Studio di Psicologia - Dr Riccardo Cicchetti
Dott. Riccardo Cicchetti - Psicologo
Riceve a Roma e Avezzano (AQ)
Effettua colloqui Online
Consulen
- Perché ha picchiato sua moglie?
- Dottore, ma io non l'ho picchiata, le ho dato solo uno schiaffo.
- Uno schiaffo è un atto violento, lo sa?
- Ma no, ma quale violento, era una pizza educativa, mica si danno solo ai bambini, ogni tanto vanno date anche agli adulti!
- Dà schiaffi anche a suo figlio?
- Certo! Quando se li merita. Oggi pare che i bambini non si possano più toccare, e infatti sono tutti ricoglioniti! Io ringrazio ancora mia madre per tutte le pizze che mi ha dato quando ero piccolo. Guardi come sono cresciuto bene!
- Anche sua moglie andava educata? Perché le ha dato uno schiaffo?
- Perché continuava a offendermi, allora ho perso la pazienza e non ci ho visto più, è stato un gesto istintivo. Mica siamo tutti santi. Lo diceva anche Gesù, chi è senza peccato... E poi chi siamo noi per giudicare? È facile giudicare seduti su una poltrona come fa Lei.
- Si sente giudicato? Stiamo cercando di capire insieme cosa è successo.
- Glielo dico io cosa è successo: mi sono solo difeso.
- Si è sentito in pericolo mentre sua moglie la offendeva? Ha temuto per la propria incolumità?
- Certo che no, che assurdità!
- Allora perché dice di essersi difeso? Difeso da cosa? Perché è ricorso alla violenza fisica?
- Perché è lei che mi ha obbligato a farlo! Se stava zitta non succedeva niente.
- Quindi la colpa è di sua moglie, che non è rimasta in silenzio?
- Dottore, io a Lei l'ho inquadrata, sa? Lei è un altro di quelli a cui piace parlare sempre di violenza, allora lo sa che le dico? Esistono anche la violenza verbale e la violenza psicologica! Come la mettiamo adesso?
Le parole fanno più male degli schiaffi!
Dopo gli schiaffi il dolore passa, dopo le parole il dolore resta.
- Interessante questa teoria, dove l'ha sentita?
- L'ho imparato dalla vita.
- Quindi Lei si definirebbe vittima di violenza?
- Io non mi definisco niente! Ho solo dato uno schiaffo a mia moglie perché se lo è meritato. Punto.
- Quindi dopo lo schiaffo sua moglie è stata bene?
- Che vuol dire?
- Non ha capito la domanda?
- La domanda l'ho capita, non ho capito che c'entra.
- Dice che sua moglie se lo è meritato, che le ha dato uno schiaffo per il suo bene. Le chiedo allora cosa sia accaduto dopo. Sua moglie l'ha ringraziata? È tornata in sé? Le è sembrata felice?
- Macché... se ne è andata piangendo in camera e si è chiusa dentro. Io ho provato a bussare un paio di volte ma ha detto che non voleva più parlarmi. Allora l'ho lasciata stare, perché fa sempre così e poi le passa.
- E Lei come si è sentito in quel momento?
- Onestamente, mi ha fatto un po' pena, ma che ci potevo fare? Sono andato in sala e ho guardato la TV.
- Non si è pentito?
- No. So di aver fatto la cosa giusta.
- Cosa ci vede di giusto in questo?
- Le ho fatto arrivare un messaggio chiaro. Le ho fatto capire i suoi errori. Le ho fatto capire come mi sono sentito ferito. La prossima volta ci penserà due volte prima di insultarmi.
- Pensa di essersi guadagnato il suo rispetto?
- Questo lo dirà solo il tempo. Se starà con la lingua a posto vorrà dire che ha funzionato, altrimenti la prossima volta gliene faccio arrivare due! Ah ah ah!
- È questa la sua idea di coppia?
- In che senso?
- Secondo Lei questo è amore?
- Dottore, forse non ci siamo capiti: io amo mia moglie più di ogni altra cosa, altrimenti oggi non sarei qua.
Mia moglie è la cosa più preziosa che ho e guai a chi me la tocca!
- Guai a chi gliela tocca?
- Esattamente.
- Le è mai capitato di doverla difendere da qualcuno che la stava aggredendo?
- Uh, evoja! Uno sguardo fuori posto, un sorrisetto, una battuta infelice... Sa quanti ne ho dovuti rimette' a posto de 'sti galletti!
- Rimettere a posto?
- Sì, sì, li ho dovuti imbruttire. In giro è pieno di gentaccia, una volta a uno gli ho dovuto dare una cinquina.
- Sua moglie era presente?
- Sì, certo.
- E come ha reagito?
- Mi tirava per un braccio, urlava di smettere e di andare via... mi diceva ti prego, smettila andiamo a casa, e tutte queste cose qua.
- E dopo che è successo?
- Si è arrabbiata. Non mi ha parlato per giorni. Valla a capire...
- Le sembra strano?
- Che c'è? Adesso, non va bene nemmeno quando la difendo? Io l'ho fatto per lei!
- Ne è sicuro?
- E per chi allora?
- Per sé stesso.
- Per me stesso?
- Sì, per il suo ego, ad essere precisi.
- Come fa a dirlo?
- Lei decide cosa è giusto per sé stesso e per gli altri, decide chi picchiare e chi educare, si sente in diritto/dovere di alzare le mani appena qualcuno la fa sentire contrariato, senza preoccuparsi delle conseguenze che tali azioni possano avere sugli altri.
Lei parla per stereotipi e detti popolari che usa a suo piacimento, per giustificare e legittimare ogni suo comportamento.
Dice di amare sua moglie ma, oltre a picchiarla e trattarla come un oggetto, non è in grado di ascoltarla né di sentire i suoi stati d'animo.
Lei ha scarsa empatia, un forte egocentrismo e manie di grandezza.
Lei non è in grado di gestire i suoi impulsi.
Confonde scatti d'ira con passione, e violenza con amore.
È per questo che il suo matrimonio oggi è in crisi.
È per questo che oggi ci troviamo qua, perché rischia di restare solo, e questa al momento è l'unica cosa che la preoccupa.
Se vuole salvare sé stesso e tutelare davvero chi le vuole ancora bene, dovrà darsi molto da fare.
Ci attende un lavoro lungo e faticoso.
"Mia moglie è morta e io non posso farci niente. Un tumore al seno me l'ha portata via per sempre."
《Devono essere stati giorni difficili.》
"Tremendi. Ha lottato per mesi contro la malattia, ha dovuto sopportare terapie e interventi chirurgici invasivi, che l'avevano trasformata nel corpo e nella femminilità. A volte sembrava che le cose stessero migliorando, altre no. Alternavamo momenti di speranza a fasi di sconforto.
Ha combattuto fino alla fine per restarmi accanto ma poi si è spenta e io l'ho persa per sempre."
[Piange]
《Le andrebbe di raccontarmi qualcosa di lei?》
"Mi fa troppo male... sento solo tanto dolore..."
[Piange]
《Qual è il ricordo più bello che ha con sua moglie?》
[Si asciuga le lacrime.]
"Ne ho tanti, ma uno è tornato a farmi compagnia in questi giorni bui: la sorpresa che mi ha fatto per i miei 50 anni.
Io sono uno a cui non piace festeggiare il compleanno, infatti non l'ho mai fatto.
Quella volta mia moglie ha insistito per andare in un piccolo locale dove facevano musica dal vivo. L'accordo sarebbe stato di passare una serata tranquilla da soli.
Avremmo preso qualcosa da bere con un bel sottofondo e saremmo tornati a casa presto."
《Ed è andata così?》
[Accenna un sorriso]
"No, dottore... Mia moglie era una donna vitale ed estroversa.
A metà della serata, quando pensavo di aver scampato il pericolo di una festa a sorpresa, gli artisti nel locale hanno smesso di suonare e l'hanno chiamata sul palco.
Salita sul palco, lei ha preso il microfono e mi ha fatto gli auguri. Dal nulla sono spuntate due coppie di nostri cari amici che hanno preso posto accanto a me... dovevano essere rimasti nascosti tutto il tempo!
A quel punto i musicisti hanno iniziato a suonare e lei ha cantato una canzone."
《Posso chiederle quale?》
"You're so vain, di Carly Simon... la conosce?"
《Sì, è un brano famoso. Continui il racconto, cosa ricorda di quel momento?》
"Lei era sul palco, con il microfono in mano, mi guardava negli occhi e mi sorrideva. Mentre ero seduto, contornato dai nostri amici, lei mi guardava, mi sorrideva e cantava con disinvoltura. Non l'avevo mai sentita cantare così... non l'avevo mai vista esibirsi su un palco... sembrava un'artista nata... era bellissima!"
[Sorride e guarda assorto il quadro alle mie spalle]
《Secondo Lei, perché sua moglie ha scelto proprio quella canzone?》
"Ci ho pensato a lungo. Non tanto quella sera, quanto nei giorni a seguire. Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo... poi il cancro me l'ha portata via e da lì è finito tutto... c'è stato solo il vuoto..."
《Se le chiedessi di pensarci adesso... Perché sua moglie quella sera, in una serata così particolare, per il suo cinquantesimo compleanno, davanti ai vostri amici, davanti a un pubblico di estranei, su un palco, accompagnata da musicisti di professione... pur non avendo mai cantato prima... perché le ha dedicato proprio quella canzone, con un testo così particolare?》
"Non lo so... non credo di avere una risposta..."
《Ha mai pensato che sua moglie volesse dirle come la vedeva, regalandole il suo punto di vista?》
"Voleva dirmi che sono vanitoso? Non credo... in tanti anni non me l'aveva mai detto."
《In tanti anni non l'aveva nemmeno mai sentita cantare.》
"È vero..."
《Proviamo ad andare oltre il singolo dettaglio. Mi ha detto che era sorridente e sicura di sé. Immagino che ci sarà voluto un bell'impegno per organizzare una serata così. Doveva trattarsi di qualcosa che sua moglie sentiva forte dentro di sé, qualcosa con cui aveva talmente tanta familiarità da poterci scherzare su...》
"I miei difetti?"
《Esatto! Ma non solo. Il suo carattere, la sua personalità, le sue debolezze, le sue contraddizioni. Sua moglie si è messa in gioco davanti a tutti, per darle una prova di coraggio... per comunicarle che aveva accettato tutto di Lei, che nulla di suo marito l'avrebbe spaventata o allontanata.
Si direbbe che sua moglie, quella sera, le abbia dimostrato di conoscerla e di amarla più di quanto Lei conosca e ami sé stesso.》
[Pausa e sguardo fisso sulla scrivania]
"E io invece sono rimasto stupito nel vederla in un'altra veste... Come se non la conoscessi, concentrato solo su me stesso e schiavo dei miei limiti. Se fosse stato per me, non avremmo nemmeno festeggiato quella sera! E io non avrei avuto questo prezioso ricordo!"
《È proprio questo il punto: sua moglie ha voluto dirle che a lei andava bene così. In una coppia non bisogna essere uguali. Magari era proprio questa diversità che vi rendeva compatibili e sua moglie ha voluto celebrarla con una serata speciale.》
[Tira un sospiro]
《A cosa sta pensando?》
"Non avevo mai considerato la nostra relazione sotto questo punto di vista. Devo aver dato per scontate tante cose."
[Annuisco]
《Come si sente?》
[Sorride]
"Meglio. Non mi fraintenda, sto ancora molto male, ma adesso ho qualcosa di piacevole su cui voglio riflettere ed è come se mi sentissi meno solo."
《Bene. 》
[Sorrido]
《Ci vediamo la prossima settimana.》.
Il lavoro con il mio cliente proseguì velocemente.
L'evocazione di quel ricordo fu un'ottima porta di ingresso: mi permise di far emergere altri contenuti rimossi e sbloccare emozioni che fino a quel momento non erano mai state elaborate.
Sotto quella montagna di dolore iniziavo a tirar fuori varie parti lui, un po' alla volta, e a ricomporle insieme al suo aiuto.
Durante il percorso i sintomi regredirono e lui si rimise lentamente in moto.
In chiave clinica si potrebbe definire un caso di successo.
Eppure, ogni tanto penso a sua moglie, alla sofferenza che deve aver provato nei suoi ultimi giorni di vita, mentre affrontava di tutto pur di non abbandonarlo.
Non so che aspetto avesse ma la immagino sul palco sorridere al marito, mentre, in una serata speciale, si prende la scena per donargli il suo testamento; per dichiarargli, ancora una volta, il suo amore.
[Questo racconto è l'estratto di uno o più colloqui avuti nel corso di un intervento psicologico clinico.
I nomi e i dati sensibili sono stati opportunamente modificati per tutelare l'identità e la privacy dei protagonisti.
Le informazioni riportate non hanno alcuna valenza clinica, poiché ogni persona è diversa dall'altra e necessita di un percorso mirato e specifico.
Lo scopo della condivisione è di favorire una riflessione su alcuni momenti critici - che possono riguardare la vita di ognuno - che è possibile analizzare e superare grazie all'auito di un professionista qualificato].
GLI EFFETTI DELLA QUARANTENA SULLA SALUTE FISICA E MENTALE Studio di psicologia Roma e Avezzano. Consulenza psicologica online. Ansia, Attacchi di Panico, disfunzioni sessuali, situazioni di disagio specifico.
In questa festa del papà così surreale il mio pensiero va a tutti i bambini chiusi in casa.
Lo sviluppo cognitivo del bambino avviene attraverso l'interazione con l'ambiente, e il solo ambiente domestico, evidentemente, non è sufficiente a fornire gli adeguati stimoli ambientali.
Come possono una madre e/o un padre da soli sopperire all'improvvisa assenza del "sistema scuola" e del "sistema sociale"?
Nel mio lavoro con i genitori incentivo moltissimo la partecipazione familiare ad eventi extrascolastici. Alcuni adulti sottovalutano l'importanza di portare i propri figli alle feste di compleanno dei compagni di classe, alle feste di Natale, di Carnevale, ai pranzi, alle cene.
L'importanza di poter invitare un compagno di classe a casa, e di poter andare a casa sua.
L'importanza di fare attività motoria e di praticare uno sport, soprattutto se di squadra.
L'opportunità di dedicarsi all'arte, che sia la pittura, il ballo, la musica, la recitazione.
Nelle fasi di crescita molti processi mentali funzionano per imprinting.
Vuol dire che possono avvenire solo in un determinato momento della vita. Se quel momento evolutivo non viene sfruttato, il bambino non sarà più in grado di sviluppare determinate abilità, o comunque faticherà molto più ad acquisirle in futuro.
Non mi riferisco solo all'intelligenza e alle abilità cognitive, quali ad esempio la capacità di leggere, scrivere e fare calcoli; ma anche alla alfabetizzazione emotiva, ossia lo sviluppo di abilità come l'altruismo, l'empatia e la capacità di stare in gruppo.
In assenza di tutte le opportunità di crescita che offre la scuola e in una condizione di ritiro sociale che preclude ogni altro tipo di attività organizzata, chi ha dei figli piccoli in casa dovrebbe avvalersi delle migliori tecniche psicopedagogiche.
Dovrebbe seguire un programma scadenzato e sostenibile, che contenga i principi fondamentali per favorire una crescita sana del bambino e al passo con la sua età biologica.
Recentemente ho sentito alcuni virologi parlare dei bambini come "portatori sani del virus", "quelli più contagiosi", "quelli che con una lieve febbricciola possono uccidere i nonni".
Personalmente ritengo che, in questa fase di isolamento forzato, con i genitori privi di un adeguato supporto psicologico, siano proprio i bambini a rischiare di pagare il prezzo più alto.
Se crediamo davvero che la priorità sia la salute, dovremmo mettere al primo posto quella dei nostri figli.
Un sentito augurio a tutti i papà.
IL RITORNO DEGLI EX AL TEMPO DEL CORONAVIRUS Studio di psicologia Roma e Avezzano. Consulenza psicologica online. Ansia, Attacchi di Panico, disfunzioni sessuali, situazioni di disagio specifico.
Colui che non sia stato in grado di prendersi cura dei suoi figli quando era insieme a sua moglie, lo sarà ancora di meno in seguito a una separazione.
Dichiarerà di soffrire molto per la lontananza dei figli ma, quando gli verrà fatto notare che nessuno gli impedisce di passare del tempo con loro, replicherà di non poter "fare il padre" per colpa di una "mancanza di collaborazione" da parte dell'ex moglie.
Troverà inconcepibile il fatto di non poter "salire a casa per giocare e mangiare tutti insieme" o il non potersi "sedere sul suo divano a guardare la TV".
Dimostrerà in tal modo che ciò che gli interessa davvero non è la possibilità di fare il padre ma il ruolo che questo status gli garantiva all'interno della famiglia, con tutti gli onori e i benefici: sedersi a capotavola e mangiare il cibo cucinato dalla moglie; uscire a fare una passeggiata con i figli che hanno già fatto la doccia e indossano vestiti puliti, stirati e profumati; rientrare a casa e trovare tutti ad accoglierlo in un ambiente confortevole e ordinato.
In altre parole, dietro una richiesta di "maggiore collaborazione", si nasconde il desiderio di sentirsi ancora a capo di una famiglia, con la fantasia che l'ex moglie, oltre a occuparsi dei figli, debba continuare a prendersi cura anche di lui.
L'attacco al ruolo materno della donna veicola infatti la pretesa di richiamarla a un ruolo coniugale.
Confondendo la funzione genitoriale con quella coniugale, l'uomo non solo dimostrerà di non aver compreso i motivi che lo hanno condotto alla fine del suo matrimonio (e le relative conseguenze), ma confermerà di non avere ancora sviluppato una sufficiente maturità per prendersi cura dei suoi figli. Né di sé stesso.
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