Glogg the Blog
Dolci, Food, Culture, Travel.... etc ...
UN GAZPACHO PER L’INVERNO PARIGINO
Non so da voi, ma qui a Parigi sembra che l’inverno sia finito da un pezzo. Le temperature oscillano tra i 5 e i 15 gradi, e con i termosifoni accesi “a palla”, come si suol dire, si sta in maniche corte a casa e si ha l’impressione gradevole di essere in periodo estivo. Certo, i cambiamenti climatici si fanno sentire. E questo ne è un esempio. Giorni luminosi, soleggiati, e pieni di cose belle. Passeggiare, per esempio, è una delizia. Sfogliando l’ultimo libro di Nik Sharma, “Veg-table”, dove purtroppo non c’è neppure un dolce… (piango!), mi è venuta voglia di fare una pazzia: un “gazpacho” coloratissimo per rinvigorire lo spirito. È una zuppa fredda, lo so. Ma - scusate se ve lo dico - a me le immagini delle zuppe fumanti che vedo in giro mi ricordano “la piccola fiammiferaia” di Andersen, una tristezza inenarrabile. Non che non ci vogliano.., tutt’altro. Ma ogni tanto, diamoci una botta di vita! Vi assicuro che è un’ottima zuppa. Invece di aspettare il raffreddamento, potete mangiarla anche subito, a temperatura ambiente. Aggiungete crostini di pane, risuscitati in padella con del b***o fuso. Ricredetevi.
I “PIUMINI PER LA CIPRIA” (POWDER PUFFS AL CACAO E ALLE CASTAGNE) E LA CUCINA AUSTRALIANA
Sempre alla ricerca di cose nuove e curiose, alcune settimane fa, stimolato dall’iniziativa , mi sono chiesto : ma esiste una cucina australiana ? Qui i nazionalisti diranno: “ma che dici!? No, solo esiste la cucina italiana”; altri, più cauti, aggrotteranno le sopracciglia… La cucina australiana esiste come esiste la cucina del Bhutan, per dire, perché c’è gente che continua a esprimersi creativamente e per sostentarsi giorno dopo giorno. Il resto è … silenzio, come diceva il sommo Shakespeare. Perciò mi sono messo, di buona lena, prima di andare a dormire, a fare delle ricerche culinarie sull’Australia. Non volevo preparare la famosissima e amata Pavlova, contesa con la vicina Nuova Zelanda, né gli Anzac, i biscotti della salvezza…, già per altro preparati, né i Lamingtons, che sono proprio i tipici dessert australiani. Così scartabellando, ho trovato questi meravigliosi, divini, sofficissimi “Powder Puffs”, il cui nome, di per sé, è pura poesia: vuol dire “piumini per la cipria”. Ma ci pensate? Un dolce che è una carezza, una delicatezza unica… Ho trovato la ricetta di questi biscotti-sandwich nel bellissimo libro “Sweet” di e Helen Goh , che di cose australiane se ne intende proprio. Li ho fatti con una purea di castagne artigianale svizzera, spolverata col cacao e farcita da una delicata panna montata che mi sta facendo ve**re l’acquolina in bocca mentre scrivo. Pronti per rifarli ? Magari con lamponi e acqua di rose ? SI!
Dunque, se volete la ricetta, vi rimando al link del mio
LA TARTE TROPÉZIENNE, BRIGITTE BARDOT E ALIKI VOUGIOUKLAKI
Tutti ovviamente sanno chi è Brigitte Bardot e come il suo nome è legato, oltre che al cinema, alla gastronomia. Infatti, la Tarte Tropézienne, deve anche la sua fama al fatto che, durante le riprese di Et Dieu créa la femme (1955) di Roger Vadim, in cui la diva francese ricopriva il ruolo di Juliette, una ragazza esuberante e sensuale, vi era una pasticceria. Il suo proprietario, Alexandre Micka, polacco di origine, ma stanziatosi nel piccolo comune della Provenza dove stavano girando il film, decise un giorno di offrire la tarte a tutta la troupe. Brigitte Bardot si innamorò perdutamente di quel soffice pan brioche aromatizzato ai fiori d’arancio, farcito da una deliziosa crema pasticcera. La cosa strana è che l’idea di fare questa torta mi è venuta, invece, da un’altra storia, meno nota, meno comune della Bardot. Storie e idee che si intrecciano, insomma. Ho scoperto casualmente l’esistenza di quella che è considerata l’equivalente greca della Bardot, l’attrice Alikī Vougiouklakī. Biondissima, e vivace, proprio come la Bardot, Aliki mostra una femminilità molto estroversa, ma sempre in versione innocente: una specie di eterna adolescente. Incuriosito, ho visto subito qualche frammento dei suoi film su YouTube. Simpatica e ribelle, la personalità di Aliki si scontra con le rigide regole sociali della Grecia. Tutti i greci la vorrebbero avere come figlia, fidanzata, sorella. È anche simbolo di una certa nuova emancipazione femminile. Diventa un fenomeno di massa. La definiscono: “Stella nazionale della Grecia”. Simile all’affetto verso Grace Kelly o Lady Diana, molti ammiratori sperano perfino di vederla un giorno regina di Grecia, visto che il gossip vuole che il suo corteggiatore più insistente sia stato l’allora principe ereditario Costantino, famoso per essere uno sciupafemmine. Ma la storia di Aliki, ahimè, a differenza dei suoi film spensierati, non ha un lieto fine. Cercatela. Munitevi di tempo sia per lei che per la torta. E sarete incantati dalla sua vocina da bambola, come sarete incantati da questa “tropézienne”.
“LEMON CURD STREUSEL CAKE” E I GIORNI PERFETTI DELLA VITA NORMALE, QUOTIDIANA
Domenica pomeriggio, dopo tempo immemore, sono andato al cinema. Ho visto “Perfect Days”, l’ultimo film di Wim Wenders. È un film poetico, bellissimo, che fa pensare, e che soprattutto è un inno alla rotina della vita di tutti i giorni. Quanti di noi si arrabbiano per un nonnulla quando invece potrebbero godere semplicemente di quello che si ha ? È un film che insegna tantissimo. Non vi dico niente, nessuno spoiler nulla di nulla. Sappiate che l’attore giapponese Kōji Yakusho ha vinto il primo premio a Cannes per la migliore interpretazione. La musica è spettacolare (da Otis Reading a Patti Smith, dai Velvet Underground a Nina Simone). I riferimenti culturali vi faranno pensare. Andate a vederlo. Non sarà tempo perso.
Neppure questa torta sará tempo perso. Poi è il periodo degli agrumi e anzi allacciate le cinture ai grembiuli perché io e Mary ci stiamo preparando per una nuova iniziativa e collaborazione. Dicevo, questa torta. È un dolce assolutamente speciale, delizioso, soprattutto per chi ama i dessert citrici, dal gusto brillante e aspro al tempo stesso. Il lemon curd succulento e molto vellutato, cremosissimo, dal gusto intenso e aromatico, si infiltra nelle briciole e diventa uno show alle papille. Buon appetito. Durante la semana fa bene farsi del bene.
“COCONUT MILK CAKE” E LE MIE AVVENTURE DA INDIANO, PARTE II
Vi ho già raccontato di quante volte mi hanno scambiato per indiano…. Ecco un altro episodio simpatico… Anni fa ero a Hong Kong per un congresso e con alcuni colleghi siamo andati a cenare in un ristorante indiano vegano. Proprio al nostro tavolo (i tavoli erano delle mense comunitarie, in realtà) e anzi accanto a me, si erano sedute due amiche di vecchia data, una delle quali era una inviata speciale per il Bangkok Times. A un certo punto, arriva il vecchio proprietario del ristorante e rivolto a me grida: “Sanjay, Sanjay”. Non sapevo cosa fosse. Un inno? Una preghiera contro il malocchio? Un grido di guerra? Eppure sembrava contento. Era un nome maschile indiano. Ve la faccio breve. Sotto gli occhi dei miei colleghi e della giornalista del Bangkok Times, il vecchio proprietario mi avevo scambiato per suo cugino: glielo ricordavo proprio! E alla fine, non mi ha fatto pagare niente, per il ricordo di Sanjay che gli ho suscitato.
Su questo dolce dal profumo inebriante. Si, lo so, direte: il cocco è cosa estiva. Invece vi dico: fate questa torta. È domenica, segnatevela e fate festa. La potete preparare il giorno prima, senza stress, tranquilli a casa. Il passaggio in frigo è indispensabile perché solo così l’aroma del cocco tostato, il delizioso latte di cocco al cardamomo contribuiranno alla struttura unica di questo dolce di origine indiana. Poi mangerete questa delizia al cocco assolutamente tiepida, facendola riscaldare prima di servirla, così come il latte di cocco aromatizzato al cardamomo che vi è avanzato. Vi scalderà il cuore. Buona domenica!
“RISOLATTE AL MIELE CON CARDAMOMO E PETALI DI ROSA” E LE ESPRESSIONI CULTURALI GASTRONOMICHE
Instagram e Facebook abbondano, in certe giornate della settimana specifiche, di cibi rituali. A volte dipendono da espressioni gastronomiche popolari come il simpatico detto “Giovedì gnocchi”, poi “venerdì pesce”, e magari, come dicono i romani, “sabato trippa”. Allora oggi vi chiedo: sapete la ragione per la quale il venerdì è diventato anche il giorno del riso ? Quest’oggi non mi sono tirato indietro neppure io… Questo Risolatte al miele con cardamomo e petali di rosa, che ho trovato in quel meraviglioso libro che è “Jerusalem” di Yotam Ottolenghi e Sami Tamimi, è realmente buonissimo, semplice, molto nutriente e, soprattutto, tanto profumato con del miele delicato e il cardamomo che è la spezia (già lo sapete) che più preferisco. In attesa della vostra risposta alla mia domanda (“Perché il riso proprio di venerdì?”) vi suggerisco di preparare questa delizia qualsiasi giorno…e in qualsiasi momento…Buona giornata !
I think my dear foodie-friend Naina could answer me about her choice for the rice on Friday … this recipe is for her and her lovely
This is also my contribution for a ‘mood-booster food’. Claudia, do you like it ? Thanks for your great
“HERBES DE PROVENCE LOAF CAKE”: POCHE PAROLE PER UN DOLCE SEMPLICE E MERAVIGLIOSO
Ho poco da dirvi oggi su questa meraviglia degna della miglior colazione o da una merenda superlativa. Avrete sicuramente capito che mi piace moltissimo. È come se avesse una doppia vita. In superficie è semplice, e la foto lo dimostra. Ma sotto sotto è tutt’altra cosa. Ha un sapore che non si può definire facilmente: dolce, ma anche salato, erbaceo, profumato e caldo. In un certo senso il suo sapore è anche nostalgico. Non abbiate paura delle erbe di Provenza nel dolce. Anzi. Provate farlo e capirete cosa intendo dire. Sublime.
This is my January second recipe for brilliantly directed by dear Giorgio and Debi . ‘Wild sweetness’ by uses various natural and wild elements to give poetic, unusual and surprising flavours and aromas to her desserts.
This herbal dessert is a very ‘mood-booster food’. It’s for Claudia’s initiative
“CHILAQUILES” E LA SORPRESA IN UN LIBRO DI CUCINA
Ho scoperto questo libro grazie a Deborah . Si chiama “The World Central Kitchen” e ha come sottotitolo qualcosa di molto significativo: “Nutrire l’umanità, nutrire la speranza”. È un progetto di uno chef pluripremiato, spagnolo di origine, e residente negli USA, José Andrés. Il libro mi ha portato a scovare una grandissima sorpresa per me. Ma prima vi dico rapidamente com’è nato il progetto dello chef. Nel settembre 2017, dopo il violentissimo uragano María, abbattutosi su Porto Rico, con una devastazione senza precedenti, un gruppo di chef, cuochi, coordinatori dei soccorsi e leader della comunità, guidati da José Andrés e dalla sua organizzazione no-profit “World Central Kitchen”, si sono uniti per cucinare migliaia, poi decine di migliaia, poi centinaia di migliaia di pasti al giorno per sfamare l’isola. Quello che ho scoperto, con sorpresa, è che l’idea del “World Central Kitchen” gli è balenata, dopo aver conosciuto CESAL, un’organizzazione no-profit sp****la che promuove la cooperazione e l’azione sociale, all’indomani di uno dei terremoti più letali della storia, quello di Haiti. Io ho vari amici che lavorano per CESAL nel mondo. Questo fatto mi ha commosso. Che coincidenza! E che cosa magnifica rendersi conto che la tua professione può in qualche modo aiutare il mondo a essere migliore. La ricetta di oggi, i “Chilaquiles”, assolutamente vegetariana, e tipica della cucina messicana, è simbolo di adattamento, una forma di tirarsi su il morale, aiutarsi, preparare insieme, inventare… Una base molto nutriente di tortillas, salsa di fagioli fritti, avocado, crème fraîche, uova e, ovviamente, peperoncino… ed ecco l’allegria palesarsi ! Buona domenica !
“BLACKENED CHICKEN WITH CARAMEL AND CLEMENTINE DRESSING” E LA SORPRESA AL SUSHI
Qualche giorno fa - come qualcuno più attento ha potuto ammirare dal registro fotografico nei social - abbiamo festeggiato il compleanno di mia mamma. L’anno scorso abbiamo fatto una festa a sorpresa. Quest’anno la sorpresa è stato il pranzo al ristorante giapponese! Mia mamma era molto divertita. Ma, c’era da aspettarselo, non ha gradito sashimi e sushi strani, e invece ha gustato noodles, tempura e mochi, forse più vicini al palato mediterraneo, diciamo così. Ma la cosa più divertente è stata quando la proprietaria ha portato un tiramisu con su scritto “buon compleanno”: le ha fatto gli auguri, e poi, quando mio fratello le ha detto di provare a indovinare l’età, lei ha risposto con un numero più basso di venti volte la cifra giusta. Era così sconvolta che dopo alcuni minuti è riapparsa con un regalino!
Invece prima di tornare alla routine quotidiana, senza le feste, ho preparato, con le belle prime clementine di stagione, un piatto di Ottolenghi, che è da leccarsi i baffi. Si tratta di un pollo… anzi di cosce di pollo “bruciate”! … ma come? Bruciate? Ebbene sì… (assicuratevi, ovviamente, di ventilare bene la cucina!)… ma il bruciacchiato aggiungerà un sapore intenso al condimento e renderà l'esperienza culinaria molto intensa. Se preferite, potete anche grigliare le cosce di pollo nel forno o sostituirle con petti di pollo. Ma la cosa spaziale è la salsa al caramello e clementine: è buonissimo. Fidatevi. È un po’ orientale (e su questo siamo proprio in tema… ). Fatene di più. Poi potete irrorarlo su pollo arrosto, salmone scottato in padella o su quello che più vi aggrada. Sostituite le clementine con spicchi d'arancia: funzionerà ugualmente. Il vostro pollo non sarà più lo stesso.
This is a very ‘mood-booster food’ for Claudia and her
BISCOTTI ALL’AVENA CON ALBICOCCHE, ROSMARINO E CIOCCOLATO BIANCO, E LA DIFFERENZA TRA COOKIE E BISCUITS
Per me non c’è più un tempo specifico per fare i biscotti. Ormai li preferisco fuori stagione natalizia. E poi questi … sono una cosa sublime. Quando ho letto la ricetta, sul momento ho pensato che ci potesse essere un errore di stampa. Infatti si parla di “8 biscuits”. Ma come ? Forse 18, 28, 38 ma non otto… e invece ecco in agguato i cosiddetti “falsi amici dei traduttori” (chi ha studiato lingue come me dovrebbe ricordarsene). Negli USA, cookies and biscuits sono due cose molto diverse. I cookies sono quello che intendiamo noi con “biscotti”, mentre i “biscuits” sono dei “biscotti”, per così dire, sempre rotondi ma ben più alti, ne mangi uno e poi sei sazio.
Per questo, niente errori. 8 di numero e di fatto. Ma la bontà la fa veramente da padrone. Il libro di Thalia Ho , “Wild Sweetness”, da cui ho tratto la ricetta è veramente molto stimolante soprattutto perché lei, del blog “Butter and brioche” usa elementi naturali e selvatici (erbe, soprattutto) per dare un “quid” alle sue ricette. In questo mese ne vedrete altre! E poi….che dire di più? Albicocche, rosmarino e cioccolato bianco: semplicemente, superlativo. Provare per credere!
This is my January first recipe for brilliantly directed by dear Giorgio and Debi . ‘Wild sweetness’ by uses various natural and wild elements to give poetic, unusual and surprising flavours and aromas to her desserts.
These biscuits are a ‘mood-booster food’ and they are devoted to Claudia’s initiative
“MELOMAKARONA”, I BISCOTTI GRECI, ANZI FENICI, DI NATALE CHE VALGONO TUTTO L’ANNO
Per concludere in bellezza le festività natalizie, ripropongo qui per il blog una ricetta trattata dal libro “Mazi: Modern Greek Food”, di Christina Mouratoglou e Adrien Carré (2021) che avevo già fatto a suo tempo per il gloriosissimo Starbooks.
Si tratta dei “Melomakarona”, biscotti tipicamente natalizi, tradizionali della cucina greca. Ma sono talmente buoni che potete (anzi, dovete!) farli anche senza che sia Natale. Insieme ai “kourabiedes”, questi biscotti sono tra i dolci più preparati in Grecia durante il periodo di Natale. Ogni famiglia dice di avere la propria versione (e sempre la migliore) dei “melomakarona”…. Ad ogni buon conto, questi biscotti sono antichissimi. E infatti sono chiamati anche biscotti “fenici” perché furono proprio i Fenici a prepararli per le loro tavole imbandite, visto che apprezzavano i dolci con l’olio di oliva e il miele.
La cannella non la fa da padrone. Nel senso che il suo aroma forte e fragrante allo stesso tempo si fonde bene con la scorza e il succo d’arancia. Anche lo sciroppo di miele non è stucchevole per niente, e questo mi ha gradevolmente sorpreso.
Nel libro gli autori propongono un bonus che deve essere incredibile e che mi sono ripromesso di fare nel futuro: una “torta melomakarona con ganache al cioccolato”. Usando il concetto dell'originale “melomakarona”, propongono una crostata speciale, perfetta per una festa in famiglia, da accompagnare magari con una pallina di gelato alla nocciola.
Il link alla ricetta è : https://gloggtheblog.com/2024/01/07/melomakarona-i-biscotti-greci-anzi-fenici-di-natale-che-valgono-tutto-lanno/
“RISOLATTE CREMOSO CON SALSA AL CARAMELLO, ARANCIA E ALLORO” E IL DOLCE DELLA BEFANA
Sul rapporto di mia mamma col riso ho già scritto in altre occasioni (sembra l’inizio di un trattato filosofico hahahahaha). Per lei il riso è cosa da malati, e perciò meglio un bel piatto di pasta, senza dubbio. La sto rieducando. In questi giorni di vacanze siciliane, che stanno ormai volgendo al termine, sono venuti a trovarmi dei miei cari cugini e mia mamma mi chiede di fare un dolce per la loro visita. Solo che mamma, da qualche tempo ormai, non compra più farina perché dice che non sa cosa farsene, visto che è da sola. E non le do certo tutti i torti. Vedo del riso in dispensa e le dico che la stupirò con effetti speciali. Ed ecco questo riso dolce veramente cremosissimo e con una salsina da far strabuzzare gli occhi. È stato un successo. Ne sono rimaste due ciotoline appena per la felicità di mia mamma che, ecco, si sta piano piano ricredendo…
La ricetta di questo dolce - senza glutine ovviamente - è di David Lebovitz, dal suo bellissimo libro, “Ready for Dessert”, per me una specie di bibbia culinaria dei dolci. Il mio sogno è incontrarlo a Parigi. Se lo conoscete, fatemi sapere…
Buona Epifania che tutte le feste si porta via!!!
For the presence of Armagnac or rum or Marsala this rice pudding is a perfect ‘mood-booster food’ for Claudia and her and for Naina Naina for (I know, it’s not Friday, but… LoL)
My variations here are because of and also for dear and her
PASTA AL PESTO DI RUCULA (BY OTTOLENGHI) E I 70 ANNI DELLA TELEVISIONE ITALIANA
Ieri la RAI, la Radio Televisione Italiana (lo dico per gli amici esteri che ci leggono in traduzione) ha fatto 70 anni. Io sono un patito della televisione o, meglio ancora, dell’ “idea” di televisione. Da piccolo mi affascinava sapere come le persone erano dentro quella scatola, sapere come arrivavano a noi, sapere cosa trasmettevano da tutto il mondo. Con il Rischiatutto di ieri ho confermato di ricordarmi molte cose e non solo per il segno del tempo che passa… Ma quello che è più divertente sono i commenti di mia mamma che danno una nota di colore personale e familiare alla giornata: per esempio, alla visione di Nino Frassica, lei ricorda che viene da un paese vicino al nostro, e che sua moglie prendeva l’autobus con me per andare al liceo la mattina; di Fiorello sa tutto, anche i nomi e i mestieri dei fratelli e delle sorelle; di Alberto Angela, insiste che è un “paleontologo”, mentre suo padre sapeva fare di tutto… insomma, alla cultura della tv, il lessico famigliare….(come direbbe la Ginzburg). Vi lascio questa pasta che Ottolenghi stesso definisce “da sogno”. La ricetta originale prevede l’halloumi crudo, ma come lui stesso soggiunge, potete ometterlo completamente e usare del brodo vegetale per farne un piatto completamente vegano, come ho fatto io. Visto, Sara ?
Pasta is always a very ‘mood-booster food’. This recipe is for Claudia and her
“SPICY PULLED PORK VINDALOO”, FIRMATO OTTOLENGHI, E IL RICICLO CREATIVO DI CAPODANNO
Ma quanto si mangia durante le feste!!! Non pensiamoci. Invece per me la cosa più bella è reinventare ricette vere e ricreare dai ricicli! Non c’è esperienza più interessante. Una rinascita. Tutto come nuovo. Ed ecco che con il maiale che è rimasta del pranzo di Capodanno, mi sono dedicato a questo specialissimo “Vindaloo”, con firma Yotam Ottolenghi che vi farà impazzire dalla bontà. Sul blog vi riporto la ricetta “da zero”, ma ovviamente se avete già la carne di maiale pronta, si tratta solo di fare un curry con essa. E se non volete il maiale, va benissimo anche con il pollo o l’agnello. Il Vindaloo viene da una parola d’origine portoghese (Vindalho), che sembra derivare da una salsa nota come vinho d’alho (salsa con vino e aglio), che fa tuttora parte della tradizione gastronomica dell’isola di Madera. Una marinata della colonia portoghese che poi è diventata, con l’aggiunta di molte spezie e peperoncino in abbondanza, un vero e proprio curry dal sapore divina. A volte, si aggiungono le patate, per un errore …. la parola “aloo” (आलू)) significa “patata” in hindi e allora qualcuno ce le aggiunge… Nonostante la quantità di ingredienti, tipica faccenda ottolenghiana, la ricetta è facile ed è veramente buonissima!
Buon inizio di gennaio 2024!
“KISIEL” DI CRANBERRIES E I MIEI AUGURI DI BUONA FINE E BUON PRINCIPIO
Avete certamente intuito che i cranberries sono diventati la mia passione momentanea. Li ho voluti provare con una ricetta che mi ricorda il mio passato trascorso in Russia, ma che ho gustato anche da altre parte della Scandinavia e dell’Europa dell’Est che ho visitato o dove ho vissuto: il “kisiel”. Il “kisiel” è un piatto tipo gelatina, ma che gelatina non è…. a base di frutta, che si consuma prevalentemente sia come dolce che come bevanda. In Ungheria offrono una sua variante dal nome difficile di “gyümölcsleves” come zuppa fredda prima di pranzo. Non storcete il naso. È così. Paese che vai, usanza che trovi. Si usa prepararlo di solito con frutti di bosco, mirtilli, ribes, ciliegie e ossicocco. Va benissimo anche come salsina per i pancakes (yummy!). In russo кислый kisly vuol dire "acre”e nella Cronaca degli anni passati, scritta in russo antico e che ho studiato, si racconta che il kisel abbia salvato dalla fame e dalla carestia una città leggendaria. Non per nulla, in tutte le fiabe russe, il paese di Cuccagna è descritto, un po’ biblicamente, un po’ utopicamente, come un luogo dove abbondano fiumi di latte e di kisiel. E in Polonia, si usa dire
"la settima acqua versata sul kisiel" per dire di un parente molto lontano. Lo si mangia sempre durante l’anno, ma in alcuni paesi, soprattutto, lo prediligono in questo periodo di festività natalizie. La mia versione è tratta da una ricetta polacca di e ho aggiunto delle meringhe e della crème fraîche per fare tutto più squisito. Con tutto questo paradiso colorato e gustoso… vi auguro buon anno… anzi, come ama dire mia mamma, “buona fine e buon principio”!
This recipe is dedicated to and for the lovely group . With this challenge, we are celebrating Zuza Zak with a dessert recipe from her cookbook “Polska”. Happy New Year to all of you !
Otra receta para Claudia y su lindo !
“TOMATO AND ZUCCHINI LOAF WITH SPICED TOMATO CHUTNEY”, UN PLUMCAKE SALATO PER LA NOTTE DI CAPODANNO
Basta dolci. Sta per arrivare il cenone di Capodanno. Vi invito a fare questo plumcake salato. Si, salato, sono impazzito, ma ci sta, è buonissimo ed è firmato Ottolenghi. È una via di mezzo squisita per davvero tra un pane e una terrina, perfetta da servire come stuzzichino o antipasto per una notte di capodanno che si rispetti. La ricetta originale chiede zucchine, ma io l’ho testata anche con carote e con la zucca gialla, e la scamorza affumicata a posto del cheddar. Deliziosa. Ad ogni buon conto, qui il massimo è dato dal chutney, davvero speciale. Anzi, vi dico di più: raddoppiate la ricetta del chutney, diminuite o aumentate il piccante, come preferite, e usatela per altri scopi, per esempio, da mangiare sul pane o sui cracker, o su un succulento hamburger. Buona vigilia. Preparatevi bene!
Claudia, , pruébalo para !
#2024
“CHOCOLATE OLIVE OIL CAKE”, DI NIGELLA OVVERO QUANDO LA TEOBROMINA IMPLORA
Il maestro Ernst Knam ha intitolato un suo libro “Che paradiso è senza cioccolata”. Lo sottoscrivo pienamente. La ricetta di questa torta imperdibile, buonissima, unica, adatta per gli intolleranti ai latticini e ai celiaci, perché non c’è né latte né b***o (ci va l’olio di oliva), e al posto della farina si può usare la farina di mandorle, è della divina Nigella Lawson e si trova nel suo libro di ricette ispirate all’Italia “Nigellissima: Easy Italian-Inspired Recipes” che ho scelto per con i cari Giorgio e Debi . Non so che dirvi. Dovete farla. Anche perché, come dice mia cognata, ok ai panettoni e ai pandori, ma per il cioccolato non c’è un tempo specifico e io aggiungo che quando uno ha voglia, è perché la teobromina implora…. Comunque, oggi è Santo Stefano! Festa! Auguri di buon onomastico a tutti gli Stefani e le Stefanie. Si continua a mangiare! Nei paesi anglosassoni oggi è il “Boxing Day”: e voi, avete aperto i regali ieri? Che avete ricevuto ? C’è qualcosa che non vi è piaciuto e volete sfogarvi qui? Vi aspetto … numerosi… hahahaha.
Remembering
“CRANBERRY ANADAMA CAKE” E I MIEI AUGURI DI BUON NATALE
Con questa torta splendente ai mirtilli rossi vi faccio i miei più cari auguri di Buon Natale. Non so fare panettone né pandori e ho ammirato l’outing di Sara che chiedeva alternative ai nostri dessert tradizionali, e poi, se mi conoscete, sono sempre alla ricerca di dolci nuovi per rinforzare le nostre belle tavole. Ho scoperto questo dolce grazie a Deborah e ho scoperto pure l’asprezza gustosa dei cranberries che veramente non conoscevo. Mi sono innamorato dei cranberries. Adesso li uso dappertutto. E questo è proprio il loro periodo. Questa torta riprende i sapori di un pane tipico del Midwest. Sembra che “Anadama” provenga da un’interiezione di un signore che disse alla moglie “Anna, damn!” (Anna, caspita, ma questo pane è una bomba!”).
La farina di mais e la melassa si sposano molto bene con l’intensità aspra e amara dei mirtilli rossi. Tutti questi sapori, più un po’ di arancia e chiodi di garofano macinati, sono qui riuniti in una torta dall’aspetto umile ma deliziosa e festiva come poche. Degna del Natale (e ok, assieme a panettoni e pandori). BUON NATALE!
For
Feliz Navidad a Claudia y su familia para su lindo y maravilloso