Ilarità e incanto: il miracolo artistico di Leo de Berardinis

Ilarità e incanto: il miracolo artistico di Leo de Berardinis

Documentario di creazione su Leo de Berardinis. Leo de Berardinis si è spento a Roma il 18/9/2008

Un viaggio iniziatico, sotto forma di Documentario, dentro alle parole, alle opere e alla vita di un uomo singolare e misterioso, un talento geniale e misconosciuto del Teatro italiano: Leo de Berardinis.

L'ALTRO TEATRO 2 - Teatro off a Roma - con Roberto Benigni, Leo De Berardinis, Carlo Verdone 06/11/2023

È un documento eccezionale. https://youtu.be/iA_dJ46bm7c?si=ccW2LpIZ617vVb1J
(Leo, dal min. 37.22 in poi)

L'ALTRO TEATRO 2 - Teatro off a Roma - con Roberto Benigni, Leo De Berardinis, Carlo Verdone Documentario televisivo ideato dai critici Giuseppe Bartolucci e Nico Garrone con la regia di Maria Bosio, prodotto da Angelo Guglielmi nel 1980. Il document...

L’epopea di Marigliano, fra risate e «chianto» | Controscena 08/10/2023

https://www.controscena.net/enricofiore2/?p=4555

L’epopea di Marigliano, fra risate e «chianto» | Controscena NAPOLI – Riporto la prima puntata, pubblicata ieri dal «Corriere del Mezzogiorno», di una riflessione su Leo de Berardinis a dieci anni dalla morte.

Marigliano Live | #discover | Masseria O' Sentino 08/10/2023

Non so se ridere o piangere.
‘O CHIANTO ‘A MATALENA…

Marigliano Live | #discover | Masseria O' Sentino Masseria O' Sentino o Masseria Barone: comunque lo si voglia chiamare, questo scrigno di storia mariglianese, ancora vivo e vegeto nelle campagne a ridosso d...

Leo e Perla - Compromesso storico a Marigliano (1971) 02/10/2023

La "sineddoche" di Marigliano, Grifi e i versi di Patrizia Vicinelli.

"Sempre bocche che hanno fame,
sempre un'atmosfera da corridoio,
che ci sarà dopo non si sa,
sperare e tenere la bocca chiusa,
si dice stringere i denti."
(Patrizia Vicinelli)si racconta che probabilmente questi versi siano nati durante il lungo sodalizio tra la poetessa Patrizia Vicinelli e Alberto Grifi, il grande regista e artista italiano. Una metafora della vita e del Cinema sperimentale di quegli anni, di cui entrambi (Alberto e Patrizia) si nutrivano, assieme ad una folta schiera di amici, tra cui Leo de Berardinis e Perla Peragallo. Nel '66 Alberto Grifi, assieme a Perla Peragallo e Leo De Berardinis, realizzerà alcuni spezzoni dell'Amleto, utilizzati per la 'mise en scène' in teatro di "La faticosa messa in scena dell'Amleto di Shakespeare". Successivamente, nel 1971, Grifi sarà l'operatore e il montatore di "Compromesso storico a Marigliano", il leggendario film (andato perduto) di Leo e Perla.

Leo e Perla - Compromesso storico a Marigliano (1971) Frammento da Compromesso storico a Marigliano di Leo de Berardinis e Perla Peragallo. Operatore cinematografico Alberto Grifi. Anno: 1971 - trasmesso da Tele...

Photos from Ilarità e incanto: il miracolo artistico di Leo de Berardinis's post 01/10/2023

Oggi Perla Peragallo avrebbe compiuto 80 anni.
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Santarcangelo 2050: flashback #3 30/08/2023

Leo, 1994. (dal Doc. di Mellara e Rossi)

https://www.doppiozero.com/santarcangelo-memorie (con un articolo di Massimo Marino)

Santarcangelo 2050: flashback #3 "Qui a Santarcangelo ho notato che c'è ancora, è rinata, questa voglia di costituirsi come diversità, come minoranza." Guardiamo ancora una volta indietro ai...

28/05/2023

“Il mantra di Leo". (Convegno di Bologna, 2007-mentre De Berardinis è in coma, a causa di un intervento chirurgico andato male)

-E’ da un po’ di tempo che penso ad un film sulla vita di Leo. Sono convinto che raccontare la sua vita (pubblica e privata), potrebbe essere un modo per raccontare la nascita del nuovo Teatro Italiano, e quindi la nascita di una nuova Cultura: parafrasando Pasolini, il titolo ideale potrebbe essere “Una disperata ilarità”. Perchè Leo era(ed è) un uomo terribilmente divertente.
Per ragioni personali ho studiato questa strana dimensione chiamata coma. Fulvio De Nigris, della Casa dei Risvegli, sostiene che è una sintomatologia (insieme di patologie) che riguarda la persona, e come tale deve essere curata.
Per ragioni familiari ho frequentato per 8 anni il reparto di rianimazione dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Cosa pensa una persona in coma? Dove va la sua mente? La mente di un uomo terribilmente divertente. L’inizio del film sarebbe lo sviluppo di un’ipotesi. L’ipotesi di quello che Leo stava per progettare se non fosse stato bloccato dal coma, o forse, o meglio, l’ipotesi di quello che lui sta progettando adesso, mentre noi parliamo....Io penso che Leo avrebbe progettato un’opera video-cinematografica, un nuovo film. Risaliamo al 1998: durante la trasposizione video di “Totò principe di Danimarca”, commissionata dalla RAI, Leo, dopo pochi giorni, protestò il direttore della fotografia, ed il lavoro fu portato a termine da un tecnico di Bologna, Roberto Danesi.(Roberto mi ha confidato che il rigore di Leo era molto... “cinematografico”, e per questo interessante ed inconsueto). In seguito, durante il montaggio, Leo non era soddisfatto dei tagli, delle sequenze, e così chiese ad un altro montatore(non al montatore che in un primo tempo aveva chiamato), di affittare per una giornata una sala di montaggio: il montatore si chiamava(e si chiama) Fabio Bianchini, attuale montatore di pellicole cinematografiche. E così Leo e Fabio si ritrovarono (“in segreto”) in una fredda giornata tra Ottobre e Novembre del 1998, in una sala umida e priva di riscaldamento di via Orfeo. Alla fine, dopo 5 ore di lavoro, esausto e congelato, Leo rinunciò: avrebbe voluto cambiare, in una sola giornata, tutti i tagli che il regista RAI aveva fatto in giorni e giorni di riprese...! Ora la domanda è: cosa diavolo stava cercando Leo? (perchè il taglio delle riprese era stato precedentemente concordato, così come il montaggio) Di cosa si era accorto? E cosa aveva visto, che a tutti gli altri era sfuggito? Leo salutò Fabio e ribadì che se avesse potuto avrebbe cambiato tutto: “Sarà per un’altra volta!”, disse, poi si accese l’ennesimo sigaro e se ne andò. Questo il racconto di Fabio. STOP.
Indietro tutta.
Flashback. 1988.“Novecento e Mille”. Siamo in scena a Milano. Lo spettacolo sta finendo: ora c’è il monologo di Leo. Da Eduardo a Pasolini: “...Ma io, con il cuore cosciente di chi soltanto nella storia ha vita, potrò mai più con pura passione operare, se so che la nostra storia è finita?” Ricordo che in quel momento il tempo si fermava, e noi attori, ogni sera, stavamo ad ascoltarlo da dietro le quinte: tutto quello che so sul teatro, l’ho imparato ascoltando quel pezzo. In quel monologo c’era tutto, c’era il jazz, c’era la musicalità di certi accordi, c’erano i sigari di Leo, i suoi tanti caffé, le sconfitte della sua vita, la bellezza amara della sua voce, le sue fidanzate, il Teatro con Perla, sua figlia....C’era un mondo intero, e il tempo si fermava. E lui recitava quel pezzo come se fosse un mantra: una cosa sacra che s’impara a memoria e poi si tiene sempre con sè.
Nella messinscena di “Novecento e Mille” c’era un’altra cosa che mi entusiasmava: il montaggio delle scene, per nulla teatrale, era molto vicino al montaggio, al linguaggio, cinematografico. C’erano dissolvenze ed assolvenze, e la luce era fondamentale. A volte era più fondamentale degli stessi attori. Le lunghe prove che Leo faceva con Maurizio Viani lo testimoniano. E anche quando il taglio era perfetto, e la luce scolpiva la scena, Leo continuava a guardare, a scrutare il palcoscenico, come in trance, sorseggiando decine di caffè, e accendendosi un sigaro. “Ma cosa cerchi, Leo?”, una volta gliel’ho anche chiesto. La risposta fu sublime: “Don Alfrè, cerco...un altro caffè. Questo è finito. Me lo porteresti?”
Era come se lui vedesse, sulla scena, cose che nessuno di noi riusciva a vedere. E poi, in un secondo tempo, durante lo spettacolo, quelle stesse cose diventavano visibili a tutti: quello che non poteva essere detto, diventava visibile senza bisogno di essere scritto: e questo, se ci pensate, è un miracolo. Cominciavo a capire quella frase che un vecchio amico di Leo continuava a ripetere: “Accadono solo i miracoli. Tutto il resto è scontato”. Il vecchio amico era Carmelo Bene.

Avete presente un direttore della fotografia in un set cinematografico? Quanta cura mette per illuminare e preparare la scena, senza perdersi nella luce che taglia i volti degli attori, o nei paesaggi che a volte riflettono la luce del sole e a volte no? Come se stesse sempre pensando ad una cosa sola: a come dovrà essere impressionata la sensibilità della pellicola, o, a secondo dei casi, della camera digitale. Leo era così: come se dentro di lui ci fosse una pellicola da 1600 ASA, e fino a che questa pellicola non si impressionava, non si illuminava, la prova luci non finiva, e le prove con gli attori andavano avanti fino a notte inoltrata, perchè con Leo, il tempo, appunto, non esisteva, o meglio, tornava ad essere quella variabile che in effetti è sempre stato(il tempo), indefinito e indefinibile, come il suono di un mantra.
Un mantra per Leo, da recitare sottovoce, ogni volta che la sua assenza ci illumina, e che il passaggio dei suoi pensieri ci sfiora. “...’o Mantra”, come diceva quest’uomo terribilmente divertente, quando mi prendeva per i fondelli.
“Tayata om Gate Gate Paragate Parasangate Bodhi so ha”
dal sanscrito: “Andato, andato, andato più in là, andato oltre, illuminato.” (ACB)

© foto di Tommaso Le Pera.

TEATRO DI LEO | Totò, principe di Danimarca di Leo De Berardinis - Part 1 27/05/2023

Prima parte:

TEATRO DI LEO | Totò, principe di Danimarca di Leo De Berardinis - Part 1 TEATRO DI LEO"Totò, principe di Danimarca" di Leo De Berardinis da William Shakespeare Regia, ideazione luci, spazio scenico, colonna sonora, montaggio: Leo ...

TEATRO DI LEO | Totò, principe di Danimarca di Leo De Berardinis - Part 2 27/05/2023

Seconda parte: (nel fotogramma, Fabrizia Sacchi)

TEATRO DI LEO | Totò, principe di Danimarca di Leo De Berardinis - Part 2 TEATRO DI LEO / "Totò, principe di Danimarca" di Leo De Berardinis da W. Shakespeare (spettacolo integrale)"Totò, principe di Danimarca" di Leo De Berardinis...

Ha da passà 'a nuttata- Teaser 16/05/2023

Leo e Perla. (trailer)

Ha da passà 'a nuttata- Teaser Documentario di creazione su Leo de Berardinis. “Voglio che vi illudiate di essere liberi, come nella vita, e non lo sarete, come nella vita, poiché io vi co...

27/04/2023

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

“Buongiorno, mi fa piacere segnalare questo seminario di studi che ho organizzato venerdì 28 aprile (ore 20.00) a Palazzo Fruscione a Salerno nell'ambito della VII edizione de I Racconti del contemporaneo.

ANNAMARIA SAPIENZA (docente di Teorie e modelli del teatro contemporaneo, Università di Salerno) e PAOLO SOMMAIOLO (docente di Storia del teatro moderno e contemporaneo, Università di Napoli "L'Orientale") raccontano quel gigante della scena che fu LEO DE BERARDINIS.”

01/04/2023

I ricordi sono come fulmini a ciel sereno, non hanno bisogno di anniversari: arrivano e ti accecano, e se sei fortunato, se riesci a rimanere vivo, puoi solo “elaborarli”, i ricordi…

•Il mantra di Leo•

E’ da un po’ di tempo che penso ad un film sulla vita di Leo. Sono convinto che raccontare la sua vita (pubblica e privata), potrebbe essere un modo per raccontare la nascita del nuovo Teatro Italiano, e quindi la nascita di una nuova Cultura: parafrasando Pasolini, il titolo ideale potrebbe essere “Una disperata ilarità”. Perchè Leo era(ed è) un uomo terribilmente divertente. Per ragioni personali ho studiato questa strana dimensione chiamata coma. Fulvio De Nigris, della Casa dei Risvegli, sostiene che è una sintomatologia(insieme di patologie) che riguarda la persona, e come tale deve essere curata. Per ragioni familiari ho frequentato per 8 anni il reparto di rianimazione dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Cosa pensa una persona in coma? Dove va la sua mente? La mente di un uomo terribilmente divertente.
L’inizio del film sarebbe lo sviluppo di un’ipotesi. L’ipotesi di quello che Leo stava per progettare se non fosse stato bloccato dal coma, o forse, o meglio, l’ipotesi di quello che lui sta progettando adesso, mentre noi parliamo....Io penso che Leo avrebbe progettato un’opera video- cinematografica, un nuovo film. Risaliamo al 1998: durante la trasposizione video di “Totò principe di Danimarca”, commissionata dalla RAI, Leo, dopo pochi giorni, protestò il direttore della fotografia, ed il lavoro fu portato a termine da un tecnico di Bologna, Roberto Danesi.(Roberto mi ha confidato che il rigore di Leo era molto... “cinematografico”, e per questo interessante ed inconsueto). In seguito, durante il montaggio, Leo non era soddisfatto dei tagli, delle sequenze, e così chiese ad un altro montatore(non al montatore che in un primo tempo aveva chiamato), di affittare per una giornata una sala di montaggio: il montatore si chiamava(e si chiama) Fabio Bianchini, attuale montatore di pellicole cinematografiche. E così Leo e Fabio si ritrovarono (“in segreto”) in una fredda giornata tra Ottobre e Novembre del 1998, in una sala umida e priva di riscaldamento di via Orfeo. Alla fine, dopo 5 ore di lavoro, esausto e congelato, Leo rinunciò: avrebbe voluto cambiare, in una sola giornata, tutti i tagli che il regista RAI aveva fatto in giorni e giorni di riprese...! Ora la domanda è: cosa diavolo stava cercando Leo? (perchè il taglio delle riprese era stato precedentemente concordato, così come il montaggio) Di cosa si era accorto?

E cosa aveva visto, che a tutti gli altri era sfuggito? Leo salutò Fabio e ribadì che se avesse potuto avrebbe cambiato tutto: “Sarà per un’altra volta!”, disse, poi si accese l’ennesimo sigaro e se ne andò. Questo il racconto di Fabio. STOP. Indietro tutta. Flashback. 1988.“Novecento e Mille”. Siamo in scena a Milano. Lo spettacolo sta finendo: ora c’è il monologo di Leo. Da Eduardo a Pasolini: “...Ma io, con il cuore cosciente di chi soltanto nella storia ha vita, potrò mai più con pura passione operare, se so che la nostra storia è finita?” Ricordo che in quel momento il tempo si fermava, e noi attori, ogni sera, stavamo ad ascoltarlo da dietro le quinte: tutto quello che so sul teatro, l’ho imparato ascoltando quel pezzo. In quel monologo c’era tutto, c’era il jazz, c’era la musicalità di certi accordi, c’erano i sigari di Leo, i suoi tanti caffé, le sconfitte della sua vita, la bellezza amara della sua voce, le sue fidanzate, il Teatro con Perla, sua figlia....C’era un mondo intero, e il tempo si fermava.

E lui recitava quel pezzo come se fosse un mantra: una cosa sacra che s’impara a memoria e poi si tiene sempre con sè. Nella messinscena di “Novecento e Mille” c’era un’altra cosa che mi entusiasmava: il montaggio delle scene, per nulla teatrale, era molto vicino al montaggio, al linguaggio, cinematografico. C’erano dissolvenze ed assolvenze, e la luce era fondamentale. A volte era più fondamentale degli stessi attori. Le lunghe prove che Leo faceva con Maurizio Viani lo testimoniano. E anche quando il taglio era perfetto, e la luce scolpiva la scena, Leo continuava a guardare, a scrutare il palcoscenico, come in trance, sorseggiando decine di caffè, e accendendosi un sigaro. “Ma cosa cerchi, Leo?”, una volta gliel’ho anche chiesto. La risposta fu sublime: “Don Alfrè, cerco...un altro caffè. Questo è finito. Me lo porteresti?”

Era come se lui vedesse, sulla scena, cose che nessuno di noi riusciva a vedere. E poi, in un secondo tempo, durante lo spettacolo, quelle stesse cose diventavano visibili a tutti: quello che non poteva essere detto, diventava visibile senza bisogno di essere scritto: e questo, se ci pensate, è un miracolo. Cominciavo a capire quella frase che un vecchio amico di Leo continuava a ripetere: “Accadono solo i miracoli. Tutto il resto è scontato”. Il vecchio amico era Carmelo Bene.

Avete presente un direttore della fotografia in un set cinematografico? Quanta cura mette per illuminare e preparare la scena, senza perdersi nella luce che taglia i volti degli attori, o nei paesaggi che a volte riflettono la luce del sole e a volte no? Come se stesse sempre pensando ad una cosa sola: a come dovrà essere impressionata la sensibilità della pellicola, o, a secondo dei casi, della camera digitale. Leo era così: come se dentro di lui ci fosse una pellicola da 1600 ASA, e fino a che questa pellicola non si impressionava, non si illuminava, la prova luci non finiva, e le prove con gli attori andavano avanti fino a notte inoltrata, perchè con Leo, il tempo, appunto, non esisteva, o meglio, tornava ad essere quella variabile che in effetti è sempre stato(il tempo), indefinito e indefinibile, come il suono di un mantra.

Un mantra per Leo, da recitare sottovoce, ogni volta che la sua assenza ci illumina, e che il passaggio dei suoi pensieri ci sfiora. “...’o Mantra”, come diceva quest’uomo terribilmente divertente, quando mi prendeva per i fondelli. “Tayata om Gate Gate Paragate Parasangate Bodhi so ha”

dal sanscrito: “Andato, andato, andato più in là, andato oltre, illuminato.”

(ACB)

Nota biografica su Leo de Berardinis.

Leo De Berardinis si è spento a Roma il 18 settembre 2008, all'età di 68 anni, dopo sette anni di coma vegetativo, a causa di un intervento chirurgico andato male nel 2001. Protagonista di una delle stagioni più vitali del teatro di ricerca a Roma, dove condivise con Carmelo Bene, nel 1968, un allestimento del Don Chisciotte rimasto celebre, De Berardinis era nato a Gioj Cilento, in provincia di Salerno, ma era cresciuto a Foggia. Alla fine degli anni '50 si era trasferito nella Capitale, dove aveva frequentato il Centro teatrale universitario, debuttando nella Compagnia della Ripresa di Carlo Quartucci. A metà degli anni '60 risale l'incontro con Perla Peragallo, con la quale De Berardinis condivise oltre un quindicennio di assiduo lavoro e ricerca. Alla fine degli anni '70, dopo il traumatico separarsi delle loro strade, l'attore si era unito alla cooperativa Nuova Scena di Bologna, con la quale diede vita a innumerevoli progetti, in particolare sui testi di Shakespeare. Nel 1987, infine, la nascita del Teatro di Leo, e della relativa Compagnia, che segnò una svolta ulteriore nella sua inesausta ricerca, in cui, pur senza abbandonare il teatro Shakespiriano, tornò a confrontarsi con maestri a lui più vicini, in particolare con Eduardo De Filippo e con Totò. L’allestimento di Ha da passà 'a nuttata, per esempio, con Antonio Neiwiller, Toni Servillo, Eugenio Allegri, Iaia Forte, Carmen Luongo, Marco Manchisi e Vincenza Modica, presentato e prodotto dal festival di Spoleto nel 1989, in collaborazione con Teatri Uniti di Napoli, ottenne il premio UBU come miglior spettacolo dell'anno, mentre Leo vinse il premio IDI come miglior attore e il premio per la carriera da parte dell'Associazione Nazionale dei critici.

La stessa sorte e lo stesso successo ebbero “Novecento e Mille”, “I giganti della montagna”, le numerose messinscena del “King Lear”(a una delle quali partecipò anche Alfonso Santagata), e “Past Eve and Adam's”, l’ultimo meraviglioso spettacolo.

Il 4 maggio 2001, la Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, in occasione del trentennale del DAMS, gli conferì la laurea honoris causa per i suoi grandi meriti artistico-didattici.

Teaser del Doc. su Leo de Berardinis. (con la gentile partecipazione di Consuelo Ciatti) 26/03/2023

Dedicato a Ivano Marescotti, scomparso oggi.
(Ivano aveva lavorato con Leo in alcuni spettacoli molto riusciti, fra i quali « La Tempesta » di W.Shakespeare, dove interpretava Calibano, parlando in romagnolo: Leo, ad ogni replica, doveva trattenersi dal ridere…)
https://www.instagram.com/tv/CQr95Ewqn3a/?igshid=ZTE2MDY0MWU=

Teaser del Doc. su Leo de Berardinis. (con la gentile partecipazione di Consuelo Ciatti)

Photos from Ilarità e incanto: il miracolo artistico di Leo de Berardinis's post 29/12/2022

Nacque il 29 Dicembre

05/11/2022

Come appunto si diceva…

Ieri è uscito sul Corriere del Mezzogiorno un bellissimo e denso articolo a cura di Enrico Fiore su RISATE DI GIOIA. STORIE DI GENTE DI TEATRO. Lo spettacolo è in scena da stasera, 2 novembre, a domenica 6, al Teatro Sociale di Brescia.

per informazioni: https://www.centroteatralebresciano.it/spettacoli/2022/risate-di-gioia

28/10/2022

Cercate di non perderlo: è commovente e meraviglioso, nel senso che Elena e Marco sono in stato di grazia e destano “maraviglia”.

Peter Gabriel - Growing Up 23/09/2022

(le sue musiche sarebbero perfette per il Doc. su Leo de Berardinis)

Peter Gabriel - Growing Up Growing Up is taken from the album UP, which was originally released on 23 September 2002.Written and produced by Peter Gabriel, additional production by Ste...

È morto De Berardinis dopo sette anni di coma - Il Piccolo 19/09/2022

IL PICCOLO. Archivio: 18/9/2008

È morto De Berardinis dopo sette anni di coma - Il Piccolo ROMA È morto a Roma all'età di 68 anni il regista e autore teatrale Leo De Berardinis, tra i più significativi del teatro di ricerca italiano. Ne ha data notizia la sorella Anna. De Berardinis, di Gioi (Salerno) era malato da tempo, in stato vegetativo per le conseguenze di un interven...

28/07/2022

Da guardare (senza sottotitoli) su Watch.👌

Il teatro trasgressivo di Leo de Berardinis, il genio ribelle cresciuto a Foggia 04/06/2022

https://youtu.be/d6Jx9tKRPf0

Il teatro trasgressivo di Leo de Berardinis, il genio ribelle cresciuto a Foggia Nel 1968 firmò con Carmelo Bene uno storico Don Chisciotte. Nella sua carriera ha diretto il teatro San Leonardo di Bologna, il Verdi di Salerno e il Festiva...

07/05/2022

Ciao Eugenio. Che la terra ti sia lieve…🙏

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Teaser "Leo de Berardinis"

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