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Consulenze personalizzate individuali e di coppia per meglio superare i momenti di difficoltà della vita, essere abilitati al potere decisionale, aumentare il livello di conoscenza di sé e benessere, prendere decisioni e operare scelte consapevoli.

02/09/2024

I TRE TRADIMENTI

Il primo tradimento

Prendiamo il caso di due persone normali che stanno insieme e che non abbiano ancora fatto un lavoro su di sé.
Non si conoscono, non sanno cosa ci sia dentro di loro, non sanno come funziona il loro inconscio. Non sanno ancora nulla, non hanno le informazioni.

Fai conto che tutti abbiamo delle ferite e ti assicuro che il 90% di noi si relaziona dalla ferita.
Magari non subito, magari non nel momento dell’innamoramento, non nei primi mesi.
Ma anche quando siamo nell’innamoramento, dove si sperimenta l’apertura del cuore e anche uno stato di coscienza molto elevato a seconda di quanto si possa aprire, questo non significa che le nostre ferite e il nostro passato non siano ancora lì ad aspettarci.

È questione di poco tempo e le ferite, piano piano, si faranno avanti.
Per questo lo chiamano periodo “luna di miele”, perché il cuore non può rimanere aperto troppo a lungo a causa delle ferite, a causa del materiale interiore e a causa anche del fatto che non siamo sufficientemente maturi affinché il cuore possa rimanere aperto.

E questo perché non abbiamo ricevuto istruzioni su come mantenere il cuore aperto e su come lavorare sul resto del materiale.
Uno che non sa nulla non si accorge che il cuore, un poco alla volta, tornerà a chiudersi a causa della pressione dal subconscio e di tutto il materiale irrisolto, che di nuovo farà pressione e tornerà a galla.

Indagando a fondo su questa tematica, quello che ho compreso è che il primo tradimento, in amore, in relazione (e nessuno scappa da questo), avviene quando dal cuore, che all’inizio si apre un po’, piano piano torniamo di nuovo, senza accorgercene, nella nostra ferita principale.

Praticamente noi torniamo a come eravamo prima dell’innamoramento: ci torniamo a relazionare dalla ferita principale, esattamente dove siamo sempre stati potentemente identificati.

Può essere la paura dell’abbandono, può essere una forma di egocentrismo o arroganza, può essere un’altra paura, di fatto però, noi torniamo nella nostra ferita principale.
Ed è quando noi torniamo nella nostra ferita principale che cambia tutta la prospettiva, il cuore non è più come prima, comincia a chiudersi. La ferita principale non è guarita.

Il primo tradimento quindi è passare dal cuore, dal relazionarsi dal cuore, alla ferita:
Noi tradiamo quando passiamo dal cuore alla ferita principale.

Rinunciamo all’amore senza accorgercene, ma, giorno dopo giorno, non siamo più nel cuore e cominciamo a relazionarci dalla ferita principale, dalle nostre paure e dalle nostre ossessioni.
Lì stiamo tradendo sia il nostro partner che noi stessi.

E l’altro?
L’altro farà la stessa cosa.

Non appena sentirà che noi stiamo entrando di nuovo nella ferita (questo avviene tutto a livello subconscio) cominceranno le prime dinamiche psicologiche.
E le si può osservare facilmente.

Perché finché sei nel cuore non hai paura di niente: sei felice, sereno, non te ne frega niente di ciò che pensano gli altri…
Poi, magari vai a convivere o inizi a fare progetti e dal bello iniziale, si passa al tornare sotto il controllo delle ferite irrisolte che ti ricordano della loro esistenza.
Il cuore si sposta di nuovo indietro e torneremo a essere dominati dalla paura.
Paura generata appunto dalla ferita, da una delle tante ferite. Ma è quella principale che agisce in maniera molto prepotente.

Cominciamo a metter su gli schemi difensivi e non ce ne accorgiamo, perché questo processo avviene nel tempo - chi più velocemente e chi meno, ma avviene.
Emergono la ferita della non esistenza, la paura dell’abbandono… Qualsiasi tipo di ferita.
Noi parliamo di cinque ferite perché sono quelle principali, ma ce ne sono tantissime.

A me interessa capire il meccanismo, quello che succede e che ho osservato.

Cosa succede quando ti relazioni dalla ferita e torni nella paura di essere ferito?
Semplice.
Tu cominci a chiuderti, a usare i meccanismi psicologici.
Non sei più nel cuore, non ti relazioni più dal cuore, ma ti relazioni attraverso la mente, attraverso i meccanismi, attraverso le reazioni.

E questo, ovviamente, manda in allarme anche le ferite dell’altro, a cui succede la stessa identica cosa.
Anche nell’altro il sistema va in agitazione. Così tutti e due i cuori si chiudono e si ritorna nei vecchi schemi, quelli precedenti all’inizio della relazione.

Prima il cuore era aperto ed era in prima posizione, mentre l’ego e la personalità erano giù. Adesso, dopo un po’, le cose irrisolte vengono a galla e la personalità con le sue ferite “torna su”.
Ecco che regrediamo a come eravamo prima: cominciano le schermaglie, cominciano le paure, cominciano i battibecchi, comincia il fraintendimento, cosa che non succede mai nella fase di vero amore, perché il cuore ha un’intelligenza incredibile e riesce a capire intuitivamente quello che succede nell’altro.

Tutti i nostri pregiudizi, le ferite e le paure dei rapporti precedenti, gli abusi subiti in famiglia cominciano a farsi strada. E il tuo sistema va in protezione.

Per me questo è l’inizio del tradimento, parlando a livello molto profondo ovviamente.

Alle volte la ferita principale, quando scatta, non fa altro che esaltare ancora di più tutto il materiale: si entra così nella dinamica carceriere-carcerato, vittima-carnefice che abbiamo visto prima.
Si entra nel sentirsi non accettati, non amati, invisibili.

E da qui si può arrivare a tagliar fuori completamente la persona, o a volerla dominare, o a trattarla male, o anche ad abbandonarla, a tradirla.
E questa è una conseguenza.

Perché a un certo punto tutti questi meccanismi difensivi, se non si hanno gli strumenti per lavorare su sé stessi (ma più che altro, a monte, se non si hanno gli strumenti proprio per vedere che ci stiamo difendendo dalle nostre paure irrisolte invece di aprirci al partner), questi meccanismi iniziano ad allontanarci l’uno dall’altro.

E quando ci si allontana e non ci si capisce più, la storia può finire in mille modi diversi: tradimento, abbandono, aggressività…
O anche stare insieme passivamente solo per dividere le spese o rompersi le scatole tutto il giorno…

Quindi, non ci interessa il tradimento o l’abbandono in senso classico, ma qual è il processo che abbiamo messo in moto, il processo che non abbiamo visto.
Perché ormai ti sarà chiaro che il nostro problema è vedere.
E diventerà ancora più facile recitare gli stessi ruoli che hanno recitato i nostri genitori, se non “vediamo” appunto.

Nell’amore, nell’innamoramento, nell’apertura del cuore non esistono ruoli da giocare: siete tu e l’altro. Puro amore e apertura. Zero ruoli.
Ma piano piano… se non abbiamo tagliato il cordone ombelicale…

Il secondo tradimento

Ora vediamo la cosa da un altro punto di vista, quello del sistema familiare.

Questo è il secondo problema: non ho tagliato veramente il cordone familiare.
E il cordone non si taglia dicendo semplicemente: “non sarò come mio padre o mia madre”, ma facendo un profondo lavoro per portare la tua coscienza fuori dall’inconscio collettivo, fuori dall’inconscio familiare e lavorando fuori dal tuo stesso inconscio. (Lo approfondiremo meglio più in là).

Devi liberare la tua coscienza, cioè il tuo io, da tutti questi strati che ti condizionano.
Se non fai questo (e questo richiede un certo lavoro specifico), inevitabilmente, dopo un po’, ognuno porterà nel rapporto il proprio psicodramma familiare.

Conserviamo i fantasmi di mamma e papà, i fantasmi dei nonni e dei bisnonni da entrambe le parti, e questi premono.
Non ti rendi neanche conto che, da sciolti, liberi, naturali, spontanei, passa un anno, due anni e al terzo si attiverà un meccanismo per il quale si entra nel ruolo dell’una o dell’altra famiglia dei genitori…
Si comincia ad assumere un ruolo.
Lei comincia a essere come la madre o la suocera, lui comincia a essere come il padre o il suocero.

Tieni presente che, quando cominci a entrare nel ruolo, tu sei fuori dal cuore.
Perché il cuore è coscienza.
E la coscienza è libera di manifestare sé stessa: nessun ruolo.

Ma se non abbiamo liberato la coscienza dall’inconscio familiare, allora il nostro inconscio porta i semi della famiglia. E quindi sarà inevitabile che uno dei due, o tutti e due, recitino esattamente il ruolo dei genitori e riprodurranno meccanicamente tutte le dinamiche delle rispettive famiglie. Un mix delle due o più una, o più l’altra, è indifferente.

Quando permettiamo al sistema familiare di interferire con la nostra coscienza, con la nostra unicità?
Quando ci facciamo plasmare da tutte le credenze e abitudini di casa.
E siamo noi a permetterlo davvero?
No, accade semplicemente perché siamo addormentati.

La tua coscienza non è ancora libera di essere sé stessa, il tuo io non è libero, è sotto il potere del tuo inconscio.
Vivi la vita di qualcun altro e nemmeno te ne accorgi.
Questo è essere addormentati.

E cosa vuol dire liberarsi dall’inconscio? Diventare coscienti. Il buio diventa luce.
Diventare consapevoli, coscienti, svegliarsi, significa tirar fuori strati e strati di fango, fino ad arrivare all’acqua sporca, uscire dall’acqua e andare nell’aria, e asciugare la propria anima. Da anima umida ad anima secca, anima che si libera al di sopra dei vari livelli di inconscio.

L’acqua rappresenta i vari livelli di inconscio e il fango è l’inconscio più profondo, quello collettivo, quello più buio.
Via via salendo, poi, c’è l’inconscio personale e, infine, la coscienza diventa sole.
Un sole sott’acqua non può brillare, non può scaldare, non può essere, non può manifestarsi: deve uscire dai vari strati di inconscio.

Ed ecco che arriva la possibilità, attraverso la coscienza pura (quello che tu sei veramente e non quello che hai acquisito nella personalità, ma quello che sei nell’essenza), di relazionarti da cuore a cuore.

Poi chiaramente dovrai finire di tagliare quello che deve essere tagliato, far crescere quello che deve essere fatto crescere e sviluppato… Un po’ alla volta.

Tornando a noi, ecco il secondo tradimento.
Portare il sistema familiare nella relazione.
Anche in questo caso, stiamo tradendo il partner, ma soprattutto stiamo tradendo l’amore.

Si potrà forse dire che qui due persone stanno assieme per vivere la loro vita?
No, perché non vivranno la loro vita, ma quella del loro sistema familiare.

Il terzo tradimento

Tradisce anche chi entra in relazione da una ferita, cioè dalla sua ferita principale, pensando magari che la relazione la guarirà. Sperando che l’altro lo “aggiusti”. Lo faccia sentire bene e felice.
Questo è tradimento puro già in partenza.
Perché se io mi avvicino a te con il bisogno di una relazione, ti sto già tradendo: ti sto usando per tappare le mie ferite. I miei vuoti.

Questo è un altro esempio di tradire prima ancora di cominciare.
Quando noi usiamo un’altra persona per tappare i buchi, per non sentire la ferita o perché abbiamo paura di star da soli.
Stiamo già tradendo la persona, stiamo già tradendo la sua anima, perché non stiamo entrando puliti.
Non che uno debba fare ventimila percorsi prima di relazionarsi, ma un minimo di lavoro su di sé, sì.

Quindi tradisce anche chi non conosce sé stesso e dunque non vede che cosa lo spinge a entrare in una relazione e perché. Anche questo è tradimento.

Siamo noi, relazionandoci dalle nostre ferite e paure e condizionamenti, a creare le condizioni per essere lasciati o per essere traditi, perché abbiamo tradito e mentito inconsciamente non entrando in relazione dal cuore, ma dal bisogno, dalla paura, dalla ferita, dai bisogni infantili insoddisfatti e da tutto il materiale irrisolto.

Qui noi abbiamo tradito l’amore, fin dal principio.

E poi, ovviamente, chi tradisce se stesso, non è chiaro con se stesso, non è onesto con se stesso e non si conosce, tradisce anche l’altro, perché non vede cosa sta facendo.
Non vede che va in protezione, non vede che reagisce dalla ferita. Non vede migliaia di cose.
Se sei onesto e accetti di vederlo in te, cerchi di capire e di non sbagliare più.
Ma non puoi dire: “non sbaglierò più” e basta, perché se non vedi continuerai a farlo anche se non vuoi.
Noi continuiamo sempre a ripetere i soliti errori perché non vediamo causa, condizione, effetto.

ROBERTO POTOCNIAK

06/08/2024

Basta così poco...eppure é tanto!

21/07/2024

LA SVALUTAZIONE

Quanti di noi hanno la fortuna di poter raccontare di essere stati nella vita costantemente apprezzati, amati,desiderati e valorizzati?
Quanti invece, e sono la maggioranza, si sono imbattuti in difficoltà di vario tipo per il semplice fatto che non venisse riconosciuto loro un giusto merito o si posasse uno sguardo compassionevole, una pacca sulla spalla o una parola di rinforzo?
Quali conseguenze emotive e interiori comporta il non essere visti, ascoltati, supportati per aumentare oltreché la sensazione di benessere l'autostima necessaria per affrontare e superare le prove della vita?
Ogni volta che abbiamo subìto un diniego, un abbandono, una risposta emotiva trascurante, anaffettiva o evitante, ogni volta che gli altri non hanno creduto in noi, il messaggio subliminale sottinteso é che non possiamo crederci perché impossibile arrivarci.
A quanto valiamo, meritiamo, possiamo!

Ogni volta che si viene umiliati e scherniti, derubati del nostro potenziale e valore, si generano meccanismi di sfiducia, timore, sottostima, insicurezza, precarietà del vivere e dei sentimenti.
E tutto ciò ci danneggia, impoverisce, arretra, scoraggia, disorienta.

Ciò accade perché
agli altri, siano parenti, amici, superiori, amanti, cediamo il timone della nostra vita, come se da una loro parola o azione dipendesse il nostro stare bene o meno ma ciò che conta veramente, é il saperci riconoscere come individui in grado di nutrire il nostro spirito senza bisogno
dell'approvazione o consenso altrui.

Esseri pensanti, capaci e meritevoli, che danno attenzione e amore a sé stessi, che dirigono le proprie azioni verso il successo e lo stare bene poiché non ci sarà nessun altro essere all'infuori di sé che potrà generare tanto potenziale, bellezza, armonia e saprà cosa sia meglio... pertanto, ogni qualvolta che un genitore, un marito, un capo vi faranno sentire -meno-,
voi guardatevi allo specchio per qualche istante e riconoscete la bellezza che vi abita, la forza, la fiducia, il valore e l'amore di cui avete bisogno...essi sono proprio lì di fronte a voi che vi sorridono.

09/06/2024

Ognuno di noi ha valore.

08/06/2024

Una delle esperienze più traumatiche che le persone sperimentano nella loro vita, è il distacco definitivo da persone e cose a seguito di lutti, separazioni o fasi di cambiamento (crescita, trasferimento in altre città, perdita del lavoro, fallimenti).

A prescindere che
l'evento scatenante sia stato improvviso o meno, tra il prima e il dopo, sopravviene un arco temporale soggettivo di fasi, fatto di sentimenti, azioni, procedure necessarie per ricostruire un sé ferito, impaurito, mortificato, abbandonato, il cui unico comun denominatore é dato dal dover fare i conti con la "morte", propria e/o altrui.

A differenza delle altre specie viventi, il nostro programma adattivo di prosecuzione, ha elaborato strategie di codipendenza tali da far persistere le fasi di attaccamento verso cose e persone cui siamo legati, rendendo pertanto
l'esperienza del distacco dolorosa e a volte traumatica.

Se non si è nella condizione di elaborare, accettare e integrare correttamente le fasi previste dal lutto, il rischio é di rimanere bloccati in una o più condizioni che solitamente si esprimono sia a livello somatico che psicologico, passando da: stati di disperazione, sgomento, incredulità, rabbia, impotenza, perdita di sonno e/o appetito, crisi improvvise di pianto, apatia, depressione e tanto altro.

Il nostro oggetto di amore perduto, che si tratti di abitudini, luoghi, cose o persone, richiede un TEMPO funzionale adattivo, necessario per non sopprimere il dolore, che bussa alla nostra anima, semplicemente per ricordarci che qualcosa è venuto a turbare il naturale equilibrio del vivere ordinario e che abbiamo diritto di accogliere ogni sensazione, pensiero, emozione che "serva" per andare avanti, magari anche con il supporto degli altri da cui non siamo mai pienamente disgiunti.

Il fine ultimo é tornare a rifiorire, dare senso al vivere, rinforzarci come individui e alleggerirsi del carico sostenuto.

Tutto ciò, oltreché personale in termini di tempo, pensiero e azione, va contestualizzato a seconda dell'individuo, del
suo grado di maturità, accoglienza, espressività e mondo emotivo/interiore ma va affrontato secondo procedure coerenti e corrette affinché nulla resti in sospeso e la vita possa nuovamente fluire.

Diamoci quindi la possibilità di essere aiutati e aiutare perché..

"Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e ad uscirne vivo."
Kafka

Per approfondimenti sul tema, contatti in privato.

08/06/2024

Può una semplice immagine essere frutto di osservazione interiore?

La risposta è sì poiché spesso siamo suscettibili a stimoli visivi e sensoriali tali da far vibrare dentro il nostro essere corde di un passato sopito di cui ignoriamo l'esistenza fintanto che un evento scatenante, non diventa occasione di riflessione interna su ciò che il nostro percorso finora condotto, ci abbia lasciato in sospeso.

Nello specifico, voglio cogliere il pretesto di un imago solo per affrontare alla larga le forme di attaccamento alle quali tutti noi siamo sottoposti, ponendo come quesito la funzione delle relazioni primarie intese come il substrato che va poi a plasmare tutto il nostro essere e le esperienze che ne seguiranno.

É ormai noto che, a seconda delle mancanze, privazioni, conferme, riconoscimenti ricevuti o subìti nel corso degli anni, il nostro modo di reagire agli eventi e alle relazioni cambieranno di conseguenza e che la nostra personalità, sia in qualche modo influenzata anche da queste forme di primarie relazioni,
portando in sé a volte ansia, paura, insicurezze e un mondo non risolto che può riaffiorare in modi inaspettati.

Immaginate infatti che vi venga chiesto consiglio sulla fattezza di un articolo di arredamento da esterno e che esprimiate la vostra opinione senza sapere che poco prima la stessa domanda fosse stata posta ad una terza persona..nella maggior parte degli individui, il fatto di per sé é irrilevante e di poco conto ma se a questa persona siete particolarmente affezionati e la richiesta fosse stata posta ad
un'intima conoscenza, potrebbe sorgere un inaspettato moto interiore fatto di emozioni contrastanti, precarietà, fragilità ..oltreché quell'amara e spiacevole sensazione di non esclusività e visibilità che invece avreste desiderato ricevere.
Per quanto possa sembrare banale, vi assicuro che è insito
nell'essere umano essere "visti" e riconosciuti in modo esclusivo.

L' esempio citato a caso, é semplicemente la leva su cui riflettere come punto di partenza per qualcosa di ben più profondo.
Da dove parte questa ferita?
Chi l'ha provocata per prima?
Quando non ci si è sentiti al sicuro, considerati, amati, come avremmo desiderato?
Chi minaccia il nostro equilibrio?

Una volta analizzate queste domande, si prosegue con un'ulteriore integrazione...

Possiamo da noi stessi realizzare l'autostima e la considerazione di cui abbiamo bisogno senza che ci sia necessariamente l'approvazione altrui o un intermediario che dia valore a noi stessi?
O il fatto di essere animali sociali, implica comunque una qualunque forma di riconoscimento?
Come irrobustire il nostro procedere senza che semplici interferenze esterne vengano percepite come minaccia alla nostra sicurezza interiore?

Nell'immediato non è fondamentale trovare subito delle risposte ma accogliere ciò che arriva come un sentito che ha bisogno di essere messo alla luce per poi trasformarlo in qualcosa da poter lasciare andare e sicuramente, il primo passo per migliorarsi, crescere e credere più in sé stessi é FERMARSI...e voi come avreste reagito rispetto alla storiella appena letta?
Fatelo sapere nei commenti.

30/05/2024

«La domanda decisiva per un uomo è se è in rapporto con qualcosa di infinito o no»
Jung

27/05/2024

«Quando qualcuno sta male, penso sempre che qualcosa in lui non si è arreso, non ha voluto diventare come tutti gli altri.
Quando invece vedo persone sicure, convinte di come vivono, tranquille, che si occupano solo di cose esterne, progetti, vacanze, ecc.,
quando le vedo recitare il ruolo delle persone realizzate,
penso che sono diventate solo la maschera di se stesse, e provo una grande tristezza: hanno perso l'anima.»

Raffaele Morelli -
Puoi fidarti di te

08/05/2024

Dovremmo ricordarlo più spesso...perché abbiamo SEMPRE il potere di scegliere come e dove direzionare la nostra vita...anche quando tutto sembra perduto!💪

23/03/2024

PARLA, TANTO NON TI ASCOLTO!

Vi é mai capitato di interagire con qualcuno e avere la sensazione che le vostre parole si spargessero al vento?
Di ritrovarvi cioè faccia a faccia con chi, indifferente al vostro sentire, percepisse sí i suoni delle vostre parole ma non le accogliesse veramente?

Cosa rivela questa mancata generosità nell'attenzione altrui? Questo perdersi dietro la volontà di fuggire verso altri impegni, pensieri, distrazioni?

È davvero "solo" mancanza di tempo, risorse, capacità o c'è piuttosto dell'altro?

Certamente, far sentire le persone come se non esistessero, dover mendicare presenza autentica e insistere supplichevoli affinché ci si accorga che esistiamo, è penoso oltreché umiliante ed è indicativo di come nella relazione, é innegabile che qualcosa si sia lacerato, spezzato, interrotto... che si sia insomma spento l' interruttore che connette la comunicazione della mente al cuore.

Nessuno di noi necessita di interlocutori assenti, emotivamente distanti, freddi o empaticamente zoppi..a nulla vale una conversazione che non si esprima nel libero scambio del dono e accoglienza.

Quando però si è in grado di riconoscere questa silente e subdola forma di violenza subìta, si comprende che il bisogno autentico degli esseri umani, consiste nell'interazione alla pari...ed è allora, solo allora che può sorgere una nuova affermazione e rispetto del sé, un nuovo modo di interagire che non si reggerà più sul bisogno della stampella emotiva del momento ma sulla volontà di costruire e mantenere relazioni sane e autentiche in cui l'ascolto, se partecipativo e sentito, sarà reale, manifesto e goduto nella sua piena interezza.

16/03/2024

A tutti noi sarà capitato di assistere alla sofferenza di una persona a noi vicina e agito di conseguenza... ma quanti avranno scelto di alleviare il peso altrui concretamente?
Il più delle volte, per risonanza empatica, si tende a patire insieme, a usare lo stesso linguaggio di compatimento, a muoversi come dentro uno specchio imitando perfino l'uno le gesta dell'altro ma quanto utile è alla persona danneggiata una procedura simile?
Non sarebbe più utile fare qualcosa di realmente valido per chi è in una condizione di difficoltà e disagio senza a volte nemmeno spendersi in tante parole?

16/03/2024

“Ogni vita non vissuta rappresenta un potere distruttore e irresistibile che opera in modo silenzioso ma spietato. Ogni vita non vissuta accumula rancore verso di noi, dentro di noi: moltiplica le presenze ostili.
Così diventiamo spietati con noi stessi e con gli altri.”

Da una lettera di Jung ad un'amica.

Una delle espressioni psicologiche più potenti insite nella natura umana, é il "rammarico".
L' esperienza é così potente e da non sottovalutare, che Heidegger la considerava la "più grave" e arrivò a scrivervi:
-Che cos'è la metafisica?-
Ma cosa vuol dire non vivere pienamente la propria vita al punto da alimentare rancore verso sé stessi e gli altri?
Quando non esprimiamo pienamente il nostro potenziale e gioiosa voglia di stare al mondo?
Quali fatti, sensazioni, accadimenti ci inducono ad una certa passività o addirittura rassegnazione finanche il timore di osare qualcosa di più meritevole potente e meraviglioso del nostro quotidiano?
Quando in qualche misura la nostra anima si spegne inevitabilmente e smette di reclamare la linfa che dà nutrimento ai giorni nostri?
Di che pensieri episodi o emozioni si tratta?
É qualcosa di sporadico, sistematico e coinvolge di più una personalità piuttosto che un' altra o ci sono fattori predisponenti come il sesso l'età, la condizione socio ambientale etc?
E ancora..Cosa fare se ci si rende conto di aver vissuto solo a metà e non come avremmo potuto voluto o goduto?
Per concludere..
Qualcuno che si riconosce nelle espressioni junghiane ha voglia di condividere la propria esperienza?

Photos from InDivenire's post 10/03/2024

Capita.
Capita a volte di incappare nella belva feroce di
quel subdolo e miserevole essere che prima ti lusinga e poi ti inganna,
in colui che ti manipola, controlla, attacca e umilia, che ti sminuisce, deride, incolpa e fa sentire in difetto.

Lui, che con i suoi deliri di onnipotenza e tratti narcisistici, crea isolamento sociale, esercita controllo e ricatto, frappone distanza emotiva e relazionale, punisce coi silenzi o coi ricatti;
un lupo travestito da agnello della peggior specie, un bugiardo patologico di cui è difficile sbarazzarsi...
e non perché la donna non colga i segnali o sia debole o poco intelligente..
é che spesso lui...
lui rimane nascosto, nell'ombra per anni, a tessere la sua tela con azioni calcolate e premeditate.

Nulla viene lasciato a caso; ogni gesto, ogni parola, ogni sentimento che prima innalza e poi distrugge, viene proiettato per un proprio tornaconto personale e quasi sempre a nulla valgono i tentativi di comprensione, accettazione e risoluzione della donna poiché
l'autocelebrazione e autoreferenzialità, é ciò che interessa a questo tipo di individuo.

Non c'è spazio per
l'empatia, l'amorevolezza la comprensione, l'aiuto e il sostegno...ad essere alimentati, ci sono solo ed esclusivamente i propri bisogni da soddisfare che, se inascoltati o non espressi, possono tradursi in violenza sotterranea.

Le donne a quel punto circuite, raggirate e ingannate, quando realizzano in che situazione si sono andate a infilare, provano di solito a reagire, a far sentire la propria voce, a ribellarsi (quando ci riescono), a svincolarsi da una relazione tossica e malsana, da un sistema di soprusi e violenze domestiche.

Ma spesso le donne, si sentono completamente sole e abbandonate,
da un sistema in primis familiare (poiché è assai difficile poter dimostrare la scaltrezza e le manipolazioni di chi é abituato a vivere da sempre una vita di inganno, falsità e palcoscenico)...e poi
dall'apparato burocratico legale quasi sempre inadempiente, lento o
"di parte".

Le donne che cadono vittime dei loro predatori seriali però, non sono stupide e nemmeno sprovvedute, sappiatelo!
Non sono inermi né insicure né bisognose di riconoscimento e amore...sono solo donne che necessitano di rispetto e diritto ad esistere, di vivere serenamente senza l'ombra minacciosa del mostro che perseguita
(a volte per anni).

Le donne dunque andrebbero aiutate, ascoltate, sostenute e supportate tutte le volte che si rende necessario e non celebrate in un unico giorno la cui memoria propone dramma e morte, con tra l'altro un fiore puzzolente.
Le donne vanno capite, rassicurare e pacificate prima che la loro storia diventi
l'ennesimo fatto di cronaca o che si torni indietro ai tempi degli internamenti...dov'era
più facile eliminare il problema, in chi il problema non l'aveva creato piuttosto che creare "rumore".

A tutt@ voi dunque vi esorto:
Qualora vi capitasse di ascoltare una storia del genere, di averne il sospetto, di conoscere chi sta attraversando un dramma simile...
Siate solidali!
Siate solidali e non indifferenti, ciechi o sordi perché spesso il "problema" è il problema di molti (e a volte sono coinvolti anche dei figli); non girate lo sguardo, non ignorate le richieste di aiuto, non sminuite, minimizzate, rimandate.

Potrebbe essere che la donna in questione sia vostra figlia, sorella, amica, vicina di casa..
O voi stesse!

Se avete quindi necessità di supporto, aiuto, sostegno ...non esitate
📞o🖋️
Qualcuno qui vi aiuterà.

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