Progetto cinematografico finalizzato alla realizzazione di un film con i senza-dimora del centro Tra Dall'altro lato ci siamo dedicati al film vero e proprio.
volta, mi resi conto di quanto feroci e vicine fossero le conseguenze della nostra politica economica. Osservai che, non solo c'erano svariate persone che "rubavano", ma che molti di loro, anzi la maggior parte, potevano essere mia madre o mio nonno, cioè persone che, oneste da una vita, a un certo punto, si erano ritrovate a dover far quadrare i conti con modalità che non erano loro mai appartenute. Un abituale "cliente", ad esempio, era un anziano pensionato che, con addosso sempre lo stesso completo pantalone e giacca, liso ma mai sporco, rubava ogni giorno sei fette di prosciutto da mettere nel panino. Era chiaro che si trattava di furto per la propria sussistenza. Così ho immaginato una storia alla Soliti Ignoti di Monicelli, in cui un gruppo di sventurati decide di prendere in mano la propria vita e di realizzare il grande colpo al supermercato, fondando le basi, con il loro fantasioso stratagemma, per una possibile risoluzione della crisi economica che ci invade e sovrasta. L'INCONTRO
Il "gruppo", all'inizio poco connotato nella mia immaginazione, ha avuto la fortuna di prendere forma in seguito all'incontro avuto con uno dei responsabili dell'associazione On The Road Onlus (www.ontheroadonlus.it), che qui a Pescara si prende cura di coloro che, per svariati motivi, finiscono sulla strada, senza un tetto e senza mezzi di sussistenza. Se fino a qualche anno fa era più comune che si trattasse di persone che sceglievano la strada per ribellione nei confronti delle regole della società o per fuga (malattia mentale, tossicodipendenza, alcolismo, abusi, abbandono), oggi si parla anche dei cosiddetti "nuovi poveri": disoccupati, pensionati, operai e impiegati medi, precari, ex manager, professionisti, imprenditori e piccoli artigiani, tutti con un fallimento lavorativo e di vita alle spalle. La prima volta che sono entrata nei locali del centro per una riunione, sono stata circondata da un gruppo di utenti che mi hanno immediatamente indicato l'operatore che si occupa dell'accoglienza dei nuovi! Non ci si fa specie: tutti possono imbattersi in difficoltà, non ha importanza la provenienza, l'età, l'aspetto fisico. Le persone che si incontrano in quei locali della stazione potrebbero essere molti dei miei amici e conoscenti - me compresa! - se non avessimo avuto la fortuna di avere quel paracadute familiare alle spalle. E così i mondi immaginati dei personaggi del mio racconto si sono incarnati in Giancarlino, Peppe, Vittorio, Aidi, Fzein, Erika, Pierpaolo e in tutti gli utenti del centro che con entusiasmo hanno deciso di prestare la propria vita a questa storia. LA PREPARAZIONE
La lavorazione è iniziata con un Cineforum settimanale, tenuto da noi autori affiancati da tre operatori della struttura di On The Road, e destinato a tutti gli utenti. Sono stati proiettati 10 film, eterogenei per argomento e stile. Alla fine di ogni proiezione, è stata incoraggiata una riflessione/dibattito in cui potersi esprimere sulle storie, le tematiche trattate, i personaggi e l'identificazione in essi. Sono state le osservazioni sui personaggi, le loro scelte e le loro azioni il modo per cominciare ad aprire la propria interiorità al gruppo, ma senza esporsi troppo in prima persona. Il secondo step è stato il Laboratorio Cinematografico vero e proprio. Costituito da due incontri settimanali e durato circa tre mesi, il laboratorio ha coinvolto quegli utenti, che si sono dimostrati interessati e assidui al Cineforum, e un attore professionista, che parteciperà al film. Da un lato abbiamo lavorato su improvvisazione, concentrazione e fiducia, per creare uno spirito di gruppo e far nascere e affinare le naturali capacità istrioniche. Le storie personali degli utenti sono state il punto di partenza per la costruzione dei personaggi e dei loro intrecci nella vicenda filmica. L'improvvisazione su temi dati è stata la base per la stesura dei dialoghi. Il colpo-beffa al supermercato è stato architettato in base alle competenze professionali degli utenti relative al periodo prima di finire sulla strada: una sorta di rivisitazione creativa delle loro capacità. APPUNTI STILISTICI
Nella parte più documentaristica del film, i personaggi saranno seguiti nella loro vita in comune che si svolge principalmente nel Centro Polifunzionale, lo spazio del rifugio, dell'accoglienza, il posto per il superamento delle solitudini individuali. Gli farà da contrappunto il Supermercato, il mondo esterno che, luogo qui deputato alla messinscena del reality televisivo, rappresenta l'ambiente che, con le sue dure leggi, ha relegato i nostri ai margini e sul quale i nostri vogliono avere la loro rivalsa. Vivrà della voce degli annunci della commessa, degli sguardi muti dei dipendenti, delle aggressioni verbali del Direttore del supermercato. Gli argomenti e i temi drammatici, e a volte tragici, che qui si vogliono raccontare, ossia la fame, la disperazione, la malattia, l'incapacità di guidare il proprio destino, saranno girati in forma umoristica, di commedia. La fotografia, fatta di toni decisi e tinte contrastanti, i costumi, gli ambienti dove vivono i nostri non avranno nulla di luminoso e festoso. Da contraltare farà invece il supermercato, che, exploit di colori, suoni e luci, è il mondo dell'artificio e della fatuità dei rapporti basati sulla mera mercificazione. Sono gli ambienti, la loro verità, a tingere di ombre la commedia e a dare quel senso di vicinanza che sempre più persone nella nostra società provano di fronte alle storie dei nostri protagonisti. IL PUNTO DI VISTA
Scrittura creativa, teatro, pittura, cineforum: sono il pane di cui si nutre la spiritualità dei senza-dimora del Train De Vie. Con gli operatori di On The Road, crediamo appassionatamente che in ogni persona ci siano risorse da vivificare, che chi vive condizioni di marginalità e di discriminazione possa trovare nella propria creatività lo slancio per costruire possibili percorsi di inclusione, che si possa assaporare il potere della parola per liberare la propria voce. Che attivare un processo creativo significhi dare il via alla rielaborazione di un nuovo senso della vita. Chi attraversa i territori della marginalità ha uno sguardo altro sul mondo, che ci aiuta ad affinare anche il nostro. La strada è la pancia della nostra società che rumoreggia, brontola, segnalando sofferenze e contraddizioni, le stesse che riguardano tutti noi. Questo sguardo diverso è l'obiettivo del nostro film.