Alessandro Bilotta

Alessandro Bilotta

Alessandro Bilotta è nato a Roma. È un inventore. Il resto è in Bacheca.

Il tempo, l'amore e la fame possono modificare la frequenza degli aggiornamenti di questa pagina.

09/02/2024

Qualcuno ha bisogno di una vita, altri un po' di più. La consolazione non serve per il tempo che non basta, ma quando si scopre che cosa si stava cercando.

La grande consolazione, il settimo volume del Pianeta dei Morti http://tinyurl.com/yckxctu5

06/12/2023

«Il timore di Orwell era per quelle persone con la malsana abitudine di bruciare i libri, Huxley invece temeva il giorno in cui non ce ne sarebbe stato alcun bisogno».

Flavio Del Prete su Players Magazine https://tinyurl.com/34e9dvst

13/11/2023

«In sostanza ci ho trovato qualcosa che non mi interessava per niente. E mi è piaciuto tantissimo».

Luca Cerutti su Magazine uBC Fumetti https://tinyurl.com/ykr7f6jc

09/11/2023

«Vorrei raccontare di come ho conosciuto i fumetti e di una chiave di lettura che questo mi ha dato su una certa ossessione che riguarda il tempo. Vorrei allungarlo, tagliarlo, fermarlo, sovrapporlo o cancellarlo, insomma aspiro a quel desiderio, molto popolare, ossessione del controllo, che a ottenerlo mi avvicinerei a una specie di onnipotenza. Comincia appunto in un momento lontano nel tempo, quando trascorrevo gran parte delle giornate a casa dei nonni, aspettando che i miei venissero a prendermi la sera, al rientro dal lavoro».

Come parlare del fumetto in maniera intelligente, senza risentimenti per i detrattori. Sul numero extra di Sotto il Vulcano, curato da Tito Faraci, c'è anche un mio intervento.

03/11/2023

Eternity ha vinto il Gran Guinigi al miglior fumetto seriale.

02/11/2023

Trent'anni fa ho appeso al muro una pagina.
Grazie di tutto, Carlo.

31/10/2023

Gli appuntamenti di Lucca Comics.

30/10/2023

Inseguire l’eternità a volte è umiliante, ma non più di provare a parlare con i propri defunti. Alceste Santacroce si interessa a quella pratica ossessiva di richiamare indietro chi potrebbe non avere nessuna intenzione di tornare.

Eternity
L'impazienza dei suicidi anticipa l'inevitabile https://tinyurl.com/2baayy46

27/10/2023

«Una realtà festaiola, collocata in un futuro prossimo rispetto al nostro ma ossessionata da un passato idealizzato che ricalca e ripropone in diverse forme».

Federico Beghin, Andrea Bramini e Giuseppe Lamola su Lo Spazio Bianco https://tinyurl.com/39k9zncd

26/10/2023

Gli Uomini della Settimana sono tornati! Proprio ora che le idee sono in crisi, dei supereroi concettuali non hanno più motivo d’essere. Le loro azioni dimostrative rischiano di finire nel nulla, ancora convinti che L’Invisibile sia il loro peggior nemico. E stavolta potrebbero aver ragione. https://tinyurl.com/yc537xjn

20/10/2023

«E proprio come un grande enigma Eternity vol. 3 costringe il lettore a un ritorno continuo sulle pagine (e anche un po’ in se stesso) alla ricerca di un significato che sembra a portata di mano, ma sempre un centimetro troppo in là per essere completamente afferrato».

Flavio Del Prete su Players Magazine https://tinyurl.com/5x67vtzw

13/10/2023

Si muore andandosene e si muore anche restando, quando le giornate si assomigliano tutte. Le cartoline da un posto del genere sono inutili, finché non arrivano a qualcuno che ha un quinto senso e mezzo.

Saluti da Undead, il sesto volume del Pianeta dei Morti https://tinyurl.com/3ukpexy2

10/10/2023

«Con Opal, Dylan Dog non vive più una storia da fumetto, ma si immerge in una relazione autentica e duratura, che parte dal passato e ambisce al futuro, attraversando tutte le difficoltà, le speranze e i dolori di una vita».

Davide Scagni su Fumettologica https://tinyurl.com/562n6755

08/10/2023

Oggi a Romics alle 14:00 con Sergio Gerasi per parlare di Eternity.

15/09/2023

A novembre tornano Gli Uomini della Settimana, annunciati sul numero 385 di Anteprima https://tinyurl.com/mw8zhk5t
Uno di loro è già scomparso, ma tutti sembrano tendere alla sparizione. Forse c'è lo zampino di qualche tremendo avversario o ancora peggio sono la noia e la mancanza di un senso.

23/08/2023

L'amore tra Dylan e Opal, la figlia del Professor Hicks. Una storia di speranza e sentimento come ce ne sono tante, o forse come non ce n'è nessuna.

Il 21 settembre il nuovo Speciale Dylan Dog. Disegni di Sergio Gerasi. https://tinyurl.com/yp83cpfs

26/07/2023

La stagione estiva porta distrazione, noia e follia. Alceste Santacroce è spettatore dell'arte violenta e senza senso di uomini che sembrano inseguire la rovina quando il resto del mondo è solo in cerca di attenzioni.

Eternity
La vita appesa ai chiodi delle opere immortali https://tinyurl.com/5d692wpn

13/07/2023

«Eternity è una serie che mostra già di avere un’identità ben definita. Lo stesso dicasi per la caratterizzazione del protagonista (ma anche di parecchi comprimari), così nitida e precisa da non lasciare spazio a ulteriori approfondimenti».

Antonio Ausilio su Comicus.it https://tinyurl.com/mtvbf587

07/07/2023

«Un prodotto non per tutti, anche nell’ambito del pubblico da libreria: raffinato, metaforico, che trova la propria riuscita nei non detti e in un protagonista sfuggente che guida il nostro sguardo su un panorama poco piacevole e difficilmente decifrabile: come la vita».

Federico Beghin e Andrea Bramini su Lo Spazio Bianco https://tinyurl.com/4vua4bvs

13/06/2023

«Ricordati, Francesco, le cose importanti nella vita sono tre: o tu vai in Perù o tu sposti la chiesa o tu vinci al totocalcio».

05/06/2023

Eternity ha vinto il Premio Coco MegaNerd come rivelazione dell'anno e Adele Matera il Premio Coco come miglior colorista. Grazie, Etna Comics.

08/05/2023

Premio Lorenzo Bartoli alla carriera. Con l'augurio che sia lunga, come la vita. Non è così?

03/05/2023

Eternity ha vinto il Premio Micheluzzi come miglior serie italiana.

02/05/2023

«Una Roma matiabazariana fa da cornice a una tragicommedia pirandelliana che sembra non conoscere fine poiché: ognuno vive il suo quarto d’ora di celebrità… in eterno».

Flavio Del Prete su Players Magazine https://bit.ly/3n3hiB6

25/04/2023

«Alceste Santacroce continua a muoversi soave, presente ovunque ma privo di qualsiasi tipo di legame duraturo. Amico di tutti, accantonato all’occorrenza ma mai del tutto dimenticato».

Marco Andreoletti su Fumettologica https://bit.ly/3HboIsJ

16/04/2023

Ieri sono stato a Bari, al bellissimo incontro organizzato da La Giusta Causa. Si è parlato del Nuovo Mondo. Questo è il testo del mio intervento.

IPOTESI DI FALLIMENTO

Tutti siamo attori in uno spettacolo che non spegne mai le luci. E certo è strano a dirsi da sopra a un palcoscenico. Di questo siamo noi gli autori, i registi e gli interpreti.

Quel tale che diceva che in futuro ognuno sarebbe stato famoso per quindici minuti si è contenuto, oggi tutti sono famosi per sempre, anche se solo nella propria testa.

Mai come prima ha successo la retorica del vincente, tutti si autodefiniscono così, ma solo nella propria testa. È arrivato il momento di concedersi un lusso che nessuno può più permettersi, che sembra negato con forza, il più grande dei privilegi, quello del fallimento.

È rivoluzionario dire non ce la faccio più. Non ce la faccio più a sentire la storia di chi ce la fa sempre:
a rialzarsi
a ricominciare
a non lasciarsi andare
a non perdere pezzi.
Ad avere cura dei figli, dei nipoti, dei genitori, degli amici, dei colleghi, del proprio lavoro, della casa.
Non ce la faccio più a sentirmi dire cosa devo mangiare, quanto esercizio fisico devo fare, quale libro o quale serie tv non posso assolutamente perdere o come qualcuno sta usando bene questo tempo.
Non ce la faccio più a tenermi aggiornato sempre.
Invece va bene sbagliare. Va bene non farcela. Va benissimo, succede a tutti e forse staremmo meglio se ce lo dicessimo, se stessimo ad ascoltarci, perché nessuno vuole sentire storie di chi perde.
Vogliamo il diritto a non essere bravi, a non saper fare squadra.
Una volta le virtù erano fedeltà, coraggio, saggezza, umiltà, cavalleria. Oggi sono flessibilità, produttività, capacità di fare squadra. Una volta c’era l’orgoglio, oggi c’è l’autostima.

È beninteso quindi, bisogna specificare, che il coraggio sta dalla parte della resa e non dell'impresa. Ci vuole ogni fibra del proprio essere per non alzarsi, bisogna correre a perdifiato per arrivare a fermarsi. Bene, aggiungo che ci vuole ancora più impegno e forza d'animo per fuggire e nascondersi. Questo è quello che succede in un mondo che viene a cercarci fin sopra il divano, fin sotto le lenzuola.

È necessaria quindi un’educazione al valore della sconfitta. Spiegare che il significato e la dignità non ne vengono intaccati. Non quanto quelli di colui che passa sul corpo degli altri. In un luogo di uomini e donne a caccia della luce del sole, l’ombra è riconciliante. Nascondersi, rifuggire, sparire. Non lasciar traccia di sé, se non in se stessi. Cedere a chi ha il turno successivo al nostro i propri quindici minuti di fama. Che gesto eversivo! È inaccettabile! Eppure è altrettanto inaccettabile guardare sempre al traguardo successivo mentre si sta tagliando questo, restare affamati invece che preoccuparsi di mangiare piano e bene. Insomma, stolti sono coloro che non sanno che la metà vale più del tutto.

Dicevo, è necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All'umanità che ne scaturisce. A costruire un'identità capace di avvertire una comunanza di destino. A non dive**re uno sgomitatore sociale. A questi vincitori volgari e disonesti, prevaricatori falsi e opportunisti, alla gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare… A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene e forse, ce ne siamo dimenticati, è quello che riesce meglio a tutti.

Mentre cose come vincere e trionfare oggi si conquistano con gli stessi requisiti con cui un tempo si otteneva un ricovero in manicomio: l’incapacità di pensare, l’amoralità e l’ipereccitazione!

Può essere interessante passare in rassegna ciò che serve per vincere e trionfare. Innanzitutto stabilire gli obbiettivi, che possono anche essere chiamati sogni, ma eviterei di farlo perché il termine è impreciso e può sviare dal contesto. Gli obbiettivi vanno oltre i giochi, gli interessi, le passioni dell'infanzia. I traguardi servono a primeggiare, non ha senso procedere su una scala se non porta in alto, non è un progetto sensato un percorso che non sia in verticale. Lo studio serve solo se ha un fine. Per fortuna, ormai da tempo si parla di una scuola che deve preparare al mondo del lavoro, a quale altro scopo altrimenti? Non certo a imparare le poesie a memoria, Santo Cielo! Tutto dev'essere proteso agli obbiettivi, il tempo libero è deputato agli sport e alle attività che tengano la tensione costante e la concentrazione attiva. I tempi morti sono un segnale d'allarme, quando si è in ascesa, rischiano di impigrire, e quando si è in vetta, indicano che non si è più competitivi. La finalità dev'essere nel tutto e tutto deve avere una finalità, un senso, uno scopo, a patto che si siano ben scelti gli obbiettivi di cui si diceva all’inizio, quelli che indicano un percorso senza bivi. Gli ostacoli sono quelle cose spaventose che si vedono quando si tolgono gli occhi dalla meta, vanno sempre scavalcati, nel peggiore dei casi abbattuti. Contano gli indirizzi, non i paesaggi e le date invece dei ricordi. Hanno rilievo solo le donne e gli uomini conquistati, le cose ottenute. Conservare significa immobilità, a meno che non si riferisca ai trofei. La definizione “portare a casa” ha senso quando si intende un risultato. Gli altri hanno valore solo come alleati. Semmai vi dovesse cadere lo sguardo su qualcuno che è immobile, si tratta di un ostacolo, oppure di chi serve come metro per misurare la vostra velocità. Se lo sguardo dovesse indugiare ancora su quella persona immobile, non chiedetevi il perché, potreste scoprire che sta dormendo, che è morto mentre noi siamo vivi o, ancora peggio, che ha scelto lui di stare fermo.

Mi scuserete se questa mia alla fine sembra un’invettiva, non vuole esserlo. Vuole essere solo un invito al fallimento o, nel migliore dei casi, ad arrendersi. A un ozio da programmare all’inizio, e poi da far diventare condizione esistenziale imprescindibile.
Vedete, tutti si affannano, sono diventati bravissimi a risparmiare tempo; che dote, che capacità rara e preziosa è saperlo sprecare!

Quando il tempo dello svago viene minacciato da evolutissimi sistemi per lavorare in ogni luogo e orario; quando viene dedicato al consumo di prodotti di cui non si ha alcun bisogno, diventa urgente abbracciare un dolce far niente. È quasi rivoluzionario. È facile dire far niente, molto più difficile è metterlo in pratica con impegno e dedizione.

In questo i vincitori non sanno quello che perdono.

Quello che è certo è che loro, i vincitori, sono occupati in una strenua lotta contro ciò che ci fa stare davvero bene.

Le sue controindicazioni sono largamente riconosciute e chi è indicato a occuparsene, si sta impegnando per liberare i cittadini da questa ambizione subdola. I governi, le amministrazioni, le università, gli ormai esigui luoghi di cultura, gli ambienti di lavoro; tutti sono a pieno regime nella battaglia per debellare la felicità, quel senso di appagamento che porta all’immobilità, che non fa correre, che rende così audacemente improduttivi.

Una vita migliore attende gli inappagati, gli infelici, in un mondo in cui i felici cominciano a ve**re confinati in città esclusive, territori protetti e impenetrabili, ville di lusso; e in cui solcano le acque solo a bordo delle proprie imbarcazioni. Dobbiamo però sperare che non escano dai loro luoghi e vengano a cercarci.

Sembra che da questa parte del mondo non esista una cultura del perdente, solo l’esaltazione del vincitore. Ma è nella sconfitta che si manifesta la gloria dell’uomo.

Uno si dà da fare, lotta, combatte, ma quando perde almeno si riposa.

La vita non serve a vincere.

Per dirla con Beckett, ho provato, ho fallito. Non discutere. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

E allora mi viene in mente l’immagine di due ragazzi che oziano osservando una maratona.
Perché corrono quegli uomini?, dice uno dei due.
A chi arriva primo danno un premio, risponde l’altro.
E allora gli altri perché corrono?

04/04/2023

Alceste Santacroce è tornato. Appena in tempo per sentire in bocca il sapore del fallimento. L’estasi di una Città senza tempo e senza pietà potrebbe non concedere sconti. È questo il momento di giocarsi le ultime carte.

Eternity
Rovine metaforiche visitate dai turisti https://bit.ly/3KvsWgO

14/03/2023

Il ritorno del mostro, Cagliostro!, I conigli rosa uccidono, Il sogno della tigre, Golconda!, La cosa misteriosa che vive dietro il frigorifero.

10/03/2023

«Alceste rimane una presenza che è quasi impossibile definire, da parte del lettore: apparentemente indifferente agli altri, al mondo che lo circonda e alla vita stessa, quasi infastidito dall'esistenza in generale».

Andrea Bramini e Davide Grilli su Lo Spazio Bianco https://bit.ly/3ZRHqwc

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Se il nostro scopo è il fallimento, se falliremo avremo perso o vinto?Questa e altre domande da stramboidi su Gli Uomini...

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