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Ieri con gli insegnanti SEL abbiamo parlato di Mentalità di Crescita.

Ecco alcune "frasi tipo" che chi adotta una questa Mentalità ripete a se stesso per stimolarsi ad affrontare le sfide, nonostante queste a volte siano difficili e richiedano resilienza, impegno e duro lavoro.

Secondo Carol Dweck (l'autrice che ha ideato il concetto di due mentalità), la Mentalità di Crescita, o Growth Mindset ci permette di affrontare le sfide con un'ottica di crescita personale e non di possibile fallimento.

Chi adotta questa mentalità infatti, non è interessato ai giudizi negativi altrui bensì considera i feedback, il duro lavoro, l'impegno e gli errori come un modo per sviluppare il proprio talento.

Al contrario, la Mentalità Fissa secondo l'autrice non è altro che una paura di mettersi in gioco. Chi possiede questa mentalità è una persona che è convinta che le capacità personali siano immutabili e, per questo motivo, ha paura di mettersi in gioco di fronte alle sfide.

Una cosa che a volte facciamo quando qualcuno condivide con noi qualcosa di estremamente doloroso è sdrammatizzare.

Raramente una risposta empatica inizia con "almeno", "ma" o "però" e ancora più raramente la persona che ci sta parlando vorrebbe che venisse sminuito il sentimento che sta provando.

E' vero, a volte è difficile trovare le giuste parole quando qualcuno ci confida qualcosa di estremamente doloroso, ma spesso l'altra persona ha solo bisogno di sfogarsi e non di una soluzione a quello che sta provando.

Se qualcuno a te vicino ti confida qualcosa di intimo e doloroso, puoi provare a rispondere: “Hey. So cosa succede quaggiù e non sei solo…”
Cerca di trovare, dentro di te, qualcosa che ti faccia provare lo stesso sentimento.

Perché, ricordati sempre, per entrare in empatia con qualcuno, abbiamo bisogno di fare una scelta che spesso ci rende vulnerabili: far riaffiorare gli stessi sentimenti spiacevoli che anche noi abbiamo provato in passato.

Diversi studi hanno ormai dimostrato l'inefficacia della punizione come strategia per impartire delle regole.

Questo perché in primo luogo la punizione porta ad una rottura della relazione che si crea con il bambino .
In secondo luogo il bambino stesso ti identificherà come un aggressore piuttosto che come un alleato e questo lo porterà a non avere più fiducia nei tuoi confronti.

Se la punizione è l'unica strategia che conosci per correggere il comportamento di tuo figlio o di uno studente o per aiutare te stesso a gestire la situazione, la prossima volta che sentirai di volerlo punire chiediti:

"COME POSSO AIUTARE MIO FIGLIO/STUDENTE IN MANIERA PIU' FUNZIONALE?"

Quando ci porgiamo questa domanda la punizione non è mai una soluzione.

In questo caso quello che prima era una punizione per aver trasgredito una regola, ora diventerà un'opportunità per insegnare ad adottare una condotta più appropriata.

Fin dalla nascita i bambini hanno bisogno di connettersi a qualcuno per poter sviluppare un attaccamento sicuro e quindi sopravvivere.

Questa persona viene chiamata caregiver e può essere la mamma, il papà o qualunque sia la figura più vicina al bambino.

Quando il bambino piange o cerca, in qualsiasi modo ha a sua disposizione, di attirare l'attenzione del caregiver, significa che ha un bisogno che deve essere accolto, non respinto.

Auguriamo a tutti un Felice Natale SEL!

Ecco un intervento molto interessante di una dei nostri insegnanti SEL Floriana Pizzulli , intervenuta nel podcast "Consigli di Classe", di Alessandro Bencivenni .

Ecco cosa dice la professoressa Pizzulli: "Entro in classe, hanno appena ricevuto i risultati della verifica di un'altra materia dove qualcuno non è andato bene e trovi due tre persone in lacrime (capita spesso). Anche se tu hai preparato la lezione più bella del mondo in realtà aumentata virtuale con l'Oculus, ma se loro sono in una situazione di disagio la tua lezione non ha effetto. Non è effettiva perché non sono predisposti loro all'ascolto."

Pensi che quello che ha detto l'insegnante sia vero? Come risolvi tu queste situazioni nella tua classe?

La ricerca ha dimostrato che non solo queste competenze aiutano i tuoi studenti a diventare più empatici e inclusivi tra di loro ma hanno un impatto significativo anche sull'aumento del rendimento scolastico e sulla condotta.

Vediamo insieme le cinque competenze chiave che caratterizzano il SEL.

La ricerca ha coinvolto 11.441 alunni provenienti da diverse località del mondo; Italia, Buenos Aires, Londra, Madrid, Mosca, San Paolo del Brasile e Teheran.
A tutti i partecipanti è stata posta la domanda: «Cosa ti rende felice a scuola?»
Dalle risposte degli studenti è emerso che la felicità è un’esperienza molto personale e molto diversa e che, per questa ragione, la scuola deve cercare di garantire un momento felice a ciascuno.

La sperimentazione avviata 7 anni fa nel famoso liceo romano oggi è stata estesa ad un'intera sezione.
Il programma prevede che gli studenti affrontino le classiche modalità di valutazione delle materie (interrogazioni e verifiche scritte) ma senza nessuna votazione finale sulle loro prestazioni.
Dice il professore ideatore dell'idea: "Sviluppano meno ansia e stress".

Fonte: Corriere della Sera, Roma, il liceo senza voti: «Lavori di gruppo e pochi compiti, così aiutiamo i ragazzi a crescere», Valentina Santarpia, 2022.

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Siamo pronti per iniziare un nuovo anno insieme pieno di (TUTTE) le emozioni!

E voi? Come vi sentite?

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Rendi tuoi figlio indipendente nel fare le sue scelte. Stabilite insieme un orario giornaliero che lui/lei dovrà spendere totalmente per fare i compiti delle vacanze, ma vagli incontro: fai decidere a lui/lei su quale sarà questo momento della giornata.

In questo modo responsabilizzerai tu@ figli@ ma nello stesso tempo gli darai modo di godersi le vacanze.

Finalmente è arrivata l'estate! Sappiamo quanto i bambini non vedano l'ora di andare al mare, fare il bagno e giocare a fare i castelli di sabbia. Ma sappiamo anche che non mancheranno di certo i famosi capricci per fare il bagno.

Una strategia efficace è quella di responsabilizzare tu@ figli@, rendendol@ decisore attivo delle sue opportunità. In questo modo sarà consapevole di poter scegliere tra fare il bagno e mangiare, ma saprà anche che qualsiasi decisione sarà una sua responsabilità, e di nessun altro.

Ti sarà successo almeno una volta di portare tu@ figli@ molto piccolo in spiaggia e di non sapere come calmarlo durante un pianto incontenibile.

Purtroppo i bambini molto piccoli non hanno una maturità cognitiva tale da fargli capire perché non possono fare il bagno, neanche se glielo spiegassimo diverse volte.

In queste circostanze una strategia molto utile è quella di consolarl@, accettando a priori la sua emozione senza screditarla.

Vedrai, così si calmerà in un batter d'occhio!

Scappa da chi ti dice che avere l'ansia prima di un esame non è salutare! L'ansia da esami, anche nota come ansia da prestazione, è una costante normalissima prima di un esame.

La cosa importante è conoscere tecniche semplici ma efficaci che possono aiutarci a controllarla efficacemente.

Ecco per te 3 consigli utili su come gestirla; vediamoli insieme.

Ricordati sempre che i voti sono un indicatore utile, ma non definiscono in nessun modo la nostra identità o il nostro valore.

Ricorda sempre a tu@ figli@ che lo amerai e lo accetterai a prescindere dai suoi voti nella pagella finale, questo è importante per aiutarl@ a costruire autostima e sicurezza in sè.

A volte diamo per scontato che Emozioni e Sentimenti siano la stessa cosa.

In realtà questi due concetti sono estremamente differenti tra di loro, soprattutto in termini di durata.
Vediamo insieme le differenze.

Uno dei motivi per i quali i giovani si trovano spesso bloccati all'interno di situazioni sociali estremamente difficili da risolvere, è perché non conoscono i concetti di Confini e Consenso.

Vediamo insieme degli esempi per comprendere meglio i due concetti.

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Insegnare agli studenti a saper distinguere una relazione sana da una non sana è il primo passo per fargli capire le conseguenze negative di una relazione non sana.

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A volte da genitori prendiamo decisioni molto difficili, come quella di separarci, e non sappiamo come parlarne con i nostri figli.

La cosa che dobbiamo sempre tenere a mente è che usare il "far finta di niente" come tecnica per non far soffrire i nostri figli non è utile, anzi è molto più deleterio.

Va bene parlare dell'argomento con i bambini, va bene dirgli come ci sentiamo e chiedergli come loro si sentono e va bene accettare le emozioni che si provano.

Abituare i nostri bambini a dire grazie quando ne hanno bisogno non è un atto di vergogna, bensì una dimostrazione che la gratitudine è un atto di grande riconoscenza.

Normalizzare i grazie ti aiuterà a crescere un bambino che non avrà paura di affrontare le avversità durante la sua vita e che saprà sempre contare sull'aiuto altrui.