Cosa mi sarei persa - Federica Ooyen
Scrivo di Salute Mentale e non solo
Autrice del libro "Cosa mi sarei persa"
“Adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato, ne è diventato il padre e la madre.
Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto, guardandole in faccia, non nascondendo il bambino ferito che è stato, ma rispettandolo profondamente riconoscendone la verità dei sentimenti passati, che se non ascoltati diventano, presenti, futuri, eterni.
Adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare.
E’ qualcuno che non cerca compiacimento, rapporti privilegiati, amore incondizionato, senso per la propria esistenze nel partner, nei figli, nei colleghi, negli amici.
Adulto è colui che non crea transfert costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo in cui cerca di portare dentro gli altri, a volte trascinandoli per i capelli.
Adulto è chi si assume le proprie responsabilità, ma non quelle come timbrare il cartellino, pagare le bollette o rifare i letti e le lavatrici.
Ma le responsabilità delle proprie scelte, delle proprie azioni, delle proprie paure e delle proprie fragilità.
Responsabile è chi prende la propria vita in carico, senza più attribuire colpe alla crisi, al governo ladro, al sindaco che scalda la poltrona, alla società malata, ai piccioni che portano le malattie e all’insegnante delle elementari che era frustrata e le puzzava il fiato.
Sembrano adulti ma non lo sono affatto.
Chi da bambino è stato umiliato, chi ha pensato di non esser stato amato abbastanza, chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive costantemente la paura, chi ha incontrato la rabbia e la violenza, chi si è sentito eccessivamente responsabilizzato, chi ha urlato senza voce, chi la voce ce l’aveva ma non c’era nessuno con orecchie per sentire, chi ha atteso invano mani, chi le mani le ha temute.
Per tutti questi “chi”, se non c’è stato un momento di profonda rielaborazione, se non si è avuto ancora il coraggio di accettare il dolore vissuto, se non si è pronti per dire addio a quel bambino, allora “l’adultità” è un’illusione.
Io ho paura di questi bambini feriti travestiti da adulti, perché se un bambino ferito urla e scalcia, un adulto che nega le proprie emozioni è pronto a fare qualsiasi cosa.
Un bambino ferito travestito da adulto è una bomba ad orologeria.
L’odio potrebbe scoppiare ciclicamente o attendere a lungo per una sola e violenta detonazione, altri preferiscono implodere, mutilando anima e corpo, pur di non vedere.
Ciò che separa il bambino dall’adulto, è la consapevolezza.
Ciò che separa l’illusione dalla consapevolezza è la capacità di sostenere l’onda d’urto della deflagrazione del dolore accumulato.
Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza.”
🍎🔥
Emily Mignanelli
"A far star male una persona ci vuole niente, basta una parola mal detta o mai detta, uno sguardo mal dato o mai dato.
A farla stare bene ci vuole molto più tempo.
A tirar giù un edificio basta della dinamite piazzata nei punti giusti, bastano pochi secondi. Per ti**re su una casa, ci vuole l’architetto, il geometra, il muratore, il falegname, il piastrellista, l’idraulico, l’elettricista, il fabbro, ci vogliono mesi se non anni, dipende dalla complessità della casa. Siamo esseri delicati, la struttura esteriore può essere robusta, ma abbiamo bisogno di continua manutenzione interna, la facciata, anche se rifatta, non sempre rispecchia lo stato interno. Far star bene le persone non è un’opzione, è una scelta precisa; è un compito estremamente complesso, presuppone la capacità di leggere le persone e nelle persone, chi sorride non sempre è felice, chi sta in silenzio non sempre non ha nulla da dire.
Non siamo villette a schiera costruite con lo stampo, siamo piuttosto borghi meravigliosi, ognuno con i suoi vicoli e la sua storia.
Le persone si riscrivono in continuazione, e una volta che sei riuscito a leggere il loro libro, devi ricominciare da capo, perché il contenuto è cambiato."
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Leggendo libri, scoprirai che esistono una marea di desideri universali e inconfessati.
Scoprirai che non sei solo né isolato da nessuno, come magari hai sempre creduto.
Tu
appartieni
a questo assurdo, bizzarro mondo.
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12 luglio.
Ognuno ha un compleanno da festeggiare. Ed è il giorno in cui solitamente è venuto al mondo.
Un tempo adoravo il mio, mi piaceva ricevere auguri e regali. E ancora di più, adoravo farne agli altri.
Poi ho iniziato a odiare quel giorno dell'anno che non faceva che sottolineare quanta sempre più distanza stessi prendendo dalla riva, persa in quell'oceano di sofferenza in cui sono arrivata ad annegare.
Ma è proprio sprofondando che la corrente mi ha trascinata verso isole di cui mai avrei scoperto l'esistenza.
Isole in cui è difficile farsi raggiungere e raggiungere gli altri.
Isole dove si parla una lingua, spesso, incomprensibile.
Qualcuno mi ha detto che un'isola senza ponti diventa l'isola che non c'è, e nessuno si interessa a chiedere "come stai?" a una persona che non esiste.
Il 12 luglio 2018 l'amore della mia vita mi strappó da quel nero profondo con occhi imploranti di pietà, guaendo, ringhiando, scodinzolando. Perché chi ama può vedere anche l'isola più lontana nella tempesta piú tetra.
A volte, la vita è solo una questione di istanti.
Tutto può finire.
O può continuare.
È sufficiente un solo secondo di coraggio.
In entrambe le direzioni.
Chi dice che il suicidio è un atto di codardia è perché non ha idea di quanto coraggio occorra per restare, a volte.
Ma dentro di me sapevo che avrei avuto da fare ancora tante passeggiate senza guinzaglio insieme a lei, tante galoppate a cavallo in riva al mare, aerei da prendere, timbri da mettere sul passaporto, tramonti da ammirare, volti da disegnare, labbra da baciare, pizze da mangiare in spiaggia e bicchieri di vino rosso con cui brindare, montagne da scalare e vertigini da affrontare.
Avrei tanto desiderato rivedere i leoni... perché alla fine quell'isola che non c'è non ha mai smesso di esistere.
Ognuno di noi ha un compleanno.
Il mio, è quando sono rimasta in questo mondo che, nonostante tutto il dolore che probabilmente non se ne andrà mai, mi sarei persa.
Oggi è il 12 luglio.
E va bene così.
A volte, la sofferenza altrui ci mette a disagio.
Non sappiamo bene quali siano le parole giuste da usare.
E così finiamo per passare oltre.
Altre volte, semplicemente non siamo in grado di riconoscerla quella sofferenza, nascosta dietro grandi sorrisi.
E così finiamo per passare oltre.
"Tutto ciò che ami probabilmente andrà perduto, ma alla fine l'amore tornerà in un altro modo."
(Kafka e la bambola viaggiatrice)
Ricordati sempre chi sei e cosa ti ha tenuto in vita. Quell'amore, sarà ciò che continuerà a salvarti.
Sempre.
"Si dice che chi non legge viva una vita e chi legge dei libri ne viva cento.
È vero.
Leggendo questo libro, io ho vissuto una vita molto lontana dalla mia, per certi versi sconosciuta, a volte spaventosa, spesso cruda e violenta, ma in ogni pagina, fino all’ultimo, coinvolgente.
Sì certo, soprattutto perché ho conosciuto l’autrice con la quale condivido la passione per i cavalli… ma anche se non l’avessi conosciuta, avrei ugualmente vissuto un’esperienza importante perché ciò che narra il libro può essere la storia di tantissime altre persone che magari incontri per strada o scorgi da una terrazza o intravedi tra la folla senza mai soffermarti un attimo a chiederti: “cosa nasconde quel sorriso triste?… cosa c’è dietro quegli occhi persi nel nulla?”…..c’è un mondo, lì dietro.
A volte un mondo spaventato, complicato, senza logica, tortuoso, vizioso, violento… o più semplicemente e drammaticamente … malato.
Sono un medico e confesso che ho imparato cose da questo libro che mai, negli anni di Università e poi di carriera, avevo lontanamente immaginato.
Ma soprattutto ho apprezzato e condiviso il messaggio che non è scritto, ma sta nel bianco tra le righe: tutto, nella vita, può complicarsi: da un momento all’altro, involontariamente, subdolamente, insidiosamente…. è un attimo scivolare via e precipitare nel baratro di una malattia mentale.
Ma la forza, la semplicità, il coraggio, la pazienza, la determinazione, la speranza e l’empatia con cui l’autrice si narra e che nelle pagine ci trasmette, sono gli strumenti indispensabili per aiutarsi ed aiutare.
E a volte sarebbe bene fermarsi quell’attimo e chiedersi: cosa c’è lì dietro?"
Corrado
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Ho riflettuto se condividere o meno questo messaggio, così intimo e personale. Non ho saputo chi fosse a scriverlo fino alla fine, quando ho visto la firma. A ogni riga sbocciava un ricordo.
COSA MI SAREI PERSA era nato con lo scopo di connettere le persone. Qualcuno mi ha detto che sbaglio a presentarlo come un libro di "salute mentale" perché è tanto altro. È viaggi, mondo, adrenalina, rapporti umani, dolori, rinascita, cose brutte - molto brutte - ma anche belle - tanto belle -. È amore.
Ogni giorno ricevo messaggi di sconosciuti che mi toccano il cuore. Più volte mi sono emozionata e siete stati voi a dare a me spunti di riflessione. Alcuni di voi, senza saperlo, mi hanno risollevata in giornate davvero orribili.
E poi è arrivato questo. "Le cose non succedono per caso".
Ed è così che, mentre ero davanti a Feltrinelli, ho letto queste parole.
Grazie 🧡
Siamo tutti meravigliosamente connessi
Questa è la storia di Federica.
Federica racconta le sue ferite e la sua forza.
Federica si mette a n**o.
Federica racconta la malattia mentale e racconta la speranza.
Federica è una persona che ha incrociato il mio cammino online, per caso.
In realtà, io e Federica non ci siamo mai viste.
Ci siamo parlate qualche volta e ci siamo scoperte allineate verso lo stesso obiettivo: parlare di salute mentale come qualcosa che riguarda tutti.
Perché un vero confine non c'è. Non c'è una barriera che divide la sanità dalla malattia, a volte ti trovi di qua, altre di là.
Perché nessuno è esente dai colpi della vita, questo meraviglioso viaggio tanto sorprendente quanto difficile.
No, non è pubblicità, non è adv.
Volevo solo raccomandarvi una storia intensa.
Andate a leggerla!
"Guarire significa svegliarsi ogni mattina e dedicarsi a sé.
È una pratica che non ha né termine né traguardo. Non è mai completata.
È un'opera che rimane in piedi finché cammini su questa terra.
Guarire significa tendere una mano per chiedere aiuto tutte le volte che occorre.
Avere il coraggio di prendersi cura di sé stessi.
Il guarire non è mai lineare.
Il guarire sta nei crolli nervosi.
Nell'avere compassione.
Nel sapere che, persino quando si è al meglio di sé, ci sono cadute libere.
Guarire significa mettere in gioco tutto il proprio "io" e dire: "Magari non so neppure cosa sto facendo, ma ci provo lo stesso". Guarire significa partire dal punto in cui ci si trova. Significa restare fuori esercizio e poi riprendere sapendo che non è andato perso nulla.
Nessuno attraversa la vita senza riportarne cicatrici.
Ognuno fa del proprio meglio con ciò che ha.
Essere umani significa essere imperfetti.
Quindi sii clemente.
Sii gentile con te stessa e con il prossimo".
🧡
-Nelle ultime pagine mi hai fatto amare quasi questo "mostro"... che anche a me ha spinto verso viaggi per il mondo.....È lei forse. È forse la depressione il mio vero motore vitale?-
Anche Cosa mi sarei persa di Federica Ooyen era presente al nostro stand al Salone Internazionale del Libro di Torino 📍
Come scrive Valentina D'Amora, Cosa mi sarei persa "è un libro che stimola domande, senza fornire risposte. [...] un testo in cui racconta la lotta contro l’autolesionismo, i disturbi alimentari, gli anni di cure farmacologiche, un ricovero in una clinica psichiatrica. E i tentativi di suicidio. Un manuale per intraprendere, con lei, un percorso di crescita verso una nuova consapevolezza di sé."📚
✍🏻La spinta, che ha portato Federica a scrivere questo libro, è stata quella di voler aiutare gli altri a convivere con il proprio dolore. Tutti vogliono dimenticare, quando si tratta di traumi e avvenimenti dolorosi. Ma è solo ricordando e accettando che si può andare avanti.
✅Cosa mi sarei persa è disponibile sul sito della CE, su Amazon, negli store online e fisici
Hai altre curiosità su questo nuovo libro? Scrivicele nei commenti o in DM👉🏻
❤️
Grazie a Marco Quadrelli e Claudio Viazzi di Progetto Itaca, Associazione per la Salute Mentale, e grazie a Nevio Baruffi, Educatore di un Centro di Salute Mentale di Cesena.
Grazie per aver creduto in me, per il supporto e per aver reso possibile questa giornata.
Un grazie speciale a Marco che si è fatto carico di tutto per arginare la mia crisi.
Grazie anche a tutti i presenti: agli amici, a chi amo e ha colmato le assenze dolorose, a chi è venuto da altre regioni, a tutti gli sconosciuti, ai professionisti che mi hanno dato fiducia, ai miei lettori, a chi si è affezionato a me, a chi nel pubblico ha pianto ed è dovuto uscire ma è rientrato... Perché, in fondo, è proprio di questo che si parlava: prendere un grande respiro, concedersi il proprio tempo, dare un nome e un volto a quel dolore, e poi ripartire.
Spero di essere stata all'altezza e che questo incontro vi abbia lasciato un piccolo arricchimento personale da inserire nel vostro bagaglio di vita. Per voi e per gli altri.
🦋
GIORNATA NAZIONALE DEI DISTURBI ALIMENTARI 💜🎗️
Mercoledì 15 ore 16.30 Sala Chierici
Presentazione del libro Cosa mi sarei persa di Federica Ooyen, Giacovelli 2021
Insieme all'autrice tratteranno il tema della salute mentale e della prevenzione Claudio Viazzi, presidente di Progetto Itaca e Marco Quadrelli, direttore del Club Itaca
Si consiglia prenotazione al link: https://www.bibliotechedigenova.it/evento/33137
🌸
Cosa mi sarei persa https://amzn.eu/d/9fUIa98
Presentazione del libro "Cosa mi sarei persa" di Federica Ooyen Presentazione del libro "Cosa mi sarei persa" di Federica Ooyen, Giacovelli, 2021
In questi giorni riflettevo molto sull'abuso di parole che, spesso, va a togliere il giusto riconoscimento a determinate questioni.
Accade di utilizzare parole come "depressione", "attacco di panico", "ansia", "paranoico", "psicopatico", senza in realtà conoscere il vero significato di questi termini.
Qualche giorno fa una persona mi ha raccontato di essersi auto diagnosticata un "attacco di panico" molto forte e prepotente e di averlo risolto facendo un giro in moto.
È vero che ognuno di noi reagisce in modo diverso a una stessa patologia. Avrei, però, diverse riflessioni in merito, che spero possano far riflettere anche voi.
Mi sono confrontata con tante altre persone che soffrono di attacchi di panico, diagnosticati da specialisti, e nessuno, nessuno, sarebbe in grado di prendere un mezzo di trasporto e mettersi alla guida in pieno attacco o post. Specie se prepotente.
Io stessa, che soffro di attacchi di ansia (meno prepotenti di quelli di panico) trovo impossibile e difficile guidare quando si verificano. E se accade mi devo fermare.
Conosco persone che sono arrivate a prendersi a schiaffi, a piangere, a doversi accostare nei posti più improbabili.
Durante un attacco di panico ci si sente morire, si ha paura, paura di tutto, paura irrazionale, terrore, si hanno derealizzazioni.
Non si ha la lucidità e la facoltà di guidare una moto e, addirittura fare dei video mentre la si sta guidando.
Con questo, non bisogna ovviamente sminuire il dolore che prova una persona che si sente in crisi, triste, perso o disperato per qualcosa che gli sta accadendo. Il dolore è sempre brutto e va rispettato, con empatia.
Ma dare il giusto nome alle cose.
Quindi, vi prego: non facciamoci auto diagnosi e, soprattutto, non abusiamo di parole che sono malattie. Questo comportamento, oltre a offendere chi ne soffre, va a creare ancora più confusione e a togliere importanza e riconoscimento a patologie che possono essere anche molto invalidanti.
Gli attacchi di panico sono motivo di pensione di invalidità, appunto perché, quando sono gravi e prepotenti, invalidano la vita di chi ne soffre rendendogli impossibile condurre una esistenza normale.
Concludo che, come dico sempre, non esiste una gerarchia di dolori. Che sia un attacco di panico, una malattia di altro tipo, una perdita, un lutto, la fine di un amore: se fa stare male, non deve entrare in gara con il dolore di nessun altro e non deve essere sminuito. Il mio discorso è solo per un fatto di educazione sulle malattie mentali.
Tutti a porsi il problema genitori etero, genitori non etero, pochi che parlano di tutti i bambini che hanno genitori che non gli vogliono bene, dando per ovvio che sia un sentimento naturale.
I bambini meritano di essere felici. E la felicità è data dall'amore. Non dal sesso dei loro genitori.
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Pagina ufficiale di Lorenzo Fabre, blogger e autore genovese di narrativa.
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www.saraboero.com Scrittrice, ha pubblicato con Salani il romanzo "La teoria del caos" e prima diversi libri per ragazzi.
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Giornalista de Il Secolo XIX, Direttore de Il Nerviese nel Levante e autore per All Around
Genova, 16143
poeta , artista, scrittore, bubble artist, fotografo,cuoco, direttore tecnico di agenzia di viaggi e
Genova
Diario di Bordo scrivere la vita per raccontare il quotidiano. Le parole e la lettura ci accompagnano sin dai primi vaginti. Una droga , un viaggio, un porto sicuro.