Rifondazione Comunista Roma

Partito della Rifondazione Comunista
Federazione Roma Castelli Litoranea

24/08/2024

"E ora vogliono i nostri voti"

Discorso di Eman Abdelhadi* alla manifestazione del 18 agosto a Chicago.

Chicago, sappiamo tutti perché siamo qui.

Stiamo annegando e i nostri cuori sono spezzati.

Stiamo annegando nei debiti. Nelle spese mediche. Negli affitti in aumento. Nell'inflazione.

Siamo sotto attacco in questo Paese. La destra ha dichiarato guerra alle persone di colore, alle persone trans, alle donne. Stanno cercando di smantellare i nostri sistemi educativi, cercando di criminalizzare l'insegnamento della storia nera e le realtà del razzismo, dell'oppressione e dello sfruttamento in questo Paese.

Chiedono apertamente deportazioni di massa e vogliono privare i neri del diritto di voto.

Ogni anno, la crisi climatica uccide più persone per il caldo, le inondazioni, gli incendi. Ogni anno, il numero di rifugiati climatici in patria e all'estero aumenta sempre di più.

E in questo momento di assoluto disastro, di assoluta crisi la classe dirigente americana, ovvero le persone che si sono riversate in questa città per la Convention Nazionale Democratica, ha ritenuto opportuno spendere i nostri soldi per uccidere i bambini a Gaza.

Hanno fornito una scorta infinita di bombe per distruggere le case di Gaza, le sue scuole, i suoi ospedali, i suoi parchi giochi, le sue moschee, le sue chiese, i suoi terreni coltivati, le sue infrastrutture.

Essendo il Paese più potente al mondo, hanno intimidito il resto del mondo in nome della protezione di un governo di estrema destra che stava apertamente commettendo un genocidio.

E adesso…

Adesso vogliono i nostri voti.

Dicono di averli guadagnati dimostrando un po' più di empatia verso quei poveri palestinesi che hanno ucciso.

Vicepresidente Harris, sentiamo il suo cambio di tono.

Ma …

Il tuo tono non resusciterà i morti.

Il tuo tono non proteggerà i vivi.

Il tuo tono non tirerà giù le bombe dal cielo.

Il tuo tono non è sufficiente.

Genocide Joe sarebbe ancora sulla lista se non fosse per questo movimento, per tutti noi. Il nostro movimento è una delle ragioni principali per cui ora sei il candidato democratico alla presidenza nel paese più potente del pianeta.

Lei, Vicepresidente Harris, può candidarsi alle elezioni perché abbiamo cacciato il suo predecessore proprio qui, in queste strade. Ma non si è mai trattato solo di lui. Si è trattato dei 40.000 palestinesi che ha contribuito a uccidere.

E ora vi diciamo che" Non l'altro tizio" non è una piattaforma.

Vi stiamo dicendo che dovrete guadagnarvi i nostri voti.

E vi spieghiamo esattamente come guadagnarli.

Vi stiamo dicendo che vogliamo un embargo sulle armi.

Vi stiamo dicendo che vogliamo un cessate il fuoco permanente.

E vi diciamo che li vogliamo ADESSO.

Continui a dirci che la democrazia stessa è in gioco.

Continui a dirci che il fascismo bussa alla porta.

Continui a dirci che Trump sarebbe peggio.

Ma la maggioranza degli americani, sondaggio dopo sondaggio, afferma di disapprovare le azioni di Israele a Gaza. Studio dopo studio dimostra che un embargo sulle armi vi farebbe guadagnare più voti, vi garantirebbe queste elezioni.

Vicepresidente Harris, perché rischia la fine della democrazia, l'ascesa del fascismo, il ritorno di Trump per proteggere la guerra di Netenyahu contro i bambini?

Non sei il protettore della democrazia.

Noi siamo i protettori della democrazia.

Se volete vedere la democrazia, guardate le strade di Chicago questa settimana. Siamo la democrazia che risponde al potere, dicendo che non saremo ignorati.

Vogliamo dare una casa ai nostri senzatetto.

Vogliamo saziare i nostri affamati.

Vogliamo curare i nostri malati.

Vogliamo proteggere il nostro pianeta.

Vogliamo costruire il nostro futuro, non derubare i bambini di Gaza del loro.

Si potrebbe pensare che le persone che oggi entrano a far parte dello United Center siano quelle che potranno dare forma al futuro di questo Paese.

Non è vero.

Noi creiamo il futuro di questo paese. Lo creiamo dove lo abbiamo sempre fatto, proprio qui sulle strade.

Vicepresidente Harris, hai una scelta. Potresti unirti a un movimento per la giustizia. Potresti farti un posto nella storia. Potresti essere un leader che ha scelto di ascoltare il suo popolo piuttosto che gli interessi dei fabbricanti di guerra. Oppure potresti aiutare e favorire un criminale di guerra.

Vicepresidente Harris, se vuoi che Donald Trump vinca, allora dillo. Altrimenti, NOI PARLIAMO.

Ascoltateci. Non ci faremo placare dai toni.

Abbiamo bisogno che voi agiate e non lasceremo le strade finché non lo farete.

* Eman Abdelhadi è un'accademica, attivista e scrittrice che pensa all'intersezione tra genere, sessualità, religione e politica. È professoressa associata e sociologa presso l'Università di Chicago, dove studia le comunità musulmane americane. È co-autrice di Everything for Everyone: An Oral History of the New York Commune, 2052 – 2072 .

testo originale da In These Times:
https://inthesetimes.com/article/harris-votes-abdelhadi-dnc

APPELLO di UAW e Michael Moore https://www.facebook.com/share/p/hrjNLMbqkyBkVu5G/

22/08/2024

"Gualtieri aspetta che piova per risolvere l'emergenza incendi?"

Ieri l'ennesimo vasto incendio ha interessato la Capitale.
A farne le spese questa volta è stato il Pratone di Torre Spaccata, polmone che regala ossigeno all'area di città compresa tra i quartieri di Don Bosco e Torre Spaccata appunto, e 3 volontar* della protezione civile ed 1 vigile del fuoco, attualmente in prognosi riservata ed in pericolo di vita.

Il Pratone è un'area verde di circa 60 ettari a fatica sottratta, per il momento, alle mire degli speculatori del cemento, la proprietà Cassa depositi e prestiti, che da tempo, sfruttando un vincolo edificatorio, cerca di vendere l'area, da ultimo a Cinecittà Studios per edificarvi otto teatri di posa.

Il Pratone è un complesso archeologico che conserva tesori fondamentali per capire la storia di Roma e cela, nel suo sottosuolo, i resti di quattro ville romane e per questo ribadiamo che va confermata la sua continuità storica, archeologica e ambientale con il Parco di Centocelle.

Non è bruciato un campo di sterpaglie, come definito dai media, ma un luogo di valore che deve essere restituito alla collettività e tutelato, cosa che non fa la proprietà e neppure Roma Capitale.

Un luogo di valore dove, per l' incuria e la mancanza di controlli, l'erba alta e secca ha superato i due metri di altezza rendendo pericolose le operazioni di spegnimento.

Sono anni che il quartiere aspetta lo spostamento degli autodemolitori e la bonifica dei terreni inquinanti.

Denunciamo l'assenza, da parte dell'amministrazione Gualtieri, di una politica di tutela del verde e della prevenzione.

Oltre duemila cantieri aperti per abbellire la città per i turisti e il Giubileo, ma gli interventi necessari per la città vengono sempre rimandati.

Aspettiamo le piogge con gli allagamenti, i tombini otturati e le buche che diventano voragini mentre la cittadinanza, lavoratori e lavoratrici, pagano il prezzo di tanta incuria in una città abbandonata a se stessa dalla giunta Gualtieri.

Elena Mazzoni-responsabile nazionale ambiente PRC-Sinistra Europea segreteria Rifondazione Comunista Roma
Giuseppe Carroccia segretario Circolo PRC Luigi Longo Cinecittà

Photos from Rifondazione Comunista Roma's post 21/08/2024

Per Togliatti, a sessant’anni dalla morte

“Stamattina abbiamo portato una corona di fiori sulla tomba di Palmiro Togliatti. Io e Raul Mordenti abbiamo tenuto dei brevi discorsi. Alle ore 13, quando siamo andati via, accanto al nostro cuscino del Partito della Rifondazione Comunista c’erano solo i fiori portati dalle associazioni Futura Umanità e Enrico Berlinguer. Possibile che siamo l’unico partito ad aver reso omaggio a uno dei padri della Repubblica e della Costituzione?”

(Maurizio Acerbo, 21/8/2024)

I NOSTRI INTERVENTI

👉Intervento di Maurizio Acerbo:

"In occasione del sessantesimo anniversario della morte ci pare doveroso essere qui oggi per rendere omaggio alla memoria di Palmiro Togliatti. Lo ricordiamo come uno dei più importanti dirigenti del movimento comunista internazionale e dell'antifascismo, con Gramsci fin dai tempi dell'Ordine Nuovo, dell'occupazione delle fabbriche e della fondazione del partito nel 1921, protagonista con Dimitrov nel 1935 della svolta dell'Internazionale Comunista a favore dei Fronti Popolari che fu il fondamento della Resistenza europea a partire dalla partecipazione delle Brigate Internazionali alla Guerra di Spagna. Gianni Ferrara e Paolo Ciofi lo hanno definito 'rivoluzionario costituente' per il suo ruolo determinante tra i padri della Repubblica e della Costituzione che definì come 'la più grande conquista della classe operaia italiana'. A lui si deve la valorizzazione e diffusione dell'opera di Gramsci sulla cui base diede un profilo originale e autonomo al comunismo italiano. È Togliatti che con la svolta di Salerno e il progetto del 'partito nuovo', di classe ma popolare e di massa, costruisce il più forte partito comunista del mondo occidentale. È Togliatti che avanza la proposta di una via democratica al socialismo, che ispirò Dubcek e la Primavera di Praga, a partire dalla lotta costante per l'attuazione della Costituzione.
Va ricordato che Togliatti fu un precursore dell'incontro tra marxisti e cattolici e della necessità di un comune impegno per la giustizia sociale, ma in particolare la pace e il disarmo nucleare. Pur guidando l'opposizione all'oscurantismo clericofascista colse immediatamente la novità rappresentata da Papa Giovanni XXIII.
Togliatti con il celebre discorso su 'Il destino dell'uomo' in sintonia con il manifesto di Bertrand Russell e Albert Einstein pose il grande tema a cui il papa rispose con l'enciclopedia Pacem in terris.
Togliatti seppe dare al partito della classe operaia un'apertura e una interlocuzione con gli intellettuali che Sartre elogio' in un celebre articolo.
Certo Togliatti fu uomo dei suoi tempi e la sua azione va collocata nel contesto storico. Dovette salvaguardare il partito nel periodo staliniano e sicuramente non p***e mai il legame con il paese che per primo con la rivoluzione d'Ottobre avviò il tentativo di costruzione del socialismo. Da decenni Togliatti è bersaglio di campagne che cercano di ridurre il capo dei comunisti italiani a uno strumento e a un complice dei crimini di Stalin. Polemiche spesso storicamente infondate sono state montate per mettere sotto accusa Togliatti e con lui la principale forza del movimento operaio e dell'antifascismo, come denunciò lo storico socialista nenniano Gaetano Arfè. La nostra critica dello stalinismo non comporta giudizi sommari su una generazione di rivoluzionari come Togliatti che attraversarono anni duri e terribili. Valgono anche per Togliatti le parole della celebre poesia di Brecht 'A coloro che verranno'.
La necessità di una lettura critica della storia del Novecento e del ruolo svolto da una grande personalità come Palmiro Togliatti non va confusa con le campagne volte a delegittimare il ruolo svolto dai comunisti nella lotta per la democrazia e la giustizia sociale. La grandezza e la tragedia della storia dei comunisti nel novecento non può essere ridotta a quella di un'idea criminale che ha prodotto l'aberrazione dell'approvazione della risoluzione nel parlamento europea che ha equiparato il comunismo al nazismo.
Credo che a Togliatti dobbiamo dedicare un convegno, 'per farne buon uso' per dirla con Rossana Rossanda. La grande storia di cui è stato protagonista va affrontata senza reticenze e con spirito critico, ma non può essere liquidata con banalità e superficialità come accaduto troppo spesso negli ultimi decenni.

👉Intervento di Raul Mordenti

Per motivi anagrafici credo di essere fra i pochissimi (se non l'unico) fra i presenti, ad aver partecipato ai funerali di Palmiro Togliatti sessant'anni fa, e credo di dovere a questa circostanza l'onore di dire qualche parola qui ai più giovani, anche a nome del Partito della Rifondazione Comunista.
A quei funerali parteciparono un milione di persone commosse, credo la più grande manifestazione di massa della storia italiana, e sul palco "la Pasionaria' Dolores Ibarruri, Ferruccio Parri, Leonid Breznev, Umberto Terracini e il segretario della FGCI di allora (di cui non ricordo più il nome). L'evento ispirò anche gli artisti, film come ‘I sovversivi’ dei fratelli Taviani e ‘Uccellacci uccellini’ di Pasolini, un quadro di Ennio Calabria del 1965 intitolato "I funerali di Togliatti" e uno del 1972 con lo stesso titolo di Renato Guttuso (il quale però si scordò di rappresentare nel folto gruppo di personaggi proprio Terracini, proprio colui che tenne l'orazione funebre).
I media dominanti non hanno mancato e non mancheranno neppure questa volta di attaccare la figura e l'opera del compagno Togliatti, e lo fanno da sempre con una virulenza perfino maggiore di quella che dedicano ad Antonio Gramsci. Ce l'aspettavamo: la borghesia non manca di curare e imporre la sua narrazione tossica e falsa della storia italiana, e lo fa con particolare spudoratezza e impegno ora, nel tempo del Governo Meloni (ricordo solo la vergogna del ministro Tajani che ha dichiarato che Togliatti fece arrestare Gramsci...).
Ma anche a sinistra, e perfino fra i comunisti e le comuniste, la figura di Togliatti è più controversa, se non osteggiata, grazie a qualche formuletta superficiale ma ripetuta ossessivamente (Togliatti colpevole dell'amnistia ai fascisti, Togliatti colpevole delle contraddizioni in Spagna fra il Governo repubblicano sostenuto dall'Internazionale il POUM e gli anarchici, Togliatti colpevole di non aver ordinato l'insurrezione armata, e così via). Questo accade per l'influenza pervasiva dell'ideologia e della storiografia anticomuniste fra le masse attualmente disp***e e disorganizzate ma soprattutto accade per debolezze nostre, debolezze di conoscenza e di studio anzitutto e debolezze di riflessione teorico-politica. Superare queste debolezze, sottrarsi al senso comune anticomunista dominante è dunque un compito importante, specie per le nuove generazioni.
Credo si possa dire che Togliatti sia stato il massimo "politico in atto" espresso dal movimento operaio italiano nella sua storia (per le circostanze della sua vita la grandezza di Gramsci fu necessariamente più quella del teorico che del politico in atto), inoltre Togliatti fu anche "il più grande tattico della III Internazionale" (come disse Lukàcs), e basti pensare per questo aspetto al ruolo centrale che ebbe nel VII Congresso dell'Internazionale, il Congresso che varò l'alleanza antifascista e – in ultima analisi – fu ciò che ci permise di dare vita alla Resistenza e di vincere la guerra al nazifascismo.
Politico rivoluzionario in atto significa far diventare possibile, con l'intervento soggettivo della politica, ciò che prima era impossibile. Elencare tutte le cose impossibili che Togliatti e il suo Partito resero possibili sarebbe troppo lungo. Cito solo la grande operazione politico culturale di difendere e diffondere l'eredità di Gramsci e porla alla base di un'identità dei comunisti italiani del tutto autonoma anche dai sovietici.
Si deve a lui, soprattutto, la costruzione del Partito comunista come partito di massa, capace di organizzare, mettere in movimento, portare alla lotta, educare milioni di italiani e italiane, con un quotidiano diffuso capillarmente di un milione di copie (e- non si dimentichi – con un settimanale teorico, "Rinascita", che diresse personalmente fino alla morte: ho sentito testimoniare che Togliatti giudicasse un dirigente comunista da tre cose: il numero delle tessere, il numero dei voti, la qualità degli articoli scritti per "Rinascita").
Nessun simile protagonismo delle masse si era mai dato nella storia d'Italia, né – dopo di lui – noi siamo stati capaci non dico di costruire ma nemmeno di mettere in cantiere qualcosa di paragonabile.
Ma primo fra tutti i risultati della politica togliattiana c'è indubbiamente la Costituzione, un obiettivo raggiunto quando già i comunisti erano stati cacciati dal Governo, avendo contro gli USA di Hiroshima e, in Italia, la feroce Confindustria, gli agrari, la mafia, uno Stato inquinato di fascismo e Pio XII.
Riconoscere la grandezza del compagno Togliatti non significa naturalmente sostenere che tutte le sue scelte – col nostro senno di poi - furono giuste. Sarebbe una posizione dogmatica e conformista, cose da cui proprio Togliatti ci ha insegnato a stare lontani.
Ma ciò che non è tollerabile è che il giudizio sulle scelte di Togliatti non sia storico ed etico-politico ma (si noti: solo per Togliatti, e non per i suoi avversari politici contemporanei!) sia moralisticamente astratto, del tutto separato dal contesto reale in cui quelle scelte si dovettero svolgere e dai rapporti di forza che le influenzarono.
Solo se sapremo conoscere, discutere creativamente, superare criticamente la grande storia dei comunisti in Italia, di cui Togliatti è tanta parte, potremo osare dire anche noi senza arrossire: 'Veniamo da lontano, e andiamo lontano!'.

21/08/2024

Per Togliatti, a sessant'anni dalla morte

Stamattina abbiamo portato una corona di fiori sulla tomba di Palmiro Togliatti. Io e Raul Mordenti abbiamo tenuto dei brevi discorsi. Alle ore 13, quando siamo andati via, accanto al nostro cuscino del Partito della Rifondazione Comunista c'erano solo i fiori portati dalle associazioni Futura Umanità e Enrico Berlinguer. Possibile che siamo l'unico partito ad aver reso omaggio a uno dei padri della Repubblica e della Costituzione?

I NOSTRI INTERVENTI

👉Intervento di Maurizio Acerbo:

"In occasione del sessantesimo anniversario della morte ci pare doveroso essere qui oggi per rendere omaggio alla memoria di Palmiro Togliatti. Lo ricordiamo come uno dei più importanti dirigenti del movimento comunista internazionale e dell'antifascismo, con Gramsci fin dai tempi dell'Ordine Nuovo, dell'occupazione delle fabbriche e della fondazione del partito nel 1921, protagonista con Dimitrov nel 1935 della svolta dell'Internazionale Comunista a favore dei Fronti Popolari che fu il fondamento della Resistenza europea a partire dalla partecipazione delle Brigate Internazionali alla Guerra di Spagna. Gianni Ferrara e Paolo Ciofi lo hanno definito 'rivoluzionario costituente' per il suo ruolo determinante tra i padri della Repubblica e della Costituzione che definì come 'la più grande conquista della classe operaia italiana'. A lui si deve la valorizzazione e diffusione dell'opera di Gramsci sulla cui base diede un profilo originale e autonomo al comunismo italiano. È Togliatti che con la svolta di Salerno e il progetto del 'partito nuovo', di classe ma popolare e di massa, costruisce il più forte partito comunista del mondo occidentale. È Togliatti che avanza la proposta di una via democratica al socialismo, che ispirò Dubcek e la Primavera di Praga, a partire dalla lotta costante per l'attuazione della Costituzione.
Va ricordato che Togliatti fu un precursore dell'incontro tra marxisti e cattolici e della necessità di un comune impegno per la giustizia sociale, ma in particolare la pace e il disarmo nucleare. Pur guidando l'opposizione all'oscurantismo clericofascista colse immediatamente la novità rappresentata da Papa Giovanni XXIII.
Togliatti con il celebre discorso su 'Il destino dell'uomo' in sintonia con il manifesto di Bertrand Russell e Albert Einstein pose il grande tema a cui il papa rispose con l'enciclopedia Pacem in terris.
Togliatti seppe dare al partito della classe operaia un'apertura e una interlocuzione con gli intellettuali che Sartre elogio' in un celebre articolo.
Certo Togliatti fu uomo dei suoi tempi e la sua azione va collocata nel contesto storico. Dovette salvaguardare il partito nel periodo staliniano e sicuramente non p***e mai il legame con il paese che per primo con la rivoluzione d'Ottobre avviò il tentativo di costruzione del socialismo. Da decenni Togliatti è bersaglio di campagne che cercano di ridurre il capo dei comunisti italiani a uno strumento e a un complice dei crimini di Stalin. Polemiche spesso storicamente infondate sono state montate per mettere sotto accusa Togliatti e con lui la principale forza del movimento operaio e dell'antifascismo, come denunciò lo storico socialista nenniano Gaetano Arfè. La nostra critica dello stalinismo non comporta giudizi sommari su una generazione di rivoluzionari come Togliatti che attraversarono anni duri e terribili. Valgono anche per Togliatti le parole della celebre poesia di Brecht 'A coloro che verranno'.
La necessità di una lettura critica della storia del Novecento e del ruolo svolto da una grande personalità come Palmiro Togliatti non va confusa con le campagne volte a delegittimare il ruolo svolto dai comunisti nella lotta per la democrazia e la giustizia sociale. La grandezza e la tragedia della storia dei comunisti nel novecento non può essere ridotta a quella di un'idea criminale che ha prodotto l'aberrazione dell'approvazione della risoluzione nel parlamento europea che ha equiparato il comunismo al nazismo.
Credo che a Togliatti dobbiamo dedicare un convegno, 'per farne buon uso' per dirla con Rossana Rossanda. La grande storia di cui è stato protagonista va affrontata senza reticenze e con spirito critico, ma non può essere liquidata con banalità e superficialità come accaduto troppo spesso negli ultimi decenni.

👉Intervento di Raul Mordenti

Per motivi anagrafici credo di essere fra i pochissimi (se non l'unico) fra i presenti, ad aver partecipato ai funerali di Palmiro Togliatti sessant'anni fa, e credo di dovere a questa circostanza l'onore di dire qualche parola qui ai più giovani, anche a nome del Partito della Rifondazione Comunista.
A quei funerali parteciparono un milione di persone commosse, credo la più grande manifestazione di massa della storia italiana, e sul palco "la Pasionaria' Dolores Ibarruri, Ferruccio Parri, Leonid Breznev, Umberto Terracini e il segretario della FGCI di allora (di cui non ricordo più il nome). L'evento ispirò anche gli artisti, film come ‘I sovversivi’ dei fratelli Taviani e ‘Uccellacci uccellini’ di Pasolini, un quadro di Ennio Calabria del 1965 intitolato "I funerali di Togliatti" e uno del 1972 con lo stesso titolo di Renato Guttuso (il quale però si scordò di rappresentare nel folto gruppo di personaggi proprio Terracini, proprio colui che tenne l'orazione funebre).
I media dominanti non hanno mancato e non mancheranno neppure questa volta di attaccare la figura e l'opera del compagno Togliatti, e lo fanno da sempre con una virulenza perfino maggiore di quella che dedicano ad Antonio Gramsci. Ce l'aspettavamo: la borghesia non manca di curare e imporre la sua narrazione tossica e falsa della storia italiana, e lo fa con particolare spudoratezza e impegno ora, nel tempo del Governo Meloni (ricordo solo la vergogna del ministro Tajani che ha dichiarato che Togliatti fece arrestare Gramsci...).
Ma anche a sinistra, e perfino fra i comunisti e le comuniste, la figura di Togliatti è più controversa, se non osteggiata, grazie a qualche formuletta superficiale ma ripetuta ossessivamente (Togliatti colpevole dell'amnistia ai fascisti, Togliatti colpevole delle contraddizioni in Spagna fra il Governo repubblicano sostenuto dall'Internazionale il POUM e gli anarchici, Togliatti colpevole di non aver ordinato l'insurrezione armata, e così via). Questo accade per l'influenza pervasiva dell'ideologia e della storiografia anticomuniste fra le masse attualmente disp***e e disorganizzate ma soprattutto accade per debolezze nostre, debolezze di conoscenza e di studio anzitutto e debolezze di riflessione teorico-politica. Superare queste debolezze, sottrarsi al senso comune anticomunista dominante è dunque un compito importante, specie per le nuove generazioni.
Credo si possa dire che Togliatti sia stato il massimo "politico in atto" espresso dal movimento operaio italiano nella sua storia (per le circostanze della sua vita la grandezza di Gramsci fu necessariamente più quella del teorico che del politico in atto), inoltre Togliatti fu anche "il più grande tattico della III Internazionale" (come disse Lukàcs), e basti pensare per questo aspetto al ruolo centrale che ebbe nel VII Congresso dell'Internazionale, il Congresso che varò l'alleanza antifascista e – in ultima analisi – fu ciò che ci permise di dare vita alla Resistenza e di vincere la guerra al nazifascismo.
Politico rivoluzionario in atto significa far diventare possibile, con l'intervento soggettivo della politica, ciò che prima era impossibile. Elencare tutte le cose impossibili che Togliatti e il suo Partito resero possibili sarebbe troppo lungo. Cito solo la grande operazione politico culturale di difendere e diffondere l'eredità di Gramsci e porla alla base di un'identità dei comunisti italiani del tutto autonoma anche dai sovietici.
Si deve a lui, soprattutto, la costruzione del Partito comunista come partito di massa, capace di organizzare, mettere in movimento, portare alla lotta, educare milioni di italiani e italiane, con un quotidiano diffuso capillarmente di un milione di copie (e- non si dimentichi – con un settimanale teorico, "Rinascita", che diresse personalmente fino alla morte: ho sentito testimoniare che Togliatti giudicasse un dirigente comunista da tre cose: il numero delle tessere, il numero dei voti, la qualità degli articoli scritti per "Rinascita").
Nessun simile protagonismo delle masse si era mai dato nella storia d'Italia, né – dopo di lui – noi siamo stati capaci non dico di costruire ma nemmeno di mettere in cantiere qualcosa di paragonabile.
Ma primo fra tutti i risultati della politica togliattiana c'è indubbiamente la Costituzione, un obiettivo raggiunto quando già i comunisti erano stati cacciati dal Governo, avendo contro gli USA di Hiroshima e, in Italia, la feroce Confindustria, gli agrari, la mafia, uno Stato inquinato di fascismo e Pio XII.
Riconoscere la grandezza del compagno Togliatti non significa naturalmente sostenere che tutte le sue scelte – col nostro senno di poi - furono giuste. Sarebbe una posizione dogmatica e conformista, cose da cui proprio Togliatti ci ha insegnato a stare lontani.
Ma ciò che non è tollerabile è che il giudizio sulle scelte di Togliatti non sia storico ed etico-politico ma (si noti: solo per Togliatti, e non per i suoi avversari politici contemporanei!) sia moralisticamente astratto, del tutto separato dal contesto reale in cui quelle scelte si dovettero svolgere e dai rapporti di forza che le influenzarono.
Solo se sapremo conoscere, discutere creativamente, superare criticamente la grande storia dei comunisti in Italia, di cui Togliatti è tanta parte, potremo osare dire anche noi senza arrossire: 'Veniamo da lontano, e andiamo lontano!'.

(Roma, 21/8/2024)

21/08/2024

Ci arrivano dalla regione di Kursk immagini raggelanti. Tra le forze ucraine impiegate nell’incursione ricompare il simbolo del battaglione Nachtigall. Battaglione istituito dalle SS durante l’invasione dell’Unione Sovietica, composto da forze naziste e collaborazioniste ucraine. Il compito del battaglione era quello di sostenere e prendere parte ai rastrellamenti delle SS, massacrando partigiani, comunisti, oppositori, ebrei e le altre soggettività ritenute impure per lo spazio vitale del Reich.
Ora dopo 80 anni da quegli eventi drammatici e dall’orrore del secondo conflitto mondiale, la bandiera del battaglione con l’aquila torna a sventolare, imbracciata dalle forze ucraine che l’Occidente sta armando.
Ci arrivano foto con saluti romani, aquile e simboli delle SS, mentre Rai News 24 intervista un combattente ucraino che sfoggia due fulmini delle SS sul cappello, (inutili i tentativi del cameramen di non riprenderlo).

Come Giovani Comunisti/e non possiamo che mostrare preoccupazione e denunciare la ricostituzione di battaglioni nazisti, denunciando anche l’oramai sistematica distruzione dei monumenti a Lenin per opera delle forze ucraine. È inammissibile che si ignori il coinvolgimento di forze dichiaratamente naziste nella regione ed è vergognoso il sostegno cieco dell’Occidente a simili formazioni, tentando anzi di censurarne i simboli.
Denunciamo la stampa che da anni è impegnata in una campagna di legittimazione e di sostegno propagandistico a simili formazioni.

Nel mentre a Lipsia in Germania si è appena tenuto un raduno con centinaia di neonazisti, nella piena impunità. Dopo 80 anni l’aquila delle SS sta tornando a sventolare in Europa.
È necessaria una mobilitazione generale delle anime antifasciste per denunciare ed opporsi a ogni rigurgito e reflusso nazi-fascista.

17/08/2024

Miseria capitalistica e comunismo democratico
di Guido Liguori

La nuova edizione Einaudi del «Capitale» ha dato lo spunto all’inserto culturale del Corriere della Sera per alcune critiche alle idee di Marx. Che meritano una risposta

L’ultima Lettura del Corriere della Sera apre con tre articoli che prendono spunto dalla nuova edizione del primo volume del Capitale di Marx curata per Einaudi da Roberto Fineschi. Oltre a un efficace scritto di Marcello Musto sulle differenze tra le prime cinque edizioni del libro, e a uno di Giuseppe Sarcina sulle diversità che connotano le sinistre nel mondo, un articolo di Maurizio Ferrera ricorda i temi del capolavoro marxiano, ne riconosce l’importanza storica e, soprattutto, sottolinea gli elementi che lo renderebbero obsoleto.

Non voglio qui difendere Marx o disquisire su questo o quell’aspetto della sua teoria. È inutile in questo ambito, anche perché è lo stesso Ferrera a ricordare come resti vero che il pensatore di Treviri e il suo libro esercitino oggi una rinnovata influenza, tanto più in quanto gli ultimi decenni di trionfo del liberismo, scrive lo studioso, «hanno coinciso con una intensa crescita delle diseguaglianze economiche e della precarietà sociale». Per questo motivo, prosegue, assistiamo a un revival del pensiero di Marx e dei comunismi: perché «attingendo alle idee di Marx, è stato possibile avviare un nuovo “discorso” pubblico», riproponendo visioni alternative di organizzazioni dell’economia e della società.

Non sono riconoscimenti da poco – come non lo è il fatto che il principale quotidiano italiano dedichi a Marx le prime cinque pagine del suo supplemento letterario, sia pure con giudizi largamente sfavorevoli. Anzi, andrebbe aggiunto che se è vero che il pungolo critico marxiano continua a essere utile contro il capitalismo, il punto debole delle teorie politico-sociali che si vogliono marxiste sta proprio nel non saper proporre una convincente idea di società socialista che si ponga su un terreno di reale alternativa al capitalismo.

Per Ferrera però il punto è soprattutto un altro. Ripetendo un noto mantra della critica liberal, egli scrive che «il grande limite» delle proposte neomarxiste starebbe nel fatto che esse «tendono a perdere per strada l’eredità liberal-democratica», a sottovalutare «diritti e democrazia formale», cioè «l’inevitabile persistenza delle dinamiche di potere e i loro rischi di sopraffazione».

Non credo che le cose stiano così. Credo anch’io che sia stata vera e drammatica la sottovalutazione del tema del potere e della democrazia formale da parte delle forze impegnate a realizzare una democrazia sostanziale, ovvero il socialismo. Ma ritengo anche, da una parte, che il tentativo guidato almeno inizialmente da Lenin abbia deviato dai suoi intenti originari a causa dall’aggressione (assai poco democratica) subita dagli Stati capitalistici e poi dai fascismi. E, dall’altra, che molti materiali per una costruttiva autocritica dei socialismi rivoluzionari siano presenti nella stessa cultura marxista – da Rosa Luxemburg ai consiliaristi, da Gramsci a Mariategui, a Lukács (solo per citarne alcuni), e a tante correnti di pensiero post-1956.

L’obiezione che questi comunisti democratici non sono tuttavia mai stati al potere è ingiusta. Sia perché non si può comunque negare a essi una sincera volontà di autocorrezione teorico-politica, sia perché le forze del capitale hanno spesso impedito loro in tutti i modi (di nuovo: anche in modi molto poco democratici) di misurarsi col governo.

IL CASO DELL’ITALIA è eclatante. La nostra tradizione comunista democratica, pur non senza contraddizioni, ha gradualmente compreso l’importanza della democrazia politica, muovendo dalla riflessione gramsciana sull’egemonia, passando per la partecipazione convinta alla scrittura della Costituzione, culminando nelle posizioni berlingueriane che furono alla base dell’eurocomunismo e della «terza via» o «terza fase». Ma è stata ostacolata in tutti i modi, anche non leciti dal punto di vista della stessa teoria liberaldemocratica, almeno per come viene conclamata.

Credo che oggi sia vivissima nei socialisti e comunisti di molte tendenze la consapevolezza della importanza delle libertà liberali (tranne l’assoluta libertà d’impresa, ovviamente) e della democrazia. Vi sono in Marx stesso buoni argomenti in questa direzione. Basti pensare al discorso di Amsterdam nel 1872 sulla possibilità di vie democratiche al socialismo: si era – lo si noti – all’indomani di quella Comune di Parigi di cui egli aveva colto alcuni insegnamenti rilevanti sul terreno dell’autogoverno, ma che aveva anche tentato di scongiurare fino all’ultimo e di cui non affermava il valore paradigmatico e universale per ciò che concerneva l’aspetto insurrezionale armato.

È ugualmente viva nella cultura e nella politica liberaldemocratiche la consapevolezza di dover combattere il capitalismo per porre fine alla «intensa crescita delle diseguaglianze economiche e della precarietà sociale» di cui parla Ferrera? Non credo. E inoltre: la profonda crisi delle istituzioni parlamentari e lo svuotamento odierno della democrazia rappresentativa non dovrebbe portare a riflettere sui lati positivi della democrazia deliberativa? L’intreccio tra democrazia parlamentare e democrazia di base – auspicato da diversi autori comunisti e socialisti fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta – non potrebbe oggi dare nuova linfa vitale alle stesse istituzioni rappresentative svuotate e in declino?
Nelle società avanzate il socialismo o comunismo del futuro sarà democratico o non sarà. Il pensiero liberaldemocratico o imparerà davvero a separarsi dal capitalismo e a combatterlo o, ugualmente, non avrà futuro.

da il manifesto

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