Eleonora Malta - Psicologa
🧸Psicologa ad indirizzo sistemico-relazionale e familiare.Roma (S.Giovanni)-Villa d’Agri-online Trovo nella scrittura il mio posto sicuro.
Rivedo nell'acqua il mio elemento, amo la libertà e non solo come ideale ma come allenamento dello spirito e della mente. Sono felice all'idea che sono innumerevoli i libri ancora da leggere, le storie da conoscere, le vite da scoprire. Amo la natura, il rumore dei ruscelli e del mare. Sogno davanti ad un tramonto e dietro agli aquiloni.
🌸 C’è sinergia tra Rotary International - Club Val d’Agri e Susan G. Komen Italia!!
🌸Nella mattinata di ieri, infatti, abbiamo avuto l’onore ed il privilegio di raccontare le attività promosse in Val d’Agri negli ultimi tre anni e di condividere idee e progetti futuri.
🌸 Grazie al Presidente, Dott. Fanchiotti, ed al Direttivo per aver accolto Komen Italia - Comitato Regionale Basilicata con grande sensibilità ed entusiasmo!
🌸 A presto!
🌸🌸 Anche quest’anno sarò presente a Matera con lo sportello di ascolto 🌸🌸
🌸🌸 Le prenotazioni (per la psiconcologia e per tutte le altre prestazioni) sono attive a questo link: https://www.komen.it/carovana-della-prevenzione-race-matera/
🌸🌸 E voi, siete pronti a correre? Manca sempre menoooo!
🌸🌸Vi aspetto!!
🌸🌸
2375 volte GRAZIE!
🌸 Quando abbiamo iniziato, ormai circa due anni fa, non ero molto ottimista rispetto alla riuscita di questo progetto. Non ero ottimista perché di tumori non è semplice parlare né tantomeno è semplice ascoltare, soprattutto nelle nostre piccole realtà, dove ancora lo chiamiamo “un brutto male”.
🌸Un po’ alla volta, però, venivamo sempre più circondati da persone che volevano aiutarci, ascoltarci e seguirci. È nata, così, Val d’Agri for Komen, una squadra variopinta nella sua essenza che oggi ha quasi triplicato il numero dei suoi iscritti!
🌸 Abbiamo, quindi, pensato di aggiungere
un altro tassello nella nostra comunità, il più importante per noi: l’inaugurazione della panchina rosa. Un evento che rappresenta il primo, vero, punto di arrivo ed incorona tutto l’amore e l’impegno di questi due anni.
🌸 Il lancio del palloncino è stato dedicato ad Enza Maffeo, che ci lasciava giovanissima 25 anni fa proprio a causa di un tumore al seno e che abbiamo ricordato insieme ai suoi figli e alla sua famiglia.
🌸 Moltissime persone ieri hanno passeggiato con noi e moltissime altre ci hanno tenuto compagnia fino a tarda serata; altre ancora, ieri e nei giorni scorsi, si sono avvicinate superando le antipatie e gli screzi personali ed io questo lo custodirò con cura insieme ai tanti occhi lucidi che ho incrociato in vari momenti.
🌸 Perciò, grazie! Grazie per la vostra presenza e per le generose donazioni. Abbiamo raccolto ben 2375€!!
Continua nei commenti
🌸 Domenica 13 agosto ci sarà la Seconda edizione della nostra "Passeggiata nel Borgo "
🌸 Quest'anno il percorso si svilupperà lungo Corso Sinisgalli 🌸punto di partenza e di arrivo sarà Piazza G.Albini
🌸Durante il percorso è prevista l'inaugurazione della “Panchina Rosa della Prevenzione” e a seguire il flash mob
🌸Dalle 20,30 apertura stand enogastronomici
🌸Ore 21,30 Dino Paradiso show
🌸 Inoltre Durante l'evento sarà possibile iscriversi alla prossima RACE for the CURE che si terrà a Matera.
🌸A partire da domani sarà possibile ritirare i kit contattando Adele Sanchirico in privato
🌸Durante la serata saremo presenti in Piazza G. Albini con kit ( maglietta e zaino) e gadget
🌸 Vi aspettiamo!!!
.sanchirico .malta
🌸 Ricominciano gli appuntamenti estivi con la (Basilicata - Val d’Agri)!!
🌸 Vi aspettiamo a Marsico Nuovo (PZ) per l’evento Passeggiando nel Borgo!!
🌸 Sarà possibile iscriversi alla Race for the Cure Matera 2023!!!
🌸 Non smettete mai di fare prevenzione!!
🌸 RACE FOR THE CURE ~ MATERA 2022 🌸
🌸 RACE FOR THE CURE - MATERA 2022
VILLAGGIO DELLA SALUTE 🌸
🌸 Sabato 1 Ottobre sarò presente a Matera con lo sportello d’ascolto a cui potranno accedere pazienti e familiari
🌸 Le unità mobili della Carovana della Prevenzione, con il supporto dei medici volontari del comitato clinico scientifico di Basilicata, offriranno le seguenti visite:
🌸 Venerdì 30 settembre
- Mammografia ( per chi è al di fuori della fascia di screening regionale);
- Visita ginecologica;
- Screening endocrinologico;
- Consulenza con la nutrizionista;
🌸 Sabato 1 Ottobre
- Mammografia ( per chi è al di fuori della fascia di screening regionale);
- Visita senologica;
- Visita ginecologica;
- Consulenza con la nutrizionista;
- Consulenza con la psicologa (pazienti e familiari).
🌸 Sarà possibile prenotare una sola visita a testa mandando una mail a [email protected]
🌸 Manca pochissimoooooo!!
🌸
🌸 Oggi la Komen Basilicata ha passeggiato per le strade di Marsicovetere, riscoprendone bellezze e tradizioni!
🌸Grazie sempre a chi c’era.
🌸 Grazie all’Associazione Alba per l’itinerario e la guida preziosa!
🌸
🌸 Ieri la Carovana della Prevenzione ha fatto, per la prima volta, tappa a Villa d'Agri.
🌸 Sono state eseguite 120 prestazioni, tra visite senologiche, mammografie ed ecografie, visite ginecologiche e consulti nutrizionali.
🌸 Io ringrazio tantissimo il Sindaco, Marco Zipparri, per l'immediata disponibilità e l'enorme entusiasmo con cui ha accolto questa che era una grande scommessa per tutti.
🌸 Ringrazio , ineccepibile rappresentante della Komen Basilicata (grazie pure perché sopporti così bene mia madre 😜).
🌸 Grazie ai preziosi medici volontari che ieri sono saliti a bordo.
🌸 Grazie a tutte le donne che hanno partecipato: siete bellissime!
🌸 E poi...grazie a mia madre, .sanchirico , per non aver mollato nemmeno un secondo e per aver reso tutto questo, oggi, possibile. Sei una strafiga!!! 💝
🌸 Il secondo compleanno della tua seconda vita, il più bello di sempre.
🌸 Non smettete mai di fare prevenzione, MAI!
🌸 Come molti di voi già sapranno, il prossimo 18 maggio la carovana della prevenzione farà tappa *perlaprimavolta* in Val D'agri
🌸 Durante la giornata, sarà possibile effettuare mammografie, ecografie, visite ginecologiche e consulenze nutrizionali.
🌸 Lo screening è rivolto a tutte le donne che versano in condizioni di disagio socio /economico, che non sono inserite nelle liste di screening regionale o che per vari motivi, negli ultimi anni, sono state impossibilitate ad effettuare controlli.
🌸 A partire da Martedì 10 Maggio ore 10,00 sarà possibile prenotarsi mandando una mail all'indirizzo [email protected] indicando nome, cognome, età e tipo di prestazione di cui si intende beneficiare.
🌸 Le prenotazioni saranno accolte in ordine di arrivo e fino ad esaurimento dei posti disponibili.
🌸 Contestualmente verrà stilata una "lista d'attesa" che scorrerà in caso di rinunce.
🌸 L'appuntamento è a Villa d'Agri, in Piazza Zecchettin, il 18 Maggio dalle 10 alle 17.30.
🌸 Che aspetti?
🌸 "La prevenzione è il nostro capolavoro"
Vi aspettiamo! 🌸
Susan G. Komen
"Grazie per avermi risvegliata.
Sono stata in letargo per tanti anni. Grazie per quello che avete fatto oggi" (L., 5° anno di Medicina e Chirurgia).
Ieri, insieme alla mia collega e amica Marianna Celenta Psicologa, abbiamo incontrato i futuri clown dottori del Roma Sant'Andrea.
Un'occasione per condividere riflessioni, testimonianze ed emozioni che hanno trovato la loro massima amplificazione nella dimensione del gruppo.
È stato davvero bello vedere e sentire la presenza di tutti loro, giovani medici che credono nella nostra professione e nell'importanza di incontrare la persona dietro al paziente.
L'augurio è che anche loro possano incontrare se stessi e riconoscersi senza timori.
"Date parole al vostro dolore altrimenti il vostro cuore si spezza".
Amica mia, a noi l'augurio che questo sia solo il primo dei tanti gruppi che condurremo insieme.
Pronto Soccorso Psicologico Roma Appio Latino Eleonora Malta Pronto Soccorso Psicologico Roma Appio Latino Eleonora Malta
Potenziare l’assistenza psicologica alle persone con patologie oncologiche Potenziare l’assistenza psicologica alle persone con patologie oncologiche 16 marzo – Nell’ambito della Consulta nazionale delle Società Scientifiche psicologiche presso il CNOP è stato attivato un Gruppo tecnico multidisciplinare con l’obiettivo di monitorare lo stato dell’arte e di pot...
🌸 La primavera è alle porte e anche io mi sento in rinascita 🌺🌺
Nuovi progetti, nuove idee ma soprattutto...nuove collaborazioni che presto vi svelerò 🥰🥰
Foto Google
🎈Con un'emozione che a parole non so descrivere...ecco a voi il mio nuovo logo, realizzato da .r.a.b.e.l.l.a_ 🥰❤
Volevamo rendere soprattutto l'idea della e lo abbiamo fatto attraverso due mani che si avvicinano e proteggono delicatamente, insieme, i due .
Sono due mani che offrono riparo, quello che basta per essere sempre al sicuro senza, tuttavia, soffocare, opprimere. I , così, possono crescere ed anche i fiori e le piantine, mentre il volo delle farfalle accompagna un momento di condivisione tra i 🦋🌸
In questa immagine, che spero piacerà anche a voi nella stessa misura in cui piace a me, ci sono tutti i punti fermi che hanno segnato - e continueranno a segnare - il mio percorso personale e professionale:
- La famiglia, che sia composta da una mamma e da un papà o da due mamme o da due papà (per questa ragione, abbiamo evitato le figure dei genitori);
- Il rapporto tra i fratelli, una risorsa troppo importante per lo sviluppo psicologico ed affettivo di ciascuno di noi;
- La presenza dei genitori, che offra, sì, riparo ed ombra ma che sia anche sufficientemente flessibile da permettere alla luce di entrare e ai figli di percorrere il loro cammino nella profonda certezza che, al bisogno, quelle stesse mani saranno pronte ad accoglierli ancora e ad offrire nuovamente riparo.
"Perché solo se l’ufficiale che comanda la spedizione ha fiducia che la sua base sia sicura può osare spingersi in avanti e correre dei rischi"
J. Bowlby
Grazie infinite ad .r.a.b.e.l.l.a_ , proprio dal profondo del cuore.
E ditemelo voi quanto è brava, io ho finito le parole 😭❤
🔊 Ho un aggiornamento importante per voi!!
📝Per informazioni, domande, dubbi o appuntamento:
🌺 sulla mia pagina Facebook
🌸 sul profilo Instagram
📲346 14 09 833
Grazie davvero a tutti!
🍀🌶
🌸 Tra poco ... un aggiornamento importante!
💗
Non sapevo ancora molte cose, quando ho deciso di avvicinarmi al mondo dell'oncologia pediatrica.
Come ho detto nella recente intervista, mi sono sempre sentita molto vicina al dolore dei bambini, espresso in tutte le sue forme. È stato questo, forse, il motivo per cui ho deciso di approfondire la realtà oncologica. Guardavo film, leggevo libri e mi sentivo addolorata per loro, con loro.
Ancora oggi non so molte cose. Avete presente la frase che recita più o meno così: "quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, mi sento felice" ? Ecco, anche io mi sento così, quando penso a tutto ciò che devo ancora studiare, esperire e, quindi, imparare.
Se oggi, però, dovessi dire qual è l'insegnamento più grande appreso fino ad ora, è, senza dubbio, la forza dei bambini. C'è molto dolore in oncologia pediatrica, è vero. Ma c'è, a mio avviso, anche un'incredibile energia vitale che si traduce in una capacità di recupero altrettanto incredibile.
Mi stupisce? Non più di tanto.
I bambini sono davvero tanto speciali. Li sottovalutiamo, banalizziamo quello che pensano, quello che sentono, a volte neppure li vediamo.
Se prestassimo un po' più di attenzione ai bambini, saremmo degli adulti migliori. Tutti.
Secondo l'OMS, il cancro è la prima causa di morte per malattia nei bambini ed oggi, da un po' di anni, si celebra la Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile.
Non dovremmo pensarci solo oggi, ma siamo così presi dalle nostre vite che, forse, non ci pensiamo mai abbastanza nei restanti giorni.
Se riuscissimo a dedicare un piccolissimo pensiero a tutti i bambini, a tutti i fratelli, a tutti i genitori e a tutte le famiglie, che il tumore ancora lo guardano in faccia o che lo hanno salutato da un pezzo, sarebbe già qualcosa.
Ci sono due cose importanti che voglio ricordare:
- Siateci. Non importa come. Che sia per la spesa, per un caffè, per un risata o per un pianto, è importante che ci siate.
Semplicemente, esserci.
- Non finisce con la diagnosi. Non finisce con l'ultima seduta di chemioterapia o di radioterapia. E non finisce nemmeno con la morte. Questo teniamolo a mente. Sempre.
Buon 15 Febbraio 🎗
💭 Oggi parliamo di... e del !
Puoi leggere l'articolo qui 👇
https://www.ilmattinodifoggia.it/news/basilicata-free/52881/bambini-malati-verso-l-ultimo-stadio-limportanza-della-verita.html
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🌹 Oggi ringrazio tantissimo la Presidentessa dell'Associazione Adolescenti e cancro per questo regalo preziosissimo!!
➡️ Per saperne di più, www.adolescentiecancro.org 💕
🌺 Oggi condivido con voi questa di una persona che ha vissuto il tumore prima da fratello, poi da fidanzato e, infine, da figlio. E' una testimonianza che fa ba***re il cuore a volte un po' più forte, altre un po' più piano. E' di un'anima pura, che più pura non ce n'è.
🌟 La Storia di P.
1) Perché, oggi, sei qui a raccontarti? Che rapporto hai con questa malattia?
Sono qui a raccontarmi perché credo che la mia esperienza possa essere di aiuto per tutti coloro che sono entrati in contatto con la malattia. Io l’ho vissuta come fratello, come fidanzato e come figlio, quindi chi più di me può rappresentare una testimonianza?
2) Quando l’hai incontrata per la prima volta? Ricordi qualcosa del giorno in cui l’avete scoperta? Le reazioni dei tuoi genitori, quelle di tua sorella e a lei come lo avete detto?
La prima volta in cui sono entrato in relazione con la malattia è stata nel 2014. Ricordo che stava per finire l’estate, uno degli ultimi giorni di Agosto. La mia piccola sorellina allora aveva solo 12 anni. Era una bambina. Da giorni respirava male. Tutti pensavamo ad un semplice raffreddore. Addirittura appena si addormentava russava talmente forte da coprire il suono della televisione. Era un misto tra una caffettiera e una locomotiva. Davvero fastidioso. Io la prendevo in giro, ci scherzavamo su. I giorni sono passati, ma il “raffreddore” no. Mai a pensare che quelli erano i primi sintomi della malattia. I miei genitori hanno voluto approfondire la situazione, pensando fosse dovuto alle adenoidi o alla presenza di polipi nasali. A quel punto prenotammo una visita dall’otorino. Disse che c’era qualcosa, probabilmente un polipo antrocoanale, ma che si sarebbe risolto tramite una semplice operazione. Non parlò assolutamente di malattia. Nel frattempo io tornai a C. per iniziare il mio secondo anno di Università. Dopo qualche giorno, era tutto pronto per l’operazione. Dagli ultimi controlli prima di entrare in sala operatoria, l’otorino si accorse del fatto che i globuli bianchi erano un po’ alti. C’era qualcosa che non andava. Non poteva più procedere con l’operazione. A quel punto consigliò ai miei genitori di andare in fondo al problema, recandosi in un centro specializzato. Ecco allora che in quei giorni entrammo a contatto con quella che sarebbe stata la nostra seconda casa per i successivi 4 mesi: l’ospedale Gemelli. Lì mia sorella fece altre visite, dalle quali si riscontrò la presenza di una massa nella parte superiore della cavità nasale. I miei genitori mi informarono, e mi dissero anche che in poco tempo l’avrebbero operata. Io capii che la situazione era più seria del previsto, ma mai a pensare che fosse una malattia. Non sapevo neanche cosa fosse una malattia. Nel frattempo, da C. mi recai a Roma per l’operazione. Ricordo che insieme ai miei genitori c’erano i miei nonni. Il giorno dell’operazione mia sorella indossava un pigiamino rosa, e portava i suoi bellissimi ricci legati. La vidi passare di sfuggita prima di entrare in sala operatoria. La salutai. Dopo pochi minuti passò anche il primario che l’avrebbe operata. Istintivamente stavo per alzarmi. Volevo chiedergli gentilmente di essere delicato, perché mia sorella era solo una bambina. Ma in fondo perché preoccuparsi così tanto? Non era nulla di grave, o almeno lo pensavo io. Il dottore ci fece un cenno con la testa e chiuse la porta alle sue spalle. Dopo qualche ora mia sorella rientrò in camera. Aveva un grosso cerotto bianco che le copriva tutto il naso e dormiva con la bocca aperta. Eravamo tutti in attesa di sapere come fosse andato l’intervento, ma nessuno si fece vivo per un po’ di tempo. Vedevo i miei genitori preoccupati, ma non riuscivo a capire il motivo di questa grande preoccupazione. C’era una massa nel naso, che avrebbero portato via tranquillamente con l’operazione. Perché essere così in ansia? Anche io, da piccolino, sono stato operato alle adenoidi. Certo, qui non si parla di adenoidi, ma era pur sempre qualcosa che sarebbe stata rimossa tranquillamente con un’operazione chirurgica. Una settimana di convalescenza e via, si torna a casa. Questi erano i miei pensieri in quel momento. A quel punto, per essere d’aiuto, andai a prendere un caffè ai miei genitori. Il bar del Gemelli al quarto piano è sempre super affollato. Ci misi un po’. Ero dispiaciuto per il fatto che nel tragitto i caffè si sarebbero raffreddati. Al mio ritorno in camera mamma mi disse che era appena andato via il dottore. Io chiesi cosa avesse detto. Mio padre, mentre accarezzava il volto di mia sorella ancora sotto anestesia, mi disse: “il dottore ha detto che è curabile e guaribile”. Curabile? Guaribile? Cosa c’è da curare e da guarire? Di cosa stiamo parlando? A quel punto vidi solamente una enorme lacrima cadere dagli occhi di mio padre. Era commosso. O forse aveva allentato la tensione. Solo allora capii la gravità della situazione. Ero scosso. Lasciai i caffè sul tavolo e di corsa andai nel corridoio. Onestamente, non ricordo bene le emozioni di quel momento. Ciò che ricordo con esattezza è che mi sentii uno stupido. Non avevo capito niente fino ad allora. Non avevo capito fosse un tumore. Non l’avevo mai neanche contemplato nelle ipotesi. In quegli istanti ero molto spaventato. Non avevo idea di come si potesse affrontare una situazione del genere.
3) Ti ricordi il momento in cui hai visto o sentito per la prima volta tua sorella dopo la diagnosi? Se non eri con lei quando le è stata comunicata, ti ricordi il momento in cui l’hai vista per la prima volta di persona?
Non ricordo con esattezza quando mia sorella si è svegliata e quando ci ho parlato. Dopo aver appreso la notizia della malattia ho avuto una gran confusione in testa. Ero spaesato. Ho un vuoto di memoria di molte ore, forse anche giorni.
4) Cosa è successo subito dopo? E cosa ricordi di quei giorni? Come avete vissuto la chemioterapia?
Nei giorni successivi tornai a C. Erano iniziati da poco i corsi. La concentrazione era sotto terra. A lezione prendevo appunti senza neanche capire cosa stessi scrivendo. Per telefono i miei genitori mi comunicarono che mia sorella avrebbe iniziato la chemioterapia. Ah ecco, “curabile e guaribile” significava che avrebbe dovuto sottoporsi a dei cicli di chemioterapia. E io che pensavo che mia sorella sarebbe guarita semplicemente rimuovendo quella massa tramite l’operazione. Ma a quanto pare anche questa volta non avevo capito nulla. Iniziò la terapia, e da quel momento ogni venerdì prendevo il treno per andare a Roma. Una mattina arrivai in ospedale. Come al solito presi l’ascensore e mi recai al reparto di oncologia pediatrica al decimo piano. Entrai nella camera di mia sorella e non la trovai. Non c’era nessuno, neanche mia madre. Feci un giro del reparto e niente, neanche l’ombra. Arrivai fino in fondo al corridoio, dove c’era una stanza con tantissimi giochi. Lì vidi mia sorella di spalle. Non la riconobbi subito. Aveva tagliato i capelli. I ricci non erano più boccoli, ma semplicemente ondulati. Sentii cedere le gambe. A distanza di anni, quell’immagine e quella sensazione sono ancora molto nitide nella mia mente. Aspettai un po’ prima di entrare. Poi mi feci coraggio e andai a salutarla. C’era anche mia madre seduta accanto a lei. Devo dire che quel taglio le stava molto bene, mi ci abituai subito. Però allo stesso tempo capii che di lì a poco ne avrebbe fatto un altro e poi un altro ancora, per limitare la caduta naturale dei capelli dovuta alla chemioterapia. Dopo un po’ andai fuori a salutare mio padre, e neanche a farlo apposta passò davanti a noi una ragazza che aveva già perso i capelli per la malattia. Papà mi disse che anche a mia sorella sarebbe successo. In quel momento restai in silenzio, poi sentii un grande vuoto dentro.
5) Ci sono stati momenti in cui hai avuto paura? Qual era l’emozione prevalente?
All’inizio ho avuto tanta paura. Quando non si conosce qualcosa si ha sempre paura. Paura di non sapere come affrontare la malattia. Paura che il tutto possa complicarsi ulteriormente. Paura di non essere all’altezza della situazione. Paura che tutto ciò possa rompere gli equilibri di un nucleo famigliare. Paura che la paura stessa possa far nascere delle tensioni in famiglia. Tuttavia, l’emozione che mi ha creato più tormento è dovuta al dispiacere di non poter fare nulla. Più che essere presente, dare conforto e speranza a mia sorella e ai miei genitori non potevo fare nient’altro. Nessuno poteva fare nient’altro. In quei momenti mi sentivo disarmato, a volte inutile. Non prendevo pace per il semplice fatto di non poter fare nulla di concreto. Piano piano ho capito che bastava portare il buonumore e tanta speranza. Dovevo essere ottimista, per mia sorella e per i miei genitori. Essere angosciati e impauriti non sarebbe servito a nulla, solo a portare ulteriore sconforto e tristezza in tutti noi. Però da qualche parte bisognava trovarla questa speranza, non nasce per caso. A quel punto ho iniziato a parlare con Gesù. Fino a quel momento avevo sempre pensato di essere credente, ma non avevo mai fatto nulla di concreto per dimostrarlo a me stesso. Non avevo mai fatto una vera preghiera. Ho iniziato in quell’occasione, e questo mi ha salvato. Mi ha aiutato ad avere fiducia, a trovare una sorta di equilibrio tra la tristezza e la speranza. Nella preghiera ho trovato il mio conforto. Da allora l’ottimismo ha sempre prevalso sulla paura.
6) Come vedevi tua sorella? Qual era, secondo te, quello che la faceva soffrire di più?
Mia sorella la vedevo piccola, gracile, indifesa. Avrei dato tutto pur di essere al suo posto e liberarla dalla malattia. La nostra “fortuna” è stata che a quei tempi aveva solo 12 anni. Non aveva ben messo a fuoco cosa stesse passando e cosa le toccava affrontare. Eppure trasmetteva una forza assurda. Mai una lamentela. Partecipava con piacere alle lezioni private, e vederla con il borsellino e i quaderni rientrare in camera dopo la lezione mi riempiva di felicità. Quello che l’ha fatta soffrire di più è stata la perdita dei capelli. In una ragazza/donna secondo me è l’aspetto che crea più problemi. Per una donna vedersi completamente diversa allo specchio a causa di una malattia è un qualcosa che non si accetta facilmente.
7) Come stavano i tuoi genitori? Ai tuoi occhi, com’erano, come stavano? Come li vedevi tu?
Quell’esperienza mi è servita a capire che anche i genitori sono comuni mortali. Anche loro hanno le proprie paure. Anche loro a volte hanno bisogno di qualcuno che li consoli. I miei erano tranquilli, o comunque sono stati bravi a non esternare il contrario. Mia madre è stata sempre vicino a mia sorella. Dormiva con lei in ospedale. Lei l’ha accudita più di tutti. Mio padre invece faceva andata e ritorno tra Roma e T. C’era un lavoro da portare avanti, e il fatto di non aver chiesto aiuto a nessuno, nonostante le difficoltà, mi ha reso orgoglioso. Entrambi mi hanno dato forza, mi hanno fatto capire che si sarebbe risolto tutto. Tuttavia, spesso nei loro confronti ho provato tanta compassione, perché anche in loro percepivo un senso di impotenza. Eravamo tutti impotenti, ma allo stesso tempo siamo stati forti. Ci siamo aiutati a vicenda.
8) Quali persone hai sentito più vicino, se ci sono state?
Poche, pochissime. Questa non è una critica a nessuno, sia ben chiaro. Sono quasi sicuro che questa sensazione di solitudine che percepivo era una diretta conseguenza del mio atteggiamento. Non volevo condividere con nessuno quello che provavo. Avevo creato una sorta di scudo attorno a me. Schivavo qualsiasi tipo di domanda. Mi limitavo a dire che fosse tutto a posto. Facevo di tutto per troncare il prima possibile tutte le conversazioni. Il mio unico rapporto è stato con Dio. In quei giorni parlavo solo con lui. Il fatto di essermi isolato dal mondo esterno è stato un problema soprattutto a livello universitario. Non mi andava di studiare con gli altri compagni, preferivo farlo da solo. Spesso nel fine settimana portavo i libri a Roma. Mi sono ritrovato a studiare sui tavolini dell’ospedale, tra il terzo e il quarto piano del Gemelli, a fianco alle cascate. Nonostante la buona volontà non sono riuscito a concludere nulla. In quel semestre non ho dato nessun esame. Col senno di poi sarebbe stato meglio rimanere legato al gruppo. Si sa, l’unione fa la forza. Di questo, però, non me ne faccio una colpa. Era difficile esternare le proprie emozioni e stare a contatto con altre persone in quei momenti.
9) L’hai incontrata di nuovo questa malattia?
La nostra permanenza al Gemelli è durata fino alla fine del 2014. Mia sorella è stata dimessa un paio di giorni prima di Natale. Questo è stato il regalo più bello: poter festeggiare il Natale fuori dall’ospedale. Ovviamente non siamo potuti rientrare a casa, dovevamo restare a Roma perché dopo qualche giorno ci sarebbero stati i controlli. Però che emozione, tutti e quattro seduti allo stesso tavolo a festeggiare insieme. Non succedeva da mesi, ormai. Passate le feste, mia sorella è rientrata in ospedale per monitorare la situazione, fino a quando poi nei primi mesi dell’anno nuovo è rientrata definitivamente a casa. La situazione ormai era sotto controllo, tutto stava tornando alla normalità. Iniziava a vedersi la luce in fondo al tunnel. Sono stati 4 mesi duri, intensi, pieni di paura e tristezza. Ma allo stesso tempo avevamo capito di essere una famiglia unita, forte. Ce l’avevamo fatta. Io avevo ripreso a studiare con continuità, anche se in quei giorni c’era un pensiero che mi turbava. La mia fidanzata accusava un po’ di fastidi generali: stanchezza, spossatezza, sudorazione notturna. Insomma, i classici sintomi di un tumore. Ormai ero diventato esperto in materia. Al tempo stesso ero super ottimista: ti pare che appena si è conclusa la storia di mia sorella possa capitare la stessa cosa alla mia fidanzata? Non diciamo sciocchezze, neanche la persona più pessimista del mondo avrebbe pensato una cosa del genere. Pensai che la stanchezza potesse essere dovuta ad un periodo di stress, o a qualsiasi altra cosa. E invece, nel giro di pochi giorni, arrivò la br**ta notizia: si trattava di un tumore anche in questo caso. Ricordo che la mia prima reazione fu di chiamare subito mia madre per informarla. Ho resistito, ma non ce l’ho fatta a trattenere le lacrime. In quei giorni, forse anche egoisticamente, volevo solo tornare a studiare con tranquillità. Non poteva essere vero. Non potevo ricominciare il calvario di nuovo. Stavolta più che spaventato ero arrabbiato. Molto arrabbiato. Me la sono presa anche con il mio Amico dei piani alti, che fino ad allora era stato il mio conforto più grande. Che cavolo, di nuovo a me? Di nuovo a una persona a me cara? Solo dopo ho capito che Dio non fa succedere le cose per caso. Tornando alla malattia, questa volta era molto più leggera rispetto a quella di mia sorella, ed era localizzata in prossimità del collo. Dopo l’esame istologico, i dottori hanno deciso di intraprendere una strada meno invasiva per poter comba***re la malattia. Niente chemioterapia per adesso. Già questo era un sollievo. Per cui questa volta avevo meno paura, sapevo che ce l’avremmo fatta senza portarci dietro troppi strascichi. I dottori ci dissero che sarebbe stato difficile risolvere la situazione senza una terapia un po’ più pesante, ma io ero ottimista lo stesso. Detto, fatto! Il 21 Maggio 2015, dopo qualche mese di cura leggera, arrivò la bella notizia: PET negativa. La malattia non c’era più. Il tumore era regredito. La mia tigre l’aveva sconfitto. Anche questa volta Gesù era stato dalla nostra parte. Ciò che sembrava impossibile si era realizzato. Eravamo tutti felici. Dopo pochi giorni iniziò la sessione estiva: 4 esami su 4 superati, e anche con voti discreti. Tutto stava tornando a girare come doveva.
10) Qual è stato il momento più difficile? Ce n’è uno che ricordi in particolare?
Il momento più difficile, ahimè, non era ancora arrivato. Nel frattempo, la mia fidanzata si è diplomata al liceo scientifico. Parliamo di Luglio 2015. L’estate di quell’anno è passata molto velocemente, subito arrivò Settembre. Iniziarono i test di ingresso. Lei provò più volte a superare il test di S., ma tutti i tentativi furono vani. Subentrò un po’ di tristezza. Tuttavia, trovò un ripiego in P. Decise di fare il primo anno di Università ad A., in modo tale che l’anno dopo avrebbe riprovato il test di S. e le avrebbero convalidato gli esami compatibili. In quell’anno io avevo iniziato il mio terzo e ultimo anno di triennale a C. Spesso andavo a trovarla ad A. Passavo un paio di giorni lì e poi rientravo a C. Anche la nostra relazione aveva ritrovato continuità. Stavamo bene insieme, e il fatto di poterci vedere più facilmente ci aveva legati molto di più. Sembrava quasi che ci eravamo messi tutto alle spalle, ormai. Non sapevamo ancora cosa ci aspettava. All’inizio dell’estate dell’anno successivo, Giugno 2016, la mia fidanzata tornò a casa per i soliti controlli di routine. Anche lei è cresciuta in un piccolo paesino del Sud. Questa volta, però, l’esito della PET fu tutt’altro che piacevole. Ricordo che mi chiamò per darmi la notizia, ma non riuscì a dire neanche una parola. Era più dispiaciuta per me, che per l’ennesima volta mi ritrovavo a contatto con la malattia, piuttosto che per quello che avrebbe dovuto affrontare lei. La malattia era tornata. Avevano ragione i medici: “è difficile che venga eliminata del tutto senza una terapia pesante”. Fu proprio così. Il protocollo medico dell’anno prima non era bastato ad eliminarla del tutto. Questa volta non si poteva più esitare. Bisognava intervenire subito, e anche pesantemente. Fu così che ad Agosto di quell’anno iniziò la chemioterapia, fino a Dicembre. A Dicembre, poi, fece il trapianto delle cellule staminali, e fino alla fine dell’anno successivo, Novembre 2017, l’immunoterapia. E’ stato un calvario. Il momento più difficile è stato sicuramente metabolizzare che la malattia fosse tornata. Siamo passati dalla situazione in cui l’avevamo sconfitta senza subire alcun danno fisico e mentale alla situazione in cui ciò non era bastato per eliminarla definitivamente. La mia paura questa volta era di aver esaurito le forze per affrontare tutto ciò. Ormai erano 3 anni che mi ritrovavo a comba***re indirettamente contro una malattia. Da un certo punto di vista è ancora più difficile viverla da spettatore. Vedere le persone più care soffrire, stare male, trasformarsi fisicamente è un qualcosa che ti logora l’anima. Pensavo di non avere più una sorgente a disposizione da cui attingere la speranza, l’ottimismo, la pazienza di stare accanto a una persona malata. Mi sono sentito privato della mia serenità. Non riuscivo più a studiare tranquillamente. Non riuscivo più ad avere una relazione normale con la mia fidanzata. Non riuscivo più ad avere rapporti normali con le persone che incontravo tutti i giorni. Spesso ero arrabbiato e impaziente. Molto probabilmente le forze le avevo esaurite per davvero. Mi sono allontanato di nuovo da tutti, anche dalla mia fidanzata. Fino a quando poi mi sono reso conto che stavo commettendo lo stesso errore della prima volta, ossia di isolarmi dal mondo esterno e di restare solo. A quel punto sono tornato sui miei passi. Ho capito che la mia fidanzata aveva bisogno di me. Dovevo starle vicino. Dovevo essere presente per lei. Glielo dovevo. Mi sono rimboccato le maniche e ancora una volta fianco a fianco abbiamo combattuto.
11) Io ti ho sempre sentito ottimista e speranzoso ma c’erano dei pensieri tuoi, intimi, con cui avevi paura di confrontarti?
Come ho già anticipato in una delle domande precedenti, la mia attitudine era quella di proteggermi dagli altri. Cercavo in qualsiasi modo di non far trapelare la mia tristezza e la mia paura. Ero dell’idea che nessuno potesse aiutarmi. Soprattutto non avevo voglia di dare spiegazioni a nessuno. Diciamo quindi che la speranza e l’ottimismo sono subentrate dopo. Nei primi tempi in cui sono entrato in relazione con la malattia ero tutt’altro che speranzoso. Più che altro non capivo nulla, non riuscivo a capacitarmi della nuova condizione in cui mi ritrovavo a vivere. Ero completamente spaesato, fino a quando non ci sono entrato dentro a tutti gli effetti e li ho capito che bisognava reagire. Bisognava essere lucidi e presenti per le persone a me care che ne avevano bisogno. No, non avevo pensieri particolari con cui avevo paura di confrontarmi. La mia più grande paura era che durante e dopo la malattia sarebbe cambiato tutto. Sarebbe cambiato il modo di vedere le cose, il modo con cui avrei affrontato i problemi, ma soprattutto che da quel momento e per tutto il resto della mia vita avrei dovuto convivere con l’idea che la malattia esiste, che ha colpito la mia famiglia e che un domani potrebbe bussare di nuovo alla mia porta. Nessuno è immune da tutto ciò.
12) Recentemente l’hai incontrata di nuovo. La tua reazione e il tuo primo pensiero?
C’eravamo fermati a Novembre 2017. Da quel momento in avanti il sole è tornato a splendere. Pian piano tutte le cose si sono sistemate. Mia sorella ha iniziato la scuola superiore, la mia fidanzata ha iniziato a studiare ciò che davvero le piace e io nel frattempo ho preso la laurea triennale. La cosa essenziale è che le donne più importanti della mia vita, mia sorella e la mia fidanzata, sono tornate a sorridere e a stare bene. In realtà, manca mia madre, la donna più importante di tutte. Vabbè, inutile ricordarlo questo, lei non rientra nella categoria. Per fortuna la malattia non ha coinvolto in prima persona anche lei. Come dici? Ho parlato troppo presto? Mi sa proprio di sì. Luglio 2019: mia madre viene operata alla tiroide. Tumore anche questa volta. Per fortuna, però, benigno. Rispetto allo scenario che ha interessato mia sorella e la mia fidanzata, in questo caso la situazione si è risolta con un’operazione e con un mese di isolamento. Mi sembrava uno scherzo. Non sapevo se ridere o se piangere. Dicevo tra me e me, “non c’è due senza tre”. Non poteva essere altrimenti. Mancava solo mia madre all’appello. Pronti, il piatto è servito. Stavolta, però, ero molto più preparato. Nessuna paura e niente rabbia. Sapevo fin da subito che ce l’avremmo fatta di nuovo.
13) Le tre figure femminili più significative della tua vita sono state protagoniste indiscusse di questa malattia e tu, di riflesso, l’hai sperimentata in diversi ruoli: fratello, fidanzato, figlio. Quale di questi tre ruoli è stato più difficile e perché?
Ti ringrazio per questa bellissima domanda. Tutte le emozioni che ho provato nelle tre diverse situazioni ho cercato di condensarle nelle risposte precedenti. Non c’è un ruolo più difficile di un altro. Tutti hanno comportato una difficoltà diversa. Nel caso di mia sorella la difficoltà più grande è stata approcciarsi a questo nuovo mondo, imparare cosa fosse la malattia e farci i conti. Nel caso della mia fidanzata, la difficoltà è stata quella di accettare nuovamente l’idea che una persona a me cara fosse malata, soprattutto dopo l’illusione di aver sconfitto la malattia. In questo caso mi sono sentito maggiormente coinvolto. Forse perché la cura è durata più tempo, forse perché l’avevo già vissuta e quindi sentivo il bisogno di fare di più di quanto avessi fatto per mia sorella, o forse perché stavolta il dolore non era più condiviso con i miei genitori, ma portavo il peso da solo. In ogni caso, è stato difficile prendere coscienza del fatto che avrei dovuto ricominciare da capo tutto il travaglio. Nel caso di mia madre invece ho avuto la conferma che la malattia non risparmia nessuno, neanche chi ci ha convissuto per molti anni. Nessuno ne è esente, per cui bisogna essere sempre pronti. Se proprio devo dirne uno, credo che il ruolo di fidanzato è stato quello più complesso, per due motivi: prendere atto della recidiva della malattia e rendermi conto di essere da solo a doverla affrontare, senza la presenza dei miei genitori che fino a poco tempo prima erano stati al mio fianco nell’esperienza di mia sorella.
14) C’è qualcosa che avresti voluto dire a loro ma non hai mai avuto il coraggio di dire?
Credo che tutto ciò che dovevo dire a loro l’ho detto. Forse avrei preferito non dire alcune cose. In alcuni casi avrei desiderato tanto dire che fosse tutto a posto, ma non sempre è stato possibile. Prendere atto di ciò che stesse succedendo non è stato facile per nessuno. Potessi tornare indietro eviterei sicuramente di isolarmi da tutti e cercherei di essere più lucido in alcune situazioni.
15) C’è qualcosa che vorresti dire a chi oggi sta lottando contro il tumore?
Io sono consapevole che bisogna convivere con l’idea che tutto ciò possa accadere a chiunque. Nessuno può e deve tirarsi indietro nel caso in cui la malattia dovesse bussare alla propria porta. Il problema oggi non è affrontare la malattia da un punto di vista medico. La medicina ha fatto passi da gigante, e, ad eccezione di casi rari, quasi sempre si riesce a trovare una cura per poter guarire e vivere serenamente il resto dei propri giorni. A mio avviso, la difficoltà più grande sta nell’approccio psicologico con cui si affronta una malattia. Ognuno di noi tende a buttarsi giù e a deprimersi una volta conosciuta la diagnosi. Ma come dargli torto? Tutti noi vorremmo sempre stare bene, ma non siamo noi a decidere. La cosa importante è farsi trovare pronti. Io sono dell’idea che la malattia si sconfigge anche psicologicamente. Da ingegnere, mi piace pensare che un tumore possa essere assimilato a un terremoto. Durante un terremoto, se in un edificio vi sono punti deboli o porzioni mal realizzate, è da lì che partiranno le lesioni che comportano poi il crollo dell’intera struttura. Se invece l’edificio è realizzato a regola d’arte, durante il terremoto subirà degli scossoni, magari anche dei lievi danni, ma alla fine resterà in piedi. La stessa cosa succede per il tumore: se il tumore avverte le nostre paure e le nostre debolezze, tenderà ad espandersi molto più facilmente. Se invece avverte la nostra forza, la nostra positività, la nostra voglia di sconfiggerlo inizia ad avere paura, e di conseguenza tende a ritirarsi da solo. Per cui il consiglio che sento di dare a tutti coloro che si trovano a lottare contro un tumore è di superare nel più breve tempo possibile lo shock iniziale, di rimboccarsi le maniche e trovare subito la voglia di sconfiggere la malattia. Ci saranno giorni grigi, in cui prevarranno paura e solitudine. Non vi preoccupate, fa parte del percorso. E ricordate che non siete mai soli: c’è il nostro Amico lassù che ci ascolta e ci conforta. Non sentitevi sfortunati, le battaglie più dure vengono affidate ai guerrieri migliori. Per cui siate ottimisti e pieni di speranza. Sono sicuro che le mie donne l’hanno sconfitto così.
Grazie, P.
Eleonora Malta
Ciao! Grazie per aver visitato la pagina e...molto piacere, sono Eleonora Malta! Ti racconto un po’ di me. Provengo da un piccolo paese della Basilicata, Montemurro, che ho lasciato molto presto per frequentare il Liceo Classico ad Arezzo. Sono sempre stata molto curiosa, andando alla ricerca di stimoli che, purtroppo, un paese così piccolo non offre. Arezzo è stata un’incredibile esperienza che ha segnato gli anni più delicati nella vita di una persona: quelli dell’adolescenza. Non so ancora se la rifarei ma certamente mi ha reso quella che oggi sono e, tutto sommato, non mi dispiace essere così: ambiziosa, determinata, amante della vita in tutte le sue forme e le sue sfumature.
Formazione: Ho conseguito con Lode la Laurea Magistrale in Psicopatologia Dinamica Dello Sviluppo presso la facoltà di Medicina e Psicologia della Università Sapienza di Roma, discutendo una tesi dal titolo I bambini e il tumore: chi sono i “fratelli d’ombra”?, relatrice Dott.ssa Cristina Trentini. Ho vinto e partecipato al Percorso d’Eccellenza nell’anno accademico 2018/2019, un percorso integrativo che consiste in attività formative, aggiuntive a quelle del corso di studio, nell’ambito della Psicopatologia Dinamica dello Sviluppo che mi ha permesso di partecipare ad incontri seminariali di carattere teorico – metodologico e applicativo – professionale, tenuti da docenti della facoltà e di ogni altra istituzione qualificata nazionale o internazionale. Ad Ottobre 2020 mi è stato conferito il riconoscimento di Laureato Eccellente per l’anno accademico 2018-2019.
Sono attualmente iscritta alla scuola di specializzazione ad indirizzo sistemico relazionale presso l’Accademia di Psicoterapia Della Famiglia (direttore M. Andolfi) e al Master di II livello in Psicologia Pediatrica organizzato dall’Università Lumsa in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e collaboro con il quotidiano Il Mattino di Puglia e Basilicata, pubblicando settimanalmene articoli in materia di psicologia evolutiva. Ho svolto il tirocinio post – lauream presso il servizio di Psiconcologia dell’Ospedale S.Andrea e 75 ore di Attività Formative Professionalizzanti presso la UOC di Neuropsichiatria Infantile – Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale del Policlinico Umberto I, sotto la supervisione della Dott.ssa Roberta Penge. Ho partecipato al corso di formazione in Acquamotricità Neonatale con Mammole School e sono volontario ABIO (Associazione per il Bambino In Ospedale), sede di Roma, nel reparto Pediatria – Lattanti del Policlinico Umberto I.
In attesa di abilitarmi all’esercizio della professione di psicologo e di iniziare la scuola di specializzazione in psicoterapia, continuo a studiare, a formarmi e ad approfondire soprattutto il tema su cui ho scelto di incentrare la mia tesi di laurea: l’esperienza psicologica dell’essere fratelli di un bambino che riceve una diagnosi di cancro.
Mi sento molto vicina alle tematiche che riguardano la famiglia e, ancor più nello specifico, l’età evolutiva in un’ottica psicoanalitica e sistemico-relazionale. Per questa ragione, i contenuti che verranno pubblicati sul mio sito (https://eleonoramalta.it/) e condivisi su questa pagina saranno affrontati secondo queste due prospettive e saranno basati sulla discussione di letteratura scientifica nazionale e/o internazionale; verranno, inoltre, espressamente citati i relativi riferimenti bibliografici.
Il mio sito e il suo blog nascono dalla volontà di accompagnare chi vorrà seguirmi alla scoperta e alla comprensione di una realtà palpitante ma misconosciuta agli occhi di molti e ancora poco esplorata anche dalle ricerche scientifiche.
Spero, infine, che il blog diventi un punto di riferimento ed uno spazio di confronto per tutti coloro che vivono l’esperienza di essere un fratello sano e, più in generale, per tutte le famiglie che vivono l’esperienza del cancro infantile.
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