

L’integrazione di melatonina potrebbe quindi essere utile per la gestione dell’IBS. Evita, però, il fai-da-te. Ricordati di consultare sempre il tuo medico!

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Sempre più spesso si sente parlare di quanto il sonno sia importante per la nostra salute, evidenziando come la deprivazione di sonno possa avere conseguenze non solo a lungo termine, ma anche nel breve termine, impattando la nostra vita quotidiana.

Una “brutta notte” può infatti influenzare profondamente il funzionamento del nostro organismo, peggiorando la nostra salute su molti “fronti” ed accentuando i sintomi di eventuali patologie, inclusi quelli del colon irritabile.

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Spesso alcuni pazienti con una documentata intolleranza al lattosio lamentano sintomi nonostante abbiano eliminato il lattosio dalla loro dieta.

Ciò può essere dovuto a diverse ragioni. Alcuni pazienti, ad esempio, possono essere particolarmente sensibili al lattosio che, a sua volta, può essere consumato inavvertitamente, data la sua presenza pervasiva, che va ben oltre il latte e i suoi derivati.

Tuttavia una delle spiegazioni più sottovalutate, sebbene frequente, è che i sintomi attribuiti all’intolleranza al lattosio dipendano in realtà da un’altra condizione, la sindrome da sovracrescita batterica intestinale (o small intestinal bacterial overgrowth – SIBO).

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Generalmente si tende a pensare al colon irritabile come ad un disturbo gastrointestinale caratterizzato da sintomi fisici più o meno severi.

Troppo spesso, tuttavia, si dimentica come questi sintomi investano anche la vita sociale di chi soffre di IBS, con un effetto non meno invalidante sulla loro qualità di vità e, nondimeno, sul rinforzo degli stessi sintomi fisici.

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La scoperta degli antibiotici all’inizio del XX secolo ha posto una pietra miliare nella storia della medicina. La loro introduzione ha infatti cambiato il corso naturale della maggior parte delle malattie infettive, salvando innumerevoli vite. 👏👏👏

Tuttavia, un numero crescente di studi sta mostrando
come l’uso degli antibiotici, spesso improprio e disinvolto ✋, possa indurre cambiamenti profondi e duraturi del microbiota intestinale, associati allo sviluppo di diverse patologie.

Condizioni di disbiosi indotte dagli antibiotici sono state infatti associate a svariati disturbi come, ad esempio, le malattie autoimmuni, le allergie e, non per ultimo, il colon irritabile.

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La dieta low FODMAP si articola in tre distinte fasi, l’una propedeutica all’altra, con l’obiettivo ultimo di creare una dieta personalizzata sulla base della sensibilità del paziente ai diversi tipi di FODMAP.

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https://www.gastroprotezione.it/2023/01/19/dieta-low-fodmap

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La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è un disturbo caratterizzato da sintomi persistenti, che possono presentarsi in ogni momento della giornata.

Tuttavia molti pazienti riferiscono un peggioramento dei loro sintomi al mattino, dopo il risveglio. 🥱

Le cause possono essere diverse e, talvolta, possono sovrapporsi l’una all’altra.

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La sindrome dell’intestino irritabile è una patologia cronica per la quale non vi è, almeno per ora, una cura definitiva.

I pazienti, infatti, imparano a convivere con l’IBS, modificando le abitudini alimentari, lo stile di vita e utilizzando integratori e farmaci che, purtroppo, ne alleviano i sintomi, senza però risolverne la causa.

Tuttavia un recente studio pubblicato su Gastroenterology ha mostrato come il trapianto di microbiota fecale (FMT) produca un miglioramento dei sintomi dell’IBS a lungo termine.

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https://www.gastroprotezione.it/2022/11/24/colon-irritabile-la-cura-definitiva/

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Generalmente le persone che soffrono di colon irritabile e sono intolleranti al lattosio dovrebbero limitare l’apporto di latte e derivati.

Il lattosio, infatti, è uno zucchero fermentabile FODMAP, scarsamente digeribile e quindi in grado di provocare o peggiorare i sintomi del colon irritabile.

In questo caso è consigliabile scegliere latte delattosato o orientarsi verso specifiche alternative vegetali al latte🥛🌱, naturalmente prive di lattosio.

In questo post presentiamo 5 latti vegetali low FODMAP, chiarendo le dosi consigliate in caso si stia seguendo una dieta low FODMAP e alcune caratteristiche da tenere in considerazione nella scelta dei prodotti in commercio.

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Non sempre la diarrea si accompagna al mal di pancia!

In questo post ci occupiamo infatti di una condizione, ancora poco nota, che può causare una forma cronica di diarrea in assenza di dolore addominale.

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https://www.gastroprotezione.it/2022/04/04/diarrea-senza-mal-di-pancia

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Generalmente alle persone che soffrono di colon irritabile si sconsiglia il consumo del latte e dei suoi derivati. Ma è proprio così? 🧐

Lo scopriamo in questo post, chiarendo quando e come limitare il consumo di latte!🥛🧈🚫

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Generalmente nella percezione comune la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è considerata un disturbo gastrointestinale, caratterizzato da sintomi fisici come il mal di pancia, il gonfiore o la diarrea. Non meno importante, però, è il vissuto emotivo delle persone che soffrono di IBS.

Emozioni come l’imbarazzo per i propri sintomi, la paura per il cibo, lo sconforto per l’ennesimo attacco di IBS o l’isolamento sociale dovuto all’imprevedibilità dei propri sintomi invalidano infatti la vita dei pazienti similmente alle manifestazioni gastrointestinali.

Gestire le “emozioni del colon irritabile” è quindi importante tanto quanto lo è la gestione dei sintomi fisici.

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