Arianna - una guida attraverso il labirinto
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INCONTRARSI NEL CORPO 🫂🤸🧚
In questi mesi mi sono messa in gioco in modi che hanno sorpreso anche me, accettando, fra le altre cose, di andare "a bottega" da Alessandra De Lillo, professionista che propone percorsi di psicomotricità relazionale per adulti da più di 10 anni.
Il mio progetto, che era nato con questa pagina, cresce passo dopo passo, mentre acquisto competenza e solidità ed imparo ad accompagnare altri nel loro percorso. Ed è così che in questi mesi, insieme, abbiamo realizzato sei serate in due cicli differenti di lavoro psicomotorio per adulti, contaminato un po' con le mie competenze transpersonali. In queste serate si è riso, pianto, giocato, lottato, rotolato, colorato. Si è tornati bambini e ci si è potuti chiedere che adulti siamo diventati, se a noi bambini sarebbe piaciuto quell'adulto lí. Scoprendo quindi le gioie e le paure che ci agitano, che agitano il bambino che siamo ancora dentro, che risuonano con i bambini che oggi incontriamo nelle nostre vite, per lavoro o perché siamo genitori o a volte entrambe le cose. Sono state serate bellissime, divertenti e profondamente commoventi, di cui ringrazio ogni partecipante. Qui sotto qualche foto, che purtroppo non rende affatto la magia.
Grazie allo studio di Terapia Psicomotoria del dott. Francesco Pucci che ci ha accolte e ancora ci accoglierà.
Grazie a chi ha avuto il coraggio di mettersi in gioco. Grazie a chi è in cammino. Grazie ai bambini che siamo.
Sabato 27/1 al mattino c'è il primo appuntamento del 2024, a Varese, dedicato a professionisti della relazione corporea. Trovate più informazioni qui: https://facebook.com/events/s/legami-esplorazione-dei-mediat/749640319997152/
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Ci sono giorni in cui le nostre voci interne vengono a chiamarci tutte assieme. Giorni in cui sentiamo di non essere una sola persona, ma di essere frammentati in mille versioni divergenti, che tirano e cercano di farci andare in direzioni contrapposte. Ci sono giorni in cui ci sentiamo spezzati, senza un centro.
Ed anche se ognuna di queste parti spinge a farci fare qualcosa, in questi casi c'è un solo passo da fare, ed è indietro. Un passo indietro per ascoltare le voci che ci chiamano e stare con loro, rassicurarle e legittimarle, senza però che alcuna decisione venga presa, che nessuna strada venga forzata. E' questa la via per non avere rimpianti, prendere decisioni nell'accordo delle nostre parti.
A volte l'accordo arriva spontaneo, tutte si orientano in una direzione o accolgono la possibilità di seguire una voce specifica che viene chiamata più forte ad agire. Altre serve tempo e pazienza. Lentezza ed ascolto. Come tanti maestri hanno raccontato nel tempo, siamo composti da molte parti che vogliono tornare ad essere uno, e che verranno a cercarci finchè non le integreremo tutte.
Le nostre parti hanno bisogno della nostra presenza "adulta", del nostro sguardo compassionevole per potersi ammorbidire e riunire, e questo esercizio si può fare in tanti modi, dando alle nostre parti molti nomi. Il bambino interiore, ad esempio, è una di queste, così come il lavoro sulle ombre.
Le nostre parti possono avere bisogni diversi nel tempo, modalità differenti di esprimersi anche in base alle stagioni e alle esperienze che stiamo attraversando. Alcune per un po' si ammutoliscono, ed altre ormai sono talmente integrate da non avere più una voce propria, ma essere solo una delle molte sfumature della nostra profondità che cresce e man mano viene accolta.
Ci sono almeno quattro aree di noi da prendere in considerazione, per essere sicuri che il nostro "condominio" interno sia in accordo:
La mente, il cuore, la pancia e la nostra personalità profonda.
Quando pian piano impariamo a mettere assieme le esigenze di queste parti, la nostra vita inizia a fluire con meno scossoni, trasportata a minima resistenza dall'energia di ciò che la vita ha in serbo per noi.
Un abbraccio fluido
Arianna
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Oggi penso alla fatica di ACCOGLIERE L'AMORE.
A volte può succedere che la vita ci metta accanto qualcuno che ci vede per quello che siamo e non ne fugga.
Qualcuno disposto a sua volta a mostrarsi per ciò che è.
Davanti a quella mano tesa, a quella possibilità di vicinanza, in alcuni di noi possono nascere dei grandi timori, spesso legati ad antichi dolori senza nome.
Allora può succedere di trovarsi a fuggire via, tenendo il cuore serrato fra alte mura, oppure a creare situazioini conflittuali, ad aggredire, per difendere la tristemente rassicurante certezza che quella porta lì, per noi, sarà chiusa per sempre.
Incontrare il dolore non è semplice, e più è antico, incistato, rappreso come il sangue, indurito e arrugginito come un vecchio chiavistello, più è grande la paura per noi di accoglierlo, soprattutto se ci sembra non avere alcun senso, se la mente dinanzi a lui vacilla.
Può succedere allora di cadere nuovamente nella trappola di fuggire al dolore, nel tentativo di non sentirlo, ignorando che per non sentirlo ci troveremo anche a chiudere le porte alla bellezza del mondo, a smettere di sentire tutto il resto, incluso l'AMORE.
Perhè è qui la chiave di tutto questo gioco. E' solo attraversando quel dolore antico, che potremo riaprirci al mondo e reincontrare ciò per cui vale la pena di vivere.
E il momento in cui questo viene compreso è una grande liberazione. Con lentezza, camminando fra le ombre che hanno lungamente incatenato il nostro cuore, ci permettiamo di sentire il dolore, e con lui, il nostro petto che si riscalda, il cuore che ricomincia a ba***re, l'aria che ci sfiora e l'energia di cui siamo pieni. La via per riaprirci passa per l'attraversare ciò che in noi più temiamo e tutta la furia che era a difesa di quella porta, fatto il passo, si dissolve lentamente, come un'esercito fantasma.
Lasciandoci liberi di incontrare tutta la bellezza del mondo.
Buon cammino fra le ombre
Arianna
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Cosa succede alle RELAZIONI quando alziamo la qualità della nostra PRESENZA?
Ci sono varie cose che possono accadere, ma principalmente quello che accadrà, se ci diamo un po' di tempo, è un allineamento dell'esterno al nuovo livello proposto.
Le persone e le situazioni cresceranno con noi oppure si allontaneranno perchè non riescono a sostenere il livello dove ora siamo. Cambiamenti imprevisti arriveranno, navigandoli la qualità che proponiamo si consoliderà, e ci assesteremo su un livello che prima era impensabile.
Non sarà un processo immediato, metterà alla prova la nostra presenza e il nostro coraggio, la nostra capacità di essere fedeli a noi stessi, la qualità del nostro stare, del vibrare. Portando in giro questa versione di noi, attireremo il simile ma scateneremo in parte le resistenze di chi e cosa non è pronto a seguirci, che risuoneranno con le nostre.
Ad esempio se il mio lavoro non è in linea con la mia energia ma io scelgo di manifestarmi anche in quel contesto, possono succedere due cose:
- pian piano io sentirò di non appartenere più a quell'ambiente/l'ambiente mi allontanerà e finirò per andarmene
- l'ambiente cambierà con me, proponendomi nuove attività/ruoli/modi di fare il mio lavoro che siano più coerenti con il valore che adesso porto. A quel punto starà a me essere capace di coglierle al volo, lasciando andare ciò con cui mi identificavo prima in quel contesto.
Anche con le relazioni di coppia avviene lo stesso fenomeno, ed è il punto in cui scopriamo se chi abbiamo accanto è in grado di trasformasi con noi, anche attraverso ciò che noi gli proponiamo. Non sempre è semplice e il vuoto che all'inizio ci attende fa paura.
Dall'altro lato di quel vuoto ci attendono pienezze che non ritenevamo possibili, a patto di permetterci di cambiare, di lasciar morire in noi ciò che è pronto a farlo, per accogliere nuove vie, nuove fioriture possibili.
Buona fioritura
Arianna
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Dedico questa giornata, ma anche questo tempo della mia vita, al BAMBINO INTERIORE che è a guardia di tutto ciò che è in sospeso nella nostra infanzia, e che ora abbiamo la possibilità di accogliere e far fluire.
Il tempo e la cura che oggi in quanto adulta posso dargli, racconta una lunga strada, la possibilità di uscire dal cinismo e di mostrare le proprie ferite. Ed è così che quache tempo fa ho reimparato a commuovermi. Prima in me c'era sempre una voce che diceva che le lacrime andavano nascoste, rimandate indietro nella profondità da cui erano arrivate, per mantenere la tempra, la durezza, la corazza, la "forza". Lo scrivo fra virgolette perchè non penso più ci fosse alcuna forza in questo trattenere, ma si vede che era ciò che dovevo attraversare.
Due anni fa, invece, ho scoperto la bellezza di commuovermi.
Da allora non perdo occasione di piangere per permettermi di fluire e trasformarmi in onda del mare. Le lacrime sono oggi per me un allenamento al lasciar andare.
Oggi, ad esempio, ho ascoltato una bella fiaba sulla responsabilità e sulla comunità. Sono temi sempre forti per me, che richiamano dolore e desiderio. Ho pianto, fra i miei amici che un po sorridevano, gioendo di una vita dove ho lo spazio per prendermi cura di questa dolcezza sepolta. E alla fine della fiaba la mia bambina interiore è stata felicissima di dare una piccola forma alle emozioni di questo racconto, che è l'immagine di questo post.
W la libertà di ridere e di commuoversi e di poter tornare bambini con tutto lo stupore del mondo!
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Oggi guardo alla LUCE e all'OMBRA, soprattutto nelle relazioni.
Quando incontriamo qualcuno che risuona con noi, qualcuno che ci attrae, con cui sentiamo di essere disposti a connetterci, spesso condividiamo con lui dei nodi da sciogliere, in modo più o meno consapevole.
Quella persona risveglierà in noi parti che abbiamo bisogno di guardare, di accogliere, e, se la relazione è sana, diventerà una palestra, uno spazio di incontro in cui poter anche condividere verbalmente a cuore aperto le fatiche di questo incontro interno ed esterno.
Ma ci sono casi in cui ancora non sappiamo cosa stiamo incontrando, e guardiamo l'altro con occhi annebbiati da ciò che proiettiamo su di lui. Immancabilmente ogni proiezione arriverà a mostrare l'ombra che nasconde.
Può succedere allora che persone che attribuiscono a sé stesse poco valore siano attratte da chi se ne attribuisce tanto, e annebbiate da come l'altro proietta la propria (fragile ed apparente) grandezza, non riescano a riconoscere tutte le ombre che quella "grandezza" nasconde.
Questo è particolarmente vero quando non riusciamo a riconoscere le nostre ombre. Una persona che si stima poco e non riesce ad accogliere neppure la propria luce, tenderá ad essere estremamente crudele e giudicante anche verso la propria ombra, e questo le renderà molto difficile vederla con chiarezza nell'altro, esponendola a situazioni rischiose senza saperle riconoscere.
È di questo che parla la fiaba di Barbablù, e molte altre ancora.
Sappiamo riconoscere l'altro come predatore, solo se abbiamo avuto la forza di guardare il nostro predatore interno, il nostro desiderio di prevaricare e fare qualcosa a nostro beneficio e contro quello altrui. Ma per alcuni di noi questo passo è enormemente difficile.
E finché non diventa possibile per noi incontrarci profondamente, accogliere nel nostro cuore anche desideri che ci sembrano "sbagliati", saranno le relazioni che ci sceglieremo a fare questo lavoro per noi, e mostrarci ciò che dentro non abbiamo la forza di guardare.
Anche queste esperienze, per crude che possano essere, fanno parte di un ciclo di trasformazione e gradualmente ci accompagnano ad incontrare noi stessi con pienezza.
Buon cammino di luci ed ombre
Arianna
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Ci sono volte in cui la vita ci mette davanti esattamente ciò che abbiamo chiesto. Ciò che aspettavamo da lungo tempo, ciò che sembra fatto apposta per noi. Una situazione, una relazione, magari una casa o un lavoro, che hanno la forma del desiderio che avevano espresso.
Solo che.
Solo che per prenderlo, per accoglierlo, per "potercelo permettere" bisogna saltare. Uscire dal cerchio di comfort del "vorrei ma non posso", ed effettivamente AGIRE, incontrando anche le piccole imperfezioni, le fragilità, le incertezze, nostre e di ciò che ci attende. Incontrando anche i fantasmi che ci hanno lungamente impedito di accedere a quella bellezza, che ora sono pronti a lasciarsi guardare. E permettendoci di trasformarci da qualcuno che a quella cosa tendeva, a qualcuno che in quella cosa ci sa stare.
È solo il cuore che in questo ci può guidare. La mente conosce unicamente ciò che è già avvenuto, e qui la vita ci chiede il coraggio di incontrare, di partecipare a creare, ciò che avverrà.
È tempo allora di respirare, lasciar andare schemi e paure, e fidarsi della via che solo il cuore sa vedere.
Buon salto della fede
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Oggi penso alla PRIMAVERA.
La primavera è per me stata spesso un momento di grande fatica. Un momento in cui il mondo attorno fioriva, strappandomi dalla culla interiore di autunno e inverno, e gettandomi nel caos.
Sentivo in primavera che le mie parti si risvegliavano tutte assieme, convulsamente divergenti. Ogni parte desiderava una cosa diversa, e ogni parte aveva una grande voce.
La primavera è per me un periodo in cui si dorme poco, perchè tutto richiede di essere ascoltato, guardato, accolto, agito.
Ed ecco che quest'anno, per la prima volta, la primavera mi ha mostrato il suo volto più profondo, che io non riuscivo ad accogliere. La primavera è tempo di espandersi, di fiorire e di lasciarsi guardare dal mondo.
Questo era ciò che profondamente temevo, e ciò che la primavera, anno dopo anno, mi domandava con più forza.
Sento bene che quest'anno, forte del lavoro di quelli precedenti, ho potuto accogliere l'energia primaverile con più pienezza, con meno resistenza. E questa pagina ne è uno dei frutti, nata dal desiderio di mostrare ciò che sto imparando a fare, e ciò che da tempo immemore faccio già.
Grazie a voi amici, compagni, curiosi, che mi leggete. Spero che nella mia voce, nei miei racconti di crescita, nelle proposte che faccio, possiate trovare qualcosa che vi risuona e che vi sostiene nel cammino.
Un abbraccio
Arianna
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La distanza.
A volte chi amiamo ci tiene distante. Vederlo vicino eppure lontano, brucia forte nel cuore. Quella distanza, quello sguardo, quell'assenza. Ma anche se non ci piace, certe volte è giusto così. Le relazioni hanno il loro tempo, le loro danze, le loro fasi. Anche quelle sane, anche quelle belle, anche quelle in cui si cresce insieme.
Il tema spesso è come ci poniamo poi, davanti a questa distanza che non ci piace. Riusciamo a stare neutri, a lasciare all'altro lo spazio che chiede, o andiamo in sbattimento e subito lo sollecitiamo in mille modi più o meno diretti, per farci confermare il suo amore? Per ottenere un po' di quello sguardo che in altri momenti ci ha nutrito?
Stiamo con quella distanza.
Guardiamola.
Proviamo ad incontrarla.
Perchè lì dentro c'è qualcosa ci serve. Nel contenuto che l'altro ci propone c'è sempre qualcosa anche per noi, qualcosa che forse prima facevamo fatica a guardare e che in quello spazio possiamo invece incontrare con pienezza.
E allora davanti alle emozioni che ci travolgono, il tema è sempre trovare abbastanza presenza da poter fare un passo indietro, e fermarci a respirare in quello che accade, senza farsi trascinare via.
Ricordando che noi siamo più grandi dei dolori che ci agitano il cuore, più grandi anche del nostro cuore, più grandi di ciò che riusciamo a immaginare, e quel dolore che ci appare così insostenibile è solamente una piccola onda sulla superficie del grande, profondo mare che siamo.
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Oggi penso alla fretta.
A quella frenesia che ci accompagna e quasi ci prude nel corpo, a quella tendenza a restare sempre in movimento, sempre nell'azione, sempre nella reazione, sempre nella direzione verso qualcos'altro. Per me la fretta dell'azione è un grande tema, con cui mi confronto da sempre e che si manifesta spesso nella mia vita. Lentamente, con grande fatica, ho potuto intuire anche la potenza del "Fare non fare".
Scoprire che una parte dei miei problemi nascevano dalla mia tendenza a reagire, dal mio non saper aspettare, non saper fluire, non saper stare nell'incertezza, nel vuoto, nella paura che quel vuoto mi generava, è stato potente.
Facendo un passo indietro si vede come, a volte, le nostre azioni siano dei circoli dentro cui ci rinchiudiamo e che ripetiamo, ripetiamo, ripetiamo. Degli apparenti labirinti. A volte basta solo fermarsi, per cambiare punto di vista e cambiare anche il modo in cui si sviluppano le conseguenze delle nostre azioni.
Osservare, osservarci, semplicemente stare con quello che c'è.
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E poi viene la rabbia.
La rabbia di quello che avresti potuto fare. La rabbia di questa forma, che ti contiene e che non sembra mai abbastanza per manifestare la tua grandezza. La rabbia del tempo, dello spazio, della materia. La rabbia per tutti i limiti che ve**re qui ti impone. Come essseri umani siamo così piccoli e limitati. Quanta potenza avrei senza corpo.
Eppure è proprio il corpo, quella gabbia di carne e sangue che ti porti dietro, la chiave per godere e comprendere il tuo tempo qui. Il corpo è una porta che va percorsa in entrambe le direzioni. Dalla materia allo spirito, e dallo spirito alla materia.
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Quando il dolore viene a chiamarti, senti solo quello.
Urla fortissimo, e strepita e riempie ogni angolo.
La nostra reazione spontanea in questi casi è la fuga. Cerchiamo altro da fare, rilevante o meno, altro per riempirci ed ignorare la parte più profonda di noi.
Cerchiamo a volte altri, persone addosso a cui riversare tutta la confusione di cui ci sentiamo portatori. E fuggiamo. Corriamo. Guardiamo altrove. Continuando a fare ciò che abbiamo sempre fatto, ciò che è più spontaneo per noi, rifuggire dal dolore.
Ma quando il dolore viene da dentro, non c'è soluzione esterna che tenga. Nell'ignorarlo siamo insensati come quel personaggio dei Simpson che si copre le orecchie cantando "LA LA LA I'M NOT LISTENING". Il dolore a volte si stanca, e per un po' torna a immergersi nel nostro inconscio, a popolare la parte di noi che non conosciamo. Ma prima o poi tornerà a chiamarci, ogni volta più intensamente, finchè non troveremo la forza di stare con lui con presenza e gentilezza.
Sarà il nostro sguardo interno a guarirlo un giorno, quando saremo pronti ad esserci senza riserve, e nella nostra presenza finalmente potrà trasformarsi.
Grazie a questa piccola, grande, coraggiosa azione, un pezzetto di noi che non conoscevamo, e che stavamo rifiutando, sarà finalmente riaccolto nella sua casa, che siamo noi, in tutta la nostra ampiezza e molteplicità.
Grazie di aver letto fin qui, e di esserti permesso anche solo di intuire questo processo. Il mondo fuori non ci insegna a farlo, ma è meno difficile di quello che sembra.
Ciao, sono Arianna e mi occupo di trasformazione del dolore. Per molti anni ho trasformato il mio, e da qualche tempo accompagno anche gli altri in questo percorso di riappropriazione di sè.
Carlos Castaneda parla di "una via che ha un cuore". La via del cuore, la via dell'intuizione per seguire la quale serve CORaggio, è ciò che mi porta qui ed è ciò che posso offrire.
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Arianna è una proposta di evoluzione personale, psicologica e spirituale, che accompagna ad incontrare la propria profondità, la propria parte più viva e vera.
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