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FISIOTERAPISTA
iscritto all'Albo regionale dei Fisioterapisti tessera n°846
Specializzato nel trattamento del mal di schiena persistente e dei disturbi muscoloscheletrici cronici. Questo Studio di Fisioterapia nasce per offrire servizi di prevenzione, cura e riabilitazione in ambito ortopedico, sportivo, neurologico nonché nel trattamento del dolore acuto e cronico. La mia etica professionale mi
Si può iniziare a parlare di Fisioterapia Epigenetica?
La risposta è: SÍ!
🫵 Pain neuroscience education or pain neuroscience communication?
Oggi siamo a Trieste con Jo Nijs! Tanti partecipanti e un docente di alto livello!
COS'È IL DOLORE MUSCOLOSCHELETRICO?
Si pensa al dolore come a un elemento esterno che compare più o meno all'improvviso e cambia il nostro stato da "non-dolore" a "dolore". È qualcosa da togliere al più presto come un vestito che prude, come una scarpa scomoda, come un insetto sul braccio.
La verità è un po' più complessa di così. Il dolore è una strategia che il nostro corpo usa per comunicare un disagio o un problema.
Ormai viene definito "esperienza" perché si è visto che comprende vari aspetti non solo fisici e biologici, ma anche psicologici, emozionali e sociali. In sintesi è un segnale (spesso impreciso) che descrive la nostra condizione in un dato momento.
Puoi immaginarlo un po' come la spia del motore sul cruscotto dell'automobile. Non ti dice mai QUAL E' il problema, ti comunica solo che C'È un problema.
La spia-dolore può presentarsi in molti modi e per mille cause: può essere intermittente, può essere più forte o meno forte, può accendersi solo in alcuni momenti precisi o presentarsi sempre. A volte, in casi particolari, può anche essere un problema alla spia e non veramente al motore. Altre volte, può comparire senza motivo e poi andare via da sola.
Il dolore fa esattamente la stessa cosa: NON ti dice la natura del problema, si limita a segnalare che DEVI prestare attenzione a qualcosa.
Tuttavia in nessun caso è mai da sottovalutare. La soluzione infatti non è ignorare la spia, coprirla o rimuoverla.
Non ti sogneresti mai di risolvere un problema di avaria del motore appiccicando un quadretto di nastro isolante sopra il cruscotto per non vedere la fastidiosa lucetta, no?
Allo stesso modo non puoi pensare di risolvere un episodio doloroso prendendo soltanto degli antidolorifici. Gli antidolorifici aiutano a sopportare il dolore, a nasconderlo, ma niente di più.
Se stai male per più di qualche giorno, non sperare che il dolore se ne vada via da solo. Non coprirlo. Tratta il tuo corpo come tratteresti la tua automobile: portalo a fare una revisione.
Per informazioni e costi lascia un messaggio al numero qua sotto⬇️⬇️⬇️
Ci sono ambiti della riabilitazione spesso sottovalutati ma che possono fare la differenza. Uno di questi è la prevenzione delle cadute nell'anziano.
E’ dimostrato infatti che seguire periodicamente un programma di esercizi a domicilio, con lo scopo di allenare forza ed equilibrio, può ridurre significativamente la percentuale di cadute nella popolazione degli over 65.
Secondo le statistiche più recenti, sopra i 65 anni ben 1 persona su 4 riporta una caduta accidentale, con tassi di infortunio che superano il 10 % e determinano un drastico peggioramento della qualità di vita.
Chi cade infatti è molto più suscettibile alla paura. Paura di muoversi, di uscire di casa, di rimanere da soli, di svolgere attività domestiche o all'aperto. E questo può limitare molto l'autonomia e il benessere psicofisico della persona.
La cosa interessante è che il collegamento tra cadute e mancanza di attività fisica è diretto è dimostrabile ma soprattutto è MODIFICABILE.
Vuoi sapere come? Chiamami
“Se si riuscisse a dare a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico avremmo trovato la strada maestra per la salute”
Come la scorsa settimana, anche oggi ritorniamo a una delle massime più famose di Ippocrate. Una massima che 2500 anni dopo continua a confermarsi vera.
È ormai scientificamente dimostrato, e io lo vedo accadere ogni giorno con i miei pazienti. Il movimento è una delle terapie più potenti per superare i disturbi fisici, che siano acciacchi di stagione come dolori che duravano da anni e sembravano non poter andare via.
Seguire con costanza (che, attenzione, non vuol dire di continuo) un piano personalizzato di esercizi e attività motorie che includano mobilità e rinforzo rappresenta l’opzione non-chirurgica più importante e sicura nel gestire le problematiche fisiche e i dolori articolari.
Non solo l'esercizio aiuta a moderare i sintomi delle degenerazioni artrosiche di ginocchio e anca, le lombalgie o le cervicalgie, ma ha un effetto positivo ad ampio spettro che aiuta a prevenire più di trentacinque condizioni croniche e migliora il dolore in altre ventisei.
Dalle statistiche più recenti, in media 2 pazienti su 3 quando presentano osteoartrosi hanno anche altre patologie, come ipertensione, diabete di tipo 2 o depressione che peggiorano la sintomatologia. Queste comorbidità sembrano inevitabili, quasi una tappa obbligata dell’invecchiamento contro cui non si può fare niente se non prendere le medicine e sopportare. Per fortuna, oltre all’aiuto farmacologico, possiamo contare anche su l’esercizio fisico e l’attività motoria, fondamentali alleati per ritrovare e mantenere una buona salute psico-fisica.
É una cosa che sappiamo ormai da 25 anni. Il dolore migliora significativamente se alle terapie farmacologiche o chirurgiche viene associato un piano di esercizi mirato e personalizzato al recupero e al rinforzo.
Ma c’è di più.
Non solo un intervento basato sugli esercizi e l’attività motoria migliora l’effetto delle terapie farmacologiche, ma addirittura si dimostra più efficace dei tradizionali antinfiammatori e antidolorifici nel ridurre il dolore a medio-lungo termine.
In aggiunta, l’esercizio ha pochissimi effetti indesiderati: l’insorgenza episodica di dolorabilità muscolare o temporanee esacerbazioni dei sintomi (flare up) sono facilmente rimediabili e monitorabili fra le sedute, mentre l’uso/abuso di farmaci è spesso difficile da controllare ed è associato a considerabili effetti indesiderati che colpiscono stomaco, fegato, intestino, come anche il sistema cardiovascolare o immunitario.
Per nostra fortuna il corpo umano è fatto per avere una grandissima tolleranza, e ci perdona moltissimo. Forse, proprio per questo, lo sfruttiamo all’inverosimile. Ogni giorno passato seguendo una vita sedentaria o spaccandosi in allenamenti scorretti è una goccia che si va a sommare alle altre. Sembra poco, ma una goccia dopo l’altra scava anche la pietra.
E per risolvere problemi che si sono accumulati goccia dopo goccia non esiste la bacchetta magica ( o la pomata magica). Serve invece, come nel detto di Ippocrate, la consapevolezza che stare bene bisogna capire quanto esercizio è necessario per il nostro corpo.
Questo, per alcuni, può voler dire allenarsi di più, per altri allenarsi di meno.
Per tutti vuol dire muoversi MEGLIO.
E per te?
🏋️♀️💪🤸♂️
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FISIOTERAPISTA
iscritto all'Albo regionale dei Fisioterapisti tessera n°846
Specializzato nel trattamento del mal di schiena persistente e dei disturbi muscoloscheletrici cronici.
La formazione e l'aggiornamento professionale sono alla base di una buona pratica clinica.
Proprio per questo, da giovedì a domenica ho frequentato questo corso eccezionale per imparare nuove metodiche di trattamento del dolore persistente soprattutto dedicate a problematiche di mal di schiena e lombalgie.
Il mal di schiena è statisticamente una delle maggiori cause di dolore, disabilità e scarsa qualità di vita nella nostra società, e, a peggiorare le cose, sembra ancora un problema "misterioso" e difficile da risolvere.
Grazie all'ottimo docente Luca Maestroni , da oggi, lo è molto' meno!
L'osteoporosi, un male silenzioso.
***Se vuoi approfittare degli sconti di San Valentino per regalare (o regalarti) qualche seduta, non rimandare!***
L’osteoporosi è una patologia metabolica dell’osso, tendenzialmente asintomatica, e famosa per colpire le donne in età adulta, in modo particolare attorno alla menopausa. Pochi sono i campanelli d’allarme e spesso gravemente tardivi: riduzione della statura, dolori localizzati, profondi e persistenti, o nei casi peggiori fratture causate da traumi minori se non addirittura spontanee.
Le statistiche parlano chiaro, però. Questo non è un male esclusivamente femminile: certo, c’è una maggiore incidenza nelle donne fino ai 60 anni, ma successivamente si manifesta un progressivo livellamento, che raggiunge il sostanziale pareggio uomo/donna intorno agli 80 anni.
L’osteoporosi è fra le principali patologie della terza età, ed il suo stato di “malattia silenziosa” è forse l’elemento che la rende ancora più pericolosa e potenzialmente invalidante. L’osso, l’impalcatura sulla quale avviene la deposizione di minerali (prevalentemente calcio e fosforo) è una struttura statica di supporto, ma viva e in continua evoluzione. Per tutta la durata della nostra vita le nostre ossa subiscono continue variazioni dove si bilanciano le formazione di osso “nuovo” e, contemporaneamente, distruzione di osso “vecchio”.
È l’equilibrio tra queste due funzioni, esercitate rispettivamente da osteoblasti e osteoclasti, a mantenere in salute lo scheletro. L’osteoporosi però riduce progressivamente ed inesorabilmente la massa ossea, creando uno squilibrio che aumenta la distruzione di osso già presente rispetto alla creazione di materiale osseo nuovo. Questo ovviamente provoca una maggiore fragilità della struttura scheletrica: non a caso, l’effetto più grave è la cosiddetta frattura da fragilità.
L’equilibrio naturale si altera quando l’attività di demolizione ossea svolta dagli osteoclasti aumenta e non è supportata da quella degli osteoblasti, che non riescono a rimpiazzare le perdite ossee, causando la porosi, la creazione di cavità all’interno delle ossa.
Questa condizione, normalmente, è determinata da cause fisiologiche quali menopausa (nelle donne) ed invecchiamento (in entrambi i sessi), ma si può manifestare o presentare precocemente in altre patologie come il mieloma multiplo, la Malattia di Cushing, ipertiroidismo, iperparatiroidismo, menopausa precoce, carenza di vitamina D ed alcolismo.
Ciò che però rende l’osteoporosi una patologia potenzialmente invalidante non è solo la diminuzione della massa ossea, ma anche l’allungamento del percorso di guarigione in caso di frattura e la natura degenerativa dell’osteoporosi. Se una frattura non riesce a saldarsi in modo corretto entro un certo periodo di tempo c’è il rischio che l’invalidità diventi menomazione o peggio ( per il 20% dei pazienti oltre una certa età, la frattura al femore è causa di morte entro l’anno).
Per evitare di giungere a questo punto è essenziale fare prevenzione: per una malattia tanto subdola è vitale l’attività preventiva e di contrasto. Tutti dovrebbero sottoporsi a controlli periodici di osteodensitometria dopo 50 anni. O prima, in caso di alcuni fattori di rischio come la menopausa o il basso peso corporeo, disturbi alimentari, fumo e alcol.
Ma davanti a una patologia così subdola è possibile che non si possa fare nulla?
In realtà si può fare, si può fare molto. E come al solito prevenire è meglio che curare.
Da anni ormai le ricerche scientifiche in merito hanno mostrato che c’è un modo sicuro e garantito per evitare, posticipare o controllare l’insorgenza dell’osteoporosi.
E quel modo è fare attività fisica ed esercizio sotto carico.
Questa incredibile soluzione ci è arrivata direttamente dallo studio degli astronauti che soggiornano nella Stazione Spaziale Internazionale. In assenza di gravità infatti, anche i migliori corpi, allenati e selezionati per la loro robustezza, tendono a indebolirsi.
Nello spazio, in assenza di peso, gli astronauti non perdono solo massa muscolare, ma anche densità ossea. Quando infatti tornano a terra dopo mesi di assenza di gravità, le loro ossa sono molto più fragili di quando sono partiti, e impiegano diverse settimane di esercizio per recuperare la loro condizione.
Ma il bello è proprio questo: con l’esercizio è possibile recuperare massa ossea. Con l’esercizio è possibile stimolare gli osteoblasti a produrre nuovo materiale osseo, così da ritardare, combattere o controllare l’osteoporosi, soprattutto se è nelle fasi iniziali.
Nelle donne fra i 45 e i 55 anni e negli uomini fra i 60 e i 70, il tempo minimo per avere risultati misurabili va dalle 8 alle 16 settimane con programmi mirati, da svolgere in autonomia. Più si aspetta più questo tempo cresce, raddoppiando, triplicando, quadruplicando.
Uno scheletro in salute è fondamentale per una lunga vecchiaia senza troppe rinunce. Gli astronauti lo hanno scoperto sulla propria pelle.
E tu?
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“Se si riuscisse a dare a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico avremmo trovato la strada maestra per la salute”
Come la scorsa settimana, anche oggi ritorniamo a una delle massime più famose di Ippocrate. Una massima che 2500 anni dopo continua a confermarsi vera.
È ormai scientificamente dimostrato, e io lo vedo accadere ogni giorno con i miei pazienti. Il movimento è una delle terapie più potenti per superare i disturbi fisici, che siano acciacchi di stagione come dolori che duravano da anni e sembravano non poter andare via.
Seguire con costanza (che, attenzione, non vuol dire di continuo) un piano personalizzato di esercizi e attività motorie che includano mobilità e rinforzo rappresenta l’opzione non-chirurgica più importante e sicura nel gestire le problematiche fisiche e i dolori articolari.
Non solo l'esercizio aiuta a moderare i sintomi delle degenerazioni artrosiche di ginocchio e anca, le lombalgie o le cervicalgie, ma ha un effetto positivo ad ampio spettro che aiuta a prevenire più di trentacinque condizioni croniche e migliora il dolore in altre ventisei.
Dalle statistiche più recenti, in media 2 pazienti su 3 quando presentano osteoartrosi hanno anche altre patologie, come ipertensione, diabete di tipo 2 o depressione che peggiorano la sintomatologia. Queste comorbidità sembrano inevitabili, quasi una tappa obbligata dell’invecchiamento contro cui non si può fare niente se non prendere le medicine e sopportare. Per fortuna, oltre all’aiuto farmacologico, possiamo contare anche su l’esercizio fisico e l’attività motoria, fondamentali alleati per ritrovare e mantenere una buona salute psico-fisica.
É una cosa che sappiamo ormai da 25 anni. Il dolore migliora significativamente se alle terapie farmacologiche o chirurgiche viene associato un piano di esercizi mirato e personalizzato al recupero e al rinforzo.
Ma c’è di più.
Non solo un intervento basato sugli esercizi e l’attività motoria migliora l’effetto delle terapie farmacologiche, ma addirittura si dimostra più efficace dei tradizionali antinfiammatori e antidolorifici nel ridurre il dolore a medio-lungo termine.
In aggiunta, l’esercizio ha pochissimi effetti indesiderati: l’insorgenza episodica di dolorabilità muscolare o temporanee esacerbazioni dei sintomi (flare up) sono facilmente rimediabili e monitorabili fra le sedute, mentre l’uso/abuso di farmaci è spesso difficile da controllare ed è associato a considerabili effetti indesiderati che colpiscono stomaco, fegato, intestino, come anche il sistema cardiovascolare o immunitario.
Per nostra fortuna il corpo umano è fatto per avere una grandissima tolleranza, e ci perdona moltissimo. Forse, proprio per questo, lo sfruttiamo all’inverosimile. Ogni giorno passato seguendo una vita sedentaria o spaccandosi in allenamenti scorretti è una goccia che si va a sommare alle altre. Sembra poco, ma una goccia dopo l’altra scava anche la pietra.
E per risolvere problemi che si sono accumulati goccia dopo goccia non esiste la bacchetta magica ( o la pomata magica). Serve invece, come nel detto di Ippocrate, la consapevolezza che stare bene bisogna capire quanto esercizio è necessario per il nostro corpo.
Questo, per alcuni, può voler dire allenarsi di più, per altri allenarsi di meno.
Per tutti vuol dire muoversi MEGLIO.
E per te?
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"Prima di cercare la guarigione di qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare."
Questo insegnava Ippocrate ai suoi studenti e ai suoi pazienti.
Quasi 2500 anni dopo siamo allo stesso punto di partenza. Si vive alla giornata, senza conoscere il proprio corpo e il suo linguaggio, senza sapere interpretare i segnali che ci manda, ignorando completamente le conseguenze dello stile di vita sul benessere fisico a lungo termine. Poi, quando “si presenta” una dolore o un malessere, quasi fosse un turista maleducato, un parassita spuntato dal nulla per darci fastidio, si fanno due cose:
• Se il problema è un malessere minore, un acciacco “di stagione”, si aspetta che questo turista doloroso si annoi della nostra presenza e se ne vada da solo a importunare qualcun altro.
• Se il dolore è forte o dura troppo a lungo si cerca una terapia veloce e passiva, che non ci dia impegno (creme, pastiglie, punture, tecar, etc) per sfrattare a forza questo inquilino molesto.
Purtroppo nessuna delle due è un soluzione.
Quando si parla di dolori muscolo-scheletrici le terapie passiva che scacciano il dolore, che sembrano “guarirci”, sono in realtà dei palliativi. Una terapia esclusivamente passiva come un farmaco, non “esorcizzare” il male ma al massimo lo rimanda.
Prima o poi, è inevitabile, quel disturbo è destinato a “ritornare". Ed è destinato a ritornare perché in realtà non se n’è mai andato!
Dolori e disturbi muscolo scheletrici non “vengono” e non “capitano”. Non sono sfortune di passaggio.
Una caduta accidentale, può capitare. Un incidente stradale, può capitare. Un dolore lombare (o cervicale, o alle ginocchia), una lesione muscolare, sono il frutto di comportamenti scorretti ripetuti per mesi o anni.
Per nostra fortuna il corpo umano è fatto per avere una grandissima tolleranza, e ci perdona moltissimo. Forse, proprio per questo, lo sfruttiamo all’inverosimile. Ogni giorno passato seguendo una vita sedentaria o spaccandosi in allenamenti scorretti è una goccia. Sembra poco, ma una goccia dopo l’altra scava anche la pietra.
E per risolvere problemi che si sono accumulati goccia dopo goccia non esiste la bacchetta magica ( o la pomata magica). Serve invece, come nel detto di Ippocrate, la consapevolezza che per guarire bisogna rinunciare alle cose che ci hanno fatto ammalare.
Questo per alcuni può voler dire allenarsi di più, per altri meno. Per tutti vuol dire muoversi MEGLIO.
Giusto qualche mese fa ho avuto un paziente che all’inizio del suo percorso riabilitativo mi ha detto: "Farei di tutto per ritornare a star bene. Tranne che mettermi a dieta e allenarmi."
Per fortuna, poi, lui ha cambiato idea.
E tu?
🏋️♀️💪🤸♂️
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PER STARE BENE BISOGNA VOLERLO.
Quando incontro una nuova paziente per la prima volta sono consapevole che mi cerca per ottenere un beneficio nel breve periodo: magari spera di avere una riduzione di qualche dolore, trovare una migliore mobilità o il recuperare un gesto diventato difficoltoso. È perfettamente normale e in linea con la mentalità generale del “vado a farmi vedere solo quando non ce la faccio più a convivere con un problema”.
Nonostante ciò, in prima seduta, io cerco sempre di capire se la persona davanti a me ha obiettivi a medio e lungo termine oltre alla semplice risoluzione di un problema immediato. Vuole tornare a fare attività fisica? Vuole rimettersi a posto per cominciare a ballare? Ha in programma di iniziare o riprendere uno sport?
E così, mi ritrovo spesso di fronte a storie ricche di carattere, a persone che hanno rinunciato a tanto, troppo, per tantissimi anni della loro vita. Chi ha smesso di correre, di sciare o di andare in bici. Chi di giocare con gli amici, con i figli, coi nipoti, o col cane.
Purtroppo quando iniziano i fastidi fisici si tende a ignorarli, passano i mesi se non gli anni, il fisico si indebolisce, il dolore non passa o se passa si ripresenta subito al riprendere le attività.
La maggior parte della gente non se ne rende nemmeno conto finché non è troppo tardi: i fastidi si accumulano, le limitazioni si trasformano in rinunce, gli schemi di movimento si modificano e così le abitudini. Il problema è che più si limita l’attività e il movimento fisico, più è facile che compaiano altri dolori, altri fastidi: è un circolo vizioso da cui non sembra possibile uscire.
In realtà un modo c’è: riprendendo a muoversi.
Lo so, sembra strano. “Ma come,” mi dicono in tanti. “Io cammino, lavoro, traffico in giardino. Non sono mai fermo, mi muovo già tutto il giorno. Però quando vado a correre/sciare/gioca i dolori mi tornano subito fuori e mi bloccano.”
Il problema è proprio lì, nel concetto di muoversi.
Camminare è un tipo di movimento ben preciso, ottimo per stimolare l’apparato cardiocircolatorio, ma che attiva solo alcuni gruppi muscolari in movimenti limitati, trascurandone molti altri. Stessa cosa si può dire per andare i bicicletta.
Lavorare, invece, soprattutto se si tratta di lavori fisici, è sì una forma di attività motoria ma tale che sottopone il fisico a stress ripetitivi che senza un adeguato allenamento “consumano” il corpo. E infatti spesso sono definiti proprio “lavori usuranti”.
A livello fisiologico e funzionale, muoversi significa allenarsi, e cioè sottoporre il proprio fisico a attività varie, ad impegno crescente, a corpo libero o con dei pesi. Muoversi significa recuperare la complessità dei movimenti e degli schemi motori che si sono persi, non usare gli unici due movimenti che ancora si riescono a fare.
Per fare questo però serve una visione ad almeno medio periodo (3-18 mesi a seconda delle condizioni di partenza) in cui dedicarsi a sbrogliare, attraverso l’esercizio in autonomia, tutti gli acciacchi e le debolezze accumulate in anni se non decenni. Per questo io cerco sempre di capire se anche il paziente ha questa predisposizione. Perché io posso usare tutta la mia scienza e conoscenza per sistemare un problema di dolore o ipomobilità, ma se poi la persona continua a non avere cura del proprio fisico i risultati non saranno duraturi. Purtroppo il corso di formazione per i miracoli non l’ho ancora trovato.
Quello che posso dire invece è che la prima regola per ogni percorso di recupero duraturo ed efficace è volersi impegnare in prima persona. accettare il problema ma decidere che è ora di cambiare, di impegnarsi. Perciò, se anche a te capita di ridurre, rimandare o evitare attività perché ti causano dolore devo dirti questo: mentre aspetti che i tuoi dolori se ne vadano via per miracolo, non stai solo rinunciando a quella attività ma stai rinunciando alla tua vita.
E il bello è che non è necessario rinunciare a niente!
Puoi riappropriarti di questa libertà in qualsiasi momento.
Puoi farlo adesso.
Ma devi volerti impegnare.
🏋️♀️💪🤸
Fisioterapia Tarussio - Per Stare Bene
FISIOTERAPISTA
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Specializzato nel trattamento del mal di schiena persistente e dei disturbi muscoloscheletrici cronici.
Lavorare da casa, soprattutto se in Smart Working, spesso significa stare per ore al tavolo della cucina, su uno sgabello, oppure in poltrona o, peggio, buttati sul divano. Lo so perché nell'ultimo periodo ho avuto innumerevoli pazienti che raccontavano tutti gli stessi comportamenti e presentavano tutti gli stessi sintomi: tensione crescente al collo e alle spalle, un senso di pesantezza alla testa, dolore alla schiena, rigidità diffuse che si presentavano anche solo alzandosi dalla sedia o dal letto. 😖😵🤕
Niente che mi stupisca, sia chiaro. Purtroppo tutto questo è semplicemente la naturale conseguenza di 18 mesi passati prevalentemente chiusi in casa.
Infatti in questi mesi un po' tutti ci siamo abituati a:
1) Mantenere posture inappropriate. Attenzione, non necessariamente sbagliate, ma di sicuro sostenute troppo a lungo.
2) Accumulare tensione emotiva (che diventa tensione muscolare) visto che siamo costretti a stare sempre in casa, con rarissimi momenti di svago e di sfogo.
3) Fare esercizio fisico spesso in malo modo, seguendo ciò che ci si ricorda da precedenti attività o guardando tutorial video che non tengono conto della diversità di ognuno.
Stare bene, muoversi liberi, è così importante che spesso pensiamo sia qualcosa di scontato, che sia normale stare sempre bene, che sia una condizione automatica e dovuta. Non è proprio così. E proprio per questo capita con estrema facilità di cedere questa libertà senza nemmeno rendersene conto.
Un giorno compare un dolore, una rigidità, un acciacco. La prima reazione è quella di pensare a cosa può averlo causato, identificando però quasi solo elementi marginali e mai i veri motivi. La seconda è quella di aspettare, aspettare che passi da solo, che se ne vada via, come se il dolore fosse un turista fastidioso venuto a soggiornare da noi così per sfizio. E a volte il dolore anche passa, almeno per un po'. Altre volte, invece, il dolore continua o ritorna.
Quando il dolore persiste, la tentazione più comune, lo so, è ricorrere al farmaco, alla pillola magica 💊 che toglie i dolori. Magari proprio quella vista in una pubblicità, quella che si vede spegnere il dolore rosso e pulsante sulla cervicale di un attore... purtroppo, te lo dico con sincerità, quella è raramente una vera soluzione. Gli antinfiammatori orali fanno effetto solo se c'è davvero un'infiammazione in atto (e anche lì, l'efficacia è limitata dai tessuti colpiti e dalle patologie in corso... se bastassero le pillole non si farebbero le infiltrazioni, dopotutto). Gli antidolorifici invece servono solo a nascondere il sintomo che prima o poi rispunta uguale, se non più forte.
Così magari passano settimane, mesi, a volte anche anni. In questo tempo la tua qualità di vita si riduce, la tua libertà si riduce.
Sì, la tua libertà.
La libertà di muoverti, di praticare le attività che ti rendono felice, di fare i lavori di casa, o, a volte, perfino di prenderti cura di te stesso. La libertà di giocare con i tuoi amici, con i tuoi figli o nipoti... o, perché no, anche il tuo cane. La libertà di gioire, esultare, o abbracciare chi ami.
Se anche a te capita di ridurre, rimandare o evitare attività perché ti causano dolore devo dirti questo: mentre aspetti che i tuoi dolori se ne vadano via per miracolo, non stai solo rinunciando a quella attività ma stai rinunciando alla tua vita. E il bello è che non è necessario rinunciare a niente.
Puoi riappropriarti di questa libertà in modo semplice e indolore.
Puoi finalmente stare bene.
Puoi farlo adesso.
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Scegliere tra un macchinario costoso, passivo, diseducativo ed un trattamento che funziona, rende più forti e sani e promuove l'autogestione?
Più facile che bere un bicchier d'acqua!
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32564299/
BUONA PASQUA A TUTTI!
Abbi buona cura del tuo corpo: è l’unico posto in cui devi vivere.
Impara a muoverti senza dolore!
VUOI AVERE TENDINI IN BUONA SALUTE?
Il tendine è una struttura fatta apposta per reagire agli sforzi meccanici, ovvero quelli che avvengono durante qualsiasi movimento di resistenza, per esempio sollevando un arto contro la forza di gravita o portando un peso.
Per avere un tendine forte è necessario allenarlo esattamente come si fa con i muscoli, ma avendo cura di non esagerare. Aumentando il peso e le attività in modo graduale e controllato, il tendine è in grado di diventare progressivamente più resistente.
Stimoli di questo tipo sono facilmente somministrabili attraverso l’esercizio terapeutico, che di conseguenza è la terapia più raccomandata per le patologie dei tendini.
Lascia perdere magici e costosissimi integratori di gobba di dromedario e stelle alpine, o l'ultimo ritrovato in fatto di magneti aereospaziali. Meglio investire invece in un comodo abbigliamento sportivo ;)
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