La tua vita pienamente

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30/12/2023
08/10/2023

Non hanno bisogno di tanti giocattoli ma di tanta fiducia

14/02/2023

Il male che subiamo da altre creature umane nasce dalla loro inconsapevolezza così come il male che noi procuriamo ad altri senza esserne consapevoli nasce dal dolore, solitamente negato, che abbiamo dentro.
Questa riflessione solitamente non piace e fa alzare muri di protezione… preferiamo sentirci vittime e ci raccontiamo di essere buoni e generosi, disponibili a fare tanto per gli altri mentre gli altri invece non ricambiano e non apprezzano il nostro impegno.
Avendo lavorato con me stessa e con centinaia di altre persone posso affermare con certezza che questo schema appartiene a ogni essere umano ed la conseguenza di esperienze che viviamo realmente nella primissima fase della nostra vita dove SIAMO veramente VITTIME.

C’è una differenza sostanziale tra essere veramente vittima o sentirsi vittima.
Siamo veramente vittima quando la nostra sopravvivenza e il nostro benessere dipendono totalmente da altri e questa situazione si verifica SOLTANTO quando siamo piccolissimi in quanto allora non abbiamo la capacità e la possibilità di rispondere ai nostri bisogni.
Dal concepimento e per tutta la durata dell’infanzia siamo completamente dipendenti da adulti, solitamente mamma in primis, poi papà, nonni, fratelli maggiori, zii, insegnanti ecc.
Solitamente questi adulti, in primis mamma, non ‘sentono’ i nostri veri bisogni… pensano, credono, leggono, eccetera, per cercare di essere bravi genitori, in buona fede solitamente si impegnano ma non avendo avuto contatto con il bambino che sono stati non riescono ad avere contatto, cioè a SENTIRE cosa accade nel mondo interiore del bambino, cioè non sanno cosa il piccolo sta provando, non prendono in considerazione che, per esempio, possa sentirsi solo e spaventato per il fatto che sta nel suo lettino; dal loro punto di vista il bambino è a posto, ha mangiato, fatto la c***a, fatto il ruttino, quindi ora può stare tranquillo fino alla prossima poppata.

Tutta l’infanzia è un susseguirsi di situazioni che l’adulto non vede e cui non da importanza ma che per il bambino sono difficili, spesso terrorizzanti, vissute in silenzio e solitudine.
Non sto parlando di situazioni limite, che peraltro sono molto frequenti, ma della assoluta normalità.
Forse ricorderete nella vostra infanzia i litigi dei genitori, i silenzi e i musi lunghi, l’aggressività espressa o trattenuta, il dolore e l’insoddisfazione dei genitori, la malattia di una nonna o nonno, la paura di perdere mamma o papà, la paura dei voti e dei giudizi a scuola, il senso di inadeguatezza con i coetanei, eccetera.

Come dicevo in questa prima fase della vita siamo realmente vittime perché non abbiamo strumenti per difenderci o farci le nostre ragioni. Viviamo nella paura delle punizioni e/o di deludere i genitori mentre avremmo un bisogno enorme di sentirci accettati, consolati, capiti e protetti.
Questi bisogni che rimangono insoddisfatti nella prima infanzia ci accompagnano per il resto della vita e ci spingono a cercare qualcuno (solitamente un partner) che li soddisfi, e fino a che ci sentiamo amati, speciali, unici e insostituibili diciamo di essere innamorati; quando poi con il procedere della relazione iniziano gli screzi, le incomprensioni e le distanze ci sentiamo traditi e ci convinciamo di aver scelto la persona sbagliata.
Ci sentiamo vittima, come ci sentivamo da bambini.
La differenza sta nel fatto che da bambini non avevamo alcuna possibilità di cambiare la situazione, eravamo impotenti. Da adulti invece non lo siamo. Crediamo di esserlo e ci comportiamo come facevamo da piccoli… mettiamo il muso, cerchiamo di vendicarci facendo sentire l’atro in colpa, giudichiamo, ecc.
Non ci rendiamo conto che il nostro partner è esattamente nella stessa nostra situazione, cerca qualcuno che soddisfi i suoi bisogni rimasti insoddisfatti fin dall’infanzia.
Così ci troviamo due bambini, in corpi adulti, insoddisfatti e incapaci di costruire una relazione nutriente per entrambi.
La via d’uscita consiste nel ritrovare il bambino che siamo stati, imparare ad ascoltarlo, rispondere a tutti i bisogni di questa piccola creatura nascosta dentro di noi, insomma occuparsi di noi stessi con immenso amore e dedizione.
Quando ci sentiremo veramente sazi di questo amore non avremo più bisogno che gli altri ci amino e ci apprezzino, saremo passati dalla posizione di vittima a quella di adulto capace di stare sulle proprie gambe.
Solo così le relazioni diventeranno soddisfacenti e la vita una bella avventura.
Silvia Pallini♥️

21/01/2023

Ci hanno insegnato che la malattia è qualcosa che si ‘ha’ o si può ‘prendere’.
Gli scienziati e i ricercatori in ambito sanitario hanno dato un nome alle varie manifestazioni fisiche:
Diabete, Cancro, malattie cardiovascolari vascolari, Tiroidite, Alzheimer, ecc. rendendole così entità autonome capaci di colpire a caso i più sfortunati, o al massimo i geneticamente predisposti.
Le malattie sono così state scisse dal vissuto psichico ed emotivo delle creature, umane e animali, e relegate al campo della sfiga cosmica.
C’è chi vive fino a novant’anni e chi muore a trenta.
Da questa prospettiva c’è poco da fare se non imbottire di chimica per combattere il male, e si sa che la chimica fa male, ma non avendo alternativa…
Si ammalano sia i ricchi che i poveri, sia gli intellettuali che le persone semplici, si ammalano tutti quindi pare che le condizioni di vita siano ininfluenti, ma è così?

Se per malattia intendiamo il manifestarsi di sintomi fisici, dolore, febbre, tosse, proliferazione cellulare, aumento o diminuzione di una funzione fisiologica, ecc. certamente questo riguarda tutte le creature viventi, ma l’interpretazione di questi sintomi come malattia è propria di noi umani e particolarmente negli ultimi cento anni (e stranamente coincide con lo sviluppo dell’industria petrol chimica)
So bene che la durata della vita è aumentata ma questo è dovuto principalmente alla qualità della vita, alla disponibilità di cibo, acqua, riscaldamento, confort vari e in certe zone all’assenza di guerre, e non come vogliono farci credere alla disponibilità di farmaci e interventi medici, anzi… io direi che la durata della vita media e aumentata NONOSTANTE il progresso dell’industria farmaceutica, che per crescere, guadagnare e controllare ha assoluto bisogno di malattie e di malati.
Loro vogliono che la malattia sia un’entità a se stante.

Ma se torni al tuo cuore e anche al tuo buon senso puoi comprendere che i loro interessi non coincidono certo con i nostri, e che dobbiamo osservare ‘la malattia’ da un altro punto di vista.

Non è pensabile non avere sintomi in quanto siamo vivi e SENTIAMO, spesso ci troviamo a vivere situazioni dolorose e molto faticose, magari che si trascinano per anni, credete che il nostro corpo non ne subisca gli effetti?
Posso prendere un farmaco e inibire un sintomo, oppure fare un intervento chirurgico e asportare una parte ‘malata’ ma se non metto il mio corpo in una situazione di vita più leggera e piacevole il sintomo si presenterà di nuovo.
La malattia non è mai un’entità estranea che ci possiede ma sempre un insieme di manifestazioni sintomatiche attraverso cui una nostra parte inascoltata cerca di avere voce.
Il dottor Hamer con la scoperta e codificazione delle cinque leggi biologiche ha reso all’ umanità un servizio enorme avendo messo a punto uno schema scientifico che mette in correlazione matematica:
- il vissuto biologico (traumatico)
- Il relè cerebrale che viene attivato da quel determinato vissuto
- L’organo o il tessuto del corpo governato dal suddetto relè che attiva un processo biologico sensato.
Noi chiamiamo malattia proprio questo processo biologico perché siamo abituati a definire come MALE un dolore, una infiammazione, la febbre, una riduzione di funzione o qualunque altra anomalia.
Il sintomo ci terrorizza e corriamo dal ‘signor dottore’ perché ci risolva velocemente il problema, il signor dottore, che ha una storia emotiva come tutti gli umani (ha paura della malattia e della morte, ha bisogno di sentirsi importante, vuole salvare il mondo, ecc) si darà da fare per COMBATTERE il sintomo e ci rinforzerà nell’idea che c’è qualcosa di sbagliato, nocivo, mostruoso dentro il nostro corpo.
Se ci crediamo siamo fritti, diventiamo dipendenti da un sistema che vuole solo guadagnare a spese di chi ha paura e non è disposto a guardarsi veramente dentro.
Silvia Pallini♥️

15/01/2023

Stiamo vivendo una fase storica molto complessa e difficile ma anche piena di possibilità.
A nessuna creatura è chiesto di vivere più di quanto è capace di sopportare ed elaborare in funzione della propria evoluzione, quindi le buone domande potrebbero essere le seguenti:
- cosa devo imparare da quanto sto vivendo?
- In che modo posso trasformare quello che sto vivendo nel mio Massimo Bene?

Noi umani siamo molto più di quello che crediamo di essere, ma non essendo consapevoli di noi stessi spesso usiamo il nostro potenziale in modo maldestro, il che complica non poco le nostre vite.

Dobbiamo integrare, e saremo costretti a farlo proprio dalla pressione esterna, che la materia così come la conosciamo è il PRODOTTO della COSCIENZA, e quindi è assolutamente inutile continuare ad agire sulla materia perché continueremo a fare tanta fatica con scarsissimi risultati.
Dobbiamo invece concentrarci sulla coscienza, quindi sul nostro mondo interiore, perché è quello che plasma la materia.
Ovviamente il mondo è plasmato dalla coscienza collettiva di cui noi siamo una piccola parte, ma una piccola parte importantissima.
Quanto più ognuno di noi saprà trasformare se stesso in una particella di Amore, quanto prima il mondo verrà trasformato in ciò che è predisposto a diventare.
Le ferite e i traumi che ci portiamo dentro, spesso sotto il livello di coscienza, ci impediscono l’accesso a chi siamo veramente, quindi sono qui a rinnovarvi l’invito a occuparvi con infinito amore di voi stessi e di quella vostra parte dolorante.
Silvia Pallini♥️

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