Basaglia Oggi
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La pagina raccoglie i contributi di persone e realtà che si ispirano al lavoro inaugurato da Franco Basaglia e dalla sua equipé.
16 novembre 1961: l’arrivo a Gorizia di Franco Basaglia
E' "il 16 novembre 1961, Franco Basaglia entra da Direttore nell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia. Non ne ha mai visto uno. E’ uno psichiatra universitario ma l’università lo ha cortesemente messo alla porta. Franco Basaglia, 37 anni, è un po’ “disallineato” per i canoni della disciplina: legge troppi libri di filosofia, fenomenologi soprattutto, e il suo capo accademico, professor Giovanni Belloni, Clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università di Padova, lo chiama “Il filosofo”. Che non è proprio un complimento.
Quindi gli tocca il manicomio. Quello di Gorizia, ma è un caso. Il direttore di prima si chiamava Antonio Canor, veniva da Pola, era un esule, nel manicomio ci abitava con l’anziana madre. Non usciva quasi mai. L’aveva fatto in un giorno di sole, per andare a trovare un fratello a Udine. Sulla strada tutta dritta verso Gradisca d’Isonzo era finito in un fosso, morto.
Quello che vede Franco Basaglia è uguale a Gorizia come negli altri cento manicomi italiani: persone che non sono più persone, corpi, internati. A Gorizia sono 650, in Italia centomila. I manicomi sono uguali in tutto il mondo, il manicomio è un format. Basaglia scriverà che di quel primo giorno ricorda un odore, che è uguale all’odore che ha sentito diciassette anni prima quando è stato in carcere, da studente, per antifascismo: un odore di morte.
Qualche giorno dopo un episodio che segna qualcosa. L’ispettore capo del manicomio di Gorizia, si chiama Michele Pecorari, porge al nuovo direttore il libro delle contenzioni: l’elenco delle persone che la notte prima sono state legate al letto. Il direttore deve vistarlo. E’ una prassi, un gesto quasi da niente, si è sempre fatto così. Il nuovo direttore è lì con la stilografica in mano – l’ispettore Pecorari gliela ha cortesemente passata – ci pensa un po’ e poi lo dice: “E’ mi non firmo”.
A sessant’anni da quel gesto di rifiuto a Trieste si sono ritrovati in un convegno quelli che non legano al letto le persone. Sono gli operatori di 21 Servizi Psichiatrici Ospedalieri di Diagnosi e Cura che hanno scelto di non legare mai al letto le persone. Anche se sono agitate, molto agitate, fuori come un balcone, fuori con tutto, in crisi dura, disperate e “violente”.
Giovanni Rossi, psichiatra mantovano che tiene le fila dell’associazione – si chiama Club SPDC no restraint – dice che così adesso in Italia ci sono 5 milioni di persone che vivono in posti dove, anche se sei matto, molto matto, agitato, molto agitato ecc. ecc. non ti legano al letto. Cercano di calmarti in altro modo, anche con i farmaci, è chiaro. Ma non ti legano. Succede in Friuli Venezia Giulia e in Romagna. Se abiti in Lombardia è più facile finire legati. All’ospedale Niguarda di Milano hanno messo giù anche delle linee guida per la contenzione. Il Ministro Speranza invece ha favorito la stesura di un documento per il superamento della contenzione. Ora tocca alle regioni dire la loro.
E’ complicato non legare le persone, superare la durezza di una crisi senza aggiungerci altra violenza. Angelo Fioritti, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Bologna, ha raccontato il tormento degli operatori dell’SPDC di San Giovanni in Persiceto, uno dei club che non lega. Non ce la fanno più con un ragazzo debole di mente, incattivito dalla vita e dall’isolamento del lokdown che mette a soqquadro il reparto, è ingestibile e non si riesce proprio a trovare un modo per fermarlo. Allora, con grande tormento, dicono che bisogna fare un’eccezione e contenerlo al letto, anche se non lo fanno più da molti anni. Sono lì con le fascette in mano ma poi dicono di no: legare un’altro umano al letto è anche una cosa che toglie dignità anche a chi lo fa. Ci riprovano, troveranno un modo, non lo legano.”
Uno scritto di Massimo Cirri a commento del Convegno SDPC No Restraint “A sessant’anni da Mi No Firmo”
Per approfondire:
https://radio32.net/16-novembre-1961-larrivo-a-gorizia-di-franco-basaglia/
In questo pazzo mondo, parlare di salute mentale è sempre più necessario
"I dati sullo stato di salute mentale della popolazione raccolti negli ultimi anni sono sempre più allarmanti e stiamo assistendo a una vera emergenza sanitaria: l’Oms ha rilevato come le diagnosi di disturbo mentale siano cresciute del 30 per cento durante e subito dopo la pandemia. E questo dato non sorprende i professionisti del settore che hanno subito, nella propria quotidianità, quello che l’Ocse e la Commissione europea definiscono “un peggioramento senza precedenti della salute mentale della popolazione, in particolare tra i giovani”."
"Tuttavia, sarebbe un errore leggere questa emergenza come una questione solo per psichiatri e psicologi. L’Oms, infatti, definisce la salute mentale come uno stato di completo benessere bio-psico-sociale: è possibile questo stato se tutti i determinanti della nostra salute mentale, bio-psico-sociali, sono in crisi? Essere individualmente sempre più resilienti, senza mai a mettere a tema l’origine sistemica del nostro stare male, è appropriato? O, diversamente, amplifica ulteriormente le diseguaglianze e le disparità sempre più ampie tra chi riesce a ricevere un aiuto e chi no?
Attualmente, in assenza di risorse e prospettive, quella farmacologica è la risposta più comune. E arriva quando ormai il disturbo diventa un’emergenza personale e familiare. Continuare a "sedare" o a gestire in modo "specialistico" un malessere connesso a determinanti sociali, economici e ambientali, è appropriato? O stiamo medicalizzando la questione nell’impossibilità pratica di agire dei cambiamenti strutturali della nostra società? E ancora, se la normalità vissuta da tutti cambia in modo drammatico, provare un disagio è veramente segno di un problema ‘solo’ individuale? In altre parole, stare bene in un mondo che sotto molti aspetti "va a rotoli" è davvero un segno di salute mentale?
A 100 anni dalla nascita di Franco Basaglia, riportare l’attenzione sulla salute mentale nella sua complessità e nella sua costitutiva interdisciplinarità appare necessario. Perché la salute mentale è un ambito troppo ampio per essere affrontato solo da una disciplina attraverso approcci specialistici che inevitabilmente riducono la questione ad alcuni aspetti, perdendo una prospettiva globale, centrata sulla persona. Il problema attuale non è il farmaco in sé, ma è che il farmaco sia l’unico strumento possibile. Agiamo sui sintomi, senza guardare il contesto in cui originano sintomi, disagi e disturbi."
Continua a leggere l'articolo: https://www.ilfoglio.it/salute/2024/10/10/news/in-questo-pazzo-mondo-parlare-di-salute-mentale-e-sempre-piu-necessario-7021664/
da vicino nessuno è normale
"La normalità non esiste in natura, che anzi privilegia, come strategia di autoconservazione, la biodiversità.
Il concetto stesso di normalità, se non compreso, produce seri danni alla nostra salute mentale.
E’ un concetto ‘inventato’ dagli uomini per autoregolarsi.
Un concetto che cambia costantemente e perciò confonde, destabilizza.
Un concetto che viene definito dalle abitudini di una maggioranza che impone ritmi, modalità, obiettivi che producono costantemente malessere a particolari ‘minoranze’ di persone per i problemi più disparati e diversi tra loro.
E questo vale non solo per il concetto di normalità, ma per qualsiasi concetto ‘astratto’ dato per scontato. Accade infatti che, persi nella razionalità, perdiamo la ‘ragione’ e ci dimentichiamo della vita pratica, ossia della quotidiana, e sempre data per scontata, esperienza pratica di vivere.
Recuperare il proprio punto di vista sul mondo è importante.
‘Centrarsi’, o forse è meglio dire ‘situarsi’, è la pratica fondamentale per recuperare un minimo di equilibrio.
E per farlo, occorre smettere di dare per scontato ‘chi’ siamo.
Occorre cercare e ri-trovarsi.
E nella confusione, prima cosa: informarsi."
Tratto da: https://psicologiaxtutti.it/mission/
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“È da un pò di anni che consiglio a molti miei pazienti, ma anche ad amici e parenti, e pure a mia moglie (ma con lei è una causa persa, nemo propheta in patria), di correre, o nuotare, o andare in bicicletta, o alla peggio, se proprio la pigrizia è tanta oppure l’artrosi da impedimento, passeggiare. Perchè l’ho sperimentato, fa bene.
I farmaci psicotropi, invece, rendono le persone degli obesi letargici. Ciò è dimostrato. Invece i pazienti, bisognerebbe persuaderli a correre, o almeno camminare. Perché ciò che le case farmaceutiche o molti dottori al loro servizio non dicono è che ognuno, camminando, o correndo, o nuotando, o pedalando, si produce da sé i propri oppiodi endogeni, e la loro dopamina, e la propria serotonina, senza comprarla dalle case farmaceutiche.“ [...]
“Invece sono circondato da dottori che riempiono i poveri pazienti di antipsicotici, antidepressivi e ansiolitici che li rallentano, li fanno mangiare, li fanno ingrassare, e dopo 5 anni sono grassi, più grassi del loro terapeuta che gli ha allevati a psicofarmaci, e poi fumano i dottori, eppure i loro pazienti fumano e poi sono sedentari i dottori e lo stesso i loro pazienti, li vogliono grassi, spenti, lenti, moribondi come loro.“
Piero Cipriano in Il manicomio chimico. Cronache di uno psichiatra riluttante
Ne parliamo in questo articolo di Psicologia x Tutti:
https://psicologiaxtutti.it/lattivita-fisic-per-fermare-ansia-e-depressione/
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‘La biologia non è il corpo, e soltanto un modo di descrivere il corpo’
J.Hillman
Cosa sono le intraprese sociali?
Buon ascolto: https://radio32.net/cosa-sono-le-intraprese-sociali-i-5-punti-per-riconoscerle/
A un anno dal Convegno Impresa/Sociale tenutosi a Trieste nell’ottobre del 2022, il gruppo promotore triestino e il Forum Disuguaglianze Diversità hanno organizzato il 13 e il 14 ottobre a Napoli il convegno “Fare intraprese sociali” con il patrocinio morale del Comune di Napoli.
La spinta ad avviare questo nuovo percorso è arrivata da Franco Rotelli, psichiatra e collaboratore di Basaglia, il quale, in uno dei suoi ultimi scritti, riprendendo le riflessioni nate dal convegno triestino, ha tracciato 5 punti fondamentali dell’Intrapresa Sociale. Nodi che richiamano la capacità di stringere legami tra persone e territori, mettere al centro le potenzialità di tutti e tutte, cercando la bellezza, promuovendo alleanze tra pubblico e privato e creando economie. Tratti fondamentali per rendere l’intrapresa sociale protagonista nella costruzione di un futuro più giusto dal punto di vista sociale e ambientale.
Parlare di “intrapresa sociale” e non di “impresa sociale” ha un significato ben preciso. Significa allargare la riflessione e la discussione a chi si impegna ogni giorno per fronteggiare i numerosi e crescenti bisogni sociali facendo posto nel mondo a chi non ce l’ha. Questo approccio non può prescindere da una riflessione critica sull’operato di alcune organizzazioni che hanno messo a profitto l’esclusione sociale e le crescenti disuguaglianze.
Il convegno è stato costruito attraverso un percorso aperto e partecipato, una vera e propria carovana di laboratori locali in varie regioni a cui, tra giugno e settembre, hanno partecipato oltre 300 persone attive nella cooperazione, nelle istituzioni pubbliche e negli enti locali, nelle Università e nelle organizzazioni del civismo attivo.
“Proposte e Indicazioni di buona pratica per un uso appropriato dei farmaci nei percorsi di cura“, a cura di Roberto Mezzina, Barbara D’Avanzo e Beppe Tibaldi, elaborato dal Comitato Scientifico dell’Unasam Salute Mentale
"Come dovrebbe essere un “sano di mente”? Domanda divenuta opportuna considerando come il DSM V estenda pervasivamente la dimensione della malattia mentale: nessuno pare sfuggire alle sue diverse etichette sintomatiche…L’ideale normativo del sano di mente si rivelerebbe così una mera astrazione, polverizzata dalla psichiatrizzazione generalizzata della vita mentale. Sopravviverebbe come l’immagine irraggiungibile di una personalità senza sintomi, robotizzata, in grado di assicurare prestazioni adeguate e conformi alle esigenze della realtà. Di fatto è questa, paradossalmente, una definizione possibile della malattia mentale: credersi un sano di mente. È il caso clinico assente dalle griglie del DSM V. Il vero f***e è l’uomo iperadattato, colui che pretende di separare la malattia dalla soggettività, che crede, in altre parole, di essere normale. Ne deriva, a rovescio, che una versione positiva della salute mentale non coincide affatto con la realizzazione dell’ideale normativo di una vita senza sintomi. Piuttosto il sano di mente assume l’impossibilità di quell’ideale poiché i suoi sintomi non sono anomalie da normalizzare, ma coincidono con il suo stesso essere."
Massimo Recalcati
L'articolo: https://www.doppiozero.com/che-cosa-e-la-salute-mentale?fbclid=IwAR3zbnLK4sNLeGeYOhWrhyMLnu_sYdwh0VHZIEKrFPzTojl3RoGu_lX1sRQ
Riflessioni su Emancipazione, Stigma, Salute e vita indipendente
Video tratto dalla serie di interviste del podcast 'la Salute è un'intrapresa sociale?', realizzato da Dica 32 , progetto di informazione e formazione sul diritto alla Salute.
Attiviste e attivisti, esperti per esperienza, caregiver, operatori si confrontano e parlano del proprio impegno, delle difficoltà affrontate, dei problemi specifici dei territori in cui vivono e svolgono il proprio attivismo.
Per ascoltare il podcast vai su www.dica32.it o su Spotify: https://open.spotify.com/show/1jqaLTbvg641F2tGDH0u3Q?si=e3d3ee08269f42e0
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“La psichiatria violenta, che mai è andata fuori gioco, sta prendendo il sopravvento di nuovo. Ritorna forte l’ossessione del controllo in nome di una sicurezza che non ha mai evitato gli “incidenti”, come si diceva nei manicomi; dilaga, in parte complice il Covid, la miseria dell’affollamento, dei turni massacranti, dell’incuria verso la legalità e il rispetto delle persone. Ma quando gli Spdc funzionano come manicomi in sedicesimo è perché gli ambulatori territoriali usurpano il nome di centri di salute mentale, sono luoghi frettolosi di controllo che ignorano la vita delle persone e alimentano il circuito delle strutture dove metterle. È necessario investire sulla trasformazione di questo sistema di servizi per contrastare la psichiatria violenta”
Maria Grazia Giannichedda
Tratto da Forum Salute Mentale: http://www.news-forumsalutementale.it/salute-mentale-celebrare-o-lottare-di-benedetto-saraceno/
"Il diritto a ricevere cure umane, efficaci, giuste, accessibili. Sono anni ormai che i rapporti dell’ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite denunciano il permanere di stigma e discriminazione nei confronti delle persone con qualunque tipo di sofferenza psicosociale e soprattutto denunciano la sistematica violazione dei loro diritti umani e civili, proprio nei luoghi che dovrebbero essere dedicati alla loro cura. Non dimentichiamo, inoltre, che le persone che sono diagnosticate con un disturbo mentale hanno una speranza di vita ridotta di più di dieci anni rispetto a soggetti che non soffrono di alcun disturbo mentale (1). E tale ridotta speranza di vita non si deve al disturbo mentale in sé bensì alle condizioni in cui queste persone vivono e vengono curate dai sistemi sanitari.
Scrive, Nasser Loza, presidente della World Federation for Mental Health: “garantire l’accesso ai servizi di salute mentale è un obbligo e una responsabilità dello stato…accedere a migliori condizioni di vita, a maggiore sicurezza personale, al cibo, a un rifugio, a una casa, sono tutte necessità connesse alla salute mentale”
Benedetto Saraceno
Leggi l'articolo: http://www.news-forumsalutementale.it/salute-mentale-celebrare-o-lottare-di-benedetto-saraceno/
"Insieme alla sociologia, l’antropologia medica fornisce strumenti concettuali e metodologici fondamentali per il decentramento da pratiche e saperi che, supposti neutrali, non sono pienamente comprensibili se non nella relazione biunivoca che intrattengono con il sistema culturale, sempre storicamente de- terminato, risultato di dinamiche sociali, economiche, simboliche che le stesse pratiche contribuiscono ad alimentare [...]
Conoscenze e indicazioni derivanti dall’epidemiologia sociale, consentono sia di catturare gli effetti di determinati assetti sociali sulla salute mentale a livello di popolazione, sia di fugare il dubbio che gli interventi clinici siano da ritener- si più efficaci rispetto ad azioni e politiche tese a cambiamenti strutturali del contesto entro cui gli individui nascono, crescono, lavorano e muoiono (CSDH, 2008).
L’apporto dell’epidemiologia consente inoltre di mettere in evidenza l’occultamento della dimensione sociale e delle radici socioeconomiche del disagio di individui e società attraverso un nutrito e solido corpo di evidenze, concordi nell’individuare nella diseguale distribuzione delle opportunità sociali uno dei fattori più determinanti del disagio fisico e psichico (Marmot, 2020, Aillon et al. 2019, Costa 2014, Wilkinson, Pickett 2009, 2018)."
Dallo Psicanalismo allo Psicoterapismo. Per una politica della clinica e una psicoterapia critica.
Matteo Bessone, Marco Sanssoon, Martino Lioy
Per leggere il saggiohttps://radio32.net/wp-content/uploads/2022/04/Dallo-Psicanalismo-allo-Psicoterapismo.-Per-una-Politica-della-Clinica-e-una-Psicoterapia-Critica.pdf
"L’uso impersonale dei farmaci (non di rado validato con dati inattendibili) è diventato il perno di una concezione biologica del dolore psichico -e a partire da ciò del senso dell’esistenza dell’essere umano-che ha riabilitato l’elettroshock (espandendone il campo attraverso l’elettrostimolazione transcranica) e la contenzione fisica, assoggettando di nuovo la psichiatria alle pratiche del controllo sociale aggiornate tecnologicamente.
Il giorno in cui scopriremo la causa somatica della sofferenza psichica (cosa diversa dagli effetti psichici delle malattie organiche) e il rimedio per eliminarla, sarà tardi per comprendere che siamo diventati macchine biologiche (se non saremo auto-estinti prima). L’abbandono della psicoterapia, del lavoro di reinserimento culturale, lavorativo e politico delle persone sofferenti nella loro comunità e del sostegno delle realtà sociali e familiari fragili, ha disumanizzato la cura e depresso emotivamente i servizi pubblici, demotivando gli operatori e creando una crisi di vocazione preoccupante."
S.Thanopulos
Leggi l'articolo: https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/stampa/rassegna-stampa-2/rassegna-stampa-italiana/la-polis-gli-interessi-privati-e-la-salute-mentale-il-manifesto-14-10-2023-s-thanopulos/
"Non c’è riabilitazione del paziente psichiatrico senza riabilitazione della psichiatria, senza deistituzionalizzazione della stessa"
Franco Rotelli
Ascolta il podcast dedicato al dott. Franco Rotelli, realizzato da Dica 32 . Buon ascolto: https://radio32.net/intrapresa-sociale-il-lavoro-di-franco-rotelli/
Franco Rotelli (Casalmaggiore, 23 luglio 1942 – Trieste, 16 marzo 2023) è stato uno psichiatra italiano. È stato uno dei protagonisti della Riforma Psichiatrica in Italia e uno dei principali collaboratori di Franco Basaglia. Dal 1979 (dopo il trasferimento a Roma di Basaglia) e fino al 1995 Rotelli fu il direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Trieste, contribuendo alla trasformazione di questo ospedale psichiatrico, divenuta famosa in tutto il mondo, in favore della realizzazione di servizi sanitari extraospedalieri,che diresse fino ai primi anni 1998. Nel 1998 diventò Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria di Trieste, ruolo che mantenne per una decina d’anni. Per un periodo più breve, dal 2001 al 2004, fu direttore dell’Azienda sanitaria di Caserta. Nel 2013 venne eletto Consigliere Regionale e Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali della Regione Friuli Venezia Giulia con il Partito Democratico.
Cosa sono le intraprese sociali?
I 5 punti condivisi da Confbasaglia e Forum Disuguaglianze Diversità in occasione del percorso avviato per il convegno 'Fare Intraprese Sociali 2023'.
Un disegno di legge per la reale attuazione della legge 180
"Gli on. Debora Serracchiani e Filippo Sensi hanno presentato il ddl “Disposizioni in materia di salute mentale”. Il disegno di legge, già presentato nel 2017 a firma di Nerina Dirindin e Luigi Manconi, e riproposto nell’ultima legislatura dall’on. Elena Carnevali e dalla senatrice Paola Boldrini, è pensato per dare piena attuazione su tutto il territorio della pen*sola alla legge 180.
Un ddl proposto dal Forum Salute Mentale, a quarantacinque anni dalla legge 180.
Se in questi anni storia c’è stata, riprendiamo quella tessitura, per valorizzare le rimonte e i successi che pure ci sono stati grazie a quella legge e il diritto riconquistato delle persone, in quasi mezzo secolo di psichiatria anti-istituzionale, di riscoperta di donne e uomini nascosti dietro la sofferenza mentale, di diritti riconsegnati ai ‘pazienti dei servizi psichiatrici’, di rispetto per la loro sofferenza, per la loro vita.
Una risposta, che recenti e non recenti fatti di cronaca rendono urgente, di fronte a tanta distrazione e alle scelte arroganti delle politiche sanitarie degli ultimi tempi, con il fallimentare sistema “ospedale al centro e tanto privato”, che tanta solitudine continua a produrre e che ha di fatto tradito lo spirito della riforma sanitaria del ’78.
Il disegno di legge propone l’attuazione in tutto il territorio di strumenti adeguati come in diversi dipartimenti di salute mentale già avviene. Per rivalutare soprattutto il ruolo delle persone con esperienza. Per richiamare i servizi, i dipartimenti, le regioni, la magistratura a vigilare sull’attuazione delle misure di sicurezza.
Individuando concretamente livelli di assistenza, percorsi di cura, prevedendo l’operatività dei servizi sul territorio per 24 ore al giorno, mettendo sempre al centro la persona e i suoi bisogni. Riportandoci così nell’abito dei principi del piano d’azione della salute mentale dell’OMS, come della Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità.
Insomma, un ddl “distonico” rispetto a quello che sta accadendo, che disegna “una certa idea di mondo” che ci piace. Rimettendo al centro la partecipazione a livello locale, perché dove manca la partecipazione i servizi sono scadenti. E le tristi cronache con protagoniste persone malamente seguite, quando non seguite per niente, ne sono il tremendo ricasco.
Anche su questo, il disegno di legge vuole fare chiarezza e dare precise e concrete indicazioni.
Nodo quanto mai cruciale, quello del TSO. Troppo spesso mal interpretato nella sua attuazione e tradotto in pratiche violente. Cosa ben lontana dall’idea con la quale era nato un provvedimento che voleva essere non sopraffazione, piuttosto abbraccio di cura che passa attraverso confronto e mediazione.
Insomma, una legge non da modificare, la 180, ma da applicare pienamente (ci sono regioni dove mai è stata davvero applicata, mentre oggi subisce attacchi là dove ha meglio funzionato…) contro tanti luoghi comuni e cattive psichiatrie che, mettendo al centro la malattia e non l’uomo, la vogliono di fatto cancellare."
Ne parliamo con Peppe Dell'Acqua:
https://radio32.net/un-disegno-di-legge-per-la-reale-attuazione-della-legge-180-ne-parliamo-con-peppe-dellacqua/
Un disegno di legge per la reale attuazione della legge 180. Ne parliamo con Peppe Dell'Acqua Gli on. Debora Serracchiani e Filippo Sensi hanno presentato il ddl “Disposizioni in materia di salute mentale”. Ne parliamo con Peppe Del..
"La teoria del meccanismo patogeno specifico ha avuto successo in alcuni casi precisi, come processi infettivi acuti e carenze alimentari, ma la stragrande maggioranza delle malattie non possono essere intese nei termini dei concetti riduzionistici di entità morbose ben definite e di cause singole.
L’errore principale dell’approccio biomedico consiste nella confusione fra processi patologici e origini di malattie."
F. Capra
“Il problema concettuale che è al centro delle cure mediche contemporanee è la definizione biomedica di malattia, secondo cui le malattia sarebbero entità ben definite che implicano mutamenti strutturali al livello cellulare e che hanno radici causali uniche. Il modello biomedico ammette vari tipi di fattori causali, ma i ricercatori tendono ad aderire alla dottrina “una malattia, una causa“.
La teoria dei germi come agenti patogeni fu il primo esempio di meccanismo causale specifico. I batteri e, in seguito, i virus, furono ritenuti la causa praticamente di tutte le malattie di origine sconosciuta. Poi la nascita della biologia molecolare apportò il concetto di singola lesione, concetto comprendente anche le anomalie genetiche; e più recentemente si è cominciato a sottoporre a studio anche cause ambientali di malattia.
In tutti questi casi gli scienziati medici hanno tentato di conseguire tre obiettivi: una precisa definizione della malattia in studio; l’identificazione della sua causa specifica; e lo sviluppo di un trattamento appropriato – di solito qualche manipolazione tecnica – mirante a eliminare la radice causale della malattia.
La teoria del meccanismo patogeno specifico ha avuto successo in alcuni casi precisi, come processi infettivi acuti e carenze alimentari, ma la stragrande maggioranza delle malattie non possono essere intese nei termini dei concetti riduzionistici di entità morbose ben definite e di cause singole.
L’errore principale dell’approccio biomedico consiste nella confusione fra processi patologici e origini di malattie. Anziché chiedersi perché si verifica una malattia, e tentare di rimuovere le condizioni che conducono ad essa, i ricercatori medici tentano di capire i meccanismi biologici attraverso i quali la malattia opera, in modo da poter interferire con essi. […]
Questi meccanismi, anziché le vere origini, sono considerati le cause di malattia nel pensiero medico corrente, e questa confusione è alla radice stessa dei problemi concettuali della medicina contemporanea.
Come ha sottolineato Thomas McKeown: “Si dovrebbe riconoscere che la questione più fondamentale in medicina è perché si sviluppa la malattia piuttosto che come opera dopo essersi sviluppata; in altri termini, l’esame delle origini della malattia dovrebbe avere la precedenza su quello della natura del processo morboso.“
F. Capra, Il punto di svolta
Riflessioni tra , e il fare rete in
Radio Stella 180 si racconta.
Per conoscerli: http://www.radiostella180.it
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Franco Basaglia - Vita e opere
“Basaglia – e con lui tutti coloro che hanno combattuto insieme la sua battaglia – ha il merito incontestabile di aver fatto cessare, o almeno di aver posto essenziali e decisive premesse per farlo cessare, uno scandalo umano e morale prima ancora che politico e sociale. La sua riforma, ma prima e più ancora tutto il suo lavoro clinico, pratico, teorico, saggistico, intellettuale, politico – ha posto fine, nei limiti del possibile, a tale iniquità; ha imposto a tutti di capire come il malato mentale non sia uno scarto dell’umanità, da segregare dalla società e dalla comunità umana, bensì una persona, che nella sua temporanea o cronica debolezza conserva – come ogni altra persona in ogni stadio e in ogni condizione, felice o infelice, armoniosa o degradata – piena dignità.”
dalla prefazione di Claudio Magris a “Basaglia – una biografia” di Francesco Parmegiani e Michele Zanetti – 2007
La pagina Facebook di ‘Basaglia Oggi’ è un progetto di comunicazione multimediale volto alla promozione della figura di Franco Basaglia e delle buone pratiche e iniziative portate avanti dalle realtà che si ispirano ai principi e alla metodologia di lavoro da lui inaugurata nell’ambito della Salute Mentale.
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