IL Medico Condotto

IL Medico Condotto

Il medico condotto era un dipendente del comune che prestava assistenza sanitaria gratuita ai poveri e con un piccolo compenso per gli altri cittadini.

Il blog nasce con l'intento di aumentare la capacità di riconoscere le più frequenti malattie otorinolaringoiatriche, cutanee, veneree, odontostomatologiche e del cavo orale, dell'apparato locomotore e di quello visivo, indicandone i principali indirizzi di prevenzione, diagnosi e terapia per una visione più ampia dello stato di salute generale della persona e delle sue esigenze generali di beness

Photos from IL Medico Condotto's post 22/03/2024

L'Autonomia porterà al collasso la sanità del Sud: gli scenari e le conseguenze.

L'autonomia differenziata "non solo porterà al collasso la sanità del Mezzogiorno, ma darà anche il colpo di grazia al Ssn, causando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti". Lo afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, illustrando i risultati del report 'L'autonomia differenziata in sanità' che esamina le criticità del ddl Calderoli approvato al Senato e ora in discussione alla Camera, e analizza il potenziale impatto sul Ssn delle maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di "tutela della salute". "Le nostre analisi, documentano dal 2010 enormi divari in ambito sanitario tra il Nord e il Sud del Paese e sollevano preoccupazioni riguardo l'equità di accesso alle cure". Numerosi gli esempi al riguardo:
•Dagli adempimenti ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) - le prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire gratuitamente o previo il pagamento del ticket - valutati con la griglia LEA nel decennio 2010-2019 emerge che nelle prime 10 posizioni non c’è nessuna Regione del Sud e che le tre Regioni che hanno richiesto maggiori autonomie si collocano nella top five della classifica. E con il Nuovo Sistema di Garanzia che ha sostituito la griglia LEA, nel 2020 delle 11 Regioni adempienti l’unica del Sud è la Puglia, a cui nel 2021 si aggiungono Abruzzo e Basilicata. E sia nel 2020 che nel 2021 le Regioni del Sud sono ultime tra quelle adempienti.
•Nel 2022 a fronte di un’aspettativa di vita alla nascita di 82,6 anni (media nazionale), si registrano notevoli differenze regionali: dagli 84,2 anni della Provincia autonoma di Trento agli 81 anni della Campania, un gap ben 3,2 anni. E in tutte le 8 Regioni del Mezzogiorno l’aspettativa di vita è inferiore alla media nazionale, spia indiretta della bassa qualità dei servizi sanitari regionali.

•L’analisi della mobilità sanitaria conferma la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord e la fuga da quelle del Centro-Sud: infatti, nel periodo 2010-2021 tutte le Regioni del Sud ad eccezione del Molise (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) hanno accumulato complessivamente un saldo negativo pari a € 13,2 miliardi, mentre sul podio per saldo attivo si trovano proprio le tre Regioni che hanno già richiesto le maggiori autonomie. Nel 2021 su € 4,25 miliardi di valore della mobilità sanitaria, il 93,3% della mobilità attiva si concentra in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, mentre il 76,9% del saldo passivo grava su Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo.

•Il raggiungimento degli obiettivi della Missione Salute del PNRR è rallentato dalle scarse performance delle Regioni del Centro-Sud: dagli over 65 da assistere in ADI con abnormi obiettivi di incremento di circa il 300% per Campania, Lazio, Puglia e oltre il 400% per la Calabria, all’attuazione del fascicolo sanitario elettronico con percentuali di attivazione e alimentazione molto basse; dal numero di strutture da edificare (Case della Comunità, Centrali Operative Territoriali, Ospedali di Comunità), alla dotazione di personale infermieristico, ben al di sotto della media nazionale soprattutto in Campania, Sicilia e Calabria.

Ma a rischio non è solo il meridione, L'ulteriore indebolimento dei servizi sanitari nel Mezzogiorno, infatti, rischia di generare un effetto paradosso nelle ricche regioni del Nord che, per la grave crisi di sostenibilità del Ssn, non possono aumentare in maniera illimitata la produzione di servizi e prestazioni sanitarie. Di conseguenza un massivo incremento della mobilità verso queste regioni rischia di peggiorare l'assistenza sanitaria per i propri residenti. ."Considerato che la richiesta della Fondazione GIMBE di espungere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie sinora non è stata presa in considerazione dal Governo, né sostenuta con vigore e costanza dalle forze di opposizione è cruciale ribadire le motivazioni che portano a sostenere questa posizione. Perché non è ammissibile che venga violato il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto alla tutela della salute, legittimando normativamente il divario tra Nord e Sud".

•Il SSN attraversa una gravissima crisi di sostenibilità e il sotto-finanziamento costringe anche le Regioni virtuose del Nord a tagliare i servizi e/o ad aumentare le imposte per evitare il Piano di rientro. «E se da un lato ¬non si intravedono risorse né per rilanciare il finanziamento pubblico della sanità, né tantomeno per colmare le diseguaglianze regionali, dall’altro con l’autonomia differenziata le Regioni potranno trattenere il gettito fiscale, che non verrebbe più redistribuito su base nazionale, impoverendo ulteriormente il Mezzogiorno».

•Il CLEP, ovvero il comitato istituito per determinare i livelli essenziali delle prestazioni non ha ritenuto necessario definirli per la materia “tutela della salute” in quanto esistono già i LEA, ai quali tuttavia non corrisponde alcun fabbisogno finanziario. «Una pericolosissima scorciatoia rispetto alla necessità di garantire i LEP secondo quanto previsto dalla Carta Costituzionale: infatti, senza definire, finanziare e garantire in maniera uniforme i LEP in tutto il territorio nazionale è impossibile ridurre le diseguaglianze tra Regioni».

•In sanità il gap tra Nord e Sud configura ormai una “frattura strutturale”, come dimostrano sia i dati sugli adempimenti ai LEA sia quelli sulla mobilità sanitaria. Alla maggior parte dei residenti al Sud non sono garantiti nemmeno i LEA, alimentando il fenomeno della mobilità sanitaria verso le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi per le maggiori autonomie.

Di conseguenza è impossibile, come spesso affermato, che le maggiori autonomie in sanità possano ridurre le diseguaglianze esistenti.

•Le maggiori autonomie già richieste da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto ne potenzieranno le performance sanitarie, indebolendo ulteriormente quelle delle Regioni del Sud, incluse quelle a statuto speciale. Alcuni esempi: la maggiore autonomia in termini di contrattazione del personale provocherà una fuga dei professionisti sanitari verso le Regioni in grado di offrire condizioni economiche più vantaggiose, impoverendo ulteriormente il capitale umano del Mezzogiorno; l’autonomia nella definizione del numero di borse di studio per scuole di specializzazione e medici di medicina generale determinerà una dotazione asimmetrica di specialisti e medici di famiglia; le maggiori autonomie sul sistema tariffario rischiano di aumentare le diseguaglianze nell’offerta dei servizi e favorire l’avanzata del privato. «Ecco perché suona autolesionistica e grottesca la posizione favorevole all’autonomia differenziata dei Presidenti delle Regioni meridionali governate dal Centro-Destra, dimostrando che gli accordi di coalizione partitica prevalgono sulla tutela della salute delle persone».

•L’ulteriore indebolimento dei servizi sanitari nel Mezzogiorno rischia di generare un effetto paradosso nelle ricche Regioni del Nord che, per la grave crisi di sostenibilità del SSN, non possono aumentare in maniera illimitata la produzione di servizi e prestazioni sanitarie. Di conseguenza un massivo incremento della mobilità verso queste Regioni rischia di peggiorare l’assistenza sanitaria per i propri residenti. «In tal senso una “spia rossa” si è già accesa in Lombardia che nel 2021 si trova sì al primo posto per mobilità attiva (€ 732,5 milioni), ma anche al secondo posto per mobilità passiva (-€ 461,4 milioni): in altre parole un numero molto elevato di cittadini lombardi va a curarsi fuori Regione».

•Tutte le Regioni del Mezzogiorno (eccetto la Basilicata) si trovano insieme al Lazio in regime di Piano di rientro, con Calabria e Molise addirittura commissariate, status che impongono una “paralisi” nella riorganizzazione dei servizi. «Contrariamente agli entusiastici proclami sui vantaggi delle maggiori autonomie per il Meridione – nessuna Regione del Sud oggi può avanzare richieste di maggiori autonomie in sanità».

•Il PNRR persegue il riequilibrio territoriale e il rilancio del Sud come priorità trasversale a tutte le missioni. «In tal senso l’impianto normativo del Ddl Calderoli, contrasta proprio il fine ultimo del PNRR, occasione per il rilanciare il Mezzogiorno, teso ad accompagnare il processo di convergenza tra Sud e Centro-Nord quale obiettivo di crescita economica, come più volte ribadito nelle raccomandazioni della Commissione Europea».

«Al di là di accattivanti slogan e illusori proclami è certo è che l’autonomia differenziata non potrà mai ridurre le diseguaglianze in sanità, perché renderà le Regioni del Centro-Sud sempre più dipendenti dalle ricche Regioni del Nord, le quali a loro volta rischiano paradossalmente di peggiorare la qualità dell’assistenza sanitaria per i propri residenti. Ovvero, l’autonomia differenziata per la materia “tutela della salute” non solo porterà al collasso la sanità del Mezzogiorno, ma darà anche il colpo di grazia al SSN, causando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti. Stiamo di fatto rinunciando alla più grande conquista sociale del Paese e ad un pilastro della nostra democrazia solo per un machiavellico “scambio di cortesie” nell’arena politica tra i fautori dell’autonomia differenziata e i fiancheggiatori del presidenzialismo. Due riforme che, oltre ogni ragionevole dubbio, spaccheranno l’unità del Paese Italia».

04/03/2024

Giornata Mondiale dell'Obesità

L'obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica. Oggi riguarda un miliardo di persone, ma secondo le stime del World Obesity Atlas pubblicato dalla Federazione mondiale dell'obesità (Wof), senza azioni efficaci, nel 2035 si arriverà a 1,9 miliardi di persone obese. Anche in Italia - si legge in una nota - i tassi di obesità sono in aumento con 5,6 milioni di persone, ovvero l'11,4% della popolazione. Le cause sono molteplici, dal fattore genetico a una scarsa educazione alimentare che porta a un’assunzione giornaliera di zuccheri superiore al fabbisogno quotidiano.
Una malattia cronica progressiva e recidivante, anche quando, negli stadi iniziali, non è associata ad alcuna complicanza.
L’impatto dell’obesità e delle sue conseguenze necessita di un approccio intersettoriale e multidisciplinare, con interventi coordinati a differenti livelli, per prevenirne l’insorgenza, assicurare la precoce presa in carico dei soggetti a rischio o ancora allo stadio iniziale e per rallentarne la progressione al fine di evitare o ritardare quanto più possibile il ricorso a terapie farmacologiche o chirurgiche.
L’obesità infantile, in particolare, è una delle più importanti sfide per le conseguenze che comporta, come il rischio di diabete tipo 2, l'asma, problemi muscolo-scheletrici, problemi cardiovascolari, problemi psicologici e sociali.
La strategia di prevenzione, in linea con gli obiettivi dei piani d’azione promossi dall’OMS e dall’UE, è finalizzata a individuare azioni efficaci di promozione della salute in un’ottica intersettoriale attraverso un approccio life-course, agendo a partire già dai primi 1000 giorni (nonché in fase pre-concezionale) e in gravidanza e lungo tutto il corso della vita, per ridurre i fattori di rischio individuali e rimuovere le cause che impediscono ai cittadini scelte di vita salutari.
L’obesità è, infatti, una complessa interazione di diversi fattori. Una strategia universale per ogni persona non sarà mai la soluzione, ma è basilare attuare interventi mirati, che mettano al centro la persona, i suoi diritti, le motivazioni, le scelte, il contesto di vita, per supportare e indurre una modifica dei comportamenti che duri nel tempo. Nel caso della persona affetta da obesità, renderla protagonista del suo percorso è un approccio vincente, al quale possono e devono contribuire competenze professionali diverse, tenuto conto che ridurre/eliminare l'esposizione ai fattori di rischio responsabili dell’eccesso ponderale è complesso e impegnativo.
I servizi sanitari e i professionisti che operano nel settore possono ricoprire un ruolo importante per migliorare la comprensione delle relazioni che intercorrono tra alimentazione, attività fisica e salute, motivando i cambiamenti nello stile di vita, attraverso adeguati interventi di sensibilizzazione della popolazione generale, dei pazienti e delle loro famiglie.
È necessario promuovere una cultura che consideri l’obesità come una malattia cronica complessa e recidivante, anche al fine di contrastare, a tutti i livelli, lo stigma nei confronti delle persone che ne sono affette. Interventi focalizzati sulla responsabilità individuale nello sviluppo del sovrappeso e obesità possono, infatti, rafforzare lo stigma, documentato in tutti gli ambiti sociali, inclusi la famiglia, la scuola, i luoghi di lavoro, le organizzazioni sanitarie, un aspetto, questo, spesso trascurato, con un impatto negativo sulla salute fisica, psicologica, sociale e sulla qualità delle cure delle persone affette.

CONGESTIONE NASALE 19/10/2023

La congestione nasale

La congestione nasale è spesso identificata con il sinonimo di ostruzione nasale o naso chiuso. Si tratta di un disturbo molto diffuso e frequente, soprattutto nella stagione invernale, che colpisce le vie respiratorie. È dovuta alla presenza di grandi vene nella mucosa nasale (chiamate seni venosi). Queste vene affiorano verso la superficie della mucosa in corrispondenza di una piccola cavità nasale, tra il setto e i turbinati. La presenza di infiammazione porta alla dilatazione (rigonfiamento) di queste vene, al punto che sono in grado di ostruire la cavità delimitata dal setto e i turbinati, impedendo il normale flusso di aria e rendendo più complicata la respirazione. Queste vene si possono, ciclicamente, dilatare e contrarre, e questo spiega perché l’ostruzione nasale è un sintomo che può variare nel corso della giornata e interessare anche solo una narice per volta.

I sintomi da congestione nasale sono piuttosto lievi e si risolvono in pochi giorni, tuttavia risultano fastidiosi, in quanto provocano principalmente difficoltà respiratoria (dispnea) e, particolarmente la notte, disturbano o impediscono il sonno con rischio di apnee notturne e con conseguente comparsa di stanchezza, irritabilità e un senso di malessere generale. Inoltre, il naso chiuso impone al soggetto di respirare con la bocca, l’aria dunque che viene introdotta nell’organismo, non essendo filtrata, può trasportare nelle basse vie respiratorie pulviscolo, irritanti o altri agenti infettivi che provocano irritazione, bruciore e gola secca spesso associata a tosse. La congestione nasale può inoltre essere causa di forte disagio qualora sia associata a naso che cola, starnuti frequenti, lacrimazione e ridotto senso dell’olfatto. Tra i sintomi più comuni che si presentano nei soggetti affetti da congestione nasale sono anche da annoverare: mal di testa, cefalea, dolore al petto, dolore facciale, inappetenza, nausea e febbre.

I pazienti con congestione nasale che presentano secrezione da una sola narice, e in particolare se contiene pus o sangue, forte dolore al viso e dolori alla palpazione, richiedono la valutazione immediata del medico curante o una visita specialistica per una corretta diagnosi e cura, nonché per prevenire ulteriori complicazioni.

Il trattamento decongestionante per il naso dipende dalla causa scatenante, pertanto se il naso chiuso si manifesta in occasione di influenza o raffreddore, i farmaci più indicati sono quelli che combinano l’azione analgesica e antinfiammatoria a quella decongestionante. In queste situazioni i principi attivi più utilizzati sono i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) in associazione a pseudoefedrina cloridrato, efficaci anche nel caso in cui la congestione nasale sia accompagnata da innalzamento della temperatura corporea. Se la congestione nasale è correlata a reazioni allergiche il trattamento di elezione prevede l’uso di antistaminici, eventualmente associati a corticosteroidi e decongestionanti topici, ovvero applicati direttamente nel naso. Diversamente, se la congestione nasale è legata alle adenoidi ingrossate è necessario optare per l’intervento chirurgico per la rimozione delle stesse.
Le principali e più comuni cause della congestione nasale sono:

Influenza
Raffreddore
Allergie
La congestione nasale può anche essere associata a infezioni a carico delle vie respiratorie e infiammazione dei seni paranasali, tra cui rinite e sinusite, deviazione del setto nasale, inalazione di ingenti quantità di fumo di sigaretta, polipi nasali, gravidanza e, meno comunemente, la somministrazione eccessiva e prolungata di gocce o spray nasali. Qualora la congestione nasale sia associata a ingrossamento delle adenoidi, costituisce un serio problema specie nei bambini che ne sono affetti, in quanto possono sviluppare disturbi come apnee notturne, ipossia e perfino insufficienza cardiaca. Merita un brevissimo cenno la correlazione fra naso chiuso e reflusso gastroesofageo, infatti il reflusso gastrico, raggiungendo l’area rino-faringea può avere effetti infiammatori delle mucose respiratorie con conseguente congestione nasale.
A livello medico, le cause del naso chiuso possono quindi essere distinte in rinite allergica (febbre da fieno, allergia ai pollini o agli acari e raffreddore estivo), più frequente negli adulti e rinite non allergica (infezioni, anomalie strutturali o reazioni anomale del sistema immunitario non dovute a una reazione allergica). Il miglior modo per trovare rimedio al naso chiuso consiste quindi nell’identificarne la causa, mettendo in relazione tale sintomo ad eventuali manifestazioni concomitanti. La congestione nasale associata a malattie come mal di gola, malessere, febbre e tosse è segno di un'infezione virale che indica la presenza di una sindrome influenzale o da raffreddamento, mentre se la congestione nasale è ricorrente o cronica e si manifesta con sintomi come lacrimazione e prurito agli occhi è invece indice di una reazione allergica, a cui si deve determinare quali siano i potenziali allergeni scatenanti.
L’influenza o il raffreddore accompagnati al naso chiuso impediscono di riposare tranquillamente pertanto prima di andare a letto a dormire si può ricorrere all’uso di decongestionanti nasali per contrastare in modo rapido e prolungato l’ostruzione del naso. Al trattamento farmacologico, è possibile affiancare alcuni rimedi pratici per liberare il naso chiuso come:
-Suffumigi, indicati per fluidificare il muco.
-Lavaggi nasali, utili per risciacquare le cavità nasali con una soluzione salina e contribuire a liberare le vie aeree e a mantenerle umide. In alternativa, possono dare ugualmente sollievo spray nasali a base di soluzione salina. Preferire le soluzioni ipertoniche che riescono a ridurre il gonfiore della mucosa nasale.
-Dormire con la testa posizionata più in alto rispetto al solito per alleviare la pressione prodotta dall’infiammazione nelle cavità nasali e facilitare la respirazione.
-Rilassare mente e corpo con attività ludiche come ascoltare della musica o leggere un libro predispone naturalmente al sonno e facilita l’addormentamento.
Seguire un’alimentazione corretta e leggera a base di alimenti liquidi, brodosi, caldi, come zuppe di verdure e legumi per idratare le secrezioni e aiutare ad eliminare il muco.
Dormire bene quando si soffre di congestione nasale è tanto difficile quanto importante, di conseguenza, ogni rimedio è prezioso per poter guarire e recuperare il benessere più in fretta.

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QUALITÀ DEL SONNO 21/09/2023

LA QUALITA' del SONNO

I Disturbi Respiratori nel Sonno colpiscono, solo in Italia, circa 2 milioni di soggetti. E proprio per la scarsa conoscenza di tale patologia, la diagnosi di certezza viene effettuata solo in una piccola minoranza di casi. La funzione respiratoria è controllata da diversi sistemi in modo diverso durante il giorno e nelle ore notturne. Nel primo caso il cervello, sempre attivo, assicura il passaggio di aria attraverso le vie aeree superiori. Durante il sonno, invece, viene a mancare tale controllo ed inoltre lo stare disteso a letto rende più difficile la respirazione, con grave ostacolo al Cosa nasconde il sonno passaggio di aria che il paziente tenta di superare con un conseguente aumento dello sforzo respiratorio. Questo ostacolo si sviluppa a livello del faringe, struttura dotata di pareti elastiche e non rigide, come negli altri tratti dell'albero respiratorio. La manifestazione clinica di questo sforzo è costituita dal russamento. Se a queste modificazioni respiratorie notturne si sovrappone una malattia polmonare già presente (broncopatia cronica, ecc.) o una malformazione delle prime vie aeree (tonsille o adenoidi ingrossate, deviazione del setto nasale, presenza di polipi nasali) la sintomatologia è ben più grave. La Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSAS) rappresenta il più frequente di questi disturbi. Tale malattia risulta attualmente sotto-diagnosticata, pur determinando grossi problemi sul sistema cardiovascolare (infarto miocardico, morti improvvise nel sonno) e su quello nervoso (cefalea mattutina, sonnolenza diurna), con conseguenti gravi complicanze, come ad esempio l'alta mortalità per incidenti automobilistici legati all'eccessiva stanchezza durante il giorno (2° causa di morte dopo le cosiddette "stragi del sabato sera"). E' infatti molto importante prestare attenzione alla presenza di eventuali disturbi del sonno in soggetti che svolgono lavori come camionisti o turnisti, o addetti all'uso di mezzi speciali, tenendo presente le conseguenze sociali e legali per sindromi cosi gravi.
I soggetti con questo tipo di disturbo presentano, nel corso della notte, una assenza (apnea) o una riduzione (ipopnea) del flusso aereo che dura dai 10 secondi fino ai 3 minuti. Questo determina un ridotto afflusso di ossigeno ai vari organi e tessuti. Il mancato apporto di ossigeno ai tessuti (ipossia) e il conseguente aumento di anidride carbonica (ipercapnia) determina superficializzazione del sonno con risveglio cerebrale, in quanto il cervello è il primo organo a necessitare di ossigeno. Naturalmente il continuo ripetersi per tutta la notte di apnee e risvegli determina frammentazione e riduzione dell'efficienza del sonno, per cui il soggetto tende a svegliarsi più volte nel corso della notte e la mattina molto spesso ha mal di testa ed è stanco. Distinguiamo sintomi notturni e sintomi diurni. Durante la notte il russamento rappresenta il sintomo più importante, ma col protrarsi del disturbo il russamento viene interrotto da fasi di silenzio (apnee) seguite da rantoli e boccheggiamenti. Possono essere inoltre presenti agitazione notturna, sudorazione profusa, continui cambiamenti di posizione, risvegli frequenti ed improvvisi con sensazione di soffocamento, terrore notturno. In una fase più tardiva possono subentrare incontinenza urinaria e/o emissione involontaria di urine durante la notte e diminuzione degli impulsi sessuali fino all'impotenza.
I sintomi diurni non rappresentano altro che la conseguenza della difficoltosa respirazione che si ha durante la notte: il paziente è affaticato, spesso riferisce cefalea, stanchezza, tendenza ad addormentarsi durante i comuni atti della vita quotidiana, le normali occupazioni lavorative, la guida dell'auto. Possono insorgere sensazione di debolezza psico-fisica, difficoltà di concentrazione, irritabilità, perdita di memoria, cambiamenti di umore e di comportamento, ansietà o depressione. A lungo andare il quadro clinico può essere reso complesso dall'interessamento di altri apparati, che complica l'evoluzione della malattia.
Le complicanze possono essere:
Broncopolmonari: vi è maggior predisposizione ad infezioni delle vie aeree superiori ed inferiori (faringite, bronchite, polmonite, ecc.).
Cardio-circolatorie: aumento della pressione arteriosa e/o della frequenza cardiaca, alterazioni del ritmo cardiaco, alta incidenza di eventi acuti cardiocircolatori (edema polmonare, aritmie maggiori, infarto miocardico, morte improvvisa) e cerebrali, che si verificano per lo più durante le ore di sonno.
Cerebrali: sonnolenza diurna, alterazioni delle performance intellettive, lavorative e scolastiche, alterazioni comportamentali, fino alla modificazione della personalità e al deterioramento intellettivo.
Disfunzioni ormonali: riduzione degli ormoni tiroidei, dell'ormone della crescita e del testosterone.
Disfunzioni sessuali: riduzione della libido e della consistenza dell'erezione del pene sino all'impotenza sono presenti in circa il 30% dei pazienti con OSAS.
Il soggetto raramente si rende conto della malattia, attribuendo uno o più sintomi, quali ad esempio la sonnolenza diurna, all'aver esagerato con l'alcool la sera prima o col fumo, al non aver riposato durante il pomeriggio o all'aver lavorato troppo durante il giorno. Questo contribuisce senz'altro a far passare il tutto inosservato e magari a lasciarlo nel dimenticatoio se al mattino successivo ci si sveglia meno stanchi e più riposati.
- Le misure generali includono:
-la riduzione ed il controllo del peso corporeo: 3 pazienti con OSAS su 4 sono obesi;
-limitazione o abolizione di sostanze o farmaci (alcool, fumo e tranquillanti) che deprimono il sistema respiratorio con peggioramento dei sintomi;
-evitare una vita sedentaria;
-evitare pasti serali abbondanti;
-evitare alcune posture nel sonno: é dimostrato che i pazienti russano più intensamente in posizione supina. Consigliare a questi pazienti una posizione laterale può ridurre gli eventi apnoici;
-trattamento di patologie associate che possono predisporre o aggravare la patologia: ipertrofia tonsillare, ipotiroidismo, malattie respiratorie croniche, ecc.
Tra le misure specifiche il provvedimento terapeutico, non invasivo, standardizzato é l'applicazione di una pressione positiva continua (CPAP) nelle vie aeree, applicata per via nasale attraverso una maschera adeguata alla conformazione facciale del paziente con possibilità di aggiungere ossigeno nei casi in cui persistono livelli non sufficienti dello stesso nel sangue.
La CPAP agisce determinando un aumento della pressione nelle vie aeree sufficiente ad evitare l'occlusione del faringe, prevenendo ed eliminando quindi le apnee.
Gli effetti benefici sono rapidi e spettacolari, con un netto miglioramento dei sintomi.
Un eventuale trattamento chirurgico è volto a correggere eventuali alterazioni nasali e delle prime vie aeree.
Nell'ambito della terapia farmacologica c'è da dire che non esistono trattamenti farmacologici che si siano dimostrati efficaci nell'OSAS.

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Photos from IL Medico Condotto's post 18/07/2023

Estate 2023. Ondate di calore: gli 8 consigli del Ministero.

Il sistema operativo del ministero è dislocato in 27 città italiane e consente di individuare, giornalmente e per ogni specifica area urbana, le condizioni meteo-climatiche a rischio per la salute, soprattutto dei soggetti vulnerabili: anziani, malati cronici, bambini, donne in gravidanza. Tutti i giorni, dal lunedì al venerdì a partire da metà maggio fino a metà settembre sono elaborati dei bollettini per l'attivazione, in caso di necessità, di piani di intervento a favore della popolazione vulnerabile. I bollettini individuano 4 livelli di rischio: 0 nessun pericolo per la popolazione; 1 pre-allerta; 2 condizioni meteorologiche che possono rappresentare un rischio per la salute di gruppi più suscettibili; 3 condizioni di emergenza (ondata di calore) con possibili effetti negativi sia per persone sane sia per la popolazione fragile come anziani, bambini molto piccoli e persone affette da malattie croniche. Per affrontare un'ondata di calore il Ministero della Salute suggerisce alcune accortezze da prendere. Qui una parte dei suggerimenti:
-Evitare l'esposizione nelle ore più calde della giornata tra le 11.00 e le 18.00.
-Evitare le zone particolarmente trafficate preferendo luoghi come parchi e giardini.
-Utilizzare correttamente il condizionatore.
-Indossare indumenti chiari, leggeri, in fibre naturali (es. cotone e lino), un cappello leggero di colore chiaro e occhiali da sole.
-Proteggere la pelle con creme solari ad alto fattore protettivo.
-Fare attenzione alla corretta conservazione dei farmaci: tenerli lontano da fonti di calore e da irradiazione solare diretta e riporre in frigo quelli che prevedono una temperatura di conservazione non superiore ai 25-30°.
-Non lasciare persone non autosufficienti, bambini e anziani, anche se per poco tempo, in macchina parcheggiata al sole.
-Assicurarsi che le persone malate o costrette a letto non siano troppo coperte.
La prima raccomandazione è evitare di uscire nelle ore più calde e “aiutare a proteggersi le persone più fragili e facilmente a rischio”. È comunque indispensabile rivolgersi al proprio medico di famiglia in caso di necessità, se si è affetti da malattie croniche o si stanno seguendo delle cure. Il ministero della Salute invita inoltre a proteggersi in casa e sui luoghi di lavoro, rinfrescando gli ambienti e rinnovando l’aria, schermando le finestre con tende che blocchino il passaggio della luce, ma non quello dell’aria.

E’ importante bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno e mangiare frutta fresca. E’ consigliabile limitare il consumo di bevande con zuccheri aggiunti, caffè; e alcolici. E più in generale è consigliabile seguire sempre un’alimentazione corretta, preferendo frutta e verdura di stagione, a piatti elaborati ricchi di grassi, condimenti e sale. Vanno protetti dal caldo anche gli alimenti, che vanno conservati in modo corretto e rispettando la catena del freddo. L’esercizio fisico va praticato nelle ore più fresche della giornata ed è inoltre importante bere molti liquidi e mangiare in modo corretto. Non dimenticare, infine, di proteggere dal caldo anche gli animali domestici.

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