The Merchant of Venice - Spezieria all'Ercole d'oro, Venezia
The Merchant of Venice, profumi veneziani esclusivi nella preziosa cornice di un'antica farmacia del Seicento
Gli arredi barocchi della spezieria all'insegna dell’Ercole d'oro costituiscono uno degli esempi più significativi di farmacia veneziana «con fedeltà conservato come in antico». L'eccezionalità storico-artistica dell'insieme architettonico e plastico-figurativo ha prodotto un decreto di notifica e la musealizzazione in loco per questo «ambiente di impareggiabile bellezza, meta quotidiana di visita
tori ammirati, fra cui i forestieri che da tutto il mondo vengono a Venezia». Sopra le scaffalature, a ridosso del soffitto con travature ‘alla sansovina’, i timpani spezzati delle porte accolgono busti e teste di carattere alternati a figure allegoriche. La fantasiosa invenzione presenta affinità con l'opera di Francesco Pianta il Giovane (1630-1690), autore, nella Scuola grande di San Rocco, delle sculture e dei dossali lignei dell’arredo della Sala superiore. Quest'ultima attribuzione a Pianta il Giovane è suffragata da un indizio documentario: agli inizi del Settecento, infatti, i nipoti Antonio e Alessandro abitavano proprio nella parrocchia di Santa Fosca. Superato è invece il generico riferimento allo scultore bellunese Andrea Brustolon.
«Le linee […] un po’ involute ma non disarmoniche del barocchismo […] diedero fasto e grazia a quegli ambienti che, oltre essere rinomati laboratori di ricercati farmaci, erano anche ritrovi graditi di persone di scienza che attorno al farmacista si raccoglievano in animate brigate e in dotti conversari. Poiché pure a Venezia i crocchi dei patrizi eruditi, dei preti, degli accademici, dei giureconsulti, oltre che raccogliersi nei caffè e nelle botteghe di libraio, si radunavano anche nelle farmacie. E così anche la spezieria all’Ercole d’oro a Santa Fosca doveva echeggiare a suo tempo di dotte discussioni, e, più di qualche altra, anche della vita gaia del nostro vecchio popolo veneziano». Esercitava qui il celebre farmacista, chimico e botanico Giovanni Girolamo Zannichelli (1662-1726), con licenza di produrre e commerciare «un preziosissimo farmaco: le pillole dette ‘del Piovan’, d’origine antichissima e inventate, secondo una tradizione, da un parroco della vicina chiesa di Santa Fosca. Farmaco salito a gran fama per la sua efficacia, specialmente quando di esso dovette occuparsi anche il Governo della Serenissima, dietro richiesta di Gian Girolamo Zannichelli, ‘Spezier all’Ercole d’oro’, del 1701, che volle, continuandone la manipolazione, difenderlo dalle fraudolente falsificazioni. Lo Zannichelli, e più tardi il figlio suo Gian Giacomo, vissero nella fastosità barocca di quella farmacia la loro vita di chimici valentissimi; una fastosità fatta di pilastrini, di cornici, di timpani, di riquadri arzigogolati e volute a gobbe, di figure simboliche, di statue, che serrano così bene, e illeggiadriscono con grazia i grandi armadi tutti in legno massiccio, e le porte poderose sorridendo, aiutati dai bianchi riflessi dei bei vasi allineati in buon ordine, al mobilio, […], al soppalco variatamente dipinto nella leggiadria regolare delle sue travi» (citazioni tratte da Carlo Pedrazzini, La farmacia storica ed artistica italiana, Milano, Edizioni Vittoria, 1934).