Dott.ssa Pedagogista Francesca Schirru
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Pedagogista
Consulenza e supporto genitoriale
Consulenza formativa da prima infanzia all'età adulta
Supporto nella creazione di un metodo di studio
Educatrice
Supporto alla famiglia e persona disabile
Insegnante di materie antro-psico pedagogiche
“𝐈 𝐧𝐞𝐨𝐧𝐚𝐭𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢 𝐥𝐚𝐬𝐜𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫𝐞. 𝐏𝐮𝐧𝐭𝐨.
Certo, a volte piangono anche se sono in braccio, ma quello non è lasciarli piangere.
La mamma o il papà ci sono, e lui lo sa. Non è solo.
E a volte passerà qualche momento tra l'inizio del pianto e la nostra risposta, perché eravamo in bagno, perché stavamo scolando la pasta.
Ma non è di questo che stiamo parlando, perché anche qui il genitore appena può interviene e intanto può far sentire che c'è, dicendo a voce alta che sta arrivando.
Il pianto a cui mi riferisco è quello stabilito a priori, programmato magari dietro consiglio di qualche esperto, per insegnare ai bambini "a dormire" o a essere "indipendenti" o "a stare giù".
Ecco, quel pianto lì, non funziona. Lasciare i bambini da soli, negargli il nostro aiuto e la nostra presenza, quando ne hanno più bisogno, non va.
Non è vero che piangere fa bene. Altrimenti staremmo ancora ringraziando di cuore tutti quelli che nella vita ci hanno fatto piangere.
Non si insegna a dormire a un bimbo piccino lasciandolo da solo a piangere.
I bambini sanno già dormire, solo che hanno ritmi sonno-veglia diversi da quelli degli adulti, e quello che si va a insegnare con certi metodi è di non chiamare il genitore, anche se l'istinto del piccolo è proprio quello di chiedere il suo aiuto (con il pianto, che altri modi un neonato non ne ha).
Non si insegna l'indipendenza ignorando il bisogno del bambino.
Così semmai si insegna la rassegnazione e che quando hai bisogno nessuno ti aiuta.
E non c'è bisogno di insegnare al bambino "a stare giù", perché in pochi mesi imparerà a stare su, ovvero a stare seduto, gattonare, alzarsi, camminare...
E il bisogno di stare in braccio cederà gradualmente spazio al bisogno di scoprire il mondo.
Insomma, non si lasciano piangere i bambini. Non apposta. Non per partito preso.
Così come non si lasciano piangere i nonni anziani, il marito che ha bisogno di noi, le persone a cui vogliamo bene.
Così come non vorremmo che venisse ignorato il nostro di pianto.
I genitori sono lì per quello, per accogliere i bisogni del loro piccino, per aiutarli a scacciare la paura, per dimostrargli che il mondo è ancora un bel posto, un posto dove le persone che si amano si aiutano a vicenda.”
Giorgia C***a, Giornalista e Scrittrice
Foto presa dal sito web:bimbisaniebelli.it
"La calma, così come il nervosismo, è contagiosa" :-)
GENITORI E FIGLI: UN RAPPORTO ESSENZIALE PER LA VITA
Nella mia vita sono diverse le immagini che uso per potermi esprimere, per lo meno da quando ho frequentato la magistrale di pedagogia in Bicocca mi hanno insegnato a fare questo. Mi hanno insegnato che parlare attraverso le immagini è un modo molto semplice per comunicare con grandi e piccini.
Oggi voglio parlare dei genitori e figli e il ruolo che hanno l'uno per l'altro all'interno del grande cerchio della famiglia.
Fin da piccola ho sempre giocato a pallavolo, uno sport che mi ha insegnato davvero tanti valori che bisogna sapere se vuoi far parte di una squadra.
Ho imparato che dovevo portare rispetto a tutte le mie compagne della squadra, ho imparato che ognuna di loro aveva dei punti deboli e dei punti di forza; che era fondamentale comunicare tra di noi se volevamo fare punto! dovevamo comunicare che strategia volessimo usare, chiedere aiuto se ci accorgevamo che un giocatore della squadra avversaria ci aveva puntato e non riuscivamo a difendere da sole il nostro campo. In quel momento sia fisicamente che verbalmente qualcuno veniva ad aiutarti, ti incoraggiava e ti ricordava l'obiettivo che avevate...e proprio lì, ti sentivi meno sola e più forte davanti a quel giocatore che ti metteva paura. Capivi che non eri da sola davanti a un tuo limite, davanti a un tuo punto debole. C'era sempre qualcuno che affrontava con te quella tua debolezza, e qualcuno, come l'allenatore che ti ricordava che poi avresti dovuto lavorare s**o nei prossimi allenamenti per migliorare il tuo punto debole.
Ho imparato cosa voglia dire subire una sconfitta, perdere una partita ma allo stesso tempo ho imparato a capire che non ero da sola ad affrontare quel piccolo, grande insuccesso.
Questo è perchè tutti i giocatori fanno parte di una squadra e tutti insieme giocano per arrivare allo stesso obiettivo. Vincere.
Vincere non voleva solo dire 3-0, voleva dire che ognuno di noi riconosceva l'impegno, i sacrifici e la perseveranza che ciascuna offriva ogni secondo, minuto, ora della propria vita all'interno di quel campo. All'interno di quella palestra.
Lo so, vi starete chiedendo che cosa me ne può fregar di meno della tua squadra di pallavolo.
Vi ricordate che all'inizio del discorso parlavo di IMMAGINI?
Ecco la mia immagine, personale, di famiglia del rapporto tra genitori e figli è proprio una squadra di pallavolo che gioca una partita di campionato.
Essere genitori vuol dire diventare, incorporare il giusto alleato nella vita del proprio figlio. Essere il giusto giocatore che è pronto a giocare, sostenere, dare un bel cinque sia nei momenti di gioia che nei momenti dove arrivano le sconfitte.
Essere genitori vuol dire conoscere i pregi e difetti del proprio figlio e aiutarlo a migliorarsi giorno dopo giorno e non lasciarlo, solo, davanti alla palla che arriva e che ha paura di non saper difendere ma aiutarlo, fargli riconoscere che non deve avere paura, non deve abbattersi se sbaglierà; ci sono un sacco di punti che si possono fare durante la partita. Soprattutto non saremo sempre uguali ad ogni partita che giocheremo. Spetta anche al genitore, ovvero l'allenatore, fargli fare i giusti esercizi durante l'allenamento ( la vita quotidiana famigliare, nella propria casa) insegnarli le giuste strategie, e come saper gestire momenti in cui una tua debolezza può portarti a una sconfitta o come un tuo punto di forza può portarti alla vittoria della partita.
Essere genitori non vuol dire minacciare per ottenere qualcosa ma costituire una squadra, allenarsi insieme, sostenersi insieme per vincere insieme la partita, la partita della vita.
L'allenamento lo conducete voi miei cari genitori, dopo però dovete lasciare che vostro figlio possa scendere in campo e giocare la propria partita, la partita della vita dove saprà che se vincerà o meno avrà sempre la sua squadra, ovvero voi genitori in panchina che lo sosterrete.
F-A-M-I-G-L-I-A
La famiglia è un'opera collettiva, sono tanti mattoncini che insieme formano una casa, una casa che è sempre in costruzione, ristrutturazione.
Ogni famiglia gode di una sua unicità, totalità, rarità, bellezza e cadauna è portatrice nei secoli di una propria cultura famigliare.
Come diceva la mia Professoressa Laura Formenti "una famiglia è bella perchè è unica, diversa da tutte le altre".
Presi singolarmente, ogni componente della famiglia si muove e si trasforma nel momento in cui entra in contatto con l'altro, in questo modo viene a crearsi quella magica struttura, edificata, forte che non fa altro che interconnettere tra di loro gli attori della casa.
Questa interconnessione è in continua evoluzione, in continuo sviluppo dalla mutevolezza di ciascun componente della famiglia.
Famiglia è dinamismo.
Famiglia è essere interdipendenti l'uno dall'altro in un continuo flusso, un flusso che non si ferma mai, un flusso in perenne, costante movimento. Tutti partecipiamo in modo attivo o passivo al NOI.
Anche quando il nostro bambino sta zitto mentre lo sgridiamo. Il silenzio influenza infatti la relazione tra la mamma e il suo bambino.
Per questo vi dico che dobbiamo cercare di capire, cogliere tutti i segnali che gli altri ci mandano all'interno di questo cerchio.
Ogni segnale è importante, ogni pianto, ogni sorriso, ogni silenzio, ogni arrabbiatura è un segnale.
Teniamo aperti occhi, cervello ma sopratutto il cuore nelle dinamiche famigliari.
-immagine presa da internet
DIS-ABILITA' E VITA INDIPENDENTE.
Ma cosa vuol dire vita indipendente?
La vita indipendente significa poter vivere proprio come chiunque altro, avere la POSSIBILITA' di prendere delle decisioni riguardanti la propria vita e la propria CAPACITA' di svolgere attività di propria scelta. Vita indipendente non significa avere un lavoro adatto alle proprie capacità, avere autonomia o fare le cose da soli, per lo meno sono dei fattori molto importanti che hanno un peso non indifferente nella conquista della propria vita indipendente ma la vita indipendente è un'altra cosa.
La vita indipendente è AUTODETERMINAZIONE.
LIBERTA' DI PRENDERE DELLE DECISIONI.
LIBERTA' DI SBAGLIARE.
LIBERTA' DI SCEGLIERE PER SE STESSI SENZA CHE QUALCUN ALTRO SCELGA AL POSTO SUO!
e questo vale per tutti.
Purtroppo la vita indipendente per le persone disabili non è ancora un diritto pienamente riconosciuto e rispettato, soprattutto nelle persone che richiedono maggior sostegno.
Ma noi cosa possiamo fare per migliorare la situazione?
Dobbiamo lasciare che la persona disabile possa esprimere le proprie preferenze, i propri desideri, le proprie voglie, lasciarla libera di esprimere il suo disappunto quando è contrariata a qualcosa che le viene detto che DEVE fare.
Una persona, sopratutto una persona disabile che oltre a presentare una disabilità psico-cognitiva può anche presentare una disabilità fisica. Per questo è molto importante cercare di dare importanza anche all'ambiente materiale che la circonda. Dobbiamo pensare alla materialità che ci circonda come possibile vantaggio ma allo stesso tempo come un grosso svantaggio che impedisce alla persona di perseguire e vivere al meglio la propria vita.
Iniziate a guardarvi intorno, capire che cosa potrebbe dar fastidio o essere di impedimento a una persona, a una persona come voi che non presenta alcun tipo di disabilità.
Vi faccio un piccolo esempio: un giorno decidiamo di fare un dolce. Per fare un dolce dobbiamo recuperare tutti gli ingredienti e strumenti che ci permettono di iniziare la preparazione.
Quando ti accorgi che hai preso tutto, ti ricordi che manca il lievito!
ma tuo marito che risulta essere veramente alto, l'ultima volta quando ha sistemato la cucina ha messo il lievito proprio nel punto più alto della cucina! e ora come fai?
La soluzione più semplice è quella di chiamare tuo marito, che te lo prende perchè purtroppo, tu da sola, non ci arrivi.
Ecco come un lievito messo nello sportello più alto del mobile della cucina interrompe la vita indipendente!
Senza l'aiuto non riusciresti a prenderlo e la tua idea di dolce va in fumo!
Abbiamo un esempio lampante di come una bustina di lievito messa nello sportello della cucina più alto, per una persona normo-dotata, possa diventare un OSTACOLO.
OSTACOLO ALLA PROPRIA INDIPENDENZA.
OSTACOLO ALLA LIBERTA' DI PRENDERE DELLE DECISIONI DA SOLI, come la libertà di voler preparare un dolce.
Perciò iniziamo a guardare casa nostra, pensare che cosa potrebbe dar fastidio, cosa potrebbe essere cambiato, tolto o semplicemente anche aggiunto.
Iniziamo dalle nostre case a creare un trampolino di lancio per la vita indipendente delle persone disabili ma anche della nostra vita!
basta poco! ☺️
📌Email: [email protected]
CHE COS'E' LA FELICITA'?
CHE COS'E' LA FELICITA' IN UNA PERSONA DISABILE?
Anticamente la felicità era strettamente legata all'avere una buona sorte, una fortuna favorevole. Con Socrate, Platone e Aristotele si afferma che l'uomo con le sue scelte può diventare felice anche contro la sorte, quindi la felicità non costituisce uno stato assoluto ma include una comparazione con un'aspettativa. Il benessere solitamente lo intendiamo come vivere bene da un punto di vista psicologico, spirituale, fisico anche in presenza di una DISABILITA'.
La felicità può passare attraverso compiti STIMOLANTI per le nostre abilità.
La buona vita consiste nell'usare le proprie forze in modo proficuo, al servizio di qualcosa.
L'individuo in questo modo deve prestare attenzione a RISORSE, PUNTI DI FORZA e STRATEGIE di implementazione delle abilità. Ciascun individuo deve essere incoraggiato a seguire il proprio percorso, assecondando il proprio potenziale. Da una prospettiva educativa questo significa che tutti abbiamo le potenzialità per decidere di ESSERE CIO' CHE VOGLIAMO.
Il ruolo dell'educazione è quello di permettere l'attivarsi di questo potenziale attraverso la creazione di un AMBIENTE FACILITANTE.
Buongiorno a tutti, mi chiamo Francesca Schirru ho 28 anni e abito a Sesto San Giovanni, sono un educatrice e pedagogista laureata con il massimo dei voti all'Università degli studi di Milano Bicocca.
il pedagogista è una figura che si occupa della formazione e anche del supporto della formazione dell'essere umano, in tutte le sue fasce d'età.
Ho lavorato e supportato bambini-adolescenti, bambini-adolescenti con disabilità cognitive, adulti con disabilità cognitivo-fisiche e anziani. Ho erogato anche consulenze famigliari a famiglie con diverse problematiche e supportato famiglie che si stavano addentrando in nuovi percorsi di vita dati da diagnosi di malattie severe all'interno della loro famiglia. Supporto bambini e adolescenti con disturbi dell'apprendimento o con disabilità cognitive nella creazione di un buon metodo di studio che credo sia la base di partenza per lo studio.
Lavoro per creare una vita indipendente di tutte quelle persone che riscontrano delle problematiche nella loro vita e hanno bisogno di uno sguardo esterno che possa aiutarli a ritrovare e ricreare anzi oserei dire RE INVENTARE la propria vita, famiglia, percorsi di formazione.
Inoltre recentemente ho conseguito i crediti che mi permettono di insegnare materie antro-psico-pedagogiche nelle scuole e ho concluso un corso sui disturbi dello spettro autistico erogato dal centro studi Erickson riconosciuto dal MIUR. Amo il mio lavoro e amo il fatto che tramite il mio contributo molte famiglie possano rimettersi sul percorso della propria vita in maniera più semplice e serena con gli strumenti che insieme a me possono riscoprire perchè molto spesso latenti.
Famiglie, genitori, mamme, adolescenti, persone speciali, bambini, papà, anziani io sono un'educatrice, pedagogista, consulente famigliare che con la mia preparazione ma soprattutto con le vostre capacità, insieme, possiamo migliorare la qualità di vita a partire dallo studio doposcuola alla vita indipendente di una persona con disabilità cognitive e psichiche.
Voi siete il primo strumento, la risorsa fondamentale di tutti noi operatori della formazione! ricordatevi che voi siete le persone che hanno e sanno a memoria l'enciclopedia della vita della vostra persona ma soprattutto delle persone che volete aiutare ( come figli, parenti) io vi aiuto solo a ricordare e ripassarle perchè molto spesso ce le dimentichiamo o magari dobbiamo migliorarle e capire che cosa va e che cosa non va.
Il primo incontro conoscitivo è gratuito!
scrivetemi se avete dubbi, domande e io risponderò!
buona giornata 😁🥰
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