Insieme_Udine Grandi Mostre
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60 capolavori d'arte per rendere visibile la condizione umana e il rapporto con l'altro
È stato un bel viaggio INSIEME. Grazie a tutti
Civici Musei Udine
Illegio - Comitato di San Floriano
Alla conclusione della mostra "Insieme" un'opera ci travolge nell'anima. E' di Franz von Stuck, pittore solitamente cupo e tormentato ma in questo caso sereno e luminoso.
Il dipinto rappresenta un girotondo, una sorta di simbolo cosmico, di danza che riconcilia l'uomo e la natura in un invito a ritrovare le armonie fondamentali della nostra vita. Un'opera che sembra dirci che il nostro destino è vivere insieme, per sempre.
Muzeum Narodowe w Warszawie Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano
Sono flebili le tracce lasciate dalla vita di Auguste Joseph Truphème, egli è uno di quei petit maîtres la cui raffinatissima produzione meriterebbe una attenta riconsiderazione. Originario di Aix-en-Provence, si forma con William-Adolphe Bouguereau, Hippolyte Flandrin e Jean Jacque Henner da cui apprende l’eleganza e il rigore della buona pittura.
In casa Truphème l’arte è una vocazione di famiglia, Auguste Joseph Truphème a Parigi si specializza in scene di genere e ritratti, espone frequentemente al Salon e i suoi dipinti sono riprodotti dalla stampa dell'epoca, tra cui Le Petit Journal illustré, mentre il fratello minore, François Truphème, si dedica alla scultura.
Auguste Joseph Truphème, trova un discreto successo dedicandosi alla rappresentazione di scene dell’infanzia, soprattutto ambientate in contesti scolastici. La rinnovata attenzione del governo francese per l’educazione e la scolarizzazione sollecitò l’interesse di diversi pittori, tra cui Henri Jules Jean Geoffroy, detto Géo, di Pierre Édouard Frère e Louis Deschamps, i quali si specializzarono in queste tematiche.
Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano
Il tema dell’infanzia nel suo vivace e colorito intreccio col sistema scolastico è il filo rosso della poetica di Auguste Joseph Truphème. Il pittore attinge a tematiche quanto mai attuali nella Francia della fine del XIX secolo, quando il governo della Terza repubblica si era fatto promotore di importanti riforme scolastiche che garantivano l’efficienza e l’inclusività del sistema scolastico statale.
Durante la Terza repubblica la scolarizzazione di massa costituisce un vero e proprio rinnovamento radicale per la società francese. Il percorso scolastico diventa lo strumento per formare il cittadino ed educarlo al bene comune. La scuola si fa dunque palestra che allena allo stare assieme nel benessere collettivo, un aspetto che Auguste Joseph Truphème non mancherà evidenziare nelle sue tele.
Auguste Joseph Truphème ci conduce all’interno di un istituto scolastico femminile, la campanella della ricreazione è suonata, ma un gruppo di bambine è stato trattenuto in classe a scontare la punizione. La complicità e l’amicizia si consolida anche nei momenti meno felici dell’esperienza scolastica come il castigo. L’artista indugia nella descrizione dei caratteri delle studentesse mostrando un colorato ventaglio di emozioni: affetto, complicità, condivisione.
Auguste-Joseph Truphème, In punizione, 1888 circa
Parigi, Petit Palais Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris
Petit Palais Paris Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano
A prima vista si potrebbe non cogliere ma in "Rosso in forma appuntita" c'è il racconto del 1925, l'anno in cui l'Europa sta cominciando a vivere la sua ora più buia e tremenda. Kandinskij abbandonata la Russia e trasferitosi a Dessau porta avanti la sua battaglia d'arte e la sua speranza che lo spirito umano vada oltre la gretta materialità. A raccontarcelo il curatore don Alessio Geretti.
Vasilij Kandinskij, Rosso in forma appuntita, 1925
Rovereto, MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione L.F.
Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano
Decimo figlio di una famiglia della working class, Frederick Stead cresce a Saltaire, piccolo centro alla periferia di Bradford, noto per la filanda dove erano impiegati entrambi i genitori. La vita è severa con lui, perde precocemente della madre, la quotidianità è fatta di duro lavoro, tuttavia Frederick Stead trova il modo di dedicarsi alla pittura e grazie ad alcune borse di studio ha modo di recarsi a Londra e sul continente per perfezionare la sua formazione artistica.
Abile ritrattista ed eccellente pittore figurativo, con una predisposizione per le scene campestri, Frederick Stead nei suoi dipinti non manca di ravvisare la rigogliosa natura della contea dello Yorkshire, definita dagli stessi abitanti “God’s own county”.
Corroborata da un vivace talento la carriera di Frederick Stead otterrà significativi riconoscimenti. Il pittore esporrà di frequente alla Royal Academy di Londra ottenendo infine la presidenza della Society of Yorkshire Artists.
Campagne assolate, scorci di una vita semplice ma serena, affetti e relazioni essenziali vissute con consapevolezza e pienezza, è questo il piccolo l’universo della pittura di Frederick Stead.
La primavera, la natura che sboccia e i prati che si riempiono di fiori e i papaveri che tingono di rosso i campi assolati, sono i temi prediletti dalla pittura di Frederick Stead. Una stagione che diviene metafora di giovinezza e festoso inizio della vita. È il tempo in cui fioriscono i legami e gli affetti, dove la freschezza e l’ingenuità della tenera età consente una straordinaria facilità di relazione con l’altro.
I dipinti di Frederick Stead dichiarano l’amore del pittore per lo Yorkshire, sua terra d’origine, e racchiudono una profonda nostalgia per infanzia, una stagione della vita che si fa custode di spontaneità ed innocente freschezza negli affetti.
Frederick Stead, Papaveri, 1900 circa
Bradford, Bradford District Museums and Galleries
Bradford Museums and Galleries Illegio - Comitato di San Floriano Civici Musei Udine
Ogni possibile distanza tra cielo e terra viene completamente annullata dall'incantevole dipinto di George Spencer Watson "I tre Re Magi". Affascinato dai Preraffaelliti ne ripropone l'eleganza seducente in questo dipinto che avvince lo sguardo attirandolo verso il Bambino n**o in braccio alla madre: nella sua carne semplice e indifesa l'Onnipotente si è reso presente avvicinandosi a noi.
George Spencer Watson, I tre re Magi, 1910-1930
Touchstones Rochdale, Rochdale Arts & Heritage Service
Your Trust Rochdale Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano Comune Di Udine
Figlio di un cartolaio e tipografo del Norfolk, avviato agli studi artistici presso la Royal Academy, Charles Burton Barber ottiene precocemente diversi riconoscimenti per la grande qualità tecnica delle sue opere.
Non tarda a trovare la sua vocazione artistica nella pittura di animali e, dal 1870, Charles Burton Barber può annoverare tra i suoi committenti la regina Vittoria.
Sua maestà britannica era una sua grande estimatrice Charles Burton Barber, tanto da nominarlo pittore di corte dopo la morte di Sir Edwin Landseer. La regina gli affidò l’incarico di ritrarre i suoi adorati cani, tra cui Marco, uno spiz di Pomerania, e l’amato Noble un collie, che faceva la guardia ai guanti reali.
Charles Burton Barber ricevette il suo ultimo incarico a corte nel 1894 dipingendo la regina Vittoria in carrozza con i suoi nipoti. Morì a Londra poco dopo aver ultimato il dipinto. Al suo funerale, la Regina Vittoria inviò una corona di fiori con un'iscrizione che recitava: "Un segno di ammirazione e stima da parte di Victoria R.I.".
Il soggetto che rese memorabile la pittura di Charles Burton Barber sono le avventure di una bambina bionda della buona società britannica e dei suoi amici a quattro zampe, tra cui un gatto grigio, un rough collie. Le vivaci scene, erano molto amate dal pubblico non solamente per la vena sentimentale ed ironica, ma soprattutto per l’altissima qualità dell’esecuzione pittorica, cifra distintiva della produzione di Barber.
Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano Your Trust Rochdale
Le opere di Sir Charles Burton Barber incarnano la quintessenza dell’epoca vittoriana ravvisando la grande passione che il popolo britannico, e la stessa regina Vittoria, nutriva per gli animali, specialmente i cani.
Barber aveva saputo seguire le fortunate orme di Sir Edwin Landseer, apprezzato pittore di animali, ottenendo l’incarico di pittore di corte di sua maestà britannica. Divenne celebre per le simpatiche scene che vedevano il dialogo tra bambini e animali, scene che spiccavano per l’inedita piacevolezza e la verve narrativa colorita da una sottile ironia.
L’ampia fortuna commerciale delle tele dedicate agli animali non tardò a imporre questo filone come primario nella produzione di Charles Burton Barber. La fine capacità tecnica che caratterizzava la sua pittura rendeva ancora più efficace l’acutezza nel cogliere le espressioni degli animali e il profondo legame che li univa ai padroni, perlopiù bambini dell’alta borghesia, compagni di avventure degli inseparabili amici a quattro zampe.
Le deliziose scene delle tele di Charles Burton Barber, non particolarmente numerose e oggigiorno divenute rare, durante gli ultimi anni della carriera del pittore erano largamente conosciute dal pubblico grazie a stampe o grazie alla pubblicità. È noto che l’azienda di saponi A & F Pears acquistò diverse opere del pittore per farne delle réclame dei loro prodotti.
Charles Burton Barber, Un difensore speciale, 1893
Touchstones Rochdale, Rochdale Arts & Heritage Service
Your Trust Rochdale Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano Comune Di Udine
Un’opera d’arte a volte ti mette in movimento: nell’immaginazione, nelle emozioni. Altre volte, invece, ti travolge con la sua forza, o persino con la sua violenza. È il caso del dipinto di Renato Guttuso, “Le donne degli zolfatari di Lercara” del 1953. A raccontarla il curatore don Alessio Geretti.
Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
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Il colore è il primo ricordo dell’infanzia di Vasilij Kandinskij. Il pittore ravvisa: «I primi colori che mi fecero grande impressione sono il verde chiaro e brillante, il bianco, il rosso carminio, il nero e il giallo ocra. Avevo tre anni. Quei colori appartenevano a oggetti che non rivedo più chiaramente, come rivedo, invece, i colori».
Figlio di un ricco commerciante di te, Vasilij Kandinskij è avviato agli studi giuridici. Tuttavia dimostra di covare una smisurata passione per l’arte. Se ne accorge fin da bambino quando, a tredici anni, prende in mani per la prima volta i colori a olio. Egli ricorda: «quella sensazione di allora, l’esperienza viva del colore che esce dal tubetto, la provo ancora oggi». Avviato verso una brillante carriera da giurista è folgorato dalle tinte vivide degli oggetti e delle stampe della devozione popolare incontrati nella sperduta provincia settentrionale dell’impero dove si era recato per effettuare delle ricerche di economia politica. È il 1889, è tutto nella vita di Vasilij Kandinskij stava per cambiare.
È Monet a dirigere Vasilij Kandinskij definitivamente verso l’arte. l’incontro con I covoni, esposta a Mosca nel 1896, è la conferma del suo nuovo cammino. La sua nuova meta è Monaco, la culla della Secessione, sono gli anni del Cavaliere azzurro dove l’arte si incammina sulla strada dell’espressione dello spirito liberandosi dai vincoli della mimesi. Il colore non cessa di essere il protagonista. A certificare il completo salto verso l’astrazione è l’utilizzo di forme nette e cristalline come quelle geometriche. La preferita di Kandinskij è il cerchio, come egli stesso ricorda: «Il cerchio è un legame con il cosmico, e io l’adoro come forma. È la forma più modesta, ma si afferma con prepotenza, è precisa ma variabile, è stabile e instabile allo stesso tempo, è silenziosa e sonora insieme, è una tensione che porta in sé infinite tensioni. […] oggi amo il cerchio come prima amavo il cavallo, e forse anche di più».
Illegio - Comitato di San Floriano Civici Musei Udine Comune Di Udine
Nel 1922 Vasilij Kandinskij viene chiamato da Walter Gropius a insegnare al Bauhaus di Weimar, celebre istituto d’arte della neonata repubblica tedesca, dove assume la cattedra di teoria delle forme. In questo contesto l’artista lavora fervidamente mettendo in pratica le teorie che da oltre un decennio stava elaborando.
Rosso in forma appuntita, elegante acquarello del 1925, nasce sulla scia di riflessioni teoriche sulle forme che Vasilij Kandinskij aveva già sperimentato in tele come Composizione VIII offrendo una convincente applicazione dei principi che andava insegnando. Kandinskij durante le lezioni spronava i suoi allievi a far interagire alcune figure geometriche, come cerchio, triangolo, quadrato, con i colori primari, riportando la creazione artistica alla sua essenza geometrica.
L’accostamento delle forme geometriche e la loro combinazioni con i colori era stata studiata da Vasilij Kandinskij già tempo addietro, all’epoca della pubblicazione de lo Spirituale nell’arte, volume nel quale il pittore teorizzava: «Un grande triangolo acuto diviso in sezioni disuguali, che si restringono verso l'alto, rappresenta in modo schematico, ma preciso, la vita spirituale». L’artista elabora gli strumenti per codificare la realtà ed esprimerla attraverso precisi canoni cromatici e geometrici. Le sue tele si fanno costruzioni razionali che non ubbidiscono al calcolo ma al sentimento, rendendole espressione della più intima teologia dell’uomo.
Vasilij Kandinskij, Rosso in forma appuntita, 1925
Rovereto, MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione L.F.
Illegio - Comitato di San Floriano Comune Di Udine Civici Musei Udine
Assolutamente da non perdere!
Grazie RAI FVG e Antonia Pillosio
Sulla rivista “Cronaca bizantina”, il critico d’arte Giustino Ferri raccontava di Francesco Paolo Michetti: «(…) un artista innamorato dell’avvenire dell’arte, il quale fantasticava un giorno di una perfetta compenetrazione di tutte le forme estetiche, tali da dare nel tempo la stessa visione dell’immagine dipinta o descritta e la sua traduzione melodica, sicchè fosse possibile di riunire tutti i godimenti, tutti gli effetti artistici in un solo tempio dell’arte. L’artista giovane e forte che pensa a quest’arte delle arti non è un visionario, un satiriaco impossente che sogna l’impossibile perché il possibile gli sfugge: è F.P. Michetti».
Fin da ragazzo, l’intento di Francesco Paolo Michetti è di dedicarsi alla pittura, per la quale – come ammette lui stesso – sente «un trasporto irresistibile». Riesce infine a lasciare Tocco di Casauria, in Abruzzo, per studiare all’Accademia di Napoli dove è allievo di Domenico Morelli. Determinante per la sua formazione sarà il lavoro al di fuori delle aule corroborato dal meticoloso approccio al vero che apprende da Filippo Palizzi.
Napoli, Roma e Parigi sono gli snodi nevralgici dove prende avvio una solida carriera, ma per Francesco Paolo Michetti l’Abruzzo, la sua terra natia, continuerà a essere un’inesauribile e vivacissima fonte d’ispirazione. Un piccolo mondo dove la vita è scandito dai tempi della natura e delle tradizioni, idilliaco e incantato nella sua dimensione pastorale che l’artista sa rendere con una flagrante autenticità. Una dedizione che gli vale l’amicizia fraterna di Gabriele D’Annunzio, altro figlio d’Abruzzo. In un commosso tributo al pittore, il Vate lo definì “mei dimidium animi”, la metà dell’anima mia.
Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano Comune Di Udine
Le scene agresti sono sempre state uno dei filoni di punta della produzione giovanile di Francesco Paolo Michetti. La sua pittura, tesa tra sapienti concessioni ad un pacato naturalismo, a tratti visionario, e sapienti incursioni di un verismo quasi folkloristico, è una implacabile indagatrice dei sentimenti più veri dell’umanità.
Incalzato dall’amico e collega, Filippo Palizzi, Francesco Paolo Michetti trae dalle campagne abruzzesi l’essenza della sua pittura: idilli campestri e piccole scene pastorali con animali idealizzate dalla maestria del suo pennello sono i temi distintivi della sua pittura. Tali soggetti vengono prediletti dall’artista perché, spiega Ojetti, “gli facevan pensare alla campagna desiderata e lontana, infine perché come modelli non gli costavan nulla”.
L’opera “Pastorelle” esposta alla mostra Insieme è uno dei migliori esempi della produzione giovanile di Francesco Paolo Michetti. Sentimenti così profondamente rappresentative della sua pittura che l’artista sceglierà di esporre alcune delle sue migliori tele di tema pastorale al Salon del 1872 in occasione del suo soggiorno a Parigi. La pennellata franta e mossa e i contrasti cromatici brillanti animano la sublime poesia della natura che fa da sfondo al piccolo universo della pittura di Michetti fatto di storie minime e sentimenti universali dove risuona le tradizioni e l’ethos di un popolo fiero.
Francesco Paolo Michetti, Pastorelle, 1872
Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti
Gallerie degli Uffizi Illegio - Comitato di San Floriano Civici Musei Udine
"Tutto quel che vive brama di entrare in relazione con l'altro, altrimenti muore. Questa è la forza che ci spinge fin dall'inizio della nostra vita a cercare la prossimità, le amicizie, i contatti, magari a partire proprio con gli animali di casa come nel dipinto di Charles Burton Barber". A raccontarcelo è il curatore don Alessio Geretti.
Charles Burton Barber, Un difensore speciale
1893, Touchstones Rochdale, Rochdale Arts & Heritage Service
Touchstones Rochdale
Illegio - Comitato di San Floriano Civici Musei Udine
Figlio e fratello di pittori e illustratori, Félix Régamey sembra destinato a seguire le orme della famiglia impiegandosi come caricaturista per la stampa. Dal padre, stampatore e incisore ginevrino, prende anche le simpatie politiche repubblicane che lo porteranno ad arruolarsi nella Légion des amis de la France durante la guerra Franco-prussiana e a partecipare alla Comune. 1870 Régamey fonda la rivista satirica Salut Publique ma è ben presto costretto all’esilio dai rivolgimenti politici, ripara a Londra e, in seguito, negli Stati Uniti, dove continua a lavorare come illustratore.
L’amicizia tra Félix Régamey ed Émile Guimet risale agli anni londinesi, quando, peraltro, il pittore frequenta anche Verlaine e Rimbaud. Guimet è il figlio del ricco industriale Jean-Baptiste Guimet inventore del blu Guimet, o blu di Parigi, pigmento artificiale che sostituiva il costosissimo lapislazzuli. Agli affari di famiglia alternava una forte passione per le civiltà antiche che lo rendono un intrepido viaggiatore e un avido collezionista. Nel 1876 i due salpano da Philadelphia verso l’Oriente per una missione dedicata allo studio della civiltà e delle religioni orientali.
Rientrato in Francia, Félix Régamey è animatore del dibattito artistico e culturale sul giapponismo. Tuttavia egli ne è un interprete anomalo: è tra i pochi a conoscere direttamente questo mondo e ad interpretarlo senza stereotipi. Félix Régamey si prodigherà nella diffusione della cultura giapponese fondando la Société franco-japonaise. Ritornerà in Giappone nel 1899 su incarico del Ministero dell'Istruzione Pubblica per indagare l'insegnamento delle arti, riporterà le sue osservazioni nel libro Le dessin et son enseignement dans les écoles de Tokyo.
Musée national des arts asiatiques - Guimet
Illegio - Comitato di San Floriano
Civici Musei Udine
È il 1871, a Parigi crolla la Comune, il pittore e illustratore Félix Régamey, noto per le sue simpatie comunarde è costretto a riparare prima a Londra e poi negli Stati Uniti. Nel 1876, a Philadelphia alla fiera Centennial International Exhibition, Régamey conosce Émile Guimet, ricco industriale lionese, anche lui in visita all'esposizione prima di intraprendere un viaggio di studio in Asia, per conto del ministro francese dell'istruzione pubblica, per studiare la cultura e le religioni orientali.
L’incontro con Émile Guimet segna un momento chiave nella vita di Félix Régamey, il pittore accetta di seguire Guimet nel suo viaggio allo scopo di documentare con disegni e dipinti la missione. Al loro arrivo in Giappone, nell’agosto 1876, i due scoprono un paese affascinante che da poco si era aperto al mondo conservando intatti tradizioni e costumi millenari. Fanno tappa a Yokohama, Kamakura, Nikkô, Tokyo, Osaka e Kyoto, prima di recarsi in Cina, Sri Lanka e India. Le loro avventure verranno riportare nel volume “Promenades japonaises”, scritto da Guimet e accuratamente illustrato da Régamey, il quale tradurrà i momenti salienti del viaggio in quaranta dipinti ad olio.
Rientrati a Parigi, una prima parte dei dipinti di Félix Régamey riguardanti la missione giapponese vennero esposti nel quadro dell’Esposizione Universale del 1978 in alcune sale del Palais du Trocadéro, ovvero Musée Ethnographique des Missions Scientifique, costruito quello stesso anno. Qualche tempo dopo Guimet fonda a Parigi il Museo delle Arti Asiatiche, destinato a portare il suo nome, per ospitare i reperti collezionati durante le sue spedizioni, Nelle collezioni del Musée Guimet non possono mancare le opere realizzate da Régamey.
Musée national des arts asiatiques - Guimet
Entrando nella seconda sala della mostra veniamo rapiti dalla bellezza mozzafiato de "La figlia del boscaiolo" di Sir John Everett Millais, icona dell'arte preraffaellita. A raccontarcela è il curatore don Alessio Geretti.
John Everett Millais, La figlia del boscaiolo
1851, Londra, City of London, Guildhall Art Gallery Guildhall Art Gallery and London's Roman Amphitheatre Illegio - Comitato di San Floriano Civici Musei Udine Comune Di Udine
Rievocare l’Arcadia popolata da ninfe, poeti e creature divine, questo era l’intento ideale a cui approdavano i dipinti di pittore britannico George Frederic Watts. Cresciuto nel povero quartiere di Marylebone, nella Londra vittoriana, tra i vicoli bui e le strade tortuose, egli si rivolse al Mediterraneo, culla delle arti antiche, per celebrarne il mito.
Figlio di un costruttore e accordatore di pianoforti, George Frederic Watts maturò fin da bambino una predilezione per le arti. Il suo talento precoce venne ben presto riconosciuto e indirizzato verso gli studi artistici. Si dedicò alla pittura e alla scultura cercando di apprendere i segreti dell’arte greca dai marmi del Partenone. In Italia, studia avidamente il Rinascimento, rientrato a Londra i suoi contemporanei lo chiameranno “Signor” o “Michelangelo britannico”.
Coetaneo di Ruskin, George Frederic Watts, condivideva l’estetica del bello preraffaelita ma le sue opere spiccavano per l’inedita profondità dei significati. Watts credeva che l'arte dovesse "sollevare il velo che avvolge l'enigma dell'essere" e voleva che i suoi dipinti rappresentassero con un linguaggio simbolico universale le emozioni e le aspirazioni dell’uomo del suo tempo.
Civici Musei Udine Comune Di Udine Illegio - Comitato di San Floriano
Il racconto di Orfeo e Euridice è annoverato tra i filoni cardine della pittura dell’inglese George Frederic Watts, nella sua produzione si contano almeno otto tele che immortalano l’ultimo drammatico abbraccio dei due amanti. Il soggetto, caro alla cultura vittoriana, affascina particolarmente Watts, il quale vi riverbera l’infelice amore per la sua prima moglie, l’attrice Ellen Terry.
Il mito di Orfeo e Euridice è conosciuto fin dall’antichità e viene codificato da Ovidio nelle Metamorfosi. Il racconto narra dell’amore di Orfeo per la ninfa Euridice, il loro legame si interrompe tragicamente per la morte di lei accorsa dopo il morso di un serpente. Orfeo si recherà agl’inferi al cospetto delle divinità ctonie per riavere la sua amata. Concessagli, la perderà di nuovo. Il suo straziante dolore rimarrà leggendario.
Il tema torna in auge nel tardo Ottocento, Orfeo diventa l’emblema dell’immortalità delle arti malgrado il fato avverso. George Frederic Watts restituisce l’ultimo struggente abbraccio tra i due amanti i cui corpi ancora avviluppati in un vorticoso e dolce abbraccio sembrano non volersi consegnare al fato avverso. Ma la promessa è stata infrante ed Euridice sta recedendo verso l’antro infernale, le umane forze di Orfeo ormai nulla possono. L’amore non trionfa ma diventa immortale.
George Frederick Watts, Orfeo ed Euridice
1872, Aberdeen City Council (Aberdeen Archives, Gallery & Museums)
Parigi. Tra i caffè di Parigi André Devambez si perde a ritrarre gli “Incompresi”, tra cui compare, seppur invecchiata dal tempo, la modella dell’Olympia di Manet (a sinistra) e mio poeta Paul Verlaine (a destra): tra tre chiassosi avventori sono gli unici a sentirsi incompresi, lontani dal rumore del mondo.
Musée des beaux-arts de Quimper - officiel Comune Di Udine Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano
Parigino di nascita, figlio di un incisore, Jean-Eugène Buland si avvia al mestiere di artista formandosi all’École des Beaux-Arts sotto la guida di Alexandre Cabanel. Una formazione accademica che lo spinge in un primo tempo a corteggiare medaglie e premi ufficiali. I successi giungono con una sua costante presenza ai Salon annuali, tenterà diverse volte di ottenere il Prix de Rome senza riuscirci, si accontenterà due volte del secondo posto.
Buland troverà più tardi la sua vocazione fuori dall’enfasi del “grand genre” traendo ispirazione dalla produzione di Jules Bastien-Lepage, riconducendo la sua pittura verso una sensibilità realista incline a scandagliare la società a partire dagli ambienti più umili e dimessi: la vita semplice e le tradizioni contadine diventano i suoi soggetti prediletti. Per attingere a questi contenuti si trasferisce in campagna prendendo domicilio nel borgo rurale di Charly-sur-Marne.
Senza indugio rinuncia alla pittura di storia per dedicarsi alla rappresentazione della vita quotidiana utilizzando spesso la fotografia per dipingere con massima precisione i suoi modelli. Il pittore, con la sua raffinata tecnica, si fa etnografo e cronachista descrivendo minuziosamente un mondo sul punto di scomparire inghiottito dalla vita moderna e dalla frenesia del Novecento.
Illegio - Comitato di San Floriano Comune Di Udine Civici Musei Udine
Non è nella chiassosa e modernissima Parigi che il pittore Jean Eugène Buland trova le ragioni più profonde della sua pittura. Il suo animo trova ristoro nella quiete di Charly-sur-Marne, borgo rurale nel dipartimento dell’Aisne (ad ottanta kilometri dalla capitale) dove la vita scorre lenta e scandita dalle più solide tradizioni. Egli scruta questo mondo attento a cogliere i meccanismi che lo governano: sentimenti genuini e profondi come l’amore e la fede che accompagnano la vita contadina.
Il matrimonio innocente si annovera tra le tele più emozionanti della produzione di Jean Eugène Buland. L’artista traccia l’esordio di un candido ma sincero sentimento tra due fanciulli che si affacciano alla vita adulta. La loro tenera età non consente di dare concretezza alla loro unione, ma nonostante ciò i due protagonisti, poco più che bambini, non rinunciano a celebrare un sentimento che promette di tenerli legati per la vita. Nella tela di Jean Eugène Buland la natura rigogliosa e fiorente richiama la dolcezza e la freschezza dei sentimenti dei due giovani sposini. La spontaneità e il candore del sentimento è sottolineato dal pittore tramite la precisa caratterizzazione della scena: gli innamorati, ancora adorni dei fronzoli dei paramenti nuziali, si dirigono a braccetto verso un campo di cavoli alla ricerca di un bambino, ulteriore sigillo del loro amore
Jean Eugène Buland, Matrimonio innocente
1884, Carcassonne, Musée des Beaux-Arts
Illegio - Comitato di San Floriano Civici Musei Udine Comune Di Udine
Con un ospite speciale in visita alla mostra
Vittorio Sgarbi Civici Musei Udine Comune Di Udine Illegio - Comitato di San Floriano
Un ospite speciale in visita alla mostra
Vicinanze e smarrimenti, amore e mistero, sono le forze racchiuse nel quadro di partenza della mostra Insieme. Un capolavoro del 1973 di Salvador Dalí. Al curatore don Alessio Geretti il compito di raccontarcelo.
Salvador Dalí
Dalí visto di spalle mentre dipinge Gala vista di spalle eternizzata da sei cornee virtuali provvisoriamente riflesse da sei veri specchi
Teatre-Museu Dalí
Comune Di Udine Civici Musei Udine Illegio - Comitato di San Floriano
Dalì, , , , e molti altri: a Udine, la mostra internazionale d'arte INSIEME, presenta 60 capolavori provenienti dai più grandi musei d'Europa per rendere visibile la condizione umana e il rapporto con l'altro. Concedetevi un viaggio nella bellezza.
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La mostra insieme omaggia gli .
Benveuti a Udine!
"Il Friuli ringrazia e non dimentica".
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Indirizzo
Via Cavour 14
Udine
33100
Orario di apertura
Lunedì | 14:00 - 19:00 |
Martedì | 09:30 - 19:00 |
Mercoledì | 09:30 - 19:00 |
Giovedì | 09:30 - 19:00 |
Venerdì | 09:00 - 20:00 |
Sabato | 09:00 - 20:00 |
Domenica | 09:00 - 20:00 |
Sammardenchia Di Tarcento
Udine, 33017
Museo a cielo aperto. Percorso per immagini, bassorilievi in ceramica realizzato lungo la via principale di Sammardenchia di Tarcento.
Udine
Design, Management, Communication, Research
Piazza Patriarcato 1
Udine, 33100
Istituito nel 1963, il Museo Diocesano dal 1995 ha sede nel Palazzo Patriarcale di Udine. Ospita gli