Dott.ssa Anna Beatrice Concilli - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
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Psicologa e Psicoterapeuta di orientamento Cognitivo Comportamentale.
Alcuni dei miei pazienti con pensieri intrusivi temono di essere persone riprovevoli perché fanno pensieri immorali: pensare di far cadere il proprio figlio mentre è in braccio, pensare di investire il pedone sul marciapiede, pensare di accoltellare il proprio partner mentre si taglia il pane oppure pensare di poter bestemmiare quando si è in chiesa. La sola presenza di questi pensieri viene giudicata come disgustosa moralmente e, talvolta, la paura principale è quella di essere scoperti e di essere allontanati dalle persone che amiamo.
La verità è che questo tipo di pensieri sono molto comuni, e soprattutto non dicono niente di noi. Tutto quello che si muove nello spazio mentale, resta lì e non ha niente a che fare con la realtà o con quello che siamo.
Proprio per questo non siamo i nostri pensieri.
(Immagine: Pinterest)
Guardare la vetta di una montagna spaventa sempre: come ci arrivo? Sarò in grado di farcela? È tutto troppo difficile.
I miei pazienti spesso mi riportano questo ostacolo e il timore di tutta quella fatica. Quello su cui ci concentriamo in seduta è proprio il fatto che guardare tutto il percorso può togliere il fiato, ma se guardo bene bene, e mi concentro, scopro che quell’immensa salita è formata da tanti piccoli scalini. Ebbene, porre le mie energie su qualcosa di più immediato, concreto e fattibile, come il primo gradino, aiuta a farmi sentire più efficace, aumenta la mia autostima e la motivazione nell’impegnarmi anche sul prossimo step da fare.
Così si diventa scalatori professionisti.
Si è parlato molto dell’eliminazione dei voti scolastici perché creerebbero ansia e disagio negli studenti.
Ho finito la scuola dell’obbligo molti anni fa, quindi non conosco bene la realtà della scuola di oggi, ma se si parla di voti allora, forse, sono gli stessi che c’erano ai miei tempi.
Credo che il problema principale non sia il voto in sè, quanto l’essere circondati da chi ci inculca che il nostro valore sia il voto: se prendo 9, SONO da 9, VALGO 9 come persona; se prendo 5, SONO da 5, VALGO 5 come persona. Avrei avuto ansia anch’io pensando questo, in sincerità.
Quello che dobbiamo insegnare ai nostri figli e ai nostri studenti, è che il voto non dice niente della persona che sono. Dice della mia preparazione a quella singola interrogazione, a quel singolo compito, di quanto ho studiato e se l’ho fatto in modo efficace. Il voto, se dato coerentemente, mi permette di capire se devo aggiustare il tiro nella mia preparazione, è una bussola sulla performance di quel preciso momento storico. E anche gli insegnanti devono passare questo ai ragazzi, e tener conto delle difficoltà nello studio di ciascuno. Rinforzare i risultati anche semplicemente col dire “so quanta fatica hai fatto, ti sei impegnato molto, continua così”. Premiare l’impegno, se non si può fare col voto, anche solo a parole.
Stacchiamo da dosso ai nostri ragazzi l’idea che un voto li definisca. Loro sono molto, molto di più di questo, e solo prendendone consapevolezza un voto non farà più paura.
"La depressione non equivale al dolore; il vero depresso ringrazierebbe il cielo se riuscisse a provare dolore. La depressione è l’incapacità di provare emozioni. La depressione è la sensazione di essere morti mentre il corpo è ancora in vita. Non equivale affatto alla pena e al dolore, con i quali anzi non ha niente in comune. Il depresso è incapace di provare gioia, così come è incapace di provare dolore. La depressione è l’assenza di ogni tipo di emozione, è un senso di morte che per il depresso è assolutamente insostenibile. È proprio l’incapacità a provare emozioni che rende la depressione così pesante da sopportare."
(Erich Fromm)
Giornata mondiale della depressione: il primo passo è parlarne.
Mr Rain ha portato sul palco di Sanremo un testo profondo sul riuscire ad accettare le proprie fragilità e a chiedere aiuto.
Perché nessuno debba ritrovarsi solo di fronte ai propri fantasmi.
Perché nessuno pensi di non poterne uscire.
Per ritrovare se stessi nuovi, mai diversi, completi, pieni.
E supereroi.
Qualche settimana fa una paziente mi ha detto una cosa che ci ha fatte molto riflettere.
Mi ha raccontato che da quando è in terapia e sta condividendo con gli altri l’aver intrapreso questo percorso, ha scoperto che tantissimi sono a loro volta in terapia. Ma non è stato su questo che ci siamo soffermate, bensì quando mi ha chiesto: “Perché nessuno me lo aveva detto prima? Se avessi saputo che anche loro andavano in terapia sarebbe stato per me più facile iniziare, sarei partita molto prima”.
Quanto ancora la vergogna di andare dallo psicoterapeuta influenza la nostra vita? E quanto aiuterebbe qualcuno in difficoltà normalizzare la terapia, sapere che farla non è da pazzi, ma solo un atto di responsabilità e amor proprio?
Il discorso si è concluso con la mia paziente che ha esclamato: “Ora lo dirò a chiunque che faccio terapia! Perché così magari qualcuno che è indeciso si convince a stare meglio”.
Grazie, perché è anche merito tuo se la mentalità inizierà a cambiare.
Che l’anno nuovo porti il coraggio di cambiare, in tutte le direzioni possibili.
Buon 2023 a tutti 💫
Auguri a tutti di un sereno Natale, ma soprattutto ai miei pazienti che stanno imparando ad amarsi, a rispettarsi, a perdonarsi, ad essere imperfetti, a fallire, a cadere e a rialzarsi.
Siete i miei guerrieri preferiti.
Una frase che talvolta mi dicono i pazienti è: “Le persone non capiscono che hanno dei problemi e quindi dal terapeuta ci devo andare io per sopportarle!”. Oltre a farci una risata su, in seduta riflettiamo sul perché il comportamento delle altre persone ci faccia soffrire, e quanto riconquistare il benessere sia la nostra priorità. Purtroppo non possiamo cambiare quello che ci circonda, come il carattere di una madre assente e che non mi vede, o il modo di fare di un partner esigente e criticista. Però possiamo cambiare il nostro modo di vivere queste relazioni, lavorando per non sentirci più invisibili, in colpa o sbagliati. Lì, nello spazio della nostra anima, possiamo fare qualcosa: abbiamo mille strade, mille possibilità e proprio per questo dobbiamo curarle, abbracciarle.
Quella è nostra responsabilità.
Ci sono giorni in cui i miei pazienti arrivano sfiduciati in seduta: “Si, ho fatto gli esercizi che ci siamo detti, ma questa settimana ci sono riuscito solo due volte”. Ragioniamo, allora, su quanto le nostre aspettative, talvolta irrealistiche, possano farci perdere di vista i piccoli, concreti passi in avanti. Cerco sempre di far stringere il più possibile nelle mani ogni risultato raggiunto, perché siamo comunque un po’ più lontani dal punto in cui siamo partiti e con allenamento ci allontaneremo ancora.
Facciamo i conti con la delusione del non essere Superman o Wonder Woman come immaginavamo, ma esseri umani che possono sbagliare, non riuscire, che hanno il diritto di tentare e anche di fallire. Che possono farcela, anche se poco alla volta, anche se non come speravamo. È allora che accettiamo di aspettarci, di perdonarci, di aver “fiducia nella somma di tanti sforzi costanti”.
Alcune delle storie che sento quotidianamente parlano di traumi, di cadute dolorose, di violenze. Momenti in cui ti senti impotente, lacerato dalle circostanze di una vita che non sembra lasciar spazio alla luce. Ma è proprio dalle crepe dell’anima che, se si sa guardare, si vede un orizzonte diverso, che si scorge un rigagnolo scintillante fatto di nuovi modi di essere.
Questo ci insegna il dolore: reinventarsi, migliorare, crescere, cambiare.
“Non sono ciò che mi accade.
Sono ciò che scelgo di diventare”.
Alcuni dei miei pazienti mi parlano di traumi avvenuti anni fa, ma poi subito mi dicono: “Ma ora non ci penso mai, non credo sia un problema ad oggi”. La realtà è che il trauma ritorna come reazione, nel nostro quotidiano, a stimoli che in qualche modo sono correlati alle esperienze dolorose passate. Per questo è importante non trascurare la nostra storia di vita e le nostre ferite: solo curandole possiamo reagire in modo diverso a quello che ci accade.
C’è ancora molto scetticismo sulla psicoterapia, ma la cura della salute mentale non è dei deboli, dei falliti, dei matti: è delle persone che vogliono trarre il meglio da loro stessi.
Ogni volta che rinunciamo a qualcosa, stiamo perdendo un pezzo di vita e, inevitabilmente, di noi stessi.
Ogni cosa ci trasforma.
Tutto nelle nostre mani.
Il dolore è una delle parti della vita, per quanto non ci piaccia. La tristezza ha la funzione di farci fermare, riprendere le energie e riorganizzarci in modo più funzionale: questo processo è assolutamente necessario per superare un momento difficile.
In questo senso, il dolore acquisisce un nuovo significato: non è ostacolo alla vita, ma mezzo per apprezzarla ancor di più.
I DCA, o Disturbi del Comportamento Alimentare, sono in grande aumento in questo periodo, soprattutto fra i giovanissimi.
Impariamo a guardare i vuoti e i bisogni dei nostri ragazzi: solo così possiamo aiutarli e farli aiutare.
“Se con il tacco ti vedrai alta, con l’amore per te stessa ti vedrai immensa.”
• F. Kahlo •
Auguri a tutte le donne e soprattutto alle mie pazienti che, con straordinario coraggio, affrontano le loro ferite.
Basta poco per stimolare il nostro buon umore: una passeggiata, stendersi al sole o cantare sono solo alcune attività che ci aiutano quando ci sentiamo tristi o nervosi.
Fare alcune di queste cose quotidianamente contribuisce al nostro benessere.
🧠☀️
Non è molto, ma speriamo che possa essere solo il primo di tanti riconoscimenti dell’importanza della sofferenza personale, affinché si ponga in prima linea il diritto del benessere psicologico.
Un bellissimo brano sulla timidezza. Per accettarla e non farne il nostro mostro.
“E ora desidero parlare con te, che ti accusi di timidezza, che avvampi, tremi, sudi, e ti batte il cuore.
E vivi questa condizione come una vergogna, una gabbia davanti alla quale si fermano tutti gli altri a indicarti e a deriderti. Voglio parlare con te perché non lo fa nessuno in quest'Italia che premia i prepotenti. Neanche tuo padre e tua madre ti comprendono poiché temono che sarai perdente, e anche tu credi di esserlo e finisci col vergognarti di te stesso. Solo due parole, fratelli emotivi, vittime dell'aggressività sociale... Jerome Salinger, il grande scrittore americano del "Giovane Holden" si è chiuso nel suo silenzio dal 1963. Trentasette anni che nessuno gli scatta una foto, nessuno lo incontra, nessuno sa dove sia. Timido. Timido come Charlie Brown, Leopardi, Emily Dickinson, Roberto Baggio, Woody Allen ed Albert Einstein che non sapeva corteggiare le signore e si consolava suonando il violino. Questi sono i vostri illustri padri, fratelli timidi, e la vostra è una dote assolutamente preziosa nel patrimonio genetico umano e non un "male sociale". Il rossore, il tremore, oggi sono diventati vizi insopportabili e la società sembra non aver posto per i timidi. Ma dalla timidezza non si deve guarire, brothers, questa è la più grossa st*****ta messa in giro dai mediocri che non riusciranno mai a dare o ricevere un'emozione così come siete capaci di darla o riceverla voi. Voi vedete quello che gli altri hanno paura di vedere, fratelli. Vedete il limite, il pericolo, l'estinzione. Per questo la vostra fragilità è una roccia, e il patrimonio che voi arrossite di possedere è un tesoro da preservare. Non è paura, né fobia, né angoscia, né depressione, né vigliaccheria. Timido, perfettamente timido è il neonato che guarda il mondo per la prima volta."
• J. Folla •
È un percorso faticoso, più o meno lungo, ma ci fa crescere incredibilmente.
Imparare a comunicare con una persona che sta soffrendo, è il primo passo per aiutarla.
Quello che impariamo a fare, in un percorso terapeutico, è scardinare i pensieri irrazionali con pensieri più oggettivi, aderenti alla realtà e più funzionali. Quando abbiamo, ad esempio, il pensiero “andrà sempre tutto male”, proviamo a disputarlo o destrutturarlo con pensieri del tipo “non posso prevedere il futuro, come faccio a saperlo ora?/ quanto è probabile che sia vero?/ cosa posso fare, eventualmente, per evitarlo?“. Il pensiero negativo perderà di forza e significatività, e si abbasseranno le sensazioni negative.
Serve un po’ di allenamento, e i benefici sono a lungo termine.
I buoni propositi per questo 2022 sono rivolti alla nostra crescita personale.
Grazie ai pazienti che mi hanno rivolto un pensiero; spero che questo nuovo anno porti grandi soddisfazioni e sia luminoso di nuove, meravigliose scoperte.
Auguri 🥂
In questo periodo complicato è normale a volte sentirci particolarmente tristi o abbattuti. Quello che ci accade, poi, è di arrovellarci sul problema, pensando che non passerà mai, che non ne usciremo più o che non possiamo fare niente per migliorare le cose, in una parola “rimuginiamo”.
Cercare di avere pensieri diversi, più oggettivi e concreti, ci aiuta a gestire al meglio questi momenti difficili.
Allargare e flessibilizzare gli orizzonti e le strategie è uno degli obiettivi primari della terapia.
Il dolore va vissuto, anche se non ci piace e ne faremmo volentieri a meno.
Il dolore va compreso, accettato, trasformato in un’occasione di crescita.
Solo in questo modo non lo avremo provato invano.
I volti della violenza possono avere anche contorni sfumati.
Che le donne vittime di violenza possano trovare il coraggio e il supporto necessario per uscire da spirali nocive.
Perché l’amore parla una sola lingua: quella della dolcezza e del rispetto.
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