Dott.ssa Ida Amoruso Psicologa Psicoterapeuta - DSA Salerno

🟡Come vede i testi un bambino con ?

No, non li vede per forza come in questa immagine.
Ma per capire “cosa si prova” a leggere con difficoltà in lettura e per far capire “lontanamente” la frustrazione e l'imbarazzo di leggere il testo di tutti i giorni.

Cosa si prova nel dover affrontare un testo, anche semplicissimo, quando si è dislessici? Cosa succede nella vostra testa? Il designer inglese Daniel Britton ha cercato di simulare questa esperienza con il progetto Dyslexic Typeface.

Ha elaborato uno speciale carattere tipografico spezzando, sottraendo e mischiando alcuni dei tratti fondamentali di ogni lettera.

I testi scritti con questo font risultano sempre leggibili, ma richiedono molto più tempo per essere compresi e con un sforzo maggiore rispetto alla naturalezza e semplicità dell’atto quotidiano al quale siamo abituati.

👁‍🗨Provate.

Condivido pienamente

☀️Tolstoj diceva che «annoiarsi significa desiderare».
Il fatto che un bambino non si sappia annoiare di solito è sintomo che è iperstimolato.
Non dimentichiamoci che la noia è il preambolo dello stupore. Se li lasciamo annoiare, inizieranno a cercarsi la vita, ad essere creativi e a mettere in moto le loro funzioni esecutive (pianificazione, attenzione, memoria di lavoro, ecc. ) attraverso il gioco libero.
La noia non è un grido d'allarme che ci deve trasformare in animatori di giochi o organizzatori di compleanni straordinari.
Non è necessario occupare tutte le sue ore. Rilassiamoci.
La vita ordinaria è già abbastanza interessante: bisogna aiutarli a riscoprire lo straordinario dell'ordinario - LA NOIA di Catherine L'Ecuyer.

🎨Elsa Beskow
Estrategia educativa

Formazione Tutor Dsa - La relazione con la famiglia con SOS DISLESSIA 💪🏻

Domani mattina molte scuole apriranno le porte per accogliere le loro alunne e loro alunni. Immagino l'emozione che si respira in casa delle famiglie e dei docenti questa sera ❤️

In questa intervista al Corriere della Sera dico una cosa che mi sta molto a cuore:

«Ci vorrebbe una maggiore consapevolezza dei sistemi di apprendimento, maturazione e qualità psichica. A scuola, come nella vita, cresce ciò che semini. Quindi un insegnante che vuole far crescere l’intelligenza deve seminare l’intelligenza; se vuol far crescere il benessere, deve seminare il benessere; se vuol far nascere la fiducia, deve seminare la fiducia.

[...]

«Negli ultimi anni si è sviluppato un nuovo filone di ricerca scientifica, a cui è stato dato il nome di warm cognition, letteralmente “cognizione calda”. Abbiamo imparato che le nozioni si stabilizzano insieme alle emozioni e quest’ultime, a loro volta, influiscono concretamente sui processi cognitivi, come attenzione, memoria, comprensione. Significa che se un bambino impara con curiosità, interesse, impara di più e meglio. Se è sostenuto, guardato e incoraggiato da un insegnante che si pone come suo alleato, nella sua memoria resterà traccia dell’emozione positiva, portatrice del messaggio: ”Ti fa bene, continua a cercare”»

[...]

Nella scuola che vorrei gli insegnanti puntano a ridurre gli stati di paura incoraggiando le emozioni che nutrono l’apprendimento, che stimolano l’interesse, la curiosità, il senso di completezza di sé, la percezione di affrontare una sfida commisurata alle proprie possibilità».

[...]

Vorrei una scuola non che faccia paura, o generi ansia e stress, ma che faccia “sentire”, dove ci possa essere il diritto finanche di piangere se serve. Augurandoci - mi si passi la battuta- che siano lacrime di soddisfazione condivisione e dialogo».

Continua a leggere 👇👇 l'intervista per intero

https://www.corriere.it/scuola/medie/22_settembre_11/scuola-lucangeli-iniziamola-senza-paure-stress-ma-iniezioni-fiducia-anche-lacrime-se-serve-57c0ee2c-2ed2-11ed-bf4a-00b229732663.shtml

Oggi è la giornata mondiale per la prevenzione del suicidio.

Quando si hanno pensieri e idee di morte spesso ci si sente come in una bolla, distante anni luce dal mondo e dalle persone intorno.

Dobbiamo fare di tutto affinché questa bolla svanisca e le persone che soffrono riescano finalmente a sentire la presenza e l'interesse degli altri per la propria sopravvivenza.

Non siamo soli, non siamo indifferenti. Ogni vita conta ❤️

Chiarimenti in merito alle certificazioni DSA

La scadenza della certificazione diagnostica per DSA (e 3 chiarimenti da sapere) Chiarimento 1. No “scadenza”, quanto piuttosto “aggiornamento”. E’ improprio parlare di “scadenza”, si definisce, appunto, “aggiornamento del profilo…

💥 𝐃𝐀𝐋 𝐏𝐑𝐈𝐌𝐎 𝐒𝐄𝐓𝐓𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄 𝐑𝐈𝐏𝐀𝐑𝐓𝐎𝐍𝐎 𝐋𝐄 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐄 𝐀𝐓𝐓𝐈𝐕𝐈𝐓𝐀̀! 💥
💥 𝐄̀ 𝐂𝐎𝐍𝐒𝐈𝐆𝐋𝐈𝐀𝐁𝐈𝐋𝐄 𝐏𝐑𝐄𝐍𝐎𝐓𝐀𝐑𝐒𝐈 𝐐𝐔𝐀𝐍𝐓𝐎 𝐏𝐑𝐈𝐌𝐀 𝐏𝐄𝐑𝐂𝐇𝐄́ 𝐈 𝐏𝐎𝐒𝐓𝐈 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐋𝐈𝐌𝐈𝐓𝐀𝐓𝐈 💥

𝐈 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢 𝐝𝐢 𝐝𝐨𝐩𝐨𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐞 𝐝𝐢 𝐝𝐨𝐩𝐨𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐬𝐭𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐧 𝐮𝐧’ 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐚𝐬𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐝𝐢𝐨 𝐞 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢.

📌 𝐎𝐁𝐈𝐄𝐓𝐓𝐈𝐕𝐈:

♦️ 𝐒𝐯𝐢𝐥𝐮𝐩𝐩𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐚𝐜𝐢𝐭𝐚̀ 𝐨𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐞 𝐦𝐞𝐭𝐨𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐭𝐮𝐝𝐢𝐨 𝐚𝐥 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐜𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐥'𝐚𝐮𝐭𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐚;

♦️ 𝐏𝐨𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐥'𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐦𝐚𝐧𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐮𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐚 𝐚𝐥 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐫 𝐞𝐦𝐞𝐫𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐚𝐫𝐞 𝐢 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐨𝐠𝐧𝐮𝐧𝐨;

♦️ 𝐈𝐧𝐜𝐫𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐥'𝐚𝐮𝐭𝐨𝐬𝐭𝐢𝐦𝐚, 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐦𝐢𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐢𝐧𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐬𝐜𝐨𝐥𝐚𝐬𝐭𝐢𝐜𝐢 𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐧𝐞𝐠𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚;

♦️ 𝐎𝐟𝐟𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢𝐬𝐜𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐨𝐬𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐢𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐝𝐢𝐨.

📌 𝐋𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐝𝐨𝐩𝐨𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐃𝐒𝐀 𝐞 𝐁𝐄𝐒 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐞𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞 𝐫𝐢𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞; 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐞𝐠𝐢𝐞 𝐝𝐢𝐝𝐚𝐭𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐞 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢.

𝐒𝐞𝐝𝐞 𝐒𝐚𝐥𝐞𝐫𝐧𝐨-𝐈𝐫𝐧𝐨
𝐏𝐞𝐫 𝐢𝐧𝐟𝐨 𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐨𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢:
𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐈𝐝𝐚 𝐀𝐦𝐨𝐫𝐮𝐬𝐨 𝐏𝐬𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐚 – 𝐏𝐬𝐢𝐜𝐨𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐞𝐮𝐭𝐚 𝟑𝟐𝟎 𝟐𝟗 𝟖𝟏 𝟏𝟒𝟑
𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐑𝐚𝐟𝐟𝐚𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐌𝐢𝐥𝐨 𝐏𝐬𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐚 – 𝐏𝐬𝐢𝐜𝐨𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐞𝐮𝐭𝐚 𝟑𝟑𝟒 𝟐𝟗 𝟎𝟗 𝟔𝟕𝟖

Riposarsi. A volte rimanda a un “posarsi”, come fanno un seme o una foglia dopo un lungo viaggio.
(Fabrizio Caramagna)

BUON FERRAGOSTO

Ci lascia una persona di grande spessore scientifico e umano ❤️

Ieri mattina un altro importante traguardo raggiunto 🤩

COMPITI PER LE VACANZE

Vedere almeno un'alba al mare.
Fare almeno una camminata in montagna.
Arrampicarsi su di un albero.
Guardare un bel film, possibilmente in un cinema all'aperto.
Nuotare.
Ballare.
Correre.
Visitare un posto nuovo, mai visto prima, perdersi e ritrovarsi.
Sdraiarsi su di un prato e aspettare di vedere una stella cadente.
Esprimere un desiderio.
Mangiare un piatto nuovo, mai assaggiato prima.
Leggere almeno un articolo di quotidiano al giorno.
Ascoltare buona musica.
Prendere la metropolitana.
Imparare a fare una cosa mai fatta prima.
Respirare a pieni polmoni in mezzo ad un bosco.
Cantare.
Urlare.
Abbracciare un amico.
Cogliere un fiore.
Raccogliere conchiglie.
Scrivere.
Sottolineare.
Stendersi sull'erba e guardare il cielo per almeno 5 minuti.
Assaggiare le ciliegie.
Aiutare.
Disegnare.
Vedere una mostra.
Risolvere un indovinello.
Andare ad un concerto.
Andare in bicicletta.
Sognare.

Professor Fabrizio Loffredo - by Chiara Miranda
♨️

Buongiorno 💓

Dovremmo imparare dalla primavera 🌺
Favrin

Madre ❤️

❤️

🚫Questo è un bambino, non è una diagnosi.

Questo post è rivolto a chi crede che un bambino sia una diagnosi, o ancor peggio, un elenco di punteggi.

Il bambino non è la diagnosi di Dislessia o DSA.
Questa è semplicemente una sua caratteristica.

Il bambino è composto dalle sue emozioni, dalla sua motivazione, da ciò che pensa di se stesso quando va bene o quando va male (autostima).

Il bambino è quello che ci resta male quando lo rimproverate, è colui che desidera terminare velocemente i compiti per andare a giocare.

Il bambino e quello studente che ci rimane male quando lo rimproverate perché legge lentamente, perché non comprende, perché impiega tanto tempo per studiare, perché la sua grafia non si comprende, perché commette tanti errori.

Il bambino è tutto questo.
Ed anche molto, molto di più.

Ognuno in modo individuale, e in quella dicitura “F 81.0 Dislessia” tutto questo non è definitivo.

Il bambino non è neppure un elenco dei punteggi.
Tecnicamente ad esempio si pensa che se un bambino con un QI di 108 sia più intelligente di un bambino che ha un QI di 98.

Non mi dilungo sul perché, ma è un grande errore, una grande “ignoranza tecnica” perché in realtà 108 e 98, appartengono alla stessa distribuzione normale.
Perché i test hanno dei margini di errore (ESM).
Perché adesso nella valutazione dell’intelligenza si guardano più i punteggi compositi che il QI.
Perché in realtà più importanti ancora dei punteggi compositi è il “funzionamento” intellettivo, ovvero come “funziona“ il soggetto nella vita quotidiana, un qualcosa che va aldilà di ogni importantissimo test sull’intelligenza.

In foto avete una bambina, questa non è una diagnosi, è semplicemente una bambina.
In tutta la sua complessità.
L’invito è quello di non ridurre un bambino ad una semplice diagnosi, a non esprimersi tecnicamente sui social se di un qualcosa non lo si conosce davvero, e a lavorare sempre in modo tecnicamente aggiornato e preciso.

Comprendendo il Bambino, in tutte le sue sfaccettature, il quale è “tanto”, e non è una “diagnosi”.

Lo diresti mai in una situazione del genere?

Eppure è qualcosa che ci si sente dire quando sì è terapeuti.

Lo stigma nei confronti della Salute Mentale colpisce anche noi, specialisti della salute mentale.

Essere terapeuti non vuol dire essere esenti dalla sofferenza.

🌈

Buon weekend

Cosa ci serve, oggi?

In una delle sue ennesime (e inspiegabili) comparsate televisive, Vittorio Sgarbi, parlando di Michele Bravi, si è espresso nel solito tono becero, tra le risate in studio.

“C’era quell’altro che cantava una canzone di Battisti, che si chiama Bravi, tutto femmina. E cantava rivolgendosi a una donna come se fosse un maschio”.

La risposta di Bravi, senza neanche bisogno di nominarlo, è da manuale.

“Visto che da ieri mi state mandando un video di una trasmissione dove si accusa la mia eccessiva femminilità, colgo l’occasione per dire che sono orgoglioso di dare voce a un approccio non giudicante dell’individualità. Non smetterò mai di dire con la mia musica ‘siate completamente voi stessi’. È un segno di civiltà rispettare e accettare opinioni diverse dalla propria, ma è un peccato lasciare che giudizi medievali limitino la vostra creatività. Siate creativi sempre”.

Non l’ha asfaltato, termine abusato e grossolano. In realtà, non parlava neanche a Sgarbi (chissenefrega di Sgarbi) ma a tutti i ragazzi che crescono con addosso il peso devastante di quei giudizi e di quelle risatine.

Un raro esempio di risposta non tossica e non performativa a cui tutti dovrebbero ispirarsi. Bravo!

💓

Giornata dei calzini spaiati 💓

"Ogni sera quando vado a letto sono sfinita, tutta la forza mi è servita per non arrendermi. Ma agli occhi del mondo resto una fallita".

Lo stigma sulla sofferenza mentale può distruggere più della sofferenza stessa.

Se conosci qualcuno che sta soffrendo, non giudicarlo.

Dedicato ad A., perché possa sempre trovare la forza di cui ha bisogno in ciò che conta.

Buona domenica ☀

Daniel Goleman, giornalista scientifico e psicologo di fama internazionale, ha pubblicato il suo bestseller Intelligenza emotiva. Il libro è diventato rapidamente uno dei libri più influenti della divulgazione psicologica del tempo ed è tuttora tra i testi di più venduti sull’argomento.
Perché, si domanda lo studioso, le persone che vengono reputate intelligenti nel senso tradizionale del termine non sono necessariamente quelle che hanno successo nella vita professionale e nelle relazioni con gli altri? Perché, secondo Goleman, non c’è un solo tipo di intelligenza, e “nella realtà quotidiana nessuna intelligenza è più importante di quella interpersonale.”

Gran parte del lavoro di ricerca di Goleman, oggetto di Intelligenza emotiva nonché di una serie di saggi successivi, verte proprio sulla comprensione di quella che lo studioso ha definito “intelligenza emotiva”, ossia “la capacità di percepire con precisione, valutare ed esprimere emozioni; la capacità di accedere e/o generare sentimenti quando facilitano il pensiero; la capacità di comprendere l’emozione e la conoscenza emotiva; e la capacità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale”. Secondo Goleman, infatti, l’intelligenza è composta da svariati fattori, e quelli abitualmente misurati nei test classici, come il quoziente intellettivo (QI), non sono che una parte.

«Scusate il dubbio, mio figlio dislessico disortografico a 9 anni non sa allacciarsi le scarpe.. Altri come lui?»

Risposta:
La difficoltà nel sapersi allacciare le scarpe, insieme ai giorni della settimana, i mesi dell’anno, il “prima-dopo”, oppure “mattina-pomeriggio-sera”, e ancora “colazione-pranzo-cena”, ed anche se sembra strano ma come anche le tabelline, tutte queste rientrano in quelle che vengono definite “sequenze legale”. Tali situazioni si riferiscono a tutte quelle sequenze in cui è necessario, appunto, rispettarne la consequenzialità. Questa è una delle caratteristiche tipiche dei bambini con Dislessia. E sono state ben definite e ormai riconosciute sin dal 2004.

📌 Mercoledì 17 Novembre si è svolta la presentazione del libro di 𝑴𝒂𝒕𝒊𝒍𝒅𝒆 𝑷𝒊𝒔𝒂𝒕𝒖𝒓𝒐 "𝑴𝒊 𝒊𝒍𝒍𝒖𝒎𝒊𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒗𝒊𝒐𝒍𝒂 - 𝑺𝒇𝒖𝒎𝒂𝒕𝒖𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒖𝒏𝒂 𝒎𝒂𝒎𝒎𝒂 𝒂 𝒎𝒆𝒕𝒂̀" presso l'Associazione SpazioDonna di Salerno.

📌 Facciamo i complimenti alla nostra collega dott.ssa Ida Amoruso per il suo contributo all'iniziativa. Riteniamo che sia doveroso discutere di prematurità e salute psicologica e ringraziamo Matilde Pisaturo per aver condiviso con coraggio la sua testimonianza, le sue esperienze ed emozioni.

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CIPPS - Centro Internazionale di Psicologia e Psicoterapia Strategica
📍 Via Antonio Amato, 20/22 - Salerno
Numero verde gratuito - 800 188 668
Mail - [email protected]

È stato per me un immenso piacere oggi partecipare alla presentazione del libro "M'illumino di Viola" di Matilde Pisaturo.
Un'occasione importante per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della prematurità ed, inoltre, l'importanza delle cure psicologiche
Grazie a tutti coloro che hanno dato il loro emozionante contributo

Ieri Emanuele mi chiede con la voce rotta dal pianto:”Mamma per te è un problema che io sono DSA?"

Gli ho risposto: “Certo che no! Non lo è, così come non lo e' il fatto che indossi gli occhiali...perché me lo chiedi?"

"Perché tu fai tante cose per me, spendi tanti soldi e mi incoraggi sempre...però io ho paura che per te io sono un problema”.

"Tu sei un ragazzo come gli altri, il tuo cervello lavora in maniera diversa e probabilmente più velocemente, ma basta trovare le giuste strategie ed anche tu raggiungerai i tuoi obiettivi ...come hai sempre fatto!"

Ci siamo abbracciati e abbiamo pianto insieme.

Ecco: andatelo a dire a chi dice che i DSA non esistono, andatelo a spiegare come si sente un ragazzo DSA a dover combattere ogni giorno con numeri e tabelline che non entrano in testa e nonostante ti sforzi a voler fare da solo, sai che il tuo aiuto è la calcolatrice o la tavola pitagorica. Andatelo a dire a chi non sa cosa significa studiare ore per poi dimenticarsi tutto quanto, e che solo la mappa concettuale può suscitare qualche ricordo...

Questi ragazzi, bambini, studenti hanno una sensibilità e una forza di volontà che non ha eguali. Ma devono essere rispettati ed aiutati a credere nelle loro capacità ed avere considerazione di loro senza additarli come svogliati, agevolati o aiutati.

Grazie a Mamma Lia per la testimonianza e Complimenti ad Emanuele per la sua sensibilità 🤍

Si avvicina la settimana nazionale della dislessia
La formazione degli operatori e di tutti coloro che interagiscono con bambini e ragazzi è estremamente importante!
Spesso gli strumenti compensativi vengono visti come qualcosa che facilita il bambino a discapito degli altri, senza tener conto che per ciascun bambino bisognerebbe creare un intervento didattico personalizzato, andando a compensare le difficoltà e valorizzando i punti di forza
Chiedereste a qualcuno che porta gli occhiali di toglierli perché è "avvantaggiato" dal portarli?! Beh il concetto è un po' lo stesso...

- 1 giorno alla
Ecco il terzo punto del decalogo “10 cose che una persona con DSA vorrebbe che tu sapessi”, sviluppato insieme a Associazione Italiana Dislessia
👉 Per le persone con DSA gli strumenti compensativi sono come gli occhiali per un miope: vanno considerati quindi come un supporto indispensabile, non come un privilegio o un’agevolazione.