Genma Ristrutturazioni
Genma è una giovane impresa specializzata in piccole e medie ristrutturazioni. Un buon intervento T (+39) 039 9405384
Genma Srls Unipersonale
Via Cavour n. 113 – 20831 Seregno – MB
CF e PI 11348410967 – Capitale Sociale 1000,00€ i.v.
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Oggi in fiera Klimahouse (BZ): correzione del ponte termico soletta/balcone tramite connettore isolato in polistirene. Il lato destro del modello rappresenta il balcone ed è congelato con azoto liquido, il sinistro rappresenta l’interno abitazione e si trova a temperatura ambiente.
Bonus Facciate 🏚➡️🏠
È arrivato il polistirene! 💕
🗿 𝗥𝗜𝗡𝗙𝗢𝗥𝗭𝗢 𝗦𝗧𝗥𝗨𝗧𝗧𝗨𝗥𝗔𝗟𝗘 𝗖𝗢𝗡 𝗙𝗜𝗕𝗥𝗔 𝗗𝗜 𝗖𝗔𝗥𝗕𝗢𝗡𝗜𝗢 🗿
L'impiego di materiali compositi fibrorinforzati sta trovando una sempre più ampia base applicativa nel campo del consolidamento strutturale e di quello sismico, offrendo significativi incrementi di capacità resistente, immediata adattabilità alla geometria degli elementi strutturali e grande rapidità di intervento, a fronte di un apporto di nuove masse strutturali praticamente nullo.
𝗖𝗔𝗦𝗔 𝗖𝗚
[PROGETTI]
𝗖𝗼𝗻𝗰𝗲𝗽𝘁
Per questo trilocale di misura standard il cliente ha chiesto un rinnovamento integrale delle finiture, 𝗿𝗶𝗱𝘂𝗰𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗮𝗹 𝗺𝗶𝗻𝗶𝗺𝗼 𝗴𝗹𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗺𝘂𝗿𝗮𝗿𝗶. La valorizzazione del soggiorno passa dalla soppressione del divisorio che lo separava dalla cucina: lo spazio così ricavato è dedicato ad un grande tavolo da pranzo, nuovo protagonista della zona living. Ad aumentare la superficie attrezzata disponibile, un’isola centrale ospita da un lato le colonne frigo/forno, dall’altro il TV ed un camino a bioetanolo.
𝗗𝗲𝘁𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶
Un gres effetto legno (sbiancato) costituisce il tema di tutta la casa. Porte ed accessori bianchi intendono lasciar risolvere l’esigenza di colore agli elementi d’arredo.
Il bagno è stato rifatto da cima a fondo: ora integra una grande doccia rivestita a mosaico, sanitari di design e due mobili coordinati per il lavabo ed il comparto lavasciuga.
Anno - 𝟮𝟬𝟭𝟵
Direttore creativo - 𝗠𝗮𝘁𝗶𝗮 𝗠𝗮𝗰𝗼𝗻𝗶
Vacanze finite! 😒
Auguriamo a tutti gli amici di Genma il miglior rientro possibile.
Speriamo che questa estate vi abbia portato nuove energie, nuovi propositi e nuove idee.
Noi siamo in rampa di lancio. A presto!
🍄 𝗠𝗨𝗙𝗙𝗔, 𝗟𝗔 𝗣𝗜𝗔𝗚𝗔 𝗗𝗘𝗚𝗟𝗜 𝗘𝗗𝗜𝗙𝗜𝗖𝗜 𝗠𝗢𝗗𝗘𝗥𝗡𝗜 – 𝗧𝗘𝗥𝗭𝗔 𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘 🍄
[PATOLOGIA EDILIZIA]
Oggi terminiamo la serie di articoli riguardanti la muffa e la condensazione superficiale.
Come abbiamo detto, queste manifestazioni sono sempre più diffuse negli edifici di recente costruzione o di recente ammodernamento. 𝗠𝗮 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́?
Se ripensiamo alle case delle mamme e delle nonne, nessuno di noi ricorderà fenomeni di umidità eccessiva, condensazione e muffa. Anzi le case delle nostre nonne erano perfino troppo secche, si dovevano appendere gli umidificatori ai caloriferi!
Vero. Ma se trattenete quel flashback ancora per un secondo ricorderete pure che la nonna doveva spingere il riscaldamento così forte che le si formavano degli spaventosi aloni neri sopra i termosifoni, e che la nonna doveva mettere i 𝑝𝑎𝑟𝑎𝑠𝑝𝑖𝑓𝑓𝑒𝑟𝑖 alle porte ed alle finestre, perché da là sotto entrava un freddo siberiano... già. 𝗟𝗮 𝗻𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗮𝘃𝗲𝘃𝗮 𝗴𝗹𝗶 𝘀𝗽𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗶.
Inoltre, grazie ai caloriferi a temperatura solare, in casa della nonna c’erano moti convettivi, ed un’aria talmente asciutta, che ci potevi essiccare il merluzzo.
Gli impianti di riscaldamento moderni funzionano a temperature molto più basse che in passato; e grazie ai serramenti di nuova generazione, dotati di plurime guarnizioni, gli spifferi non esistono più.
𝗟𝗲 𝗰𝗮𝘀𝗲 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗿𝗻𝗲 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗹’𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲, impedendo qualsiasi scambio accidentale di aria con l’esterno.
Poi sono cambiate le nostre abitudini: una volta la mia nonna casalinga apriva le finestre per cambiare l’aria alle 05:45 di ogni mattina, anche nei giorni della merla, per poi chiuderle verso le 09:00, quando vedeva comparire sul me seienne i primi sintomi dell’assideramento.
Oggi i ritmi sono più frenetici: ci svegliamo, ci buttiamo nell’armadio, corriamo al lavoro e delle volte quando arriviamo abbiamo ancora lo spazzolino in bocca. Con buona pace del ricambio d’aria.
Dice: “𝐴ℎ, 𝑛𝑜𝑛 𝑚𝑖 𝑟𝑖𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎, 𝑖𝑜 ℎ𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑙𝑎𝑠𝑠𝑒 𝐴!”
Ti riguarda lo stesso. Casa tua può essere anche passiva, ma tu non sei un Roquefort e tuo figlio non è un cacciatorino. 𝗗𝗲𝘃𝗶 𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶. La ventilazione è il primo e più importante controllo che esercitiamo sull’umidità relativa.
𝗟’𝗮𝗹𝘁𝗿𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲̀ 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗶𝘀𝗼𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗰𝗼.
Tramite l’isolamento governiamo le temperature superficiali interne, assicurandoci che non scendano sotto la soglia di rugiada. Naturalmente l’isolamento non è un parametro sul quale l’utilizzatore finale possa intervenire in qualche modo.
La responsabilità del corretto isolamento termico di un involucro edilizio è in capo agli operatori che a vario titolo hanno partecipato al confezionamento del prodotto abitativo: committente, progettisti, direttore dei lavori, impresa.
Un isolamento adeguato è il frutto di attenti studi; dell’utilizzo di materiali opportuni in opportune configurazioni; della correzione sistematica delle discontinuità geometriche (ponti termici). È un lavoro che richiede competenze avanzate e grande attenzione ai particolari. 𝗥𝗶𝘃𝗼𝗹𝗴𝗲𝘁𝗲𝘃𝗶 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶.
[Spazio lasciato intenzionalmente vuoto per inserire un pi***ne a piacere sulla convenienza di affidare un lavoro delicato al cugino che lo fa per hobby nei weekend]
Un piccolo consiglio prima di terminare. Quasi tutti i prodotti 𝘀𝗶𝗻𝘁𝗼𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗶 per il trattamento della muffa sono a base di candeggina. Quindi se cercate un prodotto per rimuovere una muffa già diffusa e ripristinare la salubrità di un ambiente, con la candeggina potete fare un tentativo economico ed efficace. Ecco magari non fatelo su uno stucco veneziano o su un affresco del Tiepolo. E beninteso, i risultati che otterrete saranno temporanei.
Invece: 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗲𝗴𝗶𝗺𝗲 𝗱𝗶 𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 (eventualmente con ausili meccanici) o 𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗶𝘀𝗼𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘃𝗼𝗹𝘂𝗰𝗿𝗼. Queste sono le vie, in definitiva, per risolvere un problema di muffa.
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Ci vediamo presto!
MM
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[PATOLOGIA EDILIZIA]
La scorsa settimana ci siamo lasciati con la promessa di approfondire il fenomeno che anticipa, ed in qualche modo determina, la proliferazione delle muffe: il fenomeno della 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗲𝗻𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲.
Come abbiamo visto, la condensazione costituisce un elemento chiave: fornendo acqua, essa completa le condizioni che permettono il ciclo vitale della colonia fungina.
𝗜𝗺𝗽𝗲𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗲𝗻𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲̀ 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗻𝗶𝗿𝗲, 𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗺𝗽𝗲𝗿𝗲, 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗿𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝘂𝗳𝗳𝗮.
Concentriamo l’attenzione sul ruolo giocato dall’acqua nella vicenda.
L’acqua è una molecola molto particolare, composta da un atomo di ossigeno e due atomi di idrogeno. L’insolita geometria della molecola comporta una distribuzione asimmetrica delle cariche negative: si parla quindi di un 𝑑𝑖𝑝𝑜𝑙𝑜.
È proprio alla configurazione del dipolo che si deve il 𝑙𝑒𝑔𝑎𝑚𝑒 𝑖𝑑𝑟𝑜𝑔𝑒𝑛𝑜, e dunque la tendenza delle molecole d’acqua a formare aggregazioni anche a temperatura ambiente. In base al tipo di aggregazione assunto dalle molecole, 𝗹’𝗮𝗰𝗾𝘂𝗮 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗺𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗶𝗾𝘂𝗶𝗱𝗼, 𝘀𝗼𝗹𝗶𝗱𝗼 (𝗴𝗵𝗶𝗮𝗰𝗰𝗶𝗼) 𝗼 𝗴𝗮𝘀𝘀𝗼𝘀𝗼 (𝘃𝗮𝗽𝗼𝗿𝗲).
L’acqua, caina, non è capace di stare ferma un secondo. All’interno di una massa di acqua liquida una parte delle molecole oscilla localmente e si muove per convezione interna; altre molecole godono di maggiore libertà di movimento e prendono velocità; qualcuna raggiunge velocità tali da potersi allontanare dal volume di cui fa parte, rompere i legami idrogeno esistenti ed 𝗲𝘃𝗮𝗽𝗼𝗿𝗮𝗿𝗲. L’ev***razione è il processo tramite il quale l’acqua passa dallo stato liquido a quello gassoso.
Nella miscela di gas che costituiscono l’aria ambiente è sempre naturalmente presente una certa percentuale di v***r d’acqua. Si pensi ad esempio al v***re prodotto dalla normale respirazione, dalla cottura dei cibi, dalle utenze idro-sanitarie…
Il passaggio inverso dell’ev***razione è la condensazione. 𝗟𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗲𝗻𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘁𝗿𝗮𝗺𝗶𝘁𝗲 𝗶𝗹 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗹’𝗮𝗰𝗾𝘂𝗮 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗴𝗮𝘀𝘀𝗼𝘀𝗼 (𝘃𝗮𝗽𝗼𝗿𝗲) 𝗮𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗶𝗾𝘂𝗶𝗱𝗼.
Da un punto di vista macroscopico, tutti abbiamo familiarità con il fenomeno: basti pensare alle gocce d’acqua che si formano 𝑠𝑢𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑓𝑖𝑐𝑖𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑏𝑜𝑡𝑡𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎 𝑓𝑟𝑒𝑑𝑑𝑎. In effetti il calore è un componente cruciale del processo: se per innescare l’ev***razione dobbiamo somministrare calore all’acqua liquida, per ottenere la condensazione del v***re dobbiamo sottrarre calore.
Presentare in questa sede il calcolo completo per la soluzione del rischio di condensa sarebbe impossibile, ma basti sapere che parte da due dati di ingresso:
- Umidità relativa, cioè il contenuto in v***re della massa d’aria;
- Temperatura della massa d’aria umida.
Note queste grandezze è possibile calcolare la 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗲𝗿𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝘂𝗴𝗶𝗮𝗱𝗮, cioè la temperatura soglia al di sotto della quale si attiva il fenomeno di condensazione.
𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗲̀ 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲: 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝘃𝗲𝗿𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗲𝗻𝘀𝗮 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝘀𝗲 𝗹𝗮 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗲𝗿𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗳𝗶𝗰𝗶𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗲𝘁𝗲 𝗲̀ 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗲𝗿𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝘂𝗴𝗶𝗮𝗱𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘃𝗮𝗽𝗼𝗿𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲.
Ci troviamo in definitiva con due controlli, due manopole che possiamo azionare per governare con successo il fenomeno della condensazione:
1. 𝗟’𝘂𝗺𝗶𝗱𝗶𝘁𝗮̀ 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮, che può essere regolata con la ventilazione (naturale o meccanica);
2. 𝗟𝗮 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗲𝗿𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮, che può essere regolata con l’isolamento termico.
Nel prossimo articolo parleremo di come si sfruttano questi controlli nella pratica.
Grazie per essere arrivato fin qui, a presto!
MM
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[PATOLOGIA EDILIZIA]
Oggi parliamo della patologia più diffusa nelle case di recente costruzione o di recente rinnovamento: la muffa.
Temuta da molti e detestata da tutti, la muffa colpisce senza preavviso, determina notevoli difetti estetici negli ambienti che colpisce, condiziona negativamente la salubrità dell’aria in essi contenuta e, spesso, è molto difficile sbarazzarsene.
Portate pazienza, qui tocca fare il minuto di divulgazione scientifica.
Le muffe sono organismi pluricellulari appartenenti al 𝗿𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗳𝘂𝗻𝗴𝗵𝗶, si riproducono per mezzo di spore e si manifestano come patine biologiche costituite da agglomerati di sottili miceli (che schif).
Le spore dei funghi sono estremamente piccole, dell’ordine degli 1-10 μm, e 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗲𝗿𝘀𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗿𝗶𝗮 in concentrazioni molto alte (nell’aria esterna sono centinaia di migliaia per metro cubo).
𝗟𝗲 𝘀𝗽𝗼𝗿𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗲 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗳𝗶𝗰𝗶 𝘂𝗺𝗶𝗱𝗲, poiché forniscono loro l’acqua necessaria ad attivare il processo digestivo. Germinano e producono filamenti detti ife; le ife si estendono ampliando la zona di assorbimento e potenziando la capacità produttiva dell’organismo.
Presto le ife si radicano più in profondità nel supporto e, moltiplicandosi, si infittiscono a formare il micelio. Il micelio ha la capacità di trattenere acqua di riserva, cui attingere nel caso in cui l’aria circostante dovesse farsi più secca (meccanismo protettivo).
Per finire, le muffe sviluppano conidi che producono nuove spore, le disperdono nell’aria e reiterano il processo. Fine del momento Super Quark.
Cosa serve alle muffe per vivere ed infestare i nostri incubi? 4 elementi:
- Un substrato nutriente;
- Una temperatura a loro congeniale;
- Ossigeno;
- Umidità.
È sufficiente tagliare una delle quattro condizioni di cui sopra per liberarsi delle fetentissime muffe. Hai detto niente, vediamo un po’.
Proviamo a togliere loro la fonte di nutrimento. Anche nelle case più pulite ci sono polveri che portano con sé materiale organico (grassi, cellulosa…). Una colonia può svilupparsi a partire da un singolo, piccolo frammento depositato anche su una superficie verticale. Vicolo cieco.
Cambiamo la temperatura! Macchè, le bastarde vivono praticamente nelle nostre stesse condizioni.
Togliamo l’ossigeno? Ovviamente non si può fare. Non in casa perlomeno: il sottovuoto è invece ampiamente utilizzato in altri settori, come l’industria alimentare, proprio per contrastare l’attivazione del ciclo vitale delle muffe.
𝗥𝗶𝗺𝗮𝗻𝗲 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗹’𝘂𝗺𝗶𝗱𝗶𝘁𝗮̀.
Ora se è vero che il mercato è saturo di 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖 𝑚𝑖𝑟𝑎𝑐𝑜𝑙𝑜𝑠𝑖, che promettono di distruggere, sterminare, estirpare e persino sderenare la muffa, l’unico modo veramente efficace di 𝑒𝑟𝑎𝑑𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒 il problema è tagliare le condizioni che ne permettono la crescita, e 𝗹𝗼 𝘀𝗶 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗿𝗶𝗱𝘂𝗰𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗹’𝘂𝗺𝗶𝗱𝗶𝘁𝗮̀.
Bisogna dunque cominciare a pensare alla muffa non semplicemente come a un intruso che va eliminato, ma come all’effetto di un fenomeno che sta a monte. 𝗘𝗹𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮 𝘀𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝗲𝗻𝗲 𝗹’𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼.
E la causa, allerta spoiler, è la 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗲𝗻𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲.
Nel prossimo articolo parleremo di condensazione, dei meccanismi che attivano il fenomeno e di come lo si può impedire/controllare.
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Genma piace alle donne! 👩🏼
Moltissimi italiani sognano di integrare nella propria casa una stanza dedicata alle passioni: cinema, arte, musica, lettura (❤)...
E tu?
Il rapporto tra gli italiani e la casa: il luogo delle emozioni - Casa.it Casa.it ha coinvolto la community social di Radio Italia con degli speciali social instant poll per indagare il rapporto degli italiani con la casa.
⏱ PIANIFICAZIONE DEI TEMPI DI ESECUZIONE – TERZA PARTE ⏱
[TEMPI]
Settimana scorsa abbiamo parlato di come si possano prevedere le tempistiche di esecuzione associate ad una voce di lavoro estrapolata dal computo metrico. Oggi, supponendo di aver svolto il calcolo per tutte le voci del computo, proveremo ad organizzarle in un 𝗰𝗮𝗹𝗲𝗻𝗱𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗶.
La prima cosa da fare è mettere in ordine le lavorazioni.
Sembra scontato ma non lo è: si tratta di ripercorrere tutte le voci del computo, riflettendo sui collegamenti che esistono fra le une e le altre, per arrivare a posizionarle tutte su una ipotetica linea temporale.
Bisogna quindi stabilire delle precedenze fra le lavorazioni. Queste precedenze in qualche caso sono logiche, immediate; in altri un po’ meno e richiedono che interveniamo con decisioni di tipo strategico per sciogliere il nodo e proseguire con il lavoro.
Per esempio, è molto semplice posizionare la posa dei falsi telai per porte interne a valle della costruzione dei tavolati: se non disponiamo di questi ultimi, non abbiamo alcun supporto sul quale installare i primi.
Diverso è il caso in cui uno debba scegliere se sia meglio eseguire prima il pavimento industriale di una zona autorimesse, o i muri che dividono i singoli garage nel medesimo comparto. Procedendo prima con i muri divisori, complichiamo il lavoro del pavimentista: invece di trovarsi un unico grande spazio da trattare, dovrà lavorare per singoli ambienti, con evidente aggravio di costi. Inoltre i divisori stessi sommeranno una superficie leggermente maggiore, perché dovendo poggiare su un piano più basso del pavimento finito, avranno un’altezza aggiuntiva pari allo spessore del pavimento stesso. Altra manodopera in più.
Per poter invece far precedere il pavimento ai muri, di sicuro dovremo aver completato gli impianti del comparto: un vincolo da considerare nella stesura del piano dei tempi, vincolo che nello scenario precedente non avevamo. Inoltre dovremo prestare maggior attenzione nell’elevazione dei muri stessi, perché correremo il rischio di sporcare o danneggiare il pavimento finito.
Scopriamo dunque che esistono 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶 𝘁𝗶𝗽𝗶 𝗱𝗶 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗺𝗶 𝗳𝗿𝗮 𝗹𝗲 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶: 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗳𝗼𝗿𝘁𝗶, che ci negano di eseguire la lavorazione B se prima non abbiamo completato la A; 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗱𝗲𝗯𝗼𝗹𝗶, che si prestano a ragionamenti di convenienza da parte nostra.
Pausa. Si capisce tutto fin qui? Sono noiosissimo? Fatemelo sapere.
Supponiamo di essere riusciti a stabilire tutte le precedenze, e di aver posizionato ogni lavorazione sulla linea del tempo, una dopo l’altra. Cosa succede ora? Emerge una nuova scoperta.
Esiste la possibilità di contrarre, di accelerare il calendario lavori.
La prima accelerazione viene impressa sfruttando il semplice principio che 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗲 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗮𝘃𝘃𝗲𝗻𝗶𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼𝗿𝗮𝗻𝗲𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗱 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗲. Ci accorgeremo presto che il calendario tende autonomamente a formare diramazioni: per esempio il ciclo di finitura degli appartamenti è slegato da quello del comparto autorimesse, e i due possono maturare in parallelo. Quasi certamente al primo corrisponderà un ramo del programma più lungo di quello associato al secondo, perché la serie di opere che lo costituiscono è più complessa e laboriosa. Risulta che 𝗶𝗹 𝗿𝗮𝗺𝗼 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗲̀ 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗼, perché determina la data finale di consegna. 𝗜𝗹 𝗿𝗮𝗺𝗼 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗯𝗿𝗲𝘃𝗲 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗰𝗲 𝗴𝗼𝗱𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗼 𝘀𝗹𝗶𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼: è possibile differirne il completamento di un certo intervallo di tempo, senza che questo comporti un ritardo sulla data di consegna.
Dai, questa è una figata. O no?
In definitiva individueremo il 𝗰𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗼 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗼, cioè la sequenza di lavorazioni che determina la data di consegna. Le lavorazioni facenti parte del cammino critico sono dette a loro volta 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲. Ogni ritardo associato ad una lavorazione critica determina un ritardo sulla data di consegna (salvo accorgersene e adottare misure di recupero).
È evidente che se si vuole imprimere una ulteriore accelerazione al programma, bisogna lavorare sul cammino critico. Come si fa? Spingendo di nuovo sul pedale degli slittamenti.
Volendo tornare al semplice esempio di prima, non è necessario attendere di aver completato tutti i tavolati del cantiere per cominciare ad installare i falsi telai. Quando ho completato i tavolati del primo piano, posso passare i muratori al secondo ed iniziare a posare i falsi del primo. Ancora più veloce: quando ho completato i tavolati dell’appartamento 1, posso passare i muratori all’appartamento 2 ed iniziare a posare i falsi dell’appartamento 1. Ancora più veloce? Posso mettere due squadre a fare i tavolati e due squadre a posare i falsi. …E così via, compatibilmente con le risorse e la manodopera disponibili, e compatibilmente (si spera) con gli obiettivi aziendali.
Questa fase di modellazione del programma lavori richiede grande esperienza e sensibilità, e porta al 𝗰𝗮𝗹𝗲𝗻𝗱𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗺𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮 𝗮𝗰𝗰𝗲𝗹𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲.
Una piccola riflessione prima di trarre le conclusioni. Calendarizzare un cantiere con questo livello di accuratezza è molto, molto difficile. Il piano dei tempi è un progetto a tutti gli effetti, così come lo è il piano dei costi, così come lo sono le tavole architettoniche o il progetto degli impianti. Non si può pensare di affrontare un lavoro di programmazione così minuzioso a metà dell’opera. 𝗜𝗹 𝗰𝗮𝗹𝗲𝗻𝗱𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗶 𝘃𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗺𝗽𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗶. Tanto più che parte proprio dalla data di inizio lavori e finisce con la data di consegna.
Diverso è il discorso delle revisioni in itinere. Può succedere che un programma non venga rispettato alla perfezione, per mille motivi: penso ad esempio al maltempo, o a varianti in corso d’opera, a ritardi dell’impresa… in qualche caso a ritardi del committente.
Se ben confezionato, il programma lavori si presterà ad essere integrato con revisioni o modifiche. Sarà compito dell’ottima impresa verificare l’aderenza dei lavori al programma, tenendo informata la clientela sugli eventuali scostamenti e sulle circostanze che li hanno generati. Si potranno allora formulare nuove previsioni a finire, mantenendo sempre alto il focus su ciò che succede in cantiere e governando il processo edilizio con il miglior tempismo e la massima efficienza.
Spero che questo articolo vi sia piaciuto, a me è piaciuto un sacco scriverlo 🙂.
A presto!
MM
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⏱ 𝗣𝗜𝗔𝗡𝗜𝗙𝗜𝗖𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗜 𝗧𝗘𝗠𝗣𝗜 𝗗𝗜 𝗘𝗦𝗘𝗖𝗨𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 – 𝗦𝗘𝗖𝗢𝗡𝗗𝗔 𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘 ⏱
[TEMPI]
Ci siamo lasciati 4 giorni fa chiedendoci quale sia il modo corretto di pianificare un calendario lavori: la risposta parte (di nuovo) dal computo metrico estimativo.
Abbiamo già sottolineato l’importanza di questo documento in molte occasioni, un documento che governa in qualche modo l’intero appalto; laddove servisse, oggi ne avremo una ulteriore conferma.
Ci riferiamo al computo metrico perché come sappiamo contiene preziosissime informazioni riguardanti la natura, la tipologia e la misura di tutte le lavorazioni in progetto. Il nostro primo obiettivo sarà quello di integrare il computo con informazioni che descrivano 𝗶𝗹 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗲𝗰𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗱 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝘃𝗼𝗰𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼.
Supponiamo di stare lavorando con un tipico computo 𝘱𝘦𝘳 𝘰𝘱𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘪𝘶𝘵𝘦: questa tipologia è molto diffusa fra i professionisti della progettazione, perché concentra l’attenzione sul risultato finale richiesto, indicando caratteristiche e quantità dei manufatti che si desiderano realizzare. In un computo per opere compiute troveremo voci del tipo:
“𝘛𝘢𝘷𝘰𝘭𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘢𝘵𝘦𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘮𝘢𝘭𝘵𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘮𝘶𝘳𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘦𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘧𝘰𝘳𝘢𝘵𝘪 24𝘹8𝘹24 𝘤𝘮 _ 120,00 𝘮𝘲”
Per poter associare un tempo a questa lavorazione dobbiamo per così dire 𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗼 𝘇𝗼𝗼𝗺, formulando un’analisi dettagliata di costo unitario. Espliciteremo tutti i contributi che concorrono alla formazione di un singolo mq di Tavolato interno. Ciò che stiamo facendo è 𝗲𝘃𝗼𝗹𝘃𝗲𝗿𝗲 un computo metrico 𝘱𝘦𝘳 𝘰𝘱𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘪𝘶𝘵𝘦 in un computo metrico 𝘱𝘦𝘳 𝘳𝘪𝘴𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘦𝘭𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘪. Questo tipo di studio normalmente è riservato alle imprese edili, le quali per ovvi motivi desiderano approfondire il più possibile i propri costi aziendali, allo scopo di ottimizzare l’offerta e quindi la loro competitività sul mercato. La voce di cui sopra diventerà allora qualcosa del tipo:
“𝘛𝘢𝘷𝘰𝘭𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘢𝘵𝘦𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘮𝘢𝘭𝘵𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘮𝘶𝘳𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘦𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘧𝘰𝘳𝘢𝘵𝘪 24𝘹8𝘹24 𝘤𝘮 _ 120,00 𝘮𝘲
𝙍𝙞𝙨𝙤𝙧𝙨𝙚 𝙥𝙚𝙧 𝙪𝙣 𝙢𝙦:
- 𝘖𝘱𝘦𝘳𝘢𝘪𝘰 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘵𝘰 3° 𝘭𝘪𝘷𝘦𝘭𝘭𝘰, 0,27 𝘩 𝘹 35,00 €/𝘩 = 9,45 €
- 𝘖𝘱𝘦𝘳𝘢𝘪𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘦 1° 𝘭𝘪𝘷𝘦𝘭𝘭𝘰, 0,27 𝘩 𝘹 30,00 €/𝘩 = 8,10 €
- 𝘔𝘢𝘭𝘵𝘢 𝘣𝘢𝘴𝘵𝘢𝘳𝘥𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘪𝘯 𝘤𝘢𝘯𝘵𝘪𝘦𝘳𝘦, 𝘥𝘰𝘴𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 168 𝘬𝘨 𝘥𝘪 𝘤𝘢𝘭𝘤𝘦 𝘪𝘥𝘳𝘢𝘵𝘢 𝘦 100 𝘬𝘨 𝘥𝘪 𝘤𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 0,90 𝘮𝘤 𝘥𝘪 𝘴𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢, 0,0158 𝘮𝘤 𝘹 90,00 €/𝘮𝘤 = 1,42 €
- 𝘔𝘢𝘵𝘵𝘰𝘯𝘪 𝘧𝘰𝘳𝘢𝘵𝘪 24𝘹8𝘹24 𝘤𝘮, 𝘯. 16 𝘹 0,33 €/𝘤𝘢𝘥 = 5,28 €
𝘛𝘰𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘳𝘪𝘴𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘱𝘦𝘳 1,00 𝘮𝘲 𝘥𝘪 𝘵𝘢𝘷𝘰𝘭𝘢𝘵𝘰: 24,25 €;
𝘛𝘰𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘳𝘪𝘴𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘱𝘦𝘳 120,00 𝘮𝘲 𝘥𝘪 𝘵𝘢𝘷𝘰𝘭𝘢𝘵𝘰: 24,25 𝘹 120,00= 2910,00 €”
Ora, di tutta questa pappardella, che sono sicuro avrai trovato interessantissima, ciò che attira la nostra attenzione è il quantitativo di manodopera associato alla formazione di un mq di tavolato: 0,27 h di un operaio specializzato, più altrettante di un operaio comune. Naturalmente i due formano una squadra e prestano servizio congiuntamente. Se decidiamo di affidare il lavoro ad un'unica squadra, il tempo di esecuzione di tutti i tavolati sarà di 0,27 x 120,00 = 32,40 h: poco più di tre giorni lavorativi.
A questo punto possiamo addentrarci in considerazioni ulteriori: se disponiamo di forza lavoro aggiuntiva, possiamo decidere di affidare l’attività non ad una ma a più squadre, riducendo i tempi di esecuzione. Possiamo anche capire in che modo questa lavorazione influenza il calendario delle successive, e prevedere se, e come, un eventuale ritardo nel suo completamento determinerà un ritardo nella data di consegna.
Ma come si individuano le tempistiche unitarie da computare quali 𝘳𝘪𝘴𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘦𝘭𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘪? Dai dati di repertorio. Proprio come succedeva per i costi unitari, 𝗹’𝗼𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗲𝘀𝗮 𝘀𝗶 𝗱𝗶𝘀𝘁𝗶𝗻𝗴𝘂𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗺𝗮𝗲𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗹𝗲 𝘀𝗰𝗵𝗶𝗲𝗿𝗮. L’ottima impresa conosce la resa delle proprie squadre, è in grado di aiutare progettisti e DL nell’individuazione della più probabile data di consegna, di suggerire adattamenti e piani d’azione volti all’accelerazione del calendario lavori, contribuendo attivamente alla miglior soddisfazione del cliente. L’ottima impresa offre un servizio più tempestivo perché è organizzata.
Siamo quindi in grado di compilare un calendario lavori? Ancora no, ma ci siamo quasi: sappiamo predire i tempi di esecuzione delle voci di lavoro, ma non sappiamo ancora metterle in sequenza, distinguere quelle critiche da quelle differibili, imprimere l’accelerazione ottimale al calendario.
Il prossimo post sarà dedicato alla chiusura di questo argomento, se hai richieste da sottopormi per il successivo, scrivile qui sotto ⬇️⬇️⬇️
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[TEMPI]
Un altro dei temi caldi che ricorrono nel mio lavoro è quello delle tempistiche di esecuzione. Ma cosa dico caldi, roventi!
Non credo mi sia mai capitato di formulare una previsione su una data di consegna alla quale non sia seguita una risposta sdegnosa tipo: “𝑁𝑜𝑛 𝑠𝑐ℎ𝑒𝑟𝑧𝑖𝑎𝑚𝑜, 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑚𝑒𝑡𝑎̀ 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜! 𝑀𝑎 𝑎𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑖𝑎𝑚𝑜? 𝑃𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑑𝑖𝑎𝑣𝑜𝑙𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑖?”
9 volte su 10 non hanno nemmeno firmato l’incarico.
La prima cosa da dire è che dal mio punto di vista è sempre difficile 𝗻𝗲𝗴𝗼𝘇𝗶𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗱𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮.
Intanto perché il tempo è una risorsa che non puoi manipolare con la stessa disinvoltura del denaro. Sembra sciocco da dire ma il tempo non si dilata e non si contrae (almeno nel nostro sistema di riferimento. Se hai capito questa battuta sei sfigato quanto me, mettimi un like per dio!).
Il tempo fluisce costantemente, ed il meglio che ci sia concesso di farci è sfruttarlo nel modo più efficiente possibile.
L’altra questione importante a cui pochi sembrano pensare è che nessuno si diverte a perdere il proprio tempo, né a far perdere quello altrui.
Dice “𝑎ℎ 𝑚𝑎 𝑡𝑢 𝑖𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜 𝑙𝑜 𝑣𝑢𝑜𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑐𝑜𝑚𝑜𝑑𝑜”; come se mi convenisse impiegare un anno per produrre lo stesso risultato che potrei ottenere in otto mesi. Come se il nolo delle attrezzature e la manodopera aggiuntiva me li pagasse la fata del dentino.
La questione delle tempistiche solleva interessanti – e pericolosi - meccanismi psicologici, meccanismi che forse nemmeno i soldi riescono ad attivare. Le persone sentono il bisogno di condurre, e di vincere, una trattativa che abbia per oggetto il tempo, perché temono che tu cercherai di imbrogliarle anche su quel fronte.
Vi confesso che ho perso il conto delle commesse che non mi sono aggiudicato perché, a parità di prezzo, ho prospettato tempistiche più lunghe di quelle promesse dalla concorrenza. Quando poi vedi il cantiere in questione che si protrae fino alla data da te prevista, e pure oltre, a quel punto non puoi più nemmeno sorridere; puoi solo mangiarti le mani per esserti fatto fregare un lavoro alla tua portata.
Ma allora cosa bisogna fare, mentire dall’inizio per ottenere un lavoro e trovarsi un cliente scontento qualche mese più tardi? O essere sinceri e perdere inesorabilmente la commessa? Lascio a voi il divertimento di provare ad evadere dal labirinto etico.
Esiste un bellissimo principio in edilizia secondo il quale aumentando il numero di operai si riduce proporzionalmente il tempo di esecuzione, 𝗺𝗮𝗻𝘁𝗲𝗻𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗻𝘃𝗮𝗿𝗶𝗮𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗲𝘀𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗻𝗼𝗱𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮. È intuitivo: se un lavoro da 120h di mdo viene eseguito da quattro persone, ciascuna di esse dovrà erogare 30h ed il lavoro sarà completato in 30/10=3 giorni lavorativi. Se invece assegno alla lavorazione sei operai, il lavoro verrà evaso in 20/10=2 giorni lavorativi ed il corrispettivo da pagare sarà sempre di 120h complessive. Questo semplice meccanismo nel nostro lavoro viene sfruttato ampiamente.
Meno intuitivo è comprendere che il ragionamento non può essere esteso all’infinito. Se io assegno dodici operai allo stesso compito di prima, è probabile che non sarà evaso in un solo giorno, come ci si aspetterebbe: oltre una certa soglia, le maestranze cominciano ad intralciarsi reciprocamente, con una inevitabile perdita di efficienza (e di denaro).
Ma allora come si pianificano correttamente le tempistiche di una commessa? È un lavoro che richiede avanzate conoscenze delle dinamiche di cantiere e capacità di previsione/programmazione. Ne parliamo nel prossimo articolo.
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Quando fai le cose per bene, nessuno sospetterà che tu abbia fatto realmente qualcosa
La casa di un illustratore a Milano assomiglia ai suoi disegni Un interno milanese fa dell’essenzialità delle linee e dell’uso controllato del colore un punto in comune tra lo spazio e l’opera dell’artista.
𝗖𝗔𝗦𝗔 𝗟&𝗖
[PROGETTI]
𝗖𝗼𝗻𝗰𝗲𝗽𝘁
Per questa casa il cliente desiderava un allestimento moderno e di alto profilo. L’idea guida del lavoro è stata quella di giocare sulla percezione pura del colore. Abbiamo usato il bianco ed il grigio in maniera diffusa, partendo da muri, porte, elementi di arredo fisso come librerie e controsoffitti; il pavimento è in rovere sbiancato. Tutto questo per reggere e fare da contraltare agli elementi di colore, dosato con misura, ma anche con sicurezza.
𝗗𝗲𝘁𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶
Il risultato di questo lavoro è una casa contemporanea, caratterizzata da ambienti razionali, ma non impersonali. Elementi apparentemente semplici come la libreria ed i soprammobili assolvono il compito di conferire calore ed umanità all’insieme. L’illuminazione è stata studiata per diversificare le zone di ingresso e di conversazione, contribuendo al gioco di botta e risposta fra il campo neutro ed i tocchi di vivacità.
Anno - 𝟮𝟬𝟭𝟱
Direttore Creativo - 𝗥𝗼𝗻𝗰𝗵𝗶 𝗲̀ 𝗔𝗯𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲
𝗖𝗢𝗠𝗘 𝗥𝗜𝗦𝗣𝗔𝗥𝗠𝗜𝗔𝗥𝗘 𝗦𝗘𝗡𝗭𝗔 𝗥𝗜𝗡𝗨𝗡𝗖𝗜𝗔𝗥𝗘 𝗔𝗟𝗟𝗔 𝗤𝗨𝗔𝗟𝗜𝗧𝗔’ – 𝗦𝗘𝗖𝗢𝗡𝗗𝗔 𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘
[COSTI]
Qualche giorno fa abbiamo cominciato a parlare di risparmio: un argomento al quale siamo tutti interessati, perché se è vero che tutti aspiriamo alla casa dei sogni, tutti dobbiamo anche confrontarci con la realtà di un potere di spesa limitato. Qualcuno il limite ce l’ha molto in alto, beato lui.
Ci siamo lasciati con una considerazione secondo me centrale: non si può parlare di costo senza parlare di valore. Tutti siamo bravi a risparmiare sostituendo una piastrella che vale 7 con una che vale 5. Il tema è determinare se c’è coerenza fra la riduzione di costo e l’abbattimento del valore.
Si comincia allora a parlare di 𝗼𝘁𝘁𝗶𝗺𝗶𝘇𝘇𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗲𝘀𝗮, che è un concetto un po’ più sofisticato – ma anche 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗶𝗹 𝗰𝗹𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 – del taglio brutale dei costi.
L’ottimizzazione della spesa non si realizza in show-room, e nemmeno in cantiere. Il risparmio sensato lo realizzi a monitor, prima ancora di ba***re il primo chiodo.
Da subito risultano determinanti la capacità e l’esperienza del progettista. Già in fase di elaborazione del concept, molti sono i requisiti da coniugare: una composizione architettonica efficace, la funzionalità dello spazio progettato, il rispetto di complessi parametri legislativi… uno di questi requisiti, spesso trascurato ma decisivo, è la propensione del progetto ad essere realizzato con criteri di economia. Faccio due esempi molto basici.
Immaginiamo due edifici di pari volume. Al primo attribuiamo la forma di un parallelepipedo di base 20x5 m e altezza 10 m: 1000 mc. Al secondo la forma di un cubo di base 10x10 m e altezza, ovviamente, 10 m: anche qui arriviamo a 1000 mc. La superficie dei muri perimetrali da costruire 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗶𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘃𝗼𝗹𝘂𝗺𝗲 è di 500 mq nel primo caso, e di 400 mq nel secondo. La sola geometria del secondo edificio permette di 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑎𝑟𝑒 100 mq di muri perimetrali.
In modo analogo possiamo pensare a due edifici di uguale pianta e uguale altezza: il primo caratterizzato da una facciata regolare ed una maglia strutturale ripetitiva; il secondo da una facciata molto mossa, con sbalzi e sfondati frequenti, ed una maglia strutturale più articolata. Non serve nemmeno pensarci per riconoscere che uno dei due costa meno.
Piccola nota a margine: un preventivo 𝑝𝑎𝑟𝑎𝑚𝑒𝑡𝑟𝑖𝑐𝑜, cioè formulato su un prezzo al mq, tiene conto di tutte queste informazioni? 𝗩𝗲 𝗹𝗼 𝗱𝗶𝗰𝗼 𝗶𝗼, 𝗻𝗼. Rimandiamo al futuro eventuali/ulteriori approfondimenti.
Altro momento in cui si determina il vantaggio economico di un intervento edilizio è quando si traghetta il progetto in fase esecutiva. In questo stadio di perfezionamento delle intenzioni progettuali è indispensabile il confronto con l’impresa.
Quest’ultima, sulla base del proprio know-how e del proprio repertorio di analisi dei prezzi, potrà fornire al progettista preziose indicazioni, riscontri di esperienze già vissute, ed in definitiva numerosissimi contributi finalizzati al perfezionamento del piano di spesa.
Pensiamo per esempio alle scelte collegate alle tipologie strutturali, o alle stratigrafie per chiusure opache, o ai sistemi di impermeabilizzazione…
Ogni impresa che si rispetti custodisce un vastissimo archivio di informazioni che può mettere al servizio del progettista e del cliente, per contribuire all’obiettivo condiviso di ottimizzare la curva dei costi.
Fornire questo tipo di aiuto riqualifica il valore dell’impresa nella sua partecipazione all’iniziativa immobiliare.
Richiamo il pensiero con cui ho chiuso anche l’ultimo post, con la speranza che possiate leggerlo in un’ottica nuova:
𝗥𝗶𝘀𝗽𝗮𝗿𝗺𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗲̀ 𝗼𝘁𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗶 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗲, 𝗺𝗮 𝘀𝗽𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗺𝗲𝗻𝗼.
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