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San Marco
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Siamo alla terza edizione dell’Art Nouveau Week e anche quest’anno il Lido di Venezia con le sue numerose e splendide ville in stile Liberty fa parte del programma.
Le visite saranno due:
10 luglio alle ore 16.30 con Natalia Spolador 345 9905264
14 luglio alle 16.30 con Antonella Bracco 3474214857
Per informazioni e prenotazioni potete contattarci telefonicamente o via mail all’indirizzo [email protected]
Per sapere di più su questa iniziativa potete visitare la pagina https://www.italialiberty.it/
Quanta bellezza racchiude la Basilica di San Marco !
Visitatela con me la sera del‘8 maggio !
Per informazioni
3459995624 [email protected]
Un museo profumato : Ca‘ Mocenigo
Perché oggi non ci immergiamo nel profumo ? Questo mondo mi ha sempre affascinata e quando a Venezia é stato aperto il museo del profumo a Ca‘ Mocenigo, la mia gioia é stata immensa.
Il profumo é da sempre presente nel nostro quotidiano ... il profumo del seno materno, della cucina, della famosa madeleine di Proust, della primavera, dell‘aria impregnata di sale in riva al mare; ogni profumo rievoca una sensazione , un ricordo .
Essenze e balsami profumati erano in uso in tempi remotissimi, presso gli Egizi, i Greci, i Romani; erano profumi per il corpo ma anche essenze che, offerte a Dio, diventavano preghiera.
Provate allora ad immaginare un palazzo veneziano, pensate di entrare in un laboratorio quasi alchemico di un profumiere, vedere alambicchi e sognare terre lontane dalle quali provenivano queste essenze pregiatissime.
Ammirate adesso le boccette preziose che contenevano sogni.... erano proprio sogni contenuti in flaconcini da portare alla cintura, scomparti segreti nei monili , nei pomander da annusare e da provare.
Ecco la rosa moceniga che vi avvolge come se aveste petali attorno a voi , ecco il bergamotto che vi porta in un mare di fiori bianchi e agrumi, una felce verde che vi fa respirare natura oppure immaginare di essere in una nuvola di profumo più intenso come il patchouli o l’incenso...
Ah, l’incenso, uno dei miei profumi preferiti, come ti scalda l’anima , io aggiungerei un goccio di ambra e di Iris , magari la prugna o un po‘ di sandalo ....
Sarebbe bello ritrovarsi davanti ad un „organo del profumiere „, immaginarsi la composizione che si sposi con la nostra pelle.
Ho sempre invidiato i „nasi“ , quelli che riescono a distinguere migliaia di profumi e posso solo immaginare la loro gioia quando creano una fragranza che verrà indossata da quella persona.
Un maestro profumiere sa a chi dirigerà le sue scelte, immagina la persona che indosserà il suo abito ... Si, il profumo deve essere indossato, portato , il profumo esalta la personalità e senza questa percezione olfattiva ,io, e credo anche voi , non potremo vivere.
Vi aspetto al museo del profumo a Ca‘ Mocenigo !
Natalia
Una Buona Pasqua di Resurrezione a tutti voi con questa immagine dipinta da Alvise Vivarini alla fine del ‘400 per la chiesa di San Giovanni in Bragora.
La luce del mattino che tinge il cielo sullo sfondo è simbolicamente la luce che porta in sè il Cristo Risorto.
È quella luce e il particolare punto di vista ribassato che permette alla figura del Risorto di stagliarsi nitida , vincitrice sulla morte.
I soldati sono attoniti di fronte al miracolo e si ritraggono, sono quasi soverchiati da questo Cristo benedicente che tiene il vessillo di vittoria.
Pasqua significa “ passare oltre” e speriamo sia per tutti noi una nuova luce, un “passare oltre “ secondo i bisogni e le convinzioni di ognuno.
Natalia
Oggi Venerdì Santo, vorrei ricordare la morte in croce di Cristo con una opera di Giotto esposta al museo degli Eremitani a Padova ma realizzata per la Ca****la degli Scrovegni.
Molto probabilmente era posizionata sotto l’arco trionfale, seguendo la concezione teologica della Croce come segno di salvezza e redenzione e dunque trionfante .
L’iconografia di Cristo in Croce, già consolidata nel ‘200 trova nei Crocefissi giotteschi un’altra interpretazione , poiché Giotto rende il Signore un uomo vero, sofferente, con il corpo leggermente piegato in avanti quasi spinto dal suo stesso peso, mentre nei precedenti duecenteschi il corpo assumeva una rigidità quasi innaturale .
La figura è longilinea, scarna e accarezzata dalla luce, che crea effetti plastici
, trasformandosi poi in ombra sotto le ascelle, sotto le mani contratte con i palmi non distesi ma piegati.
Si notano le vene, i tendini, le ossa del torace, ci si stupisce di fronte al bellissimo volto chinato con lineamenti perfetti e con quei segni sottili degli occhi, del naso e della bocca esalante l’ultimo respiro dell’uomo mortale.
Il perizoma leggermente increspato, sottilissimo, trasparente lascia intravedere la decorazione posteriore; Cristo si appoggia su una croce blu, ma su questa sembra sia stata appoggiata una stoffa preziosa, come quelle che avvolgevano un tempo le reliquie dei santi.
Si tratta di un tessuto raffinatissimo intarsiato di rosso, azzurro, nero, oro e bordato da un listello azzurro ricamato a motivi cufici.
In basso il Golgota, luogo del cranio in aramaico, scandito da linee nette, precise con queste fessure nere dalle quali sgorgano rivoli di sangue e dove la grotta profonda lascia emergere il cranio di cui porta il nome .
La tipologia della croce è quella tradizionale: sono due tavole in pioppo che terminano in alto e lateralmente sul braccio traverso con tabelloni polilobati, dove sono inseriti Dio Padre, ancora con una fissità bizantina, mentre i Dolenti, resi plasticamente vigorosi, con il chiaroscuro, trasmettono il loro pathos, il loro dolore , sopratutto la Madre con le sue mani contratte e il corpo avvolto nel mantello di afflizione.
L’opera è decorata anche posteriormente ma in pessime condizioni e si intravedono l’Agnello mistico e i quattro evangelisti.
Sarà un coinvolgimento emotivo trovarsi di fronte a quest’opera, che, nonostante sia meno conosciuta di altre opere di Giotto, è un capolavoro assoluto .
Vi aspetto per ammirarla insieme!
Natalia
L’ultima Cena di Tintoretto
Oggi , Giovedì Santo, si celebra per i Cattolici l’istituzione della Eucarestia e ho scelto uno degli ultimi dipinti di Jacopo Tintoretto che si trova nella Basilica di San Giorgio .
Tintoretto accompagna l‘Ultima Cena con un altro dipinto sulla parete opposta „Gli ebrei nel deserto e la caduta della manna“, unisce cioè il tema veterotestamentario del cibo che sazia il corpo e il tema del cibo che sazia e salva l’uomo: il suo corpo offerto , l’Eucarestia.
L’ambiente è una buia taverna veneziana ma con tre fonti luminose che rischiarano simbolicamente la scena : la luce profana della lampada ad olio , la luce salvifica di Cristo emanata dalla sua aureola e da quella degli apostoli, anche se più flebile e la luce spirituale creata da quelle pennellate fantasmagoriche che creano le forme angeliche.
Il tavolo posto diagonalmente allunga a dismisura la prospettiva e permette l’inserimento di moltissime figure gesticolanti, di oggetti e di animali.
Oltre agli Apostoli , con Giuda in posizione opposta agli altri, vediamo una donna con un vassoio vuoto, un’altra invece che ne porge uno con del cibo e rappresentano la chiesa degli Ebrei, ormai vuota e la chiesa dei Cristiani.
Tutta l’attenzione è verso Cristo infatti un apostolo ferma con le mani la richiesta di un mendico, non è un gesto di rifiuto ma vuole sottolineare che la Ca**tà adesso è solo quella spirituale e che l’interesse ora si deve concentrare sul Signore.
Un bacile con un telo e una spugna è la rievocazione della Lavanda dei piedi, già avvenuta ma presente.
Concitata, immensa, popolare, spirituale, miracolosa, visionaria è questa Ultima Cena che Tintoretto ci lascia al tramonto della sua vita ma altre ne dipinse per altri committenti e potremmo vederle e confrontarle assieme durante una visita guidata.
Vi aspetto
Natalia
Vi aspettiamo per scoprire assieme i « nizioleti «
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