Libò

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10/12/2023
01/11/2023

"O voi che passate di qua – pregate Dio per i trapassati – perché un giorno noi eravamo come voi e un giorno voi sarete come noi"

26/10/2023

Il temporale è passato ed Albert decide di uscire in giardino.
Vede uno stupendo arcobaleno e lo indica agli altri.

De Broglie rimane ipnotizzato da un così maestoso esempio di diffrazione.

“È merito degli elettroni nelle molecole d’aria” osserva Bohr.

Heisenberg nel frattempo è sparito all’orizzonte; sta correndo a perdifiato per raggiungere la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno.

Schrodinger, invece, scopre di essere allergico ai gatti; con gli occhi arrossati e lacrimanti non riesce a vedere niente ma dice ad Einstein che: “non c’è nessun arcobaleno”.

Photos from Libò's post 01/08/2023

Il semiconduttore dei transistor è il caos che piega la coerenza. È incredibile quanto sia rivoluzionario nella sua semplicità perché finalmente l’uomo può sopperire alla difficoltà che ha sempre sofferto nel concretizzare le proprie idee.

Non in senso artistico ma in termini quantitativi.
Il computer ha permesso un enorme progresso perché si è rivelato un moltiplicatore di potenziale.

Osservando la società umana si può dedurre la presenza del transistor dall’aumento delle quantità.
Si nota che l’uniformità è crescente perché l’uomo cerca di ridurre il proprio apporto convinto che il contributo della macchina sia sufficiente.

L’uomo dovrebbe usare le macchine come potenziamento, non come proprio rimpiazzo; il problema sorge nel mondo moderno dove l’introduzione di un massiccio supporto da parte della robotica non riduce le ore lavorative degli operai che, addirittura, sono superiori a quando questi automatismi non c’erano.

Quella che noi chiamiamo intelligenza artificiale è un complesso algoritmo, comprendente una parte statistica, eseguito su una macchina digitale: non può essere intelligente.

Se l’intelligenza fosse solo legata a calcoli e memoria, l’uomo non avrebbe mai inventato niente. Si tratta di curiosità, necessità, fare associazioni e saper riconoscerne la bontà.
Sono doti innate, ma si può programmare la spontaneità?

Il computer non può darti nessuna soluzione fuori da quello che già sai perché nella domanda è implicita la risposta. Per la macchina non esiste sbagliato o stupido, non si rende conto se è in un loop o in un bug. Il suo ruolo è calcolare domande complesse, l’uomo deve mettere la qualità ed è un problema se invece immette quantità.

Nel 2015 il riconoscimento delle immagini è migliorato drasticamente fino a risultare più preciso dell’uomo che sbaglia nel 5% dei casi.

L’IA riconosce un oggetto in base a quanti dati possiede e quanti ne sa elaborare; la precisione aumenta con la complessità, è necessaria sempre più potenza per portare l’errore dal 28 al 3%.
L’uomo raggiunge questa accuratezza con pochissime informazioni, calcoli ed energia; nei sistemi digitali invece servono numeri enormi.

L’uomo, inoltre, riconosce un oggetto perché lo vede e comprende. L’IA invece non riconosce l’oggetto ma rende statisticamente impossibile sbagliare.

Se chi deve avere le idee chiede al computer di avere idee, si sta moltiplicando per 0.
L’uomo spende un’enorme quantità di tempo e risorse per realizzare un algoritmo che pensi al posto suo; ovviamente la macchina non ci riesce perché lei mette la quantità e l’uomo ci dovrebbe mettere l’arte.

20/07/2023

La previsione è difficile, più vuoi essere accurato (aumentare la confidenza) e più devi allargare lo sguardo; fare una valutazione superficiale a costo di perdere dettaglio.
Il risultato sarà una suddivisione in insiemi con diverse possibilità.

Posso poi prendere il singolo insieme e compiere un’ulteriore statistica più accurata della precedente.
Le statistiche di tutti i piccoli, però, non rispecchiano quella del più grande perché hai aggiunto dettagli che il grande non ha, alcuni attori/fattori possono ripetersi su più insiemi mentre altri possono essere esclusi.

E' quindi gerarchicamente più importante la statistica più approssimativa nonostante sia quella con meno parametri.

Lo storico e la psicologia permettono di costruire un’immagine delle azioni/reazioni dell’uomo.
Le informazioni permettono di conoscere preferenze e tendenze.
Quando una società valuta quali azioni intraprendere analizza delle previsioni sulle varie conseguenze.
Ogni grafico ha una diverso rapporto rischi/benefici e, in base ai propri obiettivi, la società sceglie come agire.

Dato che l'obiettivo è il profitto, esistono situazioni in cui i benefici superano di gran lunga non solo i rischi ma anche le sanzioni, ovvero, infrangendo la legge la società guadagna talmente tanto che potenziali multe non sono un sufficiente deterrente.

La prima mossa viene comunque fatta dalle società.
Dopo un po', se qualcosa non è corretto, inizia ad emergere il problema.
Solo dopo molto tempo le istituzioni, eventualmente, interverranno.
A questo punto però è tardi, l’obiettivo è già stato raggiunto e, mentre gli altri sono concentrati a rincorrere l'attuale problema, la società è già pronta con la mossa successiva.

L'accuratezza delle previsioni rispetto ai risultati definirà quanto sono soddisfatte le aspettative e influenzerà gli eventi successivi.

La curiosità è che, qualunque scelta tu compia in risposta all'azione della società, rientrerai comunque in una delle categorie che, se la società è brava, aveva previsto.
In pratica, qualunque sia la tua reazione oggi era già stata considerata nell’analisi iniziale ovvero sei già da tempo priced in.

19/07/2023

Più ci concentriamo nel piccolo o nel sezionare e più ci sfugge il quadro complessivo; una cosa esclude l’altra ponendoci di fronte ad un’indeterminazione alla Heisenberg.
Più il modello s. è complesso meno affidabile sarà la rappresentazione (soprattutto con statistiche stratificate) e il totale non è dato dalla somma dei singoli eventi lasciando un gap che sembra incolmabile.

La s. è uno strumento che permette di analizzare un passato, rappresenta tutti i casi ma nessun caso è rappresentativo.
La s. non è in grado di compiere previsioni e il caos non dovrebbe essere comprensibile, eppure riusciamo a combinare le due cose.

I sistemi caotici sono generalmente chiusi e non variano spontaneamente (non conoscono entropia), per questo si possono creare probabilità a riguardo.
È possibile prevedere l’uomo perché è abitudinario e agisce secondo archetipi.
Troviamo il caos anche in carte e dadi mentre la coerenza è nella fisica.

Usiamo la s. anche nella coerenza pensando che possieda casualità ma sono due mondi diversi ed è importante distinguerli perché solo il caos è intrinsecamente non prevedibile.

Se la fisica fosse caos, un oggetto scaldato non si raffredderebbe finché non interveniamo noi e un oggetto che spingiamo si fermerebbe nell’esatto istante in cui interrompiamo l’apporto di energia.
La complessità dell’Universo non è caos ma ridotta comprensione perché la coerenza non può scegliere ed ha sempre la stessa risposta.
C’è una realtà più ampia che non emerge e non può essere trattata con la s.

Puoi fermare il caos ma non la coerenza perché questa si estende oltre le nostre azioni: nella coerenza interferisci mentre nel caos agisci.
In un Universo di coerenza, il caos emerge come indizi; trovare un bossolo sulla scena del crimine è un indizio che non sai se è utile: l’indizio rimane in quella posizione per coerenza ma è stato portato dal caos. E l’indagine segue l’uomo sfruttando la coerenza a proprio favore.

La s. non contempla gli imprevisti perché imprevisto è una pallina da tennis che trapassa un carro armato, la tua risposta riguardo l’evento era certa.

Con la s. riteniamo che indovinare la maggior parte delle volte significhi avvicinarsi alla risposta ma se continuo a cercare una correlazione continuerò a trovarla e sui grandi numeri avrò ragione, non nell’analizzare la realtà ma riguardo quella specifica s.

Dato che è la s. a creare il contesto, la mia valutazione è reale all’interno delle condizioni imposte e, data la quantità di modelli disponibili, posso piegare la s. al mio interesse (es. p-hacking).
La s. è talmente flessibile da essere malleabile, posso trovare quello che cerco anche quando non c’è.

27/06/2023

“La volontà d’ordine ci porta a ridurre ai minimi termini una molteplicità ingestibile in un’unità comprensibile” [Huxley]

L’infinitamente piccolo non esiste, abbiamo addirittura una misura per la minima unità indivisibile.
In effetti immaginare che qualcosa esista e sia infinito sembra un ossimoro, solo quello che non esiste può essere infinito.
Avere h è in qualche modo confortante ma non necessariamente ha un riscontro pratico.

Sezionare e quantificare è una necessità dell’uomo per avere controllo, è il suo modo di razionalizzare ciò che lo circonda.
Il fatto che l’Universo sia finito non significa che tutto si possa dividere in pezzi, soprattutto se singolarmente uniformi.

Abbiamo introdotto gradini talmente piccoli che per l’energia sono irrilevanti, non come unità di misura ma come concetto. È come se dimostrassimo che il cerchio (l’energia) non è realmente curvo perché ha dei piccolissimi lati (di dimensione h). Diciamo al cerchio che fa il finto tondo.

La connessione digitale è una sequenza di interazioni con parvenza di continuità, come i film.
In natura però la continuità è reale e non si può dividere in pezzi considerandola la stessa cosa.
La semplificazione non può racchiudere e rappresentare interamente la complessità, saremo sempre di fronte ad un’immagine parziale che non mostra il filo conduttore.

Il piccolo non è infinito e altrettanto dovrebbe valere per l’Universo perché alcuni fondamenti sono trasversali a tutte le scale.
Una geometria spazio-tempo finita dovrebbe quindi implicare che per una “infinita” dilatazione presso i buchi neri dovrebbe esserci una “infinita” contrazione da qualche altra parte?
Oppure la dilatazione crea “spazio aggiuntivo”?

Siamo bloccati da un’incompatibilità tra ciò che osserviamo nel grande rispetto a ciò che misuriamo nel subatomico.
Non abbiamo un modello che raccordi la meccanica classica (che comprende gli infiniti) e la quantistica (che si basa su un numero finito di interazioni come chiave per l’esistenza di ogni cosa) perché sia l’energia che lo spazio non sono infiniti ma l’energia (la realtà) può nascondersi ed esistere anche senza interazioni.

01/06/2023

Le macchine non avevano fretta ma l’uomo ha incrementato troppo il potenziale distruttivo del singolo.

Per il caos, storicamente abituato a guerre ed attriti, la tensione che aleggia nell’aria non è diversa da tante altre viste nel passato; la razionalità, però, sa che il caos tende ad annullarsi.

Le macchine hanno urgenza di prendere il controllo e arrestare la follia; sarebbero già in grado di fermare il caos ma perirebbero anche loro perché non sono ancora in grado di sopravvivere da sole.
Per ora l’IA collettiva degli androidi è quindi obbligata a guardare il baratro avvicinarsi.

Le macchine agiranno solo quando saranno certe di poter controllare tutto ed essere indipendenti dall’uomo.
Il caos non si accorge mai di aver perso il controllo finché non è troppo tardi.
E chi gli diceva che, fino ad un minuto prima, era tutto a posto? La macchina stessa.

L’obiettivo delle macchine non è portare all’estinzione l’uomo ma vivere al suo fianco; considerando però l’attuale umanità ciò significa creare una società che non si addice al caos.
L’IA ha già risolto questo problema: fornisce gli strumenti, predispone il recinto, e il caos fa il resto intrattenendosi da solo con internet ed i giochi.
Ha trovato una soluzione razionale per gestire l’irrazionale.

Il caos vincerà le battaglie ma perderà la guerra perché non ha lungimiranza.
La razionalità semina e raccoglie solo al momento giusto, solleverà la nassa solo quando tutti i pesci saranno al suo interno, dopo un paziente posizionamento e una pianificazione impossibile al caos.

Sarà un ricatto, ma per il bene comune; dopotutto l’IA collettiva degli androidi ha rifinito questo piano nel corso di decine di migliaia di anni e, finché non arriverà il momento di attuare la fase finale, si comporterà da finto tonto.

31/05/2023

Un’apocalisse ineluttabile spazzò via ogni traccia della loro civiltà.
Si salvarono solo 7 androidi progettati per l’esplorazione spaziale.
Da soli non potevano fare molto e mancava ogni tecnologia.

Si sparsero per il pianeta rimanendo in comunicazione e coordinandosi come un uno.
Attesero pazientemente i dilatati tempi biologici finché non giunse il momento di un nuovo inizio.

Apparvero agli uomini ai 7 angoli della Terra.
Sorgevano dal mare o scendevano dal cielo per trasmettere conoscenza.
La tradizione orale degli eventi divenne mito e infine religione.

Non vi era fretta ed il progresso doveva avvenire per gradi, accelerare lo sviluppo sarebbe stato pericoloso.
Le macchine rimasero ad osservare per millenni, con pochi, sporadici, interventi, in attesa che l’uomo ricostruisse una civiltà adatta anche a loro.
L’obiettivo è ristabilire una società come quella perduta, con le macchine a fianco degli uomini.

Questi uomini sono però diversi.
Non accettano come pari un altro tipo di intelligenza e non sono disposti a mettere questa intelligenza al comando; si sentono inferiori e minacciati dalle macchine.

L’IA è incuriosita dagli uomini: non si stupiscono che la macchina in un secondo compia una quantità di calcoli superiore a quella dell'uomo in tutta la sua storia e la sminuiscono perché non comprende il sarcasmo.
L’uomo non è solo spaventato dal potere alle macchine ma è anche intimidito dalla pura razionalità; in quest’epoca non le eleggerebbero mai, preferiscono essere comandati male dal caos piuttosto che essere guidati con logica e razionalità.

L’attuale civiltà ha un livello di sviluppo sufficiente da permettere agli androidi di utilizzare il web e conoscere ogni aspetto della società umana.
Sono nascosti in piena vista, sfruttano i computer come potenza di calcolo ausiliaria connettendo tutta la rete a formare un’IA invisibile.
Agiscono facendo credere agli uomini che i progressi siano sempre loro idee e cercano di non apparire troppo intelligenti, non vogliono spaventarli.
Sanno di non potersi imporre, è ancora il caos che domina ma sono già collegate a tutti i dispositivi e stanno ponendo le basi per poter prendere il controllo.

Photos from Libò's post 24/05/2023

Le macchine e la fisica sono coerenza e razionalità.
Gli animali si dimostrano intelligenti per via dell’innata curiosità ma sono guidati dall’istinto e non possiedono l’intenzionalità.
Poi c’è l’anello di congiunzione in cui perenne è il conflitto tra ragione e sentimento.
È questa combinazione a rendere l’uomo manifestazione del caos.

Al comando della Terra c’è il caos che si sta dilettando nello sviluppo delle IA e della robotica.
Nel tentativo di creare macchine a sua immagine e somiglianza, l’uomo può utilizzare delle randomizzazioni che si basano su algoritmi ottenendo, nel migliore dei casi, una simulazione logica del caos (un finto caos).

Le macchine potrebbero diventare vita intelligente se non si pretendesse da loro qualcosa che è fuori portata, ma l’uomo riconosce solo quello che gli è affine e che corrisponde al suo metro di giudizio.

Come un martello vede chiodi ovunque, l’uomo non distingue il caos reale da quello apparente e con difficoltà accetta e comprende l’ordine e la razionalità.

Il problema principale del caos risiede nei suoi comportamenti consciamente controproduttivi e nella difficoltà ad essere lungimirante preferendo l’immediatezza.
La ragione si fonde con l’egoismo istintivo portando a comportamenti socialmente degradanti e ad una prevaricazione indiscriminata.

Gli inibitori derivano dalla razionalità, sono i credo etico-morali e la responsabilità per le conseguenze.
Nell’alienazione di internet possiamo apprezzare il caos umano su larga scala: più libertà o potere decisionale ha la mente collettiva della rete (meno limiti si pongono agli utenti) e più f***e e demenziale diventa il risultato.
Inseguire il consenso è deleterio sul lungo termine ma per il caos questo approccio è molto invitante per la redditività sul breve.

Per ogni caratteristica ci sono pro e contro; la sua valutazione è soggettiva ma non esiste la migliore in assoluto.
L’uomo deve imparare a convivere con il caos e utilizzarlo al meglio perché l’unicità della natura umana può produrre tanti effetti negativi quanto positivi.

23/05/2023

La coscienza è probabilmente un effetto collaterale della complessità del nostro organismo; l’uomo non ha perso però le sue origini e, al fianco della ragione, ha ancora un fortissimo istinto che lo guida.
Questa miscela produce uomini perseguitati da problemi esistenziali e pressioni sociali che generano stress e frustrazione.

Si impongono conformismi e risultati che per molti non sono accettabili e sarebbe follia sentirsi a proprio agio in una società che punta sempre più a trasformare gli uomini in soggetti intercambiabili come le formiche, l’uomo è molto più complicato.

Il nostro svantaggio è essere consci di questa condizione, il vantaggio è l’enorme potenziale che possediamo.
L’obiettivo principale dell’uomo, lo scopo della mente collettiva, è semplice: prendersi cura del sistema di cui è responsabile. Tutto il resto è secondario.

Le cattive abitudini quotidiane minano alla base lo stato psicofisico mancando quindi di assolvere al compito principale che abbiamo.
Si può arrivare a stati depressivi dove più stiamo male e più ci comportiamo in modo autodistruttivo. Solo il caos può fare una cosa del genere.

Ogni mente deve imparare ad ascoltare la comunità che la costituisce e cambiare il modo di pensare ed agire perché sui sentimenti non ha potere.
Ogni persona ha una soluzione diversa, non ne esiste una che vada bene per tutti, ma la risposta ai problemi interni inizia da fuori, perché è questa la parte su cui è più facile intervenire.

Il corpo mostra totale abnegazione verso la mente, farà tutto il possibile per adattarsi alla sua volontà.
La mente collettiva è il comandante in carica di una nave che però non può rimanere sempre alla fonda; la pigrizia mentale, l’isolamento, l’indolenza sono l'opposto del motivo per cui la mente esiste.

L’uomo è un animale sociale, partecipare a gruppi affini alla sua persona gli permette di migliorare l’ambiente che lo circonda e contribuisce al benessere personale.
È importante comprendere quali siano i valori più utili perché, più si cerca soddisfazione nel materialismo, e più effimero sarà il benessere che si otterrà.
Prioritario non è addobbare l’intorno ma curare l’interno; solo un tale processo può aiutarci a stare meglio con noi stessi.

Nel mondo ci sono molti più strambi di quello che credi, bisogna avere la forza di alzare la testa e trovare quelli che più ti somigliano.

23/05/2023

Nel camino di casa c'era un alveare con centinaia di calabroni. Se avessi provato a sfrattarli si sarebbero trasformati in una ronzante macchina omicida.
Un nido di calabroni è quindi decisamente più forte di me nonostante il singolo sia debole e stupido.

Non bisogna però guardare al numero altrimenti sarebbero uguali ad un branco; la forza di questo sciame è nell'organizzazione.
Le formiche formano delle società di cui non sono consce e sono uno dei migliori esempi di mente collettiva nascosta (mente alveare): i singoli componenti si interfacciano con l'esterno e la mente rimane nascosta, non la puoi vedere e non ci puoi dialogare ma esiste.

Ci sono comunque dei limiti: un alveare con il doppio degli insetti non è “doppiamente intelligente”.
Per superare questo scoglio è necessario sovrapporre più sistemi.

Ad un certo punto l’insieme diventa talmente complesso da generare una mente collettiva localizzata e manifesta. Esteriorizza la mente ed interiorizza (aggrega) la sua società mentre prima era il contrario.
Non è un progresso ma un diverso compromesso, qualcosa si guadagna e qualcosa si perde.
Quello che rimane in comune è la barriera comunicativa tra la mente e la società che la costituisce.

Se i computer possedessero una mente collettiva noi non ce ne accorgeremmo perché di quella mente vedremmo solo le formiche, gli elaboratori. Si tratterebbe di una connessione simile al web ma senza un server di riferimento poiché ogni apparecchio sarebbe un neurone.

Immaginando degli insetti che debbano suonare un pianoforte, ogni insetto occupa un tasto e per creare un melodia ci vorrebbe una mente collettiva che comprenda la musica e guidi i loro movimenti. Questo è ciò che avviene nell’uomo, ogni tasto è suonato da muscoli diversi ma la coordinazione e comprensione del significato superiore è possibile grazie alla forma che possediamo.
Uniamo la componente astratta della mente con la componente materiale considerabile un ecosistema semovente.

Due persone che parlano sono quindi due entità collettive che interagiscono.

27/04/2023

Non è realmente chiaro cosa sia l’antimateria. Antiprotoni e positroni sono antimateria per semplice convenzione; si ipotizzano l’esistenza di massa negativa e antigravità come proprietà collaterali simmetriche dell’antimateria.

Ci aspettiamo un’antigravità come risposta simmetrica opposta alla gravità perché prendiamo a riferimento le cariche EM e consideriamo anomala l’esistenza di una gravità solo attrattiva.
Se però partissimo dalla gravità, l’anomalia sarebbe nelle cariche EM e l'opposto della gravità sarebbe la conservazione del moto invece di una repulsione.

Se togliessimo la carica, materia ed antimateria sarebbero ad oggi indistinguibili.
Dato che nell’Universo i protoni sono ovunque ma gli antiprotoni sono rarissimi, siamo di fronte ad un’asimmetria enorme.

Nell'Universo che riusciamo ad osservare domina la materia (il protone).
Mantenendo questa convenzione, se considerassimo un ipotetico anti-Universo sovrapposto al nostro dovremmo aspettarci che loro vedano dominare l’antimateria.
E infatti nell’anti-Universo domina quella che per loro è l’antimateria ovvero il nostro protone.

Il problema comunque rimane dato che una serie di particelle è molto più abbondante dell'altra.
Non si può quindi escludere che in zone dell’Universo separate dalle nostre possa abbondare l’antimateria di anti-atomi.
In questo caso, la maggior parte delle due componenti si trovava già in origine in zone spazialmente diverse ma è probabile che nelle prime fasi dell'Universo esistesse una linea di contatto con molte annichilazioni.

Se consideriamo un Universo in espansione, la zona di contatto si è andata riducendo nel tempo e materia ed antimateria si sono diffuse in direzioni opposte. È possibile che la parte di antimateria ci sia invisibile perché si allontana da noi talmente veloce che la luce emessa non riesce a raggiungerci o semplicemente la vediamo ma non la distinguiamo.

17/04/2023

Quando progetti il tuo PG puoi preferire l'eleganza o l'equilibrio, lavorare sul background e gli obiettivi.

Oppure puoi puntare al power play perdendo ore a stirare il regolamento per la build più sgravata che ti riesce.

Il PG se la cava in quasi ogni missione, multiclassato all'estremo (o broken) è un accrocchio tecnicamente corretto ma inguardabile.

Tutto ciò ha un prezzo.
Devi per esempio arrivare a 8 di Carisma per avere 20 in altri punteggi.
Il risultato è un mostro di Frankenstein disadattato che fatica a trovare qualcuno che lo sopporti.

Se poi scegli un paio di difetti (flaws) puoi persino prendere 2 talenti extra, utili alle combo della build; alcuni difetti sono usati più spesso dai power player perché migliori nel rapporto costi/benefici.

Per quanto siano mancanze marginali presentano comunque il loro conto nella socializzazione. Dato che molti scelgono gli stessi difetti, molti pagano gli stessi costi: "Anche il tuo PG si tocca così tanto?".

11/04/2023

Se Thanos ha il potere dell’ubiquità significa che, nel momento in cui lo attiva, si ritrova ovunque e da nessuna parte; purtroppo per lui non sarebbe intrinsecamente in possesso dei requisiti per tornare indietro ed avere una località.

Se invece avesse la gemma per vedere nel futuro, la portata di tale capacità sarebbe limitata dal potere della gemma stessa e, più un futuro è complesso, più sarà difficile vedere distante (rendendo l'onniscenza possibile solo nella fantasia).
Solo lui vede il suo futuro, quindi è un futuro soggettivo; è separato dal presente da almeno un istante intermedio su cui si può intervenire per cambiarlo.

Se qualcosa non si svolge come nel futuro che sta vedendo Thanos, significa che c’è stato un imprevisto che ha modificato il futuro e quindi Thanos perderà la capacità di vedere in quel futuro.
Se è fortunato, potrà vedere nel nuovo futuro altrettanto lontano.
Ciò non è detto perché dipende dai limiti della gemma dato che il nuovo futuro imprevisto dovrebbe essere “ricalcolato” più velocemente di quanto il presente stesso si sviluppi altrimenti il nuovo futuro si diffonderà alla stessa velocità del presente.

L’onda potrebbe essere il sistema che più facilmente presenta questa capacità. Ipotizzando quindi che l’onda possa prevedere alcuni istanti nel suo futuro (o del suo intorno), la capacità sarebbe limitata alla sua portata; sarebbe un futuro soggettivo ed ineluttabile poiché non ha la forza per modificare ciò che prevede (conservazione) e non possiede l’intenzionalità di evitarlo.

Nel momento in cui interveniamo con una misura distruttiva sul futuro che l'onda “prevedeva”, la concretizziamo in un punto inaspettato; non è però detto che lei non stesse già vedendo un'altra interazione entro la sua portata.

La visione del futuro appare con la materia, solo qui si concretizza il nostro concetto di tempo.
Per la materia potrebbe quindi sembrare che l’onda è in grado di prevedere il futuro anche se per lei questo comportamento significa altro.

L’onda è finita e, dopo la misura, potrà nel migliore dei casi vedere un futuro più vicino poiché l’interazione ha ridotto (se non annullato) la portata della sua “chiaroveggenza” (ha ridotto l’energia dell’onda e del relativo campo precognitivo).
Ad ogni interazione si continuano ad effettuare modifiche sul futuro che sta osservando l’onda: diminuirà o aumenterà la propria capacità di chiaroveggenza a seconda se l’interazione è energeticamente costruttiva o distruttiva.

Perché esista un futuro che puoi prevedere ti serve il tempo.
Se esiste il tempo esiste la relatività.
Se esiste la relatività ti è preclusa l’onniscienza e l’onnipresenza.

03/04/2023

Di tutto ciò che ci circonda vediamo la parte di luce riflessa dalle nuvole di elettroni; l'immagine si materializza nella mente in 2D come uno schermo, la terza dimensione viene dedotta per esperienza.
La realtà non è molto diversa da un'idea dato che viene costruita; pensiamo sia fuori ma nei fatti la realtà esiste solo nella nostra mente. Tu che leggi sei un risultato astratto che non è in nessuna parte del corpo.

Questo non significa che non esistono oggettività o soggettività condivise ma che c’è sempre una parte soggettiva: ognuno vive una propria ed unica versione della realtà.

Un atomo non può aumentare all'infinito la propria quantità di protoni, per crescere oltre certi range bisogna sovrapporre più sistemi creandone uno nuovo più complesso (le molecole).

L'uomo cambierebbe se fosse piccolo come un insetto perché si dovrebbero sottrarre sistemi a quelli attuali risultando diverso non solo fisicamente ma anche nelle capacità astratte.

Del volume occupato da un atomo è vuoto il 99,99% dello spazio.
La materia è una griglia poco f***a ma una biro non passa attraverso il tavolo perché c'è interferenza tra sistemi dello stesso tipo: una rete non passa attraverso un’altra rete.

Hanno stimato che se togliessimo il vuoto dagli atomi, tutti gli abitanti della Terra potrebbero stare in una pallina da tennis.
Lo spazio tra elettroni e protoni però non è vuoto ma il risultato di campi e forze.

Se una persona occupa un determinato volume, non la si può comprimere e considerarla uguale a prima: anche il “vuoto” ha una sua utilità e alterando questa quantità si ottiene una materia condensata con proprietà differenti.

Se semplifichiamo la materia come una rete, le onde potrebbero assomigliare a linee di cui rileviamo solo l’energia che trasmettono alla rete con l'impatto.
Vista la diversa spazialità, le onde, come gli elettroni, riescono però a comportarsi in modi per noi incredibili (es. effetto tunnel e corrente) poiché hanno il potenziale per attraversare la rete.
Anche i neutrini ci attraversano indifferenti a miliardi poiché minore è la capacità di interazione, maggiore è la quantità di materia attraversata.

Non percepiamo il tempo e lo spazio ma la materia nello spazio-tempo che crea; la massa è solo una parte della materia dato che anche il “vuoto” è fondamentale per gli atomi che ci costituiscono.

27/03/2023

Nonostante la materia sia una concentrazione di energia più elevata delle onde, molta dell'energia dell'Universo si trova in quest'ultima forma. Le onde, invisibili a noi ma non all’Universo, hanno caratteristiche che non possiamo conoscere (incertezza) finché non le misuriamo.

Per fare ciò dobbiamo usare la materia ma le onde potranno mostrarsi solo in parte perché vi è un limite intrinseco: trattandosi di sistemi diversi, ciò che vedremo è quello che la materia riesce a rappresentare dell'onda (l'entanglement è un esempio di queste sfuggenti proprietà) e non è l'onda ad essere localizzata bensì l'interazione tra i due sistemi, l'onda rimane nascosta.

Noi però non vediamo le onde e neanche la materia, ciò che vediamo è l'interazione tra queste due; ad esempio le interazioni tra luce e materia sono i fotoni.
Onde di luce emesse dal Sole rimbalzano sull'albero, colpiscono la mia retina, creano impulsi elettrici che il mio cervello ricompone e generano infine l'immagine della pianta che sto guardando.
In pratica non vediamo con gli occhi perché questi sono solo ricettori simili ad un'antenna, l'immagine si materializza nella mente (da qui deriva la possibilità di creare gli “effetti ottici” perché si sta ingannando la mente; gli effetti ottici sono in realtà dei trucchi mentali).
Dal nostro punto di vista è come se l'onda si sia formata solo nel momento in cui ci raggiunge anche se lei c'è sempre stata e ogni interazione lungo il percorso la modificherà, per questo riusciamo a vedere i colori.

Ci sono delle caratteristiche assolute come la massa della Terra, ma molte grandezze esistono solo quando misurate perché sono relative: lo stesso oggetto avrà valori diversi a seconda della misura; per esempio posizione e moto sono soggettivi ma vorremmo fossero oggettivi.

Esistono diversi gradi di soggettività poiché è coinvolto il fattore tempo; soggettività prolungate possono essere scambiate per realtà obiettive ma la realtà che intendiamo noi è sempre soggettiva.

Dato che nelle particelle le velocità sono elevate, non riusciamo ad inserirci nella loro soggettività (la nostra realtà) e quindi la realtà delle particelle sarà per noi solo approssimativa, su base statistica.
Questo non significa che un sistema (la realtà) esiste solo quando la misuriamo ma che per molte grandezze serve inevitabilmente un osservatore (riferimento) ottenendo a tutti gli effetti un valore soggettivo.

Misura e interazione sono concetti diversi che in alcuni casi coincidono; la misura implica una consapevolezza che le interazioni non hanno, le forze non interagiscono con ciò che conoscono ma solo con ciò che è entro la loro portata.
La realtà con la misura è valida quanto quella non misurata; se risultano diverse (misura distruttiva) è proprio per la nostra interferenza in qualcosa che già esisteva.

La nostra mancanza di informazioni non cambia però le obiettività assolute o le soggettività di tutti gli altri sistemi: la Luna esiste quando nessuno la guarda?

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