Archivio Studio Lavarello
Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Archivio Studio Lavarello, Progettista architettonico, Via Peschiera 5/3, Genova.
Lo Studio Lavarello è stato fondato a Genova nel 1955 da Marco Lavarello (1921-2018) ed è tuttora attivo, nelle persone di Matteo, Antonio e Marta Lavarello, rispettivamente figlio e nipoti del fondatore.
In occasione della 74esima edizione del Festival della Canzone Italiana in corso in questi giorni, l'edizione online di Domus ha dedicato un articolo a firma di Giovanni Comoglio a Marco Lavarello e al suo progetto per il teatro Ariston di Sanremo. I materiali pubblicati provengono dall'archivio dello Studio Lavarello.
Modernist to pop, the story of Teatro Ariston, the home to Festival di Sanremo
Due anni fa, il 15 gennaio del 2022, chiudeva "Marco Lavarello. Progetti per Genova" la mostra promossa da Giglio Bagnara (e in particolare da Enrico Montolivo) in occasione dei cento anni dalla nascita di Lavarello, allestita nei locali dello storico departement store di Sestri Ponente e curata da Jacopo Baccani, Maria Montolivo e Antonio Lavarello. In occasione di questa ricorrenza pubblichiamo il progetto da cui nacque il legame tra Giglio Bagnara (e la famiglia a cui fa riferimento l'azienda di Sestri) e Marco Lavarello, ovvero l'ampliamento degli spazi di vendita con la costruzione di una nuova ala ad est di quella esistente. Tale intervento, che aggiunse 4000 mq ai 1200 già esistenti rinnovando i reparti di vendita, i magazzini e l'ingresso, venne realizzato tra il 1967 e il 1969, centenario dalla fondazione del negozio (1869). Inizialmente Lavarello, che per questo progetto collaborò nuovamente con Aldo Molteni, ingegnere milanese con cui aveva lavorato al progetto della Rinascente di Piccapietra (1961), propose per il nuovo edificio una soluzione a piani sfalsati che consentiva la permeabilità visiva tra un reparto e l'altro. Questa soluzione fu accantonata in favore di una più tradizionale; d'altronde per Giglio Bagnara, allora guidato da Diego Bagnara e Camillo Saccomanno, si trattava già di un grande azzardo. Anche all'esterno, da una prima versione rivestita in metallo si passò a facciate intonacate e tinteggiate con colori caldi tipicamente liguri. Pur nell'evidente novità, l'addizione volumetrica, peraltro caratterizzata anche da un parcheggio in copertura, si poneva in relazione con il tessuto ottocentesco non solo dal punto di vista materico, ma anche attraverso le forme e le proporzioni della facciata su via Menotti, che confermava l'altezza e il ritmo degli edifici esistenti e proseguiva la teoria di cornicioni con la propria imponente fascia di coronamento; inoltre su via Sestri venne mantenuto il prospetto originario.
Pubblichiamo uno spaccato prospettico della soluzione a piani sfalsati, uno schizzo a volo d'uccello della versione definitiva e alcune foto d'epoca (crediti: Brandolini). Inoltre aggiungiamo la locandina e alcune foto dell'allestimento della mostra del 2021.
Per sottolineare il rapporto professionale che, in forme e occasioni diverse, legò Marco Lavarello alla Fiera di Genova, facciamo seguire alla pubblicazione dell'Auditorium (1984), il progetto (1965) della pavimentazione del vecchio padiglione B (demolito e sostituito nel 2009 dal nuovo edificio progettato da Jean Nouvel); peraltro i due progetti, pur distanti nel tempo, sono caratterizzati da una certa comunanza del linguaggio formale utilizzato, basato sulla combinazione di una geometria lineare estensivamente ripetuta e l'alternanza di cromie affini. In questo caso una sorta di enorme "codice a barre" (curiosamente consonante con il carattere commerciale dell'edificio) costituito da campi di linoleum di toni freddi (verdi e azzurri) copriva l'intera superficie del pavimento del Padiglione. Il linoleum, che molti spesso confondono con pavimenti plastici o di gomma, è un materiale composto da materie prime di origine naturale, in particolare olio di lino. Tra gli esempi particolarmente interessanti e celebri dell'utilizzo del linoleum in architettura vi sono gli interni del grattacielo Pirelli a Milano (1956-1960), progettato da Gio Ponti; val la pena di ricordare che all'epoca (dal 1894 sino al 1975) era proprio la Pirelli a produrre tale materiale in Italia. L'incarico per il disegno della pavimentazione del padiglione B si inseriva in una serie di consulenze progettuali svolte da Lavarello per la Fiera come componente della Commissione Edilizia, relative ad elementi di arredo, piccole modifiche o integrazioni della configurazione del layout originale dei padiglioni. A ciò si aggiungano la grande scenografia per l'ingresso del primo Salone Nautico (1962, già pubblicata su questo profilo), i numerosi allestimenti fieristici, le sei edizioni di Euroflora (dal 1971 al 1996, già pubblicate su questo profilo). Il legame di consulenza con la Fiera nasce addirittura prima della costruzione materiale della Fiera stessa, come conferma un aneddoto che lo stesso Marco Lavarello soleva raccontare: un giorno (probabilmente un tardo pomeriggio, al termine dell'orario lavorativo), insieme a Giuseppe De André (padre di Fabrizio), promotore e primo presidente dell'Ente Fiera, a bordo di una piccola imbarcazione, forse un gozzo, si recò nelle acque antistanti la foce del Bisagno per valutare l'impatto dei riempimenti previsti per la realizzazione della Fiera stessa, tracciandoli mentalmente attraverso il metodo degli allineamenti visivi di elementi emergenti del paesaggio costiero, utilizzato dai pescatori per individuare le zone di pesca; con una lenza a piombo Lavarello e De André verificarono anche l'effettiva profondità dello specchio acqueo. Tracce di questi rapporti si ritrovano nell'archivio Lavarello non solo per quanto riguarda i progetti già menzionati, ma anche con l'ampia documentazione fotografica relativa agli spazi della Fiera, con le fotografie aeree qui pubblicate, con i verbali della Commissione Edilizia e con i volumi pubblicati dalla Fiera e dedicati alla propria attività (qui pubblichiamo alcune pagine del libro stampato in occasione dell'inaugurazione del quartiere fieristico).
Tra i primi lavori con cui Marco Lavarello si confrontò all'inizio della propria traiettoria professionale, quando ancora operava nell'ambito dello studio di Dante Datta, ci furono due teatri, il Politeama Genovese e il Teatro Duse. Questo "imprinting" progettuale segnò a fondo il prosieguo della lunga carriera di Lavarello, che si trovò a disegnare molte sale da spettacolo di vario genere, tra le quali alcune di particolare rilevanza, come il cinema-teatro Ariston di Sanremo, divenuto popolare come sede del Festival della Canzone Italiana, o il Nuovo Margherita, che dagli anni '50 agli anni '90 del '900 è stato il più grande e più importante teatro genovese. Abbiamo pubblicato qui i principali progetti di Lavarello relativi a questo tema. Concludiamo la serie con le due sale conferenze progettate per l'auditorium della Fiera di Genova, progettato nel 1984 dallo Studio Lavarello (Marco e Matteo) e collocato nel basamento della cosiddetta torre NIRA (Ansaldo Nucleare), recentemente demolita nell'ambito dei lavori per il nuovo Waterfront di Levante. Le due sale erano caratterizzate cromaticamente, una con toni caldi e una con toni freddi e furono allestite con la poltroncina Cavea, progettata anch'essa dallo studio Lavarello e prodotta dall'azienda torinese TRAU Arredi Metallici. Pubblichiamo le piante dei soffitti, un bozzetto a tempera, alcune fotografie delle sale, alcune delle quali tratte dal materiale promozionale della TRAU, e una fotografia della poltroncina.
Lo scorso fine settimana, nel corso delle visite guidate ai teatri Duse e Genovese organizzate nell'ambito di Maledetti Architetti 2023, è stata illustrata la proposta progettuale elaborata all'inizio degli anni '70 dallo Studio Lavarello su incarico del Teatro Stabile di Genova relativa ad una "tematizzazione" di via Bacigalupo come "strada dei teatri". Lo Stabile, guidato da Ivo Chiesa e Luigi Squarzina, in quel periodo gestiva infatti sia il Teatro Duse (fin dagli anni '50) sia (a partire dal 1963) il Politeama Genovese), sui quali peraltro Marco Lavarello era intervenuto, in diverse occasioni, quale progettista. Inoltre lo Stabile possedeva in zona un'altra sala, il Teatrino di piazza Marsala, anch'esso progettato da Lavarello (1966). Appare quindi comprensibile l'idea di realizzare una sorta di "teatro diffuso", considerando anche la presenza di un "ristorante del teatro" al piano terra del palazzo nei cui fondi era situato il Teatrino, e di uffici del Teatro ai piani superiori. Lo Studio Lavarello predispose tre diverse alternative per realizzare un collegamento tra gli ingressi del Duse e del Politeama: la prima prevedeva un portico che riprendeva "mimeticamente" i materiali (pietra di finale) e le forme (pilastri quadrati) dei due avancorpi dell'edificio preesistente; nella seconda ipotesi il portico era declinato con forme e materiali diversi (voltine a sesto ribassato e colonnine metalliche); nel terzo caso il collegamento era realizzato con una serie di elementi di arredo urbano, talvolta sedute pubbliche talvolta fioriere, che integravano sostegni per le locandine degli spettacoli e un sistema di illuminazione del marciapiede, con un grande striscione teso al di sopra di via Bacigalupo che recitava "Teatro Stabile della Città di Genova". Nessuna delle proposte fu attuata e con tutta probabilità l'idea del "quartiere dei teatri" fu accantonata nel momento in emerse la possibilità di realizzare un grande teatro con uffici e spazi vari nel complesso di nuova costruzione di Corte Lambruschini (1987-1991, progetto di Piero Gambacciani).
Il materiale pubblicato consiste in una serie di bozzetti a pennarello, a china o a matita relativo alle diverse soluzioni progettuali, accompagnati da fotografie d'epoca (già pubblicate in precedenza su questa pagina) relative al Politeama, al Duse e al Teatrino.
Tra gli edifici visitabili in occasione della terza edizione di "Maledetti Architetti", iniziativa organizzata dalla Fondazione dell'Ordine degli Architetti di Genova e dal Comune di Genova, in corso oggi e domani, ci sono due sale teatrali, il Politeama Genovese e il Teatro Duse in cui Marco Lavarello ha lasciato il suo segno progettuale. Vi sarà modo di accennare anche al Teatrino di piazza Marsala, anch'esso progettato da Lavarello, e dell'idea di una "strada dei teatri" - precisamente via Bacigalupo su cui si affacciano il Politeama e il Duse - sviluppata dallo Studio Lavarello su incarico del Teatro Stabile nei primi anni '70.
Riprende la pubblicazione di progetti provenienti dall'Archivio dello Studio Lavarello e in particolare delle sale da spettacolo progettate da Marco Lavarello. In questo caso si tratta per la precisione di un Centro Congressi annesso all'Hotel Bristol di Rapallo; tra il 1979 e il 1984 lo Studio Lavarello firmò il progetto della ristrutturazione dell'intero albergo (l'intervento nel suo complessò sarà oggetto di un altro post). La direzione lavori fu svolta da Attilio e Davide Viziano (Gruppo Viziano - Genova).
L'idea della sala da spettacolo come grande tenda da circo, già sviluppata da Marco Lavarello nell'interno del Cinema-teatro delle Acciaierie di Cornigliano (pubblicato in un post precedente) in questo caso è combinato con le decorazioni grafiche sperimentate nelle sale cinematografiche progettate negli anni '70 (anch'esse oggetto di precedenti post).
Pubblichiamo un bozzetto ad acquerello e due foto della realizzazione.
L'Archivio dello Studio Lavarello augura buon Ferragosto pubblicando queste prospettive a tempera di sapore particolarmente estivo, relative ad un progetto (non realizzato) per uno stabilimento balneare a Lavagna risalente al 1956. Gli edifici mostrano l'influenza dell'opera di Luigi Carlo Daneri (con cui Marco Lavarello collaborò all'inizio della propria carriera) ma anche riferimenti al linguaggio del Neoplasticismo olandese (De Stijl).
Vista la calura estiva la pubblicazione dei progetti di sale da spettacolo progettate da Marco Lavarello non poteva non proseguire con questo bozzetto prospettico per un cinema all'aperto a Novi Ligure, risalente al 1961.
Prosegue la serie di sale da spettacolo progettate da Marco Lavarello con alcuni bozzetti per due cinema diversi. I primi tre schizzi a matita si riferiscono ad altrettante ipotesi cromatiche per il cinema del Lido, mentre gli ultimi due sono relativi al cinema Manin (situato all'inizio di corso Armellini e ormai da tempo sostituito da un supermercato). Purtroppo in archivio non sono presenti disegni architettonici né fotografie della realizzazione.
Un'altra sala cinematografica progettata da Marco Lavarello, il cinema Ambra di Nervi. Anche in questo caso, come per il Pittaluga, il progetto risale alla metà degli anni '70, come evidente dai colori vivaci e dal linguaggio espressivo esuberante. I corpi illuminanti sferici accomunano la sala al foyer e agli altri spazi di servizio, i quali presentano un accurato studio della sezione, con misurate variazioni delle altezze e delle quote dei diversi ambienti.
Tra i materiali pubblicati bozzetti a matita (prospettive e sezioni), spaccati prospettici a pennarello su lucido, foto d'epoca purtroppo sensibilmente scolorite. Particolarmente interessanti risultano le sezioni a collage sia della sala sia del foyer, queste ultime arricchite da riproduzioni delle pellicole di film allora nelle sale, che contribuiscono a legare il progetto agli anni in cui è stato prodotto.
Ancora sale da spettacolo progettate da Marco Lavarello.
In questo caso si tratta di un cinema genovese, il Pittaluga (attuale Odeon) di corso Buenos Aires.
Il progetto è del 1975; in effetti il linguaggio che caratterizza l'interno della sala risulta evidentemente legato alle tendenze stilistiche degli anni '70: colori sgargianti e forme sinuose e avvolgenti.
I disegni pubblicati comprendono bozzetti a pennarello e a matita e spaccati prospettici a china.
Dopo il grande teatro smontabile allestito ai Parchi di Nervi per il Festival Internazionale del Balletto, un'altra grande sala da spettacolo progettata da Marco Lavarello.
Si tratta del Nuovo Teatro Margherita in via XX Settembre, inaugurato nel 1957.
Il progetto fu redatto da Lavarello insieme a Vincenzo Oddi, Giorgio Olcese (che successivamente progetterà il palazzo del Tribunale con a Giovanni Romano e Giulio Zappa e proseguirà la propria traiettoria professionale come funzionario e dirigente del Comune), e Renato Toninelli (che si occupò della progettazione strutturale).
Il nuovo teatro rappresentava la ricostruzione del vecchio Politeama Regina Margherita, inaugurato nel 1885 e a sua volta erede del Teatro Andrea Doria realizzato nel 1855. Il vecchio Margherita andò infatti distrutto nel corso del bombardamento alleato del 8 agosto 1942.
La sala progettata da Lavarello, Oddi, Olcese e Toninelli poteva accogliere circa 2000 spettatori tra platea, palchi e galleria.
La geometria del soffitto della grande sala ricordava quella di un foglio piegato; tale conformazione non aveva soltanto ragioni acustiche ma, combinata con il sistema di illuminazione, produceva interessanti effetti di luci e ombre.
Un altro aspetto particolarmente interessante era la lunga tenda che separava la platea dal ridotto. Questa cortina poteva essere aperta quasi completamente, mettendo a diretto contatto le due parti del teatro, che confluivano percettivamente in un unico grande spazio. Il soffitto del ridotto presentava lacunari ottagonali che ospitavano l'illuminazione.
L'ingresso era molto ampio, caratterizzato da corpi illuminanti disegnati ad hoc e marmi policromi a rivestire il pavimento e le colonne, mentre pannelli decorativi realizzati da Lele Luzzati arricchivano il soffitto, le pareti e anche il bancone del bar del ridotto.
L'inaugurazione del nuovo Margherita venne affidata a Gilberto Govi e alla sua compagnia. Nei suoi oltre trent'anni di vita il teatro accolse oltre a spettacoli di rivista e commedia musicale anche proiezioni cinematografiche e le stagioni d'opera e sinfoniche del Teatro Comunale dell'Opera, prima che fossero definitivamente trasferite nel nuovo Teatro Carlo Felice inaugurato nel 1991 su progetto di Aldo Rossi, Ignazio Gardella, Fabio Reinhart e Angelo Sibilla. Proprio all'interno della sala del Margherita, il 24 maggio 1984, si svolse il dibattito pubblico sul progetto di Rossi, tra Bruno Zevi e Paolo Portoghesi, il primo contrario, il secondo favorevole; "arbitrò" Giulio Carlo Argan.
I materiali che pubblichiamo comprendono bozzetti a tempera e acquerello, foto d’epoca, foto di cantiere e una foto che presumibilmente rappresenta la platea durante lo spettacolo inaugurale. Crediti fotografici: Gieffe
Dopo un periodo di pausa Studio Lavarello riprende la pubblicazione dei materiali contenuti nel proprio archivio e in particolare di quelli relativi ai progetti e alle opere firmati da Marco Lavarello.
L'occasione nasce dalla presentazione del progetto del grande teatro realizzato ai Parchi di Nervi per la prima edizione del Festival Internazionale del Balletto del 1955 nell'ambito del ciclo di incontri "Gli architetti raccontano l'architettura e il paesaggio nerviese", tenutasi lo scorso 7 giugno presso le Raccolte Frugone a Villa Grimaldi Fassio.
Pubblichiamo anche qui alcuni disegni e fotografie relativi a questo grande teatro a cielo aperto che all'epoca venne allestito in una valletta di parco Gropallo, che per la conformazione orografica e le quinte naturali rappresentate dalle grandi alberature si prestava particolarmente bene ad accogliere uno spazio scenico. Soltanto a partire dal 1980 l'area destinata al Festival fu collocata nello spazio antistante villa Grimaldi Fassio, acquisita dal Comune nel 1979, dove attualmente (dal 2019) si svolge anche il Nervi Music and Ballet Festival, che dopo la sospensione del 2004 ha ripreso la tradizione di questo importante evento. Per un certo periodo un teatro di minori dimensioni veniva allestito anche in parco Serra.
Il teatro progettato da Lavarello negli anni '50 aveva più di 2000 posti ed era dotato di una fossa orchestrale capace di accogliere un centinaio di musicisti, un palco con sipario e quinte, chioschi, torri faro e camerini. Tutte le strutture erano facilmente e rapidamente montabili e smontabili.
Il sipario era costituito da due serie di pannelli verticali collocati ai lati del palco e montati su carrelli di forma triangolare scorrevoli su binari. Durante la rappresentazione i pannelli costituivano una sorta di prolungamento delle quinte laterali che contribuivano ad orientare la prospettiva dalla platea. Quando lo spettacolo terminava i due gruppi di carrelli venivano trascinati da una puleggia fino a ricongiungersi al centro del palco, che così veniva occultato completamente.
Particolarmente interessanti dal punto di vista architettonico erano i camerini collocati nel retropalco, caratterizzati da una struttura di montanti di legno tamponata con pannelli di masonite colorati con diverse tinte. L'aspetto di queste strutture appariva vagamente ispirato all'architettura giapponese e al tempo stesso ricordava le cabine degli stabilimenti balneari, peraltro presenti anche non lontano dal teatro, sulle scogliere nerviesi.
Val la pena di ricordare la figura di Mario Porcile (1921-2013), ideatore e per molti anni direttore del Festival: figura di levatura internazionale, lavorò tra gli altri con Rudol'f Nureev e Maurice Béjart.
I materiali pubblicati comprendono bozzetti a tempera, prospettive a china, riproduzioni eliografiche di disegni tecnici, foto d'epoca (crediti fotografici: Focar).
Siamo onorati e felici che in questo interessante articolo sull'architettura sanremese, a firma di Giovanni Comoglio, si parli del progetto di Marco Lavarello per la sala del Teatro Ariston, includendo alcune immagini provenienti dall'archivio dello Studio Lavarello.
Domani venerdì 30 settembre, alle ore 17 presso la Sala Liguria di Palazzo Ducale, nell'ambito di BOOK PRIDE si svolgerà una presentazione del volume "Euroflora 1966-2022. Paesaggi in mostra", a cura di Antonio Lavarello e Paola Sabbion, recentemente pubblicato da Genova University Press. Il libro, ampiamente illustrato da immagini provenienti sia dall'archivio dello Studio Lavarello sia da quello della Fiera del Mare (ora raccolto da Porto Antico di Genova), ripercorre la storia della manifestazione dalla prima edizione nel 1966 fino a quella appena conclusa (di cui viene presentato il progetto), tracciando il contesto culturale in cui si è sviluppata, analizzando gli aspetti progettuali, paesaggistici, agronomici e botanici, raccontando i luoghi in cui è stata organizzata e fornendo per ogni edizione una scheda sintetica ma ricca di dettagli.
Interverrà oltre agli autori Matteo Frulio, direttore del Parco Storico Duchessa di Galliera; modererà l'incontro Gian Luca Porcile, studioso nel campo della storia dell'architettura e direttore della collana Itinerari di architettura contemporanea nel quale il libro è stato pubblicato. Il libro costituirà l'occasione per dialogare intorno al presente e al futuro di Euroflora.
Il Palazzo della Rinascente, progettato da Marco Lavarello e Aldo Molteni e presentato dall'ultimo post di questa pagina, è oggetto di una recente pubblicazione edita da Sagep Editori, curata da Antonio Lavarello e arricchita dalle fotografie di Francesca Iovene. Il libro è parte della collana "Guide di architettura contemporanea genvoese" (https://sagep.pvdc.it/categoria-prodotto/architettura/architettura-contemporanea-genovese/) curata da Valter Scelsi, Elisabetta Canepa e Vittoria Bonini:
"Nel 1975 veniva pubblicato, nel suo formato in ottavo e dedicato alla chiesa di Santa Maria di Castello, il primo fascicolo della serie Guide di Genova di Sagep Editori. Oggi, le Guide di Architettura Contemporanea Genovese raccolgono l'eredità di quell'importante e fortunato progetto editoriale, dedicandosi a raccontare proprio le opere della stagione culturale che all'epoca era ancora in progresso: il Novecento. Nell'intenzione dei curatori la collana vuole spiegare gli edifici tramite le voci plurali di ricercatori e studiosi, grazie a documenti originali, fonti di archivio e alle fotografie di Francesca Ióvene, restituendo, così, la complessità e la ricchezza di un intero scenario culturale."
I giorni scorsi la stampa genovese ha dato notizia della demolizione delle scale mobili della ex Rinascente di via Ettore Vernazza (https://genova.repubblica.it/cronaca/2022/05/26/news/demolite_scale_mobili_della_rinascente_a_genova_furono_simbolo_del_boom-351306261/?ref=fbplge&fbclid=IwAR1ck_3Ip4XgcbaYeEA2xjrDWLWPsgmWjanM2L3RQkGJuNo4JjVQ3fIwBP0).
L'edificio che ha ospitato la Rinascente dal 1961 al 2018 fu progettato, in parte come sede del grande magazzino e in parte come uffici della società Mira Lanza, dall'ingegnere milanese Aldo Molteni (già progettista delle strutture della Rinascente di piazza Duomo a Milano) e Marco Lavarello. L'edificio fu tra i primi ad essere realizzati nell'ambito del Piano Particolareggiato di Piccapietra. Tra gli elementi caratterizzanti si possono ricordare la composizione di volumi con un basamento più largo e un corpo lamellare sovrapposto, il profilo affilato su via Vernazza, i portici su tre lati arricchiti da vetrine continue dal profilo peculiare, le facciate a courtain wall rese più dinamiche dalla disposizione aleatoria delle persiane scorrevoli. Tra le immagini foto d'epoca, tra cui alcune scattate presumibilmente dalla vicina torre della Banca Popolare di Novara (si nota sullo sfondo il grande spiazzo sterrato della futura piazza Piccapietra), studi volumetrici, una prospettiva a china di una soluzione non definitiva e una prospettiva della soluzione realizzata (sulla destra il disegno accenna il profilo del vecchio ospedale di Pammatone allora ancora in piedi).
Trenta anni fa, il 15 maggio 1992, inaugurava a Genova l'Esposizione Internazionale Specializzata dedicata a Cristoforo Colombo. L'Expo fu realizzata come nel bacino del porto antico, antistante il centro storico della città, che allora si andava liberando delle funzioni portuali, affinché dopo l'esposizione internazionale le opere di riqualificazione di edifici e spazi aperti, progettate dallo studio Renzo Piano Building Workshop, ne facessero un nuovo pezzo di città.
L’antico Ponte Spinola era il luogo individuato per il Padiglione Italia. Esso comprendeva un edificio e la Nave Italia ad esso collegata; l’intero complesso avrebbe poi costituito l’attuale Acquario di Genova.
Il progetto dell’edificio fu firmato da RPBW, con cui lo Studio Lavarello (composto allora da Marco e Matteo) collaborò per il progetto di allestimento dell’esposizione che si svolse all’interno, curata da Giulio Macchi, figura autorevole nel campo della divulgazione scientifica. La mostra era articolata secondo un percorso rettilineo che cominciava al primo livello dell’edificio, di cui utilizzava gli spazi e le grandi vasche già attive, per concludersi all’interno della nave. I temi relativi al mare furono collocati all’interno del futuro Acquario, e quelli legati alla navigazione e alle scoperte geografiche nella stiva di Nave Italia.
L’eterogeneità dei contenuti esposti e degli spazi coinvolti dalla mostra suggerirono criteri allestitivi differenti accomunati però dai materiali, dalla luce, dalla grafica, firmata dallo studio Origoni/Steiner
L’allestimento riprendeva l’idea, consolidata nell’immaginario collettivo, di un “museo di scienze naturali”: eleganti teche contenevano gli elementi più preziosi, mentre grandi oggetti quali modelli e sculture erano utilizzati per caratterizzare ogni singola stanza. Gli ambienti erano immersi in una semi-oscurità, squarciata dall’illuminazione degli oggetti esposti, e da alcuni tagli verso l’esterno offerti dalla configurazione architettonica del padiglione.
Fotografie: Matteo Piazza (tratte da Colombo ’92: la città, il porto, l’esposizione, “Quaderni di Mostrare 1”) Fondazione Renzo Piano
A conclusione del ciclo di post dedicati alle sei edizioni di Euroflora (dal 1971 al 1996) progettate dallo Studio Lavarello presso la Fiera del Mare, segnaliamo il volume "Euroflora 1966-2022. Paesaggi in mostra", a cura di Antonio Lavarello e Paola Sabbion, recentemente pubblicato da Genova University Press. Il libro, ampiamente illustrato da immagini provenienti sia dall'archivio dello Studio Lavarello sia da quello della Fiera del Mare (ora raccolto da Porto Antico di Genova), ripercorre la storia della manifestazione dalla prima edizione nel 1966 fino a quella appena conclusa (di cui viene presentato il progetto), tracciando il contesto culturale in cui si è sviluppata, analizzando gli aspetti progettuali, paesaggistici, agronomici e botanici, raccontando i luoghi in cui è stata organizzata e fornendo per ogni edizione una scheda sintetica ma ricca di dettagli. Presentazioni di Mauro Ferrando (presidente Porto Antico) e Fabrizio Benente (prorettore Unige alla terza missione), prefazione di Arturo Croci, testi di Antonio Lavarello, Paola Sabbio, Ettore Zauli, Francesco Bacci, Anna Sala, Caterina Tamagno.
Euroflora 1996, progetto Marco e Matteo Lavarello. Si tratta dell'ultima Euroflora progettata da Marco Lavarello, e l'ultima a svolgersi in Fiera progettata dallo Studio, che (nelle persone di Matteo, Antonio e Marta, rispettivamente figlio e nipoti di Marco) ha firmato il progetto generale di Euroflora 2022 ai Parchi di Nervi, appena conclusa. Il progetto di questa edizione fu ispirato ad una certa sobrietà e soprattutto ad una prevalenza del verde, con molte piante ad alto fusto sia al centro del Palasport che sulle gradonate, rispetto alle parti fiorite; erano comunque presenti grandi piante di azalee, come da tradizione. Ad arricchire il disegno quattro specchi d'acqua al centro del padiglione e due cascate a lame d'acqua che scendevano dalle due gradonate contrapposte.
EuroAmeriFlora 1991, progetto Marco e Matteo Lavarello. Probabilmente l'edizione più ricca spettacolare tra quelle progettate dallo Studio Lavarello. In particolare il sistema dei percorsi risultava particolarmente articolato, con passerelle, ponti, scale che si inerpicavano sulle gradonate, viali che si scavalcavano a quote diverse, tutti realizzati carpenteria di legno. I ponti sia all'interno del Palasport sia negli altri padiglioni, erano caratterizzati da una struttura a cavalletti che ricordava quella del vecchio viadotto Polcevera progettato da Riccardo Morandi. La definizione degli spazi del Palasport possedeva anche un carattere simbolico, legato alle celebrazioni colombiane che avrebbero interessato la città l'anno successivo, con l'intersezione dei due percorsi al centro del padiglione che disegnava una grande croce di San Giorgio, e una grande riproduzione del ritratto di Colombo dipinto dal Ghirlandaio a conclusione del viale principale. Intorno alla croce di San Giorgio una vasca ovale - l'Oceano - da cui si innalzavano due colonne in marmo inaffiate da getti d'acqua, recuperate dai deposito del Comune e provenienti dall'antico Ospedale di Pammatone,a richiamare le colonne d'Ercole. La vegetazione era ripartita secondo il "vecchio" e il "nuovo" continente, con molte specie provenienti dal centro e dal sud America.
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