Formazione Continua MMG , Guardia Medica , Specialistica Ambulatoriale.

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13/07/2023

Il microbiota ha un ruolo chiave per la salute e ha un filo diretto col cervello , così evidenziano gli esperti
stabilità del microbiota intestinale in grado di influenzare positivamente i processi cerebrali con effetti che possono interessare la salute mentale e le funzioni cognitive
il microbiota intestinale, un 'alleato' da proteggere: se il suo equilibrio viene intaccato, infatti, può avere delle conseguenze negative anche in termini di malattie.
Il microbiota intestinale, è direttamente responsabile del nostro stato di salute, della metabolizzazione di alcuni nutrienti e della produzione di metaboliti, che hanno un effetto positivo anche sull'equilibrio mentale
E' scientificamente dimostrato, infatti, che la stabilità del microbiota intestinale sia in grado di influenzare positivamente i processi cerebrali, con effetti che possono interessare la salute mentale e le funzioni cognitive
Il microbiota intestinale, attraverso il sistema nervoso intestinale, invia segnali al cervello stimolando la liberazione di ormoni o trasformando i nutrienti in sostanze e vitamine che influenzano il metabolismo ed il sistema immunitario, che a loro volta impattano sulle funzioni cerebrali. Ad esempio, è stato dimostrato che il 90% della serotonina è sintetizzata nell’intestino.

Ma la comunicazione tra microbiota intestinale e cervello, avvertono gli esperti, può innescarsi anche in senso negativo: le alterazioni della composizione del microbiota intestinale "possono addirittura provocare lo sviluppo o l’aggravamento di varie patologie oncologiche, patologie psichiatriche o neurodegenerative, come rivela, ad esempio, uno studio realizzato da ricercatori inglesi e tedeschi, pubblicato su 'Jama Psychiatry' (dadnet)

01/05/2022

secondo uno studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology , Le persone con dermatite atopica hanno un rischio maggiore di sviluppare più patologie autoimmuni

J Allergy Clin Immunol. 2022 Apr 22;S0091-6749(22)00547-4. doi: 10.1016/j.jaci.2022.03.030. Online ahead of print

14/03/2022

secondo uno studio pubblicato sul Diabetes & Metabolism Journal , un trattamento di quattro settimane con una p***a patch tubeless per l’insulina è sicuro e porta a un miglioramento clinico del controllo glicemico in pazienti con diabete mellito di tipo 1
I ricercatori hanno valutato i dati di 10 pazienti adulti con diagnosi di diabete mellito di tipo 1 e che avevano una emoglobina glicosilata inferiore al 7,5%. Gli end point primari dello studio erano il tempo di utilizzo della p***a patch e il numero di eventi avversi gravi correlati alla p***a patch. Gli endpoint secondari erano la quantità totale di insulina iniettata e le variazioni dei parametri glicemici, inclusi i dati di monitoraggio continuo della glicemia, rispetto a quelli rilevati all’inizio dello studio
gli esperti hanno trovato che il tempo di utilizzo mediano per la p***a è stato di 84,00 ore. Durante lo studio non si sono verificati eventi avversi gravi. Dopo quattro settimane, il tempo trascorso all’interno dell’intervallo da 70 a 180 mg/dL è risultato significativamente migliorato, e anche i tempi trascorsi al di sotto dell’intervallo (180 mg/dL) sono migliorati.
Diabetes Metab J. 2022 Mar 8. doi: 10.4093/dmj.2021.0299. Online ahead of print(daposc)

13/10/2021

Emerge da un lavoro di Ahmed Mustafa Basuoni, dell'Università del Cairo, che sarà presentato al meeting ibrido ACC Middle East 2021
La scarsa igiene orale potrebbe favorire il Covid in forma più grave
Il cavo orale è una riserva importante di patogeni respiratori. Precedenti trial clinici hanno collegato la scarsa igiene orale con aumento di infiammazione e problemi cardiovascolari. Secondo i ricercatori la gravità del COVID-19 è a sua volta legata alla risposta infiammatoria dell'organismo. Lo studio ha incluso 86 pazienti Covid con malattie cardiovascolari pregresse. Gli esperti hanno misurato con un indice ad hoc l'igiene orale di ciascuno e anche i livelli di infiammazione con un prelievo di sangue. È emersa una correlazione tra scarsa igiene orale, infiammazione e Covid in forma grave. "I tessuti del cavo orale potrebbero agire come riserva del virus SARS-CoV-2, sviluppando un'alta carica virale nella bocca - spiega Basuoni. Perciò raccomandiamo il mantenimento della salute orale e il miglioramento delle misure di igiene orale, durante l'infezione".

"Semplici misure - come praticare l'igiene della bocca, sottoporsi a visite dentistiche regolari, specie per i pazienti con problemi cardiovascolari, usare collutori -potrebbero aiutare a prevenire o a ridurre la gravità del COVID-19" e corretta prevenzione con eventuale cura delle malattie delle gengive, in particolar modo nei pazienti con problemi cardiovascolari(dadnet)

Type I interferon response and vascular alteration in chilblain‐like lesions during the COVID‐19 outbreak 12/10/2021

Un studio scientifico dimostra come un’infiammazione alle dita dei piedi possa essere un sintomo del CoronaVirus
Alcune persone asintomatiche, oltre a quelli che hanno scoperto la loro positività al Covid-19, in seguito alla comparsa dei sintomi e allo screening sanitario avrebbero accusato disturbi ai piedi
Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Dermatology, la patologia cutanea simile ai geloni stagionali associata all'infezione da Covid (CLL, nella sigla inglese per chilblain-like lesions) sarebbe causata da specifici meccanismi messi in atto dall'organismo per combattere il virus «Durante la pandemia di COVID-19 è stata segnalata con una certa frequenza la presenza di lesioni simili ai geloni, potenzialmente correlata all'infezione da SARS-CoV-2

British Journal of Dermatology 5 October 2021. Doi: https://doi.org/10.1111/bjd.20707
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bjd.20707

Type I interferon response and vascular alteration in chilblain‐like lesions during the COVID‐19 outbreak What is already known about this topic? Chilblain-like lesions have been reported during the COVID-19 pandemic. They are associated with systemic type I interferon polarization, but the precise p...

12/07/2021

vitamina B3 (spesso indicata con il nome di niacina o vitamina PP) è una vitamina del gruppo B che entra nel metabolismo del cibo per convertirlo in energia e aiuta a mantenere in salute il sistema nervoso, l'apparato digerente e la pelle. Fa parte delle vitamine cosiddette idrosolubili, vale a dire che hanno la caratteristica di sciogliersi in acqua e di non essere accumulate nell'organismo. Per questo motivo devono essere quotidianamente assunte attraverso l'alimentazione.
Il termine vitamina B3 comprende due composti:

niacina o acido nicotinico

nicotinamide

Fonti alimentari
Gli alimenti ricchi di vitamina B3 includono:

legumi

frattaglie

carni rosse

carni bianche

pesce

arachidi

lievito essiccato

pane e altri prodotti da forno, a base di cereali integrali o arricchiti con vitamina B3

Inoltre, siccome l'organismo è in grado di convertire l'aminoacido triptofano in niacina, gli alimenti ricchi di triptofano (per esempio i latticini) possono compensare un'assunzione insufficiente di vitamina B3 con la dieta
Una dieta equilibrata è in grado di fornire le quantità giornaliere necessarie di vitamina B3. Per questo motivo, per soddisfare il fabbisogno giornaliero, non c'è necessità di prendere integratori.
Gli integratori di vitamina B3 potrebbero, invece, essere d'aiuto in caso di colesterolo alto quando non si possono prendere le statine. La vitamina B3, infatti, è in grado di aumentare le lipoproteine ​​ad alta densità (HDL), ossia il cosiddetto colesterolo buono, che aiutano a rimuovere dal sangue le lipoproteine ​​a bassa densità, note invece come colesterolo cattivo.
Gli integratori sono usati anche in caso di situazioni di grave carenza di vitamina B3 che possono verificarsi per vari motivi. Alcuni farmaci, come l'isoniazide e alcuni medicinali antitumorali, possono interferire con il metabolismo della vitamina B3 La diarrea a lungo termine, dovuta a diverse malattie gastrointestinali, può causare un malassorbimento di vitamina B3(daislute)

12/06/2021

Uno studio clinico ha recentemente dimostrato che l’allenamento cognitivo motorio, basato su una piattaforma di gioco interattivo, aiuta a contrastare alcune forme di demenza
Ad oggi le diverse forme di demenza sono incurabili, ma uno studio clinico pilota sul disturbo cognitivo maggiore (MNCD) - i cui risultati sono stati pubblicati ad aprile sulla rivista scientifica Alzheimer's Research & Therapy - ha evidenziato per la prima volta che l'allenamento cognitivo e motorio migliora sia le abilità cognitive che quelle fisiche di queste persone

Il disturbo neurocognitivo maggiore (MNCD) è una sindrome caratterizzata da compromissione delle funzioni cognitive, declino motorio, problemi psicologici e comportamentali, che porta ad un declino funzionale con elevato impatto sulla qualità della vita dei pazienti e di chi gli sta intorno. Stando ai dati del World Alzheimer Report 2019, in quell’anno in tutto il mondo c'erano oltre 50 milioni di persone con MNCD e si stima che questo numero triplicherà entro il 2050, principalmente a causa dell'invecchiamento Non essendo disponibile alcuna terapia farmacologica, le terapie che mirano allo stile di vita, tra cui l’attività fisica, sono studiate come approccio di prima linea per la possibile gestione di queste patologie. Nelle strutture di assistenza, luogo in cui molti anziani con demenza grave sono ospitati, si assiste a un declino delle attività fisiche: le persone che ci vivono rimangono inattive per quasi tutta la giornata. Trovare il modo di coinvolgerle e invogliarle a fare attività fisica appropriata potrebbe essere d’aiuto.

Un “exergame” è un videogioco che ha anche la funzione di esercizio fisico e Senso, Il sistema consiste in uno schermo, contenente il software di gioco, e un pannello a terra con 4 campi (simili a dei pulsanti) in grado di misurare i passi, l’equilibrio e lo spostamento del peso. Gli utenti devono tentare di completare una sequenza di movimenti con i piedi come indicato sullo schermo, in questo modo allenano sia il movimento fisico che la funzione cognitiva. La struttura e il funzionamento ricordano il videogioco musicale “Dance Dance Revolution”, anche questo appartenente al genere degli exergame ma con fine unicamente ludico, che negli anni 2000 si è diffuso in tutte le sale giochi del mondo e il cui scopo era quello di schiacciare seguendo le indicazioni sullo schermo.

Per quanto riguarda la demenza, già nel 2015 era stato condotto uno studio sui benefici clinici dell’allenamento di corpo e mente per la prevenzione del deterioramento cognitivo, ma la ricerca era stata svolta su persone sane. Lo studio clinico protagonista della recente pubblicazione, invece, ha coinvolto persone anziane che avevano già manifestato problemi fisici e cognitivi causati da una qualche forma di demenza. La sfida principale è quella di motivare questi pazienti a seguire un’attività fisica in modo costante, mantenendola per periodi prolungati. La risposta è stata trovata nel gioco: esercizi proposti in modo divertente e coinvolgente hanno permesso ai pazienti di allenarsi con minori difficoltà (daosseratp)

Domande e risposte su vaccini COVID-19 | Agenzia Italiana del Farmaco 20/03/2021

https://www.aifa.gov.it/domande-e-risposte-su-vaccini-covid-19

Domande e risposte su vaccini COVID-19 | Agenzia Italiana del Farmaco Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti. Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.

30/01/2021

L'acido oleico potrebbe avere un ruolo nella sclerosi multipla
Alcuni ricercatori hanno osservato che l'acido oleico, un acido grasso monoinsaturo, era ridotto nel tessuto adiposo di pazienti con sclerosi multipla. Questa mancanza conduceva a una perdita dei sensori metabolici che attivano le cellule T, le quali mediano la risposta del sistema immunitario a malattie infettive. Ebbene, senza gli effetti soppressori delle cellule T regolatorie, il sistema immunitario può attaccare il sistema nervoso centrale sano e causare alcuni sintomi della sclerosi multipla(dadt)

23/01/2021

Uno studio internazionale della Yale University e del Brain Institute dell'Ospedale Pitié Salpetriere di Parigi, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Experimental Medicine
Sars-Cov-2 intacca i neuroni. uno studio internazionale della Yale University e del Brain Institute dell'Ospedale Pitié Salpetriere di Parigi, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Experimental Medicine che oltre al danno respiratorio, i sintomi neurologici sono stati segnalati in molti pazienti, dal mal di testa fino alla perdita dell'olfatto, alla perdita di coscienza o all'ictus. Gli studiosi hanno usato tre approcci diversi per analizzare l'interessamento del cervello: attraverso colture cerebrali 3D e due studi, uno sulle cavie e uno sul tessuto cerebrale di pazienti deceduti per Covid. I risultati nelle colture cerebrali hanno attestato la capacità del Sars-Cov-2 di entrare nei neuroni e per moltiplicarsi, causando cambiamenti metabolici nelle cellule infette, senza però distruggerle. Le cellule vicine ai neuroni infetti, invece, non hanno più l'ossigeno e alla fine muoiono. Negli studi sulle cavie gli studiosi hanno notato come viene rimodellata la rete vascolare cerebrale nelle regioni infette nel cervello e questo, secondo i ricercatori, apre la strada a un collegamento con l'ipossia e con gli attacchi ischemici(dadnet)

22/01/2021

legame tra Microbioma intestinale e il Bpco

Una recente ricerca ha dimostrato un legame tra la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco)e il microbioma intestinale
I risultati suggeriscono che l’intestino può essere utile nella diagnosi della Bpco e può anche essere utilizzato per nuovi obiettivi terapeutici per aiutare a trattare il disturbo respiratorio cronico
I ricercatori dello studio ritengono inoltre che il microbioma intestinale alterato trovato nei pazienti con Bpco potrebbe anche indicare l’intestino come potenziale bersaglio per nuovi trattamenti(dapopsc)

13/01/2021

L’ipertensione è fattore di rischio per la mortalità e la morbilità globali e rimane la principale causa, prevenibile, delle malattie cardiovascolari

Ci sono differenze significative nell’epidemiologia e nelle caratteristiche cliniche dell’ipertensione tra uomini e donne. Inoltre, le differenze di genere sono legate a diversi tipi specifici di ipertensione, tra cui ipertensione post-menopausale, ipertensione da camice bianco, ipertensione mascherata e disturbi ipertensivi in gravidanza

È importante poi sottolineare che ruoli distinti dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2 / Apelin, ormone sessuale, endotelina-1 e attività nervosa simpatica contribuiscono alle differenze tra i sessi nel controllo della pressione sanguigna (da psc)

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