Mujeres Libres Bologna

Assemblea ogni mercoledì sera al Centro delle Donne. Se sei interessatə a partecipare, contattaci!

Noi Mujeres Libres siamo un collettivo femminista di studentesse, giovani precarie e lavoratrici, nato nel 2007 dall'esigenza di incontrarsi e auto-organizzarsi tra donne. Partendo dalla libertà di scelta della donna, abbiamo costruito esperienze e iniziative sulla Legge 194, la pillola abortiva RU 486 e la contraccezione, la violenza di genere, la masturbazione e la nostra sessualità.

*Crediamo

17/06/2024

💥 PASSEGGIATA ARRABBIATA 💥

Sono delle ultime settimane le notizie di ronde organizzate da gruppi fascisti nel quartiere della Bolognina e della Montagnola "per combattere il degrado e lo spaccio a tutte le ore del giorno e della notte".
Al tempo stesso l'amministrazione cittadina strumentalizza le violenze ai danni di soggettività marginalizzate e razzializzate per operare politiche securitarie e finto progressiste, organizzando posti di blocco e dispiegando ingenti quantita di forze dell'ordine con l'obiettivo di farci sentire più sicurɜ.

Come ripetiamo da anni, siamo noi donnɜ, trans* e frocɜ a voler tutelare la nostra libertà.
Ci vediamo sabato 22 giugno in Piazza dell'Unità per una passeggiata arrabbiata.
Le strade sicure le facciamo noi! 🔥

- Transfemministe arrabbiate -

Photos from Rete Nazionale Consultori e Consultorie's post 27/05/2024
Photos from Non Una Di Meno Bologna's post 27/05/2024
26/05/2024

🔥 25 MAGGIO 2024 MOBILITAZIONE NAZIONALE I CONSULTORI SONO NOSTRI 🔥
Rete Nazionale Consultori e Consultorie
NON UNA DI MENO

CHE MILLE ABORTI NASCANO

Di ab**to ne parli chi l'ab**to lo vive. Lo dicevamo più di dieci anni fa quando nasueate dalla narrazioni stigmatizzanti sull'Interruzione Volontaria di Gravidanza lanciavamo la raccolta di testimonianze "Abortisco e non mi pento". Insieme a noi, tante altre realtà hanno incoraggiato la pratica della testimonianza e della contronarrazione come atto di autodeterminazione: il personale è - di nuovo - politico. Queste iniziative hanno messo in discussione la narrazione dell'IVG come "trauma" cara sia ai gruppi antiscelta che a un certo femminismo un po' bigotto.
Concentrarsi sulla narrazione del trauma comporta l'invisibilizzazione della "scelta" e dell'autodeterminazione, e costringe l'ab**to in una dimensione di morte e negazione, che avvolge le donne e le soggetttività dissidenti in un'onta di paternalismo.
Questa narrazione invisibilizza anche la moltitudine di esperienze di ab**to che le persone vivono appiattendola a un'unica e universale e impedisce di mettere in luce le intersezioni che, soprattutto per le soggettività marginalizzate, possono essere al centro di una diversa esperienza di ab**to. Non abortiscono solo le donne bianche magre etero cis in carriera, ma anche persone trans, razzializzate, persone disabili e neurodivergenti, persone grasse, persone che vivono in periferia e nel sud dell'Italia. Persone che oltre allo stigma e all'obiezione di coscienza incontrano ulteriori ostacoli per accedere a un diritto che dovrebbe essere garantito a tuttɜ e che invece ancora oggi è un privilegio.

Incentivare la pratica della testimonianza a livello politico e collettivo, fa emergere come l'accesso all'IVG e a un dignitoso sistema di cure non sia uguale per tutti i corpi e le soggettività. Affinché la pratica della testimonianza non diventi merce per influencer o egocentrismo borghese dobbiamo stringere reti e legami, dobbiamo condividere pratiche di solidarietà in tutti i contesti in cui le specificità della libertà di scelta emergono, soprattutto quando questa libertà è ostacolata da pregiudizi razzisti, di classe, transfobici, abilisti o grassofobici.
Ogni giorno il governo Meloni ci ricorda che la maternità è bianca e ricca e che sono le donne bianche a essere incentivate a mettere su famiglia, una famiglia, inutile a dirsi, eterosessuale, sì, proprio quella in cui si verificano la maggior parte delle violenze di genere.
Le linee di classe e di razza sono continuamente invisibilizzate: che cosa significa per una persona razzializzata subire la retorica razzista che considera le famiglie non bianche di troppo o che ancora si nutre degli stereotipi cari al colonialismo italiano? Quali implicazioni ha essere persone migranti, non essere cittadinɜ italianɜ, avere o non avere i documenti? Quali implicazioni ha sulla libertà di scelta sul proprio corpo essere costrettɜ a cambiare regione se non addirittura stato per poter abortire? Quali implicazioni ha avere un lavoro precario, senza contratto o che non permette di assentarsi?
Ė TRAUMATICA L'OBIEZIONE DI COSCIENZA IN TUTTE LE SUE FORME, NON CERTO LA NOSTRA AUTODETERMINAZIONE.

Aumentare la possibilità di scelta e l'accesso all'IVG farmacologica con la RU486 permette di rispondere ai desideri e bisogni di tuttɜ. Potenziare la sanità pubblica deve volere dire aumentare le possibilità di accesso alle cure, all'assistenza e alle informazioni. Deve significare incentivare la formazione per il personale che lavora nella sanità a qualsiasi livello. Personale che a oggi non ha condizioni di lavoro dignitose. Riprendendo l'insegnamento dello sciopero transfemmminista ribadiamo che è necessaria un'alleanza tra professionistɜ della salute e chi riceve le cure.
Non ci accontentiamo di richieste classiste ed elitarie, rifiutiamo la privatizzazione e l'aziendalizzazione, vogliamo una rivoluzione totale del sistema sanitario: la salute transfemmminista deve essere popolare.

In Emilia-Romagna la narrazione di essere nella regione con il migliore sistema sanitario d'Italia sta nascondendo i tagli e le privatizzazioni volute anche dall'amministrazione guidata dal Partito Democratico che strumentalmente usa il tema dell'ab**to per fare propaganda.
Il presidente della Regione Bonaccini mesi fa ha parlato di RU486 in tutti i consultori del territorio quando ancora le ultime delibere non sono state attuate, quando ancora le differenze tra Bologna e provincia sono enormi, quando ancora nei pochi consultori in cui viene fornita la RU486 lo si fa solo fino alla settima settimana e non fino alla nona. Sarebbe meglio che Bonaccini invece di passare il tempo a dire fregnacce in tv si preoccupasse di come non far collassare il sistema sanitario regionale poiché è un castello di carta. Gli accompagnamenti che facciamo per le persone che arrivano da fuori regione ci raccontano che l'accesso all'IVG non può basarsi solo sulla velocità di una città e che gli spostamenti per ragioni sanitarie devono essere affrontati seriamente: la propaganda è inutile.

Chiediamo la piena applicazione delle linee guida dell'organizzazione mondiale della sanità in materia di ab**to. Vogliamo fuori gli obiettori da consultori e presidi ospedalieri.
Basta decidere sui nostri corpi.
Basta privatizzare la nostra salute.
Più RU486 per tuttɜ! 💊🔥

14/05/2024

🔥 I CONSULTORI SONO NOSTRI! 🔥

Verso la mobilitazione nazionale del 25 maggio di NON UNA DI MENO e Rete Nazionale Consultori e Consultorie

Martedì 14/05 ore 19 all'Acampada in piazza Scaravilli
Guerre e corpi. Autoformazione sull'accesso all'IVG e dibattito aperto sulle politiche antiabortiste e guerrafondaie del governo Meloni


Martedì 14/05 ore 19 all'Acampada in piazza Scaravilli
Assemblea settimanale di verso il 25 maggio

Giovedì 16/05 ore 18.30 a in vicolo Bolognetti, 2
La salute è di tutt3, deve essere pubblica!
Assemblea pubblica per la costruzione di un laboratorio cittadino che punti alla difesa ed al rilancio (alla rivoluzione!) del SSN


Venerdì 17/05 ore 18 alla Libreria delle donne di Bologna in via San Felice, 16/A
Discussione a partire dai libri "L'ab**to. Una storia" di Alessandra Gissi e Paola Stelliferi e "Ab**to. Il personale è politico" di Pauline Hermange
Mujeres Libres Bologna
➡️ https://www.facebook.com/events/404988695686835/

Sabato 18/05 ore 14 al TPO in via Cesarini, 17/5
Reclaim the pill: ab**to tecnologie e femminismi
Eventi al TPO Reclaim The Tech
➡️ https://www.facebook.com/events/404988695686835/

Mercoledì 22/05 Save the date!

Sabato 25/05 Save the date!
MOBILITAZIONE NAZIONALE a Bologna
Non Una Di Meno Bologna

Stay tuned, stay incazzatə con governo e antiabortisti 💥

15/04/2024

💥 I consultori sono strutture sociosanitarie gratuite e laiche che garantiscono nei territori benessere e autodeterminazione attraverso il supporto ai percorsi di affermazione di genere e alle libere scelte sulla maternità e sull'ab**to.

📍DOMANI MARTEDÌ 16 APRILE 2024 DALLE 14
CI VEDIAMO IN PRESIDIO SOTTO MONTECITORIO

📢 Facciamo sentire la nostra voce con i nostri corpi contro chi vuole privarci dei nostri diritti svuotando questi presidi con un provvedimento inaccettabile (Atto Camera 1752 art. 44-bis), in votazione domani e su cui il Governo ha posto la fiducia, che permetterebbe agli antiabortisti, i sedicenti pro-life, di stare dentro i consultori con la loro violenza giudicante impedendo l'attuazione della legge 194/78.

Photos from Mujeres Libres Bologna's post 31/03/2024

Diffondiamo il comunicato della Rete nazionale trans

rESISTIAMO ed ESISTIAMO, da qui non ce ne andiamo!

Gli attacchi alla comunità trans binaria e non binaria in questi mesi sono stati strategicamente precisi.
L'ispezione al Careggi, le minacce di Gasparri, la nascita di un "centro di terapia di riconversione" che si camuffa da servizio di consulenza al Gemelli, il passaggio in Fascia C di una serie di farmaci necessari alle persone trans, le farmacie che "obiettano" illegalmente, le dichiarazioni di questo governo ma anche quelle di ARCilesbica o di altre realtà che si autodefiniscono "femministe radicali" sono la traduzione di decenni di eterocissessismo patriarcale e continuano a voler invisibilizzare, nascondere, discriminare violentemente e ricacciare negli armadi l'infanzia, l'adolescenza e le persone trans di ogni età che affermano, con la loro stessa esistenza, resistenza e lotta!

Conosciamo il portato rivoluzionario di tutti quei corpi che si affermano fuori dai binari delle norme imposte e rivendichiamo il meraviglioso ventaglio di diversità delle nostre vite!

"Disforico" e "incongruente" è il mondo in cui viviamo, non noi! Ci siamo esistiamo ed affermiamo la nostra felicità di essere esattamente quello che siamo!

Abbiamo una T*remenda voglia di vivere!

Per questo lanciamo una settimana di mobilitazione dal 31 marzo al 7 aprile 2024 con azioni, eventi e manifestazioni che attraverseranno lo spazio pubblico di tutti i territori a cui potrete partecipare seguendoci sui social attraverso gli hashtag




⚧️🔥✊

29/02/2024

1 marzo 2024 h 18 Portico dei Servi - Bologna

💥 Non permettiamo che i consultori vengano cancellati dai nostri diritti
💥 Non lasciamo queste strutture indispensabili ed uniche nei territori in mano alle associazioni antiabortiste

⚡Anche Bologna si unisce alla settimana di mobilitazione nazionale per la difesa della salute e della sanità pubblica

⚧️ E l'8 marzo scioperiamo tuttə per una salute transfemminista ⚧️
NON UNA DI MENO

Qui l'evento: https://www.facebook.com/events/966128188450814/
Mujeres Libres Bologna Laboratorio Salute Popolare La MALA educación Non Una Di Meno Bologna Centro di Salute Internazionale e Interculturale Udi Bologna Cassero Salute Gruppo Prometeo

Generi plurali: educare alla sessualità e all’affettività a scuola | Cobas Scuola 12/02/2024

🔻🔻🔻Diffondiamo il comunicato del CESP dopo gli attacchi antiscelta al convegno “Generi plurali - Educare alla sessualità e affettività a scuola” che si terrà a Bologna il 22 febbraio

SOLIDARIETÀ A TUTTX QUELLX CHE A SCUOLA CON TENACIA E FORZA RESISTONO ALLE INGERENZE REAZIONARIE!

https://www.cobas-scuola.it/generi-plurali-educare-allaffettivita-a-scuola/

Cobas Scuola Bologna
Cesp Centrostudiscuolapubblica

Generi plurali: educare alla sessualità e all’affettività a scuola | Cobas Scuola HomeCESP CESPCESP - Centro studi scuola pubblicaNotizie Generi plurali: educare alla sessualità e all’affettività a scuola 8 Febbraio 2024 0 58 Il giorno 22 febbraio 2024 si terrà presso l’istituto Belluzzi- Fioravanti di Bologna il convegno nazionale Generi plurali: educare alla sessualità ...

Photos from Mujeres Libres Bologna's post 17/12/2023

17 DICEMBRE 2023
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULL3 S*X WORKER

Giovedì una donna colombiana trans e s*x worker è stata accoltellata 4 volte al petto da un uomo che si è finto suo cliente per tentare di rapinarla.

Stringendoci a questa ennesima sorella colpita dalla violenza, ieri durante la giornata di mobilitazione di Non Una Di Meno ci abbiamo tenuto a ribadire che la violenza che colpisce le s*x worker è violenza di genere: che gli uomini, i compagni, i clienti, gli sbirri agiscono sulle s*x worker la stessa violenza patriarcale che colpisce tutte noi, quella violenza patriarcale che, nonostante ci divida in sante e puttane, ci ammazza al ritmo di almeno una ogni tre giorni nello stesso modo.

Anzi, le s*x worker le ammazza con più facilità, nel silenzio e nell'indifferenza generalizzata, perché sono relegate ai margini da leggi che invece che assicurare loro i diritti le criminalizzano, perché sono invisibilizzate dalle ordinanze dei sindaci che invece che tutelarle le spingono sempre più in periferia, lontane dallo spazio pubblico, in nome del decoro urbano e delle città vetrina.

Leggi scritte non con loro ma sulla loro pelle da sedicenti salvatrici bianche, come la senatrice 5 stelle Maiorino che, mentre veniva invitata a parlare di tutela dei diritti LGBT al pride di Milano, metteva in pericolo le lavoratrici sessuali e stigmatizzava le donne trans in un disegno di legge basato sul modello neo-abolizonista. Un modello diffuso nel Nord Europa che, criminalizzando il cliente, obbliga le s*x worker a contrattare le prestazioni in luoghi sempre più nascosti e sempre più velocemente. Un modello che riduce sempre più gli strumenti di mutuo-aiuto a loro disposizione, come la possibilità di associarsi o di condividere gli appartamenti. Un modello che, elevando gli sbirri a salvatori, permette loro di abusare della posizione di potere che hanno. Le s*x worker svedesi raccontano di un aumento degli sfratti, degli episodi di profilazione etnica, delle espulsioni delle lavoratrici migranti che si rivolgono alla polizia per chiedere supporto.

Vittimizzazione, paternalismo, invisibilizzazione e stigma sono gli ingredienti che animano il dibattito politico e la narrazione mediatica riguardo a questo tema. Dibattito in cui le voci delle dirette interessate sono invece sistematicamente silenziate, in cui la loro autodeterminazione non viene mai riconosciuta, in cui sono tutte considerate vittime da salvare dalle buone donne samaritane cattoliche figlie della cultura patriarcale.

Ieri, come ci hanno chiesto le compagne s*x worker Ombre Rosse, ci siamo invece fatte megafono di queste voci e abbiamo urlato forte che pretendiamo che, superando la divisione dicotomica tra chi lo fa per scelta e chi lo fa per costrizione, il lavoro sessuale sia considerato un lavoro, e che le lavoratrici sessuali accedano a tutte le forme di tutela e di welfare previste dal diritto del lavoro.

Vogliamo che la lotta femminista non lasci indietro nessuna, tantomeno le s*x worker. La loro è una lotta profondamente intersezionale perché nominare donne, persone trans, razzializzate, disabili, povere, vecchie o senza dimora significa nominare identità che si intrecciano profondamente al lavoro sessuale creando oppressioni multiple che espongono ancora di più alla violenza di genere, al razzismo, all'abilismo, all'omobilesbotransfobia, all'ageismo.

Vogliamo la fine di ogni stigma e della puttanofobia, per permettere alle compagne s*x worker di potersi esporre sia per denunciare le violenze di genere che subiscono che per avanzare in prima persona le proprie istanze in ogni contesto pubblico. Ancora oggi infatti ammettere di fare s*x work espone le persone a discriminazioni perpetrate dalle proprie famiglie e dalla propria rete sociale, al rischio di licenziamento e alla difficoltà ad accedere ad altri tipi di lavoro.

Vogliamo canali regolari di accesso per le persone migranti per combattere la tratta per sfruttamento sessuale e contemporaneamente permessi di soggiorno per lavoro per tutelare e regolarizzare le persone migranti lavoratrici sessuali.

Vogliamo libertà di associazione tra s*x worker, perché si possa lavorare in luoghi sicuri, con persone pronte a interve**re e a supportare in caso di problemi con i clienti, perché si possano formare reti di supporto che sono fondamentali per le s*x worker come ha dimostrato la raccolta fondi "Nessuna da sola" lanciata ad aprile 2020 in piena pandemia per sostenere le lavoratrici escluse dalle prestazioni sociali istituite come misure di emergenza dal governo.

Vogliamo la decriminalizzazione del lavoro sessuale e l'abolizione del modello nordico.
Vogliamo case e reddito per tutte per porre rimedio alla povertà e alla precarietà.

Vogliamo che la violenza di genere, la violenza istituzionale, la violenza razzista, classista, omobilesbotransfobica, abilista, la violenza del capitalismo e quella dei confini finiscano e che finiscano adesso.

Vogliamo che il 17 dicembre, la giornata contro la violenza sulle s*x worker (istituita nel 2003 da una compagna s*x worker, Annie Sprinkler, che proprio in tale data organizzò a Seattle una veglia in memoria delle almeno 48 s*x worker uccise dal serial killer Gary Ridgway) diventi una giornata fondamentale di lotta per il movimento transfemminista e per ogni altro gruppo si definisca compagno.

NON UNA DI MENO
Non Una Di Meno Bologna

16/12/2023

🔥 MAI PIÙ SOL3, MAI PIÙ ZITT3 🔥
GIORNATA DI MOBILITAZIONE DI NON UNA DI MENO

Se le inventano tutte pur di renderci la vita impossibile, come se non ci fossero altre priorità in questo paese che ostacolare l’interruzione volontaria di gravidanza.
La proposta di legge “un cuore che batte” ha raggiunto il quorum di firme per essere discussa in parlamento. Questa proposta prevede l'introduzione di un comma nella già problematica legge 194 che impone al personale sanitario l’obbligo di far ascoltare il battito del feto e mostrare l’ecografia a chi vuole abortire.

Ci sembra scontato e assurdo ritrovarci ancora una volta a denunciare come gli ostacoli per l’IVG siano sempre più aggressivi e colpevolizzanti. Che cosa dovrebbe fare questa imposizione se non farci star male, farci sentire giudicate per non essere merce per lo stato nazione, per non essere delle madri infelici che non ci stanno a una vita di m***a? Come potrebbe la colpevolizzazione aumentare le nascite?

Se in questo paese non si fanno figli non è perché non abbiamo studiato biologia ma perché avere una casa decente è impossibile, perché ci fate lavorare troppo con contratti che non raggiungono i 9 euro l’ora, perché vi aspettate che la nostra vita la mandiamo al macero per essere solo madri e domestiche instancabili, perché gli uomini non sono abituati a fare lavori di cura. E anche se ci fosse un welfare perfetto, lo diciamo e ribadiamo la maternità è solo una delle tante possibilità: una donna transfemmnista può essere quello che vuole mentre il governo Meloni può essere solo un governo fascista!

Ci opponiamo a questo ennesimo attacco alla nostra libera autodeterminazione. Conosciamo i pro vita e i comitati antiscelta: sono fascisti. E con il fascismo non si discute, lo si abbatte. Il fascismo pro vita è un’infestazione: si insedia nelle scuole, nei centri giovanili, nell’accoglienza per persone in movimento, negli ospedali. Si traveste da suore docili ma è il braccio armato dei fascisti come Valditara.
Con le infestazioni bisogna essere preparate, determinate e pazienti. Bisogna stanarle nei più piccoli spazi della società civile, perché anche quando sembrano innocue in realtà stanno creando nidi di misoginia e violenza omobilesbotransfobica e stanno coltivando cazzate come la teoria gender.

La guerra “al gender” e alla “grande sostituzione dei popoli europei da parte di popoli non europei” e la difesa della “famiglia naturale” e delle “radici cristiane dell’Europa” costituiscono ormai i cardini retorici e ideologici del nuovo manifesto politico della destra europea, da Vox in Spagna all’Afd in Germania, passando per la Lega o Fratelli d’Italia nel nostro paese.

Non crederemo mai alla retorica che vuole opporre i diritti delle donne a quelli delle persone trans e q***r, poiché non è con il binarismo che si combatte il patriarcato ma anzi è proprio su un’idea stantia dei generi che il patriarcato con tutte la sua violenza si poggia.

Insieme, ognuna con le proprie pratiche, dobbiamo e possiamo contrastare un modello reazionario bianco e familista che ci uccide ogni giorno e disegna futuri terribili per chiunque sogna un vita che non sia di sfruttamento, stigma e infelicità.

NON ABBIAMO PIÙ NIENTE DA PERDERE, O ORA O MAI PIÙ!

Photos from Mujeres Libres Bologna's post 23/11/2023

🔥 PER GIULIA, PER TUTT3 🔥

La notizia del femmicidio di Giulia ci ha colte con estremo dolore. Anche se lo sapevamo tutte che non sarebbe tornata, abbiamo sperato fino all'ultimo in un finale diverso. Man mano che passavano i giorni, mentre la narrazione che ci veniva propinata era quella della fuga d'amore, maturava sempre più forte in noi la consapevolezza che Giulia non sarebbe tornata. Mentre ci definivano pazze ed esagerate, noi speravamo. Abbiamo sperato fino all'ultimo secondo, con tutta la nostra forza, con tutto il nostro amore.
Poi la notizia, lo shock, l'atterrimento, il senso profondo di dolore e di vuoto che colpisce alla notizia di ciascun femminicidio.
Poi la rabbia, una rabbia feroce, e la consapevolezza che Giulia poteva e potrebbe essere chiunque di noi, perchè se siamo qui a ricordarla, se siamo vive è solo perche siamo state più fortunate.

Nessuna di noi è al sicuro, e lo sappiamo bene: crescendo socializzate come donne ci troviamo costantemente in stato di allerta. Il messaggio all'amica per sapere se è arrivata a casa è un'esigenza che tutte noi conosciamo, stringere le chiavi mentre camminiamo per strada la sera sentendo dei passi avvicinarsi è un sensazione di cui abbiamo tutte esperienza, la paura che non venga accettata la nostra volontà di interrompere una relazione è un timore che tutte proviamo.
Sappiamo che non siamo mai al sicuro.
Sappiamo che non dipende da noi se incontriamo sulla nostra strada un maschio che decide che siamo sua proprietà.
Non dipende da come siamo vestite, non dipende da quanto abbiamo bevuto, nè con quanta libertà ci siamo concesse di sognare.

Giulia, come tutte le altre, la sentiamo come fosse nostra sorella. E anche Elena la sentiamo come tale. Elena che, in un momento di dolore inimmaginabile, ha trovato la forza e le parole per urlare con rabbia che il femminicida di Giulia non è un caso isolato, è il prodotto sano di una cultura patriarcale e violenta. Una cultura pregna di sessismo, della quale il femminicio è solo l'esito estremo delle tante forme di violenza di genere che ogni giorno subiamo sulla nostra pelle.

Nel frattempo un'altra donna è stata uccisa ieri e un'altra è stata sfregiata con l'acido dall'ex e ancora ci stiamo sorbirbendo la narrazione che vuole il femminicida come mostro!

Alla violenza esercitata dai media si aggiune poi quella istituzionale: non solo la polizia non crede alle nostre parole e, quando andiamo a denunciare, ci svilisce, ci umilia, ci molesta, non solo ci picchia e reprime, ma si appropria anche delle nostre parole svuotandole di senso.

Sappiamo bene che la risposta alla violenza non si trova in politiche securitarie e in pene più severe, sappiamo che la risposta si trova in un cambiamento culturale radicale. Un cambiamento che nasce dall'educazione sessuo-affettiva nelle scuole senza nessuno spazio per le ideologie dei no gender.
Un cambiamento che si coltiva nelle pratiche di sorellanza transfemminista.
Un cambiamento che sia supportato da un welfare non familista, da una redistribuzione della ricchezza e del lavoro di cura, da servizi sanitari non giudicanti e da case dignitose a prezzi popolari. Come facciamo ad andare via di casa se case non ce ne sono?
Un cambiamento per il quale lavorano da anni i centri antiviolenza. Gli stessi centri antiviolenza a cui il governo taglia i fondi. Centri antiviolenza, come Lucha y Siesta, che rischiano di essere chiusi.
L'indispensabilità dei centri antiviolenza è evidente, come è evidente l'importanza che siano luoghi transfemministi e non neutrali. Per questo chiediamo il sostegno e il riconoscimento di tutte le lavoratrici e le volontarie che operano nei centri, per questo pretendiamo che sorgano centri ovunque, non solo nelle grandi città: se siamo fortunate a sopravvivere dalla violenza, vogliamo uscirne!

La risposta non è solo materiale ma anche culturale e il ritornello della centralità dell'educazione affettiva nelle scuole ce lo ricorda. E allora educazione sia! Ma la vogliamo transfemmminista, senza moralismi, senza intrusioni dei movimenti no gender o di quelli no choice. Vogliamo che sia affidata a persone competenti, e non a personaggi come Alessandro Amadori che negano la matrice patriarcale della violenza di genere.
La scuola però come può sorreggere anche questo peso? Peso che fin'ora hanno portato sulle spalle docenti coraggiose e instancabili sostenute da associazioni femministe formate e determinate. Ma questo non ci è mai bastato e non ci basta più: pretendiamo che alle docenti vengano dati strumenti, tempo, risorse e stabilità affinché qualcosa di serio si inizi veramente a smuovere!

Stringiamoci tra noi, stringiamoci ad Elena e a tutte le altre nostre sorelle. Potenziamo e nutriamo questa sorellanza che oggi sentiamo così forte, che ci tiene insieme e ci protegge perchè in una società che ci riserva violenza e oppressione è la nostra arma più potente.
Alle persone che stanno vivendo una situazione di violenza fisica, economica o psicologica va il nostro pensiero. Vogliamo dire a gran voce che a sentirsi delle m***e non dobbiamo essere noi ma loro! Non eravamo noi che dovevamo accorgercene prima, che dovevamo lasciarlo, che dovevamo cambiarlo: le m***e rimangono gli uomini maltrattanti e questa cosa, care sorelle, non ce la dobbiamo scordare!

PER GIULIA, NON BASTANO SILENZIO E LUTTO
GRIDEREMO FORTE E BRUCEREMO TUTTO!

Photos from Mujeres Libres Bologna's post 20/11/2023

Nella giornata del TDoR (Transgender Day of Remembrance) del 20 novembre ci uniremo in piazza per ricordare l3 nostr3 sorell3 e compagn3 trans uccise dall’eterocispatriarcato e morte su***de di violenza transfobica, istituzionale e non. In questo giorno siamo chiamate a riconoscerci come comunità, in lotta contro il regime della differenza sessuale che da più di un secolo patologizza e domina i nostri corpi, opprimendo i nostri desideri e le nostre identità, medicalizzando i nostri bisogni e le nostre storie.

La violenza è strutturale e sistemica, e il transcidio rappresenta solo la sua espressione più estrema: ciò che c’è sotto e viene ignorato sono l’omolesbobitransfobia vissuta in famiglia, nelle scuole, sul lavoro e nello spazio pubblico e privato, le leggi anti-LGBT+, il gatekeeping medico-psichiatrico, la puttanofobia diffusa, gli sguardi curiosi e incarogniti, esclusione, marginalizzazione, dipendenza sul piano culturale, economico e relazionale.

Ricordare le nostre sorelle a cui è stato negato il diritto di vivere secondo la propria autodeterminazione di genere ci serve per costruire nuove storie e memorie, spesso silenziate e dimenticate fin troppo facilmente, per portarle con orgoglio nei nostri cuori e nei percorsi che attraverseremo fino ad arrivare alla rivoluzione trans a cui tanto auspichiamo.
Sappiamo bene che, col fascismo di questo governo, sarà un compito difficile: ma proprio per questo motivo non dobbiamo rassegnarci.

Ogni nostra sorella uccisa è un pezzo di questa rivoluzione, e non c’è miglior modo di tenere vivo il loro ricordo che non sia lottare affinché nessun’altr* di noi venga ammazzata, stuprata, picchiata o esclusa.
Siamo il grido altissimo e feroce di donne, trans e fr0c3 che più non hanno voce.

Ci vediamo lunedì 20 novembre in Piazza del Nettuno, dalle ore 18.00, per condividere insieme le esperienze di transfobia che abbiamo vissuto, per stringerci e gridare che non ne possiamo più, per far sentire le nostre voci a un mondo che vorrebbe farle scomparire.

18/11/2023

Nessun rainbow washing potrà lavare le mani dello stato isr4el1ano sporche di sangue p4lestinese!

Con amore e rabbia, ci vediamo tra poco in piazza 🍉🔥⚧️

09/10/2023

🔻Solidarietà all3 compagn3 e al loro preziosissimo lavoro di contrasto alla violenza di genere di nuovo sotto attacco, questa volta della Regione Lazio

Leggi qui ⬇️ il comunicato stampa

Lucha y Siesta
NON UNA DI MENO

COMUNICATO STAMPA
𝟗𝟑 𝐅𝐄𝐌𝐌𝐈𝐍𝐈𝐂𝐈𝐃𝐈 𝐈𝐍 𝟗 𝐌𝐄𝐒𝐈. 𝐋𝐀 𝐑𝐄𝐆𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐋𝐀𝐙𝐈𝐎 𝐃𝐈 𝐑𝐎𝐂𝐂𝐀 𝐕𝐔𝐎𝐋𝐄 𝐂𝐇𝐈𝐔𝐃𝐄𝐑𝐄 𝐋𝐀 𝐂𝐀𝐒𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐃𝐎𝐍𝐍𝐄 𝐋𝐔𝐂𝐇𝐀 𝐘 𝐒𝐈𝐄𝐒𝐓𝐀

Roma, 9 ottobre 2023
Con il 25 novembre alle porte e 93 femminicidi in soli 9 mesi, la Regione Lazio vorrebbe porre fine a una delle esperienze più significative nel contrasto alla violenza di genere.
5 anni fa era l'amministrazione Raggi, oggi è la Regione Lazio di Rocca; cambiano i colori ma la violenza politica è la stessa: la Casa delle Donne Lucha y Siesta è di nuovo sotto attacco e con lei tutta la rete antiviolenza, tutto il movimento femminista e trasfemminista, l'intera comunità di associazioni, persone singole, partiti politici e sindacati che hanno reso possibile il sogno di Lucha alla Città.

Dopo 15 anni di costruzione di un presidio antiviolenza all'avanguardia, di tavoli istituzionali che hanno condotto all'acquisizione da parte della Regione Lazio dello stabile di proprietà ATAC e alla stesura di una convenzione avanzata che riconoscesse formalmente alla comunità l'immenso valore di Lucha y Siesta, si riparte dal via.
Due anni fa infatti, la stessa Regione Lazio sotto la guida Zingaretti aveva dichiarato salva l'esperienza di Lucha y Siesta, aggiudicandosi all'asta l'immobile dell'ATAC in fallimento e mettendo a punto un'opera di ingegneria giuridica innovativa – con una equipe fatta di amministrativi, giuriste, attiviste e esperte in violenza di genere – che, unendo Convenzione di Istanbul, legislazione per il contrasto alla violenza di genere e legislazione sui Beni Comuni, avrebbe finalmente dato un riconoscimento formale, tramite convenzione, a un'esperienza che in quindici anni ha sopperito alle falle del sistema antiviolenza locale e nazionale, sempre insufficienti in termini di accoglienza per donne e minori in fuga dalla violenza, sempre carenti negli interventi di prevenzione alla violenza di genere.
E di nuovo sembra necessario spiegare che svuotare dei corpi – richiedendo la liberazione dell’immobile – e di senso – predisponendone la messa a bando – sia un atto politico inaccettabile, un’azione miope e incompetente, una violenza istituzionale che non siamo disposte a ricevere.
Ma non ci stupisce che la Giunta Rocca pensi di poter cancellare Lucha y Siesta, che porti avanti la politica del “far quadrare i conti” al di sopra delle vite, che promuova paternalismo e assistenzialismo laddove germoglia autonomia e autodeterminazione, che neutralizzi a servizio ciò che è spazio bianco dell’immaginario femminista, l’unico in grado di costruire le risposte adeguate all’inasprirsi di violenza, stupri e discriminazioni. E che lo faccia pensando di non dover neanche interloquire con le realtà che in questa Regione da decenni si occupano di contrasto alla violenza di genere.
Non ci stupisce e allora non stupisca neanche la nostra risposta.
Non cederemo di un millimetro, non ci nasconderemo dietro la burocrazia amministrativa, non ci confonderemo dentro vuoti slogan, non assomiglieremo alle vittime indifese che volete renderci e no, non ci siederemo il prossimo 25 novembre su altre panchine rosse installate per l’occasione.
Continueremo a fare contrasto alla violenza con professionalità, a intrecciare alleanze con passione e a resistere a questo nuovo attacco con la moltiplicazione degli spazi di propagazione della cultura femminista e transfemminista.
Intanto oggi bisogna impedire che questa delibera venga discussa e approvata.
Che sia chiaro, per il prossimo 25 novembre non vogliamo panchine rosse, vogliamo Lucha y Siesta!
E sappiamo che non continueremo da sol3, perché

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