Corsi & Ricerca
Corsi teorico-pratici in Odontoiatria Conservativa, Endodonzia e Protesi Fissa
L’insorgenza di incrinature e fratture della corona dentale, così come della radice, rappresenta una problematica frequente nella clinica odontoiatrica, non solo in relazione ad eventi traumatici incidentali, più facilmente giustificabili, ma soprattutto come conseguenza di trattamenti restaurativi pregressi, che creano i presupposti biomeccanici per l’insorgenza di tali eventi. Una corretta conoscenza dei meccanismi che portano all’insorgenza di incrinature e fratture è il presupposto necessario per una clinica endodontica, conservativa e protesica consapevole e predicibile.
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Negli ultimi anni si è assistito ad una evoluzione della clinica protesica volta all’acquisizione di tecnologie digitali e cad-cam, tale da portare ad un progressivo superamento dei materiali e delle tecniche analogiche tradizionalmente impiegate in protesi fissa.
Il corso vuole documentare, attraverso una personale esperienza clinica e di ricerca, un confronto diretto tra i risultati di una protesi fissa analogica tradizionale in metallo-ceramica e quelli ottenuti con un approccio digitale, legato all’impiego di scanner intraorali e di materiali come la zirconia, che necessitano di una tecnologia cad-cam.
Senza alcuna pressione e alcun fine commerciale, il corso vuole essere un momento obbiettivo di riflessione sulla qualità dei risultati clinici e sulle ragioni che spingono ad un tale cambiamento.
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Ancora un caso - questa volta una profonda frattura di un 23 -risolto con un approccio ortodontico forse non proprio accademico, ma semplice ed efficace. Una ortodonzia da "conservatori", insomma. Vi propongo il caso integralmente con commento a lato. Lo stesso caso clinico rientra nell'argomento delle "Incrinature e fratture dentali", che sarà trattato in un prossimo webinar, di cui potete trovare il programma alla pagina "Corsi & Eventi" del sito www.maurocattaruzzaaesthetica.it
Malgrado la mia risaputa preferenza per la metallo ceramica e per l'analogico, trovo che ogni drastico, forzato e ostinato schieramento a favore dell'una o dell'altra posizione - chi per il digitale e la zirconia, chi per l'analogico e la metallo ceramica - privi gli uni e gli altri di utili opportunità protesiche. Dopo anni di confronti e di sperimentazioni sul digitale e sulla zirconia non ho alcuna intenzione di abbandonare le mie impronte in silicone, chiavi e modelli di posizione, fusioni, saldature e metallo ceramica. Tuttavia, con questo post voglio ammettere e documentare come anche la zirconia possa esprimere risultati significativi, quando può esprimersi non oltre i propri limiti, anzi, sfruttando proprio alcuni suoi vantaggi rispetto alla metallo ceramica. Già da tempo nelle mie indicazioni protesiche cerco di limitare la zirconia alle corone singole, soprattutto nei settori posteriori, monolitiche, multlayer, la dove vi è un ridotto spazio occlusale. Mentre per una metallo ceramica devo dare uno spessore occlusale di 1,5-2 mm, con una zirconia cubica monolitica sono sufficienti 0,8-1,0 mm. Una singola corona risente molto meno della contrazione da sinterizzazione (22-25%) e della conseguente distorsione geometrica (non sempre così ben controllata nelle strutture protesiche più complesse). Eseguo una preparazione a spalla, molto ridotta, così da garantirmi l'assenza di sovracontorni marginali e avere una miglior lettura digitale del margine e una sua migliore riproduzione (solitamente in difficoltà con preparazioni orizzontali più estese). Corona singola, spessori ridotti, minore contrazione da sinterizzazione, miglior adattamento marginale, elevata resistenza meccanica, estetica più che adeguata per i settori posteriori, possibilità di preparazioni iuxta o sopra gengivali. Dimenticavo, l'impronta è come sempre analogica. Le immagini riportate documentano l'ottimo risultato ottenuto (Odt. Roberto Chinellato, Vittorio Veneto).
50'anni e non sentirli!
Un nuovo filmato sul canale YouTube di Mauro Cattaruzza: Preparazione cavitaria di terza classe.
ODONTOIATRIA CONSERVATIVA. Preparazione cavitaria di terza classe. Il filmato illustra i principi e la tecnica di preparazione di una cavità di terza classe per un restauro in composito nei denti anteriori. Rimozione del tes...
Ecco il link al video di presentazione del nuovo libro del dott. Mauro Cattaruzza: AESTHETICA. Il restauro diretto in composito nei denti anteriori. Principi e tecnica della stratificazione.
Aesthetica. Il restauro diretto in composito nei denti anteriori.
Preparazione verticale con frese a "lama di coltello". Coulisse contrapposte sui due pilastri. Impronta in silicone con portaimpronta del commercio. Rilevamento intraorale della posizione dei pilastri con chiave di posizione e realizzazione del modello di posizione con gli sfilabili laccati del modello master. Monofusione in acciaio. Verifica dell'adattamento della struttura sui monconi naturali con Xantopren, pari a 33 micrometri misurati sulla parete del pilastro.
Riassorbimenti radicolari esterni e utilizzo di biodentine. Il caso mostra la compatibilità del materiale a stretto contatto con l'osso e il mantenimento di una sufficiente salute parodontale a livello sopracrestale. Un restauro in composito, eseguito in un secondo tempo, ricopre la biodentina al di sopra del margine gengivale.
Il controllo documenta il caso a distanza di due anni e mezzo.
Dott. Pietro Salvador, Portogruaro (VE). Corso annuale di odontoiatria conservativa 2021-2022. Modulo avanzato di restauro estetico nei settori anteriori (2 incontri). Esercizio di stratificazione in composito e modellazione completa di un incisivo centrale superiore. Complimenti!
Due veenering dirette - 11 e 12 - e la ricostruzione del margine incisale del 21. Un caso clinico che ad un primo controllo, quello illustrato nelle immagini, presentava a mio avviso ancora un margine di miglioramento, ma a cui la paziente si è tenacemente opposta, in quanto già soddisfatta del risultato. Voglio condividere queste mie riflessioni per una migliore comprensione delle dinamiche di stratificazione del composito e della percezione estetica che interessa l'ambito dentale. Il commento a lato delle immagini.
Due casi protesici sovrapponibili. Due pazienti diversi. Due situazioni cromatiche molto differenti. In un caso, due corone in metallo ceramica, 11 e 21; nell'altro, due corone in zirconia stratificata, sempre 11 e 21. Questa volta non mi soffermo sulla precisione delle strutture, sull'adattamento o sul gap marginale. Scorrendo alcuni miei precedenti post apparirà chiaro, e ancora una volta lo confermo, come la mia preferenza in questo ambito sia ancora una volta per la metallo ceramica. Ora, su questi due casi clinici, la mia attenzione va invece al risultato estetico. E, lo ammetto, anche la zirconia (stratificata) ci sa fare! Non voglio dire che la metallo ceramica sia meglio della zirconia o viceversa. Quando mettiamo l'odontotecnico nelle condizioni di spessore e di preparazione protesica ideali; quando diamo le giuste indicazioni sul colore del moncone sottostante e, quindi, sul grado di opacità che la sottostruttura protesica deve avere; quando la modalità di rilevamento del colore e di comunicazione dei dati al laboratorio sono corretti; quando l'odontotecnico conosce in modo appropriato la stratificazione dei materiali in funzione del colore e della traslucenza, allora ogni possibilità protesica risulta percorribile con risultati estetici adeguati. (Odt. Stefano Martina, Tauriano, PN)
Paste abrasive diamantate. 6, 3 e 1 micron. Trovo che siano un ottimo prodotto, una combinazione di granulometrie ideale, quantomeno sui compositi. 19,60 euro per una siringa da 10 grammi. Attenzione, non è un materiale dentale! Ma questa pagina è seguita anche da molti odontotecnici...
Di seguito il link al prodotto:
https://www.utensiliprofessionali.com/diamantpaste.html
Terapia causale. Jan Lindhe poco meno di quarant'anni fa mi insegnava che la malattia parodontale è sostenuta da due fattori causali: la componente batterica e il trauma meccanico occlusale. Nelle due radiografie che riporto vediamo uno dei tanti esempi clinici di come una terapia causale, consistente in un accurato "scaling and root planing", associato all'eliminazione del trauma e della mobilità dentale attraverso uno splintaggio, porti a risultati sorprendenti e ad un mantenimento possibile, prima di qualsiasi altro percorso rigenerativo, implantare o protesico.
34 anni di odontoiatria e un caso come questo non mi era mai capitato prima. Una nuova paziente. Prima visita. Una situazione parodontale non particolarmente preoccupante. Nessun problema generale di salute. Tanto tartaro (rx 1). Affidata all’igienista. Una prima seduta per l’arcata inferiore. Una seconda seduta per ‘arcata superiore. Nulla da rilevare. Ad un successivo appuntamento, un mese dopo, osservo un’estesa area di infiammazione gengivale tra 15 e 16, con necrosi ossea e due grossi sequestri ossei, associata ad una importante perdita di osso alveolare (rx 3, foto clinica 1). La paziente non riferisce alcun dolore, né alcun sintomo che potesse averla allarmata. Vista la rapidità con cui è progredita la lesione e l’invasività del processo, ipotizzo una infezione da fusobatteri (già in passato ho avuto modo di sperimentare la particolare aggressività di questi batteri). Prelevo i sequestri ossei e del tessuto gengivale profondo inviandoli immediatamente al laboratorio di microbiologia dell’ospedale di Pordenone per un esame batteriologico. Nel frattempo, Bassado 100 mg per 7 giorni. La risposta microbiologica risulta negativa. A distanza di circa due settimane il processo infiammatorio si arresta (foto clinica 2, rx 4). Nessun sondaggio parodontale residuo tra 16 e 15. Permane una certa infiammazione in altri siti, tra 16 e 17 e tra 26 e 27, che si risolve con difficoltà, malgrado ripetuti scaling, eseguiti personalmente, applicazioni di gel di metronidazolo e clorexidina a domicilio. Si osserva una perdita d'osso anche tra 16 e 17. Qualcuno ha una idea di che cosa possa essere successo? Vi prego di condividere questo post nella speranza che qualcuno riesca a dare una risposta. Grazie.
Qualche giorno in Spagna. Barcellona. Casa Battló. E inaspettattamente una audioguida cita alcune parole di Antoni Gaudí: “Il requisito più importante perché un oggetto sia considerato bello è che soddisfi il fine per il quale è stato concepito”. L’estetica è funzione. Uno dei tanti insegnamenti e ricordi di Bebi Spina, che dopo tanti anni ancora porto con me.
E allora, ecco una breve anticipazione da un paragrafo del decimo e ultimo capitolo di un mio prossimo libro, che spero finalmente uscirà questo autunno, "Aesthetica. Il restauro diretto in composito nei denti anteriori. Principi e tecnica della stratificazione":
"…nessuna percezione estetica può essere svincolata dal contesto funzionale, in cui si colloca l’oggetto della nostra percezione. La funzione è un elemento inevitabile, al quale deve rispondere l’equilibrio di una determinata struttura o insieme, in un dato ambiente spaziale…la forma è funzione, così come la funzione esige una determinata forma…Quando la funzione rispetta ogni nostra aspettativa estetica, possiamo affermare che forma e funzione sono in equilibrio e che l’estetica è funzionale".
Intervento restaurativo diretto in composito da 13 a 23 senza preparazione cavitaria. Un approccio diretto consente di modificare forma e colore variando lo spessore del composito, senza dover considerare uno spessore minimo del materiale, che implichi una conseguente preparazione cavitaria, come generalmente avviene con le faccette in ceramica. Una tale soluzione restaurativa risulta relativamente veloce, realizzabile in una unica seduta, molto più economica per il paziente ed estremamente conservativa. Nell'affrontare questo caso è stato eseguito dapprima un mock-up, utile per verificare i rapporti tra spessore del composito, forma e colore. La stratificazione è stata realizzata a mano libera con comuni compositi in pasta.
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