Fisioterapia Bartali Pistoia

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Photos from Fisioterapia Bartali Pistoia's post 26/07/2024

PARTE 2….
QUEL MOSTRO DEL FISSATORE ESTERNO: IL RECUPERO

Nel post precedente ho mostrato un paziente sottoposto ad un intervento chirurgico con fissatore esterno per frattura scomposta di omero.

A distanza di qualche giorno dall’intervento abbiamo iniziato la fisioterapia passiva tre volte a settimana, con tutte le indicazioni e raccomandazioni già descritte.

Dopo un mese ecco che finalmente fissatore e tutore vengono rimossi definitivamente e la riabilitazione inizia ad assumere una forma attiva.
Il rinforzo attivo va di pari passo col recupero graduale della mobilità, fino alla massima escursione articolare raggiungibile passivamente tramite la mia assistenza.

Ad ora sono trascorsi 15 giorni dalla rimozione del fissatore (circa un mese e mezzo dall’intervento).
C’è già una notevole autonomia nelle attività quotidiane; rimangono le raccomandazioni nell’evitare movimenti bruschi, sollevamento di pesi, trazioni o rotazioni eccessive.

Ma qui siamo già ad un ottimo recupero! 💪💪💪

Photos from Fisioterapia Bartali Pistoia's post 08/07/2024

QUEL MOSTRO DEL FISSATORE ESTERNO

Non fatevi spaventare dall’ingombro e dal senso estetico di un fissatore esterno, il recupero con la riabilitazione comincia già dalla prima settimana.

Questo è un caso di fissatore esterno Galaxy per frattura scomposta di omero in seguito a caduta accidentale. Nelle foto è passato un mese dall’intervento.
La ferita è stata medicata medicata ogni 4/5 giorni e, non appena andranno via le ultime croste, andrà massaggiata in maniera specifica per renderla elastica ed evitare cheloidi.

Ho iniziato la fisioterapia passiva il prima possibile, come prescrizione dell’ortopedico. “Passiva” significa che è il fisioterapista a muovere la spalla, non c’è nessun movimento attivo da parte del paziente.

➡️Note importanti da sapere?????⬅️

1) In questa prima fase la mobilizzazione deve avvenire nel rispetto del dolore. Questo limite è a discrezione del fisioterapista in base alle indicazioni date sul post intervento, la sensazione di fine corsa nell’effettuare la mobilizzazione e la percezione del dolore del paziente .
NB : Importante valutare attentamente la percezione del dolore che può essere alterata da lesioni nervose o patologie , come diabete o sclerosi multipla.

2) Ho insegnato accuratamente alcuni movimenti di mano e gomito da svolgere quotidianamente. Devono essere fatti sempre sotto soglia del dolore, togliendo il tutore ma mantenendo la spalla sostenuta in sicurezza.

3) Un occhio di riguardo per l’ingombro del fissatore esterno: evitare attività a rischio trauma 🚳 e state attenti a non essere maldestri nel muoversi, mai avere fretta. C’è rischio di ba***re nelle porte , negli oggetti in casa, oppure nei vestiti che possono rimanere impigliati!😉

Una mobilizzazione precoce in sicurezza impedisce che si instauri una rigidità marcata di spalla e gomito, e favorisce una ripresa ottimale con tempi di recupero minori.

Per fissare un appuntamento scrivi in privato o chiama 339 3346415

10/04/2024

10/04/2024
24/03/2024

Maratonina di Pistoia!
Bella gara e tanti massaggi!

24/03/2024

Maratonina di Pistoia 2024!
Una bella mattina di corsa e sport!!🏃🏼‍♀️🏃

19/03/2024

Pronti per la maratonina di Pistoia?
Domenica 24 Marzo vi aspetto al mio stand per una consulenza gratuita e rapidi trattamenti pre/post gara! 🏃🏼🏃🏼🏃🏼

30/12/2023

Mal di testa? Il rimedio non è solo farmacologico, ma a coadiuvare la cura esiste una fisioterapia specifica!

Studi scientifici affermano che alcune tecniche manuali si rivelano essere un buon alleato per alcuni tipi di cefalea. In particolare la fisioterapista rappresenta un valido strumento per le cefalee miotensive che costituiscono la forma più frequente del comune mal di testa.

Se necessiti di un appuntamento o informazioni, scrivimi in privato
339 3346415

Fonti:
Castien R, De Hertogh W. A Neuroscience Perspective of Physical Treatment of Headache and Neck Pain. (2019)

Stovner LJ, et al. Global, regional, and national burden of migraine and tension-type headache, 1990–2016: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2016. (2018)

Photos from Fisioterapia Bartali Pistoia's post 21/12/2023

Fisioterapia compagna di corsa!!
Buon Natale runners, auguri a tutti 🎄🏃🏼🏃🏼‍♀️
# fisioterapiabartalipistoia

Photos from Mondo Corsa's post 21/12/2023

Fisioterapia compagna di corsa!!! 🏃🏼‍♀️🏃🏼🏃
Buon Natale runners, auguri a tutti 🎄
Grazie

13/12/2023

Corro anche io!
Qualche consiglio prima di partire?🏃🏼‍♀️🏃🏼

29/01/2022

Ospite a Radio Italia 5 per parlare dei vari aspetti della fisioterapia...
Grazie allo staff di STORY TIME!

11/01/2022

PARKINSON E FISIOTERAPIA
Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa che rientra in quelle patologie definite come “disordini del movimento”. Ciò che appare clinicamente è rigidità, tremore, lentezza del movimento (bradicinesia) e perdita di equilibrio. E’ proprio su quest’ultima che va ad agire la fisioterapia.

Si tratta di lavorare sulla mobilità di arti superiori ed inferiori, non tanto con esercizi di rinforzo ostinato, quanto con movimenti liberi e di coordinazione. La postura tende alla flessione del busto in avanti per cui è necessario effettuare esercizi per ripristinare la posizione corretta del tronco senza mai oltrepassare la soglia del dolore, dato che è controproducente forzare la rigidità.

Con il busto proteso in avanti la deambulazione diventa un susseguirsi di piccoli passi, sempre più veloci e sempre più adesi al pavimento, con frequenti cadute e conseguenze talvolta anche gravi, visto che si tratta in gran parte di persone anziane con fragilità ossea. Gli esercizi mirano al recupero dell’equilibrio, statico e dinamico, variando la base di appoggio come larghezza e come stabilità del terreno. Ciò che rimane più difficile è insegnare al paziente a non dare inizio a quella successione frettolosa di passi che lo porterebbero con facilità a cadere, o per lo meno, insegnargli a interromperla. Va provata e riprovata con lui, con attenzione e sorveglianza. E’ frequente a inizio movimento, nei primi passi dopo l’essersi alzato in piedi. In questi frangenti scandire un ritmo, o il contare ripetuto fino a tre, può essere di grande aiuto: è in quell’attimo che viene effettuato un passo lungo e la frequenza f***a di passi non parte neanche.

Anche il tremore rimane un grande ostacolo, soprattutto per i movimenti fini quotidiani, per cui è necessario accompagnare la terapia farmacologica ad una serie di esercizi per migliorare la presa, in modo tale che anche aprire e chiudere una mano per afferrare un bicchiere possa non essere un’impresa ogni giorno.

Esistono luoghi in cui la fisioterapia per il Parkinson viene svolta in gruppi di 5 o 6 persone. In questi casi il confronto può aiutare a rendersi conto della situazione e dei disagi comuni per poterli affrontare meglio. Ho svolto queste attività in gruppo già una decina di anni fa durante un tirocinio volontario post laurea presso il presidio ospedaliero Piero Palagi a Firenze. Adesso continuo a lavorare con queste persone individualmente al proprio domicilio.

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A Pistoia è possibile svolgere attività di fisioterapia di gruppo presso l’associazione Parkinson AMP, con cui ho avuto il piacere di lavorare. https://associazionemalatiparkinson.it/

Photos from Fisioterapia Bartali Pistoia's post 26/12/2021

LA FISIOTERAPIA NELLE CURE PALLIATIVE

Il mondo delle cure palliative appare come un mondo quasi invisibile, di cui si parla poco volentieri e a bassa voce, etichettato spesso con parole nette di timore e diffidenza. Eppure è una ben distinta terra di confine, dove si cerca di attenuare un dolore laddove sarebbe insostenibile, non solo nel percorso di fine vita ma anche nel un passaggio intermedio prima del rientro a casa.

Io, come fisioterapista, mi sono affacciata in Hospice sei mesi fa, in punta di piedi, iniziando a toccare con mano quello che certamente non viene insegnato sui libri.

La fisioterapia in questi luoghi mira alla funzionalità, al mantenere il più possibile la dignità di ogni uomo, in modo semplice, basilare e fondamentale. Non ci sono obiettivi a lungo termine, ogni giorno si sta su quello che un corpo, più o meno debole, può sostenere. Quanto è scontato l’alzarsi e camminare, e quanto questo può fare la differenza per chi non vede altro che una stanza dalla mattina alla sera! Una persona allettata sembra dimenticarsi lentamente del proprio corpo e prova sollievo nel ripercepirlo, aiutandola a compiere alcuni facili movimenti sia in modo attivo che passivo. Sono persone che vivono il momento e non danno per scontato nulla. Il movimento è atteso a gloria, che abbia come scopo il riuscire a passare un pranzo a sedere ad un tavolo, oppure il rinforzo necessario per consentire il ritorno a casa. Ma ciò che ha dello straordinario è che questo ambiente non è così cupo come può apparire, ma ha in sé una strana forza di fondo che crea una pacata serenità.

Al momento lavoro sul domicilio e in due Hospice di cui lascio il recapito, se qualcuno avesse necessità:

Hospice “La limonaia”, Spicchio (Lamporecchio) https://www.uslcentro.toscana.it/index.php/sedi-territoriali/842-sedi-territoriali-pistoia/zona-della-val-di-nievole/12209-lamporecchio-presidio-hospice-la-limonaia

Hospice “Fiore di Primavera" Prato https://www.uslcentro.toscana.it/index.php/news/30038-l-hospice-fiore-di-primavera-si-e-trasferito-in-via-pistoiese-nell-immobile-che-ospita-anche-la-rsa-casa-di-marta

20/11/2020
16/11/2020
13/11/2020

OGGI PARLIAMO DI: 𝗙𝗥𝗔𝗧𝗧𝗨𝗥𝗔 𝗧𝗥𝗜𝗠𝗔𝗟𝗟𝗘𝗢𝗟𝗔𝗥𝗘




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A livello della caviglia possono verificarsi diverse fratture. Unimallolare, bimalleolare o trimalleolare. Sì, è vero, i malleoli sono due, laterali alla caviglia. Infatti si parla di malleolo interno o tibiale, e malleolo esterno o peroneale. Le fratture possono coinvolgere una o entrambe queste zone, ma esiste anche la frattura trimalleolare. Cos’è? È una rottura ossea contemporanea del malleolo interno, esterno e della sezione posteriore dell'estremità distale della tibia (detta impropriamente malleolo posteriore). I legamenti della caviglia sono come minimo stirati se non proprio lesionati più o meno gravemente. La maggior parte delle volte la causa è un trauma per incidenti automobilistici o una caduta accidentale, talvolta nel corso di sport come pallavolo o basket, sebbene in questi casi sia più frequente una semplice distorsione.
Nel caso di una frattura trimalleolare si ricorre alla chirurgia: l’operazione consiste in applicazione di placca e viti; solo in fratture unimallolari composte il trattamento è conservativo, quindi immobilizzazione con gesso per almeno 4 settimane.
E’ importantissimo insegnare a camminare con le stampelle altrimenti si potrebbero creare scompensi e sovraccarichi sull’arto sano che andrà comunque rinforzato in una seconda fase. In ogni caso la fisioterapia è necessaria per recuperare la massima articolarità possibile e potenziare tutta la gamba. Ovviamente dopo l’intervento chirurgico la caviglia apparirà bloccata, dolente, edematosa, perciò la terapia sarà lunga, anche perché la gamba dovrà essere stabile e forte per recuperare un cammino libero da stampelle e un’eventuale attività fisica. E’ importante la collaborazione tra il fisioterapista, l’ortopedico e il paziente: sono precise le indicazioni da seguire riguardo a movimenti da evitare e carico da mettere sull’arto per camminare, sia con un tutore che senza. L’edema e il dolore diminuiranno gradualmente e via via verranno inseriti esercizi di stretching e rinforzo dapprima in scarico, poi associati ad esercizi di propriocezione ed equilibrio.

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09/11/2020

OGGI PARLIAMO DI: 𝗠𝗔𝗟 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗛𝗜𝗘𝗡𝗔? 𝗦𝗠𝗘𝗧𝗧𝗜 𝗗𝗜 𝗖𝗢𝗥𝗥𝗘𝗥𝗘 𝗘 𝗡𝗨𝗢𝗧𝗔…𝗠𝗔 𝗘’ 𝗩𝗘𝗥𝗢?




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Penso sia ormai luogo comune che il nuoto sia la cura per tutto, soprattutto per il mal di schiena. Allora, vediamo di fare un minimo di chiarezza. Prendiamo ad esempio un runner che in una fase della sua vita ha mal di schiena: con che semplicità gli si può dire di smettere di correre e andare a fare nuoto???
Il dolore alla schiena può dipendere da tanti fattori: contratture, rigidità vertebrale, rigidità muscolare di tronco e gambe, problematiche strutturali a livello vertebrale (dorso curvo, scoliosi), discopatie. Per ognuno di questi fattori si apre una fisioterapia specifica che avrà lo scopo di riportare la persona a svolgere la sua attività ideale. Esistono varie tecniche utilizzate per il mal di schiena: metodo Mezieres, McKenzie, ginnastica posturale di altro tipo che di per sé mirano a ridurre lo squilibrio che provoca dolore. Se poi si tratta di rigidità muscolari verranno insegnati esercizi di stretching sia di tutta la catena posteriore, quindi flessori delle gambe innanzitutto, ma anche quadricipite e ileopsoas; il fisioterapista può agire con massaggi nel caso di contratture o rigidità a livello di schiena e glutei. Solo nel caso di discopatie bisogna stare attenti e valutare il singolo caso in modo da svolgere tutte le attività in sicurezza.
Ma è ormai remota l’associazione mal di schiena-nuoto! Eppure qualche veterano ancora la indica…il nuoto è certamente indicato per un rinforzo in scarico, per una riabilitazione avanzata degli arti inferiori e superiori, per un potenziamento globale, dato che attiva dorsali e addominali, ma non è una terapia specifica per il mal di schiena! Questo deve essere chiaro. Né tanto meno ci si può permettere di cambiare lo stile di vita di una persona secondo questa credenza. Non si può dire a un ciclista di smettere di pedalare perché l’unica soluzione è il nuoto.

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06/11/2020
02/11/2020
30/10/2020

OGGI PARLIAMO DI: 𝗟’𝗘𝗣𝗜𝗧𝗥𝗢𝗖𝗟𝗘𝗜𝗧𝗘 𝗘 𝗜𝗟 𝗚𝗢𝗟𝗙




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L'epitrocleite è un’infiammazione dei tendini che collegano la parte dei muscoli anteriori dell'avambraccio all'epicondilo mediale dell'omero. Sono movimenti ben precisi, ripetuti per un periodo di tempo eccessivo o con una carico esagerato che causano l’infiammazione dei tendini di questa zona. E’ abbastanza tipico in chi gioca a golf: il dolore si presenta nella parte interna del gomito associato ad una rigidità articolare. A questo può associarsi una diminuzione di forza della presa, quindi debolezza a livello della mano, senso di pesantezza all’arto, tanto che nei casi più gravi possono cascare gli oggetti di mano. A differenza di quanto accade nel “gomito del tennista” in cui vengono coinvolti i muscoli estensori, in questo caso sono interessati i muscoli flessori di polso e dita, e abduttori/adduttori del polso.
Non ne soffrono solo i golfisti, ma in sport di lancio (baseball, giavellotto), sollevamento pesi o attività lavorative manuali. Essendo un’infiammazione la prima cosa da fare è il riposo (quindi niente attività fisica scatenante) e l’applicazione di ghiaccio 10 minuti anche 4 o 5 volte al giorno. E’ in questa fase che ultrasuoni o laserterapia possono essere d’aiuto per ridurre l’infiammazione. Soltanto quando il dolore si sarà attenuato il fisioterapista vi indicherà esercizi specifici: si tratta principalmente di stretching dei muscoli di epitroclea/epicondilo associati a leggeri esercizi di potenziamento dei muscoli dell’avambraccio e del braccio. Innanzitutto per la componente dei flessori che sono coinvolti, così da poter recuperare la forza nella mano e quindi nella presa. E’ importante mantenere un buon tono muscolare e ridurre al minimo la rigidità articolare, non importa esagerare nel potenziamento! E’ importante riprendere l’attività fisica in modo graduale secondo le indicazioni che vi verranno date per evitare che si ricrei una nuova infiammazione.

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26/10/2020

OGGI PARLIAMO DI: 𝗚𝗢𝗠𝗜𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗧𝗘𝗡𝗡𝗜𝗦𝗧𝗔: 𝗘𝗣𝗜𝗖𝗢𝗡𝗗𝗜𝗟𝗜𝗧𝗘…𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗘 𝗦𝗜 𝗧𝗥𝗔𝗧𝗧𝗔?




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E’ scientificamente chiamata epicondilite ed è un’infiammazione dei tendini dei muscoli dell’avambraccio che originano dalla parte esterna del gomito. In maniera molto semplificata i muscoli che ricoprono l’avambraccio nascono dalla regione del gomito. In questo caso si tratta dei muscoli estensori di polso e dita che originano dall’epicondilo laterale del gomito. Per intendersi quelli che vanno a ricoprire la parte dorsale di avambraccio e mano.
Il sovraccarico funzionale porta ad un processo infiammatorio a livello dei tendini e quindi a dolore. Per sovraccarico funzionale intendo un uso eccessivo e continuativo di questi muscoli, che può verificarsi sia in attività lavorative che sportive. Anche semplici movimenti, apparentemente innocui, ma ripetuti a ore, anche senza carico, possono portare ad un’infiammazione. Può quindi manifestarsi in idraulici, muratori, cuochi, falegnami, sarti, musicisti, ma anche attività di giardinaggio ripetitive e lavori di ufficio che prevedono un utilizzo costante di mouse e computer. Per quanto riguarda le attività sportive lo dice il nome stesso: “gomito del tennista” proprio perché è lo sport in cui si verifica maggiormente questo processo infiammatorio; ma non si escludono golf, scherma, lancio del disco.
Trattandosi di un processo infiammatorio la prima cosa da fare è il ridurre al minimo l’attività che lo ha provocato e astenersi dall’attività fisica se la causa è lo sport. E’ una prima fase non molto lunga ma necessaria in cui si inizia una terapia antiinfiammatoria. Il medico può prescrivere farmaci per via orale e a livello fisioterapico può essere utilizzato il laser o l’ultrasuono. Si consiglia l’applicazione di ghiaccio 10 minuti almeno 3 o 4 volte al giorno.
E’ soltanto a fine della fase infiammatoria che possono essere svolti esercizi per i muscoli dell’avambraccio associati immancabilmente al loro stretching da svolgere anche a casa secondo le indicazione del fisioterapista. Esercizi di rinforzo servono qualora, oltre al dolore e alla rigidità del gomito, sia ridotta la forza nella mano, e quindi la presa. Sono però esercizi a basso carico in cui non bisogna eccedere.

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23/10/2020
19/10/2020
16/10/2020

OGGI PARLIAMO DI: 𝗚𝗜𝗡𝗢𝗖𝗖𝗛𝗜𝗢 𝗘 𝗔𝗗𝗢𝗟𝗘𝗦𝗖𝗘𝗡𝗭𝗔….𝗠𝗢𝗥𝗕𝗢 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗚𝗢𝗢𝗗-𝗦𝗛𝗟𝗔𝗧𝗧𝗘𝗥




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Si tratta di una patologia a carico del ginocchio che può insorgere tra i 10 e i 16 anni. Il dolore al ginocchio peggiora con l’attività fisica e nasce da una sofferenza di natura infiammatoria della tuberosità tibiale, la prominenza ossea anteriore della tibia su cui si inserisce il tendine rotuleo. L’osso è ancora immaturo in questa età della vita, la tuberosità tibiale non è ancora ossificata del tutto, e il tendine rotuleo viene sollecitato in maniera anomala. La tuberosità si infiamma e, non essendo ancora ossificata completamente, viene spostata dalla sua sede originale, proprio a causa di questa trazione ripetuta e anomala del tendine.
Che succede? L’area di ossificazione cambia e si forma una protuberanza anomala sotto il ginocchio, che comunque non si ripercuoterà nel futuro sulla funzionalità del ginocchio. Può essere dovuto ad una predisposizione genetica associata ad alcuni tipi di sport dove prevalgono corsa e salti (come il basket) o ad uno squilibrio tra la crescita scheletrica e la crescita dell'apparato muscolo-legamentoso: è maggiore l’accrescimento osseo rispetto a quello muscolo-legamentoso (non è raro notare ragazzi che oltre ad una protuberanza sotto il ginocchio risultano essere molto alti per la loro età). I RX e l’ecografia mostrano un’anomalia della cartilagine della tuberosità tibiale tipica.
In genere si risolve spontaneamente nel giro di qualche mese, solo in casi gravi e rari si può creare una frattura ossea dovuta alla trazione eccessiva del tendine. Dopo un primo periodo di riposo e applicazione di ghiaccio per ridurre il processo infiammatorio, si consiglia un ciclo di fisioterapia mirata ad incrementare il tono muscolare mantenendo l’elasticità del muscolo. Fondamentali saranno quindi esercizi di stretching del quadricipite e di tutta la catena posteriore associati ad esercizi per migliorare la coordinazione intermuscolare tra quadricipite stesso e i flessori. Nel giro di qualche mese si potrà ricominciare l’attività sportiva.

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12/10/2020

OGGI PARLIAMO DI: 𝗟𝗨𝗦𝗦𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗜 𝗦𝗣𝗔𝗟𝗟𝗔: 𝗜𝗡𝗧𝗘𝗥𝗩𝗘𝗡𝗧𝗢 𝗗𝗜 𝗟𝗔𝗧𝗔𝗥𝗝𝗘𝗧




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In casi di lussazioni recidivanti di spalla si opta per una soluzione chirurgica di stabilizzazione di spalla. L’intervento di Latarjet è il più accreditato poiché è sicuro, risolutivo e svolto in artroscopia. Viene prelevato una porzione del coracoide, un piccolo osso dell’articolazione della spalla, e viene fissata alla zona che necessita di rinforzo osseo. Inoltre, durante lo stesso intervento si può intervenire su lesioni o lassità di tendini o legamenti coinvolti nell’instabilità di spalla. Il trauma è minimo con minor rischio complicanze rispetto ad un intervento a cielo aperto; il recupero è più tempestivo con rapido ritorno all’attività sportiva.
In una prima fase riabilitativa che varia da 2 a 4 settimane, la spalla viene immobilizzata attraverso un tutore. E’ importante che il fisioterapista insegni semplici esercizi che possono comunque essere effettuati in questo periodo, come il pendolo di Codman, esercizi di mobilità del gomito, o di iniziale rinforzo scapolare (come ho descritto nell’articolo “Tutore di spalla”).
La mobilizzazione passiva viene svolta dal fisioterapista in modo progressivo: un ROM (range of motion) iniziale protetto è una delle regole specifiche seguite durante il periodo iniziale, 4-6 settimane, dopo l’intervento. Bisogna proteggere la chirurgia eseguita e ridurre dolore e infiammazione di questa prima fase. Dalle 4 alle 8 settimane si prosegue il recupero della mobilità articolare e vengono inseriti ulteriori esercizi di rinforzo scapolare; si comincia a potenziare il deltoide e gli intra- ed extrarotatori. Lo stretching è importante ma è necessario non eccedere per mantenere comunque una buona stabilità della spalla: tra questi è importante il più importante è lo stretching capsulare. Soltanto dalle 8 alle 16 settimane si otterrà il massimo recupero articolare e verranno inseriti esercizi di rinforzo con pesi e resistenze, uniti ad esercizi di propriocezione ed coordinazione che simulino anche l’attività sportiva da riprendere. Se tutto viene svolto in sicurezza e con costanza, l’attività sportiva verrà ripresa dopo 3-6 mesi dall’intervento.

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09/10/2020
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La fuoriuscita della spalla dalla sua sede originale, si riscontra per lo più in che praticano sport a livello agonistico, tra cui rugby, tennis, ciclismo (per cadute accidentali), sport di contatto o che prevedono movimenti delle braccia al di sopra della testa, come la pallavolo e il basket. Oltre a traumi e la lassità legamentosa che contribuisce a dare instabilità all’articolazione e ad una muscolatura non ancora matura per sostenere carichi elevati. Si può verificare anche per incidenti o cadute soprattutto negli anziani.
Cosa si fa in questi casi? Di solito la spalla viene riportata in sede in modo manuale al pronto soccorso, o rientra da sola in pochi secondi. Il vero problema è che tende a recidivare, ovvero a presentarsi di nuovo. Quando la testa dell’omero esce ripetutamente dalla glena, può portare a lesioni ossee o legamentose, dando sempre maggiore instabilità all’articolazione. Quindi solitamente si interviene conservativamente attraverso la fisioterapia, ma se ci sono recidive importanti si consiglia un intervento di stabilizzazione.
Come si riconosce una lussazione? Sicuramente l’articolazione sarà instabile, ci sarà dolore, deformazione articolare visibile e palpabile e naturalmente i movimenti saranno impossibili da svolgere. La fisioterapia è fondamentale per ridurre il rischio di recidive! Dopo un breve periodo di immobilità per ridurre la fase infiammatoria dovuta al trauma si inizia una mobilizzazione che può essere effettuata dal fisioterapista, quindi passiva, o attiva, svolta perciò autonomamente. Ciò che è basilare è il potenziamento muscolare della cuffia dei rotatori e degli stabilizzatori scapolo-omerali. Gli esercizi devono essere svolti in massima sicurezza e il rinforzo deve essere graduale soprattutto per gli extrarotatori , con esercizi isotonici, eccentrici e soltanto in una fase finale contro una resistenza elastica. Prima di riprendere lo sport è necessario provare i movimenti da effettuare con il fisioterapista, quindi piccoli lanci col braccio abdotto ad esempio, in equilibrio monopodalico per maggiore difficoltà. Da non dimenticare gli esercizi di propriocezione da effettuare prima al muro poi in carico, di pari passo a esercizi di core stability. Esercizi di stretching sono importanti ma senza eccedere poiché solitamente è presente una lassità di base.
Così facendo il ritorno all’attività sportiva potrà avvenire nel giro di un paio di mesi in linea generale: dipende dal tipo di lussazione e dalla struttura anatomica soggettiva.

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28/09/2020

OGGI PARLIAMO DI: 𝗦𝗜𝗡𝗗𝗥𝗢𝗠𝗘 𝗗𝗜 𝗡𝗘𝗚𝗟𝗘𝗖𝗧 (𝗻𝗲𝗴𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗽𝗮𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲 𝘂𝗻𝗶𝗹𝗮𝘁𝗲𝗿𝗮𝗹𝗲)




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E’ una delle patologie più frequentemente riscontrate dopo un danno cerebrale all'emisfero destro che si manifesta con una perdita di consapevolezza della parte controlaterale. In pratica la persona non percepisce o non presta attenzione a tutto ciò che si trova nella parte sinistra del suo emicampo visivo, che si tratti del suo corpo o dell’ambiente esterno. Nei casi eclatanti anche a livello motorio il soggetto non userà la mano o la gamba sinistra, non si girerà se qualcuno lo chiama a sinistra, non darà importanza a un dito della mano sinistra che rimane incastrato da qualche parte, si pettinerà con la mano destra solo la metà dei capelli. Immagini semplici o figure geometriche disegnate sparse su un foglio verranno copiate solo in parte. Nel test del dimezzamento di linee si chiede tagliare a metà 3 linee orizzontali disegnate su un foglio, ma il centro per il soggetto sarà sempre spostato sulla destra. Si accompagna a disturbi di memoria, deficit nella pianificazione ed esecuzione di attività, e altro, ma le manifestazioni sono comunque soggettive.
Questo è ovviamente un quadro generale e molto grossolano di quel che si presenta, ma sufficiente per capire l’importanza di una riabilitazione tempestiva basata su esercizi specifici che migliorano la percezione del lato sinistro del corpo, e quindi la propriocezione, come ad esempio il metodo Perfetti. E’ un argomento enorme e di gravità soggettiva ma vorrei dare comunque qualche indicazione ai familiari perché molto dipende da loro: bisogna in qualche modo ricreare lo spazio sinistro, ponetevi quindi lì per parlare, mettete lì gli oggetti di uso comune (le posate e il bicchiere in tavola, lo spazzolino da denti in bagno o quel che vi viene in mente), fate in modo che si vesta davanti a uno specchio, tutto è importante.

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