Psicologo Montagnola
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Psicologa psicoterapeuta psicoanalitica
Eccoli, gli adolescenti.
"Apparentemente forti, decisi, sicuri, con la gioia di vivere, con la spensieratezza di un mondo idealizzato, con l’illusione (e qui sta la loro difesa) di controllare, modificare, eliminare tutto ciò che a loro non è gradito.
È così che li disegna la pubblicità quando gli offre la materia che li nutre, la maschera che li rende presentabili a se stessi e al mondo esterno, mentre spinge all’interno, soffocandole, tutte le loro frustrazioni, le loro incertezze e i loro grandi e insormontabili problemi esistenziali".
(tratto da "L'immaginario prigioniero. Come educare i nostri figli a
un uso creativo e responsabile delle nuove tecnologie," Parsi M.R. - Cantelmi T. - Orlando F., Oscar Mondadori, 2009
La teoria psicoanalitica freudiana colloca la donna come figura centrale, ma sempre vista dalla parte del figlio, attraverso le sue reazioni e i suoi bisogni, come se essa non avesse vita propria né percezione di sé in quanto donna, per prima cosa. In psicoanalisi, la donna viene così collegata, così come accade nei miti e nelle religioni, al concetto di colpa, di mancanza, di impossibilità. La femminilità, non a caso, definita da Freud come il “continente nero” continua, attraverso la tradizione freudiana, ad essere fantasmatizzata come la parte scissa del maschile (costola di Adamo) in cui vengono proiettate qualità per lo più negative come l’impotenza, la passività, l’invidia e soprattutto il non pensabile e il non conoscibile. Come accettazione di un fatto non condiviso, la cultura attribuisce al desiderio femminile il desiderio di maternità. Scrive Platone nel Timeo «Per le donne, ciò che si chiama matrice o utero è un animale dentro di loro che desidera fare bambini; e quando resta privo di frutti molto tempo oltre la stagione propizia, si irrita e sopporta male questo stato; allora erra per tutto il corpo, ostruisce i passaggi dell’aria, impedisce la respirazione, getta in angosce estreme e provoca malattie di ogni genere; e ciò dura fintanto che l’appetito e il desiderio nei due sessi non le conducano a una unione ove esse possano cogliere come da un albero il loro frutto».
(tratto da "Il ruolo del complesso edipico nella maternità, 2006’
Analisi della Scherma: tecniche di gestione dell'ansia
"Prima di ogni gara si possono applicare diverse tecniche, come per esempio quella simpatica, originale ma davvero efficace della “Tecnica dell’immaginazione” che insegna a concettualizzare la nostra emozione, sviscerandola nei suoi aspetti più profondi.
Quando siamo ansiosi, i nostri pensieri tendono a proiettarsi nel futuro facendoci prevedere la più orribile della prospettiva. Si visualizzano o si vedono eventi che producono ansia, ci sono immagini che fanno precipitare l’ansia e sembra che non vi sia niente da fare per cancellarle. Imparare la tecnica dell’immaginazione permette di produrre visioni che servono invece a ridimensionare l’ansia e a superarla.
Un’altra tecnica da fare prima della gara la “Tecnica del “E ALLORA?”
Quando siamo ansiosi, i nostri pensieri tendono a proiettarsi nel futuro facendoci prevedere la più orribile della prospettiva. La tecnica del “E allora?” serve a dominare la tendenza a pensare a una catastrofe prima che si verifichi (a evitare cioè l’ansia anticipatoria).
Prima di applicare questa tecnica, dovremmo ricordare chiedere a noi stessi quante delle nostre passate predizioni pessimistiche si sono verificate effettivamente nella loro interezza. (...) Ricordare che non possiamo sempre controllare il risultato di una situazione, ma la nostra reazione a esso.
Per quanto riguarda invece delle frasi da dirci calata la maschera, valide per qualsiasi occasione importante da affrontare, dobbiamo far riferimento alle tecniche per aumentare l’autostima.
Con le “Autoaffermazioni di riuscita” dobbiamo imparare a sostituire gli incoraggiamenti esterni con altri prodotti da noi. Una volta c’erano i nostri genitori o insegnanti o altri che credevano in noi e ci davano quella pacca sulla spalla a dirci che valevamo. Oggi dobbiamo farlo da soli a noi stessi. Un dialogo interiore che deve essere il più positivo possibile.
Per prepararmi a una situazione fonte di ansia posso dire: andrà tutto bene; l’ho già fatto prima; prendo le cose una alla volta, come va; c’è sempre una soluzione; c’è di peggio; lo sto facendo perché l’ho scelto, quindi va bene; sono ansioso, lo so ma so che ce la farò.
Per affrontare e dominare una situazione ansiogena o difficile posso dire (come se lo diceste a una vostro amico in difficoltà): resto concentrato su quello che devo fare, ce la farò; non deve essere perfetto, ma soltanto fatto.
Per far fronte al sentimento di essere sopraffatto (per esempio, in caso di attacco di panico) posso dire: è solo ansia, non è morto nessuno; è il mio corpo che reagisce, ho comunque le capacità per farvi fronte; passerà presto e nel frattempo continuerò a funzionare.
Per rafforzare il mio successo nel dominare l’ansia posso dire: congratulazioni, ce l’ho fatta; sono fiero di aver affrontato me stesso; un’altra piccola prova che dimostra che posso farcela; anche se ero ansioso, ho usato le mie capacità e ci sono riuscito..."
(tratto da "Analisi della Scherma", di Francesca Orlando e Stefano Gardenti, 2021)
Shakespeare come non lo avete mai letto
Analisi di Tito Andronico
Ci troviamo in una Roma senza tempo, terrificante, in cui convivono il cannibalismo, lo stupro, l'omicidio rituale e ogni tipo di violenza specie dove il corpo delle donne è di proprietà del signore che domina l’orda; può essere mercificato nelle alleanze politiche, vessato da ogni tipo di tortura, scambiato come bottino di guerra ed essere preda dei desideri dei padri (incesto).
La rappresentazione di una società così barbaramente violenta, dove non sono presenti limiti e divieti, trova una spiegazione in un’analisi psicologico sociale di derivazione psicoanalitica.
In Totem e Tabù, Freud spiega come in tempi primitivi, l’uomo vivesse in orde dominate da un maschio forte che deteneva un potere violento. Le donne erano di sua proprietà, sia quelle che nascevano nella stessa comunità ma anche quelle che egli rapiva per fare sue, e non solo era di proprietà le donne adulte ma anche le figlie.
È sul destino dei figli di un’orda primitiva che nasce il concetto di società civile.
Ebbene, dobbiamo considerare che i figli che venivano a scontrarsi per qualsiasi modo con i padri o che semplicemente suscitavano emozioni negative in lui, venivano evirati o espulsi o addirittura uccisi e venivano accolti da altre orde dove però non subivano la stessa sottomissione come prima. Anzi, insieme ad altri che aveva avuto la stessa sorte, trovavano il modo di diventare padroni della stessa comunità ospitante e perpetravano la stessa sorte ai nuovi figli. Uccidevano il padrone, cibandosi del suo corpo fino ad allora dominante e si spartivano l’eredità paterna.
L’atto cannibalesco si comprende come tentativo di assicurarsi l’identificazione con il padre, incorporandosi un pezzo del suo corpo e simbolicamente una parte del suo potere.
Ma a lungo andare, questa modalità di instaurare ruoli, spazi e tempi di potere diventa motivo di riflessione per i nuovi padri. Persuasisi dei pericoli a cui loro stessi possono andare incontro e soprattutto dell’infruttuosità di queste lotte, essi pensano di riunirsi in fra loro in una sorta di contratto sociale. La nascita della prima società insomma, come diremmo oggi noi.
Alla base della formazione dell’organizzazione sociale coesa sta appunto la nascita del complesso edipico che parte dall’orda primitiva.
Il singolo ovvero il figlio rinuncia all’ideale di acquisire per sé la posizione del padre, rinuncia cioè al possesso della madre e delle sorelle.
Questi stessi aspetti dell’orda primitiva li ritroviamo nella società violenta di oggi, tra le righe della cronaca nera, nell’attualità delle guerre ma ancor prima nelle sceneggiature delle serie televisive. Il trionfo dell’Es senza alcuna censura superegoica o mediazione egoica è alimentato dall’espressione della pulsione di morte, appunto distruttiva, insita nell’uomo insieme a quella conservativa di Eros, che non si possono sopprimere ma almeno cercare di deviarle. Come Freud diceva di sublimarle.
È nella creazione dei legami e nel superamento del complesso edipico che la comunità di individui supera lo stato primitivo e consente la civilizzazione con conseguente cambiamento psichico individuale.
Consulenza psicologica in “Shakespeare’s Tragic Heroes (6x 30’)”. RaiScuola.
"L’inconscio è come un piccolo animale ferito ma anche gioioso che se ne sta buono lì in un angolo senza dare fastidio a nessuno. Ogni tanto protesta ma lo fa a fin di bene. Noi siamo un po’ crudeli con lui, come padroni indifferenti ai lamenti del cucciolo. L’inconscio è fedele non scalpita, è calmo in disparte e ogni tanto parla. Lo sa che potrebbe darci fastidio e allora cerca i modi più astuti per farci sapere le cose, messaggi subliminali attraverso il sogno e i sintomi fisici. Poi però si arrabbia. Ed è lì che noi non possiamo più far nulla per impedirlo. E quando questo accade è già troppo tardi.
La sua potenza si è finalmente liberata ed accade di tutto. Vedi salire onde vertiginose sb****re fragorosamente sugli scogli dei tuoi argini fragili. Non c’è diga che tenga, l’acqua sale e vorticosamente ti tira giù, ti soffoca, ti opprime, ti sbatte da una parte all’altra senza darti il tempo di respirare.
L’energia è così forte che vorresti liberarti, ma lei ha sempre il sopravvento su di te, non sei più capace di tenerla a bada. La fiera è libera e si muove senza controllo. Quando ti riprendi ti trovi a terra, sbattuta con violenza e sul tuo corpo porti i segni di questa lotta. Li trovi anche dentro di te questi segni, umidi e dolenti per tanto tempo..."
(tratto da Analisi della scherma, Francesca Orlando e Stefano Gardenti, 2021)
Analisi della Scherma: il Maestro.
"In sala come in pedana in particolare, setting della relazione con l’allievo, si ripropone la gerarchia familiare, una ‘famiglia’ acquisita, in cui il Maestro assurge a padre – pater familias – e gli allievi diventano i figli tra i quali, com’è noto, possono instaurarsi dei legami di amicizia ma anche di rivalità, proprio come accade tra i fratelli. Quella rivalità edipica che si traduce nel voler mostrare al Maestro/padre la propria bravura ed accaparrarsi quindi il suo affetto e la sua stima o al contrario a cercare di superarlo per, psicoanaliticamente parlando, evirandolo del suo potere indiscusso.
La figura del Maestro ha una grande importanza simbolica, sia che si tratti di un uomo che di una donna. Non è infatti il genere a determinarne la qualità, ma lo stile educativo che usa in sala. (....) il Maestro non è solo colui che insegna tecniche, tattiche e strategie, ma come egli sia ben disposto ad accogliere l’allievo inteso come unità psicofisica oltre che di potenziale atletico..."
(tratto da "Analisi della Scherma", Francesca Orlando e Stefano Gardenti, 2021)
Shakeaspeare come non lo avete mai letto.
Analisi del Re Lear
Il Re Lear ha un carattere volubile passa dall’essere gaudente all’essere violento, agendo un forte ricatto affettivo sulle figlie: se provi quello che dico io, ti voglio bene altrimenti ti diseredo. Questa si chiama comunicazione paradossale e interviene proprio quando si parla di sentimenti. I sentimenti sono spontanei, non possono essere forzati: o ci sono o non ci sono. Re Lear è un padre isterico quindi, incapace di governare il regno e di gestire le figlie. L’hysterica passio con cui Lear prima caccia la figlia Cordelia e poi maledice le altre figlie eccede nelle emozioni senza riconoscimento dell’altro, privo di qualsiasi empatia.
Così facendo, Re Lear, investito di un narcisismo immaturo e malato, non accetterà la fine del dominio paterno sulle figlie, non le considererà moglie e madri svincolate contesto familiare d’origine, ma solo come appendici funzionali del suo narcisismo. Ed esse, ma non tutte, sperimenteranno affetti primitivi, ambivalenti, che si risolveranno nel tradimento e nell’odio.
Dov'è l'attualizzazione della tragedia? Nella crisi della paternità moderna: i padri sono diventati liquidi.
Re Lear è lo specchio dei padri di oggi, i genitori liquidi direbbe Baumann, i padri narcisisti.
I padri di oggi hanno un profilo facebook come i loro figli, ne scimmiottano il linguaggio tecnologico, sono completamente avvolti dalle dinamiche narcisistiche del tempo, sono ambigui, fluidi nelle relazioni.
Non sono completamente assenti nella vita dei figli, ma hanno rinunciato ad educare.
I figli sono la stampella che li legittima nell’essere liquidi e fragili.
Sono genitori che si sostituiscono ai desideri e alle emozioni dei figli ancor prima che si manifestino, sono genitori che comprano cose, ma non investono del tempo da passare con loro, genitori quindi incapaci di indicare e decodificare come sia veramente il mondo.
I padri di una volta tagliavano simbolicamente il cordone ombelicale del figlio e li portavano fuori dal nido e dalla simbiosi materna; oggi i padri tagliano fisicamente il cordone ai figli ma sono incapaci di portarli a vivere fuori, mantenendoli in uno stato di semi indifferenziazione con la sostanza materna.
Re Lear comprende come sia fatto il mondo solo attraverso la depressione tipica del narcisismo e la sua follia. È quella che si chiama crisi dell’autorità che lascia inevitabilmente il posto all’autoritarismo, in cui la violenza è l’unico linguaggio percepito per stabilire una relazione. L’illusione onnipotente di poter fare a meno di padri e di madri è il male della cultura post umana. Il narcisismo dei padri porta inesorabilmente al nichilismo psicologico dei figli, dando vita a quello che Spinoza chiamava epoca della passioni tristi.
Consulenza psicologica in “Shakespeare’s Tragic Heroes (6x 30’)”. RaiScuola.
Analisi della Scherma: in guardia!
"La posizione di guardia, o grounding, secondo la psicologia bioenergetica di Lowen, presuppone una tensione consapevole, volta a esprimere sia il contatto con la realtà (la staticità delle gambe piegate e del braccio armato semiflesso verso l’altro), ma anche la virtualità dell’azione (l’affondo successivo). Alla ‘messa a terra’, in cui il corpo sente bene il terreno che lo sostiene e che infonde allo schermitore un senso di stabilità e padronanza di sé, segue il respiro che dà energia al movimento, motore propulsore dell’azione dell’affondo, della fleche, lo spostamento sulla pedana..."
(tratto da "Analisi della Scherma, Francesca Orlando e Stefano Gardenti, 2021)
“Se non conosci né il nemico, né te stesso, ogni battaglia significherà per te sconfitta certa. Se non conosci il nemico ma conosci te stesso, le tue possibilità di vittoria saranno pari a quelle di sconfitta. Se conosci il nemico e conosci te stesso, nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo.” (SunTzu)
Shakespeare come non lo avete mai letto.
Analisi di Macbeth
La figura di Macbeth è molto particolare: manipolato dalla moglie, ucciderà il re per prenderne il posto. Prima capace di empatia e di coscienza poi rapidamente crudele, immorale, pazzo e soprattutto, indifferente alla morte della moglie verso cui ha nutrito atteggiamenti ambivalenti. Lei, Lady Macbeth ambiziosa di potere, frustrata, algida priva di candore, macchiata del crimine. Una forza solo apparente che si sgretola quando i sensi di colpa cominciano a farsi sentire.
Dunque una coppia sterile, alimentata dalla follia e pressata dal senso di colpa. Vogliono stravolgere il mondo esterno per soddisfare bramosie interne vuote.
Si chiama follia a due (o delirio psicotico condiviso): il soggetto psicotico primario domina la relazione patologica al partner di per sé sano ma passivo. Un sistema di “dipendenze” in cui ciascuno vede nell’altro la possibilità di ottenere ciò che ancora non ha. Lady Macbeth è come un’appendice fondamentale di Macbeth. Operano in simbiosi, pensano all’unisono e quando l’appendice si spegne, Macbeth perde definitivamente il contatto con la realtà.
Alla base sta la pulsione distruttiva, thanatos, propria di ogni genere umano che esplode quando le forze superegoiche limitano e pongono un freno. Colui che è accecato dal potere danneggia sia gli altri che se stesso. I coniugi Macbeth infatti crollano (impazziscono) e muoiono entrambi.
Si dice che “il grande potere avvelena” (Bertrand Russell).
Il potere acceca perché richiama la visibilità: l’ostentazione della sua immagine e della sua identità.
Chi detiene il potere è come l’uomo nietzschiano – il Superuomo – che per superare il nichilismo si eleva al di sopra degli altri, con l’intelligenza, la forza, l’immagine.
Il potente è quello forte (vis e vir) e da sempre è associato al maschio. La storia contemporanea però insegna che sono forti anche le donne e per imporsi in un sistema impostazione fallocratica, rischiano di diventare protagoniste in malo modo. Lady Macbeth aspira a essere predominante sulla scena e, dietro al marito, agisce proiettando le sue ambizioni.
Consulenza psicologica in “Shakespeare’s Tragic Heroes (6x 30’)”. RaiScuola.
“Il medico deve essere opaco per l’analizzato e, come una lastra di specchio, mostrargli soltanto ciò che gli viene mostrato”
(Freud S., ‘Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico’)
"Noi serviamo al paziente in diverse funzioni, come autorità e sostituto dei genitori, come maestro e come educatore; tuttavia gli rendiamo il servizio migliore […] in qualità di analisti”.
Freud S., ‘Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico’
Analisi della Scherma: la misura
"Tempo e misura (o distanza) sono, insieme alla velocità, gli elementi che permettono di sfruttare il momento opportuno per toccare. Non per subire.
La distanza è un coefficiente importante nell’assalto di scherma. Costituisce lo spazio tra me e l’altro.
(...) più lo spazio si riduce e più siamo costretti a difenderci per non lasciarci sopraffare. Perché lo scopo è impedire all’altro di fagocitarci dentro di sé.
Lo spazio che separa due persone, si chiama zona prossemica.
In psicosomatica sono ben definite con l’espressione di ‘bolle prossemiche’ ed indicano la distanza che ci fa sentire più o meno a disagio quando siamo in contatto con l’altro. Capita spesso di trovarsi vicino a sconosciuti e a sentirsi a disagio perché quel soggetto occupa uno spazio che solitamente riserviamo ad una persona familiare o di cui ci fidiamo. Le bolle prossemiche sono i nostri confini e perciò dobbiamo difenderli dagli altri, a tutti i costi..."
(tratto da "Analisi della Scherma" di Francesca Orlando e Stefano Gardenti, 2021)
Shakespeare come non lo avete mai letto
Analisi dell'Otello
Otello è un uomo profondamente solo, allevato a disciplina e gerarchie militari, e proprio per questo immaturo quando si parla di sentimenti. Un uomo rispettato per il suo ruolo di generale, un buono, forse ingenuo, convinto che anche gli altri lo siano. Ama profondamente quella che diventerà sua moglie, Desdemona, che non l’ha mai giudicato, e si fida ciecamente di Iago, il suo alfiere. Ma Otello diventa geloso e delira fino ad uccidere.
Il convincimento è alimentato da illazioni che non possono essere verificate direttamente, sono solo riferite da altri (Iago) quindi di dubbia evidenza. E' proprio l'ambiguità a indurre il soggetto a far ricorso alla violenza. Desdemona ne è la vittima. Iago è l'invidioso. Apparentemente forte perché porta avanti il suo piano denigratorio verso Otello, possiede un vissuto doloroso di inferiorità. Infatti egli non è un militare valoroso perché occupa la posizione subalterna di alfiere: Otello preferisce promuovere Cassio come luogotenente a lui. E lui non deve sollevare sospetti: deve agire in modo da farsi accettare. E' quello che fa l'onesto e il sincero, sempre pronto ad aiutare il prossimo. Ma è tutta finzione. Si finge amico di tutti. La sua modernità è proprio in questo. Abbiamo avuto tutti a che fare con una persona sleale e invidiosa al nostro fianco.
Consulenza psicologica in “Shakespeare’s Tragic Heroes (6x 30’)”. RaiScuola.
Analisi della Scherma: le azioni
"Azione e fuga, attacco e difesa. Lo schermitore che preferisce agire e quello che invece si ritira e tende a difendersi. Chi comanda e chi subisce per poi rispondere. Una danza dei contrari, un flusso circolare di scambi non verbali che accentano il fraseggio dell’assalto schermistico..."
(tratto da "Analisi della Scherma" di Francesca Orlando e Stefano Gardenti, 2021)
Analisi della Scherma: l'avversario
"È proprio di fronte all’avversario che si assapora il carattere relazionale della scherma. Non c’è solo l’Io in pedana, c’è l’Altro che funge da specchio che rimanda aspetti propri che non sapevamo di avere o altri che riconosciamo di avere e chissà dove si erano nascosti.
Con alcuni di questi aspetti andiamo d’accordo, con altri invece entriamo in conflitto e ci rappresentiamo l’Altro come un pericolo, l’avversario, il nemico. A volte il diverso.
Accettare l'altro come l’avversario (dal lat. ad + versus) equivale a considerare, nella sua accezione linguistica, colui che si trova ‘contro’ di noi e in quella più squisitamente gnoseologica considerarlo ‘di fronte’, come in uno specchio che riflette aspetti familiari oppure sconosciuti, l’immagine di specularità cui facevamo riferimento poco prima.
In gara, invece, l’avversario è il rivale, il nemico, da ba***re come si faceva nei duelli di qualche secolo fa..."
(tratto da "Analisi della Scherma", Francesca Orlando e Stefano Gardenti, 2021)
Shakespeare come non lo avete mai letto
Analisi di Antonio e Cleopatra
La relazione di Antonio e Cleopatra è una relazione distruttiva perché entrambi sono fragili e cedevoli alla soddisfazione dei propri bisogni.
Il loro amore così intenso, a volte straziante, simbiotico, si fonda essenzialmente solo sull’appagamento sessuale ma è un rapporto mortifero perché chiuso in se stesso e privo di sviluppo.
Cleopatra lega a se Antonio perchè sa di gradire il suo corpo. Sembra rileggere il mito della maga Circe del libro X dell’Odissea (perché anche questa è una relazione che trasforma) in cui alla pozione della maga fa eco la seduzione di Cleopatra.
Cleopatra incarna il ruolo di donna che sposa a pieno gli impulsi più profondi di Antonio, non un uomo qualunque ma quello che potremmo definire un play boy e quindi molto esigente. Seduce soprattutto gli uomini al potere ostentando l’intelligenza ma soprattutto la potenza del suo corpo. Lontana dal canone di donna relegata nelle mura domestiche, attenta alla prole e alla casa come può essere prima Fulvia e poi Ottavia. Non la donna vittima della società esterna ma anzi partecipe del cambiamento.
Prima Cesare, poi Antonio, tenta con Ottaviano almeno sul piano strategico, Cleopatra è giovane sa di poter ammaliare (come le Sirene di Ulisse) ogni uomo, l’età non conta. Di Cleopatre, donne dal gran temperamento oggi ce ne sono tante, che utilizzano il proprio corpo per ottenere benefici di potere.
Sia Antonio sia Cleopatra soffrono di quella che è chiamata dipendenza affettiva, di cui la sessualità è un ulteriore corollario. Proprio come una dipendenza a tutti gli effetti, la relazione con il partner prescelto – indica il DSM V – serve a soddisfare un vuoto interiore. Prevalentemente riguarda il genere femminile, donne fragili con ricerca di conferma e scarsa autostima, terrorizzate dal fantasma dell’abbandono. Per mettere a bada questi fantasmi, il partner deve attuare comportamenti rassicuranti e di controllo affinché la donna attenui il suo disagio. Difficile farlo quando l'uomo è impegnato in altra relazione: Antonio è infatti sposato con Fulvia poi con Ottavia, matrimoni di facciata per compiacimenti politici.
Consulenza psicologica in “Shakespeare’s Tragic Heroes (6x 30’)”. RaiScuola.
Analisi della scherma: l'arma
"L'arma: il prolungamento di sé, prima ancora del braccio nella difesa dal nemico. Prolungamento di un sé mentale ma anche di un sé prettamente fisico: la colonna vertebrale dalla testa (o coccia) al coccige (lama), e la rappresentazione più intuitivamente fallica legata alla forza e al potere. Che sia fioretto o spada poco importa: tutti richiamano simbolismi legati alla forza e al comando, ma anche all’integrità dell’uomo. La rappresentazione di sé forgiata in uno strumento che non è facile da usare.
La scherma che suggerisce il contrasto della vita e della morte, trova nell’arma la sua massima rappresentazione. Toccare senza essere toccati, l’attacco e la difesa, la cui azione può avere valenza positiva nel rappresentare se stesso, quanto negativa nel significato distruttivo del termine (lotta)..."
(tratto da "Analisi della Scherma" di Francesca Orlando e Stefano Gardenti, 2021)
Shakespeare come non lo avete mai letto.
Analisi dell'Amleto
Con il celebre monologo, Amleto si interroga non solo sul mondo ma anche su se stesso.
Come Edipo alla ricerca della verità, Amleto è alla ricerca della ragione, della realtà e dell’Essere, perché lui la verità la sa, conosce chi siano gli attori del suo dramma.
Amleto parla alla parte più nascosta dell’uomo, alla coscienza passando per l’inconscio dei suoi moti emotivi. Amleto è il filosofo del tempo, nel mezzo tra la certezza e l’incerto, vuole essere ma non può farlo: solo attraverso la follia, una maschera che smaschera tutte le altre maschere del non essere.
Se da una parte il dubbio di Amleto conduce all’inazione, Laerte è la rappresentazione dell’azione e della decisione. Amleto è l’uomo apollineo, Laerte l’uomo dionisiaco che agisce impulsivamente per difendere la sorella dalle intenzioni di Amleto e per ucciderlo per vendetta. Ma è anche colui che cede alla manipolazione del re Claudio: solo in punto di morte, Laerte confessa ad Amleto la cospirazione nei suoi confronti. Infine, c'è Ofelia che impazzisce e annega dopo che Amleto rifiuta il suo amore. Se Lady Macbeth sviluppa disturbi mentali direttamente connessi con le proprie azioni, Ofelia è una vittima delle azioni altrui. È una fanciulla innocente e davvero innamorata del principe, vittima di una follia che non le appartiene, incarna una pazzia reale, tanto da essere irreversibile.
Consulenza psicologica in “Shakespeare’s Tragic Heroes (6x 30’)”. RaiScuola.
Anatomia di un'emozione
…”mi vergognavo di quello che accadeva dentro di me, di tutto quel fracasso, quel disordine, quella agitazione. Nessuno doveva guardare là dentro, nessuno doveva sapere, neanche il dottore. Mi vergognavo (...) La Cosa era venuta, era tornata e ora non mi lasciava più. Mi assorbiva al punto che non riuscivo ad occuparmi d’altro. (…)
“Ho paura”, “Paura di che cosa”. Per la verità non sapevo nemmeno io di che cosa avevo paura. (…) Avevo paura degli altri, paura di cadere durante uno dei miei spostamenti su un marciapiede e di morire là, nella polvere della città. Avevo paura di esalare l’ultimo respiro sotto il cielo che avrei visto per l’ultima volta sopra le case, lontanissimo, mentre alcuni passanti si sarebbero fermati a distanza per vedere morire una donna (…).
tratto dal libro "Le parole per dirlo" di Marie Cardinal
e tu hai ma sofferto di attacchi di panico?
L’importanza della funzione paterna non attiene solo alla crescita psicoevolutiva del figlio, ma dell’intera umanità. Gran parte della letteratura pedagogica e psicologica si è soffermata sull’analisi della simbologia e della funzione materna, attribuendo alla madre il compito più importante per la vita dell’uomo. Ma è col padre che si entra fattivamente nel mondo.
La funzione paterna è molto cambiata, si è evoluta ma di nuovo ha subito una forte regressione.
E tu, che padre sei? Appartieni al passato o al presente?
TELEVISIONE SENZA PADRI: CRISI DELLA SOCIETA’ E DELLA FUNZIONE PATERNA L’importanza della funzione paterna non attiene solo alla crescita psicoevolutiva del figlio, ma dell’intera umanità. Gran parte della letteratura pedagogica e psicologica si è soffermata sul…
Analisi della scherma: la maschera
"La maschera è uno strumento di difesa del proprio volto, ma se vogliamo anche del proprio sé, che implicherebbe il desiderio di cancellare o nascondere temporaneamente l’individualità umana di chi la indossa, sostituendola con una diversa o anonima. Dietro la maschera, l’atleta annulla i condizionamenti derivanti dall’ambiente esterno per appropriarsi di una dimensione interamente soggettiva ed agire in perfetto anonimato, sicuro del suo riparo. Paradossalmente, è proprio in questa condizione di non esistenza che il soggetto lascia conoscere di sé tutta la sua intenzionalità, un vero e proprio svelamento. Il confronto con l’altro presuppone l’utilizzo di una propria rappresentazione, un’incarnazione – la maschera appunto – che permette di vedere la realtà dai frammenti di cui essa è fatta.
La maschera copre il volto e richiama il nostro subconscio, una parte che non si vede e che non deve essere vista nella sua complessità: calarsi la maschera equivale a immergersi in un mondo onirico dove la fantasia e la pulsione prendono il sopravvento sulla ragione..."
(tratto da Analisi della Scherma, Orlando Francesca e Gardenti Stefano, 2021)
È estate e tra le cure primarie di benessere e bellezza la pelle ha il posto privilegiato. Idratazione, peeling, abbronzatura: mettiamo la nostra pelle a dura prova. Eppure al di là delle informazioni che dobbiamo sapere sulla cura della pelle, quel che non sappiamo è il significato che la pelle ha da un punto di vista psicologico.
https://psicologhelab.wordpress.com/2019/06/11/la-pelle-quella-sottile-membrana-tra-noi-e-il-mondo/
Bellezza non fa rima con magrezza.
Una riflessione psicodinamica intorno al tema dei DCA
Fame d’amore Estate, caldo, diete e corpo. Dall’attenzione ad un’alimentazione più restrittiva per la prova costume, a un comportamento alimentare che invece trascende dalle mode stagionali. Oggi pa…
Ferie e relax...sinonimo per eccellenza.
Un po' di attività fisica e anche tanto dolce far niente. In questo lasciarsi andare, qualche giochino sul cellulare lo abbiamo tutti. Per ingannare l'attesa o solo per scaricare qualche tensione rimasta qua e là. O che dire di una giocata alla Play...per molti non esistono stagioni. Ma forse non tutti sanno che a lungo andare da un semplice e bonario passatempo, giocare ai videogiochi può diventare qualcosa di ben diverso,
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