Diario sul bordo
diario sul bordo di una nave che non si specchia nel mare
non sono mai partito dal presupposto
che quello faccio sia migliore o degno di più attenzione di ciò che fanno gli altri.
Per questo adoro l'anonimato
ci sono dei momenti in cui son solo
prendo vado e mi alzo in volo
dopo il lavoro in mezzo al pomeriggio
mille mete tutte in mano e viaggio
vorrei andar via senza prendere un aereo
senza biglietto arrivare in brasile
o svegliarmi in cina tra massaggi orientali
dalla sera alla mattina tra il bagno e la cucina
forse sfuggo perchè racconto sempre drammi
e non mi sento mai in fondo di affrontarli
con te che rimarchi con quegli occhi stanchi
trasformi in farfalle tutti i miei tarli
ci sono sguardi di cui non mi accorgo
troppo distratto a guardare in basso
è un treno questo dal quale io mi sporgo
tre corse al giorno non seguo più il tuo passo
è cosi semplice per me
dividere il mondo in sei
lasciarmi toccare dal sole
o abbagliare dalle nuvole
sentire odore di pioggia
sul rumore delle rose
farmi assaggiare dal mare
sai che esistiamo nei sensi altrui?
e la sensazione deludente
è il dover chiedere attenzione
Un senso di rincorsa
e le braccia troppo corte
Ma le gambe fanno male
come faccio a tenerle ferme?
troppi cocci alle mie spalle
troppa la voglia di viaggiare
Per poi invidiare quattro gatti
seduti in mezzo al viale
Fanno bene il loro mestiere
di vagare e miagolare
è andata via dai 5 sensi
ma picchia ancora nella mente
il sesto non mente, il cuore non sente
silenzio d'amore rumore di ragione
Viaggiando in aereo su di la tra germania e Belgio ho riflettuto sulle scie chimiche.
Complottisti sostengono che siano stratagemmi governativi per manipolare le piogge e che non esistessero prima di dieci anni fa.
Io peró ricordo quel gioco d’infanzia che si chiamava un qualcosa come “qualcuno mi pensa, mi ama, mi sogna” e sicuramente 10 anni sono passati almeno due volte.
Stando alla fantasia dei bambini cresciuti come me, una scia nel cielo significava che qualcuno ci pensasse, due che qualcuno ci stesse amando e tre, come suggerisce il nome del gioco, che ci stesse sognando. Dal mio canto ricordo, bisognoso d’amore, che comunque alla fine mi ritrovavo a vagare in mondi onirici.
L’area fumatori degli areoporti è il posto migliore per iniziare a smettere di fumare.
All’andata ci ho perso le idee e ho cercato di non pensare troppo ma al ritorno qualcuna l’ho ritrovata, li che soffocava nella nebbia propagata dai mozziconi semispenti nei posacenere, ma niente che non possa svanire con una folata di vento e in fin dei conti meno male.
L’aria del Belgio era elettrica, come quella di molti altri posti fuori dalla mia città, coperta da una nube di smog che rende tutti un pó più competitivi e stressati.
Nel frattempo ho rotto un’amicizia e messo nel bagaglio a mano qualche insegnamento stretto stretto a fianco di qualche piccolo dispiacere.
In effetti certe amicizie per me somigliano un pó alle si*****te, fumo per bisogno di calmarmi dal nervoso o quando sono solo ad aspettare piccoli momenti della vita e mi serve qualcosa da fare, ma poi le spengo con un leggero avvitamento su un bidone o le butto per strada senza nemmeno pensarci, aigurandomi prima o poi di riuscire a farne a meno.
Ad ogni modo è incredibile che in poche ore si possa attraversare l’europa in lungo, in un frattempo in cui non mancano le cose da fare:
documenti, check in, carta d’imbarco nella tasca destra dei pantaloni, i metalli tutti nella giacca prima dei rulli, poi il maledetto duty free, quel pezzo di corridoio con meraviglie che trovi solo li a prezzi esclusivi pur sempre esagerati rispetto a quelli dei banali prodotti a buon prezzo nel discount sotto casa, ma decisamente più affascinanti, irrefrenabilmente più belli e proibiti.
Nel giro di poche ore il cambio di 4 lingue , wow, tedesco, inglese, francese, fiammingo, l’inglese c’è sempre, il tedesco non interessa mai a nessuno, neanche quando le hostess ti salutano all’imbarco, il francese è la lingua dei vicini di casa, è bello parlarla, ma agli italiani stanno sul c***o i francesi, ai tedeschi stanno sul c***o gli italiani, gli italiani parlano l’inglese di super mario (in realtà molto di più i francofoni) e i fiamminghi se la danno a gambe se gli dici “bonjour”, e siccome ormai li hai salutati in francese, se provi con l’inglese ti rispondono “ai don anderstend inglish” e se ne vanno via di modo da sparire il prima possibile dal tuo campo visivo. Beati loro, sanno cosa vogliono e sanno che quella cosa è che nessuno gli rompa realmente le scatole.
Poi il cioccolato, ennesima dimostrazione che l’italia è un posto di arroganza alimentare, “i cibi italiani sono i più buoni del mondo”, ma più viaggio e più questa mi sembra una ca***ta.
Altro aneddoto sull’arroganza (non solo quella alimentare) è il fatto che in Belgio, se cerchi di entrare in una colonna di auto, chi è in coda cercherà sempre di farti entrare, un’educazione sociale che spiazza e porta alla mente come per i miei compaesani l’atto della guida si trasformi facilmente in una questione tra piccoli feudi a 4 ruote.
Meno male che comunque in Belgio non è mai piovuto
lo spettacolo di chi recita
su palchi che non finiscono
inventa i confini dei cieli
soffitti di nuvole e aerei
luci di scena, aste e bilancieri
o scenate di luce
di donne emancipate
e stanchi e brutti attori
vivranno di delusioni
spaccando il mondo
tra cattivi e buoni
cosa c'è in quel punto del mare?
e se ci fosse un gancio
cosa si potrebbe appendere in quel punto del cielo?
e quelli in auto nel traffico
dove vanno, a cosa pensano?
li seguiremmo se potessimo farlo?
ci interesserebbe davvero?
chi nuoterebbe in quel punto del mare?
e se ci fossero le ali
chi volerebbe in quel punto del cielo?
crescere
sono diventato timido
io non ho più tempo
la rabbia è colpa mia?
ricordo a stento i miei istanti
il sentimento del dimenticarsi
la fretta è la mia nuova quiete
perchè distrarmi mi conviene
e ho bisogno di volare
e non pensare mi sostiene
c'è chi dopo una rottura inizia a camminare
c'è chi piange fino a finire le lacrime
trasformando la pelle in quella di un'altra persona
c'è chi rimane in silenzio
e c'è chi scrive
da allora ho messo insieme tante parole
come un disperato tentativo di far uscire immagini dalla mia mente
ho visto posti diversi e avuto i muscoli della faccia tremendamente stanchi
che guardo lo specchio e non mi riconosco per quello che ricordo
rimango perplesso perchè è passato poco
ma oltre al viso anche le mie gambe sono diverse
Ho scritto una lettera dietro l'altra,
preso fiato negli spazi, perso tempo nelle parentesi
le virgole mi hanno insegnato molto.
ora mi guardo dietro le spalle che si sono leggermente chiuse e vedo questa scia.
Concetti sparpagliati nell'erba alta
pensieri contorti come rovi
qualche A nascosta nei cespugli delle more
strade di lettere, lastricate di sillabe
incastrate come i mattoni degli antichi percorsi
che hanno attraversato tentativi di racconti della neve,
del sole e della nebbia
mi sono chiesto cosa succederebbe
se qualcuno scivolasse sui puntini delle mie infinite I
magari proprio lei
magari vi inciamperebbe e da tutta quella roba nascerebbero nuovi concetti
fantastici
soddisfacenti stanchezze
lana di luce
un cervo re di una festa
e cosi via a ridisegnarmi il mondo
C'era una bambina solita indossare le scarpe del papà rubandole dall'armadio, ma questi un bel giorno decise di metterle sotto una luce per evitare di farsele fregare ancora.
la bambina nonostante questo le mise lo stesso, ma si accese come una lampadina.
Il papà la trovò luminosa al punto da essere un grattacapo specialmente la notte quando voleva riposare, infatti era uno di quelli che addirittura non dormiva se non con gli scuri della camera da letto chiusi.
provò a premerle la testa come il pulsante di una piantana e anche a tirarle le orecchie e la lingua come se fosse il cordino di uno di quei vecchi applique nelle stanze d'hotel ma niente, rimaneva sempre accesa, finchè non decise di toglierle le scarpe
e la bambina si spense.
tributo a Gianni Rodari
scrivi una frase, mettici sotto la data, e automaticamente la trasformi in passato
alla mia parte più buia
che non cessi di esistere
che non mi offuschi la vista
novembre 2022
Eclissi
c'è chi mi vorrebbe morto
sepolto dallo zolfo
bruciato nell'incenso
chi ama solo il freddo
maledicendomi assieme al senso
di amore profondo
che per egoismo ha perso
poi c'è chi per colazione
mi ha portato la luna
chi per passione
stacca un pezzo di sole
con la mano nuda
nell'altra l'amore più grande
del profondo del darsi
ed io so cos'avrò dalle stelle
il giorno che lo ritroverò
la sua espressione nella mia
l'avvicinarsi del suo viso
l'illuminarsi del mio sorriso
l'empatia è il modo in cui tra due anime si assomigliano le asociazioni libere di pensiero
ciao Sirena
ho capito che non devi niente
alle lettere che ho scritto
a tutte quelle canzoni
ai ciondoli polinesiani
e cosi dopo tanti anni
sei sempre su quegli scogli
dove io non arrivo
dove tu non volevi nuotare
coi capelli tra le labbra
e gli occhi un pò distanti
guardami le ali, sentimi
volo via da riva, perdimi
e smetti di chiamarmi
sono in alto nel cielo
non ho più conchiglie, credimi
mi perdo all'orizzonte, osservami
tramonta il sole, si accende il faro
quando è buio tu tendi la mano
ma l'oceano è la libertà che vuoi
regala al vento il tuo richiamo
avevo un abbraccio per te
meglio darlo alle nuvole, sai
non sarebbe stato come vorrei
perchè sei solo un'idea degli occhi miei
perchè sono solo un puntino negli occhi tuoi
''l'immensità era solo un difetto della mia vista''
il falco
Credo che nulla sia stato facile per me fino ad ora e ora non lo è più che mai
Non ho mai scelto strade semplici, ho sempre rifiutato categoricamente le discese.
I miei genitori sono dei lavoratori ossessivi e questo ha formato cosi il mio spirito, perciò
volente o nolente mi ritrovo a faticare, desiderando tanto e spendendo tutto per averne almeno la metà.
questo mi ha portato al bisogno di affetto, la cosa che mi manca più delle altre.
sono trasportato da quello che è semplice: i baci, le carezze, l'aiutare qualcuno e il niente in cambio.
la vita è complicata, la fuori è tutto cosi grande, cosi aggressivo e infame, la mia casa ideale è fatta di abbracci, però la solitudine è un mostro che mi dà la caccia e la nuova etica è il principio di privazione.
Purtroppo mi accorgo che per gli altri non sia come per me, mi sento solo.
la maggiorparte delle persone ha un'abilità innata nel preservare la comodità, dove il lavoro per me significa virtù, per la maggiorparte significa obbligo, la gente è focalizzata sul non faticare e io sulla sensazione di soddisfazione dopo l'avere faticato, apprezzo ciò che mi guadagno. Dove il sacrificio è per me un'occasione, per gli altri è solo qualcosa da evitare, perchè contrasta con la mentalità individualista.
L'Io è il nuovo Dio
questa differenza ha un effetto collaterale che all'alba della necessità di avere qualcuno al mio fianco inizia a farsi sentire come un coltello lentamente infilatomi nello stomaco.
Gli assuefatti del comfort individuale si annoiano, passano la vita cercando di fare meno fatica possibile, vogliono conservare uno stato di relax che inevitabilmente porta noia e, non riuscendo a ragionare su un piano più esteriore a se, pensano di doversi procurare ancora più relax,annoiandosi invetabilmente di più e cosi via, diventando passivi all'esistenza stessa.
Essere amati per loro è scontato, hanno tutto e cosi hanno ribaltato la realtà, tutto è diverso.
L'amore stesso è misurato, è una triste unità di misura del valore sociale che si può trarre dal prossimo, niente di più
Il disinteresse è la garanzia del quieto vivere, perchè l'affetto è dipendenza e debolezza ed essere amati è una responsabilità, quindi la gente fugge da chi l'ama perchè non vuole essere responsabile di nessuno e probabilmente nemmeno di se, per magari ritrovarsi ad amare chi fugge da lei stessa.
La mancanza è un peso e non più uno stimolo al colmarla, L'avere è la felicità, non più l'essere, chi non ha è emarginato, il sembrare ha ingannato l'essere e il mondo è diventato un Loop di gente che rincorre altra gente che rincorre altra gente..
Ad ogni nuova esperienza e conferma di questo triste panorama il coltello si rigira nella piaga e io sanguinante mi guardo intorno, scoprendo nuovi dettagli ancora più amari, imparo parole come possesso, manipolazione, dipendenza affettiva, narcisismo e invidia, leggo libri "self-help" per saper gestire le relazioni, medito perchè non devo chiedere, e se chiedo sono debole, e se sono debole mi abbandonano
Io ho paura di essere abbandonato.
Questo loop tra zona di comfort e noia vi intorpidisce, rende le vostre braccia insensibili alla pelle d'oca, uccide le farfalle nel vostro stomaco prima che inizino a svolazzare, insomma, porta a sentire meno, a sentirsi meno, a non mettersi in discussione perchè nessuno di voi può giudicare nessuno di voi, perchè ognuno è statico, fatto cosi, sceglie di non scegliere perchè siete comodi, comodi e noiosi come il non cambiare mai, siete la noia stessa in persona che inghiottisce in sè tutte le sensazioni in un'entropia di cui il chiasso quasi non mi fa ormai più nemmeno dormire.
M.
Sognandoti ancora
Mi viene voglia di essere nessuno
solo per risultare coerente a come mi fai sentire
Siamo materia manipolata dal tempo
e le nostre decisioni il processo del prenderne forma
Alla fine nessuna
I cattivi come me sono quelli che hanno capito
che istruzione non vuol dire intelligenza
che arte non vuol dire empatia
I curiosi come me sono troppo attenti
come chi sta a guardare la data dietro le monete
come i bambini che si scottano le mani
I malvagi come me vogliono godere
picchiandoti di carezze
ammazzandoti di baci
soffocandoti di abbracci
a volte manca quel sorriso
un premio concesso tra gli schiaffi
la sua mano al petto
le punte delle dita accarezzano il collo
lo sguardo rivolto in basso a destra
quasi a mostrare il suo vergognarsi
mi sveglio la notte dalle 4 alle 6
per quel maledetto sorriso
che non riesco a dimenticare
potrebbe valere tutti i miei incubi
potrei perdonare anche la follia
...il primo amore non lo scordi mai...
leggere
voglio leggere,con entusiasmo e paura
voglio scoprire cose nuove, allontanarmi dalle sponde
il mare al largo fa paura e nello stesso tempo ti chiede di essere navigato
Leggere rallenta il tempo
serve tempo per leggere, serve il desiderio di questa dilatazione.
Bisogna essere d'accordo con se stessi, leggere è come ascoltare
ascoltare non è più per tutti, nè da tutti, il mondo corre.
E la solitudine diventa un privilegio.
Voglio essere banale
Nel parlarti di qualcosa
Che ti potrebbe interessare
Di cui mi voglio vergognare
Banale come il male
o il profumo di una rosa
Come l’acqua che ci piove in testa
Come un abito da sposa
Primitivo come il sesso
Scontato come il nesso
Tra ragione ed emozione
e tutto questo passato
è caffè corretto piombo
sei sexy e mi manchi
non riesco a dormire
ti amo e ho gli occhi stanchi
le confessioni della dopamina
a mezzanotte e ventisei
oggi sei bionda cenere
a me le guerre di Marte
a te le malattie di Venere
ho fatto tutta questa strada solo per vederti
giri d'orologio srotolati in kilometri d'asfalto
non aspettavo questo momento
sono partito senza programmare
volevo stupirmi ancora un pò
Volevo guardarti negli occhi che non hai
so che tu non hai visto le cose che ho perso
eppure le hai avute vicino tanto così
c'era solo un vetro
Sono qui per prendere la mia lezione
nonostante tutto continui a fluttuare
in quel blu dove non ti poni domande
altrimenti oceaniche
nel silenzio interiore
Se ti chiedessi come stai
non avresti nemmeno una bocca
per rispondere sinceramente
imparo appunto da te a non chiedere più.
quel che conta è la tua felicità
nella tua piccola vasca senza un cielo
in mezzo a tuoi simili
tutti uguali
ed è bene che non sia più importante
che sia stato io l'unico a riconoscerti
Tutte le sensazioni
sono belle se lievi
l'amore
la fame
il caldo
il freddo
Si salva solo la stanchezza
è soddisfacente quando è forte
magari a fine giornata
perchè ce l'hai messa tutta
non c'è sensazione più bella
se allevia tutte le altre
lamiere e pensieri
tetti sorretti da ragionamenti
sul valore dei materiali
che cambia nel tempo
ma loro che ne sanno
sono solo strutture
lamiere e pensieri
che invadono gli spazi
circoscritti, troppo perfetti
li rompiamo con l'astratto
ma noi che ne sappiamo
sono solo paure
Le persone che si amano si somigliano
Hanno qualcosa nel taglio degli occhi che le accomuna
Si accompagnano per strada con un portamento simile, condividono i gusti e i loro corpi cercano di essere simili nella forma.
Lei mi somigliava molto, i miei occhi si perdevano nei suoi e tutti e due camminavamo con le spalle chiuse, sempre intimoriti di essere inadatti alle nostre realtà,
però così f***emente diverse
I ricordi sono come animali selvatici.
Compaiono all’improvviso, quando meno ce lo aspettiamo.
Durante il giorno, nei boschi non se ne vedono fino ai confini del verde, nemmeno frugando tra i cespugli o spiando dentro i buchi sulle rive dei fossi.
Poi, all’improvviso, come macchie tra le foglie senza motivo o per coincidenze di vento a sfavore, potrebbe capitare di vederne qualcuno scappare.
Un cerbiatto spaventato, una volpe con la coda bassa e ora che ci penso non sono mai riuscito a vedere un tasso.
I ricordi affiorano senza motivo o per coincidenza.
Mi viene in mente adesso di Lea, la tua gatta.
Mordeva i miei alluci la notte, la coperta era corta e lei gelosa di te.
Ricordo il giorno in cui non riusciva ad alzarsi, era arrivata alla fine dei suoi giorni, comunque una micia longeva, ma stava soffrendo e tu eri sola con lei e non sapevi come fare.
Andammo dal veterinario e l’unica soluzione era una puntura per darle sollievo definitivo.
Eri sola e mi avevi telefonato in preda al panico.
Ti stringevo la mano quando diedi l’ok al medico.
Ti abbracciavo forte mentre le pupille di Lea si dilatavano fino ad eclissare gli iridi.
Rimaneva una decisione da prendere.
Quando viene fatto sopprimere un animale domestico legalmente bisognerebbe farlo cremare e pagare un servizio di smaltimento delle ceneri, altrimenti in via ufficiosa lo si può seppellire in un bosco od un prato, prendendo precauzioni onde evitare che rapaci o simili scavino per disseppellirlo.
Andammo in ferramenta, comprai per te due pale e della calce viva.
Mi raccontavi sempre di lei e di quando divenne tua in quel paesino in montagna.
Senza neanche chiedertelo già mi dirigevo li, a Gisola.
Mentre guidavo mi parlavi di un tuo amico, e di altre cose che mi facevano costantemente sentire in secondo piano.
Giri in moto con Andrea, si*****te in macchina con Gigi il giovedì sera, ma anche avventure di letto con Giovanni.
A me non importava, stringevo il volante della tua auto un pochino più forte, ti amavo e mi bastava questo, insieme alla speranza che un giorno te ne saresti accorta.
Le speranze sono la droga più assuefacente.
Arrivammo a Gisola, nel bosco dietro la casa che i tuoi zii affittavano per l’estate, scavai una fossa abbastanza profonda e misi il corpicino sul fondo, coprendolo di calce, e poi terra, e altra terra e una croce fatta di legnetti.
Dicemmo una preghiera e dopo dovevamo risalire la riva da cui eravamo scesi.
Tu eri sconvolta, le gambe ti reggevano appena in piedi, mi dicesti di avere paura di cadere, ma ti risposi che dovevi farcela con le tue forze, spiegandoti come eventualmente mettere i piedi.
Tornando in città riprendesti a parlarmi di quella fila di contendenti che ti tenevi stretta, quella cosa ti dava autostima.
Io mi sentivo invisibile, l’unica cosa che dicesti è che dovevo ringraziarti perché tra tutti, tu avevi scelto me per seppellire la tua gatta, quella frase è uno dei tanti echi che ancora adesso a volte risuonano nel mio stomaco.
In quel bosco c’è una fonte d’acqua, sotto cui venne costruita tanti anni fa una vasca di pietra per far bere gli animali al pascolo.
Lea riposa ai piedi della fonte.
I ricordi sono come animali selvatici.
ventisei giugno duemilaventi
L'unica cosa di cui mi frega oramai è di non essere bullizzato da lei
.non voglio essere un distributore automatico di autostima, non voglio l'amore di Baudelaire.
Appaga di più l'amore o il potere di tenere un'anima in pugno?
ventuno giugno duemilaventi
Sincronicità e lettere alla mia psicologa
cose positive:
Giornata di sole, cielo limpido con qualche nuvola
giri in moto dal primo mattino mio fratello ha organizzato una festa nella nostra casa in campagna ..prima che arrivassero gli invitati mi sono messo al sole ad ascoltare i jethro tull,con una penna e il diario.
mantra:
Mi sta rendendo indifferente al mondo ..è una sensazione strana
voglio tatuarmi un falco sul petto
altro:
alla festa ho conosciuto parecchia gente.
Non so spiegarmelo ma molti mi si sono letteralmente attaccati al culo..io comunque non conoscevo nessuno e me ne sono stato in disparte, o comunque per conto mio, ma molti mi venivano a cercare per fare amicizia.
Ho scambiato due parole anche con delle ragazze ma ho avuto la presuntuosa impressione che fossero stupide come sassi...
Una di queste si chiama Giorgia, ha problemi con il padre ed è attivista per la causa lgbtq (con cui mi ha fatto una testa tanta).
Ecco, questo è l'ennesimo esempio di sincronismo di cui ti avevo accennato ..inoltre, durante la festa mi sono avvicinato ad una libreria e l'occhio mi è caduto su un libro sullo zodiaco.
Lo apro più o meno in mezzo come quando apri una pagina a caso e mi trovo scritto :
affinità acquario-gemelli : ...in amore sono segni che vivono di grandi promesse che probabilmente non manterranno mai...potrebbe crearsi un rapporto competitivo, in quanto l'acquario tenderà ad autoesaltarsi e il gemelli , sentitosi sfidato , potrebbe cercare la distruzione del primo.
Il sincronismo è questo!
..un insieme di coincidenze che mi riportano al nostro fu legame e sinceramente sto aspettando il giorno in cui sarà svanito nel nulla.
sette luglio duemilaventi
lettere alla mia psicologa
ieri ho avuto i livelli energetici molto alti , credo che prendere il sole aiuti il buon umore.
ho fatto un sacco di cose, tra cui la prova in un locale serale del parco del Valentino.
hanno detto che vado bene e mi faranno un contratto a chiamata fino a settembre.
ho bisogno però che mi spieghi i criteri per sapermi comportare quando ho a che fare con lei.
nel senso, io non intendo tornare assieme a lei a meno che non mi dimostri di smettere di comportarsi come una pazza isterica narcisista. tu hai detto che rispondendole in quella circostanza avrei solamente alimentato la parte f***e, quindi deduco esistano dei criteri per fare in modo che il suo comportamento cambi, o perlomeno che possa alimentare la sua parte dolce ..io so che c'è.
lo so che è come chiedere al pizzaiolo la ricetta dell'impasto, ma mi sento un pò fesso a girarti lo screenshot ogni volta per sapere cosa devo fare, vorrei essere in grado io stesso di sapermi comportare, altrimenti dovrai seguirmi per tutta la vita XD
stasera è uno dei giorni in cui parcheggia la macchina sotto casa
..non so se aspettarmi il nulla o addirittura un'improvvisata in casa
..vedo di sparire per quell'ora?
otto luglio duemilaventi
avevo un poster in camera da letto che mi legava molto a lei ...l'ho sostituito con un altro raffigurante la copertina di use your illusion dei guns 'n roses ..un titolo azzeccato direi
Tutti hanno un momento nella vita in cui sentono il bisogno di ripiegare in se stessi.
Godendosi un momento che sperano non sia in eterno, ma nel contempo temendo che sarà per sempre.
L.V. Beethoven Sonata N°17 Op. 31 n°2
La tempesta.
La verità è che
l'unica cosa che vogliamo dall'amore
è averne una profonda nostalgia
quando non c'è
quante volte ti chiedi allo specchio
cosa stai facendo
quanto costano i sentimenti
e le autostrade su cui guidi
per avere obiettivi
chiari e poco oggettivi
da bambino un uomo ti disse
che una volta era te
i bambini han risposte azzeccate
dovrai farti strada fra rovi
ricordi solo i capelli usa
e le scarpe ai tempi new age
che poi ti riduci in pizzeria
ordini sempre la stessa
la sera del derby con te
ti ricordi di scelte passate
e nelle cuffie amarsi un pò
chi vuole vederti e tu no
chi vuole averti se si può
ma poi è tutta una scusa
per farsi una capricciosa
che poi manco te ne fregava
buono il gusto agrodolce
del sapore di scusa
per ricordarsi una capricciosa
negli anni luce
ho attraversato isole
completamente scollegato
in fuga da giorni
che son solo giornate
i tuoi occhi sono stelle
di una notte in città
puntini luminosi
troppo flebili
e i lampioni fan rumore
stop delle auto in scia
la foschia e i suoi aloni
un lieve motivo
per ricordare un pò d'amore
lontano milioni di chilometri
di milioni di chilometri
"sai, si dice che fissando una persona negli occhi per un quarto d'ora riuscirai a vedere tutti i suoi segreti"
"...e l'hai mai fatto?"
"una volta sono rimasta a fissare una cavalletta e tremava forte, era terrorizzata da qualcosa molto più grande di lei"
"..."
"Poi è successo anche con una balena nell'acquario di Valencia, si vedeva la sua tristezza, cosi grande, in una vasca cosi piccola, desiderava l'oceano"
"e tu sei più come la cavalletta o come la balena?"
"io sono la balena"
"si..in effetti la cavalletta sono io"
è successo una volta che la vita mi diede una lezione grande.
Ero bambino, avrò avuto forse 8 anni ed ero a scuola, in uno di quegli istituti paritari con le suore, in una città di provincia
che tra le città di provincia era ed è considerata tra le più ''IN''.
Io, figlio di commercianti con la fortuna di avere un'istruzione privata in mezzo a tanti bambini figli di medici, impresari d'aziende,
avvocati e alto borghesi di vari colori e sfaccettature.
Alcuni di questi erano molto prepotenti e maleducati e si assisteva quotidianamente a scene di bullismo, tant'è che durante gli intervalli
si viveva con l'ansia addosso, sperando di non essere presi di mira.
Ricordo con precisione il giorno in cui venne il mio turno, o meglio, il periodo in cui Marcello, uno dei prepotenti, iniziò a prendermi di mira.
L'ansia era sempre più alta e il momento ricreativo si era ormai trasformato nel momento della caccia.
Molti degli sfigati pacifici come me si lamentavano di questo personaggio, proprio perchè era irruento e fastidioso un pò con tutti,
ma nessuno aveva il coraggio di ribellarsi, lo temevano come se fosse un criminale pericolosissimo.
A me dava molto fastidio, e poi , i criminali veri non erano quelli, io nei fine settimana e durante le feste andavo ad aiutare i miei genitori al bar,
che si trovava in una zona malfamata della città.
avevo già visto la tossicodipendenza e la mafia, sapevo già cosa fossero lo scippo e le truffe con i mattoni nelle scatole.
dopo un periodo lungo di vessazioni e prese in giro mi ribellai, Marcello mi stava prendendo in giro e invece di tacere risposi malamente, forse a suo stesso modo
o adottando il suo stesso criterio d'offesa.
Iniziò ad inseguirmi per il cortile piccolo intento a massacrarmi di botte.
Io ero robusto, non agile, ma abbastanza forzuto e con la paura di fare a pugni, e dotato di una buona dose d'astuzia benchè sembrassi un bambino un pò tardo.
il cortile piccolo era collegato ad un cortile grande mediante un corridoio delimitato da due porte tagliafuoco agli estremi.
queste venivano chiuse solamente la sera, ma durante il giorno erano aperte per agevolare il passaggio di scolari e docenti,
un magnete faceva si che queste non dovessero essere aperte ogni volta
e lo stesso era disattivabile da un pulsante alla base dello stipite interno.
Quando il gradasso iniziò a correre feci uno scatto molto più veloce, misi tutta la mia forza per essere più lontano possibile da lui all'istante, perchè comunque
l'essere sovrappeso rappresentava per me un bel deficit nel fiato. Marcello invece era magro, in forma e ben nutrito, giocava a tennis la sera
e a calcio il sabato mattina.
Guadagnato lo stacco nel cortile piccolo imboccai la porta del corridoio e mi nascosi dietro la stessa,
la rabbia del bullo faceva si che lui corresse con la testa in avanti
senza guardare bene cosa stessi facendo, perciò non se ne accorse.
Sganciai il magnete con l'apposito tasto e apppena Marcello fu in prossimità, chiusi la porta all'improvviso, sentendo un fragoroso tonfo sordo dalla mia parte.
Sostanzialmente il malcapitato aveva sbattuto la testa con tutta la sua forza, tant'è che il rinculo l'aveva buttato a terra.
riaprendola lo vidi sul pavimento che piangeva come un agnellino, una maschera di sangue e probabilmente il naso rotto.
Finii direttamente dalla preside che chiedeva spiegazioni, nell'ufficio c'era anche la sua mamma che faceva l'insegnante nella stessa scuola, mentre mia madre non
poteva essere partecipe perchè a quell'ora stava servendo nel banco del bar.
Mi difesi dicendo che Marcello faceva il bullo con tutti e nessuno si ribellava, ma l'aveva fatto con me e io semplicemente mi sono difeso.
Lui, che stava in un angolo con la faccia gonfia ad asciugarsi il sangue mi dava del figlio di pu***na, sostenendo invece che fossi io quello che lo prendeva in giro
e che l'avessi fatto arrabbiare dopo tante prese in giro.
Poco dopo lo portarono all'ospedale, quello in cui lavorava suo padre primario di ortopedia.
Quando una versione dei fatti venne chiesta ai miei compagni di scuola tutti tacquero e l'omertà lasciò alla preside l'onere dell'interpretazione dei fatti.
Ne venne fuori che, essendo figlio di baristi, trascurato dai genitori e abbandonato a se stesso, avevo un'indole aggressiva
e venni minacciato di essere cacciato dalla scuola
se avessi commesso atti di bullismo.
La reazione dei miei non la ricordo nemmeno, probabilmente dissero di non azzardarmi a fare cazzate perchè la retta scolastica costava parecchio e l'idea
di avere buttato via tutti quei soldi li irritava parecchio.
L'interpretazione dei fatti da parte delle persone è pesantemente influenzata dal parametro della convenienza.