Ricette a sud

Ricette a sud

Le ricette che attingono dalle nostre tradizioni, dalla cultura contadina e da quella dei pescatori delle nostre coste. Tutto rigorosamente " a Sud"

22/10/2023

LA CARRUBA ( r faschnedd) Il frutto quasi dimenticato che fa perdere peso e abbassa il colesterolo.

Nel vasto mondo dei frutti e dei cibi benefici per la salute, esistono alcune gemme nascoste che meritano di essere riscoperte. Uno di questi tesori è la carruba, un frutto antico, quasi dimenticato, ma dalle proprietà nutrizionali eccezionali.

Questo frutto, tanto caro ai nostri nonni, offre una vasta gamma di benefici per la salute, e la sua rinascita è un esempio perfetto di come le tradizioni culinarie possono essere una preziosa fonte di saggezza.

La carruba è un alimento ricco di nutrienti essenziali per la salute. I suoi frutti contengono una vasta gamma di vitamine e minerali, inclusi vitamina B, calcio, ferro, magnesio, potassio e zinco.
Inoltre, è una fonte naturale di fibre alimentari, proteine e antiossidanti.
Benefici per la salute
1. Supporto digestivo: Grazie all’elevato contenuto di fibre, la carruba è un ottimo alleato per la salute digestiva. Le fibre aiutano a migliorare la regolarità intestinale, prevenendo la stitichezza e promuovendo il buon funzionamento dell’apparato digerente.
2. Controllo del peso: Le fibre contenute nella carruba aiutano a promuovere una sensazione di sazietà, riducendo così l’appetito. Questo può essere utile nel controllo del peso corporeo e nella gestione dell’obesità.
3. Salute del cuore: La carruba è priva di colesterolo e ricca di potassio, che è noto per aiutare a ridurre la pressione sanguigna. Consumare regolarmente la carruba può contribuire a mantenere il cuore in buona salute e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari.
4. Sostegno immunitario: Grazie alla presenza di antiossidanti come i polifenoli, la carruba può aiutare a rinforzare il sistema immunitario e proteggere le cellule dai danni ossidativi causati dai radicali liberi.
5. Controllo del colesterolo: Le fibre solubili presenti nella carruba possono aiutare a ridurre i livelli di colesterolo LDL nel sangue, contribuendo così a mantenere la salute del sistema cardiovascolare.
6. Fonte di sostanze nutritive: La carruba è una buona fonte di calcio, essenziale per la salute delle ossa, e di ferro, che aiuta a prevenire l’anemia da carenza di ferro,

22/10/2023

🍽🔝🍽🔝
LAGANE E CECI 😍🤗😋

Ingredienti per 4 persone:

Farina di grano duro 600 g
Acqua tiepida q.b.
Ceci 300 g
Olio extravergine d'oliva 100 g
Aglio 1 spicchio
Pomodorini pachino 250 g
Basilico 4 foglie
Sale q.b.
Pepe q.b.

Preparazione:

Lasciare i ceci a bagno in acqua per dodici ore. Le lagane vanno fatte solo con acqua, farina e un pizzico di sale; impastare, stendere la sfoglia e tagliarla a fettuccine larghe un centimetro.
Sciacquare e scolare i ceci, farli cuocere in una pentola senza sale. Intanto scaldare in una padella l'olio e lo spicchio d'aglio, toglierlo quando questo imbiondisce.
Aggiungere i ceci lessati, i pomodori, le foglie di basilico e il sale. Lessare la pasta, scolarla e aggiungerla nella padella. Mischiare per bene il tutto, far cuocere ancora per 2/3 minuti e impiattarre con una bella spolverata di pepe.

05/07/2023

E noi... Noi che eravamo uniti fin dal 1130 come Regno di Sicilia e che ci ritroviamo con fratelli assassini prima e parenti serpenti ora ?

Leggete la "nostra Storia" riportata qui sotto brevemente. ⬇️

"Nell'anno 1130 è deciso a Melfi, nasce ad Avellino ed è battezzato a il Regno di Sicilia.

È considerato dagli studiosi come la prima forma di un moderno Stato Europeo.

Il Regno di Sicilia nasceva all'insegna della dinastia normanna degli Altavilla e comprendeva non soltanto l'isola di Sicilia, ma anche le terre di Calabria e Puglia.

Ruggero II riunendo tutto il Meridione sotto la sua autorità creò il terzo tra i grandi stati d'Europa.

Alla dinastia dei Normanni succede quella degli Svevi, nel 1194 (matrimonio fra Enrico VI e Costanza d'Altavilla), rimasti sul trono di Palermo fino al 1266.

Intorno al 1200 la popolazione della Capitale supera i 350.000 abitanti (alcune fonti parlano di 400.000), ed è così la seconda città più popolata del mondo, dopo Alessandria d'Egitto.

Con Federico II (figlio di Costanza), Palermo conobbe il suo massimo splendore.

L'imperatore del Sacro Romano Impero e Re del Regno di Sicilia, stabilì la sua Corte a Palermo (essendo cresciuto a Palermo, è probabile che si sentisse più Siciliano che Tedesco).

Con l'Imperatore Federico nacque la con il primo utilizzo della forma letteraria di una lingua romanza, il siciliano, che anticipa di almeno un secolo la Scuola Toscana.

La dinastia degli Svevi rimane sul trono del Regno di Sicilia fino al 1266, quando il Regno di Sicilia venne conquistato da Carlo d'Angiò, il quale conquistato il regno, non convocò più il parlamento Siciliano.

Carlo d'Angiò voleva imporre nel Regno di Sicilia il suo modo di governare (ed anche la sua classe dirigente), e questò lo portò ad essere odiato dai Siciliani.

Questo porterà in breve tempo alla Guerra del Vespro nel 1282, quando Palermo insorse contro gli Angioini, fino ad offrire il Trono di Palermo a Pietro d'Aragona e cacciare il d'Angiò dal Regno.

Pietro d'Aragona si recò dunque in Sicilia e venne incoronato Re del Regno di Sicilia.
L'obiettivo di Pietro d'Aragona era quello di cacciare il d'Angiò anche dalla parte continentale del Regno di Sicilia - non riuscendoci - così nel 1302, si arriva ad una inutile e frettolosa mediazione del Pontefice, che attribuisce ad entrambi il titolo di Re di entrambe le Sicilie, ed il Regno viene diviso in 2, ma non in ''Regno di Napoli'' e ''Regno di Sicilia'' come fanno falsamente studiare nelle scuole.

Il Regno venne diviso in:

Regno di Sicilia (o Regno di Sicilia Citrafaro), in mano alla dinastia Angioina, con Capitale a Napoli

Regno di (o Regno di Sicilia Ultrafaro), in mano alla dinastia Aragonese, con Capitale a Palermo. Da quel momento dunque si ebbero 2 Stati Siciliani.

Dopo oltre un secolo di lotte, le 2 dinastie si estinguono ed i partiti si dissolvono, ed esattamente nel 1442 Alfonso di Trastamara (di origine Aragonese) subentra in entrambi i Regni di Sicilia, assumendo il titolo di ''Rex Utriusque Siciliae'' (Re di tutte e Due le Sicilie).

Nel 1516 inizia il periodo vicereale, con Carlo V d'Asburgo di Spagna, periodo che si concluderà nel 1700 con la morte di Carlo II.

Il periodo Spagnolo non fu per Palermo una dominazione, come falsamente scrivono gli scribacchini prezzolati, ma una ''federazione di Stati legati dal vincolo della comune dinastia'', i vari Stati della federazione Sp****la - tra cui le Due Sicilie - dunque, mantenevano tanta autonomia rispetto al potere centrale del Regno di Spagna.

Nel 1700 Carlo II muore senza eredi, e la Corona viene ereditata dalla dinastia dei Borbone con Filippo V.

Nel 1734 Carlo III di Borbone viene incoronato presso la Cattedrale di Palermo divenendo Re dei due Regni di Sicilia ''Rex Utriusque Siciliae''.

Alla fine degli anni '50 del '700, Carlo III diventa Re di Spagna, lasciando il trono delle Due Sicilie al figlio Ferdinando.

Ferdinando di Borbone, dopo il congresso di Vienna del 1815, ristabilisce l'unità Siciliana, che era stata compromessa con le lotte del Vespro, unificando di nuovo i 2 Regni di Sicilia sotto un'unica entità statale, i Due Regni di Sicilia così, vengono uniti nell'unico Regno che dal 1816 avrebbe assunto il nome di ''Regno delle Due Sicilie''.

A Ferdinando I subentrano Francesco I, il re Palermitano Ferdinando II, ed infine Francesco II di Borbone nel 1859.

Con Ferdinando II il Regno delle Due Sicilie diventa la terza potenza economico-industriale del mondo.

Il Regno fu il primo del mondo a portare l'acqua potabile nelle case, a costruire una nave a vapore che navigava in mare aperto e che collegava Napoli e Palermo in sole 16 ore (pochissimo per l'epoca), il primo Regno del mondo a conoscere la raccolta differenziata, il primo Regno del mondo a collegare tramite un piroscafo l'Europa all'America con la tratta Palermo-New York, ad avere un cimitero aperto a tutte le classi sociali, e tanto altro...

L' temeva tantissimo l'egemonia del Regno delle Due Sicilie, vista anche la prossima apertura del Canale di Suez che ci sarebbe stata a breve (anni '60 dell'800).

Data la posizione vantaggiosa nel Mediterraneo del Regno delle Due Sicilie rispetto all'Inghilterra, spinse questi ultimi ad iniziare a progettare lo smantellamento del nostro Stato, per crearne uno fantoccio.

Dopo la morte di Ferdinando II di Borbone, ed il passaggio del Trono al giovanissimo Francesco II, le grandi massonerie internazionali fecero di tutto per sfruttare questo momento di debolezza, con la falsa intenzione di una ''unità d'italia'' aggredirono il nostro stato senza una dichiarazione di guerra.

I plebisciti di annessione sono stati a prova di storia, si votava pubblicamente, ed erano presieduti dai Garibaldini (i quali avevano addirittura il diritto di votare anche più volte nello stesso seggio) ---> dunque vi lascio immaginare la sorte che spettava a chi votava il ''NO'' all'unità d'italia (fucilazione per direttissima e senza processo).

Tutte le industrie del Regno furono smantellate e trasferite nei territori del nord, affidando il controllo dei territori ai ''picciotti'', i quali furono istituzionalizzati nel 1861 per lasciare il territorio povero, ignorante, e senza possibilità di emergere.

Le Due Sicilie dovevano essere , dovevano diventare una colonia interna, un mercato che quindi non produceva, ma che doveva solo acquistare i prodotti che prima producevamo noi a casa nostra, che adesso producevano a Milano, Torino, Biella ecc ecc... (Ancora oggi perdura questa situazione).

Dal 1861 in poi l'italia aumentò notevolmente la tassazione degli stati conquistati, costringendoli a tenere le , dando vita dunque, ad .

Si sviluppò il fenomeno della Resistenza (che la storia infame ufficiale vorrebbe spacciarci per '' '') contro il nuovo stato colonizzatore ed usurpatore.

La resistenza durò oltre 15 anni.

I soldati italiani, adottarono misure spaventose contro i Siciliani contrari all'unità d'italia, con (anche di ), deportazione nei campi di concentramento (Fenestrelle, San Maurizio ecc ecc...).

Nei lager italiani, i corpi dei Siciliani venivano sciolti nella calce viva per non lasciar tracce dei misfatti compiuti, su altri invece venivano fatti esperimenti finanziati dai Savoia, perchè secondo il nuovo stato i Siciliani avevano una conformazione genetica che li portasse a delinquere (la discriminazione verso i Siciliani parte da lì).

Sempre dal 1861 inizia l'emigrazione di massa, che continua ancora oggi, perchè le Due Sicilie erano diventate terre povere e non più produttive come fino all'anno precedente.
Dal 1861 al 2015 sono fuggiti dall'antico Regno delle Due Sicilie, più di 32 milioni di persone.

Dalla caduta del Regno delle Due Sicilie ad oggi, abbiamo solo 160 anni di .

Fonte:Palermo a 360 gradi.

Da Gianluca Castriciano ricevo quanto segue e per onestà intellettuale sono obbligata a pubblicare, per quanto sotto molti aspetti, ricalca posizioni giacobine e controverse, sotto molti aspetti sono descrizioni verosimili che meritano altri approfondimenti:

"Ma in pratica nel tuo Racconto hai Cancellato il Regno di Sicilia , che nasce nel 1129 si ma che finisce nel 1816, la Sicilia aveva in comune con il Regno di Napoli solo il sovrano, ( dalla struttura politico amministrativa alla moneta separati )erano regni separati in tutto,solo i Borbone ha avuto l'ardire di chiudere il Parlamento Siciliano, dopo che la Sicilia si era dotata di una Costituzione rivoluzionaria per i tempi ,quella del 1812 con la suddivisione dei poteri. Non hai citato le Rivoluzioni antiborboniche per l'indipendenza della Sicilia, la Sicilia nel 1848-49 torno ad essere uno Stato Indipendente dopo la Rivoluzione Siciliana dotandosi di una Costituzione dove all' art.2 dice la Sicilia sarà sempre stato Indipendente). Non menzioni che dopo la Seconda Guerra mondiale e dopo la Rivoluzione Separatista Siciliana, la Sicilia nel 1946 ha ottenuto lo Statuto Autonomo che nasce prima della Costituzione, con la Regione Siciliana ( non Sicilia) che nasce prima della Repubblica Italiana e da essa riconosciuta.
Mi limito ma credo di rendere l'idea, distorcere la storia per piegarla al proprio interesse politico non è ne più ne meno che quello che fecero già dal 1816 i Borbonici e dopo i Savoiardi... "

02/07/2023

Il ritorno alla tradizione (anche in chiave rivisitata), alla tipicità e alla regionalità è la via giusta per la crescita.
Turistica e culturale.
https://www.allfoodsicily.it/pasticceria-regionale-siciliana-ecco-le-dolcezze-che-trainano-la-crescita-turistica/?fbclid=IwAR1TUtXtLsQS6RLeUscjbYp2CLnly6Tv6Ljox-0usikhynj0X-Xjbc9niwM

04/07/2022
29/06/2022
29/06/2022

RICETTE CALABRESI - "Jiuri i cucuzza" - Fiori di zucca!
Il segreto di questa bontà è nella freschezza del prodotto (una volta raccolto deve essere fritto in poche ore) e la giusta temperatura dell'olio!

Ricetta:
Per circa 10 - 12 frittelle
20 fiori di zucca lavati e privati del pistillo
2 uova
2 cucchiai di farina
3 cucchiai di pecorino grattugiato
prezzemolo tritato finemente
sale
pepe
olio per friggere

Lavorate uova e farina insieme. Aggiungete il sale, pepe, prezzemolo, il pecorino ed infine i fiori di zucca spezzettati grossolanamente con le mani senza asciugarli. Lasciare riposare per circa 10 minuti, l'impasto risulterà non tanto denso ma neanche troppo liquido. Se dovesse essere troppo liquido, aggiungete un po' di farina o al contrario se troppo denso, poca acqua. Con l'aiuto di un cucchiaio formate le frittelle versando il contenuto del cucchiaio direttamente nell'olio caldo.

a cura di Anna Vela

17/06/2022
17/06/2022
25/04/2022

CUDDRURI IMPASTO FROLLA

Cuddruri Ricetta cosentina di Musacco Patrizia

1 kg di farina
300 gr di zucchero
200 gr di strutto
4 uova intere e 2 tuorli
2 bustine di lievito per dolci
buccia grattugiata di un 1 limone
2 pizzichi di sale
1 bicchiere di latte
Uova quante ne servono per la decorazione
Confettini e codette colorate(diavoletti).
Zucchero per decorare

Procedimento

In una ciotola sb****re le uova con lo zucchero, aggiungere il latte tiepido ,lo strutto il sale, la buccia del limone, il lievito sciolto in un pò di latte, il sale e la farina.Lavorate l impasto bene bene con le mani ...deve essere morbido ma non appiccicoso (regolarsi con la farina se bisogna aggiungerne ancora un po’) continuare la lavorazione sulla spianatoia,
preparare le forme come si preferisce, incastonare le uova intere e ben lavate che devono essere sempre in numero dispari, spennellare con un tuorlo sbattuto con latte e decorare con confettini colorati o zucchero.
Cuocere a 180/200° per 35/40 minuti, dipende dal forno (nei tempi passati, e qualcuno lo fa ancora oggi, si cuocevano al forno a legna tradizionale.

25/04/2022

La ricetta dei🌿 "Cuddruri panbrioche"🐥 SUPERSOFFICE

Cuculi ((cuddure o cullure) IMPASTO BRIOCHE
Ricetta di Musacco Patrizia

PREMESSA:

Ogni paese,ogni zona calabrese conserva procedure diverse di preparazione e le ricette cambiano secondo le usanze tramandate da generazioni
I cuculi(cudduri,cullure,cuzzupe ecc..)sono sempre adornati dalle uova simbolo di fecondità e di rinascita, nucleo vitale.
Venivano consumate anticamente il giorno di Pasqua le donne di casa preparavano questi dolci con le uova per ogni membro della famiglia e tante altre da donare a parenti e compari .
Secondo la tradizione, le uova devono essere di numero dispari il dolce più grande si fa per la persona più anziana e importante della casa più uova si mettono sopra e più le si rende onore.
Per i bambini si preparano a forma di colombina mentre per le signore si usa la forma di treccia con un uovo ben in vista.
Per i fidanzati invece
la suocera la regala al genero e deve fare attenzione a quante uova mette sopra perché Cu’ nova rinnova, cu’ setta s’assetta cioè se mette nove uova vuol dire che la promessa di fidanzamento è rinnovata. Se invece ne mette sette, il genero s’assetta, cioè si siede, vuol dire che il matrimonio è vicino.

INGREDIENTI

1 kg di farina
300 grammi di lievito madre oppure un cubetto di lievito di birra
4 uova,
150 grammi di zucchero,
1 bicchiere di olio oppure 100g di b***o o strutto
1 bicchiere di latte tiepido dove scioglierete il lievito
La ricetta antica prevede anche un po di liquore all anice (questo è a vostro piacimento)
1cucchiaio di miele

PREPARAZIONE

Disponete la farina a fontana su una spianatoia, aggiungete al centro le uova e sbattete leggermente con una forchetta. Aggiungete il latte tiepido in cui avrete sciolto il lievito di birra poi lo zucchero l’olio di semi (o lo strutto) continuando a mescolare, Quando tutti gli ingredienti saranno ben amalgamati iniziate ad impastare energicamente con le mani fino ad ottenere un impasto morbido e non appiccicoso. Aggiungete dell’altra farina sulla spianatoia nel caso fosse necessario. Mettete l’impasto a lievitare in una ciotola di plastica coperta da un canovaccio per circa 1 ora e mezza fino al raddoppio. Trascorso il tempo l’impasto sarà raddoppiato, a questo punto mettetelo sulla spianatoia e impastatelo per qualche altro minuto.
Staccate dall’impasto dei pezzetti, e dar loro la forma desiderata.

Disponete i cuculi nelle teglie infarinate e aggiungete le uova sode (a piacere) coprirle nuovamente con un panno di lana e lasciar lievitare altre due ore, fino a che non raddoppiano di volume. spennellate la superfice con uovo sbattuto e fate cuocere a 180 gradi per 20-30 minuti.

25/04/2022

Cullurialli
Ricetta di Musacco Patrizia


Grispelle (Cuddrurieddri o cullurielli)
Le grispelle o cullurielli sono un fritto calabrese molto antico che si prepara nei giorni di festa sia l otto Dicembre giorno dell Immacolata sia il giorno di San Martino in molte zone calabresi. Si tratta di ciambelline o a altra forma fatti con farina e patate lesse,che vengono fatte lievitare e poi fritte.Io li riempio con alici e olive verdi casarecce.
Si gustano il giorno di San Martino con un bel bicchiere di vino ...il baccalà fritto... baccalà con olive e patate e le...caldarroste
Allora oggi vi propongo la mia ricetta: Ingredienti:
500g di patate lesse 1kg di farina circa 1 cubetto di lievito di birra più acqua tiepida quanto basta per ottenere un imoasto morbido, sale , olio per friggere (avostro piacere o quello d oliva come facevano le nostre nonne oppure olio di semi di mais)
Bollite le patate con tutta la buccia,poi sbucciatele e passatele nello schiacciapatate sul piano di lavoro aggiungete la farina per quanto basta ad avere un impasto morbido aggiustate di sale e il cubetto di lievito sciolto in acqua tiepida.
Impastate bene il tutto e lasciate lievitare per circa un oretta. Quando la pasta sarà raddoppiata di volume,lavorando con le mani cercate di formare delle listarellle da cui ricaverete le varie ciambelline o qualsiasi altra forma potete fare anche dei fagottini ripieni di alici oppure di olive verdi.Poi aiutandovi con le mani unte friggitele in olio bollente...la tradizione vuole che siano frittte in una capiente padella sul fuoco del caminetto come facevano le nostre nonne. Bastano pochi secondi e sono subito pronti da gustare in allegria e in compagnia di amici e parenti.
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https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=307221504740943&id=100063592871116

25/04/2022

"I PITTICELLI DI MELENGIANE CALAVRISI"
(POLPETTE DI MELANZANE)

Ci sono piatti il cui semplice nome, ancora prima che il gusto , ci lasciano trasportare con la mente a ricordi piacevoli legati ai pranzi della domenica .
Pranzi preparati dalle nostre mamme ,dalle nostre nonne ,zie ..comare..che avevano un gusto speciale non solo per gli ingredienti con cui venivano preparatI, ma soprattutto per il momento di condivisione che rappresentava il cibo cucinato con amoree.
Cucinare era un modo per dimostrare di prendersi cura della "famiglia",
le giornate erano più armoniose e piene di gusto.. di profumi...di colori...quelle domeniche "senza fretta"

A giugno per le prime melanzane non possono mancare sulle tavole estive le
POLPETTE DI MELANZANE

INGREDIENTI
1GK e mezzodi melanzane (qualità lunga nera )
3uova
500g di pane raffermo
50 di pecorino grattugiato
50 g di parmigiano grattugiato
Aglio
Pizzico di pepe nero
Prezzemolo e un Po di basilico
Olio per friggere(di mais.... oppure olio extravergine d'oliva come vuole la tradizione)

Procedimento :
Ammollate il pane raffermo in acqua fredda per circa un ora
Prendete le melanzane pulitele per bene , lavatele e tagliatele a metà e cuocetele in abbondante acqua bollente e salata per circa 20 minuti.
Scolatele e lasciatele raffreddare, una volta fredde vanno strizzate tra le mani per eliminare l’eccesso d’acqua, vanno strizzare benissimo per evitare che restino piene d acqua e poi potrebbero rompersi durante la frittura
🍆🍴
Prendete una bella ciotola e amalgamate il pane raffermo strizzato,le melanzane
aggiungete il formaggio grattugiato(Parmig. e pecor) , basilico e prezzemolo fresco tagliuzzato finemente, le uova, l’aglio tritato e il sale.
Impastate e amalgamate bene. Se l’impasto dovesse risultate troppo molle o acquoso aggiugete un poco di farina o panegrattato, formate delle polpette con la classica forma allungata e friggere le in abbondante olio caldo
Servite calde o fredde
Buon Appetito

23/04/2022

Le usanze alimentari della Magna Grecia

Gli antichi greci del Sud Italia vivevano essenzialmente di un'economia agricola.
Producevano essenzialmente frumento, vino, legumi, cavoli, cipolle e aglio.
Venivano inoltre coltivati alberi di mele, pere, castagne, noci, mandorle, melograni e fichi. Molto importante era anche l'apicoltura per la produzione di miele che costituiva un alimento essenziale per i greci.

L'alimentazione dei magno-greci così come dei greci la definiremmo oggi salutistica.
Oltre ai prodotti su citati, la pesca costituiva un elemento importante. Il pesce era il piatto quasi quotidiano di un antico greco mentre la carne veniva consumata solo in rare occasioni, come banchetti per festeggiare matrimoni o sacrifici religiosi.

In Calabria sono stati ritrovati, specie nella zona di Locri Epizefiri, centinaia di piatti dedicati alla consumazione del pesce. Questi piatti presentano dei disegni di pesci a figure rosse e al centro un incavo in cui defluiva il liquido di cottura.
Alcuni esemplari sono oggi conservati nei musei di Locri e Reggio ma diversi sono sparsi nei musei di tutto il mondo.
fonte: La mitologia nell'Arte

Scapece 22/04/2022

Scapece Con questo nome di origine araba, mutuatoci dagli spagnoli sia castigliani che catalani ma arrivatoci anche direttamente, esistendo qualcosa...

22/04/2022

NUOVE INESATTEZZE SULLA STORIA DELLA PIZZA

Ho letto con interesse l'articolo pubblicato stamane su Il Fatto Quotidiano online circa la genesi della pizza come la conosciamo oggi (pomodoro e mozzarella), che secondo il professor Alberto Grandi, docente di storia dell'alimentazione all'Università di Parma, sarebbe nata in America.

Nell'articolo, di introduzione a un podcast di dodici puntate su spotify che pure ho ascoltato qualche giorno fa, il docente sostiene giustamente che "la pizza, fino al secolo scorso, la maggior parte degli italiani non sapeva neppure cosa fosse", ma anche che “Quella che conosciamo e mangiamo anche oggi è nata in America e fino agli anni’50 gran parte degli italiani non la conosceva".

Premetto che è giusto, tranne l'errore grave di attribuire la nascita della pizza con pomodoro e mozzarella agli americani.

Sostiene infatti il professor Grandi:
"Vero che la pizza è nata a Napoli ma si trattava di una pizza bianca, senza pomodoro e mozzarella, ricca di aglio e olio, mangiata per strada. Una sorta di street food primordiale".
E ancora:
"Gli italiani imparano a fare la pizza con pomodoro e mozzarella negli Stati Uniti e poi, una volta tornati in Italia, portano con sé questo modo di prepararla che entra a far parte della nostra tradizione”.

L'errore enorme che commette Grandi è nel sostenere che la pizza con il pomodoro e la mozzarella nasca in America e la si impari a fare lì. Nel mio libro "Il Re di Napoli", circa la storia del pomodoro, riporto le documentazioni che attestano come la pizza con il pomodoro e la mozzarella nasca indubitabilmente a Napoli nella prima metà dell'Ottocento.

È vero che la prima pizza dei napoletani, nel Seicento, era bianca, poiché il pomodoro non era ancora abituale in alimentazione, e quello lungo ancora non era conosciuto in Europa. Intanto non era ricca di aglio e olio, come sostiene Grandi, ma di strutto, formaggio di pecora, pepe e basilico, e si chiamava "mastunicola", nome derivante dalla storpiatura del lemma dialettale "vasinicola", che in napoletano significa "basilico".

Con l'inizio della coltivazione del pomodoro a bacca lunga attorno al Vesuvio, a fine Settecento, il cibo di strada del popolo napoletano iniziò a colorarsi di rosso. Quel pomodoro si chiamava "Fiascone di Napoli", poi estintosi a metà del Novecento, quando era ormai stato sostituito dal "San Marzano". L'uso del pomodoro su maccheroni e pizza inizia a diffondersi a inizio Ottocento, ed è attestato in numerosi scritti e ricettari.

Circa l'argomento in oggetto, è Alexandre Dumas a riportarne l'uso sulla caratteristica pizza nel suo "Le Corricolo", scritto dopo aver visitato Napoli nel 1835 e pubblicato otto anni più tardi a Parigi:

"[...] La pizza è con l’olio, la pizza è con salame, la pizza è al lardo, la pizza è al formaggio, la pizza è al pomodoro, la pizza è con le acciughe. [...]".

Quasi tutte pizze “in bianco” quelle descritte dal romanziere francese, e una già "in rosso", preparata soprattutto d’estate e d'autunno, perché il pomodoro era un prodotto molto più soggetto alla stagionalità di quanto non lo sia oggi, e lo si comprende da quello che si legge nella ricerca scientifica "Sull’alimentazione del popolo minuto in Napoli", pubblicata nel 1863 dai medici Achille Spatuzzi, Luigi Somma ed Errico De Renzi:

"I Napoletani mangiano a dovizia le pizze: [...] pizze condite alla superficie con olio o sugna in abbondanza, con formaggio, origano, aglio, prezzemolo, foglie di menta, con pomidoro specialmente in està, ed infine talvolta anche con piccoli pesciolini freschi. [...] I pomidoro sono in Napoli adoperati moltissimo nell’està freschi, e nell’inverno o secchi o ridotti a conserva; [...]".

Il condimento con pomodoro e mozzarella nasce nella prima metà dell'Ottocento a Napoli e non in America, a dispetto del romantico racconto riferito all'invenzione tricolore della pizza dedicata alla regina Margherita di Savoia. Lo attesta il filologo Emmanuele Rocco nel secondo volume dell’opera "Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti", pubblicato nel 1858, scrivendo nel capitolo "Il pizzajuolo" che il trittico pomodoro-mozzarella-basilico era già una delle possibilità di condimento nelle strade di Napoli:

"La pizza non si trova nel vocabolario della Crusca, perché [...] è una specialità dei napoletani, anzi della città di Napoli. [...]
Le pizze più ordinarie, dette coll’aglio e oglio, han per condimento l’olio, e sopra vi si sparge, oltre il sale, l’origano e spicchi d’aglio trinciati minutamente. Altre sono coperte di formaggio grattugiato e condite collo strutto, e allora vi si pone disopra qualche foglia di basilico. Alle prime spesso si aggiunge del pesce minuto; alle seconde delle sottili fette di muzzarella. Talora si fa uso di prosciutto affettato, di pomidoro, di arselle ec. Talora ripiegando la pasta su di sé stessa se ne forma quel che chiamasi calzone."

È evidente che nella complessità di quel periodo venivano sfornate anche pizze fatte con strutto, pomodoro, sottili fette di mozzarella, basilico e formaggio grattugiato. Basta sostituire l’olio allo strutto per avere proprio una margherita di metà Ottocento almeno.

Persino Carlo Collodi, nel 1886, testimonia dell'uso del pomodoro sulla pizza di Napoli, descrivendo quell'alimento agli scolari italiani nel suo "Il viaggio per l’Italia di Giannettino - Parte terza: l’Italia meridionale":

"Vuoi sapere cos’è la pizza? È una stiacciata di pasta di pane lievitata, e abbrustolita in forno, con sopra una salsa di ogni cosa un po’. Quel nero del pane abbrustolito, quel bianchiccio dell’aglio e dell’alice, quel giallo-verdacchio dell’olio e dell’erbucce soffritte e quei pezzetti rossi qua e là di pomidoro danno alla pizza un’aria di sudiciume complicato che sta benissimo in armonia con quello del venditore."

Il professor Grandi commette dunque un autogol citando il "pizza effect" circa la pizza. Il cosiddetto "pizza effect" è proprio il fenomeno sociologico per cui un elemento della cultura di un particolare popolo viene conosciuto e diffuso maggiormente in un'altra nazione, e successivamente reimportato nella nazione del popolo che l'ha creato. E infatti la pizza con il pomodoro e la mozzarella, nata a Napoli nella prima metà dell'Ottocento, divenne ampiamente italiana solo oltre un secolo dopo, nel dopoguerra. Prima di allora, come dimostra lo scritto di Carlo Collodi, era considerata un alimento malsano da straccioni napoletani in odor di colera che lo preparavano per strada, discriminato come il popolo che lo mangiava. Poi, conosciuta dagli americani grazie agli emigranti napoletani che a inizio Novecento erano andati a farla negli States (il primo fu Gennaro Lombardi nel 1905), ne fu diffuso l'uso prima dai soldati americani impegnati sul fronte italiano per la Seconda Guerra Mondiale, che peraltro scoprirono il gusto originale a Napoli, e poi dai turisti statunitensi negli anni Sessanta, che la chiedevano nei ristoranti italiani negli anni del benessere economico. Come il fisiologo statunitense Ancel Keys, codificatore della Dieta Mediterranea, che assaggiò quella originale durante i suoi soggiorni a Napoli nei primi anni Cinquanta per osservare e studiare sul posto la virtuosa alimentazione locale, e provò ad ordinarla invano in un ristorante della vicina Roma. Raccontò lui stesso nei suoi scritti che la risposta fu: «Spiacenti, niente pizza qui, quella è roba da napoletani». A quei tempi, a Milano si diceva «Mi la pizza la mangi a Napoli e el pess el mangi al mar».

In conclusione, la pizza con pomodoro e mozzarella, creazione napoletana della prima metà dell'Ottocento, fu conosciuta dagli americani a inizio Novecento grazie agli emigranti napoletani, prima che la abbracciassero gli italiani negli anni Sessanta. Questa è storia.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/11/la-pizza-quella-che-conosciamo-oggi-e-nata-in-america-allinizio-era-bianca-con-olio-e-aglio-i-falsi-miti-della-cucina-italiana-in-un-podcast/6493008
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