Giorgio Maggiolo graphic designer e fotografo

i canoni sofisticati dei pesi grafici e le armonie della sezione aurea, che diventano traccia stilistica riconoscibile e costante della sua espressività pubblicitaria. La fotografia, questa volta commerciale, è sua compagna costante nel lavoro di designer, è stimolo e base creativa di molte sue realizzazioni in comunicazione. La fotografia d’arte torna a riaffiorare con l’emozione dei viaggi, che gli consentono la frequentazione col magico che tutt’ora lo porta a prendersi una vacanza emotiva ad ogni suo oltrepassare la soglia del solito tran tran. E allora il NordAfrica di Tunisia, Marocco e Algeria, gli Stati Uniti delle metropoli e tutta l’Europa diventano territorio di scoperta dell’incanto fotografico. Parigi assurge a dimora dei suoi sogni artistici e diventa la sua seconda casa ideale. Qui si trova così a suo agio che lo vedrete imbucarsi nei meandri della capitale francese come un provetto tassista parigino, a consigliarvi il posto migliore dove gustare un croissant o bere un pastis. Nella ricerca fotografica di Giorgio questa volta gioca il suo ruolo esperienziale l’art direction in comunicazione, e i know how si sommano e si riplasmano, a formare un unicum espressivo tra tecniche, influssi, predisposizione culturale e materia reale da acchiappare con la luce. In questo gioco magico ma solitario nasce l’idea ultima ma geniale della condivisione delle emozioni. Se c’è un comunicatore “comunicativo” questo è Giorgio, che ama scambiare riflessioni a voce alta con il mondo, e dell’arte dell’incontro ha fatto una regola di vita, anche nel lavoro pubblicitario. I suoi clienti sono più amici degli amici e con loro si diletta a “perdere tempo” (quello che non si perde mai ma è tutto guadagnato) nel piacere delle discussioni stimolanti e da contesto a contesto. Non è stato difficile con questo background, trovarlo cicerone di viaggio di appassionati dello scatto fotografico, amanti dei bei luoghi, quelli per intenderci che riescono a fermarsi per una mezz’oretta e anche più nel posto giusto (ma “strano” per il turista normale) da cui fotografare la Tour Eiffel. Magari non con chissà quale apparecchiatura ultramoderna o ultra-aggiornata, con in mano anche la classica “macchinetta” fotografica, cercando insieme però, nello scambio di opinioni ed esperienze diverse, la sollecitazione d’immagine migliore. Alla ricerca delle migliori sensazioni, per raggiungere l’obiettivo ultimo che è la fotografia quando diventa poesia, sussurro, incanto, rivelazione, sogno.