Videos by Dott. Andrea Scala - Chirurgo del Piede - FootSurgery.it in Rome. La scienza senza la sensibilità è un bel corpo senza anima. La tecnica è un valido apporto ma rimane sterile senza una persona che la utilizza.
Oggi vi vogliamo raccontare i progressi effettuati da un paziente del dottor Scala, per farvi capire quanto oggi un’operazione di questo tipo possa essere utile, anche a livello emotivo, Si tratta di un uomo colpito da un’emorragia cerebrale il cui cervello non era più in grado di ricevere stimoli giusti per far ripartire i movimenti. A causa dell’emorragia, l’uomo ha sofferto di emiplegia, ovvero le cellule che sono morte non sono state più in grado di mandare gli impulsi elettrici ai nervi periferici e ai muscoli alla parte sinistra del corpo. Il paziente, dunque, non riuscendo più a stare in piedi, non poteva muoversi se non sulla sedia a rotelle né svolgere nuovamente la sua vita quotidiana senza dipendere dagli altri. Dopo l’intervento chirurgico, invece, oggi la pianta del piede appoggia nuovamente suolo e il paziente ha messo da parte la sedia a rotelle ed è in grado di deambulare da solo, con l’uso di un bastone. È tornato a svolgere, senza aiuti, le attività semplici più comuni, ed ora è in grado di uscire di casa da solo per prendere un caffè con gli amici. Passo dopo passo, l’operazione gli ha permesso di raggiungere ogni giorno piccole conquiste e ritrovare il sorriso perso e la gioia dei movimenti. L'intervento chirurgico può aiutare alcuni pazienti a ritrovare alcuni movimenti basilari, oltre ad parte di autonomia che, a causa della malattia, si è persa. Per questo, se lo stato di salute generale lo consente e l’equipe medica dà il via libera, l’operazione per curare il piede paralitico è una grande opportunità da prendere in considerazione. Togliere la sedia a rotelle e liberarsi dalla schiavitù della molla di Codivilla è un risultato molto importante. Ovviamente chi affronta questo intervento non deve aspettarsi di riprendere la vita che aveva prima della malattia, ma di certo la conquista di poter affrontare alcune piccole sfide quotidiane in autonomia darà moltissime soddisfazioni. Una bella prospettiva per chi
Tornare a camminare dopo l'ictus.
Oggi vi vogliamo raccontare i progressi effettuati da un paziente del dottor Scala, per farvi capire quanto oggi un’operazione di questo tipo possa essere utile, anche a livello emotivo, Si tratta di un uomo colpito da un’emorragia cerebrale il cui cervello non era più in grado di ricevere stimoli giusti per far ripartire i movimenti. A causa dell’emorragia, l’uomo ha sofferto di emiplegia, ovvero le cellule che sono morte non sono state più in grado di mandare gli impulsi elettrici ai nervi periferici e ai muscoli alla parte sinistra del corpo. Il paziente, dunque, non riuscendo più a stare in piedi, non poteva muoversi se non sulla sedia a rotelle né svolgere nuovamente la sua vita quotidiana senza dipendere dagli altri. Dopo l’intervento chirurgico, invece, oggi la pianta del piede appoggia nuovamente suolo e il paziente ha messo da parte la sedia a rotelle ed è in grado di deambulare da solo, con l’uso di un bastone. È tornato a svolgere, senza aiuti, le attività semplici più comuni, ed ora è in grado di uscire di casa da solo per prendere un caffè con gli amici. Passo dopo passo, l’operazione gli ha permesso di raggiungere ogni giorno piccole conquiste e ritrovare il sorriso perso e la gioia dei movimenti. L'intervento chirurgico può aiutare alcuni pazienti a ritrovare alcuni movimenti basilari, oltre ad parte di autonomia che, a causa della malattia, si è persa. Per questo, se lo stato di salute generale lo consente e l’equipe medica dà il via libera, l’operazione per curare il piede paralitico è una grande opportunità da prendere in considerazione. Togliere la sedia a rotelle e liberarsi dalla schiavitù della molla di Codivilla è un risultato molto importante. Ovviamente chi affronta questo intervento non deve aspettarsi di riprendere la vita che aveva prima della malattia, ma di certo la conquista di poter affrontare alcune piccole sfide quotidiane in autonomia darà moltissime soddisfazioni. Una bella prospettiva per chi
Hai appena subito un intervento di alluce valgo? In questo video il dott. Andrea Scala spiega quali sono i movimenti corretti per recuperare la mobilità dell'alluce operato. Per appuntamenti: 📞Tel. 335 766 2164 📧Email: [email protected] 📍Dove siamo: https://g.page/dottandreascala?share 👉SEGUI IL DOTT. ANDREA SCALA SUI SUOI CANALI Sito: www.footsurgery.it Facebook: https://www.facebook.com/FootSurgery.it YouTube: https://www.youtube.com/@dott.andreascala #protesicaviglia #specialistadellacavigliaroma
LE SPARANO UNA “PALLOTTOLA” NEL PIEDE E PER 8 ANNI NON DICE NIENTE. POI INVECE MORDE LA MANO DI CHI L’HA CURATA. SIMONETTA VESCHI operata il 17.03.2023, si è fatta scrivere certificati per un anno circa dopo l’intervento del dottor Andrea Scala, per evitare di andare sul lavoro. Poi non si è mai più fatta sentire nè vedere. In data 19.09.2024 scrive sui social parole false, ingiuste e cattive. La paziente non scrive pubblicamente con sincerità e verità tutto ciò che è accaduto. Ma in più scrive tante stupidaggini. Per esempio come è possibile invitare tutti, ma proprio tutti i pazienti di tutta Italia a recarsi al Rizzoli per essere curati? Va bene che è un grande ospedale, va bene che ci sono degli ottimi dottori. Ma veramente tutta tutta l’Italia deve andare al Rizzoli? E gli altri Ospedali che fanno? E poi SIMONETTA VESCHI tira fuori questa miserabile questione dei soldi. La Repubblica Italiana democratica ancora autorizza la professione medica privata dove il medico viene pagato. La SIMONETTA VESCHI se non è d’accordo si impegni politicamente a fare una legge contro il pagamento dei medici! La pura e semplice verità è che questa paziente soffriva da anni e anni per il dolore del piede piatto valgo pronato. Nel 2015 ha fatto vedere la patologia del piede ad un medico genio romagnolo delle sue parti. Questo dottore genio nel 2015 fa una operazione al piede malato e doloroso. Ma dopo l’operazione il piede è più storto di prima e fa più male di prima. L’arco del piede ha ceduto e il calcagno è deviato in valgo. Nel 2023 cioè 8 anni dopo l’operazione romagnola, la SIMONETTA VESCHI si reca dal dottor Andrea Scala che le spiega la verità. Cioè il medico delle sue parti non ha fatto il vero e proprio intervento correttivo, ma ha fatto ad una donna adulta e matura un intervento che si fa nei bambini. L’ENDORTESI DEL SENO DEL TARSO che consiste nell’impiantare una vite metallica per correggere il calcagno valgo. In pratica
LA PROTESI DI CAVIGLIA FA MUOVERE L’ARTICOLAZIONE
Dopo alcuni anni di esperienza e di pubblicazioni dei studi scientifici si può affermare che la protesi di caviglia è in grado di ripristinare il movimento della articolazione, senza dolore e con la deambulazione corretta. Non si può affermare che la artrodesi della caviglia sia paragonabile. Il blocco permanente della caviglia toglie il movimento, ma non toglie il dolore.
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ARTROSI GRAVE DELLA CAVIGLIA. ARTROSCOPIA E INFILTRAZIONI? NO GRAZIE
Nei casi in cui l’artrosi della caviglia è molto avanzata ed è grave il paziente ha molto dolore all’articolazione viene proposta molto spesso l’artroscopia per “fare una pulizia” come un’aspirapolvere. Oppure per “rimuovere gli speroni ossei” che sarebbero gli osteofiti. È stato osservato da anni che l’artroscopia della caviglia nella grave artrosi della caviglia non serve a nulla. Anzi molto spesso i pazienti lamentano un peggioramento dopo l’effettuazione della artroscopia.
La cura migliore è attendere che il paziente prenda la decisione di fare la protesi della caviglia. Fino a quel momento è molto meglio lasciare in pace la caviglia che è una articolazione molto delicata è molto più superficiale sottocute dell’anca e del ginocchio e non tollera di essere tormentata inutilmente.
Nei casi iniziali dell’artrosi quando la caviglia ancora si muove bene ed il dolore si avverte solo dopo un prolungato od intenso sforzo fisico allora possono essere utili farmaci anti infiammatori, fisioterapia e qualche infiltrazione.
Attenzione alle infiltrazioni però! Bisogna tener conto che la copertura cutanea della parte da operare è molto importante per il paziente e per il chirurgo.
La infiltrazione con cortisone non è innocente. Il cortisone distrugge il sottile strato di grasso sottocutaneo. La cute della caviglia diviene sottile. La cute si scolorisce perché il cortisone elimina i melanociti, le cellule che colorano la cute.
La incisione cutanea non guarisce perché il cortisone ostacola la cicatrizzazione e la incisione chirurgica rimane aperta dopo l’operazione. Quando si chiude? Ci sono sempre più chirurghi che non si prendono la responsabilità di operare dopo le infiltrazioni perché è troppo pericoloso. Deve operare chi ha fatto le infiltrazioni.
L’ago dell’infiltrazione che penetra sottocute molto spesso perfora i capillari arteriosi e venosi. Si versa molto sangue davanti alla articolazione. Vengono provocati vasti ematomi
LA ARTRODESI DI CAVIGLIA SICURAMENTE NON E’ COME LA PROTESI
Tanti anni si diceva che la artrodesi di caviglia in fondo dava gli stessi risultati della protesi di caviglia. Gli ortopedici dicevano che la artrodesi toglieva il dolore della caviglia in modo permanente e i disturbi della deambulazione erano impercettibili. Dopo alcuni anni i pazienti operati di artrodesi della caviglia maledicono quel momento. Il dolore non sparisce del tutto. Dopo aver bloccato la caviglia le articolazioni del piede al di sotto della caviglia sono stressate e sovraccaricate. Il sovraccarico funzionale porta alla artrosi e al dolore del piede a livello del calcagno, ad ogni appoggio del piede. Allora che succede? Il dolore delle piccole articolazioni del piede è molto più difficile da curare. Il piede rimane bloccato sempre di più e addirittura il ginocchio non si muove normalmente.
Molto meglio la protesi di caviglia!
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HAGLUND IN ARTROSCOPIA ELIMINAZIONE DELLA ESOSTOSI DEL CALCAGNO, DELLA TENDINITE R. ACHILLE E DELLA BORSITE La sindrome di Haglund si chiama in questo modo perché è costituita da una serie di sintomi causati dal conflitto doloroso con la parte posteriore della scarpa con il calcagno accompagnato da infiammazione della borsa sottocutanea e infiammazione del tendine di Achille. La sindrome di Haglund si riferisce specificamente a una protuberanza ossea (calcagno di Haglund) della parte posterosuperiore del calcagno. Alcuni radiologi lo definiscono “sperone” o “spina” calcaneale. È anche comunemente nota come "esostosi retrocalcaneare", termine coniato per la prima volta dal medico svedese Patrick Haglund nel 1928. È difficile distinguere tra la sindrome di Haglund e altre cause di dolore al tallone. La radiologia è di grande valore nella diagnosi della sindrome di Haglund. La sindrome di Haglund è caratterizzata radiograficamente da una protuberanza ossea con corticale intatta, borsite retrocalcaneare, borsite retro-achillea, tendinite achillea (degenerazione o rottura) ed edema dei tessuti molli adiacenti. Una radiografia semplice in posizione eretta laterale è utile per valutare la protuberanza ossea posterosuperiore del calcagno. Tuttavia, una radiografia semplice non mostra cambiamenti nei tessuti molli adiacenti. La risonanza magnetica consente un contrasto superiore dei tessuti molli e immagini multiplanari, è non invasiva e può visualizzare chiaramente la forma e il segnale del calcagno, del tendine di Achille e delle strutture circostanti e può essere utile per la diagnosi e la pianificazione chirurgica. La risonanza magnetica può determinare il sito, l'estensione e la gravità del dolore al tallone e aiutare a identificare l'eziologia grazie al suo contrasto superiore dei tessuti molli e all'imaging multiplanare, che è di grande importanza nel guidare la diagnosi clinica e il trattamento. La sindrome di Haglund si riferisce a una seri
PROTESI DI CAVIGLIA MODELLO 3D CUSTOM MADE
La tecnologia sempre più moderna e più avanzata consente di elaborare modelli di protesi molto sofisticati e personalizzati. I pazienti sono al corrente di queste possibilità tecnologiche e sono protagonisti della propria guarigione e del proprio benessere. I pazienti prendono iniziative personali nel proprio interesse per cercare di stare meglio. Questo paziente in particolare, che è ingegnere ha elaborato con una ditta specifica il modello 3D della sua propria caviglia fratturata. Purtroppo questo progresso non viene sempre accompagnato dall’attenzione del sistema pubblico, che ha molti problemi gestionali e di bilancio.
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ADDIO ARTRODESI: La PROTESI DI CAVIGLIA è la Nuova Soluzione per l'ARTROSI!
PROTESI DELLA CAVIGLIA È MEGLIO DELLA ARTRODESI
Nel 1998 il dottor Andrea Scala è stato il primo ortopedico a impiantare la protesi di caviglia nella città di Roma, capitale d’Italia.
All’inizio della esperienza dei primi impianti di protesi di caviglia i chirurghi si basavano sull’età dei pazienti. La considerazione sui pro e contro dei due metodi di trattamento chirurgico dell'artrosi della caviglia in fase grave era strettamente correlata all'età e all'attività fisica del paziente. Gli studi scientifici avevano dimostrato che nei pazienti anziani la protesi totale della caviglia è più vantaggiosa della artrodesi della caviglia. All’inizio si operavano prevalentemente le persone anziane con la giustificazione che le persone anziane non sono fisicamente attive come le persone più giovani. Pertanto, il rischio di usura della protesi è significativamente inferiore. I pazienti più giovani consumano le protesi molto più velocemente e potrebbero aver bisogno di un intervento di revisione in cui la vecchia protesi viene sostituita con una nuova. Ma il design delle nuove protesi di caviglia e i nuovi materiale con cui le protesi sono fabbricate consentono una durata maggiore e una bio-compatibilità maggiore.
Dopo la protesi della caviglia la riabilitazione postoperatoria è più facile e il periodo di recupero è più breve rispetto alla artrodesi della caviglia. Un altro vantaggio della protesi della caviglia che è importante per entrambe le fasce di età dei pazienti è che la protesi della caviglia ripristina meglio la biomeccanica della caviglia. Ciò significa che la deambulazione rimarrà inalterata o cambierà solo leggermente dopo la protesi della caviglia. Tuttavia, la sostituzione della caviglia è associata a molte più complicazioni e non è disponibile nei casi in cui l'articolazione della caviglia è gravemente danneggiata.
La artrodesi della caviglia si deve eseguire molto raramente. La artrodesi della caviglia si deve eseguire solo i
ALLUCE RIGIDO INTERVENTO
ALLUCE RIGIDO 2 MESI DOPO L'INTERVENTO
L’alluce rigido è una condizione clinica piuttosto fastidiosa per colpa del dolore locale dato dall’artrosi dell’alluce e dal blocco dell’alluce che non accompagna le altre dita durante il passo. Il dottor Andrea Scala non blocca l’articolazione dell’alluce come fanno molti dottori. E non mette delle sostanze nell’articolazione tra alluce e 1° metatarsale. Il movimento viene ripristinato con un intervento chirurgico molto delicato. I pazienti sono invitati a muovere l’alluce subito dopo l’intervento! Per fare sparire il gonfiore ci vuole un poco più di tempo. Qualche mese.
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LA CHIRURGIA DEL PIEDE NON È UNA CHIRURGIA “MINORE” Nei reparti di Ortopedia degli ospedali e delle cliniche si eseguono migliaia di importanti interventi chirurgici dell’anca, del ginocchio e della colonna vertebrale. Gli interventi a livello del piede e della caviglia non sempre hanno la stessa importanza in ospedale. La chirurgia del piede viene spesso considerata una chirurgia minore. Forse perché ci si guadagna meno? La chirurgia del piede è importante perché il caso vuole che l’essere umano cammina con i due piedi. Un altro elemento che confonde le idee dei professionisti e dei pazienti è la diffusione della tecnica percutanea per l’alluce valgo. Per comprendere e indirizzare correttamente l'uso di questa tecnica il chirurgo deve conoscere ed essere limitato dagli aspetti negativi di questo intervento. Il problema è che questi interventi non sono semplici, poiché per ogni tecnica c'è una curva di apprendimento. La procedura tecnica può sembrare semplice, ma i chirurghi devono avere una profonda esperienza nella chirurgia a cielo aperto, devono conoscere perfettamente l'anatomia del piede e devono imparare manualmente un diverso modo di affrontare l'intervento chirurgico. Nella percutanea il chirurgo non vede la parte anatomica da operare. Non esiste una visualizzazione diretta dell'anatomia e la fluoroscopia è la guida principale. C'è una sensibilità manuale che deve essere sviluppata. La prima percutanea di prima generazione è stata descritta da Reverdin e modificata da Isham all'inizio degli anni novanta, in cui non era necessaria alcuna fissazione interna. La stabilizzazione delle osteotomie veniva precariamente mantenuta mediante bendaggi postoperatori con cerotto messo dal paziente. Molti casi operati con questa tecnica hanno avuto un esito disastroso perché l’osso tagliato si spostava e l’alluce tornava valgo peggio di prima. l’operazione. Ad oggi queste tecniche sono ancora in fase di sviluppo e molti autori hanno pubb
Piede equino paralitico
PIEDE EQUINO PARALITICO DOPO LESIONE DEL NERVO SCIATICO
La estensione del piede verso l’alto è una fase molto importante della deambulazione.
Il sollevamento della parte anteriore del piede verso l’alto viene definito estensione della caviglia (più impropriamente dorsiflessione).
Quando un infortunio influisce sulla capacità di eseguire questo movimento, può essere diagnosticato il piede cadente equino paralitico. Il piede cadente è generalmente il sintomo di un disturbo neurologico quale una lesione cerebrale traumatica, la compressione di una radice nervosa a livello vertebrale, la lesione di un nervo periferico o una condizione di malattia muscolare.
Per poter eseguire qualsiasi movimento volontario, il cervello deve inviare un segnale ai muscoli attraverso i nervi periferici. Questa trasmissione può essere interrotta in qualsiasi momento prima di raggiungere i muscoli, con conseguente compromissione del movimento. A seguito di una lesione neurologica, la caduta del piede avviene perché si verifica un'interruzione della comunicazione tra il sistema nervoso e i muscoli che sollevano il piede.
L'interruzione della comunicazione tra il cervello e i muscoli della gamba che si verifica durante la caduta del piede è spesso causata da una lesione ai nervi periferici della gamba, come avviene per la lesione del nervo sciatico. La caduta del piede può essere causata anche da una lesione all’area del cervello associata al movimento della caviglia, come quella che può verificarsi durante un trauma cranico che colpisce la corteccia motoria pre frontale, oppure da una emorragia cerebrale, oppure a seguito di una ischemia cerebrale.
1) Quando una emorragia oppure una ischemia colpiscono il cervello si rimane senza i segnali nervosi appropriati provenienti dal cervello. La conseguenza è che i muscoli che sollevano la punta del piede non comandano la contrazione, con conseguente caduta del piede.
2) Quando i segnali nervosi appropriati provenienti dal cervel