Le città sono tracce parlanti dell’umanità. Luogo di relazione tra individui, di incontro con l’alterità, le città portano su di sé i segni del tempo che passa, dell’intervento umano, della trasformazione, della conservazione, della distruzione.
Il paesaggio urbano è definito, contrattato, vissuto, subito, decostruito e ricostruito attraverso le architetture che costituiscono il confine tra esterno e interno, la forma che l’essere umano ha saputo e voluto dare al proprio sguardo e alla propria esperienza del mondo. Lo spazio urbano è, per questa ragione, spazio dell’immaginazione, della memoria e del desiderio; spazio di appartenenza, di confinamento e di esclusione; dimensione di alterità ed estraneità, spazio definito da ritmi e da abitudini, dalle esperienze di attraversamento di limiti e confini.
In quanto ambiente umano le città sono spazio dunque di contraddizione, di stratificazione, di giustapposizione, di significati diversi, incerti e mai definitivi.
La città è una sorta di testo che ha bisogno dei suoi lettori/abitanti per essere quotidianamente, e mai una volta per tutte, interpretato e vivificato (R. Barthes).
Le città sono disegnate e costruite dai percorsi di vita delle persone che le abitano, dall’intreccio delle loro storie di vita. Per questo è importante guardare, studiare e interpretare le pratiche urbane, le pratiche di vita degli abitanti. Descrivere il proprio abitare, la propria città significa descrivere se stessi, visto che non si esiste in astratto, ma si è sempre situati da qualche parte.
Se la città è una scrittura e il soggetto umano un agente incarnato impegnato con il mondo, l’esperienza stessa della città non può che essere dunque un’esperienza situata, molteplice, corporea, incarnata, culturale e percettiva insieme. La trama urbana in quanto discorso, lingua, codice, necessita dei suoi interpreti per essere attualizzata nell’intimo, per essere sentita e vissuta in primo luogo a livello personale.
La bidimensionalità che caratterizza le opere del Codice ha l’effetto di spostare l’accento sull’immagine come soggetto autonomo che ci guarda. In questa autonomia dell’immagine la profondità, che non è intenzionalmente prospettica, si da come movimento e temporalità, interno articolarsi dell’immagine in infinite possibilità. Il pubblico è chiamato a stabilire una relazione reciproca con lo sguardo, ricambiato, dell’opera e a mettersi profondamente in gioco.
Il nostro stesso vedere è messo dunque al centro dell’esperienza in quanto atto percettivo e creativo. “Il nostro modo di vedere le cose è influenzato da ciò che sappiamo o crediamo” (J. Berger). La nostra esperienza del vedere le cose, la nostra conoscenza delle cose, ce le fa percepire sempre su piani diversi, su profondità diverse, anche quando queste non abbiano (come accade nelle immagini del Codice) un impianto prospettico. L’uso del bianco e del nero crea zone che generano alla vista rapporti di figura e sfondo.
Come vediamo? Come ci rapportiamo alle cose? Quando percepiamo qualcosa non cogliamo tutto ma selezioniamo dei tratti salienti e significativi. Non soltanto selezioniamo ma interpretiamo. “Vedere significa fare delle supposizioni su qualcosa che è di fronte a noi”. “Percepire si riferisce sempre ad attese, e quindi a confronti” (Gombrich). Attese, supposizioni, ipotesi influenzano la nostra esperienza.
La lettura delle immagini del Codice Urbano è il risultato non della visione retinica ma di un “vedere come”, di uno sguardo che di colpo coglie un certo intrico di linee come qualcosa e che fino a un attimo prima rimaneva nascosto alla nostra vista. Quelle stesse forme e linee, che ad un primo sguardo rivelano trame architettoniche, immaginari industriali e fantascientifici, possono indurre successivamente una molteplicità di interpretazioni, di rappresentazioni, che a ogni nuova lettura rinnovano lo stupore dello spettatore.
L’immagine, in questo modo, diviene il terreno di incontro e relazione tra le memorie, gli immaginari, le percezioni dello spettatore e insieme dell’artista, in una relazione dinamica, continua, sempre aperta a nuove configurazioni, a diversi significati.