Aviere Adrian Cronauer - on AIR -

Bacco e Tabacco,
vengono,
Dei piacendo,
assieme ad Altre. Visioni.
Io, timido,
voglio solo Tenerezza.
Dopo Infiniti cammini
l'oasi, lacque!
Genti, gentili.
Ed inutili.
Basta un gesto,
e:
tutto mi perde.

aviere

Semplice,
piegamento di gambe,
voglio: somigliar al Ritmo.
In sere, dimenticate, ti spero.
Io, goffo,
m'intrico in formule,
e, semplicemente:
t'amo.
E' che ti vorrei
come ti sogno,
e quindi,
ogni mattino:
manchi.

aviere

Tra i pini, e larici:
pieno di colpe,
inaccurato,
mi inoltro.
Come non fosse nulla.
Il Dolore.
Certo di carezze d'api,
e d'opifici nascosti,
fabbriche di Vita:
mi nutro.
Ora, m'affido:
sono,
e basta.

aviere

Foglie d'acero
non son più sui tuoi rami,
d'inverno,
né gemme si preparano.
Dormi,
e le tue Primavere:
cercheranno nuove myricae,
dolcissime,
come le tue braccia,
per rinnovarmi i tuoi baci,
Mamma.

aviere

L' Amor m'e' morto
tra le braccia tue,
e, dunque, di chiunque.
Il cuore, sottosopra,
segue: labbra, e chiome!
Profondossimo, il bisogno:
d'esser vivo.
Io,
che non so amare,
vagheggio,
ancora,
carezze.

Aviere

Nell'andar dei vuoti miei
mi confortano le Stelle.
C'è senso tra Nuvole
ed indagar mi perde.
Ellissi perfette,
ed io,
ancora: con cerchi.
Vaga,
Anima mia.
Fidati, ora:
andiamo.

Del cercar parole son bravino.
E' che l'incontro di mani
m'annienta.
Alcunché son senza Te.
M'avvicino e m'anniento,
divento:
Me.
Ora,
Ti amo.
Ha senso.

aviere

Sorse,
pioggia d'Autunno,
tra bacinanti grondaie, clamorose,
e, la Luna,
s'arrampicava sopra cieli: vuoti.
Lamento di foglie
m'e' il passar nei giorni
e nelle grida che sento vender:
Primavere.

aviere

Persi, i ricordi,
vagano ovunque nei giorni.
Tra le dita dei piedi e le scarpe,
sopravvivo in nome d'una protesta:
ch'e' soltanto mia.
Mattini s'aprono
e:
vivo.

aviere

Diffidate del Poeta
sano, di mente.
Del cinque Maggio,
Oh! Saggio!
Mi taggio.
Al par d'oliva,
o di pestare di piedi
d'acini, negli Autunni.
L'apostrofo manca,
lo so.
È che in quest'onda
Voi non siete.
E vi riporto.
Umile e fiero,
ciò che trasmette l'Eterno.
Amo.

aviere

Cometa,
che Luna corteggi,
sappi che:
c'eri da sempre
ma qui son io, adesso!
L'ellissi han due fuochi,
ventre e cerebro.
Oh, sarebbe bellissimo
respirar nel vuoto e:
vedendo braccia e gambe:
andarsene.
Portami con te, Luna.
Satellite.
T'amo.

aviere

Di traverso,
in testacoda,
sfoglio l'onde
come pagine d'acqua.
Istanti diventano: pace.
Del tutto, che non so,
e nemmen saprò: medito.
M'avvicino, ancora:
sapevole e vulnerabilissimo,
al Mattino.

aviere

Il tinnire notturno
di pregiate posate
nel buio
amplifica l'ansie
dell'insonnie,
inutili, senza vino.
Non pensi, dunque, al ritorno?
Dimmi.
È tardi,
è l'oro:
è un dirlo assieme,
un luogo.
Che io e te abitiamo,
lontanissimi.
Facciamone monili eterni,
di questo amore,
che tra eoni scaveranno
nella Terra
consumata
dal tuo Sole.
Ti amo.

aviere

Voi,
che siete custodi
della persona del Re:
ed io, scappato!
Attingo l'acque
ai crateri delle forre.
Se non fosse il mio telaio
a tesser sillabe,
non vestireste l'Anima.
Freddo, Autunno,
è già Inverno.
Senza il mio cuore.

aviere

Vorrei non esser mai
caduto, a terra,
reciso dalle scuri.
Albero a far navi,
calafato
non ero, né mai stato.
Statura m'era,
di natura,
d'andar in cielo,
con le fronde.
Sotto,
le felci e l'eriche,
profumano
e son nidi di funghi.
Umili e fiere stanno,
ed i miei rami,
non son salici.
E vanno.

aviere

L'ellissi,
si sa:
cerchi non sono.
Come g'lincontri.
Vagano,
Pianeti,
E Soli.
Siamo.

aviere

Nel coccolar le sillabe
m'avvolge l'alfa, e beta!
Distillo e provo,
e riprovo,
e l'alambicco: amo!
Ora, è l'ora!
Di nuove stille!
gl'occhi,
son nuvole pienate.
Riparate le taverne,
e gl'interrati!
Ho pianto
ed ora sgorga
da lontanissimo
l'onda.

aviere

Oh Fortuna!
Pazza, e cieca,
senza alcun:
discernimento!
Malfida, incostante,
Tu: mi volgi, e rigiri.
Cieco, pure il caso,
confonde.
Eterno è, e trafigge:
risveglio.

aviere

Con soavi ed abili parole,
fossi poeta,
narrerei di Ninfe
al margine di crateri, e forre:
sarei lieto d'esser coperto di Gloria,
Padre.
Arbusti obsiti,
come fiori mai visti,
non vedrò mai.
Terre, lontane,
Stanno:
da sempre.
E ci dicono
l'acque.

aviere

Via m'e' sfuggito il cuore:
credo, se n'è andato
come al solito,
a Venere.
Cerere e Pale assenziendo,
mietero' d'Autunno
foglie d'aceri.
Stanchi, di Sole.

aviere

Dentro gl'occhi dei gatti
l'Eterno si spicchia
e se son chiusi attendo.
S'aprono e non capisco più
se suggeriscano, o:
son matti.
N'aprono soltanto uno,
dopo mille notti a far botte,
e:
non si sa chi picchia.
Son qua, e li teniamo,
come dovessero spiegare
del costruir Piramidi, l'usa.
Attendo,
scaramantico,
un segno:
che non sian fusa.

aviere

Il Re degli Dei,
nella cieca notte,
tolse la vista dal Cielo.
Fremendo, tutta,
dall'Alto mare,
rovescia l'onde,
si precipita!
L'Anima mia,
come masso trascinato
dai venti, raccoglie:
l'Alba.

cronauer

Luce, colore,
mi spaventi!
Pari ad urla:
io, amo silenzi.
Cascate
e gemme,
fuori dagl'uomini.
Io che spero,
io, germoglio,
solo, mai visto.
Sboccio,
vado al Sole.
Muoio, e vivo,
di Terra.

Aviere

Tenerezza,
nella Luce,
nel Buio
Tutto!
Esiste,
ed i cinque sensi
mi complicano,
Amore.
Sei, Sette,
ed è fatta.
Amo.

aviere

Quanto manchi,
Luna.
Non addormento,
mai.
Ti cerco negl'azzurri,
inutili, diurni.
T'amo.
Spicchiati,
sorgi,
mostra!
l'esser mio, riflesso.
Avvolgimi,
ti prego,
Tu:
sai.
Cosa mi accadrà
Domani.

Di lunghe Notti
non mi risveglio mai!
Continuo, l'urlo,
bellissimo
ed implacabile di Luce.
Io,
Io!
Pustola d'ogni pensiero
cancello l'esser mio
e m'orchestro negl'archi,
e m'acquan gl'occhi, miei
in rive d'Anima.

Dell'esser mio mi son pienato.
È!
che,
raccontando sol dell'esser mio:
mi povero.
Vi cerco,
e v'odio.
Ed ogni cercar mio,
è cercar chi sente.

Aviere

Dell'andar in alto
è fatto l'esser mio.
Son foglia,
cuspide!
Dell'equazioni folli
d'ingegneri in blu.
Ciela e scolpisce
e sfonda Nuvole
il mio ramo.
Cirri: svaniscono,
a scoperchiar l'Azzurro.
Finalmente è Sole,
et amo.

aviere

A trascinar
carichi di pietre
si frantuma l'Anima.
Schiude il Cielo, dopo l'azzurro,
Stelle!
Notte,
smaglia tessuti, neri:
e traspar l'Eterno.
M'allungo, ancora!
A mani tese,
appuntite,
in volo unghio, aggrappo.
Nasce, ancora:
Speranza.

aviere

T'amo,
mio Sole.
Unico e solo
a dar Vita
all'amante mia:
più bella,
Luna.
Spicchia e sonneggia
gl'umori, e: maree.
Candida Luna,
sorella di Terra,
nell'infinito vagare,
insensato
e tenerissimo!
Col mio esisterti,
innamorato.
D'accarezzarti,
ogni notte,
ancora.

aviere