Studio Medicina Generale - Ginecologia - Dott. Giuseppe Montesano
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STUDIO MEDICINA GENERALE: CAMPOROTONDO ETNEO (CT), VIA DIAZ 50/A
STUDIO GINECOLOGIA: CAMPOROTONDO ETNEO ( CT), VIA DIAZ 50/A
MENOPAUSA: perdite di sangue dall'utero
La menopausa è quel periodo della vita di una donna in cui cessa definitivamente il ciclo mestruale, segnando la fine della sua capacità riproduttiva.
Tuttavia, alcune donne possono sperimentare perdite di sangue dall'utero anche dopo la menopausa.
Questo fenomeno è noto come "sanguinamento postmenopausale" e può avere diverse cause.
Ecco alcune delle cause più comuni:
Atrofia endometriale: Dopo la menopausa, il rivestimento dell'utero (endometrio) può diventare molto sottile, causando sanguinamenti.
Polipi uterini: Piccole escrescenze benigne che possono formarsi nel rivestimento dell'utero e causare sanguinamenti.
Iperplasia endometriale: Un ispessimento anomalo dell'endometrio che può portare a sanguinamenti.
Tumori: Sebbene meno comuni, i sanguinamenti postmenopausali possono essere causati da tumori benigni o maligni dell'utero, come il cancro endometriale.
È importante monitorare qualsiasi sanguinamento anomalo e, se necessario, fare degli esami per determinare la causa esatta. Gli esami possono includere un'ecografia transvaginale, una biopsia endometriale o una isteroscopia.
Ricorda che ogni caso è unico, quindi è fondamentale avere una diagnosi precisa per poter gestire al meglio la situazione.
😊
La versione integrale del monologo di Antonio Scurati che avrebbe dovuto leggere in occasione del 25 aprile, censurata dal servizio pubblico della Rai.
"Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole.
Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita.
Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il ca****re.
Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato.
Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito.
Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto.
Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani.
Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti.
Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del '24, primavera del '44 - proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.
Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?
Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così.
Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia.
Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra.
Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana".
FIBROMIALGIA
Fibromialgia: il dolore che la società non vede né capisce La fibromialgia è stata riconosciuta come malattia dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) nel 1992. Attualmente, la fibromialgia colpisce il 4%...
In questa festa di rinascita e speranza, vi auguro giorni sereni e cuori leggeri.
Che la nella Vostra possiate trovare trovare gioia e pace in ogni passo che farete.
**Buona Pasqua!** 🌼🌷
ISTEROSCOPIA DIAGNOSTICA
L’isteroscopia diagnostica con immagini è un esame ginecologico strumentale prescritto alla paziente che lamenta sintomi tali da richiedere una biopsia mirata. Grazie a questo esame, il ginecologo osserva il canale cervicale e la cavità uterina così da individuare eventuali patologie ginecologiche.
Questo esame si esegue con l’isteroscopio, uno strumento formato da un tubo con delle lenti collegate a un cavo di fibre ottiche connesso a sua volta a una fonte di luce alogena o allo xenon e a un tubo attaccato all’insufflatore del gas che serve per distendere la cavità uterina. Una telecamera collegata alle lenti trasmette le immagini su di un monitor che visualizzano la cavità uterina ingrandita. Dopo l’isteroscopia diagnostica con immagini, le foto scattate durante l’esame vengono consegnate alla paziente insieme al referto, in alternativa è possibile eseguire una videoregistrazione.
Come detto, l’isteroscopia diagnostica permette di valutare il canale cervicale: ampiezza, caratteristiche dell’epitelio di rivestimento e la cavità uterina: ampiezza, conformazione, caratteri dell’endometrio, osti tubarici. È l’same d’elezione per indagare il sospetto o visualizzare le patologie più frequenti che colpiscono la donna, come polipi endometriali, miomi uterini, iperplasia endometriale, carcinoma endometriale, polipi cervicali. Generalmente l’isteroscopia si effettua in ambulatorio senza anestesia.
Oltre all’isteroscopia diagnostica con immagini esiste l’isteroscopia operativa, una tecnica chirurgica che consente di curare patologie che una volta costringevano la donna a sottoporsi a interventi chirurgici mutilanti a livello fisico e psicologico come l’isterectomia, ossia l’asportazione dell’utero. L’isteroscopia operativa consente di intervenire direttamente nell’interno dell’utero senza aprire l’addome e senza lasciare ferite e cicatrici. L’isteroscopia operativa è relativamente nuova, ecco perché sono ancora pochi i chirurghi che la praticano.
Domande più frequenti
1. Quando il ginecologo consiglia un’isteroscopia diagnostica con immagini?
In presenza di sanguinamenti uterini anomali, quando dopo l’ecografia pelvica si ha il sospetto di patologie quali polipi, fibromi, iperplasia, ecc., pap test ed esami citologici alterati.
2. Vi sono delle controindicazioni?
Le controindicazioni all’esame sono rappresentate dalla gravidanza e dalla flogosi, per il rischio di diffusione in senso ascendente dell’infezione.
3. Il sanguinamento è una controindicazione?
Più che altro è un ostacolo visivo, occorre effettuare l’isteroscopia diagnostica con immagini quando il sanguinamento è terminato.
4. L’isteroscopia diagnostica è sempre un esame esatto?
La sua riuscita dipende dalla tecnica corretta utilizzata, da una strumentazione adeguata ed efficiente e dall’abilità dell’operatore. Ecco perché occorre sempre rivolgersi a specialisti seri.
5. Perché l’isteroscopia diagnostica è così utile?
Perché permette delle diagnosi precoci anche di tumori dell’endometrio.
6. Come si esegue l’isteroscopia operativa?
Può essere eseguita in ambulatorio e senza anestesia in caso di patologie lievi quali biopsie, piccoli polipi o fibromi, isolate aderenze intrauterine, con dimissione immediata. Per patologie più gravi – come grossi polipi, fibromi sottomucosi, utero setto e sanguinamenti uterini persistenti che richiedono una ablazione endometriale chirurgica o termica – si esegue in sala operatoria e in anestesia generale in regime di day hospital, ossia senza degenza e con dimissione nell’arco della stessa giornata.
7. Quali sono i vantaggi dell’isteroscopia operativa?
Per prima cosa conserva l’utero e le mestruazioni, fattore non secondario per le donne in età fertile. In secondo luogo, come detto, non necessita di tagli o incisioni, il che significa che l’operazione non lascia ferite e cicatrici.
AEROSOL TERAPIA:
DOVE ARRIVA REALMENTE?
La via inalatoria è semplicemente una modalità di somministrazione locale dei farmaci per cui il primo problema che bisogna porsi è: che farmaco andrò ad utilizzare?
Questa valutazione, sull’indicazione alla terapia e sul tipo di farmaco da usare dipende ovviamente dalla problematica che voglio trattare.
Un secondo problema, meno valutato ma estremamente importante, è: dove voglio che il farmaco agisca?
Non tutti gli aerosol funzionano allo stesso modo e non tutti i terminali per aerosol sono uguali.
Senza entrare troppo nei dettagli ecco uno schema a mio avviso molto utile:
Aerosol con mascherina—> principali organi bersaglio gola, laringe e basse vive aeree
Aerosol con cannule nasali—> principali organi bersaglio fosse nasali (parte anteriore)
Aerosol con doccia nasale (rinowash o simili)—> principali organi bersaglio fosse nasali (tutte), osti sinusali, rinofaringe
Da questo schema si capisce come, in ambito ORL, fare l’aerosol con la mascherina per una sinusite, un’otite catarrale o un’adenoidite aiuta poco.
Ecco perché un ORL difficilmente vi consiglierà l’aerosol con la mascherina mentre molto più spesso insisterà per farvi usare la doccia nasale.
OSTEOPOROSI
L'osteoporosi è una malattia sistemica dell'apparato scheletrico, caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea. Questa situazione porta a un aumento del rischio di frattura (in particolare di vertebre, femore, omero, ossa del polso e della caviglia) per traumi anche minimi. L’osteoporosi viene distinta in due forme: primaria, che include le varietà post-menopausale e senile, e secondaria, che è dovuta a diverse patologie e all’assunzione di alcuni farmaci nel medio-lungo periodo.
L’incidenza di fratture da fragilità aumenta all’aumentare dell’età, particolarmente nelle donne
Nel corso della vita, circa il 40% della popolazione incorre in una frattura di femore, vertebra o polso, in maggioranza dopo i 65 anni.
Si stima che in Italia l’osteoporosi colpisca circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa. Secondo i dati ISTAT relativi all’anno 2021, il 7,8% della popolazione italiana (il 13,2% delle femmine e il 2,1% dei maschi) ha dichiarato di essere affetto da osteoporosi, con prevalenza che aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età, in particolare nelle donne dopo i 55 anni, fino a raggiungere il 30,5% oltre i 74 anni (il 44,9% delle femmine e il 9,2% dei maschi).
Le fratture da fragilità per osteoporosi hanno rilevanti conseguenze, sia in termini di mortalità che di disabilità motoria, con elevati costi sia sanitari sia sociali.
La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25% a un anno. Nel 20% dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30-40% dei soggetti torna alle condizioni precedenti la frattura.
Lo sviluppo e il mantenimento della massa ossea
Lo scheletro si sviluppa rapidamente durante l’infanzia, la pubertà e l’adolescenza, raggiungendo le sue dimensioni e densità minerale massimali intorno ai 20-25 anni di età (picco di massa ossea). Dopo il raggiungimento del “picco” e sino alla menopausa nella donna e ai 65-70 anni nell’uomo, i processi di rimodellamento dell’osso rimangono in equilibrio, a meno che non siano presenti malattie, condizioni o terapie farmacologiche particolari.
Successivamente il riassorbimento osseo tende a prevalere sulla formazione di nuovo osso e lo scheletro inizia a perdere minerali con conseguente riduzione della massa ossea.
Le caratteristiche genetiche individuali sono importanti in questo processo, ma lo sono altrettanto alcuni fattori di rischio modificabili quali la sedentarietà e la scarsa attività fisica, l’alimentazione non equilibrata povera di calcio e ricca di sale, il consumo rischioso e dannoso di alcol, l’abuso di caffeina, l’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità), l’eccessiva magrezza, i disturbi del comportamento alimentare e il tabagismo. Inoltre, le donne hanno, rispetto agli uomini, una minore massa ossea e la riduzione degli ormoni sessuali che si verifica con la menopausa ne determina una più rapida e precoce perdita.
Una crescita ossea non ottimale nelle prime fasi della vita incide negativamente sulla salute dello scheletro quanto la perdita di massa ossea in età più avanzata e pertanto la prevenzione primaria dell’osteoporosi deve iniziare fin dalla prima infanzia.
Per proteggere la salute delle ossa è necessario mantenere un’alimentazione equilibrata e corretta e uno stile di vita sano e attivo.
Per "costruire l’osso" in età pediatrica è molto importante l’assunzione di calcio e vitamina D, ma quantità adeguate di calcio con la dieta sono necessarie anche in età successive, per minimizzare la perdita della massa ossea, in entrambi i sessi. Per la vitamina D, a tutte le età, è importante anche una appropriata esposizione alla luce solare.
Cinque mosse per mantenere le ossa in salute
Adotta e mantieni uno stile di vita attivo, praticando regolarmente un’adeguata attività fisica
Segui un’alimentazione varia ed equilibrata, anche per prevenire l’eccesiva magrezza o il sovrappeso e l’obesità
Assumi adeguate quantità di calcio e vitamina D (per quest’ultima è importante anche una appropriata esposizione alla luce solare)
Diminuisci il consumo di sale (che aumenta l’eliminazione del calcio con l’urina)
Non fumare ed evita o limita il consumo di alcol.
ENDOMETRIOSI
L’endometriosi è la presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero e può interessare la donna già alla prima mestruazione (menarca) e accompagnarla fino alla menopausa.
Gli studi istologici hanno evidenziato che l’endometrio nella endometriosi è simile all’endometrio normale. È caratterizzato dalla presenza di recettori ormonali, come l’endometrio normale, ma ha un’alta capacità di adesività che gli permette di aderire a strutture extrauterine, come le sedi in cui l’endometriosi si sviluppa. Sebbene sia ritenuta una patologia dell’età riproduttiva, sono descritti rari casi di endometriosi anche in postmenopausa, soprattutto in donne che stiano assumendo trattamenti ormonali sostitutivi.
Almeno 3 milioni le donne con diagnosi conclamata
In Italia sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva; la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficolta a concepire. Le donne con diagnosi conclamata sono almeno 3 milioni.
Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d'età più basse. La diagnosi arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna.
Le cause
Riguardo le cause, una delle ipotesi accreditate è il passaggio, causato dalle contrazioni uterine che avvengono durante la mestruazione, di frammenti di endometrio dall'utero nelle tube e da queste in addome, con impianto sul peritoneo e sulla superficie degli organi pelvici, raramente su fegato, diaframma, pleura e polmone.
Tale ipotetica causa di sviluppo della malattia non ne esclude altre, tanto che in rarissimi casi l’endometriosi è stata diagnosticata anche nel sesso maschile. È indubbio che l’endometriosi si possa sviluppare non solo per le sue caratteristiche istologiche e la stimolazione ormonale, ma anche perché esso trova un sistema immunologico che ne permette l’impianto, creando successivamente uno stato infiammatorio cronico. Quest’ultimo è caratteristico della endometriosi e spiega la sintomatologia di tale patologia, caratterizzata dal dolore e anche dalla infertilità.
Una malattia invalidante
Le donne che soffrono di endometriosi riferiscono dolore mestruale. Il dolore può essere cronico e persistente, con aggravamento durante il periodo mestruale. Alcune donne lamentano astenia e lieve ipertermia, che può accentuarsi in periodo mestruale, e fenomeni depressivi.
Il dolore durante i rapporti sessuali, e alla defecazione, a volte accompagnato dalla comparsa di sangue nelle urine o nelle feci è caratteristico della endometriosi del setto rettovaginale, chiamata anche endometriosi profonda infiltrante (deep infiltranting endometriosis, DIE). Altre volte i dolori si manifestano durante la minzione e sono caratteristici della endometriosi vescicale
L’endometriosi è causa di sub-fertilità o infertilità (30-40% dei casi) e l’impatto della malattia è alto ed è connesso alla riduzione della qualità della vita e ai costi diretti e indiretti. Una limitata consapevolezza della patologia è causa del grave ritardo diagnostico, valutato intorno ai sette anni. Una pronta diagnosi e un trattamento tempestivo possono migliorare la qualità di vita e prevenire l’infertilità.
Sin dalla più giovane età è molto importante sapere che i dolori mestruali e durante i rapporti non sono normali e che non devono essere taciuti. Le donne che hanno la madre o una sorella affette da endometriosi hanno un rischio di svilupparla sette volte maggiore.
I medici di medicina generale e i ginecologi operanti sul territorio sono le figure strategiche per una pronta diagnosi e un trattamento in grado di migliorare la qualità di vita e prevenire l’infertilità. Di grande utilità è l'ecografia, soprattutto per le forme ovariche (cisti ovariche definite endometriomi) e le forme di endometriosi profonda (DIE).
I trattamenti per l'endometriosi
Tra i trattamenti proposti per l’endometriosi l’uso dell’estroprogestinico o del solo progestinico è capace di migliorare il quadro sintomatologico in quanto abolisce la stimolazione ormonale e la crescita degli impianti endometriosici. È importante che tali preparati vengano assunti continuativamente per evitare lo sfaldamento dell’endometrio simil-mestruale che favorisce un ulteriore passaggio di endometrio attraverso le tube. In buona sostanza, la pillola estroprogestinica nelle donne con endometriosi sintomatica dovrà essere assunta continuativamente, senza l’interruzione ciclica di pochi giorni.
Il trattamento più invalidante con gli analoghi del GnRH, farmaci che bloccano totalmente la stimolazione delle ovaie e quindi la produzione ormonale creando un quando endocrino e clinico di menopausa iatrogena (con gli inevitabili effetti collaterali quali vampate di calore, secchezza vaginale, aumentato rischio di osteoporosi), sono limitati a quei casi che richiedano un intervento chirurgico. Oggigiorno sono in corso diversi studi con composti che pur inibendo la stimolazione ovarica come gli analoghi del GnRH, creano meno effetti collaterali.
IL PUNTO MEDICO
MORBO DI ALZHEIMER
Il morbo di Alzheimer è una malattia che colpisce il cervello, causando una progressiva perdita delle funzioni cognitive, come la memoria, il linguaggio, il ragionamento e il giudizio. È la forma più comune di demenza, una condizione che altera la qualità della vita delle persone affette e dei loro familiari.
La causa del morbo di Alzheimer non è ancora del tutto nota, ma si ritiene che sia legata a fattori genetici, ambientali e stili di vita. A livello cerebrale, la malattia si manifesta con la formazione di placche amiloidi e grovigli neurofibrillari, che danneggiano le cellule nervose e provocano la loro morte.
La diagnosi del morbo di Alzheimer si basa su una valutazione clinica, che comprende esami neurologici, test cognitivi, esami del sangue e di imaging cerebrale. Non esiste una cura definitiva per la malattia, ma esistono dei trattamenti sintomatici che possono alleviare i disturbi e rallentare il decorso.
Il morbo di Alzheimer è una patologia che richiede un'assistenza continua e un sostegno psicologico, sia per i pazienti che per i loro caregiver.
QUALI SONO I SINTOMI DEL MORBO ALZHEIMER
I sintomi del morbo di Alzheimer sono vari e dipendono dallo stadio della malattia. In generale, si possono distinguere tre fasi: lieve, moderata e grave.
Nella fase lieve, i sintomi più comuni sono:
- Perdita di memoria a breve termine, come il dimenticare appuntamenti, nomi, numeri di telefono o dove si sono lasciate le chiavi.
- Difficoltà a svolgere compiti familiari, come cucinare, pagare le bollette o seguire una ricetta.
- Problemi di linguaggio, come trovare le parole giuste, ripetere le stesse domande o usare termini inappropriati.
- Disorientamento spaziale e temporale, come confondere le date, le stagioni, i luoghi o le persone.
- Cambiamenti di personalità e di umore, come mostrare apatia, irritabilità, ansia o depressione.
Nella fase moderata, i sintomi si aggravano e includono:
- Perdita di memoria a lungo termine, come il non riconoscere i familiari, gli amici o se stessi allo specchio.
- Difficoltà a svolgere attività quotidiane, come vestirsi, lavarsi, mangiare o andare in bagno.
- Problemi di ragionamento e di giudizio, come non capire le situazioni, prendere decisioni sbagliate o comportarsi in modo inappropriato.
- Allucinazioni, deliri o paranoia, come vedere o sentire cose che non esistono, credere di essere perseguitati o accusare gli altri di furto o tradimento.
- Agitazione, aggressività o vagabondaggio, come essere irrequieti, arrabbiarsi facilmente, uscire di casa senza motivo o smarrirsi.
Nella fase grave, i sintomi sono molto severi e richiedono un'assistenza continua. Essi comprendono:
- Perdita di memoria totale, come il non sapere chi si è, dove si è o cosa si sta facendo.
- Difficoltà a comunicare, come non parlare, balbettare o usare un linguaggio incomprensibile.
- Incontinenza urinaria e fecale, come non riuscire a controllare la vescica o l'intestino.
- Perdita di peso e di appetito, come non mangiare, dimagrire o disidratarsi.
- Problemi motori, come non camminare, stare seduti o deglutire.
I sintomi del morbo di Alzheimer possono variare da persona a persona e non seguire necessariamente un ordine preciso. Inoltre, possono essere influenzati da altri fattori, come le condizioni mediche, i farmaci, l'ambiente o il supporto familiare.
Se Lei o una persona cara avete notato alcuni di questi sintomi, vi consiglio di consultare un medico per una valutazione approfondita. Il morbo di Alzheimer non ha una cura definitiva, ma esistono dei trattamenti che possono aiutare a gestire i sintomi e a migliorare la qualità della vita.
SI PUÒ PREVENIRE IL MORBO DI ALZHEIMER?
La prevenzione del morbo di Alzheimer è un tema molto importante, in quanto si tratta di una malattia che non ha una cura definitiva e che comporta gravi conseguenze per il paziente e i suoi familiari. Per prevenire il morbo di Alzheimer, è necessario agire su diversi fattori che possono influenzare il rischio di sviluppare la malattia o ritardarne l'esordio. Alcuni di questi fattori sono:
- L'attività fisica: fare regolarmente esercizio fisico, in particolare attività aerobica, come corsa, camminata veloce, bicicletta, ma anche ballo amatoriale, tai-chi e arti marziali, può migliorare la salute cardiovascolare, la circolazione cerebrale, la plasticità neuronale e la funzione cognitiva.
- Il fumo: smettere di fumare può ridurre il rischio di Alzheimer, in quanto il fumo danneggia i vasi sanguigni, aumenta l'infiammazione e favorisce la formazione di placche amiloidi nel cervello. Chi smette di fumare può riportare il rischio a livelli comparabili a quelli dei non fumatori.
- La dieta: seguire una dieta equilibrata, in particolare la dieta mediterranea, può proteggere il cervello dall'Alzheimer, in quanto apporta sostanze antiossidanti, anti-infiammatorie e neuroprotettive. Gli alimenti consigliati sono frutta e verdura, cereali integrali, olio di oliva, pesce, legumi, noci, spezie, cipolla e aglio. Da limitare invece sono carne rossa, salumi, insaccati, dolci e alcol.
- L'attività mentale: impegnarsi in attività cognitive di alto livello, come leggere, scrivere, studiare, fare cruciverba, giocare a carte, visitare musei o mostre, può stimolare i meccanismi di plasticità cerebrale, creare nuove connessioni tra i neuroni e contrastare il declino cognitivo.
- L'attività sociale: mantenere delle buone relazioni sociali, partecipare a gruppi, associazioni, volontariato, hobby, può migliorare la qualità della vita, il benessere emotivo, la resilienza e la funzione cognitiva.
- La salute cardiovascolare: monitorare e trattare eventuali problemi di pressione, colesterolo, glicemia, obesità, diabete, che possono aumentare il rischio di Alzheimer e di demenza vascolare, compromettendo la salute dei vasi sanguigni e l'apporto di ossigeno e nutrienti al cervello.
Queste sono alcune delle strategie che è possibile adottare per prevenire il morbo di Alzheimer o ritardarne l'insorgenza. Tuttavia, è bene ricordare che la prevenzione non è una garanzia di non sviluppare la malattia, ma un modo per ridurre il rischio e preservare il più possibile la salute cerebrale. Se si notano dei sintomi sospetti, come perdita di memoria, confusione, disorientamento, difficoltà di linguaggio o di ragionamento, è importante consultare un medico per una valutazione approfondita.
Purtroppo, al momento non esiste una cura definitiva per il morbo di Alzheimer, ma solo dei farmaci che possono alleviare alcuni sintomi e rallentare temporaneamente la progressione della malattia.
I farmaci più usati per il trattamento del morbo di Alzheimer sono:
- Gli inibitori dell'acetilcolinesterasi, che aumentano la quantità di acetilcolina, un neurotrasmettitore coinvolto nella memoria e nell'apprendimento, nel cervello. Questi farmaci possono migliorare le funzioni cognitive, il comportamento e le attività quotidiane dei pazienti con Alzheimer di grado lieve o moderato. Esempi di inibitori dell'acetilcolinesterasi sono il donepezil (Aricept o Memac), la rivastigmina (Exelon o Prometax) e la galantamina (Reminyl). Questi farmaci possono causare effetti collaterali come nausea, vomito, diarrea, perdita di peso e disturbi cardiaci.
- La memantina, che blocca l'azione del glutammato, un neurotrasmettitore che in eccesso può danneggiare le cellule nervose. Questo farmaco può ritardare il peggioramento delle funzioni cognitive, del comportamento e delle attività quotidiane dei pazienti con Alzheimer di grado moderato o severo. La memantina (Ebixa) è rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale. Questo farmaco può causare effetti collaterali come mal di testa, vertigini, stanchezza, confusione e allucinazioni.
I farmaci per il morbo di Alzheimer devono essere prescritti da un medico specialista, che valuterà il principio attivo, la posologia e la durata più adatti per il paziente, in base alla gravità della malattia, allo stato di salute e alla risposta al trattamento. I farmaci per il morbo di Alzheimer non sono efficaci per tutti i pazienti e non possono fermare il decorso della malattia, ma solo rallentarlo per un periodo limitato.
Oltre ai farmaci, esistono altri trattamenti non farmacologici che possono aiutare i pazienti con Alzheimer e i loro familiari, come la riabilitazione cognitiva, il supporto psicologico, le terapie alternative e le strategie di prevenzione.
Per maggiori informazioni, si può consultare il sito di Alzheimer Italia o il Centro Alzheimer.
IL PUNTO MEDICO
Colesterolo buono e colesterolo cattivo
Sapevi che il colesterolo non è solo cattivo?
Le HDL prelevano il colesterolo dalle pareti delle arterie, ostacolando la formazione delle placche nelle arterie.
Ecco perché il colesterolo HDL è comunemente detto «>.
Le LDL, invece, depositano il colesterolo in eccesso sulle pareti delle arterie, favorendo così la formazione delle placche.
Per questo, il colesterolo LDL è definito «cattivo»>.
IL PUNTO MEDICO
Artrosi e artrite
L'artrite e l'artrosi sono due malattie reumatiche che colpiscono le articolazioni, ma hanno cause, sintomi e trattamenti diversi. Ecco alcune differenze principali tra le due patologie:
- L'artrite è una malattia infiammatoria cronica di origine autoimmune, che può colpire persone di ogni età, anche i bambini.
- L'artrosi è una malattia degenerativa legata all'usura delle articolazioni, che si manifesta soprattutto dopo i 50 anni.
- L'artrite provoca infiammazione, gonfiore, arrossamento, aumento della temperatura e dolore nelle articolazioni, che possono anche deformarsi e perdere la funzionalità.
-L'artrosi provoca dolore, rigidità e limitazione dei movimenti nelle articolazioni, che possono anche presentare deformità ossee.
- L'artrite può interessare diverse articolazioni, come mani, piedi, polsi, caviglie, ginocchia, gomiti e spalle, ma anche organi e apparati, come il cuore e i polmoni.
-L'artrosi colpisce principalmente le articolazioni più sollecitate dal peso e dall'attività, come anca, ginocchio, colonna vertebrale, mano e piede.
- L'artrite ha una natura autoimmune, cioè il sistema immunitario attacca le proprie articolazioni, provocando l'infiammazione. Le cause di questa reazione anomala non sono ancora chiare, ma possono essere legate a fattori genetici, ambientali o infettivi.
- L'artrosi ha una natura meccanica, cioè è dovuta all'usura della cartilagine articolare, che può essere accelerata da fattori come il sovrappeso, il trauma, l'attività fisica eccessiva o scorretta, o l'invecchiamento.
- L'artrite non ha una cura definitiva, ma si può controllare con farmaci antinfiammatori, immunosoppressori o biologici, che riducono i sintomi e rallentano la progressione della malattia.
- L'artrosi si può prevenire con una corretta alimentazione, un'attività fisica moderata e regolare, e l'uso di ausili ortopedici. Il trattamento si basa su farmaci antinfiammatori e antidolorifici, fisioterapia, infiltrazioni e, nei casi più gravi, chirurgia protesica.
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