Telemaco Trieste
Organizzazioni Senza Scopo Di Lucro nelle vicinanze
Via San Francesco
Telemaco Trieste è un'associazione che si occupa della cura e della prevenzione del disagio nell'infa
Ogni evento della vita non ha mai un significato universale, ma singolare.
L'esame di maturità è un momento simbolico di passaggio, tuttavia ogni ragazzo e ogni ragazza ne fa esperienza in modo diverso. Molto di questo ha a che fare con il passato, dunque anche con il significato che la scuola ha avuto nelle loro vite.
Non si tratta però soltanto di ciò che è (già) stato ma altresì della relazione particolare che ognuno intrattiene con il proprio futuro. Il futuro può spaventare, perché implica la necessità di responsabilizzarsi rispetto alla difficile scelta che segue la conclusione di un lungo percorso scolastico in cui, viene da sé, si è ancora molto "figli". Per accedere al futuro è inderogabile poter concludere il passato.
La fine della scuola è un punto messo alla fine di un lungo libro. Per alcuni è stato bellissimo, per altri no, tutt'altro. Comunque sia andata, da quel libro bisogna potersi separare per affacciarsi all'inedito della vita, facendo il lutto della dimensione, per tutti significativa, dello "stare in classe".
Ad ognuno di voi auguriamo che questo esame possa essere un momento di chiusura, di soggettivazione del vostro sapere, di autorizzazione alla vostra parola.
Una parola non soltanto ancorata ai concetti, ma anche al vostro particolare modo di pensare e fare uso singolare di quello che avete imparato.
Vi auguriamo inoltre che, proprio a partire da questo, possiate trovare la vostra nuova conchiglia, con cui seguire la strada del vostro desiderio.
Articolandolo a un progetto, a un futuro che non vi veda più soltanto figli, ma soggetti capaci di scegliere, sbagliare, inciampare, cambiare strada o rimanere laddove sentite di essere al vostro posto.
Tutto questo non ha voti possibili.
In bocca al lupo a tutti.
Oggi, Giornata Mondiale dei Genitori.
"Tutti i genitori sono in realtà genitori adottivi". Così Françoise Dolto ci insegna che la genitorialità va oltre il sangue e la discendenza biologica. "Io ti riconosco come figlio e, di riflesso, mi riconosco come genitore perché responsabile di te in via illimitata" sottolinea Massimo Recalcati, affermando che senza tale riconoscimento nessuno può dirsi genitore.
È Freud, d'altronde, a insegnarci che educare è un mestiere impossibile, per cui non esistono manuali infallibili: i migliori genitori non sono perfetti, ma accettano la propria vulnerabilità e riconoscono nei figli la loro unicità. È questo gesto d’amore che umanizza e dà forza alla vita dei nostri bambini.
La vita va accolta non solo, e non tanto, biologicamente, ma attraverso un atto simbolico di amore e responsabilità, dove la consapevolezza dei limiti dei genitori dona ai figli la libertà di essere se stessi nella sicurezza di un amore incondizionato.
Oggi è la Giornata Mondiale dei genitori: ringraziamo tutti quelli che riconoscono i propri figli nella loro assoluta particolarità.
In copertina “Successioni” di Vasilij Vasil'evič Kandinskij.
più attivi
Ringraziamo di cuore lo straordinario gruppo di Jonas Verona per aver organizzato con così grande cura, attenzione e calore il XXII Seminario Nazionale Jonas, "Una nuova lingua per la psicoanalisi".
Gratitudine, un significante prezioso e più volte ripreso in questi tre giorni.
Grazie dunque, per le riflessioni teoriche, cliniche e sociali che abbiamo avuto ancora una volta la possibilità di ascoltare e che per noi sono necessarie.
Grazie, per averci dato l'opportunità di prendere noi stesse parola portando così qualcosa di Telemaco Trieste.
"Il desiderio trasforma la vita in una festa stupenda", ed incontrarci è sempre per noi un'eccezionale immagine di quanto sia esattamente così.
Come dice la nostra Lucìa Becce "da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano".
Grazie Jonas Italia
“Generare, di nuovo” è il titolo della lectio magistralis che Massimo Recalcati terrà venerdì 24 maggio alle 17.30 presso l’auditorium del palazzo della Gran Guardia.
L’evento è organizzato dal Comune di Verona, Istituto IRPA, scuola di specializzazione in psicoterapia diretta dallo psicoanalista e che aprirà una nuova sede nella città di Verona a partire dal 2025, e dalla rete delle Società Città di Psicoanalisi.
La lezione di Massimo Recalcati si concentrerà su uno dei temi che più hanno guidato la sua riflessione in questi ultimi anni, ossia il tema della generatività della vita umana. Una vita per la vita, che ha come fine ultimo non la morte, ma la moltiplicazione della vita attraverso la generatività del desiderio. Lasciarsi abitare dal desiderio significa predisporsi alla meraviglia di una vita che rinasce continuamente e rinascendo produce, genera nuova vita.
L’iniziativa si inserisce nelle attività che il comune mette in campo per sensibilizzare sui temi delle relazioni affettive e della parità di genere.
L'ingresso è libero, senza prenotazione e fino a esaurimento posti.
27.04.2024
Questo è davvero un anno speciale per noi di Telemaco: un anno di vita, di futuro, di bellezza.
Accogliamo in questo nostro mondo, ancora una volta piene di gioia, la piccola Sofia, figlia della nostra stupenda Presidente, collega e Amica Lucìa e del meraviglioso papà Suan.
La tua mamma, Sofia, è stata e sarà la miglior madre che Telemaco potesse desiderare: con il suo entusiasmo, il suo amore per l'altro e la sua rara capacità di cogliere e accogliere.
Le sue mani, assieme a quelle di papà Suan, sono di certo un luogo sicuro in cui crescere e scoprire la vita.
Non vediamo l'ora di conoscerti!
18.04.2024
Il miracolo della vita è che, quando un soggetto nasce, il mondo cambia per sempre.
Telemaco Trieste abbraccia con immensa emozione il piccolo Alberto, la sua meravigliosa mamma Stefania e l'altrettanto eccezionale papà Lorenzo.
Certe che la tua ancora giovanissima vita sarà un viaggio pieno d'amore e desiderio.
Poter dire "no".
Il bambino, intorno ai due anni, inizia a dire "no". Comincia così quella fase, comunemente definita "i terribili 2" in cui il soggetto, in costruzione, inizia ad affermarsi, e lo fa proprio attraverso l'opposizione all'Altro. Molto spesso accade che questo "no" sia trasversale e indiscriminato: è un no ad ogni richiesta, aspettativa, domanda. Tuttavia non è un opposizione a chiunque, ma dedicata a chi amiamo di più. Questo perché è proprio chi è protagonista di un legame fondamentale a dover essere provocato, in uno sforzo che ci possa distinguere e rappresentare in un altrove possibile. Lacan diceva che "nasciamo nel campo dell'Altro". È l'Altro a darci un nome, a donarci le prime, imperfette, definizioni di noi stessi e del mondo. "Sei mio figlio", "sei bravo", "sei tremendo", "hai fame", "hai sonno", "sei arrabbiato", e via così.
Il "no" permette di costruire nuove possibilità alla nostra identità e, allo stesso tempo, di chiedere implicitamente all'Altro che amiamo: "Mi vuoi, anche se non sono come tu mi chiedi?".
Nel tempo poi, i nostri "no" non sono più indistinti, ma iniziamo a scegliere a cosa dire sì e a cosa dire no. Cosa affermare e cosa negare. Quali risposte dare all'interno delle nostre relazioni più importanti. Poter dire all'Altro "sono come mi vuoi", ma poter altresì non esserlo. Ed è anche in questo modo che capiamo chi siamo per l'Altro e al di là di lui o lei.
L'adolescenza diviene poi una riedizione di quell'opposizione, feroce ma altrettanto importante.
Come genitori, è faticoso ma fondamentale sia riuscire a dire di no ai propri figli, ma anche affrontare i loro, accompagnandoli così a divenire futuri adulti in grado di poter capire chi sono.
Imparare a dire di "no" è un atto necessario e non scontato. Imparare poi a scegliere i propri no, potendo anche dire di sì, non paralizzandoci nel terrore di perdere l'amore dell'altro, è altrettanto essenziale.
A chi ci ha insegnato moltissimo e ci ha aperto con amore e entusiasmo le porte della psicoanalisi, auguriamo con altrettanto amore un meraviglioso nuovo tempo di vita.
Emozionate che, questo nuovo tempo, si realizzi proprio in quello spazio che abbiamo da poco lasciato e a cui dobbiamo la nostra origine.
"Anche se pioverà"
Cos'è essere genitori? Cos'è essere adulti?
Non è negare la tempesta, i rischi, il disagio, l'inedito della vita, ma aiutare i bambini ad incontrarli. Non è affatto negare ai figli la paura, ma piuttosto ammetterla, accoglierla, stando "sufficientemente" vicini.
Questa prossimità è necessaria e, soltanto così, renderemo man mano i bambini pronti ad esplorare il mondo, allungando le distanze fino a poterlo fare "da soli".
Essere genitori non è dire a un figlio "non avere paura", ma "puoi averla, ti aiuterò ad attraversarla". Anche se pioverà.
L'adolescente così sarà poi colui o colei che potrà imbattersi nella tempesta, del corpo innanzitutto, dei legami e della vita, trovando un proprio singolare modo di percorrerla.
"Ricordati di sbagliare, amore mio"
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un'esplosione dei sintomi d'ansia nei bambini e negli adolescenti.
L'ansia spesso emerge come risposta alla percezione di non poter avere controllo, su di sé e sul mondo. Il controllo, di fatto, ha sempre più a che vedere con il mito della performance, dell'efficienza, della perfezione, dell'essere "bravo", possibilmente "il più" bravo.
Non c'è spazio per l'errore, per l'inciampo, per l'imbarazzo del non sapere e del non saper fare. Per l'esibizione dell'ignoranza nella sua forma più pura, da cui non solo nasce spesso la curiosità di saperne di più, ma anche la possibiltà di apprendere dall'esperienza.
L'ideale della perfezione riguarda sempre il fare, al di là di ciò da cui la forma del fare origina. E spesso ci conduce a perdere il motivo per cui si fa, ossia che cosa di noi ci muove davvero verso questo "fare". È davvero necessario, per me, quello che sto facendo? È una domanda che bisognerebbe farsi.
Vediamo dunque ragazzi che si chiamano completamente fuori dai giochi, disinvestendo su tutto pur di evitare il fallimento (nella scuola così come nelle relazioni), e ragazzi paralizzati nell'ansia di non riuscire a distinguersi.
Insegnare ai più giovani a sbagliare è uno dei più grandi doni educativi in un tempo in cui sembra non essere ammesso.
Essere noi stessi adulti buona testimonianza della possibilità dell'errore, del non sapere, dell'inciampo che non annienta ma insegna, è tra le più importanti armi che abbiamo per contrastare questa deriva.
L'equipe di Telemaco Trieste augura a tutti, grandi e piccoli, un sereno periodo di festività.
Che sia un tempo di riposo, di favole, di passaggi, di condivisione con chi amate.
Anche noi spegneremo il telefono dell'associazione fino al 7 gennaio. Se qualcuno ci contatterà in questo tempo, può lasciare un messaggio in segreteria e verrà ricontattato.
Buone feste e "próspero año y felicidad"!
L'equipe di Telemaco Trieste
Quando un paguro cresce, si trova spinto a cercare una nuova conchiglia attraverso cui abitare il mare. È quello che accade al bambino quando le vesti dell'infanzia nell'adolescenza vanno lasciate in un cassetto, per iniziare a ricercare il nuovo.
Ed è quello che sta accadendo a noi di Telemaco: via Carducci 8 ci ha accolte nel 2017, quando Telemaco è venuto al mondo, ed è stata la nostra prima casa, il nostro primo nido, il nostro primo guscio.
Un luogo che ci ha permesso di crescere, evolvere, proteggere noi e il nostro lavoro.
Oggi ti lasciamo, via Carducci, perché una nuova e più ampia casa ci attende: emozionate per questo passaggio importante, ringraziamo questo prezioso spazio, che avrà sempre l'onore dell'origine, e chi ci ha permesso di occuparlo con tanto desiderio.
Da domani ci troverete in Galleria Fenice n.2.
Quali sono le attese che si aprono in una famiglia adottiva?
Cosa ci si aspetta come genitori e cosa ci si attende dai figli?
E cosa succede quando il figlio o il genitore stesso non corrisponde all'aspettativa?
Ne parleremo venerdì.
Quando nasce un bambino? Come avviene il suo processo di sviluppo? Che cosa può sostenerlo e che cosa, invece, può ostacolarlo? Quali le specificità del bambino adottivo?
Queste sono alcune delle domande che orienteranno la nostra riflessione nella serata di venerdì.
Basta aprire la pagina Instagram di un qualsiasi adolescente per comprendere quanto la ricerca dell'identità attraverso l'immagine riflessa, ripetuta, incessante, sia un'urgenza.
L'influenza sociale, culturale ed i canoni promossi (basti pensare a come appare il profilo di un influencer) ingabbia un po' tutti, ma soprattutto l'adolescente che, per definizione, si trova a cercare di capire chi è nel momento in cui il corpo di bambino se ne và ogni giorno un po' di più.
"Chi sono?" è un interrogativo difficilissimo e eternamente inafferrabile. "Sono come te", "sono come tutti" è una prima, difettosa ma necessaria, forma di risposta. Da qui si parte, per poter scoprire una propria singolare modalità di abitare il corpo e di appropriarsi dell'immagine riflessa. Un'immagine che si traduce nel legame con l'altro e, nell'interrogativo più profondo per ognuno: "Mi vuoi?"
Dire che i "ragazzi di oggi sono superficiali" è una menzogna che non aiuta nessuno. Perché se solo venisse data loro parola, racconterebbero una verità preziosa al di là della gestalt di Instagram.
"È vero, il mio profilo Instagram è proprio come lo descrivi tu. Perché penso che soltanto così posso piacere. Ma poi nella realtà non sono affatto quella persona e dunque non so più come piacere".
Aiutare un soggetto adolescente a trasformare l'immagine (su di sé e sul mondo) da qualcosa di statico e paralizzante a potenziale veicolo di domande su ciò che non si vede allo specchio, è un punto di partenza per potersi liberare dalla schiavitù della forma.
‼️Bonus Psicologo Studenti FVG‼️
Care famiglie,
anche per questo anno scolastico è possibile richiedere il Bonus Psicologo Studenti FVG, un contributo regionale destinato agli studenti residenti in Friuli Venezia Giulia.
Di che cosa si tratta?
È un contributo che copre il 90% del costo complessivo di un ciclo di 5 sedute con uno psicologo. Il bonus infatti ammonta a 225 euro, quello che resta carico della famiglia è la quota di euro 25,00 da versare al termine della quinta ed ultima seduta presso il professionista psicologo accreditato prescelto.
Chi può richiederlo?
Tutti gli studenti residenti in Friuli Venezia Giulia di età non superiore ai 24 anni che frequentano scuola secondaria di primo o di secondo grado appartenente al sistema pubblico e privato di istruzione.
Quando e come farlo?
Avete tempo fino al 30 novembre 2023, nel link qui sotto trovate tutte le informazioni necessarie per richiederlo.
ARDIS > Diritto allo studio scolastico > Bonus Psicologo Studenti FVG Il portale istituzionale dell'agenzia regionale per il diritto allo studio del Friuli Venezia Giulia - Ardis FVG
La scuola: un viaggio (attra)verso il desiderio
Il termine "scuola" deriva dal greco skholé, che inizialmente significava "l’ozio, l’occupare piacevolmente il tempo libero, indipendentemente da ogni bisogno pratico", e soltanto in seguito "il luogo dove si attende allo studio".
Nell'antichità, infatti, la scuola era un privilegio elitario, consentito solamente a chi poteva permettersi di non lavorare.
Oggi la scuola è e deve essere per tutti. Una scuola che dovrebbe essere un laboratorio per il futuro, un luogo di legame, uno spazio tempo attraverso il quale ognuno possa costruire innanzitutto la propria identità e un modo singolare di abitare la vita.
Dall'asilo nido all'università, lo scopo imprescindibile di ogni istituzione dovrebbe essere quello di guidare bambini e ragazzi in quel difficilissimo ed entusiasmante viaggio che è la scoperta di sé e del proprio desiderio.
Auguriamo buon (nuovo) inizio del viaggio a bambini, ragazzi e genitori, attraverso le parole di Alessandro D'Avenia:
"Ogni studente ha diritto di uscire dalla scuola dell’obbligo sapendo leggere, scrivere e far di conto, cioè stare di fronte alla realtà senza farsi manipolare, ma potendo dire anche: «Io sono nato per questo»."
La tempesta dell'adolescenza
La pubertà arriva prima dell'adolescenza. Il corpo si trasforma, segnando la fine dell'infanzia. È un corpo tumultuoso, pulsionale, non più bambino. Un corpo in tempesta.
Diventare adolescente comporta innanzitutto la necessità di riappropriarsi del proprio corpo, di elaborare le trasformazioni reali e tutto ciò a cui questo conduce.
La trasformazione del corpo porta ad uno stravolgimento del modo di fare legame con l'altro: la dimensione erotica entra in gioco cambiando tutte le regole conosciute e consolidate. I primi amori dell'adolescenza non a caso hanno un carattere così travolgente.
L’adolescenza è un tempo perturbante, di transito e di lutto, di addii e di rinnovamento: si dice addio al bambino che si è stati, e si scopre, passo dopo passo, l'adulto che si desidera divenire. Non più solo figlio dunque, ma donna o uomo. Soggetti che scelgono chi avere a fianco, chi amare. Che iniziano a chiedere a qualcun altro, non più famigliare: “chi sono?” “puoi amarmi?” “sono amabile?” “sono abbastanza per te?”.
Se genitore è "colui o colei che genera", dare alla luce un figlio è per definizione un atto di creazione. E, come l'artista con la sua opera, nel momento stesso in cui essa viene compiuta, non è più sua ma del mondo: bisogna avere il coraggio di lasciarla andare.
‼️Sono aperte le iscrizioni presso IRPA, scuola di specializzazione. ‼️
E quest'anno una bellissima novità: I.R.P.A Progetto Verona! Per informazioni sulle opportunità di formazione scrivere a [email protected].
"Mi sono chiesta, chi sono io? E non è una domanda per nulla semplice. Io non lo so. Però ho avuto bisogno di costruire una definizione, perché forse in parte mi rassicura, orientandomi nella domanda.
Credo che siamo tutto sommato tre insiemi: il vissuto, l'astratto e il concreto. Ognuno di questi insiemi si interseca, e c'è una particolare intersezione di cui non sappiamo niente: né noi né gli altri.
Io non lo so chi sono, e, dopotutto, mi piace non avere una risposta, anche se quella parte insondabile mi fa paura, sia in me che nell'altro. Perché è ciò che non si arriva a capire mai, ma è forse anche il bello delle relazioni."
M. (18 anni).
È difficile capire un adolescente. A tratti è impossibile, perché dopotutto è proprio questo il loro sforzo: non essere (più) capiti, colti, interpretati da chi lo ha fatto fintantoché erano bambini. Una separazione necessaria, l'adolescenza, verso la definizione di una propria identità che si deve rinnovare. Separazione dolorosa, impervia, faticosa per tutti.
È semplice cadere nei luoghi comuni de "gli adolescenti di oggi, tutti su quei telefoni".
Invece, ognuno di loro, è impegnato in una ricerca che tutti abbiamo vissuto, sebbene con strumenti e tempi diversi, Essere come gli altri, come quelle immagini ripetitive tutte uguali che appaiono sullo schermo, essere diversi da tutti, essere adeguati, inadeguati, giusti, sbagliati. Non essere più soltanto figli. E quindi, come?
"Chi sono, lontano da te?" Il dilemma del porcospino
Il tempo dell'adolescenza porta con sé una domanda fondamentale: "Chi sono, senza di te?".
Un interrogativo che sorge non solo nel ragazzo, ma anche nei genitori. Una domanda la cui soluzione si costruisce nel tempo, che mette in crisi e stravolge la funzione materna e paterna per come erano state faticosamente assunte ed elaborate fino a quel momento.
Se è vero che un figlio lo si inizia a lasciare andare dal momento stesso del parto, è anche vero che l'adolescenza è il tempo della separazione per eccellenza. Un tempo in cui non è soltanto il ragazzo a doversi cercare nel mondo, ma anche ogni madre e ogni padre.
In questo senso, ricordiamo il dilemma del porcospino di Schopenhauer:
"Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. Finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione."
Il compito di ogni genitore è quello di cercare, con fatica, la propria "migliore posizione", la quale purtroppo o per fortuna non è mai unica e universale. Guardando così, dalla giusta distanza, il proprio bambino diventare "altro da sé".
L'adolescenza e il desiderio inceppato: tra il bambino di ieri e l'adulto di domani.
Né piccolo, né grande: questa è l'adolescenza. Il corpo si trasforma prima della mente, inesorabilmente: questa è la pubertà. L'adolescenza, invece, è un'altra cosa: il confronto con l'immagine di un corpo che cambia, che rimuove le caratteristiche infantili per fare spazio a quelle dell'età adulta, mette in discussione ogni certezza. L'adolescente deve poter appropriarsi di questo nuovo corpo, tra malinconia e scoperta, che dice di nuove possibilità, di un nuovo (necessario) modo di entrare in relazione con l'altro.
E, come per il bambino che inizia a camminare, a volte la paura è più intensa dell'entusiasmo di sperimentarsi lasciando la mano di chi ci ha dato la vita.
L'apatia, la chiusura, il ritiro sociale, l'assenza di una spinta verso il mondo sono alcuni dei sintomi che spesso oggi incontriamo nei ragazzi che si affacciano all'adolescenza.
Qualcosa del motore del desiderio appare inceppato e, dopotutto, stando fermi non si rischia nulla. Esattamente come per il bambino che tarda a camminare, che quella mano non vuole proprio lasciarla perché il terrore di perdersi è troppo angosciante.
La psicoanalisi punta a rimettere in moto il desiderio che, per definizione, è ciò che protende al futuro, pur non prescindendo dalla storia che ci abita.
Dopo diversi anni di lavoro insieme, era decisamente l'ora della nostra prima foto d'équipe al completo.
Un desiderio in comune ci ha fatte incontrare, quello verso la psicoanalisi di Lacan, passione che si declina nella clinica per ognuna di noi in modo singolare, sebbene mosse dagli stessi principi etici e teorici.
Un grazie va a Jonas Italia e Jonas Trieste, da cui nasciamo come figlie, e a Trieste, che ci ha dato e continua a darci fiducia. È bellissimo lavorare in questa città.
Lucìa Becce, psicologa psicoterapeuta
Anna Cicogna, psicologa psicoterapeuta
Chiara Manzato, psicologa psicoterapeuta
Benedetta Moras, psicologa psicoterapeuta
Elena Paviotti, psicologa psicoterapeuta
Stefania Pertoldi, psicologa psicoterapeuta
Riabilitare la parola
La clinica dell'adolescenza ci confronta più di ogni altra fascia d'età con quelle che sono le peculiarità del tempo in cui viviamo.
L'adolescente è colui o colei che, per definizione, inizia a prendere parola: una parola che non può più essere soltanto quella dell'altro, ma che deve divenire propria. Non si può più essere soltanto "parlati" dall'altro, ma si deve poter cominciare a prendere confidenza con un pensiero singolare, dunque incerto, spesso confuso, fuori traccia.
Si continua ad imparare ciò che l'Altro ha detto, a volte ripetendolo a memoria, ma si può (e si deve) iniziare a riflettere in maniera creativa sul mondo.
Quello che oggi emerge in modo evidente è una difficoltà a pronunciarsi dinanzi a qualcuno, soprattutto quando l'incontro avviene fuori dall'universo degli schermi. Il velo dello smartphone, delle chat, delle relazioni senza sguardo, aumenta la complessità e l'angoscia dell'esperienza del rapporto in carne ed ossa.
Questi stessi ragazzi che non parlano, che ad uno sguardo superficiale "non hanno nulla da dire", spesso scrivono, disegnano, cantano.
Che cosa fa la psicoanalisi? Non nega il nostro tempo. Non è passatista. Quello che fa è accompagnare il giovane soggetto al poter riabilitare la propria parola, attraverso l'ascolto del silenzio, attraverso la lettura della parola scritta, disegnata, abbozzata.
Quando questo accade, i ragazzi iniziano a parlare.
"Il gioco è una cosa seria"
Quando un adulto inizia un percorso d'analisi parla. Parlare della propria storia, dire qualcosa della verità che ci rappresenta, non è semplice, né immediato. Lo sappiamo tutti: si può parlare senza dire nulla. Per questo a volte c'è bisogno di tempo per potersi appropriare di una verità che ci abita al di là di ciò che già sappiamo.
Il bambino parla, ma soprattutto parla giocando. "Giocare" non è soltanto divertimento, ma qualcosa di molto serio, che ha a che vedere con la necessità. La necessità di mettere in forma i propri vissuti, di ordinare e diventare in parte padroni del nostro mondo interiore. Di mettere in scena il proprio io e il proprio inconscio. La possibilità di giocare davvero, come per la parola, non è scontata.
Quando un bambino non gioca racconta un malessere che non può prendere forma.
La parola del bambino, in analisi, è il gioco. Aiutare il bambino a riabilitare l'universo ludico, di cui ci rende testimoni, è un passo necessario di cura. Non si gioca davanti a chiunque, così come non si dice di sé a tutti.
Lasciare libero un bambino di giocare a ciò che desidera è accogliere il suo desiderio di vita, azzerando il giudizio. Quando un bambino gioca con noi, ci sta dicendo: "Eccomi, questo sono io. Ti dono la possibilità di vedermi."
Prova a prendermi!
La prima, fondamentale, forma di gioco è sempre il cucù ed è un gioco che facciamo per tutta la vita.
Che cosa mostra un bimbo piccolissimo che si nasconde sotto ad un lenzuolo, per poi riapparire sorridente? O che nasconde la palla sotto ad un mobile, per poi riprenderla? Sta giocando l'esistenza. La sua, e quella dell'Altro.
Quando mamma e papà se ne vanno, esistono ancora. Ed esisto anche io, seppur nella loro assenza. L'angoscia della separazione diventa così gioco, ed è attraverso di esso che elaboriamo quello che la vita ci propone.
Che cosa mostra un bambino di sei anni che gioca a nascondino? Sta dicendo: "Mi vuoi? Cercami. Trovami. Riprendimi." Non lo chiede più soltanto all'adulto, ma anche al simile.
L'adolescenza è l'epoca della vita che mette in scena il Cucù. Questa volta, però, quando il bambino riappare da sotto al lenzuolo, non è più quello di prima. Vuole essere preso? A volte sì, altre assolutamente no. Perché è proprio nella possibilità dell'assenza dell'Altro che ci si conosce in modo inedito.
Il genitore di un adolescente affronta il difficile compito di non dover né poter ri-trovare più il suo bambino per com'era.
Deve poterlo conoscere di nuovo, attraversando l'angoscia della perdita, e l'entusiasmo della scoperta.
L'adolescenza è un tempo di lutto e sorprese, per tutta la famiglia.
Il coraggio dei "non so"
Ogni adulto dovrebbe riuscire ad entrare in relazione con un bambino non soltanto come garante di (supposta) maturità (e quindi di insegnamento).
Non soltanto, perché l'adulto dovrebbe poter essere anche un buon esempio di "non sapere". Se avessimo sempre una risposta ad ogni domanda di un bambino, quest'ultimo non si potrebbe mai sentire nella posizione di costruire delle elaborazioni singolari sulle proprie domande, creando così un sapere proprio. È soltanto attraverso alcuni "non so" dei grandi che i bambini possono immaginare di autorizzarsi a prendere parola: una parola di cui non vergognarsi, sebbene non sia mai certa, eppure allo stesso tempo mai sbagliata. Ed è soltanto attraverso i "non so" dei grandi che i bambini inizieranno ad accettare e accogliere che il non sapere non li rende deficitari, ma vivi.
La psicoanalisi nell'infanzia dà la parola al bambino: una parola che diventa gioco, un gioco che diventa parola, attraverso cui costruire un sapere su di sé.
Il panico dell'incontro reale
A Telemaco incontriamo sempre più genitori che bussano alla nostra porta in cerca di risposte e aiuto per i loro figli adolescenti che, attraversata la crisi pandemica, si trovano oggi a chiudersi nelle loro camere.
Lo sguardo dell’altro, il suo giudizio, il suo “sì” o il suo “no” sono le fondamenta delle questioni di ogni ragazzo: la scoperta di sé come soggetto si definisce proprio attraverso i legami, gli sguardi e le posizioni che si assumono con gli altri, sia nei rapporti uno a uno che nel gruppo. Il "non più bambino" deve poter cominciare a scegliere chi essere al di là di ciò che è stato detto di e per lui da mamma e papà.
Il trauma pandemico ha cristallizzato questo tempo per i ragazzi i quali si sono ritrovati a chiudersi dentro alle mura famigliari e ad arrestare inevitabilmente il movimento di slancio verso l’altro. Non soltanto: la pandemia ha consolidato anche l’utilizzo degli strumenti digitali come modalità unica, esclusiva e necessaria di contatto con i pari.
I loro legami si dispiegano per lo più nella realtà virtuale, azzerando così la vita sociale reale. Quello che accade è però che, quando si trovano a dover vivere la realtà degli incontri e del confronto con l'altro in carne ed ossa, ne sono terrorizzati. L'ansia e il panico sono una risposta a questo terrore, un segnale di questa insostenibilità, una fuga del corpo e della mente dal trauma della verità dell’incontro. L'evitamento della realtà al di fuori degli schermi diviene dunque una soluzione pressoché soddisfacente.
Possiamo cambiare il loro mondo? No. Tuttavia l'analisi in adolescenza rappresenta l'occasione di un incontro, in cui la dimensione del giudizio rimane fuori dalla porta. Il lavoro analitico punta non soltanto alla definizione di un'identità quanto più coerente alla verità del proprio desiderio, ma anche alla possibilità di sostenere il rischio e la meravigliosa necessità dell'incontro reale.
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Indirizzo
Galleria Fenice 2
Trieste
34125
Orario di apertura
Lunedì | 09:00 - 20:00 |
Martedì | 09:00 - 20:00 |
Mercoledì | 09:00 - 20:00 |
Giovedì | 09:00 - 20:00 |
Venerdì | 09:00 - 20:00 |
Sabato | 09:00 - 13:00 |
Via Dell'Istria N. 65/1 C/o I. R. C. C. S. Burlo Garofolo
Trieste, 34137
Azzurra is back...! [email protected]
Via Del Lavatoio 4
Trieste, 34132
L’Associazione Goffredo de Banfield opera a Trieste da 35 anni sostenendo gli anziani fragili.
Trieste
Opera Viva crea e valorizza connessioni tra Arti, Cultura, Creatività, Genti e Luoghi.
Via Di Donota 2
Trieste, 34121
Pagina facebook della Commissione Grotte "Eugenio Boegan"
Via San Nicolò, 33
Trieste, 34100
L’Ass. per la Cooperazione Italo Peruviana nasce a Trieste nel 1990 con lo scopo di sviluppare la cooperazione tra il popolo italiano e quello peruviano
Via XXIV Maggio, 4
Trieste, 34133
LEONI del Battaglione San MARCO gruppo FRIULI VENEZIA GIULIA
Via S. Silvestro 3/5
Trieste, 34121
Il Centro antiviolenza offre a tutte le donne che subiscono ogni forma di violenza (fisica, psicologica, sessuale, economica, stalking) colloqui per l'accompagnamento nel percorso ...
Via Alfonso Valerio 6/1
Trieste, 34100
Cultura e Conferenze Units (C.C.U.) è un'associazione studentesca apartitica e no profit riconosciuta dal C.d.S. e dal Rettorato che ha come scopo la diffusione della Cultura trami...
Via Francesco Malacrea 3
Trieste, 34128
L' Associazione La Strada dell'Amore ODV con personalità giuridica offre sostegno e solidarietà alle persone con disabilità e alle loro famiglie.