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DR.FULVIO FRISONE
FUOCO DEL SOLE
Racconto fantastico intorno alla fusione nucleare
Prologo
L’incantesimo della luna
La luna. Di solito non è mai complice di delitti o di speranze. E’ solo un’enorme specchio di pietra che come un dio impotente si limita a rivolgere la sua faccia verso questa terra. Ora più che mai, mio caro Jacques, hai compreso il perché dell’importanza della luna. Si, a volte la vita è strana; io sono il tuo assassino e sto cercando di ridarti ciò che ti ho tolto, ma ho bisogno di una notte intera. L’ampolla deve essere resa fertile dalla luce delle luna, o per usare un linguaggio a te più vicino, ho bisogno di una luce tenue polarizzata per attivare la reazione. Ecco l’elisir di lunga vita, la pillola dell’immortalità dei taoisti cinesi! Spero così di riparare a questo mio grosso errore, spero che la pallottola non ti abbia leso irreparabilmente il cuore. Una notte, devi resistere solo una notte. E cos’è una notte? E’ forse una invenzione di un pittore che dipinge stelle o il tempo che separa due attimi di una vita che alla fine non conta nulla? Nel bilancio dell’universo, chi siamo quanto pesiamo? E se invece di un dio caritatevole vi fosse solo una bestia assetata di vite, dimmi, questo ci cambierebbe la vita? Quesiti, per lo più inutili e senza senso. Miti, fiabe, sogni. E se esistesse solo la materia? E se scoprissimo che è piena di vita? Fantasie di millenni. ‘Povero vecchio pazzo’, starai pensando, ‘l’oro potabile ti ha dato alla testa’. Ma mentre tu ora combatti per la tua vita, mi sembra giusto che ti dica chi sono in verità.
Il mio nome d’arte è Fulcanelli, così ho firmato i miei libri più famosi. Si, io sono quello delle ‘Dimore Filosofali’, e delle ‘Cattedrali’. Caro Jacques hai proprio ragione, possiamo dividere l’atomo con metodi semplici…è proprio un gioco da bambini, ma è appunto per questo motivo che i bambini non lo devono sapere.
Tutto quello che so è che circa 12.000 anni fa la prima stirpe di uomini si estinse; solo pochi di loro si salvarono. L’eco di questa immensa ecatombe è rimasta nella memoria mitologica, anche i cristiani la ricordano come il Diluvio Universale. Alcuni di questi sopravissuti si rifugiarono in Egitto e furono chiamati ‘i seguaci di Horus’, altri in Cina e vennero chiamati i ‘Figli della luce riflessa’. Fecero in modo che la scienza del controllo della materia, quella scienza che noi oggi chiamiamo alchimia, fosse tramandata; ma furono spietati nella selezione delle persone da istruire. Ritenevano che mai più bisognasse gettare perle ai porci. La scienza è una cosa molto seria ma soprattutto molto pericolosa: non puoi consegnare la potenza della conoscenza ad un barbaro. Prima bisogna interiorizzare questo semplice adagio: ‘al centro del mondo c’è l’uomo’. Alchimia significa iniziare gli uomini a vivere secondo armonia, solo dopo questa consapevolezza hai diritto alla chiave che ti dà accesso alla trasmutazione, cioè al controllo totale della materia e della sua immensa energia. Alchimia significa ‘scienza più coscienza’. Pensa a quella follia collettiva che sta accadendo in Germania: da’ in mano a quel f***e il segreto della trasmutazione dei metalli e nel giro di poche ore assisteremo alla distruzione di questo secondo mondo. Frederick Soddy, lo aveva capito e detto chiaramente: ‘…io penso che siano esistite nel passato civiltà che hanno conosciuto l’energia dell’atomo e che un cattivo uso di questa energia le abbia completamente distrutte’. Ti ricordi, Jacques? Proprio all’uscita del tribunale ti feci leggere questa introduzione alla sua opera sul radio. Ma tu mi desti del f***e. E ti capisco, come portaborse di Helbronner, eri costretto a smascherare quei miseri produttori di falso oro. Ma non è tutto falso.
Il mio benefattore fu Schwaller de Lubicz, il quale mi introdusse prima alla chimica e poi all’ermetismo. A 20 anni ebbi la mia più grande scossa intellettuale, mi disse: ‘se vuoi capire l’intreccio fra alchimia e scienza parti da Newton l’uomo che uccise il meccanicismo’. A quel tempo disprezzavo Newton perché aveva ridotto l’universo ad un freddo orologio a cui un Dio all’inizio dei tempi dette la corda. Poi mi disse. ‘la maggioranza dei fisici non ha capito l’opera di Newton…solo Boscovich ha capito come stanno le cose…’. E aveva ragione. Newton fu un grande studioso di alchimia sia pratica che teorica. Aveva redatto una sintesi delle opere alchemiche a parer suo può significative, e si convinse dell’esistenza di una mutua forza insita nella materia. Rinnegò Cartesio e la sua teoria meccanica che riduceva l’esercizio della forza al gretto modello di una v***a che colpisce una sfera. Fu così che introdusse la forza occulta, ovvero la legge di attrazione a distanza fra due corpi celesti. Si, l’azione a distanza è frutto dell’Alchimia.
Poi feci il viaggio, il fatidico viaggio. Ah, l’Egitto la culla della nostra civiltà. Se ci pensi proprio bene, mio caro Jacques, noi non siamo figli diretti dei Faraoni? Quell’obelisco lì al centro della piazza di San Pietro, non sta ad indicare che anche il cristianesimo fonda le sue radici nel mito di Horus? Quanto poco tempo è ancora passato. Arrivai lì ad Eliapoli quasi senza sapere cosa stessi cercando, il caldo e l’afa mi facevano vedere pozze d’acqua nel deserto; cercavo di trovare delle risposte nelle armonie geometriche delle Piramidi, ma nulla riuscì a capire. Dopo cinque giorni di cammino vagabondo e senza meta nel deserto che fu dei faraoni, il mio maestro mi fece conoscere un uomo dalla faccia un po’ smunta ed i tratti ben marcati. Era il membro più anziano della confraternita di Eliopoli alla quale adesso anch’io avrei aderito. La confraternita di Eliopoli fu istituita dai seguaci di Horus, quando il punto vernale sorgeva nella costellazione del Leone. Il compito di questi illuminati era quello di tramandare, e nello stesso tempo, custodire l’antica sapienza. Furono loro i costruttori della Sfinge, il leone di pietra che sorveglia la camera dei segreti ove risiedono gli antichi papiri scritti di pugno dai seguaci di Horus. Lì appresi che la Terra del primo tempo si trovava nell’oceano atlantico, forse era proprio la mitica Atlantide. In quella Terra la scienza si era sviluppata in maniera vertiginosa, ma forse un uso sconsiderato dell’energia atomica ed un colpo di coda della fine dell’era glaciale posero fine di colpo a quel mondo. Gli uomini del primo tempo furono gli artefici di quelle scienze che l’Ermetismo occidentale chiama Alchimia Microcosmica, e Alchimia Macrocosmica. La prima è una scienza che studia l’uomo, la sua anima e la possibilità di sopravvivere alla morte; la parte essoterica di questa sapienza è nota come Spegiria o arte medicale, la parte esoterica assomiglia molto a quella pseudo-scienza che siamo soliti chiamare Metpsichica. La seconda è la scienza del controllo della materia, la mia specialità.
Cercai allora gli anelli mancanti che mi facessero pervenire alla trasmutazione dell’Antimonio, ma non li trovai in quei frammenti. E quando chiesi di poter accedere alla conoscenza finale, quell’uomo mi disse: ‘l’ultimo stadio della conoscenza lo devi conquistare tu. Torna in patria e studia le tue piramidi’. Allora non sapevo che i nove cavalieri Templari al ritorno da Gerusalemme nel 1118 vollero scolpire le saggezza di Re Salomone nelle meravigliose cattedrali. Essi andarono nella Terra Santa, per trasferire in un territorio più sicuro la legge divina delle proporzioni perfette che Mosé l’egiziano nascose nella mitica Arca dell’alleanza che era stata nascosta nel tempio di Gerusalemme. Povero re Baldovino, li aveva ospitati nel suo Palazzo e non sapeva di dormire sopra il tempio del Grande Re. Fu così che una volta decifrata questa legge, ottenni la Grande Opera.
Ma io non ero Lullo; io ormai ero un uomo del ventesimo secolo. L’acqua salmastra distillata infinite volte capì subito che era l’acqua pesante, le proporzioni secondo numeri interi che si devono rispettare nel mescolare le sostanze, altro non stavano ad indicare che la natura atomica della materia. Allora un dovere morale si affacciò: dovevo fermare la nuova Apocalisse. E fu lì che feci il mio più grosso errore di valutazione. Pensavo che Helbronner fosse l’uomo più vicino all’Opera. L’insigne professore di Chimica-Fisica dell’Università di Parigi era il candidato perfetto per diventare il primo non iniziato a compiere la Grande Opera. Ma la Confraternita di Eliopoli ed io tirammo un sospiro di sollievo, quando, grazie a Fermi, tutti gli studi si indirizzarono verso metodi più complicati di scissione dell’atomo. Che fortuna! Rimasi sereno per un po’ di tempo, anche perché la meccanica ondulatoria vi ha creato un vero e proprio senso di sconforto a voi Fisici. Si, tutta questa confusione che ha pervaso la fisica teorica mi faceva ben sperare. Anzi, mi divertiva tantissimo. Vedere dei grandi professori dibattere sul sesso delle particelle e sulle onde fantasma; pagherei anche mille franchi per assistere a qualche uscita mondana di Einstein o Bohr. E magari poi leggere qualche annuncio eclatante sul New York Times del tipo ‘Einstein ha sconfitto Newton!’. Ma poi conobbi te.
Mi raccontasti di cosa non condividevi dell’impostazione di Helbronner e del paradigma corrente, e da allora non ho potuto più dormire. Cosa fare, pensai? Nessuno ti aveva iniziato e ridevi al solo suono della parola ‘alchimia’. E dov’era la tua coscienza, giovane rampante arrivista? Feci di tutto per passare più tempo con te; conoscerti e parlarti era la mia missione. Ma l’università di Parigi ti aveva coltivato bene. Arrogante: il modo in cui mi dicevi che oramai la fisica di Newton era roba da liceo mi faceva ribollire il sangue. E quando ostinatamente mi dovevi dire che la fisica era meccanicistica… ti avrei ucciso. Ma proprio da te avrei dovuto salvare il mondo: e tutto questo perché ti ostinavi a non credere alla forza nucleare. Per coraggio sei grande: davanti a tutti quei saccenti dire che forse le forze elettromagnetiche bastavo da sole a tenere coeso il nucleo. Complimenti. Ma più ti deridevano e più volevi realizzare la grande opera sui fornelli da cucina. Perché, che bisogno avevi di manifestare agli altri la tua sapienza? Abbiamo fatto a meno dell’energia atomica per circa 12 mila anni, perché ricominciare da capo? E poi, non hai mai riflettuto sul fatto che la coscienza dell’umanità è ancora allo stato larvale? Solo vent’anni fa tutto il mondo era in guerra, e ancora adesso ci sono dei chiari segni di un altro flagello mondiale! E se in un prossimo conflitto l’uomo usasse delle armi in grado di ridurre in lava intere montagne, dimmi cosa rimarrebbe di questa nuova umanità?
Forse adesso hai capito che la coscienza di cui ti parlo io non è un fantasma metafisico, non ti sto parlando di un esoterismo alla Swedenborg. Quello si che è una falsa scienza. Ma bada che le streghe e i loro gatti neri non distruggeranno mai il mondo, la scienza dell’atomo invece potrebbe annientarlo in un attimo.
Per fortuna, i nostri padri hanno tramandato tutte le conoscenze intorno all’energia insita nella materia per miti ed allegorie. Chi non ha la chiave può pensare che siano tutte fantasie, ma per chi conosce il cifrario, il linguaggio è sufficientemente chiaro. Vuoi un esempio? Le materie basi per il compimento dell’Opera nella Bibbia sono messi in corrispondenza con i quattro animali della visione di Ezechiele: Aquila, Leone, Toro e Angelo. Gli gnostici sapevano della mutua corrispondenza fra l’Aquila ed il segno zodiacale dello Scorpione. E anche qui un po’ di Astrologia ci permette di risolvere l’arcano. L’elemento naturale dell’Aquila è l’Aria, mentre l’elemento corrispondente allo Scorpione è l’Acqua. Questo vuol dire che ci troviamo di fronte ad un composto di Aria-Acqua. Un siffatto composto può benissimo essere l’acido cloridrico, infatti esso è l’unione dell’aeriforme cloro con l’acqua. Potrei continuare con queste nozze alchemiche fino a ultimare il quadrato. Ma questo è il frutto di ricerche durate una vita. Ti lascio il piacere di scoprirle da solo. Posso al limite consigliarti qualche testo Sufi, sai gli arabi sono degli ottimi filosofi.
Gli alchimisti hanno sempre tramandato la loro intricata sinfonia di conoscenze mostrando sempre e solo il medesimo stornello: ‘la trasformazione del piombo in oro’, un ritornello facile per tutti i tempi. In questa maniera hanno sempre attirato l’attenzione dei giovani più curiosi. Poi quelli che intraprendono il cammino verso la conoscenza vera e senza cupidigia alcuna comprendono che l’alchimia è qualcosa di più immensamente complessa e affascinante; quelli che invece sono interessati solo al vile ritorno economico non riescono a padroneggiare i fondamenti dell’Arte e tentano invano di comunicare con degli esseri superiori al fine di farsi rivelare i segreti per diventare ricchi e potenti. Pensi che quel che dico sia privo di senso? Ti sbagli, in Germania ha preso il potere la setta di Thule di cui Hi**er ne è il profeta. Per fortuna loro sono più interessati a contattare il Re del mondo in Tibet che a finanziare i lavori del prof. Heisenberg! Vedi allora quanto è importante questo linguaggio ermetico con tutta la sua ambiguità. Noi dovremmo elogiare e coltivare questa ambiguità che ci permette di circoscrivere in labirinti senza via d’uscita tutte quelle persone venali e superficiali.
Forse caro Jacques, tu hai capito come innescare la reazione di fusione ma non sai nulla di alcuni suoi effetti collaterali. Non sai infatti che i frammenti della materia trasformata, dopo che vengono colpiti da luce polarizzata, acquistano la funzione di potere accrescere in maniera straordinaria le capacità cicatrizzanti dell’organismo nonché di dar vita al ringiovanimento di alcune cellule. In questa maniera gli uomini del primo tempo erano in grado di prolungarsi la vita per almeno cinquecento anni. La leggenda di Matusalemme è anch’essa un retaggio di questa pratica. Già, non puoi parlare di Alchimia e non utilizzare termini quali ‘memoria’, ‘retaggio’, ‘ricordo’.
Ti ho mai detto, Jacques, quanto importante sia ricordare? Ricordare le nostre esperienze significa riviverle in maniera positiva e critica. Significa comprendere le conseguenze delle nostre azioni, significa capire che non siamo solo spettatori di una vita inutile. Non voglio mentirti: io non so se la nostra vita ha uno scopo. In effetti l’Alchimia non è una religione. Io non so se dobbiamo ambire ad un paradiso terrestre o ultraterreno, so solo che c’è qualcosa in noi che può sopravvivere in eterno basta che ci prendiamo cura del nostro corpo e della nostra mente. Ma ancora io non so se a godere di questa eternità sarà una parte fisica di me, una porzione sottile del mio corpo o solo qualche azione, qualche mia opera. In tutta sincerità, cosa cambia? Può un uomo non coincidere con le proprie azioni? Può una madre non sopravvivere in suo figlio? L’importante è che dopo questa notte qualcuno si ricordi di noi e trasmetta il ricordo di quanto sta qui succedendo ad altri uomini. Per me Newton, Flamel sono ancora vivi, poco importa se non possiamo sederci al tavolo di un Caffè. Ci fu un tempo in cui un grande Poeta dialogava con i Morti, tanto poco interessanti gli sembravano i vivi. Cosa devo lasciare al mondo degli Iniziati, la mia esperienza alchemica tradotta in simboli matematici o qualcuno che possa continuare la mia missione in questo occidente cieco e positivista?
L’ultima mia missione sei proprio tu, Jacques!
E rammenta che non è semplice capire quale compito il destino ti ha assegnato. Quando i miei fratelli di Eliopoli lessero le mie missive in cui descrivevo mese dopo mese lo stato dei tuoi lavori, mi intimarono di fermarti. Fino a circa due ore fa pensavo che il mio compito fosse proprio quello di fermarti sparandoti un colpo di pi***la. E l’ho fatto. Ma il mio compito è solo questo? No, devo ancora istruirti affinché tu possa vegliare su questo umanità fanciulla. Il nostro fine non è quello di nascondere per sempre il segreto della pietra angolare, ma quello di custodirlo per un giorno svelarlo! Ma ciò accadrà solo quando l’umanità avrà abolito la violenza. Verrà mai questo giorno? Verrà il giorno in cui l’uomo userà la scienza per sfamare il suo simile, per assicurare ad ogni individuo quel benessere necessario conditio sine qua non ad ogni attività spirituale e speculativa?
Io lo spero. E tu, Jacques?
Capitolo primo
La missione
Parigi 22 Gennaio 1937,
Cari fratelli di Eliopoli,
ho seguito senza sosta gli sviluppi della scienza dell’Atomo qui in Francia tra mille difficoltà. Infatti non è facile avvicinare gli illustri cattedratici per parlare del loro lavoro in dettaglio, ma la mia tattica di prendere amicizia con i loro assistenti ha dato qualche frutto. A volte penso che siano gli assistenti a mandare avanti la ricerca qui in Francia. So che state fremendo per sapere se l’Apocalisse è vicina oppure no, pertanto passo subito a farvi un breve resoconto sullo status di questa mia attività indagatrice.
Nonostante il suicidio di Boltzmann il carattere discontinuo della materia è stato universalmente accettato e dopo più di trent’anni di ricerche i fisici sono concordi nel ritenere che l’atomo sia costituito da tre tipi di particelle. Essi le chiamano elettroni, protoni e neutroni. Gli elettroni sono particelle cariche negativamente, i protoni positivamente mentre i neutroni non sono dotati di carica da cui il nome. Il loro modello di atomo è simile al modello del sistema solare con un nucleo al posto del Sole e gli elettroni in luogo dei pianeti. Ritengono che l’atomo sia costituito da un nucleo, contenente protoni e neutroni, e da un insieme di elettroni (di numero pari a quello dei protoni presenti nel nucleo) che ruota attorno ad esso. Fondamentalmente per loro l’atomo è vuoto dal momento che lo spazio compreso fra gli elettroni e il nucleo è circa centomila volte più grande del volume occupato dallo stesso nucleo.
Secondo la loro teoria, gli elettroni che si trovano ai confini dell’atomo sono responsabili delle interazioni chimiche. Pertanto, come vi ho già precedentemente scritto, i composti aria-acqua (comunemente da loro detti acidi), terra-acqua (da loro detti ossidi) e quelli aria-terra-acqua ( secondo il loro linguaggio: sali) sono tutti spiegati in termini di questa struttura elettronica esterna. La loro teoria è molto buona dal momento che padroneggiano brillantemente la Chimica. I perfezionamenti che hanno condotto sulla polvere pirica hanno dello sbalorditivo nonché del raccapricciante. Tuttavia nel trattare il nucleo che per noi è l’elemento fuoco, quello più energetico, si imbattono per fortuna in mille difficoltà. Comunque non dobbiamo illuderci: sono consapevoli delle immense risorse energetiche del nucleo. Non solo. Ma mi sono giunte delle indiscrezioni secondo le quali più di uno Stato sta seriamente pensando all’uso bellico di questa energia.
Come vi ho già accennato essi conoscono ormai da tempo i due meccanismi d’estrazione di energia dal nucleo, li chiamano fissione e fusione. Per fissione loro intendono quella capacità naturale che hanno alcune sostanze quali i sali di Uranio di trasformasi in altri elementi. Questo meccanismo è quello meno preoccupante ma non per questo dobbiamo prenderlo sotto gamba. Per fusione, invece, intendono proprio la trasmutazione di un elemento in un altro per, appunto, fusione di almeno un protone ed un neutrone. Ora mi soffermerò brevemente nell’illustrarvi perché sono più interessati al meccanismo di fissione piuttosto che a quello di fusione.
Dato che ipotizzano che il nucleo contiene molti protoni (oltre che neutroni) e dato che i protoni sono particelle cariche dello stesso segno, essi si chiedono come mai particelle di ugual carica possono stare confinati in una regione di spazio così piccola senza respingersi. A tal quesito essi rispondono proponendo l’esistenza di una forza più forte di quella elettrostatica repulsiva: la forza nucleare. Questa forza, suppongono, si manifesta fra i protoni ed i neutroni solo a distanza dell’ordine del raggio nucleare. Pertanto nei nuclei vi sarebbero due forze contrastanti che si contendono la stabilità del nucleo. Da un lato la forza nucleare che tenderebbe a tenere coeso il nucleo, dall’altra quella elettrostatica che tenderebbe a disgregarlo. Nei nuclei con molti protoni (tipo l’uranio) la forza elettrostatica, ogni tanto, può prendere il sopravvento su quella nucleare e capita così che qualche protone possa fuoriuscire dal nucleo. In questa maniera essi spiegano il fenomeno della radioattività naturale.
Seguendo questo modello, pensano che sia cosa semplice colpire i nuclei di elementi pesanti, cioè con molti protoni, con qualche particella proiettile (tipo uno stesso protone) per stimolarne la scissione in elementi più piccoli. Ovviamente il fine di questo gioco è che in questa scissione viene emessa una quantità considerevole di energia. Dunque il meccanismo d’estrazione di energia nucleare per fissione consiste proprio in questo semplice modello.
Per capire invece il perché essi hanno abbandonato la strada della fusione, occorre ricordarsi che per loro la forza nucleare si manifesta a dimensione molto piccole (prendete uno zero e dopo la virgola disponete altri dodici zeri: avrete ottenuto la misura in millimetri!). Per portare due protoni all’interno del nucleo occorre vincere la forza di repulsione elettrostatica che a quelle dimensioni, secondo la loro teoria, è molto intensa. Dai loro calcoli si desume che occorrerebbe un’energia pari a quella esistente nel Sole. Dato che in nessun laboratorio è possibile raggiungere quelle temperature, essi hanno rivolto tutte le loro risorse nel padroneggiare il meccanismo di fissione sicuramente, in quest’ottica, molto più a portata di mano.
Attualmente io sto cercando di approfondire il lavoro di un professore dell’Università di Parigi, si chiama Helbronner ed insegna Chimica Fisica. Egli ha studiato la possibilità di fusione di protoni a temperature ambiente sfruttando il potere assorbente di alcuni materiali. Non so se per caso stia arrivando a qualcosa di simile alla moltiplicazione di cui parla Newton nel suo dimenticato testo di alchimia Praxis. A proposito di questo professore, è giusto che sappiate che il governo francese lo ha incaricato di svolgere l’ufficio di perito tecnico nei processi contro i fabbricanti di falso oro. All’inizio ho temuto che egli fosse a conoscenza degli scritti alchemici più importanti. Ma mi sono per fortuna ricreduto. Infatti per evitare di perdere il suo prezioso tempo nel fare delle banalissime misure di densità per distinguere il classico orpimento (trisolfuro d’arsenico lo chiama lui) prodotto dai ciarlatani dal vero oro, ha incaricato un ragazzo, un suo giovane assistente.
Questo ragazzo dal nome Jacques, è un tipo sveglio e pieno di voglia di conoscere. L’ho contattato mentre bevevo una tazza di cioccolata nel mio Caffè preferito, cioè quello di fronte al tribunale. Come al solito mi ero portato il libro di Soddy sulla scoperta del radio per stimolarlo ad intraprendere un discorso con me. E fu così. Il ragazzo mi invitò a tenergli compagnia e cominciammo a parlare del suo lavoro. Se l’arte della memoria di Bruno non mi abbandona il discorso si è tenuto più o meno in questi termini.
“Sei entusiasta del tuo lavoro?”, cominciai.
“Abbastanza, la mia è una crociata scientifica contro la superstizione”, ribatté con tono da uomo arrivato.
Ed io: “ non credi che sia possibile il sogno della trasmutazione dei metalli vili in oro?”.
“ Io credo solo a ciò che vedo e che posso sperimentare. L’alchimia è una forma di sapere magico ed appartiene ad un’epoca per fortuna ormai passata. La rivoluzione dei lumi ha messo al bando questi ciarlatani. Io non ho mai conosciuto un uomo di scienza che avesse mai preso sul serio questa accozzaglia di riti pagani”, rispose sfidando il mio sguardo.
Accettata la sfida, ripresi: “ Neanche lo avessi fatto apposta, ho qui il libro di Soddy sul radio, tu conosci Soddy?”.
“Ovvio, Frederick Soddy è un chimico che è stato insignito del premio Nobel 26 anni fa, per i suoi contributi sulla radioattività ed in particolari sugli isotopi”.
“Bravo!”- gli gridai - “ e visto che lo conosci molto bene, hai per caso mai letto questo libro?”.
Dopo avere fatto una faccia da bambino che non trova più la sua merenda, rispose: “ ad onor del vero non l’ho letto, ma posso intuirne il contenuto”.
“ Ci credo, ma che ne dici di queste tre frasette?” - ed incalzandolo ancora - “Sbaglio o afferma che nel passato ci furono civiltà che si sono autodistrutte a causa di un uso sconsiderato dell’energia atomica?”.
Per circa trenta secondi rimase in silenzio senza guardarmi. Forse stava cercando un appiglio nella sua memoria per non gettare del fango su di un suo idolo. Dopo di che, quasi a volermi dire che ora gli stavo un po’ simpatico, bofonchiò: “ Bé nessuno nega che l’Alchimia abbia dato qualche contributo alla scienza, certo però che da qui a dire che forse è il retaggio di un sapere andato perduto c’è un po’ di strada”.
Allora con quell’entusiasmo che abbiamo noi uomini quando una fanciulla ci concede di accompagnarla a casa, quasi tenendogli il braccio, cominciai: “ Anch’io non credo che sia possibile trasmutare il piombo in oro, però mi affascina l’idea della trasmutazione, trasmutazione che ormai è un fenomeno reale, scientificamente provato. Ma dimmi, tu hai per caso compreso il meccanismo della trasmutazione oppure anche per te è un mistero?”.
“ Ad essere sincero la teoria delle forze nucleari non è ancora del tutto chiara”- riprese con lentezza, quasi che stesse facendo un riesame di tutto ciò che aveva appreso - “ sembra ormai stabilito che la forza che tiene uniti i nucleoni, cioè i protoni ed i neutroni sia differente dalle altre forze sinora conosciute. Non esiste per essa una espressione semplice come per la forza di attrazione anche perché i nucleoni non sono particelle semplici ma dotate di una struttura interna detta spin. Tuttavia tutti sono convinti che questa forza si manifesta a dimensioni molto piccole, cioè confrontabili con il raggio nucleare; il prof. Helbronner sta cercando di appurare questa circostanza mediante degli studi di adsorbimento di deuterio in materiali tipo palladio”.
“ E in cosa consiste questa tipologia di esperimenti”, gli chiesi preoccupato?
E lui: “Vede, alcuni materiali si possono rappresentare come tante palline disposte ai vertici di un cubo e grazie a questa loro struttura si comportano come delle presse per i gas che assorbono. Infatti la dilazione e la compressione di queste strutture cubiche, essenzialmente dovuta all’energia termica, fanno avvicinare i costituenti elementari dei gas assorbiti a distanze molto più piccole rispetto alla dimensioni interatomiche del reticolo, ovvero rispetto alla lunghezza del cubo, ma sicuramente di gran lunga superiori al raggio nucleare. Se in queste condizioni il deuterio, che è essenzialmente un gas di protoni, dà luogo a reazioni nucleari avremmo dimostrato che questa distanza a cui si manifesta la forza di attrazione nucleare non è poi così piccola come si crede”.
Dopo questa risposta ebbi un mancamento. Non sapevo se elogiare questa idea, ridicolizzarla, o dire subito che bisognava porre fine a questo tipo di indagine scientifica.
Cari Fratelli, l’assassinio è il peggiore dei peccati, ma quale altra soluzione credete sia possibile? Helbronner non è ancora arrivato all’opera al rosso, ma siamo sicuramente quasi vicini all’opera al nero. A volte penso se non sia più utile uscire allo scoperto e dire a tutti gli uomini del pianeta che questa rivoluzione industriale, se non è governata dalla coscienza, ci porterà alla distruzione! Ma mi chiedo, dopo questa ennesima distruzione, saremo nuovamente in grado di dar vita ad una nuova palingenesi? Io penso che stavolta l’olocausto sarà planetario. Il pianeta è diventato ormai troppo piccolo.
Ma non è tutto.
Incontrai Jacques due giorni dopo il nostro primo incontro sempre all’uscita del solito tribunale. La giornata era un po’ cupa; forse quel cielo nero stava a presagire un colloquio pieno di novità inquietanti o forse era solo la stagione invernale che come da millenni ormai accade dà più giorni di pioggia che di Sole.
“Ciao Jacques, come va? Hai novità dal mondo della scienza?”, cominciai.
E lui: “ Pochissime, le posso solo dire che dopo avere analizzato i dati degli ultimi esperimenti il prof. Helbronner sta prendendo in seria considerazione l’idea di abbandonare questa strada, anche se forse vuole fare un ultimo estremo tentativo.”
“ E tu che ne pensi?”, ribattei quasi col sorriso sulle labbra.
“Ad essere sincero non mi trovo d’accordo con lui. La nostra ignoranza nel settore della forza nucleare è così abissale che non mi pare che abbiamo gli elementi per abbandonare delle strade alternative. In effetti ci sarebbe la teoria di Yukawa che forse sembra la strada più percorribile, ma anche in questo caso non mi voglio sbilanciare”.
“E in cosa consiste la teoria di Yukawa?”- replicai incuriosito fino alle morte – “Dai, spiegamela! Nel frattempo ti faccio portare una cioccolata calda”.
Utilizzando con la sinistra la matita e lasciandosi il maldestro braccio destro per assaporare la bevanda, cominciò:
“Nonostante il successo della teoria della gravitazione di Newton che si basa essenzialmente sulla sua legge d’azione a distanza, dopo i lavori di Faraday e Maxwell i fisici moderni sono del tutto concordi nel ritenere che l’azione a distanza non possa esistere. Hanno pertanto cercato di formulare le loro teorie ipotizzando che esista un campo che funge da mediatore della forza. Nel caso dell’Elettromagnetismo il tutto è molto semplice. Si dice che una carica crea attorno a se un campo: esso in tal caso può essere visualizzato prendendo un foglio con sopra della limatura di ferro la quale, proprio a causa del campo, si dispone in ben prefissate linee. Queste linee sono appunto le linee di forza prodotte dal campo. In questo schema la forza, che la particella che genera il campo esercita su un dato corpo, è dovuta ad una perturbazione del campo, prodotta dalla stessa particella, che si propaga sotto forma di un’onda la quale alla fine investe quel dato corpo trasmettendogli un impulso. Nel caso del campo elettromagnetico quest’onda che trasmette l’esercizio della forza è il fotone. Insomma per farmi capire meglio, se noi ci trovassimo in mare su due distinte barche il mio colpo di remi provocherebbe un’onda che farebbe spostare, se pur di poco, la sua barca! Questa visione dell’esercizio della forza nel caso del campo elettromagnetico è stata più che fruttuosa, e nel caso della gravitazione, grazie ad Einstein, è stata veramente generosa!”
“Lo credi davvero, Jacques?”, dissi col sorriso sulle labbra.
“Ovviamente, pensare che lo spazio sia un tappeto elastico e che le stelle perturbino questo sistema creando dei sentieri che costituiscono le possibili orbite dei pianeti, mi sembra un’idea più che geniale. O almeno mi sembra un grosso passo in avanti rispetto all’idea di Newton per cui due corpi esercitano un’influenza reciproca senza toccarsi. Mi sembra questa un’affermazione degna della peggiore parapsicologia!”
Quasi soprassedendo a queste ingiurie, lo bloccai: “ sarà, ma continua a parlarmi della forza nucleare”.
“Si, scusi.”- riprese- “Un altro tassello importante che dobbiamo aggiungere a questa visione campistica è che ad ogni onda possiamo associare una particella e viceversa. In tal caso possiamo tranquillamente affermare che i mediatori della forza sono particelle. Nel caso del campo elettromagnetico queste onde-particelle sono appunto i fotoni, nel caso di quello gravitazionale sono i fantomatici gravitoni. Quanto detto fin qui rappresenta il punto di partenza, oserei dire, filosofico. A questo punto, però, quando ci si approccia al microcosmo occorre tenere presente due delle conquiste più importanti della fisica moderna: il principio di indeterminazione di Heisenberg e la relazione di equivalenza fra massa ed energia di Einstein. Incominciamo col principio di Heisenberg. Per l’utilizzo che se ne fa nel settore della fisica nucleare esso può essere descritto nel modo seguente. Esso afferma che se noi dobbiamo confinare una particella di massa m in uno spazio unidimensionale Δx la particella avrà al minimo una velocità v maggiore o eguale a h/(m . Δx), dove h è la famosa costante di Planck. Un calcolo approssimato di questa quantità riferita ad un protone confinato nel nucleo fornisce una velocità di circa centomila km al secondo, un valore veramente fantastico. Ma non finisce qui, esso asserisce pure che possiamo violare il principio di conservazione dell’energia di una quantità di energia ΔE in un intervallo di tempo Δt purché il prodotto di questi intervalli, ΔE.Δt sia circa eguale alla costante di Planck.
Invece il principio di equivalenza di massa ed energia asserisce che una energia E può dare vita ad una massa m, secondo la relazione E=mc2 dove c è la velocità della luce nel vuoto. Quest’ultima formula letta al contrario afferma che una particella di massa m può generare, annullandosi, un’energia pari a mc2.
A questo punto l’idea di Yukawa è davvero semplice. Egli parte dalla constatazione che a differenza del caso elettromagnetico il raggio d’azione della forza nucleare non è infinto, bensì circa eguale al raggio nucleare. Il campo nucleare per esercitare una forza deve, per così dire, prendere in prestito un’energia ΔE e trasformarla in massa per creare la particella mediatrice. Ma questa produzione improvvisa d’energia può avvenire solo per un tempo Δt consentito dalla relazione di Heinsenberg”.
“Dunque”- continuò facendo un abbozzo con la matita su della carta riportante strani contrassegni del tribunale di Parigi - “necessariamente deve essere ΔE ≈ h/Δt, e quindi per la relazione di Einstein m ≈ h/(c2 Δt).
Rimane da fissare solo l’intervallo di tempo in cui la violazione di energia è consentita, ma questo è semplice dato che abbiamo già detto che Δx.v ≈ h/m.
E’ sufficiente adesso osservare che la velocità è il rapporto di Δx su Δt e dunque banalmente si ottiene 1/ Δt ≈ h/(m Δx2).
Il giuoco è ormai fatto. Basta sostituire quest’ultima espressione nella formula che al primo membro mostra la massa della particella mediatrice. Combinandole si ottiene senza non troppi sforzi m ≈ h/(c Δx).
Utilizzando come Δx il valore del raggio nucleare si ricava un valore di massa m, per la particella mediatrice, intermedia fra quella dell’elettrone e quella del protone: per tale ragione Yukava chiama questa ipotetica particella mesone.
Ovviamente questo ragionamento è valido anche per il campo elettromagnetico, solo che in questo caso essendo il raggio d’azione infinito, cioè essendo Δx molto grande, si ottiene un valore di massa nulla: ecco perché i fotoni hanno massa nulla”.
“Interessante davvero”, sentenziai quasi con ammirazione. “E fammi capire”- continuai –“ questo significa che se per caso questo mesone venisse scoperto sarebbe confermato che le forze nucleari hanno quel raggio d’azione molto piccolo per cui gli esperimenti di Helbronner cesserebbero di avere una ragione d’esistenza?”.
“Be’, le cose stanno proprio cosi’”- replicò – “e poi lei deve sempre considerare che Fermi ha realizzato la prima pila atomica sfruttando la fissione nucleare, quindi non so se è il caso di perdere altro tempo con tentativi di fusione nucleare a temperatura ambiente”.
“Viva Fermi, viva Yukawa”, esclamai con un’ improvvisa e sincera gioia. E lui: “ sono d’accordo, ma prima devo essere sicuro che il mio professore abbia analizzato tutti i dati. Io gli sto dando una mano anche se, devo dire, ho un serio problema di comunicazione con lui. Anzi, più che un problema di comunicazione, abbiamo idee differenti sulla corretta metodologia sperimentale da seguire durante gli esperimenti e la loro disamina”.
“In che senso?”, gli chiesi.
“ Sa, il prof. Helbronner parte dall’assioma di Mach secondo il quale il fenomeno fisico deve essere costituito da un fatto sempre ripetibile, una volta fissate delle ben precise condizioni sperimentali”.
“Oddio, un chimico che si rifà al più accanito negatore dell’atomismo!”- dissi quasi senza volerlo e toccandomi la fronte quasi in senso di spregio per la piccolezza dell’uomo di scienza ridotto a mero dipendente statale – “ma dimmi, non riesco a capire ancora di cosa stai parlando.”
E lui. “ Il discorso è che in tutta la nostra serie di esperimenti ci siamo imbattuti in maniera saltuaria in alcuni risultati un po’ strani, che possono benissimo essere attribuiti a qualche fenomeno di fusione. Solo che lui si ostina ad escludere l’analisi di questi dati asserendo che non possiamo perdere il nostro tempo ad indagare fluttuazioni e rumori di fondo. Se la fusione nucleare accadesse veramente, sostiene, dovremmo rilevarla in maniera continuativa. Una fluttuazione di energia prodotta ogni 100 rilevamenti, per lui, è solo un fenomeno di rumore di fondo”.
“Capisco”- sospirai – “ e tu che ne pensi?”
“Io penso solo che non dobbiamo escludere un dato solo perché non è coerente con gli altri cento raccolti. Può essere benissimo che questa fluttuazione sia l’essenza stessa di un fenomeno nuovo e non un’anomalia di un fenomeno noto”.
Con questa sua risposta, finì il nostro secondo incontro. Che pensare, cari fratelli? Terrò ancora sott’occhio Helbronner, ed una volta che avrò la certezza che lui ha rinunciato a questi suoi esperimenti, ve lo comunicherò con sommo gaudio. Ma prima di lasciarvi, vorrei esporvi il mio stato d’animo nei confronti del ragazzo.
Ad onor del vero, dopo questo secondo incontro nutro per lui un senso di amore paterno. Vedete tutti gli uomini, di scienza e non, sono soliti dare importanza solo a quegli accadimenti permanenti e costanti; solo pochi ritengono che gli eventi eccezionali siano quelli su cui bisogna soffermarci a pensare e riflettere. Infatti solo dalla eccezioni delle leggi di Natura l’uomo può conoscere l’essenza della Natura stessa. E ditemi fratelli se sbaglio, quando avete, per la prima volta, sentito parlare di alchimia non avete per caso avvertito prima un sapore o un odore mai prima percepito? E non fu forse la frase ‘il sole le ha dato alla testa signor Canseliet’ che mi fece innamorare di Aurora? E non fu la sua scomparsa prematura che mi fece credere all’elisir di lunga vita.
Forse è la speranza di rivivere qualche evento eccezionale che mi spinge ad allungare questa vita. Io forse non sono il miglior candidato alla custodia del segreto, miei cari fratelli, sono un uomo in balia delle sorprese del Fato.
Mi piacerebbe capire se c’è un Dio e chiedergli la ragione di tante cose, anzi, di tutte le cose. Mi piacerebbe capire, se anche Dio ha un’anima, se ha una personalità; in poche parole: se ha una coscienza. Forse scoprirò che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, cioé senza coscienza!
No, l’idea di un’energia sottile che obbedisce a ben determinate leggi fisiche non la posso accettare! Ma cosa mai può accettare un uomo che ha sconfitto la morte solo dopo che la sua vita è diventata inutile?
Forse il compimento dell’Opera mi ha dato alla testa, perdonate le mie inutili digressioni. Spero che lì all’ombra delle sacre Piramidi il tempo vi scorra sereno.
A presto
Vostro Fratello Fulcanelli
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