Non una di meno Lamezia
Rete di donne in lotta contro ogni violenza di genere e per il ripristino dei diritti delle donne.
Era il 2005 e da anni, quasi in perfetta solitudine, denunciavamo la gestione scellerata dell'ambiente nella regione Calabria. Politiche di gestione dei rifiuti e di depurazione delle acque fallimentari. Erano gli anni in cui un giovane magistrato, Luigi De Magistris, con le sue indagini (Poseidone) fece luce su un sistema trasversale truffaldino nelle gestioni della depurazione. Si fece di tutto per bloccarlo e ci riuscirono. La situazione oggi è sotto gli occhi di tutti.
Ecco perché Julio Velasco ci piace.
Velasco è stato allenatore anche della nazionale maschile ed è riuscito a modificare il suo modo di guidare la squadra proprio studiando la e facendone un valore.
Proprio come noi insegniamo
Ecco le sue parole in una bella intervista a Famiglia Cristiana di qualche mese fa.
“Questo modo paternalistico non ci fa domandare: ‘Dove sbagliamo quando non mettiamo le donne in condizioni di imparare la più velocemente?’ Se pretendiamo che le femmine imparino come imparano i maschi forse sbagliamo noi, perché sono donne, sono diverse. Dobbiamo cambiare noi, non possiamo appoggiarci alla nostra esperienza di giocatori maschi o di gruppi maschili perché le dinamiche sono diverse, spetta a noi capire, i buoni allenatori del femminile riescono a fare questo.
E poi: “Voglio giocatrici autorevoli, che non si accontentano di fare quello che io dico. Voglio che loro sappiano di pallavolo e mettano in campo quel sapere. Se io so di pallavolo e loro no, che maestro sono? Autonomia significa più responsabilità, anche quando secoli di cultura patriarcale ti hanno trasmesso che non dovevi prenderla.
La cosa migliore, perché questa rivoluzione in atto nella società si completi, è far sì che le donne si prendano gli spazi, non che glieli diamo noi.
Stiamo vivendo una pacifica e silenziosa. Molti uomini sono disperati, non sopportano questa rivoluzione perché le donne certe cose non le aspettano, se le prendono, come è giusto che sia. Sono contento doppiamente, come padre delle mie figlie, nonno di due nipotine”.
Ieri poi, dopo la vittoria sulla Turchia, altre parole importanti:
“Ci dobbiamo divertire e dobbiamo smetterla con questa storia dell’oro che manca, perché non se ne può più. Lo dico anche in difesa della squadra maschile.
Fa male alle squadre nazionali, fa male alla Federazione, fa male a tutti: è una filosofia di vita negativa.
Godiamoci il fatto che le nazionali italiani femminili, maschili, giovanili, sono sempre al primo livello e abbiamo una delle Federazioni più importanti del mondo. Guardiamo ciò che abbiamo, non sempre quello che ci manca.“
Queste parole sono già oro, a prescindere dalla medaglia che vinceremo.
Julio Velasco
Lamezia, nasce il “Comitato Ricordare Adelchi Argada” Lamezia Terme - È stato formato, già da qualche settimana, il “Comitato Ricordare Adelchi Argada”. “Era un impegno che avevamo preso già da tempo e che ora si realizza in occasione dei 50anni dall'uccisione di Adelchi giovane antifascista, ucciso a soli 20nni, il 20 ottobre 1974, nella nost...
📍Su il manifesto il comunicato dei luoghi delle donne in Italia.
Con le donne palestinesi, un grido contro le guerre e l’oppressione
𝗟'𝗔𝗣𝗣𝗘𝗟𝗟𝗢 𝗗𝗔𝗟 𝗠𝗢𝗡𝗗𝗢 𝗙𝗘𝗠𝗠𝗜𝗡𝗜𝗦𝗧𝗔 . L’enorme numero di donne e di bambini uccisi a Gaza nei fatti sradica ogni possibilità di vita futura per la popolazione palestinese.
"...In quanto donne femministe sentiamo il bisogno di fare nostro il grido delle donne palestinesi, che ci ricordano che «le donne palestinesi lottano da decenni contro l’intersezione delle oppressioni nazionali, sociali ed economiche, mettendo in luce l’intrinseco nucleo patriarcale del regime di oppressione di Israele» e che ci esortano a «intensificare le campagne di pressione Bds contro l’apartheid israeliana e a fare contemporaneamente pressione sui vostri governi».
COME FEMMINISTE che abitano in vari modi i luoghi delle donne vogliamo ribadire la nostra forte opposizione alle guerre che riteniamo essere la forma più estrema della violenza della società patriarcale. Vogliamo ribadire il nostro posizionamento. Sappiamo, infatti, che il femminismo può essere usato in chiave “coloniale” e razzista, giustificando invasioni e occupazioni, politiche di esclusione contro i migranti, e dipingendo le donne – e le donne palestinesi in particolare – solo come vittime bisognose di protezione."
👉Continua a leggere su il manifesto https://urly.it/3as47
Una settimana di mobilitazioni in tutta Italia, questi i primi appuntamenti:
🔸 Casa delle Donne Ravenna venerdì' 28 giugno ore 18,30 flashmob in Piazza Andrea Costa
🔸 A Bologna con Donne in nero Bologna, Armonie Aps e Orlando Aps è concordata per venerdì' 28 giugno dalle 17,30 alle 19 presso il Sacrario dei Caduti - Sala Borsa
🔸 Casa della Donna Pisa giovedì 4 luglio dalle 19 alle 20: camminata sul ponte di mezzo da piazza Garibaldi a Piazza XX settembre
🔸 Casa delle Donne Teramo giovedì 4 luglio Intorno alle 19.00 nel chiostro della Madonna delle Grazie letture e flash mob
🔸 Casa Donne Milano venerdì 5 luglio alle 18,30 in luogo pubblico in via di definizione con le istituzioni locali
🔸 Casa delle donne Torino sabato 6 luglio dalle 11 alle 12 in Piazza Carignano
📍 MARTEDÌ 16 APRILE 2024 DALLE
PRESIDIO SOTTO MONTECITORIO
I consultori sono strutture sociosanitarie gratuite e laiche che garantiscono nei territori benessere e autodeterminazione attraverso il supporto ai percorsi di affermazione di genere e alle libere scelte sulla maternità e sull'ab**to.
📍DOMANI MARTEDÌ 16 APRILE 2024 DALLE 14
CI VEDIAMO IN PRESIDIO SOTTO MONTECITORIO
📢 Facciamo sentire la nostra voce con i nostri corpi contro chi vuole privarci dei nostri diritti svuotando questi presidi con un provvedimento inaccettabile (Atto Camera 1752 art. 44-bis), in votazione domani e su cui il Governo ha posto la fiducia, che permetterebbe agli antiabortisti, i sedicenti pro-life, di stare dentro i consultori con la loro violenza giudicante impedendo l'attuazione della legge 194/78.
Rete Nazionale Consultori e Consultorie
Medicina di genere: quante vite si salverebbero se l’oncologia fosse femminista - StartupItalia La prestigiosa rivista Lancet invita a cambiare lo sguardo sulle malattie, includendo le diversità di genere: l’impostazione centrata sull’uomo condiziona negativamente le cure portate alle donne
In Germania il parlamento approva la legge sull'autodeterminazione delle persone trans Il Paese si aggiunge ai tanti che negli ultimi anni hanno introdotto norme per facilitare il percorso di riaffermazione di genere. In Italia, grazie a una sente
● VAI SEMPRE ALLA PRIMA VOLTA!
- Alla prima volta che ti sminuisce in pubblico o in privato.
- La prima volta che ti dimostrerà che hai più obblighi e meno diritti di lui.
- La prima volta che ti chiedi perché devi sempre insistere per fare qualcosa insieme.
- Vattene la prima volta che nel bel mezzo di una discussione colpisce il muro o un mobile.
- La prima volta che ti vede divertirti e ti taglia il divertimento.
- La prima volta che ti vede splendente e non lo sopporta.
- La prima volta che lo scopri ammirare una donna vestita con gli stessi vestiti che lui non ti lascia indossare.
- La prima volta che ti dice “Io sono così, se vuoi".
- La prima volta che ti dice "Ci andrai così conciata?".
- Vattene quando ti schiaccia la tua personalità.
- Quando ti uccide i sogni.
- Quando ride delle tue idee.
- Quando non gli importa se lo aspetti.
- Quando prende in giro e minimizza i tuoi piani.
- Quando ti mente
- Quando ti controlla.
- Quando gli costa accompagnarti.
- Quando ti insulta.
- Quando ti umilia.
- Quando minimizza ciò che ti fa male.
- Quando ti rompe.
- Quando ti biasima.
Per favore... non resistere, vai alla prima, sempre alla prima volta.
(Dal profilo Fb "Ora ti penso")
Appello per la liberazione di Luigi Luigi Libero! Liber* di lottare contro la guerra! Campagna nazionale per la liberazione di Luigi In solidarietà a chi lotta contro la guerra, contro le fabbriche di morte. English version below Palermo - 09/04/24 Ieri sera, il tribunale di Palermo ha respinto il riesame delle misure cautelari dispo...
● MARÍA GALINDO, psicologa, anarchica e femminista, ha fatto della ribellione contro ogni potere autoritario del corpo e della mente, dello stato e del patriarcato, della famiglia e del capitale, la sua ragione di vita.
Nata il 15 settembre 1964 a La Paz, in Bolivia, il suo destino sembrava essere quello del convento. Dopo il diploma, infatti, era andata a studiare per diventare suora nell’università vaticana.
Quest’esperienza però ha ribaltato totalmente le sue prospettive e, tornata in patria, nel 1992, ha iniziato il suo impegno FEMMINISTA e contribuito a fondare il MOVIMIENTO MUJERES CREANDO, un collettivo sociale che combatte contro sessismo e omofobia perseguito e denunciato dai vari governi, con cui si è resa protagonista di tante battaglie civili e politiche.
Nel 2006 si è candidata all’Assemblea costituente per il Movimiento Bolivia Libre (MBL) come atto simbolico di critica al processo stesso. In questo contesto ha redatto e pubblicato "La Constitución Política Feminista del Estado".
Nel 2007, insieme alla scrittrice argentina Sonia Sánchez, ha scritto "Ninguna mujer nace para p**a", presentato nella Plaza Once di Buenos Aires, ribattezzata Plaza de los Prostituyentes per denunciare la tratta e lo sfruttamento sessuale, in un’azione pubblica che è servita come lancio del libro.
Nello stesso anno ha iniziato a co-dirigere l’emittente radiofonica Radio Deseo e a presentare il programma "La loca mañana".
Nel 2013 ha pubblicato "No se puede descolonizar sin despatriarcalizar", in cui critica il patriarcato come base di ogni dominazione, compreso il RAZZISMO.
Ha organizzato la PASSERELLA FEMMINISTA, che ha messo a confronto, in maniera provocatoria, i corpi femminili bianchi ed eterosessuali idealizzati dai mass media, con quelli reali delle donne indigene che si esponevano su passerelle improvvisate esibendo vestiario e consuetudini della loro quotidianità.
Ha presentato il libro "No hay libertad política sin libertad sexual", prodotto di una ricerca condotta tra il 2015 e il 2016 in seno all’Assemblea legislativa plurinazionale sull’omofobia e nel 2021 ha pubblicato "Feminismo Bastardo".
Nel 2023 ha partecipato al Tavolo sui Diritti Umani nell’Incontro Femminista Internazionale per un Mondo Migliore promosso dal Ministero dell’Uguaglianza del governo spagnolo.
SALENDO in PIEDI sul TAVOLO, ha tenuto un applaudito discorso contro il mondo che non le piace, quello contro cui si batte da una vita intera.
Classifica e chiama “difesa dei Diritti Umani” quell’insieme di lotte pericolose e sovversive che non possono essere cancellate e costituiscono un pericolo per l’ordine sociale dominante. Che la società capitalista, segnata tanto in profondità dalla cultura patriarcale (che lei chiama “machocrazia”) e coloniale, è solita premiarle e provare ad addomesticarle con l’etichetta di Diritti Umani proprio per depoliticizzarle, ammorbidirle ed espellerle dal campo a cui appartengono realmente, il campo dell’invenzione di nuove forme e radici della politica.
"Non abbiamo affatto bisogno di aggiungere diritti sempre nuovi e sempre enunciati il cui esercizio ci viene nei fatti vietato in modo sistematico", ha detto. "Così come non abbiamo alcun interesse a prendere il potere, cioè a sostituire il vecchio con un potere nuovo che prometta di essere migliore. Di fronte a quel potere, alla sua natura, quale che ne siano gli interpreti, non possiamo che ribellarci costruendo inedite pratiche politiche in basso. Pratiche antipatriarcali, anticapitalistiche e anticoloniali, altro che mondo migliore. Il mondo delle mujeres parla un’altra lingua, ha una cultura politica antitetica a quella che ci viene spacciata per la sola possibile e si colloca in un universo che non ha nulla a che vedere con quello che sta cadendo a pezzi e gronda stantìe retoriche sui diritti tra un marketing elettorale e l’altro".
"Abbiamo bisogno di utopie. Perché l’utopia ci ubriaca e ci tira in avanti. Perché l’utopia ci fa ostinate. Perché l’utopia disturba e fa che nessuno venga a patti per nulla con noi.
Abbiamo da chiedere un dizionario intero di mille tomi, di tutti gli idiomi. Possiamo rimescolare tutti e ognuno di questi significati.
Il mondo dell’arte mi dice: ti diamo uno spazio. E io gli dico: non sto facendo arte, sto facendo politica".
La psicologia e la trasformazione dei corpi in forza lavoro nell'età industriale
Avrebbe dovuto essere compito della psicologia di fine Novecento perfezionare la costruzione "dell'uomo macchina", destituendo la filosofia dal suo ruolo strategico. A causa della credenza nelle leggi psicologiche e delle regolarità causali, la psicologia è diventata la serva del taylorismo, con il compito di contenere i danni causati dal sistema alla psiche dei lavoratori e di stabilire le connessioni appropriate tra umani e macchine.
Il coinvolgimento della psicologia nella vita industriale si è intensificato dopo la Prima Guerra Mondiale, che ha fornito agli studi clinici una massa di soggetti uniforme e obbediente, provvedendo a creare un laboratorio formidabile per lo studio dei "comportamenti" e dei mezzi di controllo adatti a ciascuno di essi (Brown, 1954; Rozzi, 1975).
Inizialmente preoccupata degli effetti del lavoro muscolare sul corpo, ma presto chiamata a far fronte all'assenteismo e ad altre forme di resistenza alla disciplina dell'industria, la psicologia è diventata rapidamente la scienza con il compito di controllare la forza lavoro. Più dei dottori e dei sociologi, gli psicologi sono intervenuti nella selezione dei lavoratori conducendo migliaia di colloqui, somministrando migliaia di test per scegliere "il miglior uomo per la mansione", per scovare frustrazioni e decidere promozioni.
Attribuire patologie intrinseche dell'organizzazione industriale del lavoro a realtà preesistente, istintiva, (bisogni, inclinazioni, attitudini) e dare un'apparenza di scientificità alle politiche dettate solo dalla ricerca del profitto ha fatto sì che gli psicologi, fin dagli anni trenta, fossero presenti in fabbrica, a volte in qualità di impiegati a tempo indeterminato, e che intervenissero direttamente nel conflitto tra lavoro e capitale. [...]
Il bisogno di controllare i lavoratori ha costretto gli psicologi a riconoscere la loro "soggettività" e a adeguare le loro teorie agli effetti della resistenza dei lavoratori. La lotta per la riduzione dell'orario lavorativo, per esempio, è nata in un turbinio di studi medici sul problema della fatica muscolare, rendendola per la prima volta un concetto scientifico. Tuttavia la psicologia dell'industria ha continuato a rinchiudere i lavoratori in una rete di costrizioni - il discorso delle inclinazioni, delle attitudini, delle disposizioni naturali - costruita sulla sistematica mistificazione dell'origine delle "patologie" e sulla normalizzazione del lavoro alienante. Il compito degli psicologi è stato quello di negare ogni giorno la realtà dei lavoratori, al punto che gli studi del periodo non hanno alcun valore, come sostiene Rozzi, se non quello di fornire un punto di vista storico e genealogico. È impossibile, per esempio, accettare seriamente teorie come quella della "propensione agli incidenti", usate regolarmente negli anni Cinquanta per spiegare la frequenza di incidenti sui luoghi di lavoro statunitensi e sostenere l'inutilità dei miglioramenti apportati al luogo di lavoro.
La psicologia è stata essenziale anche al rimodellamento della riproduzione sociale, in particolare attraverso la razionalizzazione della sessualità.
(se vi interessa continuo ndr)
Silvia Federici, Oltre la periferia della pelle, 2023
● Però i motivi che giustificano questa posizione vanno compresi.
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Perché una statua di una donna che allatta offende qualcuno?
Sembra un paradosso che una statua di una madre che allatta, creata da Vera Omodeo, artista scomparsa nel 2023, sia oggetto di polemiche e una commissione del Comune di Milano neghi l’autorizzazione ad esporla in una piazza, perché “potrebbe urtare la sensibilità”.
Però i motivi che giustificano questa posizione vanno compresi.
1) Da anni in Italia si sottolinea il problema della scarsa rappresentazione femminile. Luoghi pubblici e statue sono quasi tutti dedicati agli uomini, perché le figure femminili sono rappresentate o come allegorie (la Pace, la Vittoria) o attraverso la figura della Madonna o di altre sante. Le statue maschili rappresentano uomini precisi che hanno fatto la storia, le statue femminili figure mitologiche o allegoriche, che rappresentano spesso solo figure di cura. Gli uomini hanno modelli di protagonisti a cui ispirarsi, le DONNE molto meno. Se si vuole colmare questa lacuna, che senso ha nel 2024 di nuovo proporre una figura femminile anonima (la madre che allatta) invece di una eroina femminile storica che sia di esempio positivo?
2) Perché nuda? Non è moralismo, è una domanda legittima. Nessuna madre che allatta lo fa scoprendosi completamente il busto. Quindi perché? Ancora una volta perché si sente il bisogno di giocare con una immagine inutilmente SESSUALIZZATA, con abiti che cadono come veli ammiccanti?
3) Ma siamo solo madri? Mettere una statua in un luogo pubblico è indicare in maniera forte un modello. Di cosa? Di donna che viene riconosciuta come tale solo in quanto madre allattante? Siamo ancora a questo? È il solo orizzonte in cui la donna può essere rappresentata?
4) Ma il padre dov’è? Sì, chiediamocelo. Perché i figli si fanno in coppia. E oggi anche i padri allattano e cambiano i pannolini. Dunque perché ancora questa rappresentazione della maternità come eroismo solitario della donna, in cui i padri sono privati di ogni ruolo? Mica solo le FEMMINISTE dovrebbero sentirsi urtate, anche i padri e gli uomini in generale.
Prima di infervorarci, ragioniamo: quella statua è una buona idea?
Galatea Vaglio Pillole di Storia
🔴 DIGNITAS INFINITA // L'ENNESIMO ATTACCO DEL VATICANO A DONNE E PERSONE TRANS*
L'8 aprile il Vaticano ha presentato il documento Dignitas Infinita in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Il documento è stato elaborato in cinque anni, con l'obiettivo di sottolineare l'importanza della dignità umana e le sue implicazioni sociali, politiche ed economiche. Come potevamo aspettarci da tale documento l'obiettivo dichiarato viene disatteso: infatti, nell'elenco delle violazioni alla dignità umana vengono messe sullo stesso piano da una parte la guerra, il "dramma della povertà e dei migranti", il femminicidio e le violenze sessuali (siamo nel 2024, ci sono voluti 5 anni e 513 femminicidi per farlo mettere nero su bianco), dall'altra l'eutanasia, la GPA, la "teoria gender" e l'ab**to.
Con quello che sembra l'ennesimo attacco al diritto all'autodeterminazione, crimini di guerra, ab**to e percorsi di affermazione di genere vengono condannati come facce della stessa medaglia in nome della difesa della vita "dal concepimento fino alla sua naturale conclusione".
La gravidanza per altr3 quanto il s3x work vengono equiparate a schiavitù e commercio di esseri umani. In particolare, nel documento i termini tratta e s3x work vengono utilizzati in maniera intercambiabile, come se fossero la stessa cosa, senza rendere chiare le dinamiche di sfruttamento agite nella tratta.
L'ab**to viene incluso tra le violenze sulle donne: «la costrizione all’ab**to, che colpisce sia la madre che il figlio, così spesso per soddisfare l’egoismo dei maschi». Una retorica che ricorda le affermazioni di Giorgia Meloni sulla necessità di difendere il "diritto delle donne a non abortire", nonché le campagne mediatiche di Provita&Famiglia sullo stesso tema. Una retorica che fa da sfondo a diverse iniziative della destra in materia di diritti riproduttivi, dalle proposte di legge in cui si propone il riconoscimento giuridico del prodotto della gravidanza fin dal suo concepimento all'istituzione della "Giornata della vita nascente".
Infine, in una serie di passaggi dichiaratamente transfobici, si afferma che «Qualsiasi intervento di cambio di sesso, di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento» la dichiarazione contesta i percorsi di affermazione di genere come espressione di diritti e volontà individuali e quindi da non tutelare. Viene inoltre aggiunto un monito contro una fantascientifica "teoria gender": «Un secondo rilievo a riguardo della teoria del gender è che essa vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale»
Dietro questo appello ai valori cattolici della dignità e del rispetto per la vita umana, sembra dunque non nascondersi altro che un appoggio del Vaticano a posizioni misogine, transfobiche e antichoice. Una posizione che, nella contingenza in cui ci troviamo, non fa altro che esacerbare la violenza nei confronti di persone trans, famiglie omogenitoriali e l'autodeterminazione sessuale e riproduttiva in ogni sua declinazione.
MIT - Movimento Identità Trans
● «La dignità della donna? Viene calpestata quando non si rispetta la sua volontà, il suo diritto di scegliere».
Martina Colomasi ha 35 anni, è avvocata e al documento del Vaticano e alle parole di papa Francesco sulla Gestazione per altri risponde con la sua battaglia iniziata sette anni fa per avere una Gpa regolamentata e solidale anche in Italia come in altri Paesi del mondo.
«Mio fratello è omosessuale, lui e il suo compagno non possono avere figli se non attraverso un'altra donna», racconta.
Nel 2017 lancia un appello: «Dichiarai pubblicamente di essere pronta a dare il mio utero, dare a mio fratello la possibilità di avere dei figli e di averli in Italia. E poi ho capito che lo avrei fatto anche per gli altri, non solo per mio fratello. Una mia carissima amica non riesce ad avere figli. L'ho vista soffrire quando tentava l'omologa. Perché non dovrei aiutarla se posso? Il corpo è mio e non sono una persona economicamente sfruttabile, sono una professionista che lavora».
Lo sfruttamento? «Esiste, nessuno lo nega ma l'unico modo per evitarlo è approvare una legge che regoli la Gpa», afferma.
(Flavia Amabile
La Stampa)
Michela Murgia, una figura poliedrica e un'intellettuale di spicco, ha lasciato un'impronta indelebile non solo come scrittrice, ma anche come donna libera e visionaria, che ha osato sfidare le convenzioni e inseguire la felicità. In quest’autobiografia nata dalle conversazioni con Beppe Cottafavi, suo editor e amico, e redatta poco prima della sua scomparsa, Michela Murgia offre uno sguardo approfondito sulle sue dieci vite vissute con audace sfacciataggine e senza paura. Dalla giovinezza in Sardegna, tra matriarche oristanesi e madonne con la parrucca, alle battaglie per il femminismo e la giustizia sociale, l’autrice ci accompagna in un viaggio intimo, facendo affiorare infiniti ricordi: gli amori liberi, le parentele q***r, gli incontri con uomini violenti e con maestri visionari, i dibattiti sociali e politici e l’antifascismo. Ogni racconto delinea il ritratto di una donna che ha fatto della libertà la sua bandiera. Attraverso le pagine di “Ricordatemi come vi pare", intrise di ironia e saggezza, emerge la forza dirompente di una voce che non ha mai temuto di confrontarsi con il potere, la fede e le contraddizioni del nostro tempo e che, fino all’ultimo, ha cercato di cambiare il mondo.
Un testamento prezioso che invita a riflettere sul senso della vita e sul coraggio di essere se stessi.
Il secondo libro postumo in uscita il 30 Aprile! 💛🧡❤️🩷💜💙💚
● Vuoi un figlio? Sei egoista. Vuoi abortire? Sei un'assassina. Vuoi fare la gestazione per altri? Mercifichi il tuo corpo. Vuoi fare la procreazione assistita? Sei fissata. Vuoi partorire in anonimato? Aspettati che tutta Italia ti punti un faro addosso, senza RISPETTARE né la tua SCELTA né la tua PRIVACY, che alcuni personaggi famosi si mettano a fare video strappalacrime per convincerti a tornare indietro e riprenderti il bambino che hai "abbandonato".
(articolo pubblicato un anno fa)
***
In questo Paese, la riproduzione non riguarda mai soltanto chi la vive. Deve essere un affare collettivo, che va pubblicamente commentato, scandagliato, giudicato.
Domenica una donna ha partorito un bambino e lo ha affidato alla culla termica della clinica Mangiagalli, a Milano, dove è stato trovato insieme a una lettera. La legge sul parto in anonimato consente alle donne di partorire in ospedale senza riconoscere il figlio, il cui atto di nascita viene firmato dagli operatori sanitari. È comunque previsto un lasso di tempo di dieci giorni nel caso di ripensamenti.
La notizia è stata subito diffusa dai giornali insieme alle parole del direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva della clinica, che ha parlato di una "sconfitta a livello sociale, perché in qualche modo non siamo stati in grado di intercettare una madre in grande difficoltà". Il problema è che è stato anche diffuso una specie di identikit della donna e del bambino, con dettagli sul colore della tutina e sull’età presunta della donna, ipotizzata sulla base del linguaggio giovanile della lettera!
La donna ha compiuto una SCELTA evidentemente PONDERATA, come testimonia anche la decisione di scrivere una lettera, eppure nessuno la sta rispettando. Non conosciamo le cause che l’hanno portata a compierla, eppure tutti hanno già deciso che il bambino è stato "abbandonato" per questioni economiche. Ezio Greggio, in un video pubblicato sui social, si è offerto di aiutarla dicendo, perché un bambino "merita una mamma vera, non una mamma che poi dovrà occuparsene ma non è la mamma vera". Ma per favore!
Ci sono milioni di motivi che possono portare una donna a non sentirsi idonea di portare avanti la gravidanza o di scegliere la maternità e non tutti hanno a che fare con i soldi. Eppure, l'idea che un aiuto economico basti a convincerla diversamente continua a tornare, nelle proposte che promettono soldi per non abortire o in iniziative come queste. Si dà insomma per scontato che una donna desideri sempre di essere madre e che se rinuncia a questo desiderio è perché ci sono impedimenti oggettivi che la portano a compiere una scelta che è per forza dolorosa e non voluta.
La culla termica della clinica Mangiagalli è stata donata nel 2007 dal Movimento per la vita, un movimento antiabortista che è molto presente negli ospedali italiani, specie lombardi. Le iniziative del Movimento per la vita sono tutte finalizzate a scoraggiare l'ab**to e vanno dalle "consulenze" per convincere le donne a non interrompere la gravidanza, al progetto Gemma (che prevede l’erogazione di una somma di denaro per i primi mesi di vita del bambino) fino alle "culle per la vita".
Premesso che non sappiamo nulla, ed è giusto così, del perché questa donna ha deciso di usufruire della culla, il modo in cui stiamo parlando di questa storia, la ricerca spasmodica della sua identità, gli appelli ai ripensamenti, le offerte in denaro dimostrano che dietro la facciata della tutela della vita spesso si nasconde l’obbligo a una maternità "vera", per citare Greggio, cioè l’unica che riteniamo accettabile, quella sancita dal legame tra chi partorisce e chi ha partorito.
Qualsiasi cosa spezzi questo legame è socialmente sanzionata, perché se davvero ci importasse qualcosa dell'autonomia di questa donna, se davvero rispettassimo la sua scelta, se davvero ci curassimo del futuro di questo bambino, non cercheremmo a tutti i costi di imporre a questa donna qualcosa che non può fare, o forse nemmeno vuole, e che in ogni caso non spetta a noi decidere. Non è un caso che in questa caccia alla puerpera nessuno abbia pensato che un trattamento simile debba essere inflitto anche al PADRE del bambino, la cui presenza evidentemente è considerata del tutto accessoria.
Poi fa niente se si grida al diritto di un bambino di avere una mamma e un papà. Meglio una madre infelice ma "VERA" che una famiglia adottiva? Poi fa niente se la culla per la vita è la migliore alternativa all’ab**to, quando lo scotto da pagare è la pubblica umiliazione e il ricatto emotivo. Poi fa niente se la "tutela della vita" è incapace di promuovere politiche che permettano a quella vita di essere dignitosa. L’importante è che il diritto di scelta – qualsiasi essa sia – venga sempre messo in pubblica piazza, dalle raccolte fondi, all’"adozione del concepito", ai registri dei bambini non nati, alle croci sulle tombe dei feti, ai giardini degli angeli, al giudizio sulle madri, sulle non madri, sulle madri adottive e pure su quelle che vorrebbero figli ma non possono.
Una volta le "culle per la vita" si chiamavano ruote degli esposti. Oggi la ruota gira, e l'esposizione è quella della donna che sceglie con coscienza e libertà di fare la scelta che ritiene migliore.
Di JENNIFER GUERRA
Fanpage.it
Illustrazione di
Kaethe Butcher
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Lista civica nata è fondata da 4 giovani ragazzi, che ad oggi esprimono un assessore ed un consigli
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